Ebola

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camillobenso
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Re: Ebola

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Io, sto caXXo di genere umano faccio fatica a capirlo.

Qualcuno è in grado di spiegarmelo???



“Ebola è una catastrofe per colpa di tutti noi Ora l’epidemia rischia di diventare endemica”

(HANS BRANDT).
05/10/2014 di triskel182



Parla lo studioso che nel ’76 per primo isolò il virus dopo la morte di una suora “Stiamo vivendo una tempesta perfetta che rischia di espandersi in tutto il mondo”.
NEI mercati della Sierra Leone, della Liberia, Ghana, Camerun, Congo, Uganda e Ruanda i cumuli di grate di legno con scimmie, ratti, pipistrelli e istrici affumicati in vendita sono la normalità. La selvaggina della foresta pluviale è un alimento base in molte zone dell’Africa: dove fa sempre caldo e non esistono frigoriferi il modo migliore per conservare la carne è l’affumicazione. Cucinata in umido, speziata, accompagnata da manioca, la carne di scimmia sa di fumo per i palati non avvezzi, ma per gli indigeni è una prelibatezza. Ma soprattutto un pericolo mortale.
«Noi umani siamo ospiti casuali del virus, da cui veniamo infettati durante la caccia o la macellazione e uccisi nell’arco di due settimane», spiega Peter Piot.

L’epidemiologo belga nel 1976 fece parte del team che scoprì in Congo il virus. Oggi a capo dell’Istituto di Igiene e Medicina Tropicale di Londra, Piot è un esperto a livello mondiale degli agenti patogeni che si trasmettono dagli animali all’uomo. Dal suo studio, circondato da maschere e stoffe africane, torna a lanciare l’allarme sulle disastrose conseguenze dell’epidemia Ebola e a spronare i Paesi industrializzati a fornire con urgenza aiuti più consistenti. «Ebola è un semplice da circoscrivere. Si tratta di basilari norme igieniche: isolamento, quarantena e protezione del personale addetto». Che è quel che manca in Guinea, Sierra Leone e Liberia, paesi tra i più poveri del mondo, che escono da decenni di guerra civile.
Nel 1976 quando Piot lavorava come giovane medico ad Anversa. «Ci arrivarono due provette contenenti il sangue di una suora belga morta in Congo di un morbo sconosciuto». Un medico di Kinshasa aveva messo le provette in un termos riempito di ghiaccio e aveva spedito il tutto in Europa come pacco postale. Nessuno sapeva che il termos blu conteneva un agente patogeno letale. «Quando il termos arrivò da noi il ghiaccio si era sciolto, una delle provette si era rotta e la seconda galleggiava in un misto di schegge, sangue e acqua». Nel momento in cui se ne stabilì il grado di pericolosità il virus fu trasferito in un laboratorio di massima sicurezza negli Usa e Piot partì per il Congo con un team internazionale a guida americana per scoprire l’origine del nuovo pericolo.
«Dal punto di vista del virus l’uomo non è un buon ospite», spiega oggi Piot. «Moriamo troppo in fretta. Ma il virus colpisce dove gli uomini sono più deboli, in condizioni di povertà e in assenza di un sistema sanitario». In Africa occidentale si profila una catastrofe di dimensione completamente diversa, avverte. Si è venuta a creare una “tempesta perfetta”: «È la combinazione di regimi corrotti, diffidenza nei confronti della medicina occidentale, riti tradizionali di inumazione e la reazione tardiva delle autorità nazionali e internazionali». L’Oms ha dichiarato lo stato di emergenza solo in agosto. «Ci siamo mossi tutti in ritardo», dice Piot. La settimana scorsa ha di nuovo lanciato l’allarme. «In assenza di un massiccio incremento degli aiuti sarà impossibile controllare l’epidemia», scrive insieme all’esperto di malattie tropicali Jeremy Farrar dell’università di Oxford sul New England Journal of Medicine . Uno scenario terrificante: «Ebola ha raggiunto uno stadio tale da poter essere considerata endemica. In altri termini: forse non è più possibile debellare il virus in Africa occidentale. Il che non solo comporterebbe decine di migliaia di morti ma metterebbe in ginocchio i paesi della regione. E non sarebbe più possibile impedire la diffusione del virus in tutto il mondo».

Tages Anzeiger Traduzione di Emilia Benghi.
Da La Repubblica del 05/10/2014.
camillobenso
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Re: Ebola

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Ebola, a Madrid primo contagio in Europa. In Sierra Leone 121 morti in un solo giorno
La donna spagnola è un'infermiera che ha curato un missionario che si era ammalato in Liberia. Sono almeno 678 i morti in Sierra Leone, su un totale di oltre 3.300 decessi in Africa. Intanto, è stato rimpatriato il giornalista americano della Nbc che ha contratto il virus e verrà curato in una clinica specialistica in Nebraska

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 6 ottobre 2014Commenti (79)



Il virus Ebola continua a fare vittime. Sono 121 i decessi e 81 i nuovi contagi nella sola giornata di sabato, uno dei report più gravi da quando, a febbraio, era stato registrato il primo caso in Guinea e che dimostra come l’epidemia si stia espandendo velocemente senza che si riesca a contrastarla. Preoccupazione anche in Europa, dopo che un’infermiera spagnola di Madrid è stata infettata dal virus. “È il primo caso di infezione fuori dall’Africa”, sottolinea El Pais, spiegando che l’infermiera faceva parte della squadra che ha curato il missionario spagnolo Manuel Garcìa Viejo, morto il 26 settembre all’ospedale Carlos III della capitale. È stata proprio lei, secondo il quotidiano spagnolo, a occuparsi del missionario quando è stato colpito dalla febbre provocata dall’Ebola.

Infermiera spagnola infettata, primo caso in Europa
Secondo fonti del ministero spagnolo della Sanità, le due analisi effettuate sulla donna, di cui non è stata rivelata l’identità, hanno avuto esito positivo. È il terzo caso di Ebola trattato in Spagna (i due primi infetti, che avevano contratto il morbo in Africa, sono deceduti), ma la prima volta in cui il virus viene contratto senza che il paziente sia stato in Africa. Gli altri due casi trattati in Spagna hanno riguardato due missionari che si erano ammalati in Africa e sono morti dopo essere stati rimpatriati. Prima di Garcia Viejo, era morto il 12 agosto il religioso Miguel Pajares.

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Sale a 678 il numero di morti in Sierra Leone
Secondo i dati raccolti dall’Emergency Operations Center della Sierra Leone, il numero totale di morti nel Paese è arrivato a quota 678, dai 557 del giorno prima. Numeri che vanno ad allungare la già preoccupante lista di vittime della febbre emorragica (oltre 3.300) che sta uccidendo gli abitanti di Guinea, Sierra Leone, Nigeria e Liberia e che minaccia anche il resto del mondo a causa dei contagi di alcuni cittadini occidentali.

Torna negli Usa il cameramen contagiato in Liberia
Intanto, il cameraman americano della Nbc che ha contratto il virus Ebola in Liberia, Ashoka Mukpo, è atterrato con l’aereo negli Stati Uniti dove è tornato per curarsi in un centro specializzato in Nebraska. Il 33enne è un operatore freelance che martedì 30 settembre è stato assunto dall’emittente americana e il giorno dopo è risultato positivo ai test. Per questo è stato tenuto in quarantena in un centro di Médecins Sans Frontières (Msf) a Monrovia. L’uomo è il quarto americano ad aver contratto il virus e il primo giornalista non africano. L’uomo, dichiara la presidente di Nbc Deborah Turness, sarà assistito nel centro americano – in cui si stanno curando tutti gli altri cittadini risultati positivi all’agente patogeno – insieme al resto dell’equipe che, nonostante non manifesti sintomi che possano far pensare a un contagio, rimarrà in quarantena per 21 giorni, tempo massimo d’incubazione del virus. ”I medici sono ottimisti sul suo caso”, aveva dichiarato venerdì il padre del cameraman, Mitchell Levy, in un messaggio riportato dalla stessa emittente americana.

L’Oms sceglie un vaccino italiano
Non si è ancora trovato un antidoto in grado di sconfiggere il virus e, per il momento, si sta cercando di limitare la diffusione dell’agente per evitare che l’epidemia si diffonda nel resto dei paesi africani e in Occidente. nei giorni scorsi l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha scelto un vaccino sperimentato dall’azienda italiana Okairos per tentare di contrastare la diffusione della febbre emorragica. Diecimila dosi verranno inviate all’Oms per coprire i restanti mesi del 2014, mentre è in fase di discussione una fornitura da 1 milione di provette per il 2015.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... o/1144791/
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13 OTT 2014 18:29
TERRORE EBOLA - A MILANO UN GHANESE, DURANTE IL PROCESSO IN CUI ERA IMPUTATO, SI E’ SENTITO MALE E HA INIZIATO A SPUTARE SANGUE - IL GIUDICE HA DISPOSTO IL RICOVERO (ORA CI TOCCHERÀ IL CLASSICO AL LUPO! AL LUPO?)

Il giudice ha disposto il ricovero per accertamenti all'ospedale Sacco, presidio per l'emergenza Ebola. L'aula delle direttissime è stata chiusa e un cartello segnale che è "inagibile", specificando di "non accedere"…



(ANSA) - Un ghanese, imputato a Milano in un processo per direttissima, si è sentito male e ha iniziato a sputare sangue e il giudice ha deciso di disporre il ricovero per accertamenti all'ospedale Sacco, presidio per l'emergenza Ebola. L'aula delle direttissime è stata chiusa e un cartello segnale che è "inagibile", specificando di "non accedere".

Stamattina nell'aula 1 al piano terra del Tribunale di Milano un giovane ghanese, senza fissa dimora e arrestato assieme ad un suo connazionale per un furto di rame, ha iniziato a sputare sangue dalla bocca e ad avere convulsioni mentre era in gabbia con altri detenuti e attendeva il suo 'turno' per l'udienza di convalida dell'arresto per direttissima.


Poco dopo è arrivata un'ambulanza e il giudice Bruna Rizzardi della prima sezione penale, dopo aver parlato con il personale del 118 e dopo essersi consultato con il responsabile del settore direttissime, il giudice Aurelio Barazzetta, in assenza di una procedura specifica ha deciso - dato l'allarme Ebola di questi giorni e la possibilità che si possa trattare anche di un'altra malattia infettiva come la Tbc - di disporre l'immediato ricovero del ghanese per accertamenti all'ospedale Sacco.

Nel frattempo l'aula è stata chiusa e su un cartello appeso alla porta si legge "aula inagibile - non accedere". Le udienze per direttissima davanti al giudice Rizzardi sono poi proseguite in un'altra aula del piano terra del Tribunale e il magistrato per precauzione ha indossato dei guanti in lattice nel corso delle udienze.
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Continuando a scherzare - 1


EMERGENZA SANITARIA
Ebola, nuovo contagio in Texas
Colpito dal virus un aiuto infermiere che venne in contatto con il paziente zero

di Redazione Salute Online


Obama: «Contro Ebola il mondo non ha fatto abbastanza»
http://video.corriere.it/obama-contro-e ... 5e1580fe8e


Secondo caso di contagio di Ebola in Texas. È risultato infatti positivo al test preliminare per il virus un secondo operatore sanitario del Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas che si era occupato di curare il paziente zero, il liberiano Thomas Eric Duncan, morto mercoledì scorso. Lo riferisce il dipartimento dei Servizi sanitari del Texas, senza precisare se il nuovo contagiato sia donna o uomo. Il primo contagio di Ebola aveva riguardato un’infermiera che si era occupata di Duncan, la 26enne Nina Pham.

Ebola, tutto quello che c’è da sapere sul virus
http://www.corriere.it/foto-gallery/sal ... aa3c.shtml


In attesa dei test di controllo

Il dipartimento dei Servizi sanitari riferisce che l’operatore sanitario ha avuto la febbre martedì ed è stato immediatamente isolato nell’ospedale. I test preliminari per l’Ebola sono stati effettuati martedì tardi in un laboratorio di Austin e i risultati sono arrivati intorno alla mezzanotte ora locale. Adesso, precisa il dipartimento, si dovranno svolgere test ulteriori su un altro campione al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc) ad Atlanta, in modo da ottenere una conferma definitiva del contagio a livello federale.

Ambulanza blindata per l’infermiera spagnola contagiata da Ebola

http://www.corriere.it/foto-gallery/sal ... 2162.shtml


http://www.corriere.it/salute/14_ottobr ... fe8e.shtml
camillobenso
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Re: Ebola

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Continuando a scherzare - 2



EMERGENZA SANITARIA
Ebola, Oms: i casi ora sono 9mila
Obama: «Non facciamo abbastanza»

Primo morto in Germania: dipendente Onu ricoverato a Lipsia.
di Cristina Marrone


Ebola sta diventando un’emergenza globale. Nel giorno del primo morto per l’infezione in Germania, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito alle 15 ora di New York (le 21 in Italia) per discutere le strategie da mettere in atto e per capire se quanto si è fatto finora è stato sufficiente. La risposta è: no. E arriva da uno dei partecipanti più autorevoli, il presidente Usa, Barak Obama: «Il mondo non sta facendo abbastanza. A meno che non lo conteniamo alla fonte, il virus minaccia centinaia di migliaia di vite e la destabilizzazione delle nazioni I Paesi che stanno aiutando a combattere l’epidemia dovranno fare di più per contenere il virus alla fonte». Il capo della missione Onu per l’epidemia, Anthony Banbury, ammette: «Gli sforzi internazionali non sono abbastanza per fermare Ebola, ma dobbiamo combattere il virus adesso o ci troveremo davanti ad una crisi senza precedenti per la quale non c’è un piano. Ebola va più veloce di noi».


La vittima in Germania
È deceduto intanto nell’ospedale di Lipsia in Germania il dipendente Onu 56enne proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedì dopo aver contratto il virus di Ebola.La vittima, Mohammed A., era un medico sudanese che lavorava per l’Onu in Liberia, il Paese dell’Africa Occidentale più colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato. L’uomo era arrivato in Germania giovedì a bordo di un aereo attrezzato.La vittima in Germania
È deceduto intanto nell’ospedale di Lipsia in Germania il dipendente Onu 56enne proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedì dopo aver contratto il virus di Ebola.La vittima, Mohammed A., era un medico sudanese che lavorava per l’Onu in Liberia, il Paese dell’Africa Occidentale più colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato. L’uomo era arrivato in Germania giovedì a bordo di un aereo attrezzato.

Ebola: muore funzionario Onu ricoverato in Germania
http://video.corriere.it/ebola-muore-fu ... 1c9a76aa3c

Quasi novemila casi
Il primo decesso per Ebola in Germania arriva nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità diffonde il nuovo terribile bollettino: i morti sono saliti a 4.447 mentre il totale dei casi è salito a 8.914 e raggiungerà i 9mila entro la settimana. Non solo, l’Oms lancia un nuovo allarme: entro dicembre di quest’anno i casi di Ebola potrebbero salire fino a 10 mila a settimana in Guinea, Sierra Leone e Liberia se non verrà intensificata la risposta all’epidemia. «Il tasso di mortalità è aumentato dal 50% al 70% - ha spiegato Bruce Aylward, vicedirettore dell’Oms - ed è tipico di una malattia ad alta mortalità». In alcune zone calde si è però registrato un lieve calo della velocità di diffusione.


Era il terzo malato di Ebola in Germania
Il medico sudanese Mohammed A. era il terzo malato di Ebola in Germania. «Nonostante le cure mediche intensive e gli sforzi del personale medico il dipendente delle Nazioni Uniti non ce l’ha fatta» hanno spiegato i vertici dell’ospedale St George. Il medico era stato posto in una struttura di isolamento speciale del Reparto malattie infettive e tropicali. Secondo l’ospedale non sussistono pericoli di infezione per altri pazienti o visitatori. I medici dell’ospedale St George avevano definito la situazione del paziente, che aveva contratto il virus in Liberia, «estremamente grave, ma stabile». All’ospedale di Francoforte è ricoverato un medico ugandese, mentre dopo cinque settimane di cure l’ospedale di Amburgo ha dimesso il primo malato di Ebola, un esperto senegalese dell’Oms, trasferito in Germania. L’ospedale di Lipsia è uno sette dei centri clinici in Germania dotati di unità di isolamento per i malati affetti di malattia fortemente contagiose

Controlli all’aeroporto di Heathrow
Da martedì sono intanto partiti all’aeroporto londinese di Heathrow controlli più serrati sui passeggeri che arrivano dai Paesi dell’Africa occidentale colpiti dall’epidemia di ebola. Lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il segretario della Sanità britannica Jeremy Hunt spiegando che il virus potrebbe raggiungere il Regno Unito. «È probabile che l’ebola arrivi nel Regno Unito e una decina di casi potrebbero essere confermati nei prossimi tre mesi», ha spiegato Hunt. Le nuove misure aeroportuali, che prevedono anche il controllo della temperatura e un questionario, cominceranno da Heatrow ma entro la fine della settimana si amplieranno all’aeroporto di Gatwick e alle stazioni ferroviarie dell’Eurostar che collega Londra con Parigi e Bruxelles, scali internazionali per i voli dall’Africa. In questo modo, dovrebbe essere controllato l’89% delle persone che viaggiano nel Regno Unito da Liberia, Guinea e Sierra Leone.
Le condizioni delle infermiere
Gravi e stazionarie sono le condizioni di Nina Pham, 26 anni l’infermiera americana rimasta contagiata dal virus dell’Ebola dopo essersi presa cura del paziente liberiano Eric Duncan poi morto. Ha ricevuto una trasfusione di sangue da Kent Brantly, il primo americano ad essere contagiato e sopravvissuto. Il medico, guarito grazie ad una cura sperimentale, ha donato il sangue a tre pazienti, inclusa l’infermiera. La giovane è in cura nel Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas ed è entrata in contatto con Duncan insieme ad almeno altre 70 persone. Anche per l’infermiera contagiata a Madrid, Teresa Romero, le condizioni continuano ad essere «stazionarie nella gravità», secondo l’ultimo bollettino medico, anche se le possibilità di guarigione aumentano a partire da martedì, quando si compiono 15 giorni da quando la paziente ha cominciato ad avvertire i primi sintomi della malattia. Lo ha detto oggi ai media Fernando de la Calle, dell’unità di Medicina Tropicale dell’ospedale Carlo III di Madrid, dove è ricoverata l’infermiera. Ha poi confermato che in questo momento in Spagna l’infermiera è l’unica persona che può trasmettere il virus. Le altre 15 persone ricoverate sotto osservazione sono «asintomatiche», come comunica il comitato speciale diffuso venerdì dal governo per fronteggiare la crisi. Un altro centinaio di persone restano sotto vigilanza per contatti indiretti con la donna contagiata. Migliora invece Ashoka Mukpo, il videoreporter freelance di Nbc che è risultato positivo all’ebola solo dopo un giorno di lavoro mentre era in Africa occidentale. Il giornalista si è fatto vivo su Twitter scrivendo di essere sulla via della guarigione.
Donazione
Per combattere l’epidemia di Ebola Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan hanno donato 25 milioni di dollari al Center for Disease Control Foundation . «Dobbiamo tenere il virus sotto controllo nel breve termine, in modo che non si diffonda ulteriormente e finisca per diventare una epidemia su larga scala che va avanti per decenni, come per l’Hiv o la polio», ha affermato il fondatore di Facebook.

14 ottobre 2014 | 10:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/salute/14_ottobr ... aa3c.shtml
camillobenso
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Re: Ebola

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15 OTT 2014 15:22
EBOLA, LA NOSTRA PESTE - L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ PREVEDE 10 MILA CASI ALLA SETTIMANA NEI PROSSIMI DUE MESI, SE GLI INTERVENTI PER BLOCCARE L’INFEZIONE NON SARANNO VELOCI

- IL TASSO DI MORTALITÀ ORMAI E’ AL 70% DEI PAZIENTI


In America i Centri per il controllo della malattia stanno cambiando l’approccio all’Ebola, perché il contagio a Dallas dell’infermiera Nina Pham ha dimostrato che quanto è stato fatto finora non basta, e l’epidemia ora minaccia di allargarsi: 76 medici e infermieri sono sotto osservazione nel suo ospedale…



Paolo Mastrolilli per “La Stampa”


Thomas Frieden, il capo dei Centers for Disease Control di Atlanta, era stato troppo ottimista quando si era detto sicuro che «l’epidemia sarà fermata». In Africa, l’Organizzazione mondiale della Sanità prevede 10.000 casi alla settimana nei prossimi due mesi, se gli interventi per bloccare l’infezione non saranno più veloci ed efficaci, con un tasso di mortalità che è salito al 70% dei pazienti.

In America i Cdc stanno rivoluzionando l’approccio all’Ebola, perché il contagio a Dallas dell’infermiera Nina Pham ha dimostrato che quanto è stato fatto finora non basta, e l’epidemia ora minaccia di allargarsi: 76 medici e infermieri sono sotto osservazione nel suo ospedale. Le autorità Usa hanno iniziato ieri anche i test su un vaccino prodotto in Canada, somministrato a 38 volontari. I risultati sono attesi a breve.


L’allarme dell’Oms è arrivato durante un briefing tenuto ieri a Ginevra dall’assistente direttore Bruce Aylward. Al momento i morti ufficiali sono 4.447 e i contagiati 8.914, ma i numeri reali sono più alti perché i famigliari delle vittime tendono a nascondere le cause del decesso. Se gli interventi per bloccare l’epidemia non saranno più veloci ed efficaci, i contagi saliranno a 10.000 alla settimana.

L’allarme dell’Oms si accompagna a quello dei Cdc, dove Frieden ha annunciato la revisione di tutti i protocolli usati finora, creando una divisione apposita per gestire l’emergenza a livello nazionale, che può raggiungere nel giro di poche ore qualunque luogo nel Paese. Una squadra è stata già inviata a Dallas per verificare come il personale sanitario utilizza, indossa e toglie le protezioni.


Questo addestramento è stato allargato ai medici e agli infermieri in tutto il Paese, rivedendo anche i materiali usati per evitare il contagio. Le persone che curano i malati saranno anche disinfettate con il cloro, una volta uscite dalle stanze dove entrano in contatto con i contagiati, prima di togliersi gli indumenti. Al momento negli Usa esistono solo quattro ospedali specializzati nel trattamento di queste malattie infettive: Emory, i National Institutes of Health di Bethesda, il Nebraska Medical Center di Omaha, e il St. Patrick Hospital di Missoula, in Montana.

L’idea è quella di attrezzare un ospedale specializzato in ogni Stato dove portare tutti i pazienti. Queste iniziative però non stanno placando le polemiche politiche, e diversi repubblicani chiedono le dimissioni di Frieden.


Sentendo le proporzioni della minaccia anche il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha deciso di dare il suo aiuto, donando 25 milioni di dollari ai Cdc per combattere l’Ebola. «Dobbiamo evitare - ha detto - che questa epidemia prenda le proporzioni di altre tragedie del passato, come l’Aids e la poliomielite».
erding
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Re: Ebola

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Ebola, Gino Strada: “Agire in Africa o arriverà in Europa con voli business class”
Dalla Sierra Leone, il fondatore di Emergency è critico sull'allarmismo occidentale e i pochi mezzi messi a disposizione: "Questa è un’epidemia che se non viene fermata diventerà come l'Aids"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 ottobre 2014


“L’Ebola arriverà da voi se non lo fermiamo subito qui in Africa. E non arriverà attraverso i barconi, ma attraverso i voli in business class”. A dirlo è Gino Strada, che è partito per la Sierra Leone per aiutare i malati africani che aumentano di giorno in giorno. Dice di non leggere i giornali, non ha tempo e modo di farlo, ma è critico sull’allarmismo di casa nostra: “Sono tutti preoccupati soltanto dal fatto che prima o poi l’Ebola arrivi da noi, ci si chiede se siamo pronti e cosa succederà nel caso in cui bisognerà affrontare l’emergenza, ma intanto qui stanno morendo migliaia di persone”.

Qual è la situazione sul campo?

Siamo di fronte alla più grande epidemia di Ebola nella storia. E’ questa la situazione. Ed è diversa dalle precedenti perché si sta diffondendo da un paese all’altro. Qui in Sierra Leone la struttura sanitaria è estremamente fragile, non dimentichiamoci che è un paese che è uscito da anni e anni di guerra. Gli ospedali sono strapieni. Da metà settembre abbiamo un nuovo centro, a Lakka non lontano dalla capitale Freetown, con 22 nuovi posti letto ma non bastano, ci sono persone che rimangono fuori. Adesso gli ingegneri dell’esercito britannico costruiranno un nuovo ospedale che poi gestiremo noi, sarà pronto, speriamo, dalla seconda metà di novembre.

Come si svolge una giornata tipo con i malati?
E’ difficile e faticoso, ci sono tra gli ottanta e i novanta nuovi casi al giorno e non ci sono letti sufficienti. Un operatore in un’ora di trattamento a un paziente perde due chili e si indebolisce e così è più esposto. Qui c’è una temperatura oltre i trenta gradi e questo certo non aiuta.

Cosa può fare concretamente l’Occidente? Chi vi aiuta?
L’Occidente può fare tanto, con risorse economiche ma anche umane. Questa è un’epidemia che se non viene fermata diventerà come l’Aids. Per il momento la cooperazione inglese ci sta aiutando molto e anche il governo della Sierra Leone collabora anche se con le sue limitate possibilità. Ma ci vorrebbe molto di più. Ripeto, siamo focalizzati solo sull’arrivo di Ebola nel nord del mondo e questo non mi sembra un ragionamento etico. Ci sono stime che calcolano l’avanzata dell’Ebola in centinaia di migliaia di nuove vittime. E’ il momento di agire, questo lo dicono tutti, ma va fatto subito e con la coscienza che sarà uno sforzo enorme.

C’è personale medico italiano impegnato accanto a voi?
Questo è un paradosso, ci sono 15 persone pronte a partire dall’Italia, non parlo di volontari ma di medici e personale specializzato delle strutture sanitarie pubbliche. Ma non possono perché gli ospedali non hanno gli strumenti legali per lasciarli partire. In pratica finché il governo non dichiara lo stato di emergenza, come era stato per lo Tsunami, queste persone, che ci servono davvero, non possono partire. Questo vale per i dipendenti pubblici mentre per i privati è una contrattazione individuale. E’ una situazione che si deve sbloccare subito perché siamo già in ritardo.

Come trattate i pazienti dal momento che non esiste una cura?

Forniamo una terapia di supporto, principalmente con l’infusione di liquidi. Ora stiamo portando avanti un studio clinico perché è vero che si studiano i vaccini ma concretamente, anche se venisse scoperto, quanto ci metterebbe ad arrivare in Africa? Stiamo sperimentando l’impiego di un farmaco di uso comune in cardiologia. In laboratorio limita la penetrazione del virus, ora bisogna capire se funziona sul paziente. E’ difficile ma bisogna provare. Sono ricerche che portiamo avanti con l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Per ora è questo che possiamo fare ma ci serve aiuto.

di Caterina Grignani

da Il Fatto Quotidiano del 16 ottobre 2014

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Re: Ebola

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Gino Strada a Otto e mezzo su La7, su Ebola da Sierra Leone.
camillobenso
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Re: Ebola

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Ebola, primo italiano contagiato: è un medico di Emergency
Cronaca

Il paziente è risultato positivo al virus in Sierra Leone, arriverà a breve in Italia e verrà ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma. “Sono state immediatamente attivate - spiega il ministero della Salute - l'Unità di crisi della Farnesina e l’Aeronautica Militare
di F. Q. | 24 novembre 2014 COMMENTI


È un medico di Emergency il primo cittadino italiano contagiato dall’Ebola. Il paziente è risultato positivo al virus in Sierra Leone, arriverà a breve in Italia e verrà ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma. “Sono state immediatamente attivate – spiega il ministero della Salute – l’Unità di crisi della Farnesina e l’Aeronautica Militare per le conseguenti attività operative”.

Tutto è stato predisposto in modo da “organizzare il trasferimento e il trattamento del medico italiano con trasporto ad alto biocontenimento” in massima sicurezza. “Mi sento di rassicurare la famiglia che il nostro medico sta bene, non ha avuto febbre o altri sintomi durante la notte, stamattina ha fatto colazione e continua a bere in maniera autonoma, esprimo la mia vicinanza a lui e alla famiglia e assicuro che il governo italiano tutto è al fianco del nostro connazionale” dice il ministro Beatrice Lorenzin. Il medico lavora nel Centro per malati di Ebola di Lakka. Emergency “assicura che tutto lo staff del Centro segue una formazione specifica sui protocolli di protezione per evitare il contagio e la diffusione del virus. Nessun intervento sanitario in un’epidemia così grave può essere considerato completamente privo di rischi”. In Sierra Leone, spiega l’organizzazione medico-umanitaria “la situazione è drammatica: l’epidemia continua a espandersi con oltre 100 nuovi casi al giorno. Emergency ricorda i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui sono oltre 5.000 i malati di Ebola nel Paese, ma i dati reali potrebbero essere molto più alti”.

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“Non siamo allarmati. Il collega contagiato dal virus Ebola in Sierra Leone è stato assistito sin dai primissimi sintomi e seguiamo rigidissime procedure di sicurezza. Sappiamo bene, dalla nostra esperienza, che il tempo fa molta differenza. E in questo caso l’assistenza è stata immediata” spiega Cecilia Strada, presidente di Emergecy. “Stiamo procedendo all’evacuazione – spiega all’Adnkronos Salute – che avverà nelle prossime ore, ma il collega sta bene. I sintomi sono allo stadio iniziale”. Il volontario si trovava nel Paese dal 18 ottobre “nello staff composto da 33 persone, di cui circa 26 italiani”. Il contagio non scoraggia l’organizzazione. “Ci sono 15 persone in attesa di partire per la Sierra Leone”, spiega Cecilia Strada. “E a metà dicembre prenderemo in gestione un centro di 100 posti letto che la cooperazione inglese sta terminando. Non a caso nel nostro staff stanno arrivando alcuni medici inglesi“. Per battere Ebola, “cosa che noi vogliamo fare, prima che questa epidemia si trasformi in una catastrofe – dice Cecilia Strada – servono persone, materiali e strutture per l’isolamento”.

L’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma “è pronto, ma lo è da tempo, ad accogliere in serata il medico italiano contagiato in Sierra Leone dal virus Ebola. Ci siamo addestrati in questi mesi, i medici e il personale sanitario sono pronti – dice Valerio Fabio Alberti, commissario straordinario degli Irccs Regina Elena, San Gallicano e Lazzaro Spallanzani – per dare tutta l’assistenza necessaria. Un’ambulanza ad alto isolamento lo porterà dall’aeroporto allo Spallanzani”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... y/1230601/
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