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Legge elettorale, Pd decreta la fine del patto. Grillo: “Lo affossate perché volete farvi la legge da soli”
di F. Q. | 8 giugno 2017
Politica
Dopo una mattina di bagarre a Montecitorio, il portavoce della segreteria dem Richetti dà l'annuncio: intesa a quattro affossata. La scusa è una richiesta di modifica sul Trentino di grillini e Fi approvata con voto segreto. Ma non era una sorpresa che i 5 stelle avrebbero chiesto modifiche. Il leader sul blog: "Ci sfugge il perché". Il provvedimento torna in commissione, ma se ne dispiacciono in pochi. Alfano: "Eurogoal". Addirittura Grasso: "Non è un de profundis"
di F. Q. | 8 giugno 2017
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Il Pd prende al balzo la prima scusa per gridare al tradimento: “L’accordo è saltato, se ne parla dopo le amministrative”. Beppe Grillo quasi tira un sospiro di sollievo e contrattacca: “Lo affossate perché volete fare da soli”. Il patto a quattro per la riforma della legge elettorale, con l’improbabile accordo tra dem, 5 stelle e Silvio Berlusconi, è morto prima ancora di nascere ed è finito seguendo la più banale delle previsioni: nel nulla. Dopo una mattina di bagarre a Montecitorio, l’Aula ha votato per il ritorno in commissione del provvedimento con 187 voti di differenza (contrari M5s, a favore Pd-Fi-Lega Nord). Si ricomincia da capo, ovvero da zero. Ora ognuno potrà tornare a recitare la sua parte e accusare l’altro di aver violato l’accordo. Liberi tutti quindi, di nuovo e di nuovo pronti a invocare le urne anticipate con il sistema elettorale uscito dalla Consulta. Se non fosse vero, sembrerebbe uno scherzo. Cosa succederà ora? Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come ha rivelato l’Ansa, non nasconde la sua preoccupazione per lo stallo che si è venuto a creare. Berlusconi invece, uscendo dal silenzio, ha chiesto responsabilità e che non si fermi il cammino della legge. Che sia un augurio sincero oppure no, poco conta: i tempi si allungano ancora e la corsa per il voto a settembre pare già finita. Ma la verità è che il ritardo non dispiace a molti. Tanto per cambiare esulta Angelino Alfano, il ministro leader di Ap, il partito che sicuramente non avrebbe superato la soglia di sbarramento del nuovo sistema: “Eurogoal“, ha scritto su Twitter. Addirittura il presidente del Senato Pietro Grasso ha fatto l’ottimista: “Sulla legge elettorale non mi pare ci sia stato un de profundis. Il ritorno in commissione significa un momento di ulteriore riflessione che penso possa aiutare”. Tra le ipotesi avanzate da alcuni c’è pure l’idea che si possa procedere per decreto: “Non si azzardino a farlo e a mettere la fiducia”, ha detto l’ex Pd Pier Luigi Bersani, “perché siamo in un sistema democratico e parlamentare: non possono stoppare un parlamento che sta votando e fare un decreto su una legge elettorale. Siccome sento dire questa cosa, se la tolgano dalla testa”.
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Video di Alberto Sofia
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Il casus belli che ha fatto saltare tutto ufficialmente è stata l’approvazione in mattinata con voto segreto di un emendamento sul Trentino Alto Adige proposto dal deputato M5s Riccardo Fraccaro e dall’azzurra Michaela Biancofiore. Di fatto il via libera ha eliminato per la regione a statuto speciale i collegi maggioritari, introducendo il proporzionale come nelle altre regioni. Uno schiaffo al Pd che si era fatto garante con la Svp del mantenimento del Mattarellum: il partito della minoranza di lingua tedesca, con i collegi maggioritari riesce a eleggere più parlamentari formando poi in Parlamento dei gruppi che collaborano in pieno con i dem. Il Pd lo ha definito un tradimento, ma il voto su quella modifica non era una sorpresa. Solo ieri il comitato dei 9 si era radunato per discutere delle oltre 200 richieste di modifica depositate ed era noto il fatto che i 5 stelle avrebbero chiesto alcuni cambiamenti, come il voto disgiunto o l’introduzione delle preferenze. Il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato aveva già detto che non avrebbero ammesso modifiche. E così è stato. Ad avere il compito di annunciare l’affossamento dell’accordo è stato il neo portavoce della segreteria dem Matteo Richetti: “Il M5s”, ha detto al termine dell’incontro, “ha dimostrato un’inaffidabilità patologica
. È evidente che l’accordo è saltato. Ora si torna in commissione. Affrontiamo le amministrative e la prossima settimana decideremo che cosa fare”. Quindi un nuovo rinvio e di nuovo un niente di fatto. Il ministro degli Esteri Alfano si è addirittura preso una parte del merito: “F.I. presenta emendamento. Noi di #AP chiediamo voto segreto. Loro vanno sotto. #Inciucellum affondato! #EUROGOAL #leggeelettorale”, ha scritto su Twitter.
Per Beppe Grillo le cose si mettono meglio del previsto. Quello che all’inizio sembrava l’accordo da non perdere per avere una legge elettorale che in qualche modo li favorisse, si era trasformato in un logorante processo dentro e fuori il Movimento. Accordarsi con Renzi e Berlusconi? Difficile da giustificare agli occhi degli elettori. Una riforma che non prevedeva le preferenze? Ancora peggio. La strategia di dialogare con Pd e Berlusconi aveva messo sul piede di guerra gli ortodossi, guidati da Roberto Fico, contro quello che già si comporta come leader in pectore Luigi Di Maio. Una lotta che va avanti da mesi e che non appassiona Grillo, stanco di tirarsi coinvolto in beghe interne che secondo lui fanno solo perdere tempo. Anche per questo nelle scorse ore era stato annunciato un secondo voto in rete sul testo emendato dalla Camera: un modo come un altro per minare il patto e renderlo praticamente debolissimo. La pugnalata finale al patto del Pd ha consegnato così su un piatto d’argento a Grillo la possibilità di contrattaccare, tanto che con un video-messaggio sul blog ha dichiarato: “Ma dai, Pd. Far saltare tutto per il Trentino Alto Adige. Ma potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta. Dai Pd, siate sinceri. Diteci il perché. Ci sfugge un po’ questa cosa. Se ce lo dite, noi ci ritiriamo, e vi fate una leggina con lo psiconano, con Dudù. Vi fate una bella leggina, democratica, meravigliosa, e fate quello che volete, coi vostri franchi, genuini e liberi tiratori. Prodi se li ricorda, eh”.
Grillo ha quindi accusato i democratici di stare a sentire le richieste del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di Carlo De Benedetti che nelle scorse settimane si sono espressi più volte contro il voto anticipato: “Poi escono questi fantasmi dal passato, questo signore di 90 anni che ancora dà moniti e dice ‘non bisogna andare alle elezioni’. Poi c’è De Benedetti, un imprenditore che ha causato catastrofi naturali nelle sue aziende, che dice ‘non bisogna andare a votare'”. Per Grillo “siamo nel campo degli psicodrammi”: “Ditecelo, noi ci ritiriamo e vi fate una bella leggina come piace a voi. Democratica… Certo, non tutta l’Italia sarà coinvolta nella legge elettorale. Noi volevamo esagerare, avevamo pensato di coinvolgere tutta l’Italia. Ma noi siamo ancora indietro, voi siete avanti col pensiero. La colpa? Non lo so. Questa è psicologia, è paranoia, siamo nel campo degli psicodrammi. Quindi, per seguirvi dovrei chiamare il mio neurologo che adesso è dall’analista”. Quindi l’appello finale: “Dai, ditecelo. Mandatemi anche due righe, giuro che non le pubblico. Ma spiegateci. Non volevate andare a votare? È colpa del maggioritario? Del proporzionale? Sarebbe stata una legge perfetta. Bella. E voi avreste goduto, anche. Ma siete masochisti, lo so. L’avevamo proposta noi e questo, per voi, era una gastrite neurologica. Non potevate sopportarlo. Dai, fatemi una telefonata. Me lo dite, e noi ce ne andiamo in Trentino”. Sulla scia del leader si è messo anche Di Maio, quello che aveva sponsorizzato l’accordo con Pd e Forza Italia, e che di sicuro non vede di buon occhio l’uscita di scena: “Ora si voti subito”, ha detto uscendo da Montecitorio. Niente di meno probabile.
di F. Q. | 8 giugno 2017