Referendum, vince la «A» con il 59%
Guerra sul «verdetto affluenza»
Hanno votato in quasi 86 mila (28,7%). I promotori: «Buonissima partecipazione». Alberani: «Bolognesi disinteressati, affluenza bassa significa valore basso»
BOLOGNA - Alla fine Bologna ha detto «A», con il 59% dei voti. Al referendum comunale sui fondi alle scuole materne paritarie ha vinto la linea del comitato promotore, che chiede di togliere quei finanziamenti. Si tratta di circa un milione di euro che per il comitato Articolo 33 dovrebbero restare a disposizione delle scuole comunali e statali. I bolognesi sono andati alle urne in 85.934 per dire la loro sugli asili: ha votato il 28,71% degli aventi diritto. Il 59%, come detto, ha scelto l'opzione «A» (50.517 elettori), mentre il 41% la «B» (35.160 elettori). Il comitato promotore parla di «buonissima partecipazione». Ha votato solo «una minoranza», invece, secondo il Pd Edoardo Patriarca. La battaglia, dunque, ora si sposta sul «verdetto» affluenza. Perché, nonostante si tratti di un referendum solo consultivo per cui il sindaco non è obbligato a tenere conto del risultato, 86 mila bolognesi che vanno a votare un significato ce l'hanno. E ce l'hanno soprattutto i 50 mila che hanno votato per togliere i fondi alle paritarie, contro le intenzioni del sindaco (che tra l'altro si trova a gestire anche la partita della nuova Asp) e a favore invece di Sel, che a Palazzo d'Accursio siede nella stessa giunta.
Referendum, ai seggi famiglie, suore e anziani
GUERRA SULL'AFFLUENZA - «Gli elettori che si sono recati alle urne - scrivono i referendari - superano di gran lunga il numero di persone direttamente coinvolte nella decisione di abolire o proseguire i finanziamenti comunali alle scuole private paritarie. Dunque non solo mamme, non solo papà, non solo nonne e nonni: la cittadinanza ha compreso la portata collettiva di questa questione di civiltà». Articolo 33, nel ragionare sul voto bolognese, cita anche «il grande astensionismo registrato alle elezioni amministrative in tutta Italia e anche nella provincia di Bologna, il che fa risaltare ancor più la partecipazione bolognese al referendum». Di tutt'altro avviso il deputato del Pd Edoardo Patriarca: «I dati sull'affluenza al referendum a Bologna dimostrano che ha votato una minoranza. Insomma si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare». L'affluenza è stata bassa anche secondo il segretario della Cisl Alessandro Alberani, schierato con il fronte «B»: «L'affluenza è bassa, l'avevo preannunciato, questo evidenzia il chiaro disinteresse dei bolognesi nei confronti del referendum, nonostante l'ampia campagna mediatica. E affluenza bassa, significa risultato di valore basso, qualunque esso sia».
ALTRI REFERENDUM - Articolo 33 fa il paragone con un altro referendum consultivo in città: «Nel 1997 per il referendum sulla privatizzazione delle farmacie comunali, votarono il 37,11% degli aventi diritto ma, in quel caso, la consultazione si tenne su tre giornate». Si votò dal 31 gennaio al 2 febbraio del 1997 e all'epoca si parlò di flop. Perché nel 1984, invece, quando i bolognesi si pronunciarono sulla chiusura al traffico del centro storico, andò a votare il 90% degli aventi diritto (e il 69,9% disse sì). Certamente, però, la portata dei due temi era diversa.
Referendum, gli scrutini
SEL ESULTA - Ad ogni modo, esultava già prima della chiusura degli scrutini la capogruppo Sel in Comune Chaty La Torre: «La scuola pubblica è in vantaggio... Mi commuove che i bolognesi le abbiano donato tanta dignità oggi». «Il dato - diceva intanto dai microfoni di Radio Fujiko Luigi Marinelli dell' Usb - è la spaccatura a favore dell'opzione della scuola pubblica. Adesso bisognerà ricucire. Se i dati vengono confermati, come mi auguro, bisognerà aprire un percorso per ricostruire una cultura del conflitto, dell'opposizione». Il fronte «A», insomma, naturalmente con il comitato promotore in testa, chiede al Comune di «tenere conto» dell'esito del voto.
POLEMICHE - Ora quindi la palla passa a Palazzo d'Accursio, al sindaco Merola, al Pd. Intanto, anche quella del voto è stata un'altra giornata di polemiche, con il comitato referendario che ha mandato una diffida al Comune perché, secondo Articolo 33, «il personale comunale non ha saputo dare le informazioni per il voto in tempi ragionevoli» agli elettori.
Benedetta Boldrin
26 maggio 2013 (modifica il 27 maggio 2013)
http://corrieredibologna.corriere.it/bo ... 9273.shtml