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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • quo vadis PD ???? - Pagina 102
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Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 17:58
da camillobenso
shiloh ha scritto:@Tion,
e secondo te Renzi,
con quella faccia da arrampicatore sociale che si ritrova si accontenta di fare il sindaco ???

come minimo si farà mettere in pole position per il posto vacante di segretario del PD...

Meglio a questo punto un secondo Diluvio universale.

Questo è un vuoto di potere che non si era mai visto nella storia Repubblicana. Sono tutti piazzisti che cercano di vendere la loro merce avariata. Le parole non contano più nulla.

E quando le parole non contano più nulla, dalla notte dei tempi arriva l’uomo nero.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 18:07
da camillobenso
Noi siamo specializzati nel far finta di niente, ma tutto sta lentamente ricominciando come allora.


DOVE MUORE LA LEGA, ARRIVA ALBA DORATA -

SE IL LEGHISMO DEI BOBOMARONITI SI DEDICA A CIUCCIARE IL PIRELLONE, A RACCOGLIERE IL MAL DI PANZA & DI BRIANZA ARRIVANO I NAZI-XENOFOBI DI “ALBA DORATA” CHE IN GRECIA HANNO GIÀ PIAZZATO 18 DEPUTATI -

PROGRAMMA? TRASFORMAZIONE DELLA LOMBARDIA IN UN CANTONE AUTONOMO DOTATO DI MONETA PARALLELA, ABOLIZIONE DELLE PROVINCE E LOTTA A BANCHE E SINDACATI…


Paolo Berizzi per "la Repubblica"
ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA
Alba Dorata Italia si presenterà alle elezioni regionali in Lombardia. È la prima discesa in campo del movimento di estrema destra nato sull'esperienza del partito greco - xenofobo e antisemita - che ha scalato il parlamento piazzando 18 deputati e distinguendosi per un mix esplosivo di pestaggi di immigrati, slogan razzisti e iniziative di populismo solidale (riservate ai greci). Una deriva dalla quale gli omologhi italiani, ufficialmente, prendono le distanze («la violenza non serve, noi siamo per la concretezza e i diritti sociali», ripete il segretario nazionale Alessandro Gardossi, triestino, un passato tra Lega e Forza Nuova).

ILLUSTRAZIONE SARX PIRELLONE CARCERE
Ebbene, dopo avere raccolto adesioni in molte regioni d'Italia, dopo avere aperto sedi in cinque città lombarde (Milano, Lodi, Varese, Brescia, Mantova) adesso Alba Dorata Italia punta diritto alle istituzioni cercando di cannibalizzare Forza Nuova e Destra. Primo banco di prova, appunto, le regionali di aprile.
«Stiamo raccogliendo le firme e scegliendo i candidati per il Pirellone. Faremo anche noi le nostre piccole primarie», anticipa Gardossi a Repubblica.

ATTIVISTI DI ALBA DORATA
Sono tre i "camerati dorati" che si contendono la maglia di candidato governatore. Daniele Granata, il segretario regionale, 41 anni, di Varese, operatore nella comunicazione; il segretario milanese Giorgio Borghesi, 51 anni, titolare di un'agenzia di viaggi; e Antonio De Domenico, 45 anni, di Brescia, autista ed ex sindacalista autonomo. Vengono da esperienze diverse: non tutti dall'estrema destra, e cioè il bacino «di delusi» da cui sta pescando Alba Dorata. De Domenico, per esempio, ha militato a lungo nella Lega.
Che cosa propongono i "dorati" lombardi, un partito il cui leader ha dichiarato di essere antisionista, di volere una «dittatura dell'intelligenza» e di avere ammirazione per la politica economica di Hitler e lo stato sociale di Mussolini? Trasformazione della Lombardia in un cantone autonomo («il Kosovo è un precedente nel diritto internazionale») dotato di moneta parallela (sul modello del sardex.net sardo); abolizione delle Province e lotta allo strapotere delle banche e dei sindacati.

SEDE DEI NEONAZISTI GRECI DI ALBA DORATA
E poi, ovviamente, lotta all'immigrazione e alle mafie («ripuliremo la Lombardia da queste metastasi»). Pronti a misurarvi con le polemiche?
«Pronti - dice Andrea Bubba, vice segretario nazionale di Alba Dorata Italia. «Partiremo dalla Lombardia per puntare al parlamento. Come in Grecia».

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 18:24
da camillobenso
Repubblica 29.11.12
Razzismo
Dalle piazze ai parlamenti la crisi accende l’odio per i diversi

Il fenomeno sempre più spesso prescinde dal vincolo etnico, anche se usa biecamente l’armamentario ideologico del ’900
“Alba Dorata” pur esibendo simboli di evidente matrice hitleriana, giunge a noi dalla Grecia anziché dalla culla del nazismo

di Gad Lerner

Viene la tentazione di minimizzare: in fondo saranno degli antisemiti per finta quei tifosi che si scagliano contro altri tifosi ebrei per finta? Non sarà, il loro razzismo, solo un pretesto per scandalizzarci, ovvero la più trasgressiva delle ragazzate possibili?

Com’è ovvio ci sono ebrei tifosi della squadra di calcio Lazio. Magari anche perché, come ricordava uno di loro, Danco Singer, in una lettera a questo giornale, la Lazio indossa in campo gli stessi colori della bandiera israeliana.

Quanto agli ultràs laziali (e romanisti), non risulta che prendano abitualmente di mira persone o sedi della Comunità ebraica della capitale.

Invece, guarda un po’, si sono coalizzati per aggredire i tifosi del Tottenham in trasferta; cioè dei cittadini inglesi per lo più non ebrei ma che a loro volta trovano suggestivo identificarsi nello stereotipo yids – giudei – allo scopo di rovesciarne la carica dispregiativa.

Per colmo di confusione nazionalistica, allo stadio Olimpico, dove si fronteggiavano una squadra italiana e una squadra inglese, altri sciagurati hanno pensato di insultare il Tottenham inneggiando al tedesco Hitler e esibendo lo striscione antisraeliano “Free Palestine”.

Al che, quattro giorni dopo, in uno stadio di Londra, per tifare West Ham, una ventina di imitatori imbecilli ha pensato bene di mimare contro il Tottenham il sibilo delle camere a gas e di gridare “Viva Lazio”.

C’entra qualcosa tutto questo con il razzismo o stiamo facendo i conti con la follia centrifuga delle identità posticce, artificiali, ormai disgiunte dall’appartenenza etnica e religiosa?

Prima di derubricare il tutto a mero teppismo giovanile, sarà bene ricordare che perfino l’ultimo conflitto che ha insanguinato il suolo europeo – la guerra dei Balcani – ha visto contrapporsi milizie reclutate all’interno di popolazioni non solo da secoli dedite ai matrimoni misti, ma per giunta appartenenti alla medesima etnia slava (e divise “solo” da fedi religiose sempre più tenui).


Il razzismo contemporaneo sempre più spesso prescinde dal vincolo etnico, anche se utilizza biecamente l’armamentario ideologico del razzismo novecentesco.

Mi ha molto colpito la giovane età, 24 anni, di Daniele Scarpino, definito ideologo del sito antisemita “Stormfront” e arrestato per istigazione all’odio razziale. Ma colpisce anche che Scarpino e gli altri suoi compari (quasi tutti coetanei) facciano riferimento a una casa madre statunitense, non ai neonazisti tedeschi.


Del resto anche il più recente fenomeno d’importazione xenofobo, “Alba Dorata”, pur esibendo simboli di evidente matrice hitleriana, giunge a noi dalla Grecia anziché dalla culla del nazismo.


Quest’ultimo fenomeno, specialmente pericoloso per la violenza praticata e per la capacità di contagio che rivela dentro a società avvelenate dalla pauperizzazione e dal rancore sociale, evidenzia con più chiarezza di altri la natura ambivalente del nuovo razzismo contemporaneo.


L’ostilità allo straniero vi si manifesta additando i nemici del popolo come stranieri sia verso l’alto che verso il basso: in alto la plutocrazia affamatrice della finanza internazionale che viene tuttora comodo identificare nell’ebraismo cosm opolita; in basso gli immigrati chesottraggono risorse ai danni del popolo e lo “inquinano” pretendendo di mescolarsi ad esso.


Il ventennio di egemonia politica e culturale del forzaleghismo ha reso l’Italia – un paese che aveva già sperimentato la declinazione fascista dell’etno-nazionalismo – particolarmente esposta a questa retorica del popolo inteso come nazione proletaria contrapposta all’élite e allo straniero.


Come dimenticare, in proposito, le dotte elucubrazioni di un Tremonti o di un Baget Bozzo, condite di richiami clericali?


Più grossolano, come sempre, era il Berlusconi che in campagna elettorale si scatenava contro il pericolo che le nostre città divenissero “africane” o, addirittura, “zingaropoli”.



Ma è ancora oggi la Lega Nord, titolare di un’“etnogenesi realizzata in laboratorio” (devo la definizione all’antropologo Pietro Scarduelli, dal volume L’immaginario leghista, a cura di Mario Barenghi e Matteo Bonazzi, Quodlibet Studio editore) la propagatrice più accanita del razzismo contemporaneo.



Solo una settimana fa Radio Padania Libera, che trasmette dalla sede leghista di via Bellerio, ha rivendicato la validità dei Protocolli dei savi di Sion.



Non importa se ne è stata comprovata la falsità, ha sostenuto tale Pierluigi Pellegrin dai suoi microfoni. Resta il fatto che i “semiti” detengono tuttora le leve di comando della finanza, dei mass media e del cinema, lasciando ai “non semiti” solo lo spazio della politica.



Dunque i Protocolli vanno presi sul serio. C’è da stupirsi se poi tanti ragazzi da stadio insultano gli avversari al grido “ebrei”?



È giusto allarmarsi quando un esponente del terzo partito ungherese, Jobbik, chiede al suo governo di istituire un registro degli ebrei con doppia cittadinanza residenti sul territorio magiaro, come forma di “difesa nazionale”.


Ma senza dimenticare che un’ideologia razzista analoga alligna in forze politiche che governano ancora tre grandi regioni italiane. Del resto un deputato europeo della Lega, Mario Borghezio, ha definito “patriota” il criminale di guerra serbo-bosniaco Mladic e ha manifestato pubblica condivisione per il manifesto dell’autore della strage di Utoya, il norvegese Breivik.


Ecco perché non possiamo minimizzare come “razzismo per finta” la caccia al diverso che sta trovando negli stadi la sua cassa di risonanza: perché la diffusione di un tale senso comune, ancorché non collimi con le tradizionali linee di demarcazione etnica o religiosa, è violenza verbale che sta già traducendosi in violenza fisica.


Non è ancora passato un anno da quando un “pacifico” intellettuale di destra, Gianluca Casseri, frequentatore di Casa Pound, ha sparato all’impazzata in un mercato di Firenze assassinando Samb Modou e Diop Mor colpevoli solo di avere la pelle scura, e riducendo all’invalidità il loro connazionale senegalese Moustapha Dieng, rimasto privo di ogni sostegno pubblico.


Sul sito Facebook di Casseri si contarono 6205 “mi piace”. La caccia al diverso è già in pieno corso anche nel nostro paese. Verso l’alto e verso il basso, nel nome della purezza etnica inesistente di un popolo i cui connotati si allargano e restringono a piacimento, magari seguendo solo i colori di una squadra di calcio piena zeppa di giocatori con un altro passaporto.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 18:36
da camillobenso
Repubblica 29.11.12
Lo scrittore Konrád racconta i neonazisti di Budapest
Il contagio ungherese


“La questione cruciale è se il premier Orbán e il suo partito continueranno un rapporto di fatto tiepido con Jobbik o no. Il nazionalismo radicale è fascismo Qui tra conservatori ed estrema destra non c’è un muro”
di Andrea Tarquini

«Uno dopo l’altro, molti confini e argini sono stati varcati. La situazione ungherese non è pericolosissima, ma è nato un pericolo di contagio in Europa. Orbán decida chiaro: o l’Europa o i neonazisti».


Così parla György Konrád, uno dei maggiori scrittori ungheresi e mitteleuropei, sopravvissuto da piccolo all’Olocausto.


Quanto è pericolosa la situazione?

«È stata varcata una frontiera. Si è sentito molto sdegno, ma il giorno dopo.

Certo gli ebrei si mobilitano, sono più attivi.

Molti deputati di più partiti chiedono di processare Gyoengyosi, e tolleranza zero.

Ma a caldo i politici hanno reagito molto lentamente, hanno avuto bisogno d’un giorno intero per pensarci e reagire!

Non è normale nell’Europa democratica.

E il governo ha emesso solo un comunicato dal frasario standard, non specifico su questo caso scandaloso.

È terribile come ci si sta abituando a parole e proposte di quel genere.

Sono sviluppi lenti».




Chi sono gli antisemiti aperti come questo Gyoengyosi?

«Lui è figlio di un diplomatico comunista.

Gioventù privilegiata, studi in Irlanda e poi in Medio Oriente.

Figura centrale dei contatti politici tra Jobbik e l’Iran.

E una volta ha dato un’intervista tv antisemita nel palazzo della presidenza del Consiglio.

Se le sue parole sono tollerate in Parlamento, tutto diventa legittimato in piazza.

Jobbik sfila gridando “sporchi ebrei”.


Gyoengyosi dubita della lealtà di chi ha doppia cittadinanza, ungherese e israeliana.

Mentre il governo Orbán dà la doppia cittadinanza ungherese a molti cittadini slovacchi o romeni di lingua magiara.

Questo nuovo antisemitismo si diffonde molto in Europa.

Spesso con contenuti anti-israeliani. In Europa occidentale è più di sinistra, qui da noi viene più dall’ultradestra.

Qui i fascisti hanno gioito quando Guenter Grass ha definito Israele il maggiore pericolo per la pace mondiale, lo ha detto
Gyoengyoesi in persona
».


Il nazionalismo di Orbán crea terreno favorevole a queste spinte?

«La questione cruciale è se Orbán e il suo partito continueranno un rapporto di fatto tiepido verso Jobbik, o no.


Il nazionalismo radicale è fascismo.


La differenza è che nelle mature democrazie dell’Europa occidentale esiste la tradizione postbellica di un muro tra conservatori e destra radicale.


In Ungheria la tradizione è continuità, porte aperte tra conservatori ed estrema destra.

Sotto Horthy le leggi contro gli ebrei furono votate anche dai conservatori.


Le porte restano aperte, si può passare disinvolti da un blocco all’altro.

Antisemitismo come denominatore comune.


Il nazismo qui è punta di lancia o d’iceberg del nazionalismo».




Insisto, e il ruolo di Orbán?

«Orbán cambia idea ogni settimana, pensa a restare al potere.

Mitizza l’Ungheria storica, parla di via nazionale ungherese nell’economia, e mentre la recessione ci colpisce usa sempre nuove metafore nazionali.

Rischia un ruolo faustiano da apprendista stregone.

Si può immaginare che l’ultradestra diventi appoggio o alleato di un Orbán sempre meno popolare, che forse avrà bisogno di Jobbik per continuare a governare.

Ma lui pensa a ogni soluzione per restare al potere: lo scandalo di Gyoengyoesi gli ha permesso di far passare quasi inosservata una pericolosa legge elettorale.

Vede, un confine varcato dopo l’altro.

Quo usque tandem? Purtroppo Angela Merkel e tutti i popolari europei pur non amando affatto Orbán lo tollerano nella loro famiglia. È un problema

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 20:48
da camillobenso
Il parere di Collini

Cosa succederà dopo le primarie
Tra falchi, mediatori e ticket

Di Simone Collini
1 dicembre 2012


ACCORDO DOPO IL VOTO


Che dopo il voto un accordo venga trovato lo danno un po’ tutti per scontato, ai vertici del Pd.

Non sarà siglato sul ticket per Palazzo Chigi e non riguarderà la segreteria del partito, visto che Renzi ha già avuto modo di far sapere che non punta affatto a sostituire Bersani alla guida del Pd. Però un’intesa dovrà esserci.

Spiega Franceschini (che tra l’altro nel 2009 prese un numero di voti di poco inferiore di quelli incassati da Renzi) che dopo aver perso la partita contro Bersani alle primarie per la segreteria del Pd, ha accettato di ricoprire il ruolo di capogruppo alla Camera: «Chi vince deve cercare di tenere insieme tutti, al di là dei ruoli».

In questi giorni sta facendo campagna per Bersani. Ieri era in Emilia Romagna, oggi sarà in Toscana. «Renzi ha detto che se perde continuerà a fare il sindaco e collaborerà con il vincitore. Prendo per buone le sue parole».

Quello che invece non piace al capogruppo del Pd a Montecitorio è che Renzi dica «non accetterò premi di consolazione». Una frase a cui di solito fa seguito un attacco esplicito allo stesso Franceschini.

Che spiega: «Io quando ho accettato la proposta di Bersani, dopo le primarie del 2009, l’ho fatto per un ragionamento molto semplice. Ho pensato cioè che dovevamo dare un segnale ai nostri elettori, che avevano ancora sulla pelle ferite e lacerazioni, e che quindi fosse utile lavorare insieme come una squadra.

Con Bersani lo abbiamo fatto per tre anni ormai, mi piacerebbe che facesse la stessa cosa Renzi».

http://www.unita.it/italia/speciale-pri ... 323?page=2

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 01/12/2012, 21:14
da Amadeus
vabbè prove tecniche di avvicinamento ...
del resto se Renzi prendeva il 10% lo avrebbero ignorato come si fa con un insetto calpestato , ma visto quanti lo hanno votato mica possono fare finta di niente ... spaccare il partito ora che si va al governo non conviene a nessuno.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 02/12/2012, 0:02
da shiloh
Amadeus ha scritto:vabbè prove tecniche di avvicinamento ...
del resto se Renzi prendeva il 10% lo avrebbero ignorato come si fa con un insetto calpestato , ma visto quanti lo hanno votato mica possono fare finta di niente ... spaccare il partito ora che si va al governo non conviene a nessuno.

swg ha sondato una possibile lista Renzi:

http://www.sondaggibidimedia.com/2012/1 ... alano.html

risultato: 4,7%.

ne sentivamo proprio il bisogno di un'altro partitino...

ma non andrà così.

siccome Renzi,checchè ne pensino alcuni qui,
è fatto della stessa pasta degli altri,magari solo un po' più fresca,
alla fine farà un :

"buono scambio"


(frase tratta da "balla coi lupi")

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 02/12/2012, 9:07
da Amadeus
No che c'entra shy, giusta la tua considerazione matematica ma è chiaro che uno che alle primarie primo turno fa 35,5 contro 44,5 e al secondo probably farà 3-4 elettori su 10 mica puoi dire ok ci vediamo alla prossima . magari lui non vorrà partecipare direttamente ( vedremo eh? ) ma certamente a qualche renziano verrà dato spazio,
a me francamente interessa che i vegliardi non si adagino sugli allori e che abbiano qualcuno che gli sta col fiato sul collo.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 02/12/2012, 16:52
da camillobenso
Amadeus ha scritto:vabbè prove tecniche di avvicinamento ...
del resto se Renzi prendeva il 10% lo avrebbero ignorato come si fa con un insetto calpestato , ma visto quanti lo hanno votato mica possono fare finta di niente ... spaccare il partito ora che si va al governo non conviene a nessuno.

Amà - 1

Visti da lontano……da molto lontano

La rivolta di Spartaco

Spartaco
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Spartaco (Tracia, circa 109 a.C. – Lucania, 71 a.C.) è stato un gladiatore trace che capeggiò una rivolta di schiavi, la più impegnativa delle guerre servili che Roma dovette affrontare: viene per questo motivo soprannominato "lo schiavo che sfidò l'impero"

La ribellione
Spartaco, esasperato dalle inumane condizioni che Lentulo riservava a lui e agli altri gladiatori in suo possesso, decise di ribellarsi a questo stato di cose e nel 73 a.C. scappò dall'Anfiteatro capuano in cui era confinato; altri 70[3] gladiatori lo seguirono fino al Vesuvio, prima tappa della rivolta spartachista.

Sulla strada che portava alla montagna[4] i ribelli si scontrarono con un drappello di soldati della locale guarnigione, che gli erano stati mandati incontro per contrastarli e catturarli. La vittoria però arrise a Spartaco e ai suoi, benché armati di soli attrezzi agricoli e di coltelli e spiedi di cui si erano impossessati nella caserma e nella mensa della scuola gladiatoria, e essi ebbero così modo di armarsi con le armi da guerra dei soldati romani caduti. Spartaco fu eletto a capo dei ribelli insieme ai galli Enomao e Crixus (detto anche Crisso o Crixio) e si rifugiarono ai piedi del vulcano per riorganizzarsi, aumentare le proprie forze accogliendo altri schiavi fuggiaschi e addestrandoli e per decidere sul da farsi.

La sconfitta
Come narra Paolo Orosio, la battaglia finale fu preceduta da numerosi e molto cruenti scontri; prima di questa battaglia Spartaco uccise il suo cavallo, dicendo che se avesse vinto avrebbe avuto tutti i cavalli che voleva, ma se avesse perso non voleva essere tentato di scappare: 60.000 schiavi morirono. I romani persero solo 1.000 uomini e fecero 6.000 prigionieri; a quanto è dato sapere, alcuni legionari romani dissero che Spartaco si buttò per primo contro di loro e dopo aver ucciso alcuni soldati romani fu crivellato da così tanti colpi che il suo corpo non poté essere ritrovato. Alcuni reparti del suo esercito fuggirono e si dispersero sui monti circostanti. Crasso fece crocifiggere – nudi – lungo la via Appia daCapua a Roma tutti i prigionieri.
Altri reparti dell'esercito ribelle, circa 5.000 uomini, tentarono la fuga verso nord, ma vennero intercettati e annientati daGneo Pompeo Magno, che sopraggiungeva con le sue truppe dall’Hispania. Terminava così la rivolta di Spartaco. Tuttavia rimasero vivi alcuni focolai portati avanti da seguaci di Spartaco scampati. Ancora nel 61 a.C. il propretore Ottavio, mentre si recava in Macedonia, di cui aveva ottenuto per sorteggio l’amministrazione dopo la pretura, annientò gli ultimi brandelli dell’esercito di Spartaco e di Lucio Sergio Catilina che si erano rifugiati a Turi.


*

Dalla rivolta di Spartaco alla rivoluzione francese 1789, alla rivoluzione messicana 1910, alla rivoluzione russa 1917, alla rivoluzione cinese 1949, alla rivoluzione cubana 1953, all’avvento della “””democrazia”””, in quasi 2100 anni il rapporto “master – slave” non è riuscito a mutare. Muta di forme ma non di sostanza.

Continua in :
Amà - 2

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 02/12/2012, 18:21
da camillobenso
Amà – 2


Nato nel 1996 come Centrosinistra sotto le insegne dell’Ulivo (Ds + Margherita), subito qualche anno dopo si è trasformato in un “Centro sinistro”.

E’ possibile ottenere delle risposte sul perché potrebbe attrarre questo “Centro sinistro” ????

1) L’attualità fresca fresca

Titolo di IFQ di ieri

Primarie, 128mila richieste di iscrizione.


Titolo di IFQ di oggi

PRIMARIE, VIETATO VOTARE
100.000 ESCLUSI DALL’URNA

Lo scontro Bersani – Renzi rischia di danneggiare soltanto gli elettori, frenati da un regolamento iperburocratico.


Ha sostenuto ieri Bersani : “Non si possono cambiare i regolamenti a partita iniziata. Nel calcio le regole valgono sia per il primo che per il secondo tempo.”

Più che giusto, non fa una grinza. Solo che Bersani fa finta di non sapere e capire che sono le regole iniziali che non funzionano, quelle che hanno stabilito prima dell’inizio del gioco.

Come sempre, però, il segretario dei defunti non si rende conto della gravità delle sue affermazioni e dei danni che provoca, non solo al suo partito di Centro sinistro, ma al Paese.

Domanda : “Come è possibile affidare la guida del Paese ad un partito di maggioranza relativa nel momento più difficile della storia repubblicana, con una crisi economica di proporzioni maggiori e più devastante di quella del ’29, se non è neppure in grado di realizzare delle regole ad hoc per le sue primarie.

Come può Bersani pensare di andare a Palazzo Chigi, se non è neppure in grado di fare il bidello della sua scuola?

Io mi sto chiedendo chi sono quegli irresponsabili che oggi danno al Pd un consenso tra il 30 e il 33 %.

Questa non è una partita di calcio Milan – Juve, questa è la partita della vita per almeno 50 milioni di italiani."

*

Primarie del centrosinistra, a Roma lunghe code e qualche polemica
Elettori di nuovo in fila a Roma per le primarie del Partito democratico. Nei seggi del centro, tra Piazza del Popolo e Madonna dei Monti, la partecipazione rimane elevata dopo le polemiche degli ultimi giorni sulle regole tra Bersani e Renzi. Al gazebo di Monti, come testimonia uno dei volontari, si sono presentati alcuni elettori “senza giustificazione” per non essersi registrati entro il primo turno, ma il personale del seggio ha respinto la loro richiesta di poter votare
di Tommaso Rodano
2 dicembre 2012

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/12/ ... ca/213021/

Ma in Toscana è giallo sui doppi registri
Il caso scoppia nella Regione del sindaco di Firenze. Membri del suo comitato denunciano "casi gravissimi" in relazione ai ritardi nella digitalizzazione informatica degli elenchi degli elettori


"Ballottaggio, a Varese accettate 76 domande su 1300 per il secondo turno"


Primarie, la mia tessera senza voto in nome delle “regole”
di Nando dalla Chiesa
| 2 dicembre 2012
Commenti (282)

Molto tempo fa il capitalismo finanziario, che non ama la democrazia, inventò le azioni senza il diritto di voto.

Sono trascorsi un po’ di decenni e un partito ha fatto un’invenzione analoga: le tessere senza il diritto di voto.



Paradossalmente perché questa invenzione avesse corso nella politica bisognava che nascesse un partito “democratico”.



Ed è grazie a questa scintillante innovazione che oggi il sottoscritto non potrà andare a votare alle primarie.

Lo so che si infastidiscono assai i burocrati e lo zoccolo duro dei quadri e dei militanti quando sentono sollevare questi problemi.

Tutto ciò che turba il loro senso di partito li irrita.

Si risentono quando critichi le liste bloccate per il Parlamento.

Si risentono quando critichi le liste bloccate per gli organi dirigenti di partito.

Si risentono se gli parli di Penati prima che arrivi la magistratura.

Così è se gli tocchi le regole di queste primarie.

Le regole, le regole.



Già, le regole con le loro deroghe: il codice etico (perché “noi abbiamo un codice etico”) e poi la candidatura degli inquisiti in Parlamento per sottrarli alla legge; il massimo di tre mandati parlamentari per tutti e poi le trenta e passa deroghe per chi è meno uguale.


Fastidio per quel che può incrinare la quiete collettiva.


Bisogna capirli. Molti vengono da tradizioni che in nome del partito hanno ingoiato la mafia (la Dc) o i carri armati sovietici (il Pci). E le culture sono vischiose, mica evaporano in una generazione.


Figurarsi che reattività possono avere rispetto al minuscolo problema del diritto di voto collegato alla tessera, sia pure del loro partito.


Certo se avessi votato al primo turno avrei potuto farlo anche oggi. Ma al primo turno non ho votato.

È vero che ero impegnato a Genova in un incontro (guarda un po’) su donne e lotta alla mafia.

Ma avrei potuto votare a Milano di prima mattina.


^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Se non l’ho fatto è stato per un motivo più profondo e sofferto: una protesta, davanti alla mia coscienza soprattutto, contro i programmi dei candidati alle primarie, che non avevano dato spazio alcuno (o avevano dato spazio marginale) a mafia, camorra e ‘ndrangheta, ovvero a uno dei maggiori problemi nazionali, che per quanti drammi e guai produca alla democrazia e all’economia del Paese proprio non riesce a sfondare nelle agende della politica.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^



Insomma: non disinteresse politico ma tentativo di denuncia civile.

Poi, per scrupolo e per costume, ho deciso di votare al ballottaggio, mai immaginando che questo fosse precluso a chi ha la tessera del partito.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Dirò la verità: pensavo ingenuamente che il dibattito sulle esclusioni riguardasse gli esterni, visto che mai, ma proprio mai, nel dibattito decennale sulle primarie si era messo in dubbio che vi potessero partecipare gli iscritti ai partiti interessati.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Da dove, se no, bisognerebbe partire?

Quale dovrebbe essere la base irrinunciabile della decisione?

Invece non è così.

E qui, precisamente qui, sta la lesione di democrazia prodotta dalle famose “regole”.



Perché diversamente dalle azioni di una società petrolifera, la tessera non dà degli utili, dà solo un diritto di partecipare alle scelte del partito. Per questo è preziosa.




E d’altronde quando la ricevi nessuno si azzarda a precisare che quel diritto potrà esserti confiscato o regolato a piacere da un gruppo di saggi o di burocrati.






Poiché se quell’unico, fondamentale diritto è sotto condizione anche la tessera diventa carta senza valore, moneta falsa.


Esattamente (lo facciamo questo esempio?) come sarebbe carta straccia una cittadinanza che non mi garantisse il diritto di voto, e lo rimettesse all’arbitrio di qualche commissione nominata dal prefetto della mia città.


Così che alle prossime elezioni amministrative io possa essere impedito di partecipare al ballottaggio per il sindaco se non ho partecipato al primo turno.

O possa essere sottoposto a interrogatorio sulle ragioni per cui non sono andato a votare, violando anche la mia privacy.



Se ciò accadesse, che cosa direbbe un dirigente o quadro del Pd?

Direbbe che è una follia, che è un sopruso indicibile, che non esiste cittadinanza senza diritto di voto, da esercitare liberamente.

E se il prefetto rispondesse che c’è una “regola” che va rispettata (“ma lei non è per la legalità?”) e che non ammette favoritismi, non gli si darebbe del dittatorello, tra l’iracondo e il mitico pernacchio?


Ecco, forse quel che i saggi o i burocrati o i giovanotti che infastiditi strapazzano al telefono chi chiede chiarimenti proprio non capiscono è che la tessera di un partito rende cittadini di quel partito.




Purtroppo dubito molto che abbiano gli strumenti culturali per capirlo.



Se no avrebbero colto immediatamente il monstrum che hanno prodotto.

Pari all’altro monstrum, quello delle liste bloccate.

Che ci ripresenteranno come niente fosse per le politiche. Già.


Una volta c’erano l’elettorato passivo e l’elettorato attivo.

Ora l’elettorato passivo l’hanno abolito.

Con quello attivo hanno incominciato. E l’evoluzione della specie, bellezza.


Il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2012

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12 ... le/433094/


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Amà – 3