Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Inviato: 08/05/2012, 11:14
Ma dov’è la decantata solidarietà del governo ?
Vediamo...
- Il vecchio sistema di calcolo con 40 anni di contributi, garantiva l’80% del salario lordo calcolato sulla media delle retribuzioni degli ultimi 10 anni, ma solo per le retribuzioni fino a 43.000 euro lordi l’anno. Mentre per le cifre superiori, il rendimento calava con diversi scaglioni: 60%, 54%, 44%, fino a toccare il 36% per coloro che avevano redditi superiori ad 82.000 euro l’anno;
- le fasce di reddito alte, pur pagando i contributi INPS su tutto i salario percepito, avevano una pensione decrescete. Era quindi un sistema equo e solidale a favore delle fasce sotto i 43.000 euro, che ora non c’è più;
- A partire dal gennaio 2012, tutte le fasce di reddito, (anche quelle superiori a 43.000 euro l’anno) se raggiungeranno i 42 anni ed un mese di contributi , (41 e un mese per le donne) avranno il 63% della retribuzione. Questo significa che in prospettiva quelli che ci rimetteranno saranno le fasce di reddito più basse dei 43.000 euro l’anno e quelli che invece ci guadagneranno, saranno le fasce di reddito più alte ai 43.000 euro.
- Il sistema di calcolo contributivo che viene attuato a dalla “riforma” , è un sistema tutto individualista e per niente solidale.
Questo sistema contributivo, ha un connotato “classista”, nel senso che le fasce deboli con redditi bassi ed i lavoratori che continueranno ad essere precari senza mai raggiungere i 42 anni ed un mese di contributi, andranno in pensione tra i 67/70 anni con pensioni di fame , mentre a guadagnarci di molto saranno appunto le fasce con redditi alti.
Anche tutta la questione decantata dal governo Monti, che la riforma pensionistica ci veniva chiesta dall’Europa perché la realtà precedente (fino al 31 dicembre 2011) metteva in difficoltà le casse dell’inps con il rischio di non poter pagare le pensioni alle future generazioni , è palesemente falsa:
le casse dell’INPS sono in attivo e garantivano benissimo la prospettiva pensionistica anche alle nuove generazioni.
Quindi qual è il vero motivo della riforma pensionistica volata dal governo Monti?
La logica della riforma pensionistica di Monti, che da una parte alzare l’età pensionabile riducendo le pensioni a chi ha redditi bassi e lavoro precario, e dall’altra l’aumenta a chi ha redditi alti, è finalizzata ad abbassare ulteriormente il rendimento pensionistico della stragrande maggioranza dei pensionati, al fine di non dare sicurezza in merito alla pensione pubblica e favorire così le pensioni private con le assicurazioni.
Anche se non saranno certo i precari che potranno farsi una pensione privata !
Inoltre nella “controriforma” Monti si penalizzano anche tutti quei lavoratori che sono in mobilità lunga e che sarebbero andati in pensione dopo la mobilità, i quali invece si troveranno a dover aspettare ancora anni senza un lavoro e senza una pensione.
Vediamo...
- Il vecchio sistema di calcolo con 40 anni di contributi, garantiva l’80% del salario lordo calcolato sulla media delle retribuzioni degli ultimi 10 anni, ma solo per le retribuzioni fino a 43.000 euro lordi l’anno. Mentre per le cifre superiori, il rendimento calava con diversi scaglioni: 60%, 54%, 44%, fino a toccare il 36% per coloro che avevano redditi superiori ad 82.000 euro l’anno;
- le fasce di reddito alte, pur pagando i contributi INPS su tutto i salario percepito, avevano una pensione decrescete. Era quindi un sistema equo e solidale a favore delle fasce sotto i 43.000 euro, che ora non c’è più;
- A partire dal gennaio 2012, tutte le fasce di reddito, (anche quelle superiori a 43.000 euro l’anno) se raggiungeranno i 42 anni ed un mese di contributi , (41 e un mese per le donne) avranno il 63% della retribuzione. Questo significa che in prospettiva quelli che ci rimetteranno saranno le fasce di reddito più basse dei 43.000 euro l’anno e quelli che invece ci guadagneranno, saranno le fasce di reddito più alte ai 43.000 euro.
- Il sistema di calcolo contributivo che viene attuato a dalla “riforma” , è un sistema tutto individualista e per niente solidale.
Questo sistema contributivo, ha un connotato “classista”, nel senso che le fasce deboli con redditi bassi ed i lavoratori che continueranno ad essere precari senza mai raggiungere i 42 anni ed un mese di contributi, andranno in pensione tra i 67/70 anni con pensioni di fame , mentre a guadagnarci di molto saranno appunto le fasce con redditi alti.
Anche tutta la questione decantata dal governo Monti, che la riforma pensionistica ci veniva chiesta dall’Europa perché la realtà precedente (fino al 31 dicembre 2011) metteva in difficoltà le casse dell’inps con il rischio di non poter pagare le pensioni alle future generazioni , è palesemente falsa:
le casse dell’INPS sono in attivo e garantivano benissimo la prospettiva pensionistica anche alle nuove generazioni.
Quindi qual è il vero motivo della riforma pensionistica volata dal governo Monti?
La logica della riforma pensionistica di Monti, che da una parte alzare l’età pensionabile riducendo le pensioni a chi ha redditi bassi e lavoro precario, e dall’altra l’aumenta a chi ha redditi alti, è finalizzata ad abbassare ulteriormente il rendimento pensionistico della stragrande maggioranza dei pensionati, al fine di non dare sicurezza in merito alla pensione pubblica e favorire così le pensioni private con le assicurazioni.
Anche se non saranno certo i precari che potranno farsi una pensione privata !
Inoltre nella “controriforma” Monti si penalizzano anche tutti quei lavoratori che sono in mobilità lunga e che sarebbero andati in pensione dopo la mobilità, i quali invece si troveranno a dover aspettare ancora anni senza un lavoro e senza una pensione.