Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 09/07/2016, 22:34
9 LUG 2016 19:12
'GOOD BANK'? UN PESSIMO AFFARE!
- LE QUATTRO BANCHE FALLITE E 'SALVATE' (ETRURIA, MARCHE, FERRARA, CHIETI) SONO STATE DOTATE DI 1,8 MILIARDI DI PATRIMONIO DAL FONDO DI EMERGENZA CREATO DAGLI ALTRI ISTITUTI. ORA VALGONO MENO DELLA METÀ
- TOCCHERÀ RIMPOLPARLE DI NUOVO, MENTRE VANNO IN VENDITA NEL PIENO DELLA TEMPESTA
La cattiva notizia, in compenso, è che le trattative finali per la loro vendita - obbligatoria entro il 30 settembre, come promesso sette mesi fa alla Commissione Ue per avere l' ok al decreto salvabanche - avranno per cornice una turbolenza che non promette bene per i prezzi...
Andrea Greco per ''la Repubblica''
La buona notizia è che la cura tampone applicata alle quattro banche salvate a novembre funziona: i conti unificati del primo trimestre evidenziano una perdita di 49 milioni, dai 153 milioni di rosso a dicembre (e contro stime di perdita per un centinaio a marzo). Anche nei dati di giugno, che saranno pubblicati il prossimo mese, evidenzierebbero dinamiche positive sulla raccolta e sul margine di interesse.
La cattiva notizia, in compenso, è che le trattative finali per la loro vendita - obbligatoria entro il 30 settembre, come promesso sette mesi fa alla Commissione Ue per avere l' ok al decreto salvabanche - avranno per cornice una turbolenza che non promette bene per i prezzi. E alla fine il Fondo di risoluzione composto dagli operatori creditizi in Italia, potrebbe aver bisogno di un rabbocco che tra i 500 milioni (ipotesi ottimista) e il miliardo (pessimista).
Le "good bank" sono sopravvissute alla liquidazione di tronconi delle dissestate Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti ma vanno vendute, e così la "bad bank" denominata Rev che ha inglobato 8,5 miliardi di euro di loro insolvenze svalutandole dell' 82%. Entro fine luglio la gestione che fa capo al presidente Roberto Nicastro riceverà le offerte di acquisto vincolanti per le quattro banche (sulla Rev c' è stato da poco un cambio ai vertici e il processo è più indietro, del resto non ci sono scadenze procedutali). Secondo le ultime voci sarebbero rimasti in corsa una decina di fondi specializzati nel ristrutture banche e crediti: alcuni interessati a singoli marchi, altri a tutto il pacchetto.
Hanno arruolato e pagano dei consulenti per l' operazione, segno che l' interesse è concreto; quel che non torna ancora è il prezzo. Le quattro banche furono valorizzate, al salvataggio, 1,8 miliardi complessivi, con un' iniezione di liquidità del Fondo di risoluzione che costituì il loro patrimonio netto iniziale. Ma quel patrimonio in primavera è stato svalutato a 1,4 miliardi per «oneri di ristrutturazione».
Il deprezzamento del settore bancario italiano - oltre un terzo del valore di Borsa da gennaio - mina la generosità dei fondi, tra l' altro tutti operatori piuttosto aggressivi, com' è il caso dell' americano Apollo. Negli ambienti bancari si dice che le loro proposte per tutte le quattro good bank vadano da un minimo di 300 milioni a un massimo di mezzo miliardo, poco di più. Il tempo, tra l' altro, stringe: e non è mai amico di chi deve vendere per forza.
L' obiettivo del Fondo di risoluzione sarebbe di riavere dalla vendita di tutti i cespiti (le quattro banche e Rev) gli 1,65 miliardi che restano da pagare a Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi, le tre che a novembre fecero un prestito a 18 mesi al Fondo, impegnato in un' operazione da complessivi 4 miliardi. Tra l' altro 400 milioni di quel prestito erano assistiti da una garanzia pubblica della Cdp (che fosse quello il "deficit" previsto?). A oggi sembra che con i proventi delle vendite si andrà più vicini alla metà di quel debito: per il resto servirà una nuova chiamata fondi tra le banche, in base alla quota di mercato.
'GOOD BANK'? UN PESSIMO AFFARE!
- LE QUATTRO BANCHE FALLITE E 'SALVATE' (ETRURIA, MARCHE, FERRARA, CHIETI) SONO STATE DOTATE DI 1,8 MILIARDI DI PATRIMONIO DAL FONDO DI EMERGENZA CREATO DAGLI ALTRI ISTITUTI. ORA VALGONO MENO DELLA METÀ
- TOCCHERÀ RIMPOLPARLE DI NUOVO, MENTRE VANNO IN VENDITA NEL PIENO DELLA TEMPESTA
La cattiva notizia, in compenso, è che le trattative finali per la loro vendita - obbligatoria entro il 30 settembre, come promesso sette mesi fa alla Commissione Ue per avere l' ok al decreto salvabanche - avranno per cornice una turbolenza che non promette bene per i prezzi...
Andrea Greco per ''la Repubblica''
La buona notizia è che la cura tampone applicata alle quattro banche salvate a novembre funziona: i conti unificati del primo trimestre evidenziano una perdita di 49 milioni, dai 153 milioni di rosso a dicembre (e contro stime di perdita per un centinaio a marzo). Anche nei dati di giugno, che saranno pubblicati il prossimo mese, evidenzierebbero dinamiche positive sulla raccolta e sul margine di interesse.
La cattiva notizia, in compenso, è che le trattative finali per la loro vendita - obbligatoria entro il 30 settembre, come promesso sette mesi fa alla Commissione Ue per avere l' ok al decreto salvabanche - avranno per cornice una turbolenza che non promette bene per i prezzi. E alla fine il Fondo di risoluzione composto dagli operatori creditizi in Italia, potrebbe aver bisogno di un rabbocco che tra i 500 milioni (ipotesi ottimista) e il miliardo (pessimista).
Le "good bank" sono sopravvissute alla liquidazione di tronconi delle dissestate Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti ma vanno vendute, e così la "bad bank" denominata Rev che ha inglobato 8,5 miliardi di euro di loro insolvenze svalutandole dell' 82%. Entro fine luglio la gestione che fa capo al presidente Roberto Nicastro riceverà le offerte di acquisto vincolanti per le quattro banche (sulla Rev c' è stato da poco un cambio ai vertici e il processo è più indietro, del resto non ci sono scadenze procedutali). Secondo le ultime voci sarebbero rimasti in corsa una decina di fondi specializzati nel ristrutture banche e crediti: alcuni interessati a singoli marchi, altri a tutto il pacchetto.
Hanno arruolato e pagano dei consulenti per l' operazione, segno che l' interesse è concreto; quel che non torna ancora è il prezzo. Le quattro banche furono valorizzate, al salvataggio, 1,8 miliardi complessivi, con un' iniezione di liquidità del Fondo di risoluzione che costituì il loro patrimonio netto iniziale. Ma quel patrimonio in primavera è stato svalutato a 1,4 miliardi per «oneri di ristrutturazione».
Il deprezzamento del settore bancario italiano - oltre un terzo del valore di Borsa da gennaio - mina la generosità dei fondi, tra l' altro tutti operatori piuttosto aggressivi, com' è il caso dell' americano Apollo. Negli ambienti bancari si dice che le loro proposte per tutte le quattro good bank vadano da un minimo di 300 milioni a un massimo di mezzo miliardo, poco di più. Il tempo, tra l' altro, stringe: e non è mai amico di chi deve vendere per forza.
L' obiettivo del Fondo di risoluzione sarebbe di riavere dalla vendita di tutti i cespiti (le quattro banche e Rev) gli 1,65 miliardi che restano da pagare a Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi, le tre che a novembre fecero un prestito a 18 mesi al Fondo, impegnato in un' operazione da complessivi 4 miliardi. Tra l' altro 400 milioni di quel prestito erano assistiti da una garanzia pubblica della Cdp (che fosse quello il "deficit" previsto?). A oggi sembra che con i proventi delle vendite si andrà più vicini alla metà di quel debito: per il resto servirà una nuova chiamata fondi tra le banche, in base alla quota di mercato.