Re: Il figlio della Balena Bianca
Inviato: 26/05/2014, 18:49
La nuova Dc - 1
ANALISI
La storica notte del terremoto Matteo Renzi
Un uomo solo al comando
Con la destra sparita e la vecchia sinistra in disarmo, Renzi sfonda al centro, nel ceto medio impoverito e impaurito. In un Paese in bilico tra protesta rabbiosa e pallida speranza, coagula il voto di lavoratori e disoccupati, vecchi e giovani, imprenditori e operai, al Nord e al Sud. Un plebiscito che potrebbe spingerlo all'incasso con il voto anticipato
DI MARCO DAMILANO
26 maggio 2014
La storica notte del terremoto Matteo Renzi
Un uomo solo al comando
L'ultimo a toccare quota quaranta era stato un altro infaticabile motorino toscano, accumulatore di consensi e invettive, Amintore Fanfani. Ma era il 1958, un secolo fa, c'era la grande diga anti-comunista democristiana. Mentre la storica notte di Matteo Renzi è tutta figlia dell'Italia di oggi, del grande terremoto di questi anni, la crisi economica più lunga degli ultimi decenni, un sistema politico allo sbando, una classe dirigente sclerotizzata e fallimentare.
Matteo fa 40 o quasi, polverizza il record del Pd di Walter Veltroni del 2008, surclassa perfino il massimo del Pci di Enrico Berlinguer, il 34,4 del 1976, ma sarebbe un'operazione arbitraria perché non sono quelli i termini di paragone. Renzi con questo voto del 25 maggio ha ottenuto il suo 18 aprile, lo sfondamento al centro, non inteso come un ceto politico sempre più asfittico ma nel cuore della società, nel ceto medio impoverito e impaurito, in un Paese in bilico tra la protesta rabbiosa e una pallida speranza. Un voto interclassista, si sarebbe detto in altri tempi, di lavoratori e disoccupati, vecchi e giovani, imprenditori e operai, al Nord e al Sud. Un voto pigliatutto, ottenuto non da un partito, questa è la grande differenza con il passato, perché il Pd anche in questa campagna elettorale si è dimostrato drammaticamente inadeguato sul piano organizzativo e comunicativo.
Ci si aspettava l'arrivo del premier Renzi per commentare lo straordinario risultato del Pd alle elezioni Europee, invece a sorpresa davanti alla stampa nella sede del partito si è presentato tutto il gruppo dirigente (dai ministri ai membri della segreteria, dai capogruppo a esponenti della cosiddetta minoranza del partito come Orfini e D'Attorre). Unico a rimanere dietro le quinte proprio il presidente del Consiglio che terrà una conferenza stampa a palazzo Chigi.
A vincere è Renzi, in totale solitudine. Il Pd è sempre più un PdR, il partito di Renzi (se ne è accorto anche Damilano -ndt), il governo è un monocolore Renzi. Renzi è insieme l'area di governo e l'ariete del cambiamento, il risultato europeo del tutto insperato forse anche per lui lo fotografa così, come al momento della conquista del potere tre mesi fa. Un uomo che balla nel vuoto, che avanza senza incontrare ostacoli perché la destra è sparita, la vecchia sinistra è in disarmo, il vento di Grillo intercetta la rabbia e il dolore di una parte dell'elettorato e la sensazione di partecipare a una grande impresa in tanti giovani ma non riesce a trasformarsi in un'alternativa.
Resta Renzi in mezzo a un'Europa devastata, in un sistema politico dove non esistono più i punti di riferimento degli ultimi due decenni. Il premier è a un bivio: fare leva sul risultato che lo legittima come leader più votato per spingere sulle riforme, con più forza e magari con maggiore lucidità strategica. Cambiare davvero lo Stato in profondità, o limitarsi a qualche riforma superficiale come quella del Senato, provare a forzare i limiti europei, ora che ne ha la forza e la possibilità.
"Le proiezioni sembrano dare un segnale chiaro di fiducia verso questo governo e verso l'azione di riforma che ha saputo incarnare". Così il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi commentando i primi risultati delle elezioni europee che vedono il Pd vicino alla soglia del 40%.
Oppure passare rapidamente all'incasso, approfittare del primo voto contrario del Parlamento per far saltare il tavolo e tornare a votare per ottenere un nuovo plebiscito. Il Renzi visto fino a qui, che ha sempre bisogno di nuove sfide, non avrebbe dubbi e per questo stanotte le elezioni anticipate tornano a essere uno scenario possibile. Il nuovo Renzi, quello che in sei mesi ha stravinto primarie, europee e che ha conquistato Palazzo Chigi, potrebbe decidere che la prossima sfida si gioca sui tempi lunghi. Una strategia, un progetto, per non lasciare che questa notte resti una meteora, o peggio, si trasformi in una nuova paralisi.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... o-1.166673
ANALISI
La storica notte del terremoto Matteo Renzi
Un uomo solo al comando
Con la destra sparita e la vecchia sinistra in disarmo, Renzi sfonda al centro, nel ceto medio impoverito e impaurito. In un Paese in bilico tra protesta rabbiosa e pallida speranza, coagula il voto di lavoratori e disoccupati, vecchi e giovani, imprenditori e operai, al Nord e al Sud. Un plebiscito che potrebbe spingerlo all'incasso con il voto anticipato
DI MARCO DAMILANO
26 maggio 2014
La storica notte del terremoto Matteo Renzi
Un uomo solo al comando
L'ultimo a toccare quota quaranta era stato un altro infaticabile motorino toscano, accumulatore di consensi e invettive, Amintore Fanfani. Ma era il 1958, un secolo fa, c'era la grande diga anti-comunista democristiana. Mentre la storica notte di Matteo Renzi è tutta figlia dell'Italia di oggi, del grande terremoto di questi anni, la crisi economica più lunga degli ultimi decenni, un sistema politico allo sbando, una classe dirigente sclerotizzata e fallimentare.
Matteo fa 40 o quasi, polverizza il record del Pd di Walter Veltroni del 2008, surclassa perfino il massimo del Pci di Enrico Berlinguer, il 34,4 del 1976, ma sarebbe un'operazione arbitraria perché non sono quelli i termini di paragone. Renzi con questo voto del 25 maggio ha ottenuto il suo 18 aprile, lo sfondamento al centro, non inteso come un ceto politico sempre più asfittico ma nel cuore della società, nel ceto medio impoverito e impaurito, in un Paese in bilico tra la protesta rabbiosa e una pallida speranza. Un voto interclassista, si sarebbe detto in altri tempi, di lavoratori e disoccupati, vecchi e giovani, imprenditori e operai, al Nord e al Sud. Un voto pigliatutto, ottenuto non da un partito, questa è la grande differenza con il passato, perché il Pd anche in questa campagna elettorale si è dimostrato drammaticamente inadeguato sul piano organizzativo e comunicativo.
Ci si aspettava l'arrivo del premier Renzi per commentare lo straordinario risultato del Pd alle elezioni Europee, invece a sorpresa davanti alla stampa nella sede del partito si è presentato tutto il gruppo dirigente (dai ministri ai membri della segreteria, dai capogruppo a esponenti della cosiddetta minoranza del partito come Orfini e D'Attorre). Unico a rimanere dietro le quinte proprio il presidente del Consiglio che terrà una conferenza stampa a palazzo Chigi.
A vincere è Renzi, in totale solitudine. Il Pd è sempre più un PdR, il partito di Renzi (se ne è accorto anche Damilano -ndt), il governo è un monocolore Renzi. Renzi è insieme l'area di governo e l'ariete del cambiamento, il risultato europeo del tutto insperato forse anche per lui lo fotografa così, come al momento della conquista del potere tre mesi fa. Un uomo che balla nel vuoto, che avanza senza incontrare ostacoli perché la destra è sparita, la vecchia sinistra è in disarmo, il vento di Grillo intercetta la rabbia e il dolore di una parte dell'elettorato e la sensazione di partecipare a una grande impresa in tanti giovani ma non riesce a trasformarsi in un'alternativa.
Resta Renzi in mezzo a un'Europa devastata, in un sistema politico dove non esistono più i punti di riferimento degli ultimi due decenni. Il premier è a un bivio: fare leva sul risultato che lo legittima come leader più votato per spingere sulle riforme, con più forza e magari con maggiore lucidità strategica. Cambiare davvero lo Stato in profondità, o limitarsi a qualche riforma superficiale come quella del Senato, provare a forzare i limiti europei, ora che ne ha la forza e la possibilità.
"Le proiezioni sembrano dare un segnale chiaro di fiducia verso questo governo e verso l'azione di riforma che ha saputo incarnare". Così il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi commentando i primi risultati delle elezioni europee che vedono il Pd vicino alla soglia del 40%.
Oppure passare rapidamente all'incasso, approfittare del primo voto contrario del Parlamento per far saltare il tavolo e tornare a votare per ottenere un nuovo plebiscito. Il Renzi visto fino a qui, che ha sempre bisogno di nuove sfide, non avrebbe dubbi e per questo stanotte le elezioni anticipate tornano a essere uno scenario possibile. Il nuovo Renzi, quello che in sei mesi ha stravinto primarie, europee e che ha conquistato Palazzo Chigi, potrebbe decidere che la prossima sfida si gioca sui tempi lunghi. Una strategia, un progetto, per non lasciare che questa notte resti una meteora, o peggio, si trasformi in una nuova paralisi.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... o-1.166673