MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
casaleggio : onore ad un uomo culturalmente di sinistra, politicamente di destra che ha saputo costruire un grande movimento di sinistra
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
CONTRORRENTE
Tra i vari peana comparsi in rete alla morte di Casaleggio, scelgo di pubblicare quello di Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera perché il meno untuoso anche se con luci ed ombre.
La morte, mette da parte la iena che c'é in noi e si abbandona ad addolcire il pensiero o l'azione di chi abbandona per sempre questo Pianeta.
Sarebbe preferibile essere meno iene in vita e più realisti nel post mortem.
IL PERSONAGGIO
Morto Casaleggio, il precursore
«della rivolta» che ha contribuito
a cambiare l’Italia Le sue frasi |Foto
Un precursore, uno dei primi a capire che la politica contemporanea passa «per il sopra e per il sotto»: luci e ombre sulla sua azione e gli interrogativi sul futuro del Movimento
di Aldo Cazzullo
«Beppe, non farlo!». «Beppe c’è la corrente contraria!». «Beppe ci sono i barracuda!». A Cannitello, ultimo lembo di Calabria, diluviava, e Grillo scrutava il mare un po’ preoccupato: «Su Google lo Stretto pareva più stretto...». Poi guardò Gianroberto Casaleggio, che gli fece un cenno con la testa, e si risolse: «Datemi le pinne». Per tutto il tempo della nuotata, Casaleggio — magrissimo, basco verde alla Che Guevara, capelli brizzolati sulle spalle — lo seguì ritto sulla barca, sostenendolo con lo sguardo. In vista della spiaggia siciliana si gettò nell’acqua fino alla cintola, per accompagnarlo nelle ultime bracciate, che Grillo fece spavaldamente a delfino. Poi, mentre Beppe scherzava con i cronisti, lui spiegò serio, a voce appena percettibile: «Stiamo cambiando la storia d’Italia».
Gianroberto Casaleggio è stato un precursore. Uno tra i primi ad aver capito che il segno del nostro tempo è la rivolta contro l’establishment, le vecchie classi dirigenti, i vecchi partiti, i sindacati, le forme tradizionali di rappresentanza, e anche i media tradizionali. Il vero capo dei Cinque Stelle era lui; e oggi in Europa, nel bene o nel male, non esiste nulla di simile ai Cinque Stelle. Il movimento che li ricorda di più, Podemos, ha preso il 19% alle elezioni, non il 25; ed è un movimento di sinistra, critico con i socialisti ma di sinistra, alla fine dei comizi di Pablo Iglesias si canta El pueblo unido, la sua bandiera è quella della Spagna repubblicana sconfitta da Franco nella guerra civile; i Cinque Stelle sono trasversali. Destra e sinistra esistono ancora, ovviamente, ma Casaleggio è stato tra i primi a capire pure che la politica contemporanea passa per un nuovo crinale, il sopra e il sotto. E la rete, con tutti i suoi limiti, è lo strumento che consente a chi sta sotto, sente di non contare nulla, non ha o non aveva accesso ai giornali o alla tv, di organizzarsi e far sentire la propria voce.
Ora però si apre un grande interrogativo. Soprattutto se Beppe Grillo non tornerà sui propri passi, dopo che aveva rinunciato a un ruolo politico in prima fila. Il movimento accreditato dai sondaggi di quasi il 30% dovrà darsi una nuova leadership, o almeno consolidare quella che ha espresso finora: Di Maio, Di Battista, Fico. Gli scandali dei partiti tradizionali sono carburante nel motore dei grillini. I loro voti hanno due motivazioni di fondo: l’indignazione e la frustrazione. Il primo è positivo: significa che l’opinione pubblica non è rassegnata né assuefatta, che la domanda di cambiamento è forte. Il secondo è negativo, ma è molto diffuso, in particolare tra i tanti giovani che sembrano essersi arresi prima di cominciare a combattere, persuasi da una rappresentazione – tutti i politici sono corrotti, tutti gli imprenditori ladri, tutti i banchieri usurai – efficace ma falsa. Per fare un solo esempio, una proposta come il reddito di cittadinanza può essere efficace se è un sostegno momentaneo legato alla ricerca del lavoro. Può essere devastante - in un Paese dove a milioni non studiano non si formano e non lavorano - se comunica il messaggio che lo Stato può darti qualcosa in cambio di nulla. I Cinque Stelle sono al bivio tra partecipazione e populismo: dalla loro scelta dipende molto della qualità della nostra democrazia. Una cosa è certa: quel giorno sullo stretto di Messina Casaleggio non stava millantando. Ha davvero contribuito a cambiare la storia d’Italia.
12 aprile 2016 (modifica il 12 aprile 2016 | 13:41)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/16_apri ... 9bc6.shtml
Tra i vari peana comparsi in rete alla morte di Casaleggio, scelgo di pubblicare quello di Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera perché il meno untuoso anche se con luci ed ombre.
La morte, mette da parte la iena che c'é in noi e si abbandona ad addolcire il pensiero o l'azione di chi abbandona per sempre questo Pianeta.
Sarebbe preferibile essere meno iene in vita e più realisti nel post mortem.
IL PERSONAGGIO
Morto Casaleggio, il precursore
«della rivolta» che ha contribuito
a cambiare l’Italia Le sue frasi |Foto
Un precursore, uno dei primi a capire che la politica contemporanea passa «per il sopra e per il sotto»: luci e ombre sulla sua azione e gli interrogativi sul futuro del Movimento
di Aldo Cazzullo
«Beppe, non farlo!». «Beppe c’è la corrente contraria!». «Beppe ci sono i barracuda!». A Cannitello, ultimo lembo di Calabria, diluviava, e Grillo scrutava il mare un po’ preoccupato: «Su Google lo Stretto pareva più stretto...». Poi guardò Gianroberto Casaleggio, che gli fece un cenno con la testa, e si risolse: «Datemi le pinne». Per tutto il tempo della nuotata, Casaleggio — magrissimo, basco verde alla Che Guevara, capelli brizzolati sulle spalle — lo seguì ritto sulla barca, sostenendolo con lo sguardo. In vista della spiaggia siciliana si gettò nell’acqua fino alla cintola, per accompagnarlo nelle ultime bracciate, che Grillo fece spavaldamente a delfino. Poi, mentre Beppe scherzava con i cronisti, lui spiegò serio, a voce appena percettibile: «Stiamo cambiando la storia d’Italia».
Gianroberto Casaleggio è stato un precursore. Uno tra i primi ad aver capito che il segno del nostro tempo è la rivolta contro l’establishment, le vecchie classi dirigenti, i vecchi partiti, i sindacati, le forme tradizionali di rappresentanza, e anche i media tradizionali. Il vero capo dei Cinque Stelle era lui; e oggi in Europa, nel bene o nel male, non esiste nulla di simile ai Cinque Stelle. Il movimento che li ricorda di più, Podemos, ha preso il 19% alle elezioni, non il 25; ed è un movimento di sinistra, critico con i socialisti ma di sinistra, alla fine dei comizi di Pablo Iglesias si canta El pueblo unido, la sua bandiera è quella della Spagna repubblicana sconfitta da Franco nella guerra civile; i Cinque Stelle sono trasversali. Destra e sinistra esistono ancora, ovviamente, ma Casaleggio è stato tra i primi a capire pure che la politica contemporanea passa per un nuovo crinale, il sopra e il sotto. E la rete, con tutti i suoi limiti, è lo strumento che consente a chi sta sotto, sente di non contare nulla, non ha o non aveva accesso ai giornali o alla tv, di organizzarsi e far sentire la propria voce.
Ora però si apre un grande interrogativo. Soprattutto se Beppe Grillo non tornerà sui propri passi, dopo che aveva rinunciato a un ruolo politico in prima fila. Il movimento accreditato dai sondaggi di quasi il 30% dovrà darsi una nuova leadership, o almeno consolidare quella che ha espresso finora: Di Maio, Di Battista, Fico. Gli scandali dei partiti tradizionali sono carburante nel motore dei grillini. I loro voti hanno due motivazioni di fondo: l’indignazione e la frustrazione. Il primo è positivo: significa che l’opinione pubblica non è rassegnata né assuefatta, che la domanda di cambiamento è forte. Il secondo è negativo, ma è molto diffuso, in particolare tra i tanti giovani che sembrano essersi arresi prima di cominciare a combattere, persuasi da una rappresentazione – tutti i politici sono corrotti, tutti gli imprenditori ladri, tutti i banchieri usurai – efficace ma falsa. Per fare un solo esempio, una proposta come il reddito di cittadinanza può essere efficace se è un sostegno momentaneo legato alla ricerca del lavoro. Può essere devastante - in un Paese dove a milioni non studiano non si formano e non lavorano - se comunica il messaggio che lo Stato può darti qualcosa in cambio di nulla. I Cinque Stelle sono al bivio tra partecipazione e populismo: dalla loro scelta dipende molto della qualità della nostra democrazia. Una cosa è certa: quel giorno sullo stretto di Messina Casaleggio non stava millantando. Ha davvero contribuito a cambiare la storia d’Italia.
12 aprile 2016 (modifica il 12 aprile 2016 | 13:41)
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http://www.corriere.it/politica/16_apri ... 9bc6.shtml
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2016/ ... giugliano/
Stamattina Vincenzo Risso, consigliere del M5S al comune di Giugliano, in piena Terra dei fuochi, è stato aggredito da un personaggio che ritiene un terreno demaniale di sua proprietà. Su quello spiazzo, infatti, Risso e i comitati cittadini vogliono realizzare una piazza per il paese, un luogo aperto a tutti, di incontro e di comunità. Ma lui non ci sta e oltre agli spintoni arrivano anche chiare, registrate da una telecamere, le sue esplicite minacce: "T'appic' a capa" (ti do fuoco).
A Vincenzo la vicinanza di tutto il MoVimento 5 Stelle perché la lotta per il recupero degli spazi pubblici per ridarli ai cittadini è una sacrosanta lotta di civiltà. E anche su questo non molleremo mai!
------------------
Ciao
Paolo11
Stamattina Vincenzo Risso, consigliere del M5S al comune di Giugliano, in piena Terra dei fuochi, è stato aggredito da un personaggio che ritiene un terreno demaniale di sua proprietà. Su quello spiazzo, infatti, Risso e i comitati cittadini vogliono realizzare una piazza per il paese, un luogo aperto a tutti, di incontro e di comunità. Ma lui non ci sta e oltre agli spintoni arrivano anche chiare, registrate da una telecamere, le sue esplicite minacce: "T'appic' a capa" (ti do fuoco).
A Vincenzo la vicinanza di tutto il MoVimento 5 Stelle perché la lotta per il recupero degli spazi pubblici per ridarli ai cittadini è una sacrosanta lotta di civiltà. E anche su questo non molleremo mai!
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Pizzarotti sindaco di Parma : parliamone
cari sindaco pizzarotti ti scrivo da parente alla lontana e tu lo sai si siamo
comunque parenti scorre lo stesso sangue quello della sinistra.
siamo parenti lontani perché nella sinistra siamo diversi.
tu sei un sindaco avanti perché capisci le situazioni e cerchi di agire .
tutto verificato .
Sai che come sindaco puoi fare molto poco, sei un impiegato amministrativo si diciamo un dirigente amministrativo ma pur sempre a
mministravo.
si ti occupi di buche nelle strade e poco altro
ultimamente ti sei specializzato in fiori, la città di Parma ovunque ha stupendi fiori in ogni luogo ponti compresi.
i cittadini parmigiano devono ringraziarti e anche io cuoco dei fiori ti devo ringraziare.
il mio risotto alle rose a Parma lo sento non so più democratico, per non dire delle lasegna ai fiori.
grande sindaco ma da compagno ti dico la rivoluzione il cambiamento e altra cosa , la città nonostante i fiori e molto ancora provinciale.
caro sindaco fai una grande messa, la mansione di sindaco e finita, andate in pace.
le strade sono ok le fioraie sono rock.
adesso tocca al presidente della città metropolitana di Parma.
quindi al presidente del granducato di Parma , basta con questo obsoleto ruolo impiegatizio. sindaco tu devi in divenire essere il granduca di Parma.
iniziamo dal vestire parrucca e vestiti consoni alla tua nuova carica.
fatto lo stato , fatto il principe ora parliamo di programmi progetti . finalmente!!
buon risotto alle rose granduca!!!!
( continua)
cari sindaco pizzarotti ti scrivo da parente alla lontana e tu lo sai si siamo
comunque parenti scorre lo stesso sangue quello della sinistra.
siamo parenti lontani perché nella sinistra siamo diversi.
tu sei un sindaco avanti perché capisci le situazioni e cerchi di agire .
tutto verificato .
Sai che come sindaco puoi fare molto poco, sei un impiegato amministrativo si diciamo un dirigente amministrativo ma pur sempre a
mministravo.
si ti occupi di buche nelle strade e poco altro
ultimamente ti sei specializzato in fiori, la città di Parma ovunque ha stupendi fiori in ogni luogo ponti compresi.
i cittadini parmigiano devono ringraziarti e anche io cuoco dei fiori ti devo ringraziare.
il mio risotto alle rose a Parma lo sento non so più democratico, per non dire delle lasegna ai fiori.
grande sindaco ma da compagno ti dico la rivoluzione il cambiamento e altra cosa , la città nonostante i fiori e molto ancora provinciale.
caro sindaco fai una grande messa, la mansione di sindaco e finita, andate in pace.
le strade sono ok le fioraie sono rock.
adesso tocca al presidente della città metropolitana di Parma.
quindi al presidente del granducato di Parma , basta con questo obsoleto ruolo impiegatizio. sindaco tu devi in divenire essere il granduca di Parma.
iniziamo dal vestire parrucca e vestiti consoni alla tua nuova carica.
fatto lo stato , fatto il principe ora parliamo di programmi progetti . finalmente!!
buon risotto alle rose granduca!!!!
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
IL TEMPO DELLE MELE E' FINITO, SVEGLIA!!!!
Mazzucco: 5 Stelle, lasciate perdere la presunzione d’onestà
Scritto il 07/5/16 • nella Categoria: idee
Nel 2013 ho votato per i 5 Stelle, e continuerò a farlo finchè rimarrà un filo di speranza che questi ragazzi riescano a risanare il nostro sistema politico, marcio e corrotto. Però non si può continuare a propagandare l’onestà come se fosse un biglietto da visita, da presentare all’interlocutore ancor prima di pronunciare il proprio nome. Invece questo è quello che sta accadendo, sempre più spesso, con i 5 Stelle. Il caso più eclatante, che mi ha colpito particolarmente, è stato quello di Virginia Raggi, che lo scorso venerdì si è presentata da Mentana, a “Bersaglio Mobile”, dicendo sostanzialmente che i romani dovrebbero votare lei perchè è prima di tutto una persona onesta. E’ stato un gesto decisamente antipatico, pieno di presunzione e di saccenza. Ed infatti lo stesso Mentana, che di certo non è un nemico dei 5 Stelle, ha replicato dicendo «va bè, che un candidato sia una persona onesta lo si presume in partenza, poi però ci vuole anche qualcos’altro».In verità, la patente di onestà bisogna conquistarsela sul campo, comportandosi in modo corretto, trasparente ed utile per la comunità. Non puoi appiccicarti tu il bollino blu sulla fronte e andare in giro a dire “votate per me perchè sono onesto”. La patente di onestà è qualcosa che ti danno gli altri a ragion veduta, dopo aver lavorato correttamente sotto gli occhi di tutti. Non puoi anteporla tu come sine qua non per poter pronunciare il tuo nome. Sia chiaro: una cosa è cantare “onestà” come slogan da utilizzare in pubblico. E’ giusto che i 5 Stelle, collettivamente, chiedano onestà perchè sappiamo tutti che questo è il problema fondamentale che sta alla radice di tutti i mali del nostro paese. Ben altra invece è dichiararsi onesti a livello individuale, singolarmente, con nome e cognome. Anche perchè tutti nasciamo onesti, all’inizio. Sono poi le svolte della vita che ci portano a rimanerlo o meno. Quindi, uno che sia onesto oggi non è detto che lo rimanga anche domani. E se un solo 5 Stelle, che si proclama onesto prima di ricevere un mandato pubblico, finisse poi per diventare disonesto, dopo averlo ricevuto, segnerebbe automaticamente la fine per tutto il movimento.Guardate solo quello che i piddini sono riusciti a mettere in piedi, con l’inconsistente caso di Quarto, ed immaginate il putiferio mediatico che metterebbe in piedi una belva come Renzi se un domani uno qualunque dei 5 Stelle, dopo aver ricevuto un mandato pubblico, venisse anche solo sfiorato da un sospetto di corruzione. Ne verrebbe fuori un vero e proprio Carnevale di Rio, con i 5 Stelle nella parte dei coriandoli. Ragazzi, lasciatevelo dire: voi fate il vostro lavoro, in modo pulito e trasparente, e lasciate che siano gli altri a decidere se siete onesti o meno. Tanto, la storia arriva sempre a dare il suo giudizio corretto, prima o poi.(Massimo Mazzucco, “I 5 Stelle e la presunzione di onestà”, da “Luogo Comune” del 25 aprile 2016).
Mazzucco: 5 Stelle, lasciate perdere la presunzione d’onestà
Scritto il 07/5/16 • nella Categoria: idee
Nel 2013 ho votato per i 5 Stelle, e continuerò a farlo finchè rimarrà un filo di speranza che questi ragazzi riescano a risanare il nostro sistema politico, marcio e corrotto. Però non si può continuare a propagandare l’onestà come se fosse un biglietto da visita, da presentare all’interlocutore ancor prima di pronunciare il proprio nome. Invece questo è quello che sta accadendo, sempre più spesso, con i 5 Stelle. Il caso più eclatante, che mi ha colpito particolarmente, è stato quello di Virginia Raggi, che lo scorso venerdì si è presentata da Mentana, a “Bersaglio Mobile”, dicendo sostanzialmente che i romani dovrebbero votare lei perchè è prima di tutto una persona onesta. E’ stato un gesto decisamente antipatico, pieno di presunzione e di saccenza. Ed infatti lo stesso Mentana, che di certo non è un nemico dei 5 Stelle, ha replicato dicendo «va bè, che un candidato sia una persona onesta lo si presume in partenza, poi però ci vuole anche qualcos’altro».In verità, la patente di onestà bisogna conquistarsela sul campo, comportandosi in modo corretto, trasparente ed utile per la comunità. Non puoi appiccicarti tu il bollino blu sulla fronte e andare in giro a dire “votate per me perchè sono onesto”. La patente di onestà è qualcosa che ti danno gli altri a ragion veduta, dopo aver lavorato correttamente sotto gli occhi di tutti. Non puoi anteporla tu come sine qua non per poter pronunciare il tuo nome. Sia chiaro: una cosa è cantare “onestà” come slogan da utilizzare in pubblico. E’ giusto che i 5 Stelle, collettivamente, chiedano onestà perchè sappiamo tutti che questo è il problema fondamentale che sta alla radice di tutti i mali del nostro paese. Ben altra invece è dichiararsi onesti a livello individuale, singolarmente, con nome e cognome. Anche perchè tutti nasciamo onesti, all’inizio. Sono poi le svolte della vita che ci portano a rimanerlo o meno. Quindi, uno che sia onesto oggi non è detto che lo rimanga anche domani. E se un solo 5 Stelle, che si proclama onesto prima di ricevere un mandato pubblico, finisse poi per diventare disonesto, dopo averlo ricevuto, segnerebbe automaticamente la fine per tutto il movimento.Guardate solo quello che i piddini sono riusciti a mettere in piedi, con l’inconsistente caso di Quarto, ed immaginate il putiferio mediatico che metterebbe in piedi una belva come Renzi se un domani uno qualunque dei 5 Stelle, dopo aver ricevuto un mandato pubblico, venisse anche solo sfiorato da un sospetto di corruzione. Ne verrebbe fuori un vero e proprio Carnevale di Rio, con i 5 Stelle nella parte dei coriandoli. Ragazzi, lasciatevelo dire: voi fate il vostro lavoro, in modo pulito e trasparente, e lasciate che siano gli altri a decidere se siete onesti o meno. Tanto, la storia arriva sempre a dare il suo giudizio corretto, prima o poi.(Massimo Mazzucco, “I 5 Stelle e la presunzione di onestà”, da “Luogo Comune” del 25 aprile 2016).
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
LA BATTAGLIA FINALE DELLA GUERRA PER BANDE PER LA
CONQUISTA DEL POTERE E' INIZIATA.
I 5 STELLE SONO IN GRADO DI COMBATTERLA???????
DOPO L'ARTICOLO CI SONO 5220 COMMENTI PER SAPERE COME LA PENSA LA VOX POPULI
Rifiuti Livorno, avviso di garanzia per il sindaco M5s Filippo Nogarin: “Pronto a dimettermi se atti contrari a M5s”
Giustizia & Impunità
Il primo cittadino: "Sono certo di aver agito bene". Un avviso di garanzia era già arrivato all’assessore al Bilancio e braccio destro. Il Pd: "Di Maio dopo Lodi si ferma anche lì?". Boschi: "Il 21% dei loro Comuni ha problemi con giustizia"
di Diego Pretini | 7 maggio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... n/2704996/
CONQUISTA DEL POTERE E' INIZIATA.
I 5 STELLE SONO IN GRADO DI COMBATTERLA???????
DOPO L'ARTICOLO CI SONO 5220 COMMENTI PER SAPERE COME LA PENSA LA VOX POPULI
Rifiuti Livorno, avviso di garanzia per il sindaco M5s Filippo Nogarin: “Pronto a dimettermi se atti contrari a M5s”
Giustizia & Impunità
Il primo cittadino: "Sono certo di aver agito bene". Un avviso di garanzia era già arrivato all’assessore al Bilancio e braccio destro. Il Pd: "Di Maio dopo Lodi si ferma anche lì?". Boschi: "Il 21% dei loro Comuni ha problemi con giustizia"
di Diego Pretini | 7 maggio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... n/2704996/
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
POLITICA
Movimento 5 Stelle: ma ora Grillo, Casaleggio jr e il direttorio devono rispondere a una domanda…
Politica
di Beppe Lopez | 9 maggio 2016
COMMENTI (4)
Profilo blogger
Beppe Lopez
Giornalista e scrittore
C’è una breve domanda, dalle conseguenze enormi, alla quale è proprio giunto il momento che il Movimento 5 Stelle dia una risposta chiara, inequivocabile e definitiva, per il bene del Paese ed anche per il proprio bene. La fase storica che vivono sulla propria pelle gli italiani – in particolare per la crisi economica, finanziaria e produttiva, per i rapporti con l’Europa, per le conseguenze delle ondate immigratorie e soprattutto per la crisi del sistema politico e istituzionale – è assai complessa. Richiederebbe interventi risanatori urgenti e un personale politico deciso, senza macchie e dalle idee chiare.
Intanto, Grillo stava per fare un passo indietro (o di lato), il guru Casaleggio non c’è più, il pre-leader Di Maio procede nel suo tour di legittimazione internazionale, si riapre la guerra fra governo e magistratura, importanti elezioni amministrative sono alle porte, probabilmente la capitale sarà governata da una giunta a 5 stelle, è in corso uno scontro decisivo (per le sorti della democrazia in Italia) sulla riforma governativa della Costituzione divenuto anche un referendum sul “renzismo”…
In questo quadro, è comprensibile che gli italiani, a cominciare da coloro che guardano sin dall’inizio al Movimento 5 Stelle con interesse e speranza, anche se non acriticamente, si interroghino su quale sia oggi esattamente la posizione dei 5 Stelle non solo a proposito del ventaglio di interventi e decisioni necessarie in materia di lavoro, servizi pubblici, finanza pubblica, ecc., ma prima ancora sulla questione “democrazia diretta”.
In concreto, è fondamentale capire e sapere se – in base alla straordinaria esperienza sin qui acquisita da un movimento che, nato com’è nato (Grillo, Casaleggio, la rete…), è riuscito d’impeto a conquistare nel giro di pochissimi anni un ruolo da protagonista sulla scena politica – siano maturate le condizioni per una solida ed esplicita posizione, rispetto alla propria presenza nelle istituzioni, diversa da quella iniziale.
La domanda alla quale Grillo, Casaleggio jr e il Direttorio ora dovrebbero rispondere è insomma la seguente: la strada scelta o considerata ora inevitabile – una strada che a chi firma appare da sempre virtuosamente praticabile, anzi da praticare e purtroppo sottostimata – è effettivamente quella di una naturale e operosa integrazione fra “ortodossia” e “pragmatismo” (cosiddetti) e della “rivoluzionaria” irruzione degli strumenti della democrazia diretta nel corpo vivo della democrazia rappresentativa?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... a/2708983/
Movimento 5 Stelle: ma ora Grillo, Casaleggio jr e il direttorio devono rispondere a una domanda…
Politica
di Beppe Lopez | 9 maggio 2016
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C’è una breve domanda, dalle conseguenze enormi, alla quale è proprio giunto il momento che il Movimento 5 Stelle dia una risposta chiara, inequivocabile e definitiva, per il bene del Paese ed anche per il proprio bene. La fase storica che vivono sulla propria pelle gli italiani – in particolare per la crisi economica, finanziaria e produttiva, per i rapporti con l’Europa, per le conseguenze delle ondate immigratorie e soprattutto per la crisi del sistema politico e istituzionale – è assai complessa. Richiederebbe interventi risanatori urgenti e un personale politico deciso, senza macchie e dalle idee chiare.
Intanto, Grillo stava per fare un passo indietro (o di lato), il guru Casaleggio non c’è più, il pre-leader Di Maio procede nel suo tour di legittimazione internazionale, si riapre la guerra fra governo e magistratura, importanti elezioni amministrative sono alle porte, probabilmente la capitale sarà governata da una giunta a 5 stelle, è in corso uno scontro decisivo (per le sorti della democrazia in Italia) sulla riforma governativa della Costituzione divenuto anche un referendum sul “renzismo”…
In questo quadro, è comprensibile che gli italiani, a cominciare da coloro che guardano sin dall’inizio al Movimento 5 Stelle con interesse e speranza, anche se non acriticamente, si interroghino su quale sia oggi esattamente la posizione dei 5 Stelle non solo a proposito del ventaglio di interventi e decisioni necessarie in materia di lavoro, servizi pubblici, finanza pubblica, ecc., ma prima ancora sulla questione “democrazia diretta”.
In concreto, è fondamentale capire e sapere se – in base alla straordinaria esperienza sin qui acquisita da un movimento che, nato com’è nato (Grillo, Casaleggio, la rete…), è riuscito d’impeto a conquistare nel giro di pochissimi anni un ruolo da protagonista sulla scena politica – siano maturate le condizioni per una solida ed esplicita posizione, rispetto alla propria presenza nelle istituzioni, diversa da quella iniziale.
La domanda alla quale Grillo, Casaleggio jr e il Direttorio ora dovrebbero rispondere è insomma la seguente: la strada scelta o considerata ora inevitabile – una strada che a chi firma appare da sempre virtuosamente praticabile, anzi da praticare e purtroppo sottostimata – è effettivamente quella di una naturale e operosa integrazione fra “ortodossia” e “pragmatismo” (cosiddetti) e della “rivoluzionaria” irruzione degli strumenti della democrazia diretta nel corpo vivo della democrazia rappresentativa?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... a/2708983/
Ultima modifica di camillobenso il 10/05/2016, 18:05, modificato 1 volta in totale.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Livorno, Nogarin indagato anche per abuso d’ufficio e falso in bilancio. Le accuse dei pm al sindaco
Giustizia & Impunità
L'anticipazione del "Tirreno" sull'inchiesta sull'azienda dei rifiuti della città toscana: non solo la bancarotta fraudolenta già contestata nell'avviso di garanzia ricevuto dal primo cittadino. Ma anche altre due ipotesi di reato per le quali la Procura sta facendo indagini. Nel mirino la revoca del cda di Aamps e l'approvazione del bilancio 2014 contro il parere dei revisori
di F. Q. | 10 maggio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... o/2712577/
Giustizia & Impunità
L'anticipazione del "Tirreno" sull'inchiesta sull'azienda dei rifiuti della città toscana: non solo la bancarotta fraudolenta già contestata nell'avviso di garanzia ricevuto dal primo cittadino. Ma anche altre due ipotesi di reato per le quali la Procura sta facendo indagini. Nel mirino la revoca del cda di Aamps e l'approvazione del bilancio 2014 contro il parere dei revisori
di F. Q. | 10 maggio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... o/2712577/
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
POLITICA
Livorno, dove la trasparenza non paga
Politica
di Lavoce.info | 10 maggio 2016
COMMENTI (8)
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Lavoce.info
Il sindaco di Livorno, per fare chiarezza sul collasso della municipalizzata dei rifiuti, decide di portare i libri in tribunale. Poco dopo anche per lui scatta l’avviso di garanzia. Eppure qual è il compito dell’amministratore pubblico se non provare a risolvere i problemi della collettività?
di Carlo Scarpa * (Fonte: lavoce.info)
La pessima prassi di nascondere i “piccoli” problemi…
Vita dura quella dell’amministratore della cosa pubblica. Ne sa qualcosa il sindaco di Livorno, che dopo aver cercato di fare chiarezza sul collasso di un’impresa pubblica (la municipalizzata dei rifiuti dello stesso comune, rovinata da anni di mala gestione) e dopo avere fatto un atto di estremo coraggio (portare i libri in tribunale) è rimasto coinvolto dallo scandalo che lui stesso aveva sollevato. Vita dura davvero. E vale la pena di ricostruirne i passaggi. Anno 2014. Dopo settanta anni di indiscussa amministrazione di sinistra (dal Pci al Pd, dal 1944 nessun sindaco livornese ha avuto un’estrazione diversa) viene eletto sindaco Filippo Nogarin, del Movimento 5 Stelle. Forse i livornesi si sono accorti che “qualcosa” non andava? Non lo so. Ma da allora – tra i tanti problemi sul tappeto – il neo sindaco si trova ad affrontare il tema della locale azienda dei rifiuti (Aamps), al 100 per cento del comune. E qui, le cose che non andavano erano tante.
È almeno dal 2010 che il margine operativo dell’impresa non è superiore agli ammortamenti: in cinque anni, oltre 7,3 milioni di perdite a livello di risultato operativo netto (i bilanci sono sul sito del comune). Tanto che nel 2013 una verifica da parte del ministero dell’Economia aveva denunciato una decina di “non conformità”, alcune decisamente gravissime. Come si legge, per esempio, nello stesso bilancio dell’impresa, “non puntuale riscossione della tariffa di igiene Ambientale; squilibrio tendenziale fra costi della produzione e ricavi; eccessivo ricorso all’indebitamento verso istituti bancari”.
Ciononostante, nella primavera 2014 gli amministratori chiudono “tranquillamente” il bilancio del 2013 facendo apparire utili minimi ma superiori allo zero e parlando più in generale di “un risultato positivo (…) che ci fa ben sperare per il futuro”. Decisione coraggiosa, di fronte di una relazione del collegio sindacale (l’organo di controllo) il quale concludeva, con insolita franchezza, che il “progetto di bilancio al 31/12/2013 non è stato redatto con chiarezza e non rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato economico di Aamps”.
… fin quando i problemi stessi non siano troppo grandi
Dopo qualche settimana si insedia la nuova amministrazione, che deve decidere cosa fare dei problemi che fino allora erano finiti sotto il tappeto. Il risultato è che il bilancio di fine 2014 fa segnare quasi 12 milioni di perdita, con debiti a breve verso le banche saliti da 4 a 12,5 milioni. Una situazione in gran parte dovuta alla necessità di accantonare somme ingenti per crediti vecchi ormai di fatto inesigibili: le tariffe “di igiene ambientale” che le precedenti amministrazioni mantenevano a bilancio quasi si trattasse di crediti di imminente incasso. Anche questo è stato un bilancio molto sofferto, approvato a fine ottobre (cinque mesi oltre il normale), di nuovo con il parere negativo dei sindaci, che sollevano forti dubbi sulla “continuità aziendale”. A fine 2015 la nuova amministrazione deve quindi portare i libri in tribunale; preferisce tentare altre strade, ma – anche mancandole le risorse – il 25 febbraio 2016 viene presentata domanda di ammissione al concordato preventivo, ciò che il tribunale concede il 5 marzo.
Un concordato con poca concordia
Il concordato ha tante conseguenze. Citiamone due per tutte, giusto per chiarire i risvolti economici e politici della cosa. La prima è che l’impresa può sospendere il pagamento degli interessi alle banche. A cominciare dal Monte dei Paschi, che a quanto pare riceveva da questa fonte quasi un milione all’anno. La seconda conseguenza è che di fatto tutti i contratti dell’azienda vengono ora passati al setaccio, con prospettive tutte da verificare per artigiani e cooperative locali. E lo scontento monta su diversi fronti… Purtroppo, nel gennaio di quest’anno la società (non ancora in concordato, ma sicuramente in situazione delicatissima) decide di stabilizzare una trentina di precari, assumendoli a tempo indeterminato. Atto opportuno? Sicuramente no. Atto dovuto? Forse. Ora, arriva l’avviso di garanzia, forse legittimo, per carità, ma almeno altrettanto paradossale.
Il provvedimento finisce infatti per coinvolgere proprio la persona che questo bubbone lo ha fatto scoppiare. La polemica politica non mi interessa; se però il sindaco avesse continuato a nascondere le magagne sotto il tappeto, ora probabilmente staremmo parlando di altro. Chiunque abbia un ruolo amministrativo e provi a prendersi responsabilità “vere” è avvisato. Il coraggio – almeno per ora – non paga. Ma, d’altra parte, se fai l’amministratore pubblico senza provare a risolvere i problemi della tua collettività, a cosa servi?
* Carlo Scarpa è nato a Parma nel 1961, è professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Brescia, dove ha tenuto corsi di Economia politica, Economia industriale e Politica della concorrenza. Si è laureato a Parma, e ha conseguito il Dottorato di ricerca all’Università di Bologna e il D.Phil. in Economia al Nuffield College, Oxford University. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso le Università di Oxford, Bologna, Cambridge, Evry, York, la Johns Hopkins University, l’Università Bocconi, il Boston College, la London Business School e l’Ecole Normale Superieure di Parigi. Ha svolto attività di consulenza presso la Banca d’Italia, la Consob, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas e per varie imprese private. E’ stato coordinatore scientifico generale di diversi progetti finanziati dalla Commissione Europea su temi di privatizzazione e di energia (tra gli ultimi “Understanding Privatisation Policies” e “Security of Energy Considering its Uncertainty, Risk and Economic implications”, in collaborazione con la Fondazione Mattei di Milano). Si occupa di problemi di economia e politica industriale, con particolare riferimento a temi di antitrust e alla regolazione di servizi di pubblica utilità, soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti. Da maggio 2015 è Presidente di Brescia Mobilità, società del Comune di Brescia per il trasporto pubblico locale.
Livorno, dove la trasparenza non paga
Politica
di Lavoce.info | 10 maggio 2016
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Il sindaco di Livorno, per fare chiarezza sul collasso della municipalizzata dei rifiuti, decide di portare i libri in tribunale. Poco dopo anche per lui scatta l’avviso di garanzia. Eppure qual è il compito dell’amministratore pubblico se non provare a risolvere i problemi della collettività?
di Carlo Scarpa * (Fonte: lavoce.info)
La pessima prassi di nascondere i “piccoli” problemi…
Vita dura quella dell’amministratore della cosa pubblica. Ne sa qualcosa il sindaco di Livorno, che dopo aver cercato di fare chiarezza sul collasso di un’impresa pubblica (la municipalizzata dei rifiuti dello stesso comune, rovinata da anni di mala gestione) e dopo avere fatto un atto di estremo coraggio (portare i libri in tribunale) è rimasto coinvolto dallo scandalo che lui stesso aveva sollevato. Vita dura davvero. E vale la pena di ricostruirne i passaggi. Anno 2014. Dopo settanta anni di indiscussa amministrazione di sinistra (dal Pci al Pd, dal 1944 nessun sindaco livornese ha avuto un’estrazione diversa) viene eletto sindaco Filippo Nogarin, del Movimento 5 Stelle. Forse i livornesi si sono accorti che “qualcosa” non andava? Non lo so. Ma da allora – tra i tanti problemi sul tappeto – il neo sindaco si trova ad affrontare il tema della locale azienda dei rifiuti (Aamps), al 100 per cento del comune. E qui, le cose che non andavano erano tante.
È almeno dal 2010 che il margine operativo dell’impresa non è superiore agli ammortamenti: in cinque anni, oltre 7,3 milioni di perdite a livello di risultato operativo netto (i bilanci sono sul sito del comune). Tanto che nel 2013 una verifica da parte del ministero dell’Economia aveva denunciato una decina di “non conformità”, alcune decisamente gravissime. Come si legge, per esempio, nello stesso bilancio dell’impresa, “non puntuale riscossione della tariffa di igiene Ambientale; squilibrio tendenziale fra costi della produzione e ricavi; eccessivo ricorso all’indebitamento verso istituti bancari”.
Ciononostante, nella primavera 2014 gli amministratori chiudono “tranquillamente” il bilancio del 2013 facendo apparire utili minimi ma superiori allo zero e parlando più in generale di “un risultato positivo (…) che ci fa ben sperare per il futuro”. Decisione coraggiosa, di fronte di una relazione del collegio sindacale (l’organo di controllo) il quale concludeva, con insolita franchezza, che il “progetto di bilancio al 31/12/2013 non è stato redatto con chiarezza e non rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato economico di Aamps”.
… fin quando i problemi stessi non siano troppo grandi
Dopo qualche settimana si insedia la nuova amministrazione, che deve decidere cosa fare dei problemi che fino allora erano finiti sotto il tappeto. Il risultato è che il bilancio di fine 2014 fa segnare quasi 12 milioni di perdita, con debiti a breve verso le banche saliti da 4 a 12,5 milioni. Una situazione in gran parte dovuta alla necessità di accantonare somme ingenti per crediti vecchi ormai di fatto inesigibili: le tariffe “di igiene ambientale” che le precedenti amministrazioni mantenevano a bilancio quasi si trattasse di crediti di imminente incasso. Anche questo è stato un bilancio molto sofferto, approvato a fine ottobre (cinque mesi oltre il normale), di nuovo con il parere negativo dei sindaci, che sollevano forti dubbi sulla “continuità aziendale”. A fine 2015 la nuova amministrazione deve quindi portare i libri in tribunale; preferisce tentare altre strade, ma – anche mancandole le risorse – il 25 febbraio 2016 viene presentata domanda di ammissione al concordato preventivo, ciò che il tribunale concede il 5 marzo.
Un concordato con poca concordia
Il concordato ha tante conseguenze. Citiamone due per tutte, giusto per chiarire i risvolti economici e politici della cosa. La prima è che l’impresa può sospendere il pagamento degli interessi alle banche. A cominciare dal Monte dei Paschi, che a quanto pare riceveva da questa fonte quasi un milione all’anno. La seconda conseguenza è che di fatto tutti i contratti dell’azienda vengono ora passati al setaccio, con prospettive tutte da verificare per artigiani e cooperative locali. E lo scontento monta su diversi fronti… Purtroppo, nel gennaio di quest’anno la società (non ancora in concordato, ma sicuramente in situazione delicatissima) decide di stabilizzare una trentina di precari, assumendoli a tempo indeterminato. Atto opportuno? Sicuramente no. Atto dovuto? Forse. Ora, arriva l’avviso di garanzia, forse legittimo, per carità, ma almeno altrettanto paradossale.
Il provvedimento finisce infatti per coinvolgere proprio la persona che questo bubbone lo ha fatto scoppiare. La polemica politica non mi interessa; se però il sindaco avesse continuato a nascondere le magagne sotto il tappeto, ora probabilmente staremmo parlando di altro. Chiunque abbia un ruolo amministrativo e provi a prendersi responsabilità “vere” è avvisato. Il coraggio – almeno per ora – non paga. Ma, d’altra parte, se fai l’amministratore pubblico senza provare a risolvere i problemi della tua collettività, a cosa servi?
* Carlo Scarpa è nato a Parma nel 1961, è professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Brescia, dove ha tenuto corsi di Economia politica, Economia industriale e Politica della concorrenza. Si è laureato a Parma, e ha conseguito il Dottorato di ricerca all’Università di Bologna e il D.Phil. in Economia al Nuffield College, Oxford University. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso le Università di Oxford, Bologna, Cambridge, Evry, York, la Johns Hopkins University, l’Università Bocconi, il Boston College, la London Business School e l’Ecole Normale Superieure di Parigi. Ha svolto attività di consulenza presso la Banca d’Italia, la Consob, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas e per varie imprese private. E’ stato coordinatore scientifico generale di diversi progetti finanziati dalla Commissione Europea su temi di privatizzazione e di energia (tra gli ultimi “Understanding Privatisation Policies” e “Security of Energy Considering its Uncertainty, Risk and Economic implications”, in collaborazione con la Fondazione Mattei di Milano). Si occupa di problemi di economia e politica industriale, con particolare riferimento a temi di antitrust e alla regolazione di servizi di pubblica utilità, soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti. Da maggio 2015 è Presidente di Brescia Mobilità, società del Comune di Brescia per il trasporto pubblico locale.
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