Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
STAMANI, PRIMA CHE IL FINANCIAL TIMES SUGGERISSE A MUSSOLONI DI FAR FALLIRE LE BANCHE PIU’ DEBOLI:
1 LUG 2016 12:42
BARAONDA BANCARIA
- IL GOVERNO RENZI SI PREPARA A SISTEMARE I CONTI DELLE BANCHE CON I SOLDI DI CONTRIBUENTI E PENSIONATI
- COME? CON LA CREAZIONE DI UN FONDO ATLANTE BIS NEL QUALE SARANNO VERSATI SOLDI DAL TESORO E DALLA CDP
Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi)... -
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Con la scusa della Brexit - che per ora non si sta rivelando quella enorme catastrofe paventata da più parti prima del referendum della Gran Bretagna - il governo di Matteo Renzi si prepara a dare un’ampia ripulita ai bilanci delle banche italiane. E a sottoscrivere titoli degli istituti fino a 150 miliardi di euro. Un’operazione articolata che sarà realizzata in parte col denaro dei contribuenti e in parte col risparmio postale.
Palazzo Chigi si muove su più fronti. Scartata (per ora) l’ipotesi di interventi diretti nel capitale degli istituti di credito (opzione respinta dagli stessi banchieri, a cominciare dal presidente Abi, Antonio Patuelli), sul tavolo restano altre strade, non alternative fra loro. La prima riguarda la creazione di un fondo Atlante bis dove iniettare nuovo denaro pubblico. Lo strumento finora è stato utilizzato per ricapitalizzare Veneto Banca e PopVicenza, ma verrebbe «spacchettato» per risolvere, almeno in parte, la grana delle sofferenze.
Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi). Un altro mezzo miliardo a disposizione è quello attualmente in pancia alla Sga, una vecchia società che alla fine degli anni ’90 era stata creata e utilizzata per salvare il Banco di Napoli.
Ma non è escluso che dai conti del Tesoro arrivino altre risorse. Atlante 2, dunque, potrebbe partire con mezzi freschi da 2 a 6-7 miliardi e, considerando la leva, potrebbe «comprare» crediti deteriorati (ovvero i prestiti non rimborsati) anche oltre quota 40 miliardi. Una cifra rilevante se confrontata non tanto con le sofferenze lorde (200 miliardi), quanto con le nette, circa 80 miliardi. In poco tempo, insomma, la metà della spazzatura finanziaria che oggi rappresenta uno dei principali guasti del settore bancario verrebbe scaricata, di fatto, sui contribuenti e sui pensionati (con esiti incerti).
C’è da dire che Intesa, primo gruppo del Paese, non è interessata a gestire «fuori casa» i suoi problemi coi finanziamenti non rimborsati. E anche Unicredit, che deve rinnovare il piano industriale ora che ha un nuovo capo azienda (il francese Jean Pierre Mustier), potrebbe snobbare Atlante. A sfogliare la margherita, tra i big resta solo il petalo del Monte paschi di Siena (che ha più di 20 miliardi di prestiti a rischio): l’intera manovra, dunque, sembra architettata per togliere le castagne dal fuoco alla ex banca del Pd (e una volta ripulita, potrebbe tornare in campo Ubibanca per le nozze).
Fin qui il discorso delle sofferenze. Poi c’è un nuovo «schema» di garanzia concordato con l’Unione europea. Il governo Renzi, infatti, ha portato a casa un risultato positivo (che a prima vista è apparso ben più importante della realtà). Domenica scorsa, Bruxelles ha dato il via libera a Roma a un paracadute pubblico (valido per il 2016) volto a mettere in sicurezza la liquidità delle banche fino a 150 miliardi di euro. Il tutto nel rispetto delle regole sugli aiuti Stato e attivabile sono in situazioni eccezionali.
Si tratta di una misura sostanzialmente simile a quelle varata a novembre 2015 dal governo Berlusconi, che introdusse una tutela sui conti correnti fino a 100mila euro da affiancare all’assicurazione del Fondo interbancario. La differenza, stavolta, sta nel fatto che lo stanziamento potrà essere utilizzato per sottoscrivere obbligazioni bancarie (bond senior), di fatto affiancando le Gacs (le garanzie sulle cartolarizzazion) varate qualche mese fa e ignorate dalle banche.
1 LUG 2016 12:42
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Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi)... -
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Con la scusa della Brexit - che per ora non si sta rivelando quella enorme catastrofe paventata da più parti prima del referendum della Gran Bretagna - il governo di Matteo Renzi si prepara a dare un’ampia ripulita ai bilanci delle banche italiane. E a sottoscrivere titoli degli istituti fino a 150 miliardi di euro. Un’operazione articolata che sarà realizzata in parte col denaro dei contribuenti e in parte col risparmio postale.
Palazzo Chigi si muove su più fronti. Scartata (per ora) l’ipotesi di interventi diretti nel capitale degli istituti di credito (opzione respinta dagli stessi banchieri, a cominciare dal presidente Abi, Antonio Patuelli), sul tavolo restano altre strade, non alternative fra loro. La prima riguarda la creazione di un fondo Atlante bis dove iniettare nuovo denaro pubblico. Lo strumento finora è stato utilizzato per ricapitalizzare Veneto Banca e PopVicenza, ma verrebbe «spacchettato» per risolvere, almeno in parte, la grana delle sofferenze.
Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi). Un altro mezzo miliardo a disposizione è quello attualmente in pancia alla Sga, una vecchia società che alla fine degli anni ’90 era stata creata e utilizzata per salvare il Banco di Napoli.
Ma non è escluso che dai conti del Tesoro arrivino altre risorse. Atlante 2, dunque, potrebbe partire con mezzi freschi da 2 a 6-7 miliardi e, considerando la leva, potrebbe «comprare» crediti deteriorati (ovvero i prestiti non rimborsati) anche oltre quota 40 miliardi. Una cifra rilevante se confrontata non tanto con le sofferenze lorde (200 miliardi), quanto con le nette, circa 80 miliardi. In poco tempo, insomma, la metà della spazzatura finanziaria che oggi rappresenta uno dei principali guasti del settore bancario verrebbe scaricata, di fatto, sui contribuenti e sui pensionati (con esiti incerti).
C’è da dire che Intesa, primo gruppo del Paese, non è interessata a gestire «fuori casa» i suoi problemi coi finanziamenti non rimborsati. E anche Unicredit, che deve rinnovare il piano industriale ora che ha un nuovo capo azienda (il francese Jean Pierre Mustier), potrebbe snobbare Atlante. A sfogliare la margherita, tra i big resta solo il petalo del Monte paschi di Siena (che ha più di 20 miliardi di prestiti a rischio): l’intera manovra, dunque, sembra architettata per togliere le castagne dal fuoco alla ex banca del Pd (e una volta ripulita, potrebbe tornare in campo Ubibanca per le nozze).
Fin qui il discorso delle sofferenze. Poi c’è un nuovo «schema» di garanzia concordato con l’Unione europea. Il governo Renzi, infatti, ha portato a casa un risultato positivo (che a prima vista è apparso ben più importante della realtà). Domenica scorsa, Bruxelles ha dato il via libera a Roma a un paracadute pubblico (valido per il 2016) volto a mettere in sicurezza la liquidità delle banche fino a 150 miliardi di euro. Il tutto nel rispetto delle regole sugli aiuti Stato e attivabile sono in situazioni eccezionali.
Si tratta di una misura sostanzialmente simile a quelle varata a novembre 2015 dal governo Berlusconi, che introdusse una tutela sui conti correnti fino a 100mila euro da affiancare all’assicurazione del Fondo interbancario. La differenza, stavolta, sta nel fatto che lo stanziamento potrà essere utilizzato per sottoscrivere obbligazioni bancarie (bond senior), di fatto affiancando le Gacs (le garanzie sulle cartolarizzazion) varate qualche mese fa e ignorate dalle banche.
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Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi)... -
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Con la scusa della Brexit - che per ora non si sta rivelando quella enorme catastrofe paventata da più parti prima del referendum della Gran Bretagna - il governo di Matteo Renzi si prepara a dare un’ampia ripulita ai bilanci delle banche italiane. E a sottoscrivere titoli degli istituti fino a 150 miliardi di euro. Un’operazione articolata che sarà realizzata in parte col denaro dei contribuenti e in parte col risparmio postale.
Palazzo Chigi si muove su più fronti. Scartata (per ora) l’ipotesi di interventi diretti nel capitale degli istituti di credito (opzione respinta dagli stessi banchieri, a cominciare dal presidente Abi, Antonio Patuelli), sul tavolo restano altre strade, non alternative fra loro. La prima riguarda la creazione di un fondo Atlante bis dove iniettare nuovo denaro pubblico. Lo strumento finora è stato utilizzato per ricapitalizzare Veneto Banca e PopVicenza, ma verrebbe «spacchettato» per risolvere, almeno in parte, la grana delle sofferenze.
Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi). Un altro mezzo miliardo a disposizione è quello attualmente in pancia alla Sga, una vecchia società che alla fine degli anni ’90 era stata creata e utilizzata per salvare il Banco di Napoli.
Ma non è escluso che dai conti del Tesoro arrivino altre risorse. Atlante 2, dunque, potrebbe partire con mezzi freschi da 2 a 6-7 miliardi e, considerando la leva, potrebbe «comprare» crediti deteriorati (ovvero i prestiti non rimborsati) anche oltre quota 40 miliardi. Una cifra rilevante se confrontata non tanto con le sofferenze lorde (200 miliardi), quanto con le nette, circa 80 miliardi. In poco tempo, insomma, la metà della spazzatura finanziaria che oggi rappresenta uno dei principali guasti del settore bancario verrebbe scaricata, di fatto, sui contribuenti e sui pensionati (con esiti incerti).
C’è da dire che Intesa, primo gruppo del Paese, non è interessata a gestire «fuori casa» i suoi problemi coi finanziamenti non rimborsati. E anche Unicredit, che deve rinnovare il piano industriale ora che ha un nuovo capo azienda (il francese Jean Pierre Mustier), potrebbe snobbare Atlante. A sfogliare la margherita, tra i big resta solo il petalo del Monte paschi di Siena (che ha più di 20 miliardi di prestiti a rischio): l’intera manovra, dunque, sembra architettata per togliere le castagne dal fuoco alla ex banca del Pd (e una volta ripulita, potrebbe tornare in campo Ubibanca per le nozze).
Fin qui il discorso delle sofferenze. Poi c’è un nuovo «schema» di garanzia concordato con l’Unione europea. Il governo Renzi, infatti, ha portato a casa un risultato positivo (che a prima vista è apparso ben più importante della realtà). Domenica scorsa, Bruxelles ha dato il via libera a Roma a un paracadute pubblico (valido per il 2016) volto a mettere in sicurezza la liquidità delle banche fino a 150 miliardi di euro. Il tutto nel rispetto delle regole sugli aiuti Stato e attivabile sono in situazioni eccezionali.
Si tratta di una misura sostanzialmente simile a quelle varata a novembre 2015 dal governo Berlusconi, che introdusse una tutela sui conti correnti fino a 100mila euro da affiancare all’assicurazione del Fondo interbancario. La differenza, stavolta, sta nel fatto che lo stanziamento potrà essere utilizzato per sottoscrivere obbligazioni bancarie (bond senior), di fatto affiancando le Gacs (le garanzie sulle cartolarizzazion) varate qualche mese fa e ignorate dalle banche.
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Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi)... -
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Con la scusa della Brexit - che per ora non si sta rivelando quella enorme catastrofe paventata da più parti prima del referendum della Gran Bretagna - il governo di Matteo Renzi si prepara a dare un’ampia ripulita ai bilanci delle banche italiane. E a sottoscrivere titoli degli istituti fino a 150 miliardi di euro. Un’operazione articolata che sarà realizzata in parte col denaro dei contribuenti e in parte col risparmio postale.
Palazzo Chigi si muove su più fronti. Scartata (per ora) l’ipotesi di interventi diretti nel capitale degli istituti di credito (opzione respinta dagli stessi banchieri, a cominciare dal presidente Abi, Antonio Patuelli), sul tavolo restano altre strade, non alternative fra loro. La prima riguarda la creazione di un fondo Atlante bis dove iniettare nuovo denaro pubblico. Lo strumento finora è stato utilizzato per ricapitalizzare Veneto Banca e PopVicenza, ma verrebbe «spacchettato» per risolvere, almeno in parte, la grana delle sofferenze.
Il nuovo fondo avrebbe come dote iniziale i 500 milioni di euro già versati dalla Cassa depositi e prestiti (che «impiega» il risparmio postale, i cui titolari sono per lo più anziani e pensionati), anche se la stessa Cdp sarebbe pronta a versare una cifra ben più consistente (si parla di 3-4 miliardi). Un altro mezzo miliardo a disposizione è quello attualmente in pancia alla Sga, una vecchia società che alla fine degli anni ’90 era stata creata e utilizzata per salvare il Banco di Napoli.
Ma non è escluso che dai conti del Tesoro arrivino altre risorse. Atlante 2, dunque, potrebbe partire con mezzi freschi da 2 a 6-7 miliardi e, considerando la leva, potrebbe «comprare» crediti deteriorati (ovvero i prestiti non rimborsati) anche oltre quota 40 miliardi. Una cifra rilevante se confrontata non tanto con le sofferenze lorde (200 miliardi), quanto con le nette, circa 80 miliardi. In poco tempo, insomma, la metà della spazzatura finanziaria che oggi rappresenta uno dei principali guasti del settore bancario verrebbe scaricata, di fatto, sui contribuenti e sui pensionati (con esiti incerti).
C’è da dire che Intesa, primo gruppo del Paese, non è interessata a gestire «fuori casa» i suoi problemi coi finanziamenti non rimborsati. E anche Unicredit, che deve rinnovare il piano industriale ora che ha un nuovo capo azienda (il francese Jean Pierre Mustier), potrebbe snobbare Atlante. A sfogliare la margherita, tra i big resta solo il petalo del Monte paschi di Siena (che ha più di 20 miliardi di prestiti a rischio): l’intera manovra, dunque, sembra architettata per togliere le castagne dal fuoco alla ex banca del Pd (e una volta ripulita, potrebbe tornare in campo Ubibanca per le nozze).
Fin qui il discorso delle sofferenze. Poi c’è un nuovo «schema» di garanzia concordato con l’Unione europea. Il governo Renzi, infatti, ha portato a casa un risultato positivo (che a prima vista è apparso ben più importante della realtà). Domenica scorsa, Bruxelles ha dato il via libera a Roma a un paracadute pubblico (valido per il 2016) volto a mettere in sicurezza la liquidità delle banche fino a 150 miliardi di euro. Il tutto nel rispetto delle regole sugli aiuti Stato e attivabile sono in situazioni eccezionali.
Si tratta di una misura sostanzialmente simile a quelle varata a novembre 2015 dal governo Berlusconi, che introdusse una tutela sui conti correnti fino a 100mila euro da affiancare all’assicurazione del Fondo interbancario. La differenza, stavolta, sta nel fatto che lo stanziamento potrà essere utilizzato per sottoscrivere obbligazioni bancarie (bond senior), di fatto affiancando le Gacs (le garanzie sulle cartolarizzazion) varate qualche mese fa e ignorate dalle banche.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA CALDA ESTATE DEL 2016
DA:
MILANO FINANZA
BANCHE E ASSICURAZIONI
Banche, Equita: ricapitalizzare non basta più
Oggi ci vogliono 30 miliardi di euro per portare la copertura sui Npl a un rapporto più accettabile (l'80%, circa il doppio di quello attuale). Tre le ipotesi della sim: la migliore un cavaliere bianco, la Cdp, che apporti 5-10 mld di euro ad Atlante
di Elena Dal Maso
Che cosa accadrà alle banche italiane? Oggi Equita analizza tutte le novità degli ultimi giorni emerse in seguito agli effetti della Brexit e ipotizza tre scenari a disposizione del governo per intervenire sul settore dando per scontato l'ok dell'Unione europea.
Secondo gli analisti le ricapitalizzazioni da sole non sono in grado di ripristinare la fiducia perché implicano una diluizione per gli azionisti. Qualsiasi piano per Equita dovrebbe prevedere anche azioni "per uno smaltimento rapido e significativo dei non performing loan". Ecco quindi le tre possibilità davanti alle quali il governo si trova di fronte.
Scenario 1. Prevede 30 miliardi di euro di ricapitalizzazione complessiva da parte degli istituti di credito per aumentare il coverage dei crediti in sofferenza all’'80%. Oggi la media si assesta attorno alla metà o poco più.
Secondo gli analisti, per limitare la diluzione, il governo dovrebbe impegnarsi a sottoscrivere gli aumenti a un prezzo predefinito, per esempio calcolando la media degli ultimi 3 mesi a cui detrarre il 10%. A questo punto il multiplo prezzo/capitale tangibile normalizzato salirebbe da 0,39 a 0,45. Oltre alla diluzione lo svantaggio di questo schema, sottolinea Equita, è legato al fatto che le banche continuerebbero a mantenere i Npl in bilancio.
Scenario 2. Potrebbe avvenire un'emissione di MEF bond (le obbligazioni del Ministero del tesoro) per finanziare lo spin-off dei crediti deteriorati. L'ipotesi prevede la creazione di una bad-bank, le banche avrebbero un assorbimento patrimoniale di 10 miliardi di euro da coprire con i MEF bond che sarebbero ripagabili a termine con aumenti di capitale oppure con cessioni. Il vantaggio per Equita sarebbe l'immediato derisking e la possibilità di crescere nella quotazione grazie allo sgravio dei Npl.
Scenario 3. Interviene la Cassa depositi e prestiti con un aumento dell'investimento in Atlante con un taglio importante, fra 5 e 10 miliardi di euro. Il fondo Atlante è partito con una dotazione di 4,2 miliardi, ma 1,5 miliardi li ha già utilizzati per salvare la Banca popolare di Vicenza e 1 miliardo per Veneto Banca.
Secondo Equita con 5 miliardi Atlante potrebbe acquistare 74 miliardi di Npl, ovvero il 48% del totale (129 miliardi, quindi, l'83% con 10 miliardi di dotazione). Gli analisti concludono che si tratta dello scenario migliore per le banche perché il multiplo prezzo/capitale tangibile salirebbe solo a 0,46, senza diluizione.
http://www.milanofinanza.it/news/banche ... 1215149756
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA CALDA ESTATE DEL 2016
LA NOTIZIA SARA' SUI QUOTIDIANI DI DOMANI.
E QUALCUNO PUO' RAGIONEVOLMENTE CREDERE CHE IL PD GUADAGNERA' CONSENSI?????
1 LUG 2016 13:33
CHIUSO IL TERZO TRONCONE DELL’INCHIESTA “MAFIA CAPITALE”: 28 PERSONE RISCHIANO IL PROCESSO
- TRA I NOMI NUOVI, L'EX CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO, FRANCESCO D'AUSILIO E L'EX CAPOGRUPPO AL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO, SEMPRE DEL PD, MARCO VINCENZI
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e fine 2014. Tra i reati contestati, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d'asta, rivelazione di segreto d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti. La chiusura indagini riguarda anche Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e figura chiave della maxinchiesta, Luca Odevaine... -
LA NOTIZIA SARA' SUI QUOTIDIANI DI DOMANI.
E QUALCUNO PUO' RAGIONEVOLMENTE CREDERE CHE IL PD GUADAGNERA' CONSENSI?????
1 LUG 2016 13:33
CHIUSO IL TERZO TRONCONE DELL’INCHIESTA “MAFIA CAPITALE”: 28 PERSONE RISCHIANO IL PROCESSO
- TRA I NOMI NUOVI, L'EX CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO, FRANCESCO D'AUSILIO E L'EX CAPOGRUPPO AL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO, SEMPRE DEL PD, MARCO VINCENZI
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e fine 2014. Tra i reati contestati, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d'asta, rivelazione di segreto d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti. La chiusura indagini riguarda anche Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e figura chiave della maxinchiesta, Luca Odevaine... -
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Re: Diario della caduta di un regime.
Con l'occasione della Brexit è riemerso il confronto tra chi ritiene il popolo bue non idoneo ad intervenire su alcune scelte di fondo, e chi pensa che la democrazia deve comprendere il suffragio universale.
La gran parte della cittadinanza di questi tempi, per loro ammissione, si barrica in casa e non vuole sapere dei problemi che affliggono il Paese.
Non vuole sentire la Tv e ne leggere i giornali.
Hanno interamente torto???
Leggendo Valeria Pacelli per il “Fatto Quotidiano” però diventa evidente che furia di dai e dai il cittadino comune si stanchi e la smetta di credere alla democrazia.
2 LUG 2016 12:48
PERCHÉ RENZI VUOLE BUTTARE FUORI VEGAS? PERCHÉ LA CONSOB INDAGA DA OLTRE UN ANNO SULLE OPERAZIONI DEL FONDO D’INVESTIMENTO DI DAVIDE SERRA E LE SPECULAZIONI LEGATE AL DECRETO SULLE POPOLARI - DOPO LE RISPOSTE DELLE AUTORITÀ BRITANNICHE, TUTTI I DOCUMENTI PASSANO ALLA PROCURA DI ROMA
Vegas nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava?... -
Valeria Pacelli per il “Fatto quotidiano”
Non si ferma l'inchiesta della Procura di Roma sulle presunte speculazioni dovute ai rumor che precedettero la riforma della popolari trasformate nel 2015 in Spa. Ci sono almeno una quindicina di filoni ancora aperti. Tutti nati dalle segnalazioni di Giuseppe Vegas, capo della Consob, che l'11 febbraio 2015 ha riferito in Parlamento di operazioni sospette a ridosso della riforma.
Tra gli investimenti da approfondire, Vegas aveva segnalato anche quelli di Davide Serra, finanziere amico del premier Matteo Renzi (che con Vegas è in rapporti burrascosi) e fondatore del fondo di investimento Algebris basato a Londra. Serra non ha mai fatto mistero di aver sempre investito anche su banche e assicurazioni italiane, popolari incluse.
Ma il presidente della Consob, nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava? Le operazioni di Algebris indicano che c' è stato un abuso di informazioni privilegiate? [...]
Algebris, avendo la base a Londra, è soggetto alla supervisione della Financial Conduct Authority (Fca), l' equivalente inglese della Consob che vigila sui mercati finanziari. Secondo quanto risulta al Fatto, la Consob per la prima volta un anno fa ha chiesto la documentazione alla Algebris Investment che ha risposto però tramite la Fca, come previsto dalla legge. Su quei documenti sono state chieste ulteriori delucidazioni da Consob ai colleghi inglesi. Il risultato di questo lavoro verrà poi trasmesso alla Procura di Roma.
[...] Già un anno fa Serra è stato ascoltato dalla Consob, l' 11 marzo 2015 e ha smentito qualsiasi speculazione. Serra ha anche già spiegato che Algebris non ha comprato alcun titolo di banche popolari nei primi 19 giorni di gennaio 2015, il periodo sospetto secondo la Consob. [...]
La gran parte della cittadinanza di questi tempi, per loro ammissione, si barrica in casa e non vuole sapere dei problemi che affliggono il Paese.
Non vuole sentire la Tv e ne leggere i giornali.
Hanno interamente torto???
Leggendo Valeria Pacelli per il “Fatto Quotidiano” però diventa evidente che furia di dai e dai il cittadino comune si stanchi e la smetta di credere alla democrazia.
2 LUG 2016 12:48
PERCHÉ RENZI VUOLE BUTTARE FUORI VEGAS? PERCHÉ LA CONSOB INDAGA DA OLTRE UN ANNO SULLE OPERAZIONI DEL FONDO D’INVESTIMENTO DI DAVIDE SERRA E LE SPECULAZIONI LEGATE AL DECRETO SULLE POPOLARI - DOPO LE RISPOSTE DELLE AUTORITÀ BRITANNICHE, TUTTI I DOCUMENTI PASSANO ALLA PROCURA DI ROMA
Vegas nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava?... -
Valeria Pacelli per il “Fatto quotidiano”
Non si ferma l'inchiesta della Procura di Roma sulle presunte speculazioni dovute ai rumor che precedettero la riforma della popolari trasformate nel 2015 in Spa. Ci sono almeno una quindicina di filoni ancora aperti. Tutti nati dalle segnalazioni di Giuseppe Vegas, capo della Consob, che l'11 febbraio 2015 ha riferito in Parlamento di operazioni sospette a ridosso della riforma.
Tra gli investimenti da approfondire, Vegas aveva segnalato anche quelli di Davide Serra, finanziere amico del premier Matteo Renzi (che con Vegas è in rapporti burrascosi) e fondatore del fondo di investimento Algebris basato a Londra. Serra non ha mai fatto mistero di aver sempre investito anche su banche e assicurazioni italiane, popolari incluse.
Ma il presidente della Consob, nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava? Le operazioni di Algebris indicano che c' è stato un abuso di informazioni privilegiate? [...]
Algebris, avendo la base a Londra, è soggetto alla supervisione della Financial Conduct Authority (Fca), l' equivalente inglese della Consob che vigila sui mercati finanziari. Secondo quanto risulta al Fatto, la Consob per la prima volta un anno fa ha chiesto la documentazione alla Algebris Investment che ha risposto però tramite la Fca, come previsto dalla legge. Su quei documenti sono state chieste ulteriori delucidazioni da Consob ai colleghi inglesi. Il risultato di questo lavoro verrà poi trasmesso alla Procura di Roma.
[...] Già un anno fa Serra è stato ascoltato dalla Consob, l' 11 marzo 2015 e ha smentito qualsiasi speculazione. Serra ha anche già spiegato che Algebris non ha comprato alcun titolo di banche popolari nei primi 19 giorni di gennaio 2015, il periodo sospetto secondo la Consob. [...]
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Re: Diario della caduta di un regime.
Con l'occasione della Brexit è riemerso il confronto tra chi ritiene il popolo bue non idoneo ad intervenire su alcune scelte di fondo, e chi pensa che la democrazia deve comprendere il suffragio universale.
La gran parte della cittadinanza di questi tempi, per loro ammissione, si barrica in casa e non vuole sapere dei problemi che affliggono il Paese.
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Hanno interamente torto???
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2 LUG 2016 12:48
PERCHÉ RENZI VUOLE BUTTARE FUORI VEGAS? PERCHÉ LA CONSOB INDAGA DA OLTRE UN ANNO SULLE OPERAZIONI DEL FONDO D’INVESTIMENTO DI DAVIDE SERRA E LE SPECULAZIONI LEGATE AL DECRETO SULLE POPOLARI - DOPO LE RISPOSTE DELLE AUTORITÀ BRITANNICHE, TUTTI I DOCUMENTI PASSANO ALLA PROCURA DI ROMA
Vegas nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava?... -
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Non si ferma l'inchiesta della Procura di Roma sulle presunte speculazioni dovute ai rumor che precedettero la riforma della popolari trasformate nel 2015 in Spa. Ci sono almeno una quindicina di filoni ancora aperti. Tutti nati dalle segnalazioni di Giuseppe Vegas, capo della Consob, che l'11 febbraio 2015 ha riferito in Parlamento di operazioni sospette a ridosso della riforma.
Tra gli investimenti da approfondire, Vegas aveva segnalato anche quelli di Davide Serra, finanziere amico del premier Matteo Renzi (che con Vegas è in rapporti burrascosi) e fondatore del fondo di investimento Algebris basato a Londra. Serra non ha mai fatto mistero di aver sempre investito anche su banche e assicurazioni italiane, popolari incluse.
Ma il presidente della Consob, nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava? Le operazioni di Algebris indicano che c' è stato un abuso di informazioni privilegiate? [...]
Algebris, avendo la base a Londra, è soggetto alla supervisione della Financial Conduct Authority (Fca), l' equivalente inglese della Consob che vigila sui mercati finanziari. Secondo quanto risulta al Fatto, la Consob per la prima volta un anno fa ha chiesto la documentazione alla Algebris Investment che ha risposto però tramite la Fca, come previsto dalla legge. Su quei documenti sono state chieste ulteriori delucidazioni da Consob ai colleghi inglesi. Il risultato di questo lavoro verrà poi trasmesso alla Procura di Roma.
[...] Già un anno fa Serra è stato ascoltato dalla Consob, l' 11 marzo 2015 e ha smentito qualsiasi speculazione. Serra ha anche già spiegato che Algebris non ha comprato alcun titolo di banche popolari nei primi 19 giorni di gennaio 2015, il periodo sospetto secondo la Consob. [...]
La gran parte della cittadinanza di questi tempi, per loro ammissione, si barrica in casa e non vuole sapere dei problemi che affliggono il Paese.
Non vuole sentire la Tv e ne leggere i giornali.
Hanno interamente torto???
Leggendo Valeria Pacelli per il “Fatto Quotidiano” però diventa evidente che furia di dai e dai il cittadino comune si stanchi e la smetta di credere alla democrazia.
2 LUG 2016 12:48
PERCHÉ RENZI VUOLE BUTTARE FUORI VEGAS? PERCHÉ LA CONSOB INDAGA DA OLTRE UN ANNO SULLE OPERAZIONI DEL FONDO D’INVESTIMENTO DI DAVIDE SERRA E LE SPECULAZIONI LEGATE AL DECRETO SULLE POPOLARI - DOPO LE RISPOSTE DELLE AUTORITÀ BRITANNICHE, TUTTI I DOCUMENTI PASSANO ALLA PROCURA DI ROMA
Vegas nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava?... -
Valeria Pacelli per il “Fatto quotidiano”
Non si ferma l'inchiesta della Procura di Roma sulle presunte speculazioni dovute ai rumor che precedettero la riforma della popolari trasformate nel 2015 in Spa. Ci sono almeno una quindicina di filoni ancora aperti. Tutti nati dalle segnalazioni di Giuseppe Vegas, capo della Consob, che l'11 febbraio 2015 ha riferito in Parlamento di operazioni sospette a ridosso della riforma.
Tra gli investimenti da approfondire, Vegas aveva segnalato anche quelli di Davide Serra, finanziere amico del premier Matteo Renzi (che con Vegas è in rapporti burrascosi) e fondatore del fondo di investimento Algebris basato a Londra. Serra non ha mai fatto mistero di aver sempre investito anche su banche e assicurazioni italiane, popolari incluse.
Ma il presidente della Consob, nella sua audizione cita anche articoli apparsi sul sito di Francesco Storace, su Il Secolo d' Italia e Libero che si riferivano a un incontro di Serra con investitori internazionali poco prima della presentazione della riforma. Incontri sempre smentiti. Serra sapeva qualcosa che il resto del mercato ancora ignorava? Le operazioni di Algebris indicano che c' è stato un abuso di informazioni privilegiate? [...]
Algebris, avendo la base a Londra, è soggetto alla supervisione della Financial Conduct Authority (Fca), l' equivalente inglese della Consob che vigila sui mercati finanziari. Secondo quanto risulta al Fatto, la Consob per la prima volta un anno fa ha chiesto la documentazione alla Algebris Investment che ha risposto però tramite la Fca, come previsto dalla legge. Su quei documenti sono state chieste ulteriori delucidazioni da Consob ai colleghi inglesi. Il risultato di questo lavoro verrà poi trasmesso alla Procura di Roma.
[...] Già un anno fa Serra è stato ascoltato dalla Consob, l' 11 marzo 2015 e ha smentito qualsiasi speculazione. Serra ha anche già spiegato che Algebris non ha comprato alcun titolo di banche popolari nei primi 19 giorni di gennaio 2015, il periodo sospetto secondo la Consob. [...]
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Re: Diario della caduta di un regime.
Pino Cabras si stupisce circa il comportamento dei giornaloni di regime.
La guerra è guerra.
Visto che settimana che appena trascorsa ha sancito il sorpasso delle preferenze dei 5S sul PD, è ovvio che d'ora in avanti ci sarà guerra.
Nel mese di Aprile La Repubblica ha perso 24mila copie.
Il Corriere ne ha perse 16 mila.
I finanziamenti del potere servono per stare in piedi.
E quindi si adeguano.
Su Farage e 5 Stelle, incredibili euro-falsità post Brexit
Scritto il 03/7/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Siamo alle solite. Come tanti altri quotidiani, la
“Repubblica” manipola fino alla falsificazione una notizia, per inserirla in una cornice che deve confermare i luoghi comuni e le narrazioni di area piddina. Ieri centinaia di eurodeputati hanno votato contro una risoluzione sostenuta da popolari, socialisti, liberali e verdi, che intimava ai britannici di levare subito le tende dalla Ue. Tra chi si è opposto c’era, compattamente, tutta la sinistra che si riconosce nel gruppo Gue/Ngl (tra cui gli spagnoli di Podemos e i tedeschi della Linke, per dire) e decine di esponenti del partito popolare, che si sono trovati a votare assieme ad altre formazioni di opposizione anche di estrema destra. Chi minimamente conosce la storia dei parlamenti sa che è una dinamica frequente e normale, che non implica un’alleanza organica degli oppositori. Ognuno è contro per ragioni sue. Ebbene, la “Repubblica” riduce tutto a una schermaglia in cui c’è il babau Nigel Farage e c’è il suo «grande alleato», il M5S.Tanto è vero, dice l’articolista, che «tutti i deputati pentastellati hanno votato con Farage». Notare la sottigliezza di quel “con”: si badi bene che non hanno votato una risoluzione di Farage, ma una risoluzione presentata dalla maggioranza, e hanno votato contro. Il cronista aggiunge: «Insieme a loro Salvini, Le Pen e i conservatori inglesi». Nessuna menzione per gli altri, nemmeno per il collega di “Repubblica”, l’eurodeputato Curzio Maltese, che ha votato contro anche lui, come il suo gruppo Gue. Anche lui, secondo questa logica, ha votato “con” Farage. Avremmo diritto di saperlo, no? Qualcuno obietterà: Il Movimento Cinque Stelle e Farage fanno parte dello stesso gruppo nel Parlamento europeo, e quindi sono culo e camicia. Obiezione respinta. In questi anni Ukip e M5S hanno votato in modo difforme su un’infinità di materie, come se fossero due gruppi parlamentari distinti.Il gruppo ufficiale è un contenitore senza il quale sarebbero ingiustamente penalizzati nei lavori parlamentari. Possiamo criticarli anche ferocemente per questa scelta, ma di fatto non sono alleati politici che votano sempre insieme. Nella loro contrarietà alla maggioranza brussellese, in questa specifica votazione, decine di formazioni politiche hanno portato ciascuna le proprie ragioni differenziate. Anche M5S e Ukip hanno portato ragioni molto diverse fra loro. Avremmo diritto di saperlo, no? Nella coscienza degli elettori (e dei lettori) tentati dalla fuga dai loro vecchi rifugi viene così depositato il solito schema che assimila il mondo cinquestelle a una galassia fascistoide. Non c’è posto per un resoconto più complesso e articolato, più onesto. Non c’è posto per la verità.
(Pino Cabras, “Eurofalsità post-Brexit”, da “Megachip” del 29 giugno 2016).
La guerra è guerra.
Visto che settimana che appena trascorsa ha sancito il sorpasso delle preferenze dei 5S sul PD, è ovvio che d'ora in avanti ci sarà guerra.
Nel mese di Aprile La Repubblica ha perso 24mila copie.
Il Corriere ne ha perse 16 mila.
I finanziamenti del potere servono per stare in piedi.
E quindi si adeguano.
Su Farage e 5 Stelle, incredibili euro-falsità post Brexit
Scritto il 03/7/16 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Siamo alle solite. Come tanti altri quotidiani, la
“Repubblica” manipola fino alla falsificazione una notizia, per inserirla in una cornice che deve confermare i luoghi comuni e le narrazioni di area piddina. Ieri centinaia di eurodeputati hanno votato contro una risoluzione sostenuta da popolari, socialisti, liberali e verdi, che intimava ai britannici di levare subito le tende dalla Ue. Tra chi si è opposto c’era, compattamente, tutta la sinistra che si riconosce nel gruppo Gue/Ngl (tra cui gli spagnoli di Podemos e i tedeschi della Linke, per dire) e decine di esponenti del partito popolare, che si sono trovati a votare assieme ad altre formazioni di opposizione anche di estrema destra. Chi minimamente conosce la storia dei parlamenti sa che è una dinamica frequente e normale, che non implica un’alleanza organica degli oppositori. Ognuno è contro per ragioni sue. Ebbene, la “Repubblica” riduce tutto a una schermaglia in cui c’è il babau Nigel Farage e c’è il suo «grande alleato», il M5S.Tanto è vero, dice l’articolista, che «tutti i deputati pentastellati hanno votato con Farage». Notare la sottigliezza di quel “con”: si badi bene che non hanno votato una risoluzione di Farage, ma una risoluzione presentata dalla maggioranza, e hanno votato contro. Il cronista aggiunge: «Insieme a loro Salvini, Le Pen e i conservatori inglesi». Nessuna menzione per gli altri, nemmeno per il collega di “Repubblica”, l’eurodeputato Curzio Maltese, che ha votato contro anche lui, come il suo gruppo Gue. Anche lui, secondo questa logica, ha votato “con” Farage. Avremmo diritto di saperlo, no? Qualcuno obietterà: Il Movimento Cinque Stelle e Farage fanno parte dello stesso gruppo nel Parlamento europeo, e quindi sono culo e camicia. Obiezione respinta. In questi anni Ukip e M5S hanno votato in modo difforme su un’infinità di materie, come se fossero due gruppi parlamentari distinti.Il gruppo ufficiale è un contenitore senza il quale sarebbero ingiustamente penalizzati nei lavori parlamentari. Possiamo criticarli anche ferocemente per questa scelta, ma di fatto non sono alleati politici che votano sempre insieme. Nella loro contrarietà alla maggioranza brussellese, in questa specifica votazione, decine di formazioni politiche hanno portato ciascuna le proprie ragioni differenziate. Anche M5S e Ukip hanno portato ragioni molto diverse fra loro. Avremmo diritto di saperlo, no? Nella coscienza degli elettori (e dei lettori) tentati dalla fuga dai loro vecchi rifugi viene così depositato il solito schema che assimila il mondo cinquestelle a una galassia fascistoide. Non c’è posto per un resoconto più complesso e articolato, più onesto. Non c’è posto per la verità.
(Pino Cabras, “Eurofalsità post-Brexit”, da “Megachip” del 29 giugno 2016).
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Re: Diario della caduta di un regime.
Anche il direttore de Il Fatto Quotidiano.it si stupisce dei giornali di regime.
E se no, che regime sarebbe???
Eni bene nazionale, ma sulle inchieste c’è il silenzio stampa
di Peter Gomez | 2 luglio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... io-stampa/
E se no, che regime sarebbe???
Eni bene nazionale, ma sulle inchieste c’è il silenzio stampa
di Peter Gomez | 2 luglio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... io-stampa/
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Re: Diario della caduta di un regime.
PREMIATO PUTTANIFICIO ITALIANO
3 LUG 2016 11:16
UN NUOVO “PATTO DEL NAZARENO”?
– BERLUSCONI PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO FACENDO A RENZI UNA PROPOSTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE: "SE CAMBIA L'ITALICUM NON FAREMO NULLA CONTRO IL REFERENDUM"
– SALVINI MINACCIA: “SE AIUTANO RENZI A TENERE LA POLTRONA CON LA LEGA E’ FINITA PER SEMPRE”
Quel che tutti hanno notato è che non è partita, né è previsto che parta, alcuna campagna "vera" per il No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. A parte i pasdaran alla Brunetta, insomma, nessuno dei berlusconiani si mobiliterà per allestire banchetti sulle spiagge… -
LEGGI:
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 127958.htm
3 LUG 2016 11:16
UN NUOVO “PATTO DEL NAZARENO”?
– BERLUSCONI PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO FACENDO A RENZI UNA PROPOSTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE: "SE CAMBIA L'ITALICUM NON FAREMO NULLA CONTRO IL REFERENDUM"
– SALVINI MINACCIA: “SE AIUTANO RENZI A TENERE LA POLTRONA CON LA LEGA E’ FINITA PER SEMPRE”
Quel che tutti hanno notato è che non è partita, né è previsto che parta, alcuna campagna "vera" per il No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. A parte i pasdaran alla Brunetta, insomma, nessuno dei berlusconiani si mobiliterà per allestire banchetti sulle spiagge… -
LEGGI:
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 127958.htm
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Re: Diario della caduta di un regime.
PREMIATO PUTTANIFICIO ITALIANO
3 LUG 2016 11:16
UN NUOVO “PATTO DEL NAZARENO”?
– BERLUSCONI PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO FACENDO A RENZI UNA PROPOSTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE: "SE CAMBIA L'ITALICUM NON FAREMO NULLA CONTRO IL REFERENDUM"
– SALVINI MINACCIA: “SE AIUTANO RENZI A TENERE LA POLTRONA CON LA LEGA E’ FINITA PER SEMPRE”
Quel che tutti hanno notato è che non è partita, né è previsto che parta, alcuna campagna "vera" per il No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. A parte i pasdaran alla Brunetta, insomma, nessuno dei berlusconiani si mobiliterà per allestire banchetti sulle spiagge… -
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Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 127958.htm
3 LUG 2016 11:16
UN NUOVO “PATTO DEL NAZARENO”?
– BERLUSCONI PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO FACENDO A RENZI UNA PROPOSTA CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE: "SE CAMBIA L'ITALICUM NON FAREMO NULLA CONTRO IL REFERENDUM"
– SALVINI MINACCIA: “SE AIUTANO RENZI A TENERE LA POLTRONA CON LA LEGA E’ FINITA PER SEMPRE”
Quel che tutti hanno notato è che non è partita, né è previsto che parta, alcuna campagna "vera" per il No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. A parte i pasdaran alla Brunetta, insomma, nessuno dei berlusconiani si mobiliterà per allestire banchetti sulle spiagge… -
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