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Maucat
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Re: Servizio pubblico

Messaggio da Maucat »

Mi sa che lucfig ha ragione... e in giro si sentono le voci di scontento o perlomeno stupore di chi avendo votato M5S per cambiare e invece vede che si va verso una soluzione addirittura peggiore di prima...
Il giochino di dire no a tutto non ha mai funzionato e se lo scontento esce dal M5S non rientra nei ranghi dei partiti tradizionali ma rischia di sfociare nella rivolta... basta il primo che anziché suicidarsi spara il primo colpo al bersaglio grosso (non come in Umbria pochi giorni fa...) e la marea parte...
camillobenso
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Re: Servizio pubblico

Messaggio da camillobenso »

Maucat ha scritto:Mi sa che lucfig ha ragione... e in giro si sentono le voci di scontento o perlomeno stupore di chi avendo votato M5S per cambiare e invece vede che si va verso una soluzione addirittura peggiore di prima...
Il giochino di dire no a tutto non ha mai funzionato e se lo scontento esce dal M5S non rientra nei ranghi dei partiti tradizionali ma rischia di sfociare nella rivolta... basta il primo che anziché suicidarsi spara il primo colpo al bersaglio grosso (non come in Umbria pochi giorni fa...) e la marea parte...


Il caos - 1

PRIMO PIANO
IL CAOS POLITICO
Bersani e il caos di una nazione prossima al collasso

Il Pd ha la maggioranza alla Camera, ma non al Senato. Chiude le porte ad un governo con il PDL, ma si inginocchia davanti al M5S per elemosinare qualche forma di sostegno.


Il Pd ha la maggioranza alla Camera, ma non al Senato. Chiude le porte ad un governo con il PDL, ma si inginocchia davanti al M5S per elemosinare qualche forma di sostegno.

A breve verrà insediato il nuovo Parlamento che, almeno nei numeri, sembra non esprimere alcuna maggioranza idonea alla formazione del nuovo Governo.

Bersani dice che non ha vinto le elezioni, ma aggiunge che neanche le ha perse.


Quindi, secondo la sua idea, forte dei 120 mila voti in più ottenuti alla Camera che, grazie al premio di maggioranza, ha permesso al PD di ottenere un'ampia maggioranza in quel ramo del Parlamento, egli stesso sarebbe il candidato naturale per ottenere da Napolitano un incarico esplorativo per la formazione del nuovo Governo.

Tutto in perfetto stile PD, insomma.

Ma cosa succederebbe se Bersani, dopo aver riscontrato di non avere i numeri per la formazione di un governo, si intestardisse al punto da fare ugualmente un passaggio nelle aule parlamentari e constatare lì, nelle sedi istituzionali, la mancanza dei numeri?

Su questo tema ci soccorrono due scuole di pensiero costituzionale.
I costituzionalisti di area bersaniana (almeno gran parte di essi) sostengono che il capo dello stato, non essendo l’Italia una repubblica presidenziale, non può impedire a un politico che ha ricevuto l’incarico di andare alle Camere e farsi votare la fiducia e non è certo un caso che la storia del nostro paese sia piena di casi di governi di minoranza che si sono presentati in Parlamento senza una maggioranza costituita (tesi sostenuta venerdì in prima pagina sull’Unità da Marco Olivetti, docente di Diritto costituzionale di rito bersaniano).

I costituzionalisti di area “quirinalizia” sostengono invece una tesi diversa che se fosse condivisa anche dal capo dello stato (come sembra) porterebbe Bersani a scontrarsi clamorosamente contro un muro che potrebbe essere davvero più resistente del previsto: naturalmente, quello di Napolitano.

“Come sa chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la Carta – dice il costituzionalista Stefano Ceccanti, ex senatore Pd con buone entrature al Colle –anche l’incarico più pieno del mondo non è una delega in bianco ma è un semplice mandato a verificare se esista una maggioranza capace di supportare un governo in entrambe le Camere.

E quando l’incaricato torna dal Presidente non c’è possibilità di contraddizione: o ha raccolto una maggioranza e ritira la riserva con cui ha accettato o rinuncia e l’iniziativa ritorna al presidente.

Non è pensabile in termini di correttezza costituzionale che chi non ha la maggioranza chieda di essere nominato.

E d’altra parte non si può chiedere al capo dello stato di autoridurre i suoi poteri in presenza di una situazione incerta che ne richiede invece l’esercizio attivo”.

In sintesi, mentre il fronte bersaniano sostiene che il segretario avrebbe la forza costituzionale per “costringere” Napolitano a dargli il lasciapassare per portare il suo governo in Parlamento e farsi votare la fiducia, dall’altra parte il fronte quirinalizio considera l’ipotesi semplicemente irrealistica.

E la questione ha un suo rilievo non solo “dottrinale” ma anche squisitamente politico: grazie alla fiducia che riceverebbe alla Camera, Bersani sarebbe il nuovo presidente del Consiglio, farebbe decadere (dal momento della nomina dell’esecutivo) il precedente governo (cioè quello Monti) e anche in caso di sfiducia al Senato risulterebbe il primo ministro sfiduciato ma in carica per gli affari correnti, cosa che permetterebbe al segretario di traghettare il governo fino a nuove elezioni e di seguire da Palazzo Chigi, per esempio, l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

“Il problema – dice Francesco Clementi, docente di Diritto pubblico comparato, sostenitore di Renzi – è che la nostra Carta non dice nulla sul modo in cui si deve formare un governo e dunque è comprensibile che ci sia qualcuno che cerchi di ‘piegare’ la Costituzione rispetto all’esito elettorale.


Il punto però – dato curioso – è che a sostenere che il capo dello stato debba essere un notaio, e non il dominus nel processo di formazione del governo, sono le stesse persone che fino a due minuti fa ripetevano a squarciagola che l’Italia, da buona repubblica parlamentare, deve controbilanciare i poteri del premier con quelli del capo dello stato e deve combattere i leader che dimostrano di avere una visione plebiscitaria delle loro funzioni.


Della serie: se quello che sta cercando di fare oggi Bersani l’avesse fatto Berlusconi, oggi il centrosinistra sarebbe già in piazza a difendere il capo dello stato e a gridare al golpe, facendo un girotondo e cantando l’inno nazionale…”.


Ad ogni buon conto, qualora le forze parlamentari non riuscissero ad accordarsi sulla nomina di un nuovo Governo capace di governare, in mancanza della possibilità di avere un esecutivo con lo scopo di riformare almeno la legge elettorale, non resterà che tornare nuovamente alle urne.


Ma in questa ipotesi, siccome il Presidente della Repubblica in carica, negli ultimi sei mesi del suo mandato (il mandato di Napolitano scade il 15 maggio prossimo), non può provvedere allo scioglimento delle camere, occorrerà attendere l'elezione di un nuovo Presidente della Repubblica che, a quel punto, dopo aver nuovamente constatato l'impossibilità di formare un nuovo esecutivo, non avrà altra possibilità che sciogliere le camere e indire nuove elezioni.


A questo punto è opportuno segnalare che il nuovo Presidente della Repubblica verrebbe eletto da un Parlamento di prossimo scioglimento, la cui composizione potrebbe essere profondamente modificata in caso si dovesse andare a nuove elezioni.


Quindi, il Presidente potrebbe essere espressione di forze politiche profondamente mutate nelle sue composizioni parlamentari.


Stando al quadro sopra descritto e ai quorum deliberativi previsti per l'elezione del Presidente della Repubblica, è sufficientemente plausibile immaginare che il prossimo inquilino del Quirinale, sarà un uomo vicino al PD, con spiccata convinzione europeista allo scopo di rassicurare i Paesi del nord Europa circa la devozione dell'Italia allo scacchiere dell'Eurozona.


Tant'è che nei giorni scorsi erano circolati i nomi di Prodi, D'Alema e Amato. Tutte anime pure (si fa per dire) europeiste del PD quali possibili candidati, nonostante, oltre il 70% degli italiani. si siano espressi negando il voto al PD.

http://www.trend-online.com/prp/bersani ... 313/2.html
camillobenso
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Re: Servizio pubblico

Messaggio da camillobenso »

Il caos - 2


I generatori del caos


Domanda rivolta principalmente a lucfig e a Maucat

Chi sono i generatori del caos? E in quale misura hanno generato il caos?
camillobenso
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Re: Servizio pubblico

Messaggio da camillobenso »

Servizio Pubblico del 13/02/2014 – All-in – Antipazioni.
13/02/2014 di triskel182

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“All-in è il titolo della nuova puntata di Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro in onda ogni giovedì alle 21.10 su La7 e in diretta streaming suilfattoquotidiano.it

Matteo Renzi fa bene a giocarsi il tutto per tutto o fa male ad accettare l’incarico di presidente del consiglio al posto di Enrico Letta? E’ l’unica soluzione possibile in questo momento o un trappolone? Su Facebook Tiziano Renzi, padre di Matteo, rispondendo a numerosi post che lo imploravano di sconsigliare il figlio “dall’accettare il trappolone” ha scritto: “Per dirla con le parole di Matteo, mai e poi mai gli suggerirei di rifiutarsi di battere un calcio di rigore per paura di sbagliarlo”. Ce la farà o non ce la farà Renzi a buttare dentro questo rigore?

Ospiti in studio Alessandra Moretti del Partito democratico, il senatore di Forza ItaliaAugusto Minzolini, il costituzionalista ed editorialista del Corriere della Sera Michele Ainis, il giornalista Alan Friedman e il cittadino eletto del Movimento 5 StelleRiccardo Fraccaro. Con Santoro, anche Marco Travaglio, Gianni Dragoni e Vauro.

Da tv.ilfattoquotidiano.it
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