Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

camillobenso
Di fronte a:

dovremmo concentrarci sulla ricostruzione di una sinistra italiana, europea, mondiale.

Cosa risponde la nuova ricostruenda sinistra al tema sollevato a Report dalla Gabanelli?????????
E' il problema dei problemi da affrontare ogni giorno in ogni luogo, è il tema non facile di una sinistra che deve rinascere

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sms per camillobenso

chiamala terza guerra mondiale , chiamalo terrorismo
siamo sempre in un mondo difficile ( per non dire peggio) e non credo che qlc sia in grado di controllarlo,
ma viviamo nella speranza di poterlo migliorare
.
paolo11
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da paolo11 »

Non esiste più una sinistra da decenni in Italia.Ormai le ideologie sono cosa di ieri in Italia.
Basta politicanti a vita.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

PERCHE' NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE





3 dicembre 2015 | di Manolo Lanaro
Il capitalismo è riformabile? Convegno Cgil, “Attuale modello minaccia democrazia e Ue”

“Dopo sette anni dall’esplosione della crisi, le cause che l’hanno originata non sono state ancora risolte e, per molti versi, neanche affrontate“. Questo è l’assunto dal quale parte il libro ‘Riforma del capitalismo e democrazia economica‘, una raccolta di saggi a cura di Laura Pennacchi e Riccardo Sanna (Ediesse, 2015) presentato con un convegno nella sede della Cgil a Roma. “Bolle economiche e stagnazione sono oggi la forma dell’attuale modello di sviluppo. Un meccanismo che così com’è crea conflitti”. Questo il pensiero espresso nel corso dell’incontro da Danilo Barbi, segretario confederale Cgil. E al suo segue quello di Laura Pennacchi, coordinatrice del forum Cgil economia: “Il capitalismo finanziarizzato è una grave minaccia alle istanze di partecipazione, bisogna lavorare per un capitalismo migliore. Come si è visto le alternative ci sono – spiega la Pennacchi – le politiche di Obama sono state molto diverse da quelle di austerità restrittiva adottate dall’Europa, sotto la spinta della Merkel“. Ma il sistema economico governato dalla finanza è davvero riformabile? “Il capitalismo è governabile”, risponde Innocenzo Cipoletta, presidente dell’Università di Trento. “Ma non bisogna pensare che lo si possa cambiare radicalmente. Oggi – prosegue – dobbiamo ripartire come dopo una guerra, con interventi dell’Europa e non con interventi dei singoli Stati, che da soli non riescono a governare un’economia globale”. Per il collega Lorenzo Sacconi, docente di politica economica presso lo stesso ateneo, “c’è bisogno di un ‘capitalismo degli stakeholders‘, un sistema che faccia gli interessi dei soggetti coinvolti riconoscendo i diritti di ciascuno in maniera equa. Ma purtroppo in Italia, con questo governo, tutte le proposte che riguardano il mondo dell’impresa vanno nella direzione del modello che ha già fallito”. E se i sistemi democratici arrancano di fronte all’evoluzione di quelli economici e finanziari, i relatori del convegno concordano sul rischio che l’incapacità di governare questi fenomeni spinga i singoli Stati a ripiegare entro i propri confini. “Il pericolo di un involuzione nazionalistica è evidente”, sostiene Vincenzo Visco, economista e più volte ministro dell’Economia e delle finanze. Che avverte: “L’Europa rischia di disintegrarsi”


VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/12/ ... ue/447899/
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Società
La sinistra ha ancora paura del Punto G
di Jacopo Fo | 4 dicembre 2015
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Quasi 30 anni fa commisi un peccato che alcuni non mi hanno ancora perdonato: scrissi sulle pagine di Tango, supplemento satirico dell’Unità, un articolo intitolato: “Muscoletti vaginali”. Raccontavo che l’Italia era la nazione nella quale il maggior numero di donne aveva problemi di frigidità e di incontinenza delle urine dopo la menopausa, e che in altri paesi europei le cose andavano meglio grazie alla ginnastica del muscolo pubococcigeo, insegnata in tutti i reparti maternità e a volte pure a scuola. L’Italia aveva un’incidenza di questi disturbi superiore al 50%, Francia e Paesi scandinavi sotto il 20%.

Scoppiò il finimondo: a molti pareva una bestemmia parlare di passera e di piacere sessuale sopra il quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci. Alcune compagne mi accusarono di essere un fallocrate che pretendeva che le donne non fossero solo madri, cameriere, cuoche e lavoratrici ma pure acrobati sessuali.
Le reazioni furiose mi indussero ad approfondire la questione sessuale e mi resi conto che esisteva un vuoto sulle più elementari conoscenze anatomiche: pochi sapevano dell’esistenza del Punto G, dell’eiaculazione femminile, del Punto L maschile e del fatto che molti uomini soffrono di frigidità, cioè hanno un’eiaculazione senza orgasmo. Così scrissi Lo Zen e l’arte di scopare che diventò poi uno spettacolo teatrale, però dovetti ammorbidire il titolo che diventò Lo Zen e l’arte di far l’amore, perché sennò i teatri si rifiutavano di ospitarmi.
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Sono passati 20 anni e in questi giorni è uscita in libreria la nuova edizione, riscritta, di questo libro, edita da Gallucci. Il motivo di questa nuova edizione è che nonostante gli sforzi di molti, in Italia domina ancora la disinformazione unita a una potente paura della sessualità. La pornografia pullula sul web, le parole scurrili sono state sdoganate in tv, ma ancora poco si sa delle più elementari questioni anatomiche ed emotive.
È quasi sconosciuta l’informazione che maschi e femmine hanno un cervello fisiologicamente diverso. E mentre milioni di scritti, film e canzoni raccontano tutto, dal primo sguardo al primo bacio e dalla prima litigata al divorzio con coltellate, quasi nulla si racconta sul fatto che ridere insieme e stupire sono indispensabili per tener vivo l’amore.

30 anni fa mi resi conto che c’era un buco enorme nella cultura progressista che separava la sfera politica e lavorativa da quella esistenziale e sessuale. La lezione di Reich che negli anni 30 vedeva un nesso tra nazismo, razzismo, ansie sociali e mancanza di piacere non era stata compresa.
E questa incapacità di comprendere che il personale è politico persiste.

In questi anni si sono fatti certamente grandi passi in avanti: si è sviluppata l’idea che una società è sana se riconosce alle donne pari diritti e dignità. Si è capito che è politica anche il modo in cui si fanno nascere i bambini e che è meglio che i neonati stiano tra le braccia della madre invece che alla nursery. Quando nel 1988 nacque la mia prima figlia gli ospedali dove era consentito il parto dolce si contavano sulle dita di una mano…
E quando iniziammo a formare clown che andassero nei reparti di oncologia infantile a far ridere i bambini, scoprimmo che era vietato dai protocolli medici. Oggi il parto dolce e la comicoterapia sono possibili in quasi tutti gli ospedali… E ormai sono rari i ginecologi che non consigliano la ginnastica del pubococcigeo. Ed è sempre più diffusa l’idea che respirare bene, fare arte, ascoltare le sensazioni, coltivare il gioco, ridere siano esigenze fondamentali per il singolo ma anche le basi del cambiamento culturale. Milioni di italiani hanno capito che solo persone che vivono pienamente sono capaci di costruire una società più giusta.

Ma ancora troppe persone non sanno quasi nulla del loro corpo e della loro sfera emotiva. E ancora gran parte della sinistra crede che la sessualità, l’amore, la nascita, l’educazione dei bambini, il benessere psicofisico, lo sviluppo delle potenzialità umane, la cultura del ridere non siano questioni fondamentali per cambiare il sistema.

In questo periodo di crisi, economica e psicologica, vedo che l’orizzonte di chi vuole costruire un mondo migliore si è striminzito.
Vent’anni di berlusconismo hanno rattrappito la voglia di cambiare veramente la propria vita dando spazio invece ad una visione della politica rabbiosa, da stadio. Il fatto che questo modo di fare opposizione al furto generalizzato di denaro e di vite sia debole lo mostrano i risultati.

Mi è quindi venuta voglia di ripartire dalle questione di base. Per questo ho ripreso in mano il mio libro e l’ho riscritto e nei prossimi mesi rimetterò in scena lo spettacolo.
Senza una rivoluzione sessuale ed emotiva non c’è rivoluzione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... g/2277394/
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:camillobenso
Di fronte a:

dovremmo concentrarci sulla ricostruzione di una sinistra italiana, europea, mondiale.

Cosa risponde la nuova ricostruenda sinistra al tema sollevato a Report dalla Gabanelli?????????
E' il problema dei problemi da affrontare ogni giorno in ogni luogo, è il tema non facile di una sinistra che deve rinascere

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chiamala terza guerra mondiale , chiamalo terrorismo
siamo sempre in un mondo difficile ( per non dire peggio) e non credo che qlc sia in grado di controllarlo,
ma viviamo nella speranza di poterlo migliorare
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.....ma viviamo nella speranza di poterlo migliorare



Come?????
cielo 70
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da cielo 70 »

camillobenso ha scritto:Società
La sinistra ha ancora paura del Punto G
di Jacopo Fo | 4 dicembre 2015
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Quasi 30 anni fa commisi un peccato che alcuni non mi hanno ancora perdonato: scrissi sulle pagine di Tango, supplemento satirico dell’Unità, un articolo intitolato: “Muscoletti vaginali”. Raccontavo che l’Italia era la nazione nella quale il maggior numero di donne aveva problemi di frigidità e di incontinenza delle urine dopo la menopausa, e che in altri paesi europei le cose andavano meglio grazie alla ginnastica del muscolo pubococcigeo, insegnata in tutti i reparti maternità e a volte pure a scuola. L’Italia aveva un’incidenza di questi disturbi superiore al 50%, Francia e Paesi scandinavi sotto il 20%.

Scoppiò il finimondo: a molti pareva una bestemmia parlare di passera e di piacere sessuale sopra il quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci. Alcune compagne mi accusarono di essere un fallocrate che pretendeva che le donne non fossero solo madri, cameriere, cuoche e lavoratrici ma pure acrobati sessuali.
Le reazioni furiose mi indussero ad approfondire la questione sessuale e mi resi conto che esisteva un vuoto sulle più elementari conoscenze anatomiche: pochi sapevano dell’esistenza del Punto G, dell’eiaculazione femminile, del Punto L maschile e del fatto che molti uomini soffrono di frigidità, cioè hanno un’eiaculazione senza orgasmo. Così scrissi Lo Zen e l’arte di scopare che diventò poi uno spettacolo teatrale, però dovetti ammorbidire il titolo che diventò Lo Zen e l’arte di far l’amore, perché sennò i teatri si rifiutavano di ospitarmi.
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Sono passati 20 anni e in questi giorni è uscita in libreria la nuova edizione, riscritta, di questo libro, edita da Gallucci. Il motivo di questa nuova edizione è che nonostante gli sforzi di molti, in Italia domina ancora la disinformazione unita a una potente paura della sessualità. La pornografia pullula sul web, le parole scurrili sono state sdoganate in tv, ma ancora poco si sa delle più elementari questioni anatomiche ed emotive.
È quasi sconosciuta l’informazione che maschi e femmine hanno un cervello fisiologicamente diverso. E mentre milioni di scritti, film e canzoni raccontano tutto, dal primo sguardo al primo bacio e dalla prima litigata al divorzio con coltellate, quasi nulla si racconta sul fatto che ridere insieme e stupire sono indispensabili per tener vivo l’amore.

30 anni fa mi resi conto che c’era un buco enorme nella cultura progressista che separava la sfera politica e lavorativa da quella esistenziale e sessuale. La lezione di Reich che negli anni 30 vedeva un nesso tra nazismo, razzismo, ansie sociali e mancanza di piacere non era stata compresa.
E questa incapacità di comprendere che il personale è politico persiste.

In questi anni si sono fatti certamente grandi passi in avanti: si è sviluppata l’idea che una società è sana se riconosce alle donne pari diritti e dignità. Si è capito che è politica anche il modo in cui si fanno nascere i bambini e che è meglio che i neonati stiano tra le braccia della madre invece che alla nursery. Quando nel 1988 nacque la mia prima figlia gli ospedali dove era consentito il parto dolce si contavano sulle dita di una mano…
E quando iniziammo a formare clown che andassero nei reparti di oncologia infantile a far ridere i bambini, scoprimmo che era vietato dai protocolli medici. Oggi il parto dolce e la comicoterapia sono possibili in quasi tutti gli ospedali… E ormai sono rari i ginecologi che non consigliano la ginnastica del pubococcigeo. Ed è sempre più diffusa l’idea che respirare bene, fare arte, ascoltare le sensazioni, coltivare il gioco, ridere siano esigenze fondamentali per il singolo ma anche le basi del cambiamento culturale. Milioni di italiani hanno capito che solo persone che vivono pienamente sono capaci di costruire una società più giusta.

Ma ancora troppe persone non sanno quasi nulla del loro corpo e della loro sfera emotiva. E ancora gran parte della sinistra crede che la sessualità, l’amore, la nascita, l’educazione dei bambini, il benessere psicofisico, lo sviluppo delle potenzialità umane, la cultura del ridere non siano questioni fondamentali per cambiare il sistema.

In questo periodo di crisi, economica e psicologica, vedo che l’orizzonte di chi vuole costruire un mondo migliore si è striminzito.
Vent’anni di berlusconismo hanno rattrappito la voglia di cambiare veramente la propria vita dando spazio invece ad una visione della politica rabbiosa, da stadio. Il fatto che questo modo di fare opposizione al furto generalizzato di denaro e di vite sia debole lo mostrano i risultati.

Mi è quindi venuta voglia di ripartire dalle questione di base. Per questo ho ripreso in mano il mio libro e l’ho riscritto e nei prossimi mesi rimetterò in scena lo spettacolo.
Senza una rivoluzione sessuale ed emotiva non c’è rivoluzione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... g/2277394/
Ci manca solo che la sinistra si distragga ancora di più dagli scopi per la quale è nata per "inseguire Reagan". E in Europa va anche peggio, col relativismo religioso e la preoccupazione stolida di offendere le altre religioni (prime fra tutte i mussulmani) se si fa il presepio a scuola. Nessuno parla più di un nuovo modello di società più sostenibile e solidale e dove non conta smerciare e consumare più che si può. Per alcuni problemi ci sono i libri, che c'entra la politica?
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

POTERE, POTERE, POTERE, POTERE.
FREGARE, FREGARE, FREGARE, FREGARE,........gli italioti. Ora et semper.



La sinistra italiana, sponda Pci, muore l'11 giugno 1984 a Padova.

Per fare una politica di sinistra bisogna essere ricchi, o perlomeno benestanti, senza l'ingordigia di aumentare il proprio patrimonio.

La sinistra italiana, sponda Psi, muore a Roma, il 24 febbraio 1990.

Negli ultimi 30 anni, politici come Enrico Berlinguer e Sandro Pertini non se ne sono più visti.


Il virus del trasformismo ha distrutto l'intera sinistra.



5 dicembre 2015 | di Manolo Lanaro
Pd, banchetti #italiacoraggio: “Portiamo il renzismo a Roma”. E a Poletti tocca difendersi

Piazza Campo de’ Fiori, via Catania nel quartiere Nomentano e Tor Bella Monaca. I banchetti del Partito democratico a Roma non brillano certo per partecipazione. Ma per il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda “nessuno ha il nostro stato di salute, siamo l’unico partito che prende iniziative di questa portata, con tanta partecipazione”. Ma così non sembra. La piazza è piena, sì, ma perché lì si svolge il famoso mercato. “Piazza vuota urne piene”?, chiediamo a Zanda, che risponde ironico: “Molte televisioni, molti elettori”. Intanto passa un ex elettore Pd – operaio in pensione ci tiene a precisare – che sentenzia lapidario: “Il Pd? E’ finito, è diventato un partito di centro. O fai qualcosa per i deboli o non lo fai: decidi”. “Il partito c’ha anche tante persone che hanno voglia di mettersi a lavorare”; “lo stato di salute del partito è buono, anche se a Roma abbiamo qualche difficoltà”;

“Stiamo iniziando a portare il renzismo a Roma”, dicono i pochi militanti in attesa di Giuliano Poletti nel banchetto a via Catania, che quando arriva sull’iniziativa di oggi dice: “Siamo in una fase di grande cambiamento, quella di oggi è un ottima occasione di confronto, di apertura e di coraggio”.


Poletti visita il mercato rionale nelle vicinanze del banchetto e tra strette di mano e saluti qualcuno lo avvicina per dirgli: “Qui gli italiani sono alla frutta”. Il più netto è Gianni Cuperlo: “I banchetti, pur essendo una buona iniziativa, ovviamente non bastano. Nel partito ci sono difficoltà, io ho fatto una proposta a Matteo Renzi, un congresso straordinario nei primi mesi dell’anno, che non si occupi della leadership ma del partito”. Matteo Orfini, che ha scelto di presenziare al banchetto nel quartiere di Tor Bella Monaca, mostra a Mirko ‘Missouri 4′ (l’inviato del programma tv ‘Gazebo’, ndr) un grafico con i dati delle ultime elezioni europee: “Il Problema del Pd a Roma sono le periferie“


VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/12/ ... si/448744/


^^^^^

Giuliano Poletti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Poletti
lilly
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Iscritto il: 02/03/2015, 18:13

Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da lilly »

Diventare un partito lib lab liberale laburista con una rosa al centro dove principi liberali e welfare rimodellato si intersecano.Il welfare và rimodellato serve il welfare familiare bonus bebe assegni familiari edilizia popolare reddito minimo garantito con aiuti per l'affitto le utenze i bambini che studiano.Per creare lavoro bisogna stimolare la domanda interna di beni e servizi e per fare questo bisogna tagliare le tasse sul lavoro per la precisione il cuneo fiscale.Questo può portare a prezzi più contenuti che stimolano la domanda e gli investimenti.Per fare queste cose è necessario recuperare 200 mld di euro di evasione che recuperati possono diminuire l'IRPEF e altre tasse che a loro volta facilitano gli investimenti.Parte di queste risorse possono andare anche ad investimenti nella Pa che ne migliorano l'efficenza.Poi c'è il capitolo dell'assistenza dal quale derivano risorse per il reddito minimo garantito che và visto come uno strumento da utilizzare per il reingresso nel mercato del lavoro in aggiunta a chi ha problemi di esclusione.Durante i periodi di inattività si frequentano corsi di formazione e l'importo erogato del rmg è inferiore al minimo retributivo per incentivare a tornare al lavoro.Possono esserci integrazioni al minimo se si trova un lavoro part time o a tempo intermittente con un minimo numero di ore.Al fine è necessario ricalcolare le pensioni di anzianita con il metodo contributivo e stabilire delle compensazioni per chi ha delle perdite per ex azioni risparmio a basso rischio che coprano attraverso l'interesse la parte mancante dovuta al ricalcolo contributivo.Poi c'è tutto il capitolo del job act perche la prova di tre anni è troppo lunga basterebbe un anno.Per fare ciò bisogna riestrarre le formule della legge Biagi non rendendole precarie ma facendo in modo che costino di più e siano fornite di tutte le tutele.In merito all'art 18 esteso a tutti anche alle aziende di dimensioni più piccole ma light per tutti.Tre infrazioni disciplinari semplici in un'anno e l'inesistenza della causa per i motivi economici anziche nulla o l'insussistenza come adesso che dà origine ad incertezze interpretative,l'opting out deciso dal magistrato per tutte le cause se il rapporto di lavoro è deteriorato,anche se spetterebbe la reintegrazione.In più una parte del reddito legata al merito senza incidere sui minimi retributivi dei vari livelli altrimenti si avrebbe una diminuzione del reddito.Poi naturalmente pannelli solari idrogeno raccolta differenziata materiale biodegradabile risparmio energetico con cellule fotoemissive e regolatori di temperatura.Sfruttare l'energia del vento sulle grandi arterie con palette piccole sul percorso stradale.Per quel che riguarda l'assetto istituzionale il modello westminster con legge elettorale a collegi.Liberalizzazioni e pluralismo nell'informazione con legge anticoncentrazione e legge sul conflitto di interessi che preveda un'autorità cieca che gestisca le azioni e le proprietà che veranno restituite al termine del mandato istituzionale
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Che fine ha fatto il Pd, parlano i fondatori: “Tradite le idee della base, non era questo il progetto iniziale”

08/12/2015 di triskel182


Lo sostiene l’ex ministro degli Interni Rosa Russo Iervolino. Ma allo stesso modo la pensa anche il senatore Maurizio Migliavacca. A otto anni dalla nascita, ilfattoquotidiano.it è andato a sentire le opinioni di alcuni di coloro che parteciparono alla creazione del Partito democratico. Da Follini a Finocchiaro, da Pollastrini a Lanzillotta. Ricavandone un quadro molto critico.

C’è chi parla di “un Partito democratico diventato di destra con una scelta di campo precisa”. Chi sottolinea il “tradimento delle idee della base e l’assenza di democrazia interna”. E ancora chi, con toni meno polemici ma comunque fermi, chiede “un maggior radicamento sul territorio per evitare di mobilitare il partito solo nei periodi elettorali”. Il senso, però, è quello di un Pd che non ha rispecchiato il sogno di molti.Non solo delle nuove generazioni di parlamentari nati e cresciuti all’ombra del renzismo, come Matteo Richetti, che ha recentemente parlato di “un partito senza identità” che “non è più di nessuno”. Ma soprattutto dei suoi fondatori. Dopo la sortita di Franco Monaco e la risposta di Arturo Parisi, ilfattoquotidiano.it ha interpellato alcuni esponenti di spicco dei democratici che otto anni fa, a vario titolo, hanno lavorato alla nascita del partito. Ricavandone un quadro molto critico. Tanto che alcuni di loro, come Sergio Cofferati e Marco Follini tra gli altri, hanno addirittura preferito intraprendere altre strade.

ALTO TRADIMENTO– In prima linea nell’accusare il partito di uno spostamento a destra c’è la vecchia guardia. L’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, per esempio, esprime un giudiziotranchant: “Il Pd non rispecchia il progetto iniziale. Avrebbe dovuto unire le culture riformiste, laiche e cattoliche con principi semplici alla base: democrazia, giustizia sociale e solidarietà. Ma oggi – prosegue l’ex primo cittadino partenopeo ed ex ministro degli Interni– la democrazia nel partito è scarna, quasi inesistente”. Le colpe, secondo Iervolino, sono in gran parte di Matteo Renzi. Autore, a suo dire, di “politiche che sono di destra, in particolare sul tema dei diritti sociali”. Insomma “il cambiamento è avvenuto sia nel contenuto politico che nei metodi. Il nostro patrimonio si è disperso negli anni – conclude – ma la situazione è precipitata negli ultimi tempi”. L’europarlamentare Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, non è più tenero nel giudizio. Tanto che, come noto, ha preferito lasciare il partito dopo le primarie in Liguria, perse con l’ombra dei brogli. “Il Pd non fa più riferimento ai valori ai quali dovrebbe ispirarsi”, cioè “quelli che riguardano i diritti delle persone e del lavoro”. Certo, non tutte le colpe sembrano essere dell’attuale segretario-premier, perché “qualche problema c’era stato anche prima della segreteria di Renzi, ad esempio con il governo Monti”, osserva Cofferati. “In quella fase il Pd ha deviato dalla sua strada proprio sui diritti, ma erano deviazioni giustificate dal carattere temporaneo del governo. Con Renzi questi cambiamenti sono stati strutturali – chiosa l’ex sindacalista –. Ora sono la linea ufficiale del Pd”. “Non è certamente questo il Pd che avevamo immaginato durante l’atto di nascita”, dice sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Maurizio Migliavacca, che per quattro anni (dal 2009 al 2013) ha ricoperto il ruolo di coordinatore organizzativo del partito. “Io e gli altri fondatori avevamo pensato una forza politica saldamente ancorata all’alveo delcentrosinistra, una forza che camminasse su due gambe: gli elettori e gli iscritti”. Un disegno tradito. “Mentre il numero dei primi, se pur con risultati altalenanti, tutto sommato tiene, gli iscritti diminuiscono a vista d’occhio – spiega Migliavacca –. Un segnale certamente non positivo”.

TOCCO DI CLASSE – Anche per un altro dei fondatori, Marco Follini (uscito nel 2013), “la premessa iniziale con la quale è nato il Partito democratico è venuta meno perché nel frattempo è cambiato il Paese”. Si tratta, insomma, di “un percorso incompiuto al quale è impossibile oggi come oggi dare un voto”, dice l’ex segretario dell’Udc. Secondo cui è necessario aprire un dibattito per capire “qual è l’idea di Italia che si intende mettere in campo: la direzione che il partito deve intraprendere ne è solo la conseguenza”. Anche perché “il Pd aveva fra i suoi obiettivi quello di accorciare le distanze – spiega Follini –. Mi riferisco in particolar modo a quelle riguardanti il divario dei redditi e l’altro fra Nord e Sud”. Obiettivi di questa portata richiedono, adesso, qualcosa di più di un ragionamento di partito: “Bisogna dare vita ad una nuova fase costituente nella quale domandarsi, per esempio, se la politica è essenzialmente scelta di un leader, e allora le primarie sono un must, oppure se deve tornare ad essere, come io credo, un confronto di idee. È solo su questo sfondo – aggiunge – che si può affrontare il tema della natura del Pd, partito del socialismo europeo oppure partito della Nazione sul modello centrista”. In definitiva, quindi, per Follini “il consenso deve fare riferimento a un’idea”, altrimenti non si va da nessuna parte. Problemi evidenti, insomma. Testimoniati anche dalle parole della senatrice Anna Finocchiaro, oggi presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama: “Dobbiamo investire molto di più nel radicamento sul territorio, non bisogna mobilitarsi solo nei periodi elettorali. Un altro compito – aggiunge – è quello di fare formazione delle classi dirigenti, un nostro tallone d’Achille. Tuttavia, penso che sulla linea politica stiamo sviluppando l’idea originaria del partito, anche andando controcorrente. Mi riferisco in particolare al diritto di cittadinanza e alle politiche sull’immigrazione”. Per Finocchiaro, comunque, serve una “maggiore ambizione”.Perché, conclude, “bisogna sempre alzare l’asticella degli obiettivi da raggiungere”.

DITTA IN PERDITA– La senatrice Linda Lanzillotta, anche lei tra le fondatrici del Pd, ha avuto invece un percorso accidentato, essendo uscita dal partito nel 2009 con l’adesione all’Alleanza per l’Italia (Api) di Francesco Rutelli. A Palazzo Madama, nel 2013, è stata poi eletta nelle liste di Scelta Civica, prima di tornare alla base nel febbraio 2015. Nuotando controcorrente, a suo modo di vedere il problema del Pd non è stato rappresentato tanto da Matteo Renzi quanto dal suo predecessore: Pier Luigi Bersani. “Il Pd doveva essere a vocazione maggioritaria, come spiegò Walter Veltroni nel discorso del Lingotto. Questa concezione è stata tradita con la segreteria di Bersani, quando prevaleva il principio della ‘Ditta’”, ragiona Lanzillotta. E ora, invece? “Renzi ripropone lo stesso progetto iniziale – risponde –. Si sta ponendo di nuovo gli obiettivi previsti alla fondazione. In questo senso il Pd sta ripercorrendo la rotta interrotta con Bersani”. “Se c’è unacontinuità con il Partito democratico nato otto anni fa? In molti fanno fatica a vederla”, risponde Marina Magistrelli,senatrice per tre legislature e vicina all’ex premier, Romano Prodi. “Il nostro motto, ‘uniti per unire’, in buona parte si è perso”, spiega. Aggiungendo che “la colpa non è solo di Renzi, che pure deve assolutamente evitare la deriva del partito della Nazione, la quale rimetterebbe in discussione l’essenza stessa del Pd” e che “in tanti non capirebbero né gradirebbero”. Ma di errori, per Magistrelli, ne hanno commessi tutti. Compreso l’ex segretario. “Ho creduto in Bersani e l’ho appoggiato, ma nell’ultima fase della campagna elettorale in vista delle elezioni del 2013 ha commesso diversi errori che hanno indebolito la spinta elettorale del partito”, dice. Ecco perché ora “serve aprire una seria discussione politico-programmatica per capire che cosa vuole davvero diventare il Pd”.

RIPIANTIAMO L’ULIVO – Ma non è tutto. Perché c’è anche chi sogna un partito di respiro maggiormente internazionale. ComeBarbara Pollastrini, ex ministro per le Pari opportunità del secondo governo Prodi, anche lei tra le fondatrici del Pd. Secondo la quale “quello di oggi assomiglia ma non è il Partito democratico che avevamo sognato e che vorrei”. Anche in Europa. Dove, dice la deputata dem, “bisognerebbe, nell’alveo del Pse, dialogare e contaminarsi con altre esperienze come Syriza e Podemos. Magari recuperando lo spirito dell’Ulivo e mettendo da parte una logica di autosufficienza”. Anche per Pollastrini, insomma, quella del Pd è ad oggi una “scommessa riuscita a metà” e da “immaginare nuovamente”. Un partito che però “deve essere saldamente ancorato alla sinistra e al centrosinistra, senza strizzare troppo l’occhio ad un centrismo daancien règime. Una forza che guardi alle periferie e recuperi un uso sobrio del potere, che stia dalla parte degli svantaggiati. Se si pensa che l’obiettivo sia solo vincere e stare comunque al governo – conclude – si smarrisce l’anima del progetto iniziale”.

Da ilfattoquotidiano.it
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Piovono Rane
di Alessandro Gilioli

08 dic
Ognuno per sé e nessun dio per tutti



Ha perfettamente ragione Renzi quando dice che «se l’Europa non cambia direzione subito, le Istituzioni Europee rischiano di diventare le migliori alleate di Marine Le Pen e di quelli che provano a emularla».

Ha ragione Renzi ma resta un po' misterioso (almeno a me, s'intende) in che cosa siano diverse le politiche finora attuate da Renzi rispetto a quelle dell'Europa che gonfia di voti Le Pen e i suoi simili.

Perché qui la questione è abbastanza semplice e ormai chiara: due o tre decenni di quell'egemonia culturale ed economica iniziata con Reagan e Thatcher hanno determinato aumento delle disuguaglianze, lotta di tutti contro tutti tra categorie e ceti in cui ciascuno odia quello appena più sotto o appena più sopra, dominio di una piccola élite economica e finanziaria su tutti gli altri, iper competitivismo e vincismo sfrenato che non fa prigionieri, atomizzazione della società e iperfetazione dell'individualismo, azzeramento della coesione comunitaria e privazione di qualsiasi chance di progettualità per i più giovani.

Questo è stato, questo è: e a questo hanno ceduto molti partiti della sinistra storica, abdicando al proprio ruolo e quindi andando talvolta verso la sparizione (se in Francia i socialisti rinunciano al secondo turno, in Germania l'Spd ipotizza addirittura di non candidarsi).

Questo è quello che, in letteratura, racconta e spiega da vent'anni Michel Houellebecq, che di sinistra certo non è ma già dal suo primo libro ci parla proprio di questo - con una critica esistenzialista (e non solo economica) al neocapitalismo - e nell'ultimo profetizza che l'implosione non può che portare in Francia al bipolarismo tra Fronte nazionale e integralismo islamico, forme diverse ma speculari di ricoesione sociale, qualcosa di simile ai due fascismi contrapposti di cui ha da poco parlato anche Hanif Kureishi, un'altra bella mente che forse dovremmo ascoltare.

Questo è stato, questo è: disintegrazione dei sindacati e di ogni corpo sociale intermedio, riduzione dei partiti di massa a comitati elettorali per l'elezione di un leader carismatico, e poi giovani contro anziani, partite Iva contro salariati, disoccupati contro insegnanti, disoccupati contro somministrati, e via così all'infinito.

Ha perfettamente ragione Renzi quando dice che quest'Europa foraggia i fascismi, ma ancora mi sfugge quale new deal e quale patto sociale stia fattivamente proponendo e tanto meno attuando per invertire la rotta, perché alle parole seguano i fatti, cioè il ribaltamento di quei dogmi e di quelle prassi che qui ci hanno portato, ognuno per sé e nessun dio per tutti.
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