5 Stelle: “Nome premier? No, programma”. Grillo: “Fiducia? Lascio la politica”
Vertice degli eletti M5S. Annullata la "marcia" dal Colosseo alla Camera. All'ordine del giorno l'idea di rinunciare anche alle indennità oltre a decurtare gli stipendi. Il neodeputato Catalano interviene sull'ipotesi di un referendum interno per il sostegno a Bersani: "Qui c'è fermento, tutto è possibile". ma i capigruppo smentiscono. E il leader del Movimento twitta: "Se i nostri deputati appoggeranno chi ha distrutto l'Italia mi farò da parte"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 marzo 2013Commenti (3406)
“La priorità sono i nostri 20 punti di programma, non proporremo il nome di un possibile premier a Napolitano”. Durante la conferenza stampa al termine della riunione degli eletti all’Eur, i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi sono granitici: “Il presidente della Repubblica, se vorrà dare l’incarico per un governo 5 Stelle, dovrà approvare un programma e non una persona, quello sarebbe indifferente”. E se il Pd vi proponesse la presidenza di una Camera? Risposta quasi in coro di Lombardi e Crimi: “Noi non facciamo accordi di questo tipo, proporremo e voteremo il nostro candidato ma non facciamo accordi per ottenere qualcosa in cambio di qualcos’altro”. E ancora: “L’unico governo che siamo pronti a sostenere è quello del Movimento 5 Stelle”. A pochi minuti dal termine della conferenza stampa, Beppe Grillo twitta e conferma: “Qualora ci fosse un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle a chi ha distrutto l’Italia, serenamente mi ritirerò dalla politica“. Un messaggio poi ampliato e pubblicato anche sul suo blog: ”I partiti cercano di addossare al M5S la responsabilità dello sfascio del Paese dopo aver inciuciato per 20 anni. Per quanto mi riguarda non ci sarà alcun referendum interno per chiedere l’appoggio al pdmenoelle o a un governo pseudo tecnico”.
Taglio ai benefit, eventuali alleanze, marcia degli eletti dal Colosseo alla Camera. Sono questi i temi che durante tutta la giornata di domenica hanno tentuto banco. All’interno e (soprattutto) all’esterno della sala in cui si svolgeva l’assemblea. Ecco la sintesi.
TAGLIO AI BENEFIT – Non solo taglio degli stipendi. Gli eletti del M5S riuniti in un albergo dell’Eur a Roma, valutano anche altre “sforbiciate” che tocchino le altre indennità spettanti ai parlamentari, diaria compresa. A quanto riferiscono fonti interne, infatti, l’assemblea sta valutando di modificare il codice di comportamento degli eletti nelle fille dei 5S, che attualmente prevede riduzioni solo per gli stipendi. Vito Crimi, capogruppo in pectore al Senato, ha raccomandato agli altri eletti di non firmare i documenti che verranno loro sottoposti quando andranno a registrarsi in Parlamento: “Come avviene in un qualunque primo giorno di lavoro – ha spiegato – dovrete prendere le carte per accettazione e firmarle solo in seguito”.
REFERENDUM INTERNO PRO-ALLEANZA – Nel pomeriggio ha tenuto banco l’ipotesi di un referendum online sull’eventuale alleanza con Bersani. “Su questa cosa il Movimento è in fermento da giorni. Si può fare tutto, non ci sono vincoli”, spiegava Ivan Catalano, eletto alla Camera dei deputati nelle file del M5S in Lombardia, arrivando alla riunione dei parlamentari 5 Stelle all’Eur (video). Questa frase ha alimentato le supposizioni. Durante l’incontro dei neoparlamentari del Movimento, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, una minoranza avrebbe avanzato questa proposta che però, non trattandosi di una riunione sulla linea politica, non sarebbe stata discussa. Una ricostruzione smentita dal neodeputato Alfonso Bonafede, che a ilfattoquotidiano.it dice: “Non ne abbiamo nemmeno parlato”. Il senatore Lello Ciampolillo aggiunge invece che della questione si discuterà alla prossima riunione del gruppo, in programma mercoledì. Alla fine, durante la conferenza stampa dei capigruppo, Roberta Lombardi ha confermato: “Non ne abbiamo parlato”.
BOCCIATA LA “MARCIA SUL PARLAMENTO” – C’è poi un altro fronte, quello che riguarda la marcia dei parlamentari Cinque Stelle dal Colosseo alla Camera il giorno dell’insediamento del nuovo Parlamento. L’assemblea dei parlamentari M5S ha bocciato la proposta: due terzi dei neoeletti hanno votato contro dopo che molti hanno sottolineato il rischio di alimentare gli accostamenti del Movimento al fascismo. ”Non è cosa certa”, aveva anticipato il capogruppo al Senato Vito Crimi nel pomeriggio. “Ogni volta che qualcuno dei nostri dice una cosa – aveva aggiunto – fa una proposta che può essere bellissima o una puttanata, la stampa titola ‘i grillini hanno deciso…’. Non va bene così”. E dietro a Crimi in molti avevano smentito e ridimensionato la notizia della “marcia”. A partire da chi l’aveva proposta, il deputato Stefano Vignaroli: “Io non ho organizzato nulla”. “Ma quale marcia? – aggiunge il deputato Alessandro Di Battista - E’ un’informazione sbagliata”. Durante l’assemblea è stato proprio Crimi a prendere la parola spingendo la maggioranza a votare no: ”Non deve passare il concetto che ci facciamo accompagnare come dei bambini al primo giorno di scuola. Abbiamo una dignità, siamo persone serie e non deve passare il messaggio che festeggiamo perche abbiamo vinto ma che andiamo lì per lavorare”.
IL MESSAGGIO DI GRILLO: “NIENTE ACCORDI” - Ecco il testo integrale del messaggio pubblicato da Beppe Grillo sul suo blog: ”I partiti cercano di addossare al M5S la responsabilità dello sfascio del Paese dopo aver inciuciato per 20 anni e sorretto insieme il governo di Rigor Mortis alla luce del sole. In campagna elettorale il nostro slogan è stato “Mandiamoli tutti a casa!” e per questo il M5S è stato votato da più di 8 milioni di italiani. Nel Non Statuto e negli impegni sottoscritti dai neo parlamentari del M5S sono esclusi in modo categorico accordi con i partiti. Per quanto mi riguarda non ci sarà alcun referendum interno per chiedere l’appoggio al pdmenoelle o a un governo pseudo tecnico. Se in futuro fossi smentito da un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del M5S a chi ha distrutto l’Italia, allora, pacatamente, serenamente, mi ritirerò dalla politica“.
PRESIDENZE DELLE COMMISSIONI – Intanto, attraverso facebook, Crimi dà il via anche a quella che lui chiama “Operazione trasparenza 1“. “Mi ha contattato ieri un esponente di rilievo del Pd – racconta – per anticiparmi che lunedì terranno riunione congiunta dei gruppi da cui proporranno i loro nomi per le Presidenze e nei successivi giorni incontreranno i gruppi per comunicarlo e confrontarsi”. Crimi, insomma, conferma quel che molti giornali avevano scritto: il Pd è alla ricerca di un contatto con il movimento per trovare un accordo e sarebbero già pronti i pontieri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... qus_thread