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Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 29/05/2013, 19:06
da mariok
Il M5S non sosterrà la mozione di Giachetti. «Abbiamo valutato la proposta - spiega Riccardo Fraccaro - ma preferiamo il correttivo del Porcellum da noi proposto»
Ma il ritorno al mattarellum non era stato proposto da Grillo?

Anche loro, alla fine, preferiscono il porcellum. Penso che non ce ne libereremo mai.

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 29/05/2013, 19:24
da Amadeus
....
"Abbiamo valutato la proposta - spiega Riccardo Fraccaro - ma preferiamo il correttivo del Porcellum da noi avanzato", con preferenze, limite di due mandati e incandidabilità dei condannati.

E, in merito alla legge elettorale, a parlare è il capogruppo dei 5 Stelle al Senato Vito Crimi: "E' necessaria una clausola di salvaguardia che impedisca che si vada a votare con il Porcellum, che ne risolva almeno le criticità maggiori come l'introduzione delle preferenze, l'equiparazione del calcolo di premio di maggioranza tra Camera e Senato e l'introduzione di una soglia minima piuttosto consistente".
....

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 30/05/2013, 11:26
da lucfig
Ovvi dissapori nel PD ...

Interessante analisi di Gad Lerner

da www.gadlerner.it

Ce ne fossero tanti, nel Pd, come Roberto Giachetti!
SCRITTO DA Gad


Chapeau, giù il cappello davanti a Roberto Giachetti che dopo lo sciopero della fame della scorsa legislatura ieri ha portato a fondo la sua iniziativa politica contro il Porcellum. Dimostrando quello che il Pd avrebbe potuto fare se solo l’avesse voluto, anzichè sentirsi prigioniero di un Pdl che usa la legge elettorale vigente come una pistola puntata: se decidiamo di far cadere il governo, in qualsiasi momento, si tornerà a votare per la quarta volta un parlamento di nominati dall’alto.
Ciò che è avvenuto ieri alla Camera, e cioè Letta e Franceschini che raccomandavano ai deputati democratici di contraddire la propria finalità dichiarata -cioè il ripristino immediato del sistema elettorale precedente, il Mattarellum- rientra nel congelamento oligarchico della dialettica politica che finirà per avere effetti nefasti anche su chi subisce il ricatto. In pratica il Pdl pretende che si avvii una riforma costituzionale senza nessuna “clausola di dissolvenza”, cioè senza modifiche preventive della legge elettorale. Come dire che se s’interrompe quel percorso di riforma costituzionale per dissensi insanabili fra gli alleati di governo, si torna al voto col vecchio metodo o, peggio ancora, con minuscole modifiche tese a perpetuare l’ineluttabilità del governo di larghe intese. Questo è il punto: ieri Letta ha imposto con la forza al Pd di votare il prolungamento dell’alleanza col Pdl almeno per altri 18 mesi (contati da settembre, tanto per aggiungersi un po’ di vita ulteriore), ma in una logica consensuale che ne lascia prevedere la proroga indefinita.
Ce ne fossero tanti di parlamentari liberi come Roberto Giachetti, impegnati a rispettare la vocazione democratica di un sistema dell’alternanza fondato su collegi territoriali con regole maggioritarie. Quel che il Pd aveva promesso di fare di fronte agli elettori. Come al solito beffati. Lasciandoci il legittimo sospetto (per la verità Arturo Parisi lo adombra da tempo) che il Porcellum piaccia moltissimo anche ai capicorrente del Pd, cui non sembra vero di poter designare in anticipo i futuri eletti, magari completando il guaio con primarie frettolose e riservate alla seconde file.

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 30/05/2013, 11:37
da mariok
Legge elettorale, il Pd si spacca. Renzi scuote i democrat: volete tenervi il Porcellum
Anche D'Alema apre al sindaco: l'esecutivo potrebbe cadere, dobbiamo tornare ai collegi
PER APPROFONDIRE legge elettorale, pd, renzi, porcellum


di Nino Bertoloni Meli


ROMA - «Saranno contenti, il governo ha guadagnato un giorno», sorride Arturo Parisi, che non è più deputato ma è alla Camera per seguire come prima se non più di prima ogni passaggio che riguarda leggi elettorali e dintorni.

Dopo l’ironia, l’ex deputato prodiano si sfoga: «Il disegno è abbastanza evidente: prolungare il più possibile la vita di questo governo come anticipazione di un futuro partitone di centro che vada oltre Berlusconi. Per farlo, dovranno mettere la parola fine al bipolarismo, approdare al proporzionale, dire addio a ogni cambiamento, chiudere il Pd. Ma vi rendete conto? Nel momento in cui si poteva dare un calcio al Porcellum, questi hanno votato compatti per dire che no, se lo vogliono tenere stretto».

Di lì a poco, ecco che parla Matteo Renzi, lo sconfitto apparente della giornata parlamentare. «In questo governo c’è un eccesso di democristianeria», attacca, e prosegue: «Capisco che si vogliano salvaguardare le larghe intese, ma qui c’è il rischio che diventino lunghe attese, non si può continuare a fare melina sulla legge elettorale».

La battaglia d’aula, la tattica parlamentare è andata male se non malissimo per Matteo il giovane e la sua trentina e passa di deputati, che alla fine si sono divisi tra non partecipanti al voto, tra contrari alla stessa mozione che avevano sottoscritto e pochi favorevoli, «Giachetti è una persona seria», concedono Renzi e anche Parisi. Che cosa è successo?

E’ accaduto che, andati a male tutti i tentativi di far ritirare la mozione a Giachetti, si è deciso di convocare il gruppo parlamentare per discutere e mettere ai voti il testo che chiedeva il ripristino del Mattarellum, con l’esplicito proposito di attuare una sorta di centralismo democratico istituzionale, la minoranza si attiene alle decisioni della maggioranza. Dopo innumerevoli telefonate di Franceschini ai renziani, dopo che dal Senato Anna Finocchiaro aveva definito «un atto di prepotenza» la mozione pro Mattarellum, andati a male tutti i tentativi, nel Pd è passata la linea della prova di forza parlamentare.

Una partita vinta in partenza, visti i numeri sulla carta e il codice politico che vuole la minoranza assoggettata alla maggioranza, sicché quando Guglielmo Epifani è arrivato alla riunione del gruppo non ha avuto neanche bisogno di entrare nella stanza fermandosi piuttosto a parlare con Bersani. Salvo poi, prima di entrare in aula, commentare sorridendo con un «mah, si è votato, ci sono stati 34 contrari, siamo un partito democratico, alla fine ritroviamo l’unità». La matassa se l’è così sbrogliata Roberto Speranza, il giovane capogruppo alla sua prima vera battaglia interna, vinta dal punto di vista dei numeri. Ma la sostanza politica?

SCAMBI DI ACCUSE
Qui le cose cambiano un po’. Come ha spiegato Renzi ai suoi, facendo i complimenti a Giachetti, «abbiamo dimostrato che non solo il Pdl, ma anche gran parte del Pd alla fine non vuole cambiare e si vuole tenere il Porcellum». E Paolo Gentiloni, testa pensante del renzismo, all’assemblea del gruppo ha sollevato il problema del rapporto con il governo: «Se qui si procede con la scritta ”non disturbare il manovratore”, allora però sia chiaro che deve valere per tutti, non solo per il Pd. Se poi dal Senato ci dicono prepotenti, stiamo attenti, il confine tra prepotenza e impotenza diventa labile». «Va bene tutto, ma i renziani devono spiegare come mai finanche alcuni dei firmatari alla fine si sono defilati», puntava il dito Andrea Martella, uno dei vice capogruppo e veltroniano.

SISTEMA FRANCESE
Musica diversa da Massimo D’Alema, a conferma di uno spostamento su posizioni bipolariste: «La vera misura di salvaguardia è il ritorno alla legge maggioritaria fondata sui collegi», cioè il Mattarellum, spiega l’ex premier, che conferma la sua opzione per il sistema francese («non mi ha mai scandalizzato») e avverte il governo: «Va sostenuto, ma può accadere che l’attuale equilibrio possa entrare in crisi e il Paese non può essere portato al voto con l’attuale legge».

Si sfogavano alla fine anche i deputati della ex-attuale maggioranza Bersani-Letta-Franceschini: «Renzi ha preso una musata, si deve dare una calmata, ha cercato di creare problemi al governo invece di sostenerlo, ma così non farà mai il premier. E ha creato problemi al Pd proprio in vista dei ballottaggi, così al congresso prenderà un’altra musata e se ne starà buono».

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/p ... 5616.shtml

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 30/05/2013, 12:22
da Amadeus
L’AMACA del 30/05/2013 (Michele Serra).
30/05/2013 di triskel182
Se fossi un deputato della Repubblica avrei votato sì alla mozione del renziano Giachetti, che proponeva di tornare al discutibile Mattarellum pur di abolire il disgustoso Porcellum. E farlo subito, immediatamente, ora. Il governo ha obiettato che ben altro è l’iter da seguire per riformare la legge elettorale. E ha approvato un percorso bipartisan che rimanda a non si sa quando la molto ipotetica approvazione di una molto ipotetica nuova elegge elettorale ipoteticamente molto migliore sia del Porcellum sia del Mattarellum. Fin troppo ovvia la ragione per la quale avrei preferito l’uovo (oggi) di Giachetti alla gallina (domani) di Letta. Non credo che questa maggioranza sia in grado di varare in tempi decenti (diciamo: entro le prossime elezioni) una nuova legge elettorale. Peggio: credo che almeno una componente del governo, il Pdl, non abbia alcuna intenzione di levare di torno quel Porcellum che è figlio suo, e porta la firma di un signore, Calderoli, che incredibilmente (l’ho scritto, credo, una ventina di volte: incredibilmente) è parte in causa, oggi, in quella materia elettorale che ha contribuito a scempiare. Dunque, viva Giachetti. Provaci ancora, Giachetti.

Da La Repubblica del 30/05/2013.

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 30/05/2013, 13:24
da lucfig
il Buongiorno di Gramellini

da www.lastampa.it

Galletti rossi
massimo gramellini

Dice il saggio zen: la tua debolezza sarà la tua forza. Non so se al momento dell’illuminazione il saggio zen avesse in mente le correnti del Pd, però la massima buddista si adatta perfettamente al partito più caciarone del globo. Qual è il limite da sempre riconosciuto al centrosinistra italiano? Di essere un’accozzaglia di feudatari senza re, di galletti in perpetua baruffa fra loro, la cui preoccupazione principale non consiste nel cercare una strada propria, ma nel tagliare quella del vicino di pollaio. Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza.



Il problema dei movimenti padronali è che l’identificazione degli elettori scatta soltanto nei confronti del capo. Il resto è truppa, selezionata sulla base della fedeltà anziché del carattere. Là dove comanda uno, al massimo due, i talenti sono soffocati in ruoli gregari e i mediocri impazzano, credendosi fenomeni. Nel Pd invece comandano tutti, quindi nessuno, ma quello che su scala nazionale è un difetto catastrofico, a livello locale diventa la garanzia di personalità riconoscibili dall’elettorato. Dopo i risultati di domenica, un partito banale si batterebbe per il ripristino dei collegi nelle elezioni politiche, così da sfruttare il proprio punto forte. Un partito banale, ma non il Pd: ieri ha affossato a maggioranza quella proposta per la ragione inoppugnabile che a presentarla era stato uno dei propri parlamentari. Appresa la notizia, il saggio zen autore della massima è stato ricoverato per esaurimento nervoso.

Re: Porcate e Porcellum

Inviato: 30/05/2013, 16:31
da camillobenso
lucfig ha scritto:il Buongiorno di Gramellini

da http://www.lastampa.it

Galletti rossi
massimo gramellini

Dice il saggio zen: la tua debolezza sarà la tua forza. Non so se al momento dell’illuminazione il saggio zen avesse in mente le correnti del Pd, però la massima buddista si adatta perfettamente al partito più caciarone del globo. Qual è il limite da sempre riconosciuto al centrosinistra italiano? Di essere un’accozzaglia di feudatari senza re, di galletti in perpetua baruffa fra loro, la cui preoccupazione principale non consiste nel cercare una strada propria, ma nel tagliare quella del vicino di pollaio. Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza.



Il problema dei movimenti padronali è che l’identificazione degli elettori scatta soltanto nei confronti del capo. Il resto è truppa, selezionata sulla base della fedeltà anziché del carattere. Là dove comanda uno, al massimo due, i talenti sono soffocati in ruoli gregari e i mediocri impazzano, credendosi fenomeni. Nel Pd invece comandano tutti, quindi nessuno, ma quello che su scala nazionale è un difetto catastrofico, a livello locale diventa la garanzia di personalità riconoscibili dall’elettorato. Dopo i risultati di domenica, un partito banale si batterebbe per il ripristino dei collegi nelle elezioni politiche, così da sfruttare il proprio punto forte. Un partito banale, ma non il Pd: ieri ha affossato a maggioranza quella proposta per la ragione inoppugnabile che a presentarla era stato uno dei propri parlamentari. Appresa la notizia, il saggio zen autore della massima è stato ricoverato per esaurimento nervoso.


Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza.


Tra le cose più fastidiose dell’ultimo ventennio è stato l’accertamento che la classe dirigente del Cs ( tale solo nelle due ere brevissime della presenza di Prodi), non voglia assolutamente staccarsi dall’Asilo Mariuccia.

Ci passi sopra se la prassi usata dalla destra è quella specifica dell’Asilo Mariuccia. Ma tanto vale, sappiamo chi sono e non ci si dovrebbe far caso più di tanto, anche se si preferirebbe mille volte avere di fronte una destra matura su cui confrontarsi continuamente nell’interesse dell’intero Paese.

Sapevamo già in anticipo nel 1994 qual’erano i risultati che sarebbero stati prodotti dalla cultura corsara del bucaniere di Hardcore.

Ergo, il tentativo continuo di mescolare dati non omogenei solo perché serve alla martellante propaganda corsara, infastidiva non poco.

Ma vedere che la generazione degli ex nuovi giovani leoni di origine Pci copiassero pari pari i comportamenti dei Forza Italia prima e pidiellini poi, è stato uno spettacolo sconfortante e alquanto indecente nell’ultimo ventennio.

I partiti servono proprio per associare filosofie di vita differenti. Stili di vita e comportamenti differenti.

Vedere l’omologazione totale dopo le tornate elettorali in cui alternativamente si presentavano i perdenti di destra e sinistra è stato uno spettacolo indecente.

Segno di un fortissimo arretramento culturale rispetto ai primi anni del dopo guerra.

Non giustificabile sotto ogni aspetto, perché quella società ancora in parte contadina, marcava i segni di una cultura ridotta.

Con tutta la rivoluzione che è successa da allora, con un grado di cultura decisamente superiore, siamo di fronte a comportamenti da Asilo Mariuccia da parte dei vari politici che non si riescono a comprendere e tanto più giustificare. A meno di approfonditi studi da parte di cinque branchie del settore, sociologia, psicologia, psichiatria, antropologia e politologia.

Sarebbe interessante capire il perché di tanta stupidera manifesta.

I dati elettorati sono numeri, e tali rimangono.

Non ci possono essere differenti interpretazioni fatte a destra o a sinistra.

Particolarmente odioso è l’arrampicarsi sugli specchi optando per condizionamenti di massa dei cervelli a tutti i costi.

Il dato centrale che emerge nell’ultima elezione di domenica scorsa è l’alta disaffezione dell’elettorato italiano. 62,5% a livello nazionale.

Dato che dovrebbe fare scattare immediatamente l’allarme rosso in qualsiasi Paese normale, perché l’Italia ha sempre avuto risultati di partecipazione molto alti rispetto alle nazioni della sfera occidentale.

Ma dato che questo è un Paese in totale disfacimento, la classe politica ha ritenuto dover continuare nella recita mensile dell’Asilo Mariuccia.

Nel pomeriggio di lunedì scorso, Palazzo Chigi emana un comunicato in cui si manifesta soddisfazione per i risultati elettori.

Soddisfazione dopo che sono stati comunicati i dati dell’affluenza alle urne?????????????????????????

Vabbè, lo squagliamento zombiano, ma certe affermazioni sono da Paesi dell’ex Cortina di ferro o dalle varie dittature fasciste del pianeta.

Rincalza poi il sottosegretario all’Economia Fassina, targato Pd:

<<Questi risultati rafforzano il governo>>

Vabbè, che la prima poltrona può dare alla testa, ma il sottosegretario è sicuro di essere in grado di intendere e di volere?

O pensa sempre che valga la legge del “Speriamo che io me la cavo continuando a fare fessi i merli scemi?”

Dai risultati di affluenza sembrerebbe che i “merli scemi” si stiano svegliando da un lungo torpore d’inganni durante l’ultimo ventennio.

Sparare cazzate a go go, non fa che peggiorare la situazione.

Solo due vecchie sfere stavano rotolando verso valle domenica scorsa, quella piddina e quella pidiellina.

La sfera piddina è rotolata meno perdendo il 38 % (295mila voti in meno) rispetto alle passate elezioni amministrative, mentre quella pidiellina ha perso il 65 % (438mila voti in meno).

C’è ben poco da rallegrarsi, come ha fatto il nuovo segretario piddino Epifani: “Mosse centrate”, martedì scorso sulla prima pagina de La Stampa.

Il mondo va alla rovescia. Non vince chi ottiene più voti, ma chi tiene di più nel disfacimento totale.

Nella casa dei morti viventi non è cambiato assolutamente nulla. I venusiani sono convinti che i terrestri che vivono nello stivalone siano tutti scemi conclamati a cui si puà far bere di tutto e di più nella più assoluta indifferenza.

Nelle interviste di rito di lunedì scorso abbiamo appreso il perché Masaniello 2.0 pretende che i suoi non vadano in tv.

Ci è andato il candidato sindaco di Roma Marcello Di Vito e abbiamo scoperto che in fatto di giustificazioni con arrampicatura sugli specchi, il “rivoluzionario” Di Vito è perfettamente identico ai suoi colleghi che raccontano palle quando perdono.

Dal punto di vista della comunicazione quello è stato un vulnus non indifferente.

Abbiamo scoperto che i rivoluzionari per queste cose sono identici agli usurpatori.

Abbiamo anche scoperto, che Masaniello 2.0, perde la testa quando è sconfitto. I suoi errori sotto il profilo della comunicazione sono stati molti, ma clamoroso rimane quello di addossare la colpa del suo arretramento rispetto a febbraio agli elettori italiani.

C’è stato di mezzo un errore di comunicazione e sarebbe stato più semplice ammetterlo.

Ma anche in questo caso i rivoluzionari si stanno comportando come gli usurpatori che devono essere cacciati.

Il generale Masaniello 2.0, avrebbe dovuto essere più freddo e leggere i dati per quelli che sono.

Rispetto alle elezioni di febbraio il M5S ha perso voti. E questo è un dato incontestabile.

Mentre i dati, quando non siamo all’interno dell’Asilo Mariuccia, devono essere confrontati in modo omogeneo. Elezioni amministrative con elezioni amministrative, elezioni politiche con elezioni politiche.

In questo caso non può dire che “ha vinto” come ha dichiarato ieri Masaniello 2.0. Rispetto al 2008 dove aveva numeri da prefisso telefonico di Milano, ha portato nei consigli comunali un numero certamente consistente di uomini dove potrà svolgere un’azione di controllo.

Se ne rallegri. Gli è andata bene più di quanto crede, anche perché fare il sindaco di questi tempi è poco conveniente per tutti.