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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Renzi - Pagina 102
Pagina 102 di 138

Re: Renzi

Inviato: 19/06/2017, 20:26
da UncleTom
19 giu 2017 12:52


MEGLIO TARDI CHE STAINO: ‘RENZI UN MENTITORE SERIALE. DÀ SPAZIO SOLO A CHI GLI LECCA IL CULO, TIPO ANDREA ROMANO. È IGNORANTE, IMPULSIVO, RANCOROSO, SENZA NESSUNA ESPERIENZA PROFONDA’. DOPO IL DISASTRO DELL’ ‘UNITÀ’, IL DIRETTORE SI SFOGA: ‘PER UN ANNO HO PRESO INSULTI CON LA PALA. ORA BASTA. RONDOLINO? HA PROBLEMI PSICOLOGICI, SE NON INSULTA QUALCUNO NON STA BENE’



Luca Telese per la Verità

«Basta, adesso la misura è colma: è un bugiardo seriale, si deve dimettere!».
Quello di Sergio Staino, direttore dell' Unità (che in questi giorni fallisce), non è un anatema, o uno strappo razionale ma un grido di dolore. Staino ha scritto ieri una feroce lettera aperta per denunciare il leader del Pd, e si racconta così: «Per un anno ho raccolto ovunque insulti con la pala: mi hanno dato del venduto, del mascalzone, del corrotto dell' arricchito, dell' infame per il mio essere renziano. Mi sono preso e mi prendo tutto, ma tuttavia non posso più tacere. Basta».

Caro Sergio, loro ti insultano però possono dirti: «ti avevamo avvertito».
«Lo so, ma cosa posso farci? Come tanti italiani mi sono fidato di quest' uomo, prima di scoprire come è fatto realmente, di che cosa è capace. Insultami pure tu».

Lo accusi di averti abbandonato. Ma questo è accaduto prima della crisi economica del giornale, perché?
«Non voglio credere di essere così importante da essere la causa di questa tragedia però...».

Cosa?
«Forse i Renziani pensavano tutti che io rimanessi come figurina Panini, a fare la bella statuina mentre loro cucinavano il giornale come gli pareva...».

Invece tu hai subito rotto con il vicedirettore Andrea Romano e con la firma di punta, Fabtizio Rondolino. Non è un merito.
«Rondolino? Poverino».

Non essere sarcastico.
«Sono obiettivo: ha dei problemi psicologici, se non insulta qualcuno non sta bene».

Ma se hai lavorato una vita con lui! Ora lo dipingi come un mostro.
«È una persona anche intelligente, a me la destra riformista piace. Però...».

Cosa?
«Quando si mette a fare lo spiritoso sbeffeggiandoti la gente di sinistra o a dare del mafioso a Saviano diventa un problema grave».

Tu non puoi dire: ho scoperto la vera faccia di Renzi. Lo hai visto nascere, e poi all' opera a casa tua, a Firenze!
«Ho scoperto solo ora che degli elementi che io consideravo superficiali in lui erano dominanti»

Fammi un elenco di quel che non va.
«Ha delle doti indubbie, ma è ignorante dal punto di vista storico, è impulsivo, rancoroso, senza nessuna esperienza profonda, non conosce la politica, scappa quando dovrebbe esserci, ed è soprattutto bugiardo: dice consapevolmente delle menzogne».

Ma tu a dicembre facevi campagna per il Sì al referendum!
«E lo rifarei! Ero convinto di quella riforma, non del modo in cui lui l' ha sostenuta».

Ti arrabbi solo ora, perché dici che ha mentito sull' Unita?
«È la storia che conosco meglio. La bugia di un leader apre la porta all' affarismo e alla corruzione».

Solo perché ha detto che il giornale era stata «una operazione finanziaria»?
«Ma quella è una bestemmia contro la verità: mi convocò lui, a Palazzo Chigi».

E poi cosa disse?
«"Voglio che il direttore sia tu: sii libero, fai un bel giornale, suscita dibattito. Non mi fare un giornale sdraiato sul governo". Mentiva».

Tu però in primavera gli hai dato del «cafone».
«Confermo: non rispondeva al telefono, si era impegnato a incontrare Pessina, li ha fatti aspettare per tre giorni invano a Milano senza nemmeno mandare un Sms».

Ma tu non lo hai tradito nella linea che hai seguito?
«Ho dato voce a tutti, da Cicchitto a Moni Ovadia. L' ho difeso quando ne ero convinto.
Non posso fare il servo».

Ti penti di aver attaccato la Cgil per compiacerlo?
«Ho attaccato la Cgil perché ero convinto che sia un sindacato retrogrado e oscurantista. Ne resto convinto. È una forza di Renzi averli contro».

Insomma oggi ti senti Renziano o no?
«Evidentemente non lo sono abbastanza. Prendi Unita.tv, il sito: è in mano ai renziani ed è un brutto giornale propagandistico».


LITE TRA FABRIZIO RONDOLINO E MAURIZIO GASPARRI
Ma come?
«Non fa altro che incensare il capo».

Fammi un esempio.
«Ho pubblicato un articolo di Marcelle Padovani che invitava a votare Sì. Ma il pezzo cominciava con delle critiche, giuste, a Renzi».

E quindi?
«Ho litigato a morte con Romano che non lo voleva!».

E il giorno dopo?
«Ho mandato un sms a Renzi: "Renditi conto che uomini mi hai messo accanto!"».

Hai tradito un collega?
«Il problema non era Romano, ma Renzi: fa sempre spazio a chi gli lecca il culo!».
Adesso fa il gufo e vuoi che lui perda?
«Ma Renzi non verrà sconfitto. Verremo sconfitti tutti quanti con lui! Può solo andarsene. Deve farlo».



Magari prima o poi vince.

Cambierai idea in quel caso?
«Impossibile. Se pensa di andare avanti a colpi di sfide con il mondo non riuscirà a costruirsi nessuna credibilità».

A che ti riferisci?
«Dopo quella figura di merda con i Pessina mi disse: "Ho persone ben più importanti da incontrare"».

E perché mi dici questo?
«Perché ero stato testimone di come avesse chiesto ai Pessima di salvare il giornale».

Magari era in buona fede!
«Mi disse: "Dei soldi non preoccuparti, ci sono!". Ma quel giorno ho capito che Renzi e i renziani il valore della parola, della storia, di un giornale come L' Unità non sanno cosa siano».

Re: Renzi

Inviato: 20/06/2017, 11:20
da UncleTom

Re: Renzi

Inviato: 22/06/2017, 20:07
da UncleTom
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Andrea Scanzi

Politica
Il renzismo in breve
di Andrea Scanzi | 22 giugno 2017


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• 2,9 mila


Più informazioni su: Consip, Emanuele Fiano, Matteo Renzi

Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
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Un giorno gli storici si porranno anche domande stupide. Molto stupide. Per esempio: “Cos’è stato il renzismo?”. Possiamo rispondergli in tempo reale.
Il renzismo (cioè niente) in breve? Una “classe dirigente” di sconfinata pochezza. Anche nei suoi elementi “meno” improponibili. Prendete ieri mattina a Omnibus. Emanuele Fiano, uno di quelli che il Pokemon Tontolone di Rignano manda in tivù nei casi disperati, ammette candidamente all’eversivo Marco Lillo che Luigi Marroni (mai indagato) è stato fatto fuori perché ha confermato le accuse. E che probabilmente, qualora si fosse rimangiato tutto contro Luca Lotti, papà Pokemon e derivati, non sarebbe stato rimosso. Poi, resosi conto dell’enormità asserita, abbassa lo sguardo ed elemosina l’aiuto della Sardoni: scena leggendaria e assai emblematica di questi tempi mesti. È davvero torcida imperitura.
Lo avesse fatto/detto Berlusconi o un berlusconiano, e lo facevano/dicevano ogni giorno o quasi, certa gente oggi iper-renziana avrebbe marciato su Roma in un parossismo di girotondi, Internazionali intonati da Gad Lerner in babbucce e post-it gialli appiccicati di persona da Don Zucconi. Si vola.
di Andrea Scanzi | 22 giugno 2017

Video:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... e/3677958/

Re: Renzi

Inviato: 26/06/2017, 18:24
da UncleTom
…CRONACA DALL’ITALIETTA SOTTO LE MACERIE E IN MEZZO AL GUA(N)O…..


26 giu 2017 10:27
IL DUCETTO S’E’ GIOCATO PALAZZO CHIGI (GENTILONI & MATTARELLA GODONO)

– LA DISFATTA DI IERI RIAPRE IL CONGRESSO DEM. ORLANDO FURIOSO (SCONFITTO A LA SPEZIA) DA’ SGANASSONI A MATTEO ED ANDRA’ ALLA MANIFESTAZIONE DI PISAPIA

– RENZI FRIGNA: “POTEVA ANDARE MEGLIO”, MA AL NAZARENO PORTONE SBARRATO FINO A TARDI

Re: Renzi

Inviato: 26/06/2017, 18:46
da UncleTom
UncleTom ha scritto:…CRONACA DALL’ITALIETTA SOTTO LE MACERIE E IN MEZZO AL GUA(N)O…..


26 giu 2017 10:27
IL DUCETTO S’E’ GIOCATO PALAZZO CHIGI (GENTILONI & MATTARELLA GODONO)

– LA DISFATTA DI IERI RIAPRE IL CONGRESSO DEM. ORLANDO FURIOSO (SCONFITTO A LA SPEZIA) DA’ SGANASSONI A MATTEO ED ANDRA’ ALLA MANIFESTAZIONE DI PISAPIA

– RENZI FRIGNA: “POTEVA ANDARE MEGLIO”, MA AL NAZARENO PORTONE SBARRATO FINO A TARDI



Goffredo De Marchis per la Repubblica

Pensieri cupi, ammissione di sconfitta e la sede del Pd a Largo del Nazareno quasi deserta, simbolo plastico di una giornata no. Matteo Orfini è costretto a disertare perché sta seguendo, da ex commissario, il congresso per il Pd romano. Matteo Renzi non prevede un passaggio, salvo sorprese notturne, e tiene i contatti con i fedelissimi attraverso il telefono. Con Matteo Ricci, il responsabile enti locali presente a Roma, con Maurizio Martina, il vicesegretario, con lo stesso Orfini, e con Andrea Rossi responsabile organizzativo.

Cosa si dice tra i membri del quartier generale? Che i risultati sono «brutti» e questo non sarà negato con la formuletta del «voto locale». Che in Italia soffia «un vento di centrodestra» e la sfida delle elezioni politiche alla fine sarà contro Berlusconi e Salvini. Che i 5stelle sembrava dovessero «vincere fino al 2030» e invece alla fine il duello sarà tra i poli tradizionali. Magra consolazione, certo, ma un dato politico chiaro.

Che il Pd deve prepararsi a fronteggiare di nuovo e in maniera ancora più pressante il fuoco amico delle formazioni che si muovono nel centrosinistra. E di chi nel Pd propone un cambio di rotta come la minoranza di Andrea Orlando: dialogo, alleanze, stop a inseguimenti delle larghe intese.

Una rivincita del congresso senza primarie ma tutta giocata nel dibattito interno e di sponda con chi si muove fuori dal recinto dem. Naturalmente il bersaglio sarà sempre il segretario Renzi, dopo questa domenica indebolito e obbligato a trovare una soluzione per dribblare l' offensiva che partirà da stamattina.

Renzi non nega la sconfitta ma prova a dimostrare che non è un tracollo. Nella notte il primo commento: «Risultato a macchia di leopardo, nel numero complessivo dei sindaci siamo avanti noi, ma poteva andare meglio». Renzi sottolinea cioè che nel complesso dei 111 comuni al voto molti restano dem, prova - secondo l' ex premier - che il partito mantiene un radicamento ed è perno centrale di qualsiasi ipotesi di schieramento per il voto nazionale.

Fuori da comunicati ufficiali si spiega poi che alcuni ko, a cominciare da Genova, sono a carico di candidati più vicini come profilo a Pisapia che a Renzi. Un modo per arginare la dose di accuse e polemiche alla linea dell' isolamento scelta, tra alti e bassi, dal leader. Ma ovviamente brucia la sconfitta di Genova, non compensata dal ritorno alla guida di Parma.

Significa che nei 4 anni di leadership renziana si sono perse molte grandi città italiane. Una tendenza ancora più grave quando ci si muove nell' ambito delle amministrative, un tempo terreno di caccia della sinistra. Scottano i risultati dei ballottaggi nei capoluoghi toscani perché la regione dove è nato il fenomeno Renzi. Quasi una umiliazione gli insuccessi in blocco in Emilia-Romagna.

Nei colloqui dei minuti successivi alle chiusure dei seggi si fanno anche altre analisi. Per esempio è già pronta una obiezione ai nemici del segretario a sinistra: come possono continuare a dipingerlo come uomo di destra
Si ragiona sul fatto che con un' astensione così pesante sarebbe probabilmente più giusto eleggere un sindaco con il 40 per cento del primo turno, come succede a Palermo. Ma una sconfitta è una sconfitta e Renzi non potrà ridimensionarla più di tanto. Per questo la settimana che lo attende appare decisiva.
quando invece si pagano, probabilmente anche in questo secondo turno, le battaglie di sinistra come lo ius soli?

Orlando attacca già nella notte: «Il Pd isolato perde, serve un cambio di rotta». Il ministro riunirà la sua corrente rilanciando il centrosinistra largo. Poi sabato andrà a Piazza Santi Apostoli alla manifestazione di Giuliano Pisapia che appariva, senza le elezioni a settembre, un appuntamento prematuro e invece rischia di cadere nel momento giusto.

Nel momento giusto per cosa? Per infilarsi nel corpo del Partito democratico in affanno, per lanciare una linea politica di discontinuità netta con quella renziana. E soprattutto per affermare ciò che a Largo del Nazareno considerano scontato: negare la leadership di governo di Matteo Renzi, minare non la sua figura di segretario ma molto di più; la sua candidatura a premier alle prossime elezioni, chiedendo la contendibilità di quel ruolo.

Re: Renzi

Inviato: 26/06/2017, 20:02
da UncleTom
Stesso tema trattato dagli STRUMPTRUPPEN e dal Fatto Quotidiano.


8 ore fa
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"Ai ballottaggi ha vinto il Pd"
Renzi si vanta e il web lo deride

Sergio Rame




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Renzi non ammette il flop: “67 a 59 per noi”
E Berlusconi dopo il trionfo rilancia la coalizione

I dem lasciano 12 città al centrodestra: Pistoia, Spezia, Monza, Lodi, Como, Piacenza e Sesto – LO SPECIALE
Grillo fa il discorso motivazionale ai 5 Stelle: “O andiamo avanti come squadra o saremo annientati”


Elezioni Amministrative 2017
Resuscitato da Matteo Renzi, trionfante nelle urne alle amministrative con alleanze più o meno convinte, ora Silvio Berlusconi si prepara alla vera sfida del voto nazionale. E annuncia l’idea di fare una coalizione di centrodestra. “Da questi risultati”, ha scritto in una nota l’ex Cavaliere, “il centrodestra può partire in vista della sfida decisiva per tornare a guidare il Paese, sulla di una coalizione fra forze politiche diverse, caratterizzata da un chiaro profilo liberale, moderato, basato su radici cristiane”
di F. Q.

Re: Renzi

Inviato: 26/06/2017, 20:53
da UncleTom
26 giu 2017 18:02
GLI ZOMBIE DELLA SINISTRA A CACCIA DI MATTEO

– PRODI, D’ALEMA, BERSANI, ENRICO LETTA, PISAPIA: PARTE LA ROTTAMAZIONE DEL DUCETTO

– TUTTI BIG CHE VOLEVA METTERE DA PARTE RIPRENDONO ENERGIA DALLA SCONFITTA DI DOMENICA

– RENZI VITTIMA DELLA SUA SEGRETERIA. IL NAZARENO COME UN BUNKER



Luca Telese per la Verità

Si era preparato a perdere, d' accordo: ma non così male. Da almeno tre giorni Matteo Renzi si faceva forza, e sciorinava il suo mantra preventivo, il suo esorcismo articolato in tre frasi-chiave ripetute a tutti coloro con cui parlava: «Sono andato in vacanza per marcare la distanza da questo voto», «La maggior parte dei sindaci uscenti sono di correnti diverse dalle mie», «Se la prenderanno con me ma è solo un test locale».

Eppure neanche la più nefasta delle previsioni della vigilia aveva rappresentato con chiarezza al leader del Pd quel «vento univoco» che già alle 22.40 veniva annunciato da Enrico Mentana per dare l'abbrivio alla sua proverbiale maratona si La7. «Un vento univoco» che soffia nelle vele del centrodestra, si capisce di lì a poco.

Fin dalla tarda serata i primi exit poll avevano informato Renzi che si preparava una piccola Caporetto, ma siccome in politica le cose diventano vere solo quando sono vere, è nelle prime ore della notte che il leader del Partito Democratico ha potuto constatare che per lui si trattava di una vera e propria catastrofe elettorale, in cui cadevano città-simbolo come a Genova, città rappresentative come Parma, città del nord come Verona e città del sud come Catanzaro, città delle regioni rosse come La Spezia o Carrara, e città del centro Italia come l' Aquila. Un massacro.

Anche i dettagli contano: il Pd perde rovinosamente a Carrara nel ballottaggio con il M5s, perde Sesto San Giovanni, la «staligrado d' Italia» che aveva resistito anche all'età d'oro del berlusconsmo. Improvvisamente, di fronte a questi dati, le tre frasi esorcistiche si sono dissolte come neve al sole, e tutta la narrazione preventiva renziana si è liquefatta virandosi nel suo contrario: la vacanza di famiglia nella settimana dei ballottaggi, dopo la sconfitta, non sembra più una bella trovata diversiva, ma una condotta spavaldamente suicida da parte di un leader.

La sconfitta non è più di una sola corrente o dell' altra, ma di tutto il partito e quindi del suo leader. Il test non è più locale, ma - dopo 111 ballottaggi - di livello nazionale. Non solo: questa per Renzi è la quarta sconfitta di rilievo consecutiva. Furono sconfitta le amministrative di Roma e Torino, appena mascherate dalla vittoria di Beppe Sala a Milano. È stata una sconfitta rovinosa il risultato del referendum Costituzionale, è stata una grande sconfitta politica il naufragio della legge elettorale, con l' affondamento del relativo ed importantissimo patto - voluto da Renzi stesso - sul voto anticipato, ed è una vera e propria sconfitta strategica questo voto nei comuni, che mette la segreteria di Renzi davanti ad un vicolo cieco.

Proviamo a capire perché: Il primo verdetto che esce dalle urne è che tutto quello su cui Renzi aveva puntato le sue migliori carte non esiste più. 1) Va male il modello di un Pd autosufficiente: la sconfitta è attenuata, dove viene attenuata, solo dove il centrosinistra ha - per avventura o per storia pregressa - una coalizione intorno a se. 2) Vanno male le combinazioni competitive: Il Pd perde sia con il centrodestra che - dove sono al ballottaggio con i grillini o i post grillini alla Pizzarotti. 3) Vanno male sia i candidati più legati al segretario che quelli di conio bersaniano, Orlandiano o Cuperliano. Ma a perdere, quando si perde così, è il Pd di Renzi.

In questo processo di identificazione-impoverimento il voto è solo lo specchio di un leader che si è gradualmente isolato dal mondo, illudendosi di poter continuare a dare le carte. L' unico risultato controdenza, il voto delle primarie, è stato uno dei passaggi che ha aumentato il suo isolamento: da allora Renzi non parla più nemmeno con Orlando (che a sua volta vede con molto più favore Giuliano Pisapia che il leader del suo partito). Non si tratta solo di un nodo politico, ma di consuetudini, rapporti umani, carattere: come già in altri passaggi cruciali della sua vita, Matteo Renzi se ne sta chiuso nel bunker con i suoi fedelissimi, e questo fa diventare nemici tutti quelli che stanno fuori.

Infine anche sul piano dell' immagine, l' abbraccio mortale con il Cavaliere non ha pagato, ed è stato uno dei motivi acceleranti della corrosione di una leadership: Il frammento televisivo che è rimasto della settimana pre-voto era il Berlusconi scoppiettante che scherzava sui Cinque stelle ("La maggior parte di loro o non guadagnava un euro prima di fare politica!") a «l' Aria che tira», mentre il silenzio di Renzi e la sua diserzione dei ballottaggi rivelavano un problema più grande.

Fin dalla disarmante confessione di Piero Fassino ("E' meglio se non vieni a sostenermi") nel ballottaggio dello scorso anno, sono molti i candidati che hanno chiesto (o fatto capire) al premier di non partecipare ai comizi. Renzi ha disincentivato il suo elettorato a partecipare secondo turno facendo balenare il fantasma dell' inciucio proprio quando avrebbe dovuto motivarlo in senso bipolare alla contrapposizione destra-sinistra. Ha lasciato deflagrare la crisi delle banche venete il giorno del voto.

Ha focalizzato il suo fuoco contro il M5s, caratterizzandosi come alleato di Berlusconi, ma nelle urne, poi - quasi ovunque - gli elettori sulla scheda dovevano scegliere tra centrodestra e centrosinistra. I suoi fedelissimi parlano a mezza bocca di lui e ti dicono: «Sai com' è Matteo. Tutte queste cose gliele diciamo, ma lui se ne frega e va dietro per la sua strada». E qui c' è l' ultimo problema. Renzi in passato a sinistra è stato odiato, ma anche temuto.

Combattuto, ma anche rispettato. Il patto con gli elettori delle regioni rosse si fondava sul fatto che non esisteva una alternativa, che il partito era con lui, e sulla certezza che comunque il renzismo era vincente. Adesso a sinistra ci sono almeno cinque soggetti attivi, che gravitano intorno al Movimento dei democratici e progressisti di Roberto Speranza.

Ci sono leader di attacco come Massimo D' Alema, di governo come Pierluigi Bersani, di immagine come Giuliano Pisapia. E poi c' è una rete di «fiancheggiatori» eccellenti - ascoltati a sinistra - come Enrico Letta o Romano Prodi. Adesso la forza con cui Renzi guida il Pd è diventato il suo handicap: nessuno in direzione potrà rovesciare il segretario, ma gli eroi del pantheon democratico, in un modo o nell' altro sono usciti dall' orbita del partito.

Il Fatto è contro Renzi, La Repubblica lo ha scaricato, L' Unità ha chiuso. L' ex direttore Sergio Staino diffonde newsletter il cui definisce l' ex sindaco di Firenze «un bugiardo seriale». Bastano un titolo di giornale e cinque nomi in questo o quel convegno per far sudare freddo Renzi. Il partito di Pisapia, che era nato come un progetto satellite, a cui non era data dignità di alleato (perché la legge immaginata da Renzi non prevede volutamente coalizioni) sta crescendo trovando alleanze fino a ieri inimmaginabili da Bruno Tabacci, all' ex ministro montiano Catania.

Non è più un progetto complementare per togliere fiato ai Bersaniani, ma una forza centrifuga che minaccia la centralità del Pd fino a proporsi come sostituiva. Il «test locale senza importanza», ieri, è diventato l' anno zero in cui il renzismo ha chiuso la stagione della sua narrazione vincente.

Re: Renzi

Inviato: 27/06/2017, 2:44
da UncleTom
Ballottaggi, la valanga della destra isola Renzi
La notte in cui la sinistra perde le sue roccaforti storiche e trionfa il forzaleghismo, costringe il segretario Pd a un cambio di strategia difficile e doloroso: puntare a fare il pieno dei voti pur sapendo che in quel campo in molti non sono più disposti a concedergli la leadership della coalizione
DI MARCO DAMILANO
26 giugno 2017
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È stata una prova elettorale figlia di una doppia assenza. Uniti nel distacco dalle urne, per una volta, l'elettorato e i leader. Il popolo è restato al mare e i segretari sono andati in vacanza. Matteo Renzi alla festa di San Giovanni, Beppe Grillo resta a casa e diserta la sua sezione elettorale di Sant'Ilario. Ma la lontananza ostentata dei capi dalle telecamere e dai comizi - è solo una consultazione locale - non basta a cancellare in una notte d'estate la disfatta della sinistra in tutte le sue forme, il centrosinistra unito, a Genova e a L'Aquila, il Pd di Renzi, l'abbraccio con l'ex leghista Flavio Tosi a Verona, il Movimento 5 Stelle costretto ad assistere al trionfo del primo dei suoi sindaci, il Pizzarotti di Parma che fosse ancora nel Movimento oggi sarebbe da mettere in vetrina, altro che Virginia Raggi. E soprattutto la resurrezione della destra.

Su 25 capoluoghi al voto il centrosinistra ne amministrava 16, il centrodestra sei. Il centrodestra ne espugna quindici, il centrosinistra si ferma a cinque, nonostante la conquista inattesa di Lecce, da sempre in mano al centrodestra, e di Padova, dove cade il sindaco-sceriffo Massimo Bitonci, più in linea con Salvini che con Zaia. Ma il Pd perde in Lombardia roccaforti storiche come Sesto San Giovanni, ritorna all'opposizione a Como e Lodi, la città del numero due del Pd Lorenzo Guerini, va sotto a Pistoia nella rossa Toscana e in Emilia a Piacenza, affonda in Liguria, nella città del ministro Andrea Orlando La Spezia e soprattutto a Genova.


La Lanterna non è più rossa, per la prima volta svolta a destra, trainata dal governatore forzista Giovanni Toti e dalla Lega, al termine di una lunga crisi della sinistra locale che andava avanti da anni, dalla vittoria di Marco Doria alle primarie del 2012 fino alla sconfitta alle regionali del 2015 di Raffaella Paita. Fine delle industrie di Stato, della mediazione del partito e del sindacato, ma anche tramonto di una identità che aveva resistito contro tutti i cambiamenti e superato ogni tempesta. La destra vince nei quartieri popolari, dove il popolo ha preferito restare a casa.

Il forzaleghismo perde a Padova contro il candidato del Pd Giordani in alleanza con il civico Arturo Lorenzoni, ma vince contro se stesso a Verona, dove il competitore era l'ex Flavio Tosi con la sua compagna Patrizia Bisinella e il supporto del Pd, nel Veneto che ha atteso con preoccupazione il decreto governativo di salvataggio per Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, destinato a infiammare le polemiche nei prossimi giorni. E il berlusconismo torna a L'Aquila dopo la giunta di centrosinistra che aveva gestito il dopo-terremoto, forse la sconfitta più amara per il Pd, con l'uscente Massimo Cialente che balbetta: «Io non ci sto capendo più niente. Il nostro elettorato non va più a votare».

Matteo Renzi non c'è, non ha voluto mettere la faccia neppure per un istante su queste amministrative, nonostante il profluvio di parole, rassegne stampa on line, comparsate tv. Come aveva fatto un anno fa, quando aveva tolto di peso alle sconfitte di Roma e Torino per indicare nel referendum costituzionale la vera partita da vincere, e si è visto com'è andata.

Eppure è segretario del Pd dal dicembre 2013, con la breve interruzione di quest'anno per rivincere le primarie. In questi anni ha perso Roma, Torino, Genova, Venezia, Perugia, capoluoghi di provincia da tempo in mano al centrosinistra. Si è battuto contro il Movimento 5 Stelle e scopre che l'elettorato moderato torna a preferire il centrodestra.

L'unico vittorioso, Giordani a Padova, nega l'appartenenza di partito e si veste da civico. Ora Renzi si trova di fronte alla necessità di un cambio di strategia difficile e doloroso: puntare a fare il pieno dei voti del centrosinistra, sapendo che in quel campo in molti non sono più disposti a concedergli la leadership della coalizione? Nel Pd torneranno ad alzare la voce non solo gli avversari («cambiare linea», dice subito Orlando), ma anche i sostenitori finora silenziosi, come Franceschini, e amici come il ministro Delrio.

Il gioco alternativo, andare da soli e puntare all'alleanza con Berlusconi, il Nazareno-bis, è più difficile. L'altro Matteo, Salvini, prende una botta a Padova ma ha ragione di esultare per il resto del bottino. Canta andiamo a governare imitando Rovazzi, anche lui ha il suo Gianni Morandi da affiancare, la vecchia gloria, ovvero Silvio Berlusconi.


Cambi di strategia anche nel centrodestra: per Berlusconi, indubbio vincitore di questa prova elettorale, sarà più difficile da domani dire che vuole andare da solo. Anche perché Salvini farà di tutto per costringerlo a un matrimonio di interesse, il listone unico, la coalizione, il Perimetro, lo chiama Daniela Santanchè nella notte. Il Perimetro della destra, se unito, potrebbe vincere le elezioni. Ma Berlusconi, in tutta evidenza, non ne ha molta voglia. Non ha nessuna intenzione di consegnare il suo partito alla Lega soltanto perché si è vinto a Genova. E così il Vincitore Berlusconi e lo Sconfitto Renzi hanno in comune un problema e la soluzione potrebbe essere il ritorno alla legge elettorale tedesca bocciata in Parlamento.


Perché per Berlusconi vincere con il centrodestra unito equivale quasi a quello che significa per Matteo Renzi perdere con il centrosinistra. Trovarsi imprigionati con alleati scomodi che ti vogliono superare o eliminare. Con un elettorato, quello di M5S, che ha preferito restare a casa. E tanti cittadini che restano a guardare, in attesa di una novità che per ora non si vede. Per evitare che anche nel 2018 a vincere sia il partito dell'astensione, trionfante a Trapani. Con i candidati sindaci indagati e l'elettorato lontano dalle urne, il Comune sarà commissariato. In un pezzo d'Italia che assomiglia sempre più a un racconto di Saramago.
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© Riproduzione riservata26 giugno 2017

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO

Re: Renzi

Inviato: 27/06/2017, 20:31
da UncleTom
Gli STRUMPTRUPPEN sono determinati a riprendersi il potere dopo sei anni di relativo digiuno.

Vogliono essere loro a dare le carte.

Sembrerebbe che la sbornia da vittoria, abbia fatto abbandonare l’idea di associarsi a Pinocchio Mussoloni nella condivisione del potere.

Il Pd torna ad essere un nemico da battere come Grillo e i suoi.

Pertanto tutte le notizie che fanno filtrare devono essere doverosamente pesate perchè occorre sempre tenere il loro obiettivo finale.

Visto come si sono comportati nella presa della ex Stalingrado d’Italia, le bufale per loro sono il pane quotidiano.

La propaganda e le notizie di stampa, per loro sono la stessa cosa.




Pd in frantumi: a Lecce lasciano in 102
Dopo il risultato disastroso dei ballottaggi si apre la resa dei conti dentro il Pd. Lo scontro è duro sia a livello locale che a livello nazionale
Franco Grilli - Mar, 27/06/2017 - 18:14

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Dopo il risultato disastroso dei ballottaggi si apre la resa dei conti dentro il Pd. Lo scontro è duro sia a livello locale che a livello nazionale.

Nel mirino c'è la linea data al partito dal segretario Matteo Renzi. È lui, secondo la base, il principale responabile della sconfitta dem. E così arrivano le prime stoccate. Le parole di Dario Franceschini non passano inosservate: "Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato?", scrive il ministro in un post su Twitter pubblicando i grafici dei risultati del Pd a Genova, Parma, Verona e l’Aquila dal 2012 a oggi, in cui si nota una sostanziale flessione del partito. "Il PD è nato per unire il campo del centrosinistra - prosegue Franceschini - non per dividerlo". Ma conseguenze più pratiche cominciano a farsi sentire anche a livello locale con l'addio di ben 102 tesserati al Pd della provincia di Lecce per approdare a Mdp di Speranza.
Le dimissioni dal Partito Democratico sono state firmate anche dal segretario provinciale, Salvatore Piconese, che stamattina ha consegnato la lettera al segretario regionale del partito, Marco Lacarra. "Mi dimetto da segretario provinciale del PD prima della scadenza del mio mandato, prevista il prossimo autunno - ha scritto Piconese - poichè è ormai mia convinzione che il partito abbia abbandonato definitivamente sia il suo originario profilo riformista che la sua originaria identità democratica e popolare. È mia convinzione che vi sia un’incapacità politica e culturale da parte dell’attuale gruppo dirigente nazionale del Pd di costruire un campo largo e plurale di centrosinistra e di aprire una nuova stagione di cambiamento per il partito e per l’Italia". "Le mie dimissioni sono il risultato di una lunga riflessione, che in queste mesi ha messo insieme una serie di valutazioni, fondate e concrete, sul fatto che il Pd sia diventato col tempo altro rispetto alla sua storia e le sue culture di riferimento - ha spiegato ancora l’ex segretario -. Sentendolo, così, sempre più lontano da me e dalla nostra storia politica". "Sono convinto che con l’avvento di Renzi (e del renzismo) il PD abbia volutamente tagliato i fili che lo legavano alla sua storia e alle sue culture democratiche e progressiste di riferimento-ha detto ancora - è come se il principio della rottamazione corrispondesse esplicitamente alla rottamazione brutale e violenta di una storia e di una cultura politica, ossia: quella legata alla Sinistra e alla storia del movimento operaio italiano". Oltre a Piconese (che ricopre anche il ruolo di sindaco di Uggiano La Chiesa), hanno dato le dimissioni dal partito anche Gabriele Abaterusso e Paolo Solito, primi cittadini di Patù e Sogliano Cavour, 3 vicesindaci, 5 assessori comunali, 2 ex sindaci, nonchè numerosi segretari delle sezioni locali del Partito democratico ed ex dirigenti provinciali. "Oggi sono felicissimo di queste adesioni - ha commentato il consigliere regionale Ernesto Abaterusso - che rappresentano un fatto rilevantissimo non solo per la nostra provincia, ma che assumono un’importanza e un rilievo anche a livello nazionale". La notizia delle dimissioni di massa, e dell’adesione degli ex Pd al soggetto politico coordinato da Roberto Speranza, è stata accolta in modo molto critico dal deputato Salvatore Capone, che ha stigmatizzato "la totale latitanza di Piconese nelle amministrative e ancor più totale assenza degli organi provinciali sul territorio in questi anni".

Re: Renzi

Inviato: 27/06/2017, 20:58
da UncleTom
.....IL PD NON ESISTE PIU'. E' COME SE IN UN CASEGGIATO FOSSE RIMASTA SOLO IN PIEDI LA FACCIATA LATO STRADA. TUTTA LA STRUTTURA INTERNA NON ESISTE PIU'.......E' VUOTA PERCHE' E' CROLLATA......




Politica | Di F. Q.


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