Re: Psicologia, Psichiatria, Sociologia, Costume & Società
Inviato: 25/03/2015, 17:09
Sociologia - 3
I ragazzini con la pistola per le strade di Napoli quelle scene da Gomorra che superano la fiction
(Roberto Saviano).
25/03/2015 di triskel182
Il racconto
Nei quartieri a est della città le giovani ronde dei clan terrorizzano gli abitanti
Decine di colpi esplosi all’impazzata mentre donne e bambini cercano di mettersi al riparo Ecco l’ultima follia svelata da un video-shock.
ACCADE spesso che realtà rincorra, superandola, la creazione cinematografica. Vedendo il video diffuso dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco si resta talmente increduli da credere di stare guardando un mafia-movie. I commenti che in pochi minuti sono giunti sui social network ovunque tracciavano un’interpretazione: «Sembra Gomorra ».
L’espressione “sembra un film” descrive qualcosa di straordinario e spettacolare. Talmente spettacolare da ricordare l’esagerazione filmica, da non poter essere considerata un evento reale.
Questa espressione nasce da un equivoco, la differenza tra film e realtà è solo questione di diottrie. La vicinanza al dettaglio spesso è possibile solo in una costruzione scenica e per questo motivo quando un evento, che sia un terremoto o un omicidio, viene ripreso nei suoi dettagli immediatamente fa pensare a un film.
Perché la realtà la immaginiamo antagonista della tv o del cinema, la pensiamo distante o non catturabile. La realtà che percepiamo è fluida e, accade sempre, distante. La immaginiamo possibile da registrare solo nella memoria.
La ricostruzione invece la sentiamo lenta, vicinissima e rassicurante. La realtà ci spaventa, la ricostruzione ci incuriosisce. Questi sono i vecchi codici ma sempre più non è così. Le telecamere nascoste e la capacità degli obiettivi rendono possibile raccontare la realtà nel dettaglio talmente preciso che spinge spesso a far credere alla messa in scena dinanzi a un fatto reale osservato.
La precisione con cui la realtà viene narrata ribalta i canoni che abbiamo descritto prima e crea immediatamente un effetto cospirazione in molti osservatori. Pensiamo: la cronaca non può esser descritta e ripresa così bene. Immaginiamo che la realtà sia diversa e crediamo quindi che sia stata costruita o ricostruita.
La tendenza a considerare tutte le immagini dei “falsi” costruiti nasce dalla diversa percezione che abbiamo della realtà che immaginiamo confusa, non scenica. Anche questo è falso. La realtà spesso è assai più scenica della sua ricostruzione fantasiosa ma non solo, sta cambiando la dialettica tra schermo e realtà . La presenza disseminata di telecamere, cimici; la diffusione di dispositivi in grado di riprendere tutto con precisione riscrive l’immaginario a cui si appella il cinema. Si vive e si recita alla stessa maniera, ci si influenza vicendevolmente e spesso inconsapevolmente. Non c’è bisogno di possedere talento registico o cinematografico, gli smartphone hanno la capacità di catturare foto di qualità o video raramente sfocati, quindi anche sul piano della qualità realtà e finzione iniziano a essere immagini identiche.
Quindi bisognerebbe ribaltare il commento, quando si guarda la tv o un film al cinema bisognerebbe dire “sembra la realtà”. Il rapporto tra film e realtà è lo stesso che passa tra una tela e una fotografia, certo dipende dallo stile del pittore e del fotografo ma nell’obiettivo della ricostruzione sceni- ca non c’è un calco della realtà ma la realizzazione di una profondità. Guardando questo video si ha la sensazione di una sorta di prova scientifica di quanto si era raccontato nella serie Gomorra. Il video dei carabinieri mostra una tipica scena di inseguimento sugli scooter, uno dei camorristi al posto del passeggero spara in aria, poi spunta sulla destra una sentinella che spara correndo, persone che stanno scappando e un bambino alla sua sinistra.
Lungo la traiettoria dello sparo c’è una persona che fugge terrorizzata. Scappano tutti, uomini e animali, si vede un cane, forse un gatto, fuggire. “Sembra Gomorra”, titolano i primi siti mentre scrivo. In realtà ci si è accorti di tutto questo attraverso il racconto, ma scene come queste ci sono sempre state, ma non avevano cittadinanza nell’attenzione nazionale.
Il video mostra come dopo la sparatoria la vita torni normale, come se si mettesse in conto che per le strade di Ponticelli ci si può imbattere uno scontro tra bande e che, nel caso, bisogna semplicemente accelerare il passo. Non vedete una somiglianza con l’abitudine di chi vive sotto il tiro dei cecchini? Alcune scene di “Gomorra, la serie” del resto, sono girate a Ponticelli.
Questa è la guerra dimenticata del paese che qualche volta viene ripresa dalle telecamere nascoste e costringe quindi per un attimo a non voltarsi. Una guerra che abbiamo deciso di narrare oltre l’emergenza e con lo strumento dell’arte. D’istinto mi verrebbe da dire: ma non ero io ad aver inventato queste cose? Non eravamo stati noi con la serie ad aver esagerato, sporcato la città? È la realtà che ora in molti tenderanno a liquidare dicendo che succede ovunque, che ci sono più reati in Belgio che in Italia, che in fondo lo stesso sta accadendo anche a Buenos Aires o Parigi ma che si insiste su Napoli per mangiarci sopra.
È quell’omertà alleata dell’impotenza (o forse della codardia) che genera questi commenti. Qui non c’è da sottovalutare questi episodi, qui c’è solo da ribadire che il Sud vive un abbandono, assenza di progetto, assenza di risorse, assenza di visione, assenza di attenzione. Il lamento del Mezzogiorno verrà descritto come se fosse soltanto un languido lamento e un’infantile richiesta d’attenzione e assistenza. Qui si consuma un dramma che abbiamo iniziato a sopportare come il più ordinario dei modi di vivere.
Naturalmente queste cose accadono, ma quel meccanismo che fa immaginare una realtà spaventosa e la trasforma in una ricostruzione curiosa crea una pericolosa distanza. Queste immagini rischiano di essere percepite come messa in scena di una guerra lontana che non interessa, tutto diventa sopportabile e al massimo attira la curiosità di un video visto come decine di altri sullo smartphone postato da qualche amico.
La realtà non è peggiorata dal suo racconto ma, al contrario, la sua rappresentazione ne restituisce i codici e prova a darle un senso. Il punto è un altro: se si rimane solo spettatori hanno fallito sia l’arte del cinema e della fiction sia il video diffuso dai carabinieri di Napoli.
Da La Repubblica del 25/03/2015.
I ragazzini con la pistola per le strade di Napoli quelle scene da Gomorra che superano la fiction
(Roberto Saviano).
25/03/2015 di triskel182
Il racconto
Nei quartieri a est della città le giovani ronde dei clan terrorizzano gli abitanti
Decine di colpi esplosi all’impazzata mentre donne e bambini cercano di mettersi al riparo Ecco l’ultima follia svelata da un video-shock.
ACCADE spesso che realtà rincorra, superandola, la creazione cinematografica. Vedendo il video diffuso dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco si resta talmente increduli da credere di stare guardando un mafia-movie. I commenti che in pochi minuti sono giunti sui social network ovunque tracciavano un’interpretazione: «Sembra Gomorra ».
L’espressione “sembra un film” descrive qualcosa di straordinario e spettacolare. Talmente spettacolare da ricordare l’esagerazione filmica, da non poter essere considerata un evento reale.
Questa espressione nasce da un equivoco, la differenza tra film e realtà è solo questione di diottrie. La vicinanza al dettaglio spesso è possibile solo in una costruzione scenica e per questo motivo quando un evento, che sia un terremoto o un omicidio, viene ripreso nei suoi dettagli immediatamente fa pensare a un film.
Perché la realtà la immaginiamo antagonista della tv o del cinema, la pensiamo distante o non catturabile. La realtà che percepiamo è fluida e, accade sempre, distante. La immaginiamo possibile da registrare solo nella memoria.
La ricostruzione invece la sentiamo lenta, vicinissima e rassicurante. La realtà ci spaventa, la ricostruzione ci incuriosisce. Questi sono i vecchi codici ma sempre più non è così. Le telecamere nascoste e la capacità degli obiettivi rendono possibile raccontare la realtà nel dettaglio talmente preciso che spinge spesso a far credere alla messa in scena dinanzi a un fatto reale osservato.
La precisione con cui la realtà viene narrata ribalta i canoni che abbiamo descritto prima e crea immediatamente un effetto cospirazione in molti osservatori. Pensiamo: la cronaca non può esser descritta e ripresa così bene. Immaginiamo che la realtà sia diversa e crediamo quindi che sia stata costruita o ricostruita.
La tendenza a considerare tutte le immagini dei “falsi” costruiti nasce dalla diversa percezione che abbiamo della realtà che immaginiamo confusa, non scenica. Anche questo è falso. La realtà spesso è assai più scenica della sua ricostruzione fantasiosa ma non solo, sta cambiando la dialettica tra schermo e realtà . La presenza disseminata di telecamere, cimici; la diffusione di dispositivi in grado di riprendere tutto con precisione riscrive l’immaginario a cui si appella il cinema. Si vive e si recita alla stessa maniera, ci si influenza vicendevolmente e spesso inconsapevolmente. Non c’è bisogno di possedere talento registico o cinematografico, gli smartphone hanno la capacità di catturare foto di qualità o video raramente sfocati, quindi anche sul piano della qualità realtà e finzione iniziano a essere immagini identiche.
Quindi bisognerebbe ribaltare il commento, quando si guarda la tv o un film al cinema bisognerebbe dire “sembra la realtà”. Il rapporto tra film e realtà è lo stesso che passa tra una tela e una fotografia, certo dipende dallo stile del pittore e del fotografo ma nell’obiettivo della ricostruzione sceni- ca non c’è un calco della realtà ma la realizzazione di una profondità. Guardando questo video si ha la sensazione di una sorta di prova scientifica di quanto si era raccontato nella serie Gomorra. Il video dei carabinieri mostra una tipica scena di inseguimento sugli scooter, uno dei camorristi al posto del passeggero spara in aria, poi spunta sulla destra una sentinella che spara correndo, persone che stanno scappando e un bambino alla sua sinistra.
Lungo la traiettoria dello sparo c’è una persona che fugge terrorizzata. Scappano tutti, uomini e animali, si vede un cane, forse un gatto, fuggire. “Sembra Gomorra”, titolano i primi siti mentre scrivo. In realtà ci si è accorti di tutto questo attraverso il racconto, ma scene come queste ci sono sempre state, ma non avevano cittadinanza nell’attenzione nazionale.
Il video mostra come dopo la sparatoria la vita torni normale, come se si mettesse in conto che per le strade di Ponticelli ci si può imbattere uno scontro tra bande e che, nel caso, bisogna semplicemente accelerare il passo. Non vedete una somiglianza con l’abitudine di chi vive sotto il tiro dei cecchini? Alcune scene di “Gomorra, la serie” del resto, sono girate a Ponticelli.
Questa è la guerra dimenticata del paese che qualche volta viene ripresa dalle telecamere nascoste e costringe quindi per un attimo a non voltarsi. Una guerra che abbiamo deciso di narrare oltre l’emergenza e con lo strumento dell’arte. D’istinto mi verrebbe da dire: ma non ero io ad aver inventato queste cose? Non eravamo stati noi con la serie ad aver esagerato, sporcato la città? È la realtà che ora in molti tenderanno a liquidare dicendo che succede ovunque, che ci sono più reati in Belgio che in Italia, che in fondo lo stesso sta accadendo anche a Buenos Aires o Parigi ma che si insiste su Napoli per mangiarci sopra.
È quell’omertà alleata dell’impotenza (o forse della codardia) che genera questi commenti. Qui non c’è da sottovalutare questi episodi, qui c’è solo da ribadire che il Sud vive un abbandono, assenza di progetto, assenza di risorse, assenza di visione, assenza di attenzione. Il lamento del Mezzogiorno verrà descritto come se fosse soltanto un languido lamento e un’infantile richiesta d’attenzione e assistenza. Qui si consuma un dramma che abbiamo iniziato a sopportare come il più ordinario dei modi di vivere.
Naturalmente queste cose accadono, ma quel meccanismo che fa immaginare una realtà spaventosa e la trasforma in una ricostruzione curiosa crea una pericolosa distanza. Queste immagini rischiano di essere percepite come messa in scena di una guerra lontana che non interessa, tutto diventa sopportabile e al massimo attira la curiosità di un video visto come decine di altri sullo smartphone postato da qualche amico.
La realtà non è peggiorata dal suo racconto ma, al contrario, la sua rappresentazione ne restituisce i codici e prova a darle un senso. Il punto è un altro: se si rimane solo spettatori hanno fallito sia l’arte del cinema e della fiction sia il video diffuso dai carabinieri di Napoli.
Da La Repubblica del 25/03/2015.