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Giovedì, 25 luglio 2013
- 6 (il mio conteggio differisce da quello ufficiale perché ritengo che la sentenza arrivi nella tarda serata del 30 luglio)
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Pressioni sulla Cassazione Il Pdl è sul piede di guerra
(Fabrizio d’Esposito).
25/07/2013 di triskel182
IL “GIORNALE” DI FAMIGLIA CANNONEGGIA SUI GIUDICI E LANCIA MESSAGGI AL QUIRINALE IN VISTA DEL 30 LUGLIO. PROFILO BASSO DI B.
Anche oggi, il Giornale di Sallusti & Santanché alias il Pitone e la Pitonessa farà il conto alla rovescia in prima pagina.
Tutto in rosso, stile allarme. Ieri era -6. Oggi sarà -5.
Da qui al fatidico Trenta Luglio, il quotidiano della famiglia del Cavaliere (Paolo, Alessia e Luna Berlusconi nel cda) farà la parte del poliziotto cattivo nei confronti della Suprema Corte. Pressione. Tensione.
Questione di copie anche, in piena estate, dopo un’apertura dedicata, martedì 23 luglio, alle guerra delle sigarette.
Ma la bomba del Trenta Luglio, sulla conferma o meno della condanna di B. per i diritti tv Mediaset, è troppo delicata per ridursi a giochino editoriale di redazione.
In Transatlantico, a Montecitorio, i deputati del Pdl non parlano di questa attesa nemmeno sotto tortura.
“Cazzi suoi”, questa la risposta di una nota parlamentare.
“Cazzi suoi”, nel senso che “il presidente deve fare la sua strategia processuale senza le nostre interferenze”.
EPPURE , il Giornale interferisce eccome.
“Prepariamoci all’ultimo ricatto”, questo il titolo sallustiano di ieri.
Che poi chiarisce, per fare finta di tenere fuori il Capo: “Berlusconi la pensa diversamente, sostiene che all’ultimo la sua innocenza sarà riconosciuta.
Ammiro il suo incrollabile ottimismo e mi auguro che ancora una volta abbia ragione”.
Il direttore Pitone, in quanto compagno della Pitonessa Santanché, guida spirituale dei falchi di B., è infatti pessimista sul Trenta Luglio.
Se ne frega delle disquisizioni giuridiche su rinvii o allungamenti causa prescrizione e va dritto al sodo.
Berlusconi, vada come vada, non dovrà uscire di scena:
“Prepariamoci, se dovessi avere ragione io e non lui su ciò che succederà il 30, a dirlo forte e chiaro a chi ha costruito questo imbroglio”.
L’imbroglio è l’ossessione dei falchi.
Sindrome da accerchiamento.
La loro tesi è che con il suo silenzio il Cavaliere si stia rendendo complice dei suoi aguzzini che vogliono accompagnarlo alla porta: Napolitano, Enrico Letta e lo Zio Gianni, il vicepremier Angelino Alfano, simbolo delle colombe traditrici.
Dal chiuso delle sue stanze il Cavaliere lascia fare.
Dieci giorni fa si lamentò in un’intervista a Paolo Guzzanti, proprio sul Giornale, “dei toni forti e dei titoli che gli facevano venire i brividi”.
Quei titoli non sono scomparsi e tutto sommato possono tornare comodi per aumentare la pressione.
Ognuno fa la sua parte.
I falchi, le colombe, i legali.
Ecco la Santanché, ieri mattina in una trasmissione tv: “Rispetto la decisione di Berlusconi di non parlare della sentenza e di lasciar lavorare il governo, ma se dovesse arrivare la condanna, non potrà decidere Berlusconi.
Non credo che gli elettori staranno a pettinare le bambole.
Sicuramente non ci sarà calma, siamo oltre il tema del governo saremo a un tema superiore, un problema di democrazia”.
Ancora una volta, tutto conduce al padre di tutti gli interrogativi: cosa succederà il Trenta Luglio qualora la condanna venisse confermata?
Le colombe ripetono il refra in opposto a quello dei falchi.
“Si andrà avanti con le larghe intese”.
Ossia l’imbroglio che non vogliono i Pitoni: “Se sarà condannato si leveranno minacce verso il Pdl: state buoni o risale lo spread”.
In questa chiave va decifrato il pizzino spedito al Quirinale dal Giornale, rispolverando una vecchia storia dell’andreottiano Paolo Cirino Pomicino ai tempi della ma-xi-tangente Enimont: “Di Pietro voleva incastrare Napolitano (allora capo dei miglioristi, la corrente di destra del Pci-Pds, ndr), io negai”.
Una lisciatina ambivalente.
Da un lato c’è il segreto inconfessabile di B. e dei berlusconiani: che in nome della pacificazione, il capo dello Stato faccia una riservatissima moral suasion sulla Corte di cassazione.
L’unico salvacondotto possibile.
Dall’altro c’è poi la richiesta di elezioni anticipate, altro pallino degli ultrà del Cavaliere. Napolitano ieri ha ribadito il suo no (le urne prima del tempo “sono una delle patologie più dannose” della democrazia italiana) con un intervento sul Corriere della Sera, nello stesso giorno in cui il direttore Ferruccio de Bortoli verga un editoriale per sviluppare al contrario “l’imbroglio” di Sallusti.
Morale debortoliana in estrema sintesi: se la sentenza del Trenta Luglio farà cadere l’esecutivo c’è il rischio default.
La partita è questa e i giocatori iniziano a schierarsi in campo.
OGGI SIAMO a -5 e il Cavaliere si prepara a un impegnativo fine settimana.
Con Coppi e Ghedini, i suoi legali, dovrà decidere se fare o no un’istanza di rinvio per martedì prossimo. Poi vedrà il film dedicato a lui da Francesco Giro, parlamentare del Pdl.
Titolo: “Il fiume della libertà”.
Possibile anche che sia trasmesso sulle reti Mediaset prima del Trenta Luglio. Tutto fa pressione.
Da Il Fatto Quotidiano del 25/07/2013.