E' stato il primo Marcello Sorgi de La Stampa, ieri sera ad In Onda, a chiarire che il gesto del gelato mandato in onda da Palazzo Chigi è stata una scelta inopportuna.
Poi, a seguire è arrivata l'ondata di disapprovazione per un gesto da Asilo Mariuccia.
Ha colto perfettamente nel segno Sorgi evidenziando che quella di Pittibimbo è una reazione di stizza per come era stato raffigurato dal L'Economist.
Abbiamo un premier bambino che non sopporta le critiche.
Ma questo lo sapevamo già.
30 AGO 2014 11:16
1. DA “IL FATTO” A “LA REPUBBLICA”, RENZI LECCA IL CONO D’OMBRA: “UNA MOSSA COSÌ SPETTACOLARE (E COSÌ IRRITUALE) NON ERA VENUTA IN MENTE NEANCHE A BERLUSCONI” -
2. PADELLARO: “NON GIRA UN EURO, I NEGOZI SONO VUOTI, LE IMPRESE CHIUDONO, LE FAMIGLIE AFFRONTANO IL PEGGIORE AUTUNNO DAGLI ANNI ’50: NON SI SENTIVA PROPRIO IL BISOGNO DI UN REPLAY DI BERLUSCONI CHE FA IL CLOWN E PASSEGGIA PER IL CORTILE DI PALAZZO CHIGI LECCANDO UN GELATO. ANZI, PERFINO L’EX CAV. AVREBBE EVITATO DI FARE IL PAGLIACCIO CON IL GOVERNO NEL BEL MEZZO DI UNA CRISI ECONOMICA OGNI GIORNO PIÙ DEVASTANTE” -
3. “COME DIRE: RAGAZZI VA TUTTO BENONE, E SE I GUFI DELL’''ECONOMIST'' MI DIPINGONO COME UN ADOLESCENTE IMMATURO ACCANTO A HOLLANDE E ALLA MERKEL MENTRE LA BARCHETTA DELL’EURO AFFONDA, IO CI RIDO SOPRA E FO IL GANZO. PURTROPPO, LA BIBBIA DELLA GRANDE FINANZA VOLEVA COMUNICARGLI CHE I GRANDI INVESTITORI NON SANNO CHE FARSENE DEL GOVERNO DEGLI ANNUNCI AI QUALI QUASI MAI SEGUONO I FATTI”
1. CONO D’OMBRA
di Antonio Padellaro per Il Fatto
Con tutti i problemi che abbiamo non si sentiva proprio il bisogno di un replay di Berlusconi che fa il clown e passeggia per il cortile di Palazzo Chigi leccando un gelato. Anzi, duole dirlo, ma perfino l’ex Cavaliere avrebbe evitato di fare il pagliaccio con il governo nel bel mezzo di una crisi economica ogni giorno più devastante.
Ma, come il Pregiudicato (con il quale non a caso è culo e camicia e stringe patti segreti), Renzi pensa di fare fessi gli italiani con queste piccole armi di distrazione di massa. Non gira un euro, i negozi sono vuoti, le imprese chiudono, le famiglie affrontano il peggiore autunno dagli anni 50, ma il premier giovanotto viene immortalato mentre mangiucchia banane o si tira una secchiata d’acqua in testa.
Come dire: ragazzi va tutto benone, e se i gufi dell’Economist mi dipingono come un adolescente immaturo accanto a Hollande e alla Merkel mentre la barchetta dell’euro affonda, io ci rido sopra e fo il ganzo. Purtroppo, la bibbia della grande finanza voleva comunicargli che i grandi investitori non sanno che farsene del governo degli annunci ai quali quasi mai seguono i fatti.
Dopo la figuraccia della riforma scolastica (con i centomila precari assunti da un giorno all’altro, secondo i giornali di corte) che aveva detto “vi stupirà” e che infatti molto ci ha stupito per la sua assenza, Renzi invece di chiudersi in un imbarazzato silenzio si è sparato la mirabolante riforma della giustizia civile che, venghino signori venghino, durerà la metà e mi voglio rovinare. Se continua così, lo statista di Rignano non farà l’annunciato big bang, ma un grosso botto sì. Al gusto di limone.
2. E A PALAZZO CHIGI SPUNTA IL CARRETTO DEI GELATI
Sebastiano Messina per Repubblica
Una mossa così spettacolare (e così irrituale) non era venuta in mente neanche al Berlusconi dei tempi d’oro. Ha fatto arrivare al centro del palazzo un carrettino dei gelati – un carrettino raffinatissimo, quello di Grom, però con il marchio opportunamente coperto da un foglio A4 – e davanti ai giornalisti sbalorditi ha attraversato il cortile per chiedere un cono gelato, come se fosse sul lungomare: «Crema e limone, grazie».
E bisogna dire che solo a Renzi, il gianburrasca che se ne infischia del galateo istituzionale, poteva pensare di organizzare uno sketch teatrale nel più solenne dei palazzi ministeriali, nel luogo dove nascono i decreti legge e muoiono i governi. Ma lui è fatto così, lui ama rompere l’etichetta, anche solo per togliersi il gusto di rispondere a un settimanale inglese, e gli è persino piaciuta la battuta di quell’impertinente cronista che al suo invito a favorire, «se volete assaggiare un po’ di vero gelato italiano ve lo offro volentieri, potete rompere gli argini», ha risposto con sarcasmo romanesco: «Lo assaggi prima lei…».
Renzi, naturalmente, l’ha assaggiato. Non il primo, che ha offerto a una signora dello staff, ma il secondo, che è tornato a prendere dall’emozionatissimo garzone sul carrettino. E ha anche spiegato perché aveva deciso di rispondere così, a quella perfida copertina inglese. Prima con ironia: «Vorrei dire ai nostri amici dell’Economist che ho visto che quello della foto è un gelato confezionato. Che è buono, per carità. Ma questo è il vero gelato italiano, fatto in casa, genuino».
Poi, più seriamente: «Ho letto che saremmo offesi per la copertina dell’Economist. Ma noi non ci offendiamo, siamo convinti che il lavoro che stiamo facendo sia importante e serio. Abbiamo scelto una risposta ironica, rispetto ai pregiudizi che l’Italia ancora suscita bisogna essere capaci di sdrammatizzare».
Il sassolino però deve essergli rimasto nella scarpa, e lui se l’è tolto durante la conferenza stampa che è cominciata mentre il carrettino dei gelati usciva dal cancello del palazzo, tra gli sguardi perplessi degli agenti di guardia.
Ha tirato fuori dal taschino una notizia, quella che la presidenza italiana organizzerà per il 6 ottobre un vertice europeo sulla crescita, e subito dopo ha alzato il tono: «E’ ora di finirla con questa storia che noi andiamo in Europa a chiedere soldi. Ricordo solo che noi abbiamo dato i nostri soldi per il salvataggio delle banche spagnole, mentre le istituzioni italiane si sono salvate abbondantemente da sole. In questi anni l’Italia ha dato più di quanto ha ricevuto. Chi sostiene il contrario lo dica ».
Dopodichè, ahilui, si è impelagato in una metafora che si è trasformata in una trappola linguistica: «Siamo disponibili a un confronto all’americana. O anche, se volete, visto che abbiamo le sciabole delle fiorettiste… ehm, sciabole delle fiorettiste è una contraddizione in termini. Le sciabole delle schermitrici? Fioretto-fiorettiste, spada-spadaccine, ma sciabola…». «Sciabola?» ha ripetuto, chiedendo aiuto ai giornalisti. La domanda è caduta nel vuoto e lui ha cambiato argomento.
Ne aveva tanti, del resto, così tanti che ha rispolverato le slides colorate. Azzurre, verdi, rosse, persino viola (per la giustizia: significherà qualcosa?).
Unificate da un titolo che, ha promesso, varrà per i prossimi mille giorni: «Passo dopo passo » (slogan più riformista e prudente dell’hastag #lasvoltabuona). Ha cominciato dalla Napoli-Bari, capitolo sblocco lavori pubblici. Ha rivelato di aver ricevuto 1617 email dai sindaci (garantendo a ciascuno di loro risposte concrete). Ha fatto l’elenco dei miliardi che potranno essere utilizzati per costruire nuove autostrade e degli sconti fiscali per la diffusione della banda larga. Ha avvertito che premerà sull’acceleratore per il recupero dei fondi europei, «perché i soldi non spesi dell’Europa sono una vergogna». Ha annunciato che il gasdotto dall’Azerbaigian sarà presto attivo, alleggerendo la nostra dipendenza dai russi. Ha confermato che sono stati trovati 600 milioni per i cassintegrati.
E poi, liquidato il sommario dello «Sblocca Italia», è arrivato ai capitoli che gli stavano più a cuore. Il primo era il disegno di legge delega per il nuovo codice degli appalti, che renderà le procedure nazionali simili a quelle degli altri Paesi europei («Norme rivoluzionarie», le ha definite). Il secondo era il dossier scottante della giustizia, scorporato come previsto in due pacchetti. Un decreto legge immediatamente esecutivo per accelerare i tempi della giustizia civile e un disegno di legge da affidare al Parlamento.
E anche qui ci sarà, sostiene il presidente del Consiglio, «una rivoluzione», perché «alla fine dei mille giorni avremo tempi certi di un anno per il primo grado del processo civile». Poi nel ddl sulla giustizia penale ci saranno anche i capitoli sulla prescrizione e sulla responsabilità civile dei magistrati («Chi sbaglia paga» ha sottolineato Renzi, con un’espressione che certamente sarà piaciuta ad Arcore).
Divertente il siparietto al quale il premier ha fatto ricorso per spiegare cosa succederà con le intercettazioni. Cambierà qualcosa, ma non per i magistrati: per i giornali.
Esempio: «Se io prendo una tangente è giusto che sia intercettato e che il contenuto dell’intercettazione sia a disposizione dell’opinione pubblica. Ma se nel prendere la tangente che mi dà Fabio Martini della Stampa (il cronista che era davanti a lui, ndr) si scopre che c’è del tenero tra noi due, è evidente che questo elemento non può essere oggetto di discussione… ». (l’ultima parte della frase è stata coperta dal bisbiglìo divertito dei presenti).
Ultimo capitolo, le divisioni nel governo. Evitando ogni accenno alle polemiche sullo «Sblocca Italia» o al braccio di ferro sulla riforma della giustizia penale, Renzi ha citato un solo ministro, Stefania Giannini: per dire che va tutto bene. «Ho letto che avrei litigato con tutti i ministri. E’ meraviglioso. Alla fine ho letto che avrei litigato anche con Lotti. E lì c’è stata una standing ovation. Col ministro Giannini non c’è stato alcun contrasto. Si è fatta una riunione sulla scuola a Palazzo Chigi con i deputati del Pd, a cui non abbiamo invitato il ministro Giannini per il semplice fatto che non si è ancora iscritta al Pd. Ma le iscrizioni sono aperte, da sette ore, e per la felicità di Bonaccini credo che si siano già iscritti in due…».
Poi, prima di lasciare la sala ai ministri che dovevano spiegare punto per punto i provvedimenti, ha dato l’arrivederci ai giornalisti. «Ci vediamo domenica prossima alla Festa dell’Unità, dove ci saranno ricchi premi e cotillons per tutti». Dall’ultima fila s’è sentito un commento perfido: «E sicuramente i gelati».