Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Veramente paradossale. In un partito "normale", che per giunta si chiama "democratico", ti aspetteresti che le posizioni di Fassina, ben sintetizzate di seguito, si scontrassero in un congresso, attraverso primarie o altra forma di partecipazione della base, con quelle attualmente "prevalenti" di Letta, D'Alema, Veltroni e, di fatto, dello stesso Bersani.
Ed invece nulla di tutto questo. Al di là di qualche mugugno, definito dalla stampa di partito e non come dei "mal di pancia", tutto sembra procedere in una sostanziale unanimità.
Come spiegarsi tutto ciò, se non con l'esistenza di un patto di potere che tiene insieme questo partito?
mariok
***
Non è una giornata normale questa. I cugini transalpini oggi festeggiano la presa della Bastiglia. Festa doppia, oggi si possono baciare liberamente tutte le donne…….
Da noi, l’editoriale di Travaglio non è un editoriale qualsiasi, anche se il titolo è da commedia all’italiana: Letta a due piazze, ma contiene il punto cardine per capire 18 anni di politica italiana, per capire cosa sta succedendo in queste settimane, per capire cosa ci aspetta dietro l’angolo.
Ieri molti elettori del Pd sono insorti sul web come dinanzi a chissà quale gaffe o novità.
Beata ingenuità.
Sono 18 anni che sinistra e destra governano insieme, ovviamente sottobanco per non farsi beccare dai rispettivi elettori.
Perciò Grillo e Di Pietro li terrorizzano: non fan parte del giro, non inciuciano, non sono trattabili né ricattabili né controllabili, insomma hanno il guinzaglio lungo.
Era ora che qualcuno mettesse nero su bianco questa verità, che ha fottuto per quasi vent’anni più di trenta milioni di italiani.
Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 28 Febbraio 2002 (per chi l'avesse scordata)
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Per fare il politico, oltre ad essere un seguace di Pinocchio, occorre frequentare anche una buona scuola di recitazione che insegni a fare l’attore.
Infatti, la politica italiana si svolte sul palcoscenico principale ad uso e consumo dei merloni giganti, dove gli si fa credere di tutto e di più, ma la politica vera, quella che conta e che si traduce in atti, si svolge dietro le quinte del Foro Boario.
Scrive in seconda pagina, oggi, su IFQ, Alessandro Ferrucci, che ieri ha intervistato qualche defunto sulla dichiarazione di Letta nipote:
Stefano Fassina
“Non l’ho letta. Di cosa parla?..... Ah mi richiami tra un’ora.”
Passata l’ora.
“Non ho voglia di commentare. No! Non voglio dire niente”
Nulla,..nulla?
“Ho detto di no (con tono molto concitato)”
Di diverso avviso l’ex rottamatore, il periferico Pippo Civati.
“”Quando ho letto la notizia sono caduto dalla sedia…. E ho visto cinque stelle.
Non so come si possano dire certe cose……ma di ‘perle’ Letta ne ha regalate anche altre…”
Ed invece nulla di tutto questo. Al di là di qualche mugugno, definito dalla stampa di partito e non come dei "mal di pancia", tutto sembra procedere in una sostanziale unanimità.
Come spiegarsi tutto ciò, se non con l'esistenza di un patto di potere che tiene insieme questo partito?
mariok
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Non è una giornata normale questa. I cugini transalpini oggi festeggiano la presa della Bastiglia. Festa doppia, oggi si possono baciare liberamente tutte le donne…….
Da noi, l’editoriale di Travaglio non è un editoriale qualsiasi, anche se il titolo è da commedia all’italiana: Letta a due piazze, ma contiene il punto cardine per capire 18 anni di politica italiana, per capire cosa sta succedendo in queste settimane, per capire cosa ci aspetta dietro l’angolo.
Ieri molti elettori del Pd sono insorti sul web come dinanzi a chissà quale gaffe o novità.
Beata ingenuità.
Sono 18 anni che sinistra e destra governano insieme, ovviamente sottobanco per non farsi beccare dai rispettivi elettori.
Perciò Grillo e Di Pietro li terrorizzano: non fan parte del giro, non inciuciano, non sono trattabili né ricattabili né controllabili, insomma hanno il guinzaglio lungo.
Era ora che qualcuno mettesse nero su bianco questa verità, che ha fottuto per quasi vent’anni più di trenta milioni di italiani.
Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 28 Febbraio 2002 (per chi l'avesse scordata)
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Per fare il politico, oltre ad essere un seguace di Pinocchio, occorre frequentare anche una buona scuola di recitazione che insegni a fare l’attore.
Infatti, la politica italiana si svolte sul palcoscenico principale ad uso e consumo dei merloni giganti, dove gli si fa credere di tutto e di più, ma la politica vera, quella che conta e che si traduce in atti, si svolge dietro le quinte del Foro Boario.
Scrive in seconda pagina, oggi, su IFQ, Alessandro Ferrucci, che ieri ha intervistato qualche defunto sulla dichiarazione di Letta nipote:
Stefano Fassina
“Non l’ho letta. Di cosa parla?..... Ah mi richiami tra un’ora.”
Passata l’ora.
“Non ho voglia di commentare. No! Non voglio dire niente”
Nulla,..nulla?
“Ho detto di no (con tono molto concitato)”
Di diverso avviso l’ex rottamatore, il periferico Pippo Civati.
“”Quando ho letto la notizia sono caduto dalla sedia…. E ho visto cinque stelle.
Non so come si possano dire certe cose……ma di ‘perle’ Letta ne ha regalate anche altre…”
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
Dopo le vicende della settimana che sta per chiudersi e delle ultime ore, è un pò più chiaro il concetto di scivolamento progressivo verso la guerra civile,.. oppure no?
E’ possibile che tutto prima parta con una rivolta a cui il potere reagisce per auto conservarsi, come sta succedendo in Spagna in questi giorni, impiegando diffusamente le forze dell’ordine e se necessario anche l’esercito per garantire “l’ordine pubblico”, ma in realtà per salvare e preservare se stesso.
Questo potrebbe innescare una reazione che genera una spirale senza fine che sfocia nel tutti contro tutti.
In questi giorni abbiamo avuto la risposta giudiziaria per i fatti del G8 di Genova, ma manca completamente la valutazione politica associata.
Per via dei fatti accertati, l’ordine impartito era quello di picchiare duro sui manifestanti. Che ci fossero anche delle suore a protestare aveva poca importanza. Bisognava dare un segno.
Cosa e a chi ha voluto dimostrare il governo appena insediato da tre mesi?
Le forze dell’ordine non si sono mosse di loro iniziativa, è il potere politico dell’epoca che ha stabilito fino a dove potessero addentrarsi Polizia e Carabinieri, anche perché le forze di Polizia rispondono al ministero dell’Interno e i Carabinieri al ministero della Difesa, entrambi poteri politici.
Nessuno ai vertici delle due istituzioni era così fesso da prendere decisioni autonome dove si può rischiare di giocarsi seduta stante la carriera. Tutte le responsabilità vengono demandate al potere politico.
La sinistra italiana non esiste più all’interno del Parlamento e di conseguenza nessuno pretende che dopo la sentenza della Cassazione venga fatta chiarezza sulle responsabilità del potere politico all’epoca dei fatti.
Questo anche perché il partito dei defunti da mesi è ufficialmente alleato con il potere politico del 2001.
Continua
Dopo le vicende della settimana che sta per chiudersi e delle ultime ore, è un pò più chiaro il concetto di scivolamento progressivo verso la guerra civile,.. oppure no?
E’ possibile che tutto prima parta con una rivolta a cui il potere reagisce per auto conservarsi, come sta succedendo in Spagna in questi giorni, impiegando diffusamente le forze dell’ordine e se necessario anche l’esercito per garantire “l’ordine pubblico”, ma in realtà per salvare e preservare se stesso.
Questo potrebbe innescare una reazione che genera una spirale senza fine che sfocia nel tutti contro tutti.
In questi giorni abbiamo avuto la risposta giudiziaria per i fatti del G8 di Genova, ma manca completamente la valutazione politica associata.
Per via dei fatti accertati, l’ordine impartito era quello di picchiare duro sui manifestanti. Che ci fossero anche delle suore a protestare aveva poca importanza. Bisognava dare un segno.
Cosa e a chi ha voluto dimostrare il governo appena insediato da tre mesi?
Le forze dell’ordine non si sono mosse di loro iniziativa, è il potere politico dell’epoca che ha stabilito fino a dove potessero addentrarsi Polizia e Carabinieri, anche perché le forze di Polizia rispondono al ministero dell’Interno e i Carabinieri al ministero della Difesa, entrambi poteri politici.
Nessuno ai vertici delle due istituzioni era così fesso da prendere decisioni autonome dove si può rischiare di giocarsi seduta stante la carriera. Tutte le responsabilità vengono demandate al potere politico.
La sinistra italiana non esiste più all’interno del Parlamento e di conseguenza nessuno pretende che dopo la sentenza della Cassazione venga fatta chiarezza sulle responsabilità del potere politico all’epoca dei fatti.
Questo anche perché il partito dei defunti da mesi è ufficialmente alleato con il potere politico del 2001.
Continua
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
(continua - 1)
L’assemblea dei defunti a Roma ha prodotto questi risultati:
In primo luogo non si può capire cosa sta succedendo se non si prende visione della puntata odierna di Omnibus.
Eric Jozsef, corrispondente di Libération, molto probabilmente perché non legato ai problemi delle varie tifoserie italiane, si può consentire di affermare in tutta libertà che il partito dei defunti “NON HA CAPITO QUALI SONO LE PROBLEMATICHE ITALIANE DELLA SOCIETA’ ITALIANA IN QUESTO MOMENTO E PROSEGUE IMPERTERRITO PER LA SUA STRADA (Verso il baratro).
Questa è una sacrosanta verità che non è di ora.
La prova del nove deriva dal fatto dell’entusiasmo e dall’adesione supina al governo Monti.
Monti è la faccia sicura dietro cui nascondersi in continuazione, quale dovrebbero esibire in alternativa? Quella di Dalemoni, di Latorre, di Fioroni, di Marini o Letta nipote?. Il museo delle cere dei dinosauri di madame Tussauds?
Bersani applica alla lettera il vecchio detto di Andreotti:
E’ MEGLIO TIRARE A CAMPARE CHE TIRARE LE CUOIA.
L’economista Sandro Trento ha fatto presente che all’interno del partito dei defunti ci sono almeno una ventina di idee economiche, mentre la conduttrice ha fatto presente che ieri è mancato il dibattito sulla linea economica.
Sono passati 8 mesi dal gran botto di novembre e non si è visto il minimo segno di rinnovamento.
Bersani è out dalla politica italiana. Quello che deve fare, il più presto possibile insieme ai suoi, è di mettersi un bel grembiulino a quadretti bianchi e azzurri, ed andare a fare le primarie per diventare il presidente dell’ASILO MARIUCCIA di Bettola, con la ferma raccomandazione di non rovinare anche i giovani virgulti della provincia piacentina.
Anche in questo caso la prova regina che Bersani è out dalla politica italiana ci viene dall’indegna gazzarra di ieri a Roma.
Un partito e un segretario che non riescono a risolvere una bega interna come quella delle unioni gay, un problema sempre rimandato da prima dell’atto costitutivo del Pd, certifica in modo inequivocabile che non è idoneo a risolvere i macro problemi socio economici di un Paese che ha messo un piede avanti dopo l’abisso.
Sulle primarie si è dimostrato peggiore di Berlusconi.
Prima Franceschini e Letta nipote dichiarano che le primarie non servono e che il segretario blindato che deve concorrere alle nazionali è Bersani.
Questo genera malumore nel partito dei defunti e degli eventuali alleati del momento. Bersani è costretto a rimediare e dichiarare che si faranno le primarie a ottobre. Grandissimo casino sui partecipanti. Poi i giochi di potere stringono sull’alleanza con Pierazzurro.
Pierazzurro da il via libera per Dalemoni al Colle ma in cambio pretende il Monti bis.
Bersani che sentiva sotto i piedi già l’erba della Casa Bianca, ingoia il rospo facendo marcia indietro e creando il casino di ieri. PG è una gondola in mezzo ad una tempesta sull’Oceano Indiano.
Ci sono problemi giganteschi a livello europeo e a livello mondiale e cosa pretende PG, se non è minimamente in grado di risolvere i problemi della sua bottega?…Di andare in Europa a sostituire Berlusconi?
Oh,..ragatzi,..mica siam qui a smacchiare i giaguari?
Ma esiste qualcuno che metterebbe alla guida di una Ferrari, un bambino che ha appena finito di gattonare e si muove a fatica in posizione eretta, anche se si può aggiungere un seggiolino al posto di guida per raggiungere il volante?
E ancora.
Qualcuno potrebbe pretendere che un bambino a cui non entrano in testa le quattro operazioni, si applichi con il calcolo infinitesimale?
La situazione non è drammatica, ma tragica ai massimi livelli e purtroppo si sta trascinando da anni perché i vecchi dinosauri non intendono mollare.
La strada per il crollo finale a novembre è stata solo rinviata, e non poteva essere diversamente se gli autori del disastro totale sono ancora lì TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE.
continua
(continua - 1)
L’assemblea dei defunti a Roma ha prodotto questi risultati:
In primo luogo non si può capire cosa sta succedendo se non si prende visione della puntata odierna di Omnibus.
Eric Jozsef, corrispondente di Libération, molto probabilmente perché non legato ai problemi delle varie tifoserie italiane, si può consentire di affermare in tutta libertà che il partito dei defunti “NON HA CAPITO QUALI SONO LE PROBLEMATICHE ITALIANE DELLA SOCIETA’ ITALIANA IN QUESTO MOMENTO E PROSEGUE IMPERTERRITO PER LA SUA STRADA (Verso il baratro).
Questa è una sacrosanta verità che non è di ora.
La prova del nove deriva dal fatto dell’entusiasmo e dall’adesione supina al governo Monti.
Monti è la faccia sicura dietro cui nascondersi in continuazione, quale dovrebbero esibire in alternativa? Quella di Dalemoni, di Latorre, di Fioroni, di Marini o Letta nipote?. Il museo delle cere dei dinosauri di madame Tussauds?
Bersani applica alla lettera il vecchio detto di Andreotti:
E’ MEGLIO TIRARE A CAMPARE CHE TIRARE LE CUOIA.
L’economista Sandro Trento ha fatto presente che all’interno del partito dei defunti ci sono almeno una ventina di idee economiche, mentre la conduttrice ha fatto presente che ieri è mancato il dibattito sulla linea economica.
Sono passati 8 mesi dal gran botto di novembre e non si è visto il minimo segno di rinnovamento.
Bersani è out dalla politica italiana. Quello che deve fare, il più presto possibile insieme ai suoi, è di mettersi un bel grembiulino a quadretti bianchi e azzurri, ed andare a fare le primarie per diventare il presidente dell’ASILO MARIUCCIA di Bettola, con la ferma raccomandazione di non rovinare anche i giovani virgulti della provincia piacentina.
Anche in questo caso la prova regina che Bersani è out dalla politica italiana ci viene dall’indegna gazzarra di ieri a Roma.
Un partito e un segretario che non riescono a risolvere una bega interna come quella delle unioni gay, un problema sempre rimandato da prima dell’atto costitutivo del Pd, certifica in modo inequivocabile che non è idoneo a risolvere i macro problemi socio economici di un Paese che ha messo un piede avanti dopo l’abisso.
Sulle primarie si è dimostrato peggiore di Berlusconi.
Prima Franceschini e Letta nipote dichiarano che le primarie non servono e che il segretario blindato che deve concorrere alle nazionali è Bersani.
Questo genera malumore nel partito dei defunti e degli eventuali alleati del momento. Bersani è costretto a rimediare e dichiarare che si faranno le primarie a ottobre. Grandissimo casino sui partecipanti. Poi i giochi di potere stringono sull’alleanza con Pierazzurro.
Pierazzurro da il via libera per Dalemoni al Colle ma in cambio pretende il Monti bis.
Bersani che sentiva sotto i piedi già l’erba della Casa Bianca, ingoia il rospo facendo marcia indietro e creando il casino di ieri. PG è una gondola in mezzo ad una tempesta sull’Oceano Indiano.
Ci sono problemi giganteschi a livello europeo e a livello mondiale e cosa pretende PG, se non è minimamente in grado di risolvere i problemi della sua bottega?…Di andare in Europa a sostituire Berlusconi?
Oh,..ragatzi,..mica siam qui a smacchiare i giaguari?
Ma esiste qualcuno che metterebbe alla guida di una Ferrari, un bambino che ha appena finito di gattonare e si muove a fatica in posizione eretta, anche se si può aggiungere un seggiolino al posto di guida per raggiungere il volante?
E ancora.
Qualcuno potrebbe pretendere che un bambino a cui non entrano in testa le quattro operazioni, si applichi con il calcolo infinitesimale?
La situazione non è drammatica, ma tragica ai massimi livelli e purtroppo si sta trascinando da anni perché i vecchi dinosauri non intendono mollare.
La strada per il crollo finale a novembre è stata solo rinviata, e non poteva essere diversamente se gli autori del disastro totale sono ancora lì TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE.
continua
Re: Come se ne viene fuori ?
Ha ragione, come accade spesso, questo vecchio liberale di sinistra. Ma purtroppo le cose andranno come lui paventa non come auspica.
IL COMMENTO
Da Gramsci a Einaudi per rifondare il paese
di EUGENIO SCALFARI
DAI mercati finanziari italiani sono arrivate venerdì tre buone notizie: i Bot a dodici mesi sono stati oggetto di ampia domanda e collocati a tassi molto più bassi rispetto a quelli registrati appena un mese fa; i Btp a tre anni hanno avuto anch'essi notevole successo e anch'essi hanno segnato un tasso inferiore di un punto rispetto a giugno. Infine la Borsa di Milano ha snobbato il declassamento dell'Italia con un aumento dell'1 per cento rispetto al giorno precedente.
Dunque risparmiatori e operatori italiani e stranieri hanno ricominciato a comprare i titoli emessi dal Tesoro e non solo a breve ma anche a medio termine. Lo "spread" del Btp decennale è ancora molto elevato sul mercato secondario, ma il Tesoro ha saggiamente deciso di rallentare le emissioni a lunga scadenza in attesa che il meccanismo di intervento deciso dall'Europa entri concretamente in funzione. Ci vorranno alcuni mesi e fino ad allora le emissioni quinquennali e decennali saranno ridotte al minimo senza alcun nocumento per il finanziamento del fabbisogno.
Queste le buone notizie. Ma il "downgrading" di Moody's , anche se Piazza degli Affari ha risposto con un'alzata di spalla, non è campato in aria. Non è un declassamento economico ma politico, segnala un elemento negativo per il dopo-Monti e a ragione perché quegli elementi negativi esistono e il "rieccolo" di Berlusconi è uno di quelli e va quindi analizzato con estrema attenzione.
Berlusconi sa che avrà un flop elettorale, questo è già nel conto. Se dovesse arrivare al 20 per cento dei consensi sarebbe oggettivamente un successo clamoroso. Ma il suo problema non è questo. Il suo problema è di mantenere in vita un simulacro di partito e impedirne l'implosione in mille frammenti. Questo risultato l'ha già ottenuto, è bastato l'annuncio della sua ri-presentazione per bloccare la fuga dei quadri, delle clientele e dei rimbambiti del "Silvio c'è". Moderati? Ma quali! Conservatori? Non se ne vedono in giro. Liberali? Forse Ostellino, ma con lui non si va lontano.
Niente di tutto ciò, ma i suoi colonnelli ex An restano in linea, Cicchitto anche, Quagliarello e Lupi pure, perfino Scajola, perfino Galan. Forse arriva Storace. Certamente Micciché. E Daniela. Daniela è la vera vincitrice. I Santanché-boys non valgono più dell'1 per cento, ma è il "folk" che conta. Il partito non c'era, non c'è mai stato e continua a non esserci, ma le clientele sì, quelle ci sono sempre state e adesso serrano i ranghi.
Certo, ci vuole una legge elettorale che assecondi. E poi quel pizzico di bravura nell'ingannare i gonzi, specie quelli di mezza età. Sono tanti in questo Paese e per lui sono l'ideale. Allora forza con l'aquilone tricolore, forza coi discorsi del predellino. E se ci fosse un pazzoide che gli tirasse un sasso in faccia come avvenne a Piazza del Duomo qualche anno fa, beh quello sarebbe l'ideale.
Il partito non c'è mai stato, ma volete che non ci sia un 15 per cento di allocchi che poi, su un 60 per cento di votanti sarebbe più o meno il 7 per cento della platea elettorale?
Questo è l'obiettivo. Ma ci vuole una legge elettorale come si deve e questo è lo strumento necessario.
* * *
Niente più bipolarismo, niente più sistema maggioritario. Per raggiungere l'obiettivo ci vuole un sistema proporzionale, su questo non si discute.
Chi altri vuole quel sistema? Certamente la Lega. Certamente Casini. Dunque la maggioranza c'è. Soglia di sbarramento alta ma ragionevole (serve a scoraggiare le possibili liste del para-centro, diciamo alla Montezemolo). Un premio al primo partito, ma molto ridotto, diciamo il 10 per cento. Preferenze o collegi, oppure un mix tra liste con preferenze e collegi.
Un sistema proporzionale di questo tipo va a pennello per la Lega e per Berlusconi. Anche per Casini che in quel caso sarebbe molto più forte nella possibile alleanza post-elettorale con il centrosinistra. Se prevalesse un sistema maggioritario l'alleanza Casini-Bersani dovrebbe essere pre-elettorale; col proporzionale si fa dopo e ci si fa tirare per la calzetta. La differenza è evidente.
Diciamo: il partito dell'Aquilone al 15-18 per cento, l'Udc all'8-10, il Pd (con Vendola in pancia) al 25-30 e al 35 col premio. Non c'è maggioranza se non tutti e tre insieme. E tutti e tre al governo. E Monti che li presiede.
Questo è il progetto, pacatamente ma fermamente sponsorizzato da Giuliano Ferrara. Non malvisto dai montiani del Pd. Per il Berlusca un terno al lotto. Per Casini anche. Per la spazzatura mediatica anche: campane a festa per il "Giornale", campane a festa per "Libero" e campane con doppia festa per il "Fatto" che potrebbe di nuovo sparare col suo fucile a due canne non solo contro la casta di centrosinistra ma anche contro quella berlusconiana che sembrava scomparsa.
Un governo lobbistico presieduto da un anti-lobbista. Grillo all'opposizione ma un po' spompato (lo è già). Maroni pronto a rientrare in gioco ma a ranghi ridotti.
Non è un cibo digeribile. Allora la domanda è questa: c'è un'alternativa?
* * *
Prima di ragionare sulla possibile alternativa debbo però formulare due osservazioni, pertinenti e non marginali.
Ernesto Galli della Loggia ha descritto sul "Corriere della Sera" che cos'è in realtà la classe dirigente italiana e che cosa sono nella loro maggioranza gli italiani: un Paese che da trent'anni si è auto-paralizzato dandosi una struttura corporativa, clientelare, mafiosa in tutti i sensi. Insomma una casta nazionale, mondo dei "media" compreso e senza eccezioni.
Consento in gran parte con la diagnosi di della Loggia, ma non su quest'ultimo punto. L'informazione castale ha avuto le sue eccezioni, caro Ernesto, e tu lo sai bene. L'eccezione principale è stata "Repubblica" fin da quando esiste, cioè dal 1976. E prima di Repubblica l'eccezione era stata "L'Espresso". Nei pochi anni della sua direzione l'eccezione fu anche il "Corriere" diretto da Piero Ottone.
La seconda osservazione riguarda invece la "scivolata" di Mario Monti sul tema della concertazione, che sarebbe stata "dannosa per l'Italia perché ha determinato la formazione d'un sistema assistenziale che favorisce i privilegi di pochi a scapito della libera partecipazione di molti e specialmente dei giovani. E perché ha reso possibile la creazione d'un debito pubblico enorme che è la causa delle nostre attuali difficoltà".
Questa "scivolata" - come già è stato scritto nei giorni scorsi sul nostro giornale - è storicamente sbagliata. La concertazione fu introdotta da Giuliano Amato e soprattutto da Carlo Azeglio Ciampi nel 1992-93 e rese possibile il superamento della crisi in quegli anni e l'ingresso in Europa durante il ministero Prodi-Ciampi. Ma prima di allora, dieci anni prima d'allora, senza bisogno di concertare, il sindacalismo operaio - come allora lo si chiamava - aveva imboccato da solo la via dell'austerità per realizzare la piena occupazione. Luciano Lama fu il vessillifero di quella politica e la proseguì fin tanto che rimase al suo posto, fiancheggiato da analoga posizione di Giorgio Amendola e poi anche di Enrico Berlinguer.
La differenza di ora rispetto all'allora sta nel fatto che la classe operaia non somiglia più in nulla a quella di Lama e di Amendola. Non è più un blocco sociale portatore di valori e interessi generali, ma un coacervo di contratti, di precariato, di immobilismo parcellizzato. Uno sfrizzolio innumerevole. Dalla spigola al sale - direbbe uno chef - al fritto misto.
In questa situazione Camusso e Bonanni cercano di tutelare il fritto misto. Che cos'altro potrebbero fare? Perciò, caro presidente Monti, lei condanna un fenomeno che non c'è più e che, quando ci fu, risultò positivo e non vincolante perché - come Ciampi può testimoniare meglio d'ogni altro - a monte e a valle della concertazione restava sempre e comunque la decisione del governo e del Parlamento. Quanto al debito pubblico, fu creato dalla partitocrazia dell'epoca come tante altre magagne che abbiamo ancora sulle spalle.
* * *
L'alternativa è la sinistra e il centro che debbono crearla e debbono farla, pena l'irrilevanza in cui stanno precipitando. Anzi: in cui sono già precipitati.
Ho letto nei giorni scorsi due articoli scritti da persone con biografie politiche diverse ma tutte e due marcatamente di sinistra: Alfredo Reichlin sull'"Unità" e Alberto Asor Rosa sul "Manifesto". Tutti e due gli autori arrivano a conclusioni analoghe: la sinistra deve scoprire nuovi orizzonti e ad essi improntare la sua azione. Non esiste più la sinistra autarchica operante nei singoli Stati nazionali. Esiste già un'economia globale; esisterà - se vuole sopravvivere - un'Europa-Stato.
In queste nuove condizioni la sinistra non può che esser riformista. Radicalmente riformista. Deve coniugare i valori della libertà con quelli dell'eguaglianza. Deve togliere le bende che l'hanno da tempo mummificata. Deve disciplinare la concorrenza con le regole. Deve smantellare i privilegi, le mafie, le clientele, a cominciare dalle proprie.
E il centro deve fare altrettanto. Non è più tempo di radunare i moderati. Bisogna radunare i liberali, quelli veri e non quelli fasulli. Quelli che non vogliono i privilegi, le rendite, i monopoli, che detestano la demagogia e la legge del più forte.
A quel punto si accorgeranno - il centro e la sinistra - che non solo il loro obiettivo, ma la loro stessa natura è identica. Questa è l'alternativa.
A me ricorda lo slogan "giustizia e libertà"; ad altri potrà legittimamente ricordare Giuseppe Di Vittorio, Lama e Amendola, Antonio Labriola e Gramsci, ad altri ancora Giustino Fortunato e Danilo Dolci, ed anche Luigi Einaudi delle "Lezioni di politica sociale".
Andate a rileggerli quei testi, voi Bersani, voi Casini, voi Vendola, voi Pisapia, voi Tabacci. Giorgio Napolitano li conosce bene, lui è sempre stato un uomo di sinistra anche se da Capo dello Stato ha appeso quella vocazione all'attaccapanni prima di varcare la soglia del Quirinale.
Un uomo di sinistra, di quella sinistra. Non c'è un'altra strada. Quella è la sola vincente e l'obiettivo è di rifondare l'anima dei democratici e chiamare a raccolta gli spiriti liberi e forti del Paese. Forse è la maggioranza degli italiani, ma se non lo fosse pazienza, si lavorerà per il futuro. Nell'uno come nell'altro caso sarà comunque una vittoria.
Berlusconi - ovviamente - con queste prospettive non ha niente a che fare. Lui rappresenta l'Italia di Santanché che certo non è la nostra.
(14 luglio 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER1-1
IL COMMENTO
Da Gramsci a Einaudi per rifondare il paese
di EUGENIO SCALFARI
DAI mercati finanziari italiani sono arrivate venerdì tre buone notizie: i Bot a dodici mesi sono stati oggetto di ampia domanda e collocati a tassi molto più bassi rispetto a quelli registrati appena un mese fa; i Btp a tre anni hanno avuto anch'essi notevole successo e anch'essi hanno segnato un tasso inferiore di un punto rispetto a giugno. Infine la Borsa di Milano ha snobbato il declassamento dell'Italia con un aumento dell'1 per cento rispetto al giorno precedente.
Dunque risparmiatori e operatori italiani e stranieri hanno ricominciato a comprare i titoli emessi dal Tesoro e non solo a breve ma anche a medio termine. Lo "spread" del Btp decennale è ancora molto elevato sul mercato secondario, ma il Tesoro ha saggiamente deciso di rallentare le emissioni a lunga scadenza in attesa che il meccanismo di intervento deciso dall'Europa entri concretamente in funzione. Ci vorranno alcuni mesi e fino ad allora le emissioni quinquennali e decennali saranno ridotte al minimo senza alcun nocumento per il finanziamento del fabbisogno.
Queste le buone notizie. Ma il "downgrading" di Moody's , anche se Piazza degli Affari ha risposto con un'alzata di spalla, non è campato in aria. Non è un declassamento economico ma politico, segnala un elemento negativo per il dopo-Monti e a ragione perché quegli elementi negativi esistono e il "rieccolo" di Berlusconi è uno di quelli e va quindi analizzato con estrema attenzione.
Berlusconi sa che avrà un flop elettorale, questo è già nel conto. Se dovesse arrivare al 20 per cento dei consensi sarebbe oggettivamente un successo clamoroso. Ma il suo problema non è questo. Il suo problema è di mantenere in vita un simulacro di partito e impedirne l'implosione in mille frammenti. Questo risultato l'ha già ottenuto, è bastato l'annuncio della sua ri-presentazione per bloccare la fuga dei quadri, delle clientele e dei rimbambiti del "Silvio c'è". Moderati? Ma quali! Conservatori? Non se ne vedono in giro. Liberali? Forse Ostellino, ma con lui non si va lontano.
Niente di tutto ciò, ma i suoi colonnelli ex An restano in linea, Cicchitto anche, Quagliarello e Lupi pure, perfino Scajola, perfino Galan. Forse arriva Storace. Certamente Micciché. E Daniela. Daniela è la vera vincitrice. I Santanché-boys non valgono più dell'1 per cento, ma è il "folk" che conta. Il partito non c'era, non c'è mai stato e continua a non esserci, ma le clientele sì, quelle ci sono sempre state e adesso serrano i ranghi.
Certo, ci vuole una legge elettorale che assecondi. E poi quel pizzico di bravura nell'ingannare i gonzi, specie quelli di mezza età. Sono tanti in questo Paese e per lui sono l'ideale. Allora forza con l'aquilone tricolore, forza coi discorsi del predellino. E se ci fosse un pazzoide che gli tirasse un sasso in faccia come avvenne a Piazza del Duomo qualche anno fa, beh quello sarebbe l'ideale.
Il partito non c'è mai stato, ma volete che non ci sia un 15 per cento di allocchi che poi, su un 60 per cento di votanti sarebbe più o meno il 7 per cento della platea elettorale?
Questo è l'obiettivo. Ma ci vuole una legge elettorale come si deve e questo è lo strumento necessario.
* * *
Niente più bipolarismo, niente più sistema maggioritario. Per raggiungere l'obiettivo ci vuole un sistema proporzionale, su questo non si discute.
Chi altri vuole quel sistema? Certamente la Lega. Certamente Casini. Dunque la maggioranza c'è. Soglia di sbarramento alta ma ragionevole (serve a scoraggiare le possibili liste del para-centro, diciamo alla Montezemolo). Un premio al primo partito, ma molto ridotto, diciamo il 10 per cento. Preferenze o collegi, oppure un mix tra liste con preferenze e collegi.
Un sistema proporzionale di questo tipo va a pennello per la Lega e per Berlusconi. Anche per Casini che in quel caso sarebbe molto più forte nella possibile alleanza post-elettorale con il centrosinistra. Se prevalesse un sistema maggioritario l'alleanza Casini-Bersani dovrebbe essere pre-elettorale; col proporzionale si fa dopo e ci si fa tirare per la calzetta. La differenza è evidente.
Diciamo: il partito dell'Aquilone al 15-18 per cento, l'Udc all'8-10, il Pd (con Vendola in pancia) al 25-30 e al 35 col premio. Non c'è maggioranza se non tutti e tre insieme. E tutti e tre al governo. E Monti che li presiede.
Questo è il progetto, pacatamente ma fermamente sponsorizzato da Giuliano Ferrara. Non malvisto dai montiani del Pd. Per il Berlusca un terno al lotto. Per Casini anche. Per la spazzatura mediatica anche: campane a festa per il "Giornale", campane a festa per "Libero" e campane con doppia festa per il "Fatto" che potrebbe di nuovo sparare col suo fucile a due canne non solo contro la casta di centrosinistra ma anche contro quella berlusconiana che sembrava scomparsa.
Un governo lobbistico presieduto da un anti-lobbista. Grillo all'opposizione ma un po' spompato (lo è già). Maroni pronto a rientrare in gioco ma a ranghi ridotti.
Non è un cibo digeribile. Allora la domanda è questa: c'è un'alternativa?
* * *
Prima di ragionare sulla possibile alternativa debbo però formulare due osservazioni, pertinenti e non marginali.
Ernesto Galli della Loggia ha descritto sul "Corriere della Sera" che cos'è in realtà la classe dirigente italiana e che cosa sono nella loro maggioranza gli italiani: un Paese che da trent'anni si è auto-paralizzato dandosi una struttura corporativa, clientelare, mafiosa in tutti i sensi. Insomma una casta nazionale, mondo dei "media" compreso e senza eccezioni.
Consento in gran parte con la diagnosi di della Loggia, ma non su quest'ultimo punto. L'informazione castale ha avuto le sue eccezioni, caro Ernesto, e tu lo sai bene. L'eccezione principale è stata "Repubblica" fin da quando esiste, cioè dal 1976. E prima di Repubblica l'eccezione era stata "L'Espresso". Nei pochi anni della sua direzione l'eccezione fu anche il "Corriere" diretto da Piero Ottone.
La seconda osservazione riguarda invece la "scivolata" di Mario Monti sul tema della concertazione, che sarebbe stata "dannosa per l'Italia perché ha determinato la formazione d'un sistema assistenziale che favorisce i privilegi di pochi a scapito della libera partecipazione di molti e specialmente dei giovani. E perché ha reso possibile la creazione d'un debito pubblico enorme che è la causa delle nostre attuali difficoltà".
Questa "scivolata" - come già è stato scritto nei giorni scorsi sul nostro giornale - è storicamente sbagliata. La concertazione fu introdotta da Giuliano Amato e soprattutto da Carlo Azeglio Ciampi nel 1992-93 e rese possibile il superamento della crisi in quegli anni e l'ingresso in Europa durante il ministero Prodi-Ciampi. Ma prima di allora, dieci anni prima d'allora, senza bisogno di concertare, il sindacalismo operaio - come allora lo si chiamava - aveva imboccato da solo la via dell'austerità per realizzare la piena occupazione. Luciano Lama fu il vessillifero di quella politica e la proseguì fin tanto che rimase al suo posto, fiancheggiato da analoga posizione di Giorgio Amendola e poi anche di Enrico Berlinguer.
La differenza di ora rispetto all'allora sta nel fatto che la classe operaia non somiglia più in nulla a quella di Lama e di Amendola. Non è più un blocco sociale portatore di valori e interessi generali, ma un coacervo di contratti, di precariato, di immobilismo parcellizzato. Uno sfrizzolio innumerevole. Dalla spigola al sale - direbbe uno chef - al fritto misto.
In questa situazione Camusso e Bonanni cercano di tutelare il fritto misto. Che cos'altro potrebbero fare? Perciò, caro presidente Monti, lei condanna un fenomeno che non c'è più e che, quando ci fu, risultò positivo e non vincolante perché - come Ciampi può testimoniare meglio d'ogni altro - a monte e a valle della concertazione restava sempre e comunque la decisione del governo e del Parlamento. Quanto al debito pubblico, fu creato dalla partitocrazia dell'epoca come tante altre magagne che abbiamo ancora sulle spalle.
* * *
L'alternativa è la sinistra e il centro che debbono crearla e debbono farla, pena l'irrilevanza in cui stanno precipitando. Anzi: in cui sono già precipitati.
Ho letto nei giorni scorsi due articoli scritti da persone con biografie politiche diverse ma tutte e due marcatamente di sinistra: Alfredo Reichlin sull'"Unità" e Alberto Asor Rosa sul "Manifesto". Tutti e due gli autori arrivano a conclusioni analoghe: la sinistra deve scoprire nuovi orizzonti e ad essi improntare la sua azione. Non esiste più la sinistra autarchica operante nei singoli Stati nazionali. Esiste già un'economia globale; esisterà - se vuole sopravvivere - un'Europa-Stato.
In queste nuove condizioni la sinistra non può che esser riformista. Radicalmente riformista. Deve coniugare i valori della libertà con quelli dell'eguaglianza. Deve togliere le bende che l'hanno da tempo mummificata. Deve disciplinare la concorrenza con le regole. Deve smantellare i privilegi, le mafie, le clientele, a cominciare dalle proprie.
E il centro deve fare altrettanto. Non è più tempo di radunare i moderati. Bisogna radunare i liberali, quelli veri e non quelli fasulli. Quelli che non vogliono i privilegi, le rendite, i monopoli, che detestano la demagogia e la legge del più forte.
A quel punto si accorgeranno - il centro e la sinistra - che non solo il loro obiettivo, ma la loro stessa natura è identica. Questa è l'alternativa.
A me ricorda lo slogan "giustizia e libertà"; ad altri potrà legittimamente ricordare Giuseppe Di Vittorio, Lama e Amendola, Antonio Labriola e Gramsci, ad altri ancora Giustino Fortunato e Danilo Dolci, ed anche Luigi Einaudi delle "Lezioni di politica sociale".
Andate a rileggerli quei testi, voi Bersani, voi Casini, voi Vendola, voi Pisapia, voi Tabacci. Giorgio Napolitano li conosce bene, lui è sempre stato un uomo di sinistra anche se da Capo dello Stato ha appeso quella vocazione all'attaccapanni prima di varcare la soglia del Quirinale.
Un uomo di sinistra, di quella sinistra. Non c'è un'altra strada. Quella è la sola vincente e l'obiettivo è di rifondare l'anima dei democratici e chiamare a raccolta gli spiriti liberi e forti del Paese. Forse è la maggioranza degli italiani, ma se non lo fosse pazienza, si lavorerà per il futuro. Nell'uno come nell'altro caso sarà comunque una vittoria.
Berlusconi - ovviamente - con queste prospettive non ha niente a che fare. Lui rappresenta l'Italia di Santanché che certo non è la nostra.
(14 luglio 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER1-1
Re: Come se ne viene fuori ?
L'INTERVISTA
Barca: "La macchina sta ripartendo
quelle di Moody's sono chiacchiere"
Parla il ministro per la coesione territoriale: "Il nostro obiettivo è la stabilità, ma per far ripartire il Paese serve un governo nato dalle urne"
di CLAUDIO TITO
ROMA - Nonostante le valutazioni delle agenzie di rating, si può iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel. Ma per risolvere radicalmente i problemi del Paese serve una "visione" complessiva. E solo un governo che nasca dalle urne e non risponda al principio delle larghe intese può averla. Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, guarda già al 2013. "Non sarò candidato", assicura. Ma avverte che il prossimo esecutivo dovrà essere il frutto di una "competizione reale". Con posizioni chiare. Il governo Monti ha fatto le cose "indispensabili" ma non "sotto dettatura" della Ue e dei mercati. Il problema semmai è che quei "mille" investitori che determinano l'andamento dei mercati, si fanno orientare "dai "salotti", ma non sono persone di "grande finezza".
Eppure l'Italia sembra ancora sotto attacco. Rischiamo di essere il prossimo obiettivo della speculazione?
"Non credo ai complotti. Ma nella situazione di incertezza che si vive a livello internazionale, basta un respiro per aggregare convincimenti in quelle mille persone che comprano o vendono titoli. Ma saremo in grado di essere convincenti".
È solo questo? Anche il taglio del rating da parte di Moody's fa parte di questa forma di condizionamento?
"Non sono nelle segrete stanze, ma non mi pare ci sia un'altra spiegazione".
Non c'è il rischio di una sorta di dittatura dei mercati, soprattutto se non c'è controllo sui giudizi delle agenzie di rating?
"Il 99% delle cose fatte da questo governo andava comunque fatto. Si tratta di provvedimenti che attendevano da anni l'approvazione, non di misure prese sotto dettatura. Il problema semmai è un altro...".
Quale?
"In una situazione di grandissima confusione, nessun paese può permettersi di essere un po' pazzerello, come è capitato per un periodo a noi. Se lo fa, tutti si convincono che è quello da attaccare. Quello sul quale la speculazione può ottenere risultati. Non è una dittatura ".
E il governo è riuscito a convincere che l'Italia non è più pazzerella? O manca qualcosa?
"Ogni governo deve rispondere del mandato che gli è stato assegnato. Noi dobbiamo ricostruire le condizioni di stabilità, reintrodurre il rigore nella rete economica e sociale e nell'azione pubblica. Questo governo non deve disegnare una visione di lungo periodo, questo spetta solo all'esecutivo che emergerà dal confronto elettorale ".
Vuol dire che l'attuale governo non può avere una visione di lungo termine in grado di affrontare le criticità nazionali?
"La storia degli ultimi 23 anni è una storia fatta di mancate riforme, il Paese ha cercato di riformare se stesso ma i risultati sono stati modesti. Per lo sviluppo serve una visione che solo un mandato elettorale può attribuire".
Quindi dobbiamo aspettare il 2013?
"In questi anni nessuno ha raccontato quale fosse il rapporto tra capitale e lavoro, tra pubblico e privato. Abbiamo aggiunto norme a norme, con pezzi presi qua e là. I governi non hanno avuto una visione del capitalismo. Ci può riuscire
un governo che esce da un confronto elettorale. Anche il governatore della Banca d'Italia Visco ci ha detto che solo così si può, ad esempio, realizzare un progetto di manutenzione del patrimonio immobiliare e del territorio".
La visione può averla anche un governo appoggiato da una grande coalizione?
"Non lo so, deve essere un governo che ha una visione netta, deve nascere da una competizione elettorale vera".
Ma lei si candiderà alle prossime elezioni?
"Assolutamente no".
Eppure il suo nome viene spesso indicato per il 2013.
"Da parte di alcuni è un segno di garbo. Altri mi vogliono scavare la fossa".
E può essere Monti a guidare ancora questo governo?
"Lo deve chiedere a lui".
Sta di fatto che le incertezze sulla situazione politica pesano anche sul quadro economico. Moody's ne è un esempio.
"A me sembra che la confusione sia soprattutto di Moody's. Quando mancano le grandi istituzioni mondiali, questi signori non sono in grado di fare analisi particolarmente lucide. Non è che siano persone di particolare finezza. Riflettono l'ultima chiacchierata fatta in un salotto".
Noi vediamo la luce in fondo al tunnel o rischiamo ancora di essere al centro della speculazione?
"La macchina sta ripartendo, faccio molto affidamento sui provvedimenti presi per lo sviluppo. Se il settore delle costruzioni e quello manifatturiero ritroveranno la tranquillità nel credere che si può investire, allora la ripresa potrà prendere il via già durante la vita di questo governo".
Nel frattempo sprechiamo i fondi europei. La Sicilia è stata di fatto bocciata dalla Commissione sull'uso dei soldi comunitari.
"Il problema Sicilia esiste. Usa solo il 14,5% dei fondi che arrivano. Nel sud non tutto è così. La Basilicata arriva al 34%. Ma bisogna capire che i fondi strutturali sono una grande opportunità per la ripresa".
Come pensate di risolvere il problema-Sicilia?
"Lì si accumulano tre fattori: l'impulso nazionale si è indebolito, i siciliani hanno scarse possibilità di conoscere le opportunità a disposizione, c'è una grande frammentazione degli interventi. E soprattutto c'è una forte lontananza fra politica e pubblica amministrazione e i cittadini".
Quindi?
"Noi martedì prossimo metteremo sul web tutti i 400 mila progetti già finanziati. Cosi tutti potranno informarsi e dire la loro opinione. In più organizzeremo tre incontri con la Regione e le forze sociali per capire cosa succede".
(15 luglio 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -39084799/
Barca: "La macchina sta ripartendo
quelle di Moody's sono chiacchiere"
Parla il ministro per la coesione territoriale: "Il nostro obiettivo è la stabilità, ma per far ripartire il Paese serve un governo nato dalle urne"
di CLAUDIO TITO
ROMA - Nonostante le valutazioni delle agenzie di rating, si può iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel. Ma per risolvere radicalmente i problemi del Paese serve una "visione" complessiva. E solo un governo che nasca dalle urne e non risponda al principio delle larghe intese può averla. Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, guarda già al 2013. "Non sarò candidato", assicura. Ma avverte che il prossimo esecutivo dovrà essere il frutto di una "competizione reale". Con posizioni chiare. Il governo Monti ha fatto le cose "indispensabili" ma non "sotto dettatura" della Ue e dei mercati. Il problema semmai è che quei "mille" investitori che determinano l'andamento dei mercati, si fanno orientare "dai "salotti", ma non sono persone di "grande finezza".
Eppure l'Italia sembra ancora sotto attacco. Rischiamo di essere il prossimo obiettivo della speculazione?
"Non credo ai complotti. Ma nella situazione di incertezza che si vive a livello internazionale, basta un respiro per aggregare convincimenti in quelle mille persone che comprano o vendono titoli. Ma saremo in grado di essere convincenti".
È solo questo? Anche il taglio del rating da parte di Moody's fa parte di questa forma di condizionamento?
"Non sono nelle segrete stanze, ma non mi pare ci sia un'altra spiegazione".
Non c'è il rischio di una sorta di dittatura dei mercati, soprattutto se non c'è controllo sui giudizi delle agenzie di rating?
"Il 99% delle cose fatte da questo governo andava comunque fatto. Si tratta di provvedimenti che attendevano da anni l'approvazione, non di misure prese sotto dettatura. Il problema semmai è un altro...".
Quale?
"In una situazione di grandissima confusione, nessun paese può permettersi di essere un po' pazzerello, come è capitato per un periodo a noi. Se lo fa, tutti si convincono che è quello da attaccare. Quello sul quale la speculazione può ottenere risultati. Non è una dittatura ".
E il governo è riuscito a convincere che l'Italia non è più pazzerella? O manca qualcosa?
"Ogni governo deve rispondere del mandato che gli è stato assegnato. Noi dobbiamo ricostruire le condizioni di stabilità, reintrodurre il rigore nella rete economica e sociale e nell'azione pubblica. Questo governo non deve disegnare una visione di lungo periodo, questo spetta solo all'esecutivo che emergerà dal confronto elettorale ".
Vuol dire che l'attuale governo non può avere una visione di lungo termine in grado di affrontare le criticità nazionali?
"La storia degli ultimi 23 anni è una storia fatta di mancate riforme, il Paese ha cercato di riformare se stesso ma i risultati sono stati modesti. Per lo sviluppo serve una visione che solo un mandato elettorale può attribuire".
Quindi dobbiamo aspettare il 2013?
"In questi anni nessuno ha raccontato quale fosse il rapporto tra capitale e lavoro, tra pubblico e privato. Abbiamo aggiunto norme a norme, con pezzi presi qua e là. I governi non hanno avuto una visione del capitalismo. Ci può riuscire
un governo che esce da un confronto elettorale. Anche il governatore della Banca d'Italia Visco ci ha detto che solo così si può, ad esempio, realizzare un progetto di manutenzione del patrimonio immobiliare e del territorio".
La visione può averla anche un governo appoggiato da una grande coalizione?
"Non lo so, deve essere un governo che ha una visione netta, deve nascere da una competizione elettorale vera".
Ma lei si candiderà alle prossime elezioni?
"Assolutamente no".
Eppure il suo nome viene spesso indicato per il 2013.
"Da parte di alcuni è un segno di garbo. Altri mi vogliono scavare la fossa".
E può essere Monti a guidare ancora questo governo?
"Lo deve chiedere a lui".
Sta di fatto che le incertezze sulla situazione politica pesano anche sul quadro economico. Moody's ne è un esempio.
"A me sembra che la confusione sia soprattutto di Moody's. Quando mancano le grandi istituzioni mondiali, questi signori non sono in grado di fare analisi particolarmente lucide. Non è che siano persone di particolare finezza. Riflettono l'ultima chiacchierata fatta in un salotto".
Noi vediamo la luce in fondo al tunnel o rischiamo ancora di essere al centro della speculazione?
"La macchina sta ripartendo, faccio molto affidamento sui provvedimenti presi per lo sviluppo. Se il settore delle costruzioni e quello manifatturiero ritroveranno la tranquillità nel credere che si può investire, allora la ripresa potrà prendere il via già durante la vita di questo governo".
Nel frattempo sprechiamo i fondi europei. La Sicilia è stata di fatto bocciata dalla Commissione sull'uso dei soldi comunitari.
"Il problema Sicilia esiste. Usa solo il 14,5% dei fondi che arrivano. Nel sud non tutto è così. La Basilicata arriva al 34%. Ma bisogna capire che i fondi strutturali sono una grande opportunità per la ripresa".
Come pensate di risolvere il problema-Sicilia?
"Lì si accumulano tre fattori: l'impulso nazionale si è indebolito, i siciliani hanno scarse possibilità di conoscere le opportunità a disposizione, c'è una grande frammentazione degli interventi. E soprattutto c'è una forte lontananza fra politica e pubblica amministrazione e i cittadini".
Quindi?
"Noi martedì prossimo metteremo sul web tutti i 400 mila progetti già finanziati. Cosi tutti potranno informarsi e dire la loro opinione. In più organizzeremo tre incontri con la Regione e le forze sociali per capire cosa succede".
(15 luglio 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Certo che barca non si ricandida, il lavoro sporco lo avranno terminato.
E avranno i pattuiti (sottobanco) vantaggi, dopo.
Maledetti bocconiani, tutti in medicine li dovete spendere i soldi che ci state fregando.
E avranno i pattuiti (sottobanco) vantaggi, dopo.
Maledetti bocconiani, tutti in medicine li dovete spendere i soldi che ci state fregando.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
La deputata spagnola: "I disoccupati? "Che vadano aff..."
Con questa frase una deputata del partito di governo spagnolo commenta l'approvazione dei tagli al sussidio di disoccupazione
MADRID - In Spagna la situazione politica e sociale è incandescente e ad incendiarla ci vuol davvero poco. Sicuramente molto meno di quanto ha fatto Andrea Fabra, deputata del PP - il partito di governo spagnolo - la quale nel mezzo della seduta del parlamento di mercoledì scorso, che ha deciso il taglio del sussidio di disoccupazione, ha gridato un fragoroso e sconcertante “que se jodan” (che si può tradurre col ben poco elegante "che vadano aff...") riferendosi ai disoccupati spagnoli, mentre dagli scanni del suo partito si appludiva per l'approvazione della misura che rientra nel pacchetto anticrisi del premier Rajoy.
La notizia ha chiaramente suscitato lo sdegno dei milioni di disoccupati spagnoli che immediatamente hanno dato voce alla loro rabbia su Twitter, tanto che #andreafabradimisión, l’hashtag creato per chiedere le dimissioni della deputata, è diventato trending topic in Spagna. Ovviamente al coro di tweets si è unito il PSOE, il partito di opposizione, che ha raccolto l’istanza del popolo di internet e ha chiesto a sua volta alla Fabra di rassegnare le dimissioni postando sul social network il seguente messaggio: "Andrea Fabra deve abbandonare il suo scanno. Non è degna di rappresentare i cittadini. Ha gridato 'che vadano aff..' quando sono stati annunciati i tagli ai disoccupati”.
Intanto sul sito change.org una petizione per chiedere le dimissioni della deputata ha raggiunto quasi 50.000 firme, segno che la Fabra ha toccato nel modo più maldestro e fastidioso possibile uno dei nervi scoperti della società spagnola. A ciò va aggiunto il fatto che l’autrice della sciagurata frase, è figlia di Carlos Fabra, presidente del PP di Castellón imputato in vari processi per corruzione, cosa che ovviamente non fa che inasprire ulteriormente il giustificato risentimento della gente. Inoltre, al di là di tutte le possibili e doverose considerazioni etiche, l’imperdonabile stupidaggine della Fabra costa politicamente cara al PP, già in calo di popolarità per i tagli e i vari aumenti attuati in questi ultimi mesi.
http://www.net1news.org/deputata-spagno ... o-aff.html
Con questa frase una deputata del partito di governo spagnolo commenta l'approvazione dei tagli al sussidio di disoccupazione
MADRID - In Spagna la situazione politica e sociale è incandescente e ad incendiarla ci vuol davvero poco. Sicuramente molto meno di quanto ha fatto Andrea Fabra, deputata del PP - il partito di governo spagnolo - la quale nel mezzo della seduta del parlamento di mercoledì scorso, che ha deciso il taglio del sussidio di disoccupazione, ha gridato un fragoroso e sconcertante “que se jodan” (che si può tradurre col ben poco elegante "che vadano aff...") riferendosi ai disoccupati spagnoli, mentre dagli scanni del suo partito si appludiva per l'approvazione della misura che rientra nel pacchetto anticrisi del premier Rajoy.
La notizia ha chiaramente suscitato lo sdegno dei milioni di disoccupati spagnoli che immediatamente hanno dato voce alla loro rabbia su Twitter, tanto che #andreafabradimisión, l’hashtag creato per chiedere le dimissioni della deputata, è diventato trending topic in Spagna. Ovviamente al coro di tweets si è unito il PSOE, il partito di opposizione, che ha raccolto l’istanza del popolo di internet e ha chiesto a sua volta alla Fabra di rassegnare le dimissioni postando sul social network il seguente messaggio: "Andrea Fabra deve abbandonare il suo scanno. Non è degna di rappresentare i cittadini. Ha gridato 'che vadano aff..' quando sono stati annunciati i tagli ai disoccupati”.
Intanto sul sito change.org una petizione per chiedere le dimissioni della deputata ha raggiunto quasi 50.000 firme, segno che la Fabra ha toccato nel modo più maldestro e fastidioso possibile uno dei nervi scoperti della società spagnola. A ciò va aggiunto il fatto che l’autrice della sciagurata frase, è figlia di Carlos Fabra, presidente del PP di Castellón imputato in vari processi per corruzione, cosa che ovviamente non fa che inasprire ulteriormente il giustificato risentimento della gente. Inoltre, al di là di tutte le possibili e doverose considerazioni etiche, l’imperdonabile stupidaggine della Fabra costa politicamente cara al PP, già in calo di popolarità per i tagli e i vari aumenti attuati in questi ultimi mesi.
http://www.net1news.org/deputata-spagno ... o-aff.html
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Re: Come se ne viene fuori ?
Capito che roba?
Lo dissi... povera Spagna. rajoy come il caimano, stessa matrice, stessa merda.
Lo dissi... povera Spagna. rajoy come il caimano, stessa matrice, stessa merda.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Come se ne viene fuori ?
L'alternativa è la sinistra e il centro che debbono crearla e debbono farla, pena l'irrilevanza in cui stanno precipitando. Anzi: in cui sono già precipitati.
Eugenio Scalfari
Ammesso che esistesse l’ipotetico centro di Scalfari, non potrebbe essere altro che una “ grande Casa di tolleranza”. Un esercizio concretizzato in tutte le elezioni periferiche a partire dal 2008, anno dalla fuoriuscita dell’Udc dall’alleanza con il Pdl.
Infatti la tenutaria del bordello, la sora Pierazzurra, per accontentare le necessità dei suoi famelici assessori di POLTRONE & FORCHETTE (“Siete un partito di assessori”, ha dichiarato il cavalier banana alla tenutaria del bordello in collegamento esterno in un puntata dal bordello dei bordelli Sporta a Sporta), piazza a secondo della realtà vincente locale i suoi assessori, sia a destra che a sinistra.
Molto attenta ai detti italiani, la patriottica matrona bolognese segue con scrupolosa attenzione l’italianissimo:
“O CON LA FRANZA O CON LA SPAGNA PUR CHE SE MAGNA”
Raccontano le cronache del dopo voto che in tutti casi in cui l’Udc si allea a sinistra dimezza i consensi. Nulla di male, l’importante è che anche quei pochi in cui riescono a piazzarsi a sinistra riescano sedersi a tavola.
Non si capisce bene quali disegni persegua il Fondatore quando sponsorizza la nota e premiata Casa di tolleranza.
Il fatto è che non può paragonare i giochetti della vecchia Balena bianca ai tempi in cui vigeva il Patto di Yalta, con il CCD poi diventato U dc della sora Pierazzurra.
Se avesse avuto qualche dubbio o si fosse scordato la militanza degli ex democristiani dal 1994 al 2008, bastava che andasse su Wikipedia per farsi tornare all’improvviso la memoria.
Il partito dichiara, come propria linea fondamentale, la continuazione della politica dello statista Alcide De Gasperi e la collocazione al centro e l'essere alternativo alla sinistra: ha aderito alla coalizione del centrodestra italiano, denominata Casa delle Libertà, ed ha compiuto un'esperienza di governo nel quinquennio 2001-2006, all'interno degli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi.
Bisogna essere fondamentalmente puttane democristiane per fottere il prossimo in questo modo.
Casini è di destra e il suo centro immaginario è solo per il merlame conservatore cattolico.
La politica è di destra o di sinistra non esiste la via di mezzo o fotti le classi lavoratrici o non le fotti.
Spero che Pier Bordelli e il saggio Fondatore non si vogliano equiparare a quel tizio che raccontava che sua figlia era rimasta incinta, ..ma non tanto,...solo poco poco.
Se applichi la redistribuzione del reddito sei di sinistra, se no la applichi sei di destra.
Ci vogliono spiegare, il saggio Fondatore, e gli altri tromboni sempre a caccia di merloni giganti, dove sta la via di mezzo,......o centrale???????????????????????????????
Eugenio Scalfari
Ammesso che esistesse l’ipotetico centro di Scalfari, non potrebbe essere altro che una “ grande Casa di tolleranza”. Un esercizio concretizzato in tutte le elezioni periferiche a partire dal 2008, anno dalla fuoriuscita dell’Udc dall’alleanza con il Pdl.
Infatti la tenutaria del bordello, la sora Pierazzurra, per accontentare le necessità dei suoi famelici assessori di POLTRONE & FORCHETTE (“Siete un partito di assessori”, ha dichiarato il cavalier banana alla tenutaria del bordello in collegamento esterno in un puntata dal bordello dei bordelli Sporta a Sporta), piazza a secondo della realtà vincente locale i suoi assessori, sia a destra che a sinistra.
Molto attenta ai detti italiani, la patriottica matrona bolognese segue con scrupolosa attenzione l’italianissimo:
“O CON LA FRANZA O CON LA SPAGNA PUR CHE SE MAGNA”
Raccontano le cronache del dopo voto che in tutti casi in cui l’Udc si allea a sinistra dimezza i consensi. Nulla di male, l’importante è che anche quei pochi in cui riescono a piazzarsi a sinistra riescano sedersi a tavola.
Non si capisce bene quali disegni persegua il Fondatore quando sponsorizza la nota e premiata Casa di tolleranza.
Il fatto è che non può paragonare i giochetti della vecchia Balena bianca ai tempi in cui vigeva il Patto di Yalta, con il CCD poi diventato U dc della sora Pierazzurra.
Se avesse avuto qualche dubbio o si fosse scordato la militanza degli ex democristiani dal 1994 al 2008, bastava che andasse su Wikipedia per farsi tornare all’improvviso la memoria.
Il partito dichiara, come propria linea fondamentale, la continuazione della politica dello statista Alcide De Gasperi e la collocazione al centro e l'essere alternativo alla sinistra: ha aderito alla coalizione del centrodestra italiano, denominata Casa delle Libertà, ed ha compiuto un'esperienza di governo nel quinquennio 2001-2006, all'interno degli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi.
Bisogna essere fondamentalmente puttane democristiane per fottere il prossimo in questo modo.
Casini è di destra e il suo centro immaginario è solo per il merlame conservatore cattolico.
La politica è di destra o di sinistra non esiste la via di mezzo o fotti le classi lavoratrici o non le fotti.
Spero che Pier Bordelli e il saggio Fondatore non si vogliano equiparare a quel tizio che raccontava che sua figlia era rimasta incinta, ..ma non tanto,...solo poco poco.
Se applichi la redistribuzione del reddito sei di sinistra, se no la applichi sei di destra.
Ci vogliono spiegare, il saggio Fondatore, e gli altri tromboni sempre a caccia di merloni giganti, dove sta la via di mezzo,......o centrale???????????????????????????????
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