Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
il manifesto 8.12.15
Ferrero: «Il nuovo soggetto si farà». Ma la data di gennaio è in forse
Sinistra. Prc e Sel, i principali azionisti del soggetto unitario, divisi su un dettaglio non da poco: lo scioglimento dei partiti di provenienza
di D. P.
Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, il Pd «ormai è un partito di destra, il pericolo è che accada quanto successo in Francia dove l’insuccesso dei socialisti ha ridato smalto alla destra di Marine Le Pen». Per questo il ’nuovo soggetto di sinistra’ nascerà. L’ex ministro della solidarietà sociale del governo Prodi ne è sicuro. Lo ha annunciato ieri a Cagliari: «Il Prc sta lavorando alla costruzione di una nuova sinistra unita, alternativa al Pd. A partire da gennaio con Fassina, Cofferati e Sel daremo il via a un processo costituente che durerà sei mesi, aperto agli uomini e donne che vorranno partecipare, per la creazione di un movimento unito e omogeneo, e non solo di un insieme di sigle che dopo tre mesi si separano».
Eppure mai come in questi giorni il processo unitario è in stallo, tanto che rischia di saltare l’annunciato appuntamento di gennaio. Motivo, una corposa differenza di idee fra i due principali azionisti della futura aggregazione, Rifondazione e Sel, sulla natura del ’soggetto’. Una disputa su un dettaglio non da poco: il Prc ha chiarito che pur aderendo alla nuova ’cosa’ non intende sciogliere la propria organizzazione; mentre il partito di Vendola chiede la fine delle sigle precedenti come precondizione per evitare tentazioni di ’retromarcia’, come già successo al cartello elettorale Sinistra Arcobaleno del 2008 e alla Federazione della sinistra — Prc, Pdci, Socialismo 2000 di Salvi e associazione Lavoro e libertà — nata nel 2009 e ’rotta’ nel 2012. (d.p.)
Ferrero: «Il nuovo soggetto si farà». Ma la data di gennaio è in forse
Sinistra. Prc e Sel, i principali azionisti del soggetto unitario, divisi su un dettaglio non da poco: lo scioglimento dei partiti di provenienza
di D. P.
Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, il Pd «ormai è un partito di destra, il pericolo è che accada quanto successo in Francia dove l’insuccesso dei socialisti ha ridato smalto alla destra di Marine Le Pen». Per questo il ’nuovo soggetto di sinistra’ nascerà. L’ex ministro della solidarietà sociale del governo Prodi ne è sicuro. Lo ha annunciato ieri a Cagliari: «Il Prc sta lavorando alla costruzione di una nuova sinistra unita, alternativa al Pd. A partire da gennaio con Fassina, Cofferati e Sel daremo il via a un processo costituente che durerà sei mesi, aperto agli uomini e donne che vorranno partecipare, per la creazione di un movimento unito e omogeneo, e non solo di un insieme di sigle che dopo tre mesi si separano».
Eppure mai come in questi giorni il processo unitario è in stallo, tanto che rischia di saltare l’annunciato appuntamento di gennaio. Motivo, una corposa differenza di idee fra i due principali azionisti della futura aggregazione, Rifondazione e Sel, sulla natura del ’soggetto’. Una disputa su un dettaglio non da poco: il Prc ha chiarito che pur aderendo alla nuova ’cosa’ non intende sciogliere la propria organizzazione; mentre il partito di Vendola chiede la fine delle sigle precedenti come precondizione per evitare tentazioni di ’retromarcia’, come già successo al cartello elettorale Sinistra Arcobaleno del 2008 e alla Federazione della sinistra — Prc, Pdci, Socialismo 2000 di Salvi e associazione Lavoro e libertà — nata nel 2009 e ’rotta’ nel 2012. (d.p.)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Può sembrare che gli appunti che faccio regolarmente alla rinascente sinistra siano da menagramo, da bastian contrario che fa di tutto perchè la sinistra non si affermi.
Non è così. Ma l'esatto contrario.
Ho ripreso a far politica da quel sabato pomeriggio del 23 febbraio 2002 al Palavobis di Milano.
http://www.repubblica.it/online/politic ... tedue.html
Ci avevano ridato la speranza che qualcosa si potesse fare impegnandoci.
Io l'impegno l'ho messo sul sito dell'Ulivo.it e sui forum successivi fino a questo.
Ma quando vedi come si muove la sinistra ti cadono le braccia.
9 dicembre 2015
Appello sindaci, Civati: ''Stagione arancione finita con le larghe intese''
Sul sito di 'Possiblile' respingete al mittente l'appello dei sindaci definito ''versione anticipata ed esasperata'' del voto utile? ''Respingo al mittente ogni tentativo di confondere le cose, le idee e la alleanze. Tutto quello che segnalano i sindaci Pisapia, Doria e Zedda è da valutare con attenzione e rispetto, ma dimenticano che il centrosinistra è morto per scelte precise fatte dal Pd. Con le larghe intese, sin dal 2011, si è scelto completamente un altro schema e c'è anche chi ci ha rimesso le penne. Per essere credibile il voto al Pd richiederebbe una inversione politica non trasformistica e 'razionale' che non mi pare sia all'orizzonte''.
Intervista a Giuseppe Civati di Silvia Garroni
http://video.repubblica.it/politica/app ... ref=nrct-4
CONTINUA
Non è così. Ma l'esatto contrario.
Ho ripreso a far politica da quel sabato pomeriggio del 23 febbraio 2002 al Palavobis di Milano.
http://www.repubblica.it/online/politic ... tedue.html
Ci avevano ridato la speranza che qualcosa si potesse fare impegnandoci.
Io l'impegno l'ho messo sul sito dell'Ulivo.it e sui forum successivi fino a questo.
Ma quando vedi come si muove la sinistra ti cadono le braccia.
9 dicembre 2015
Appello sindaci, Civati: ''Stagione arancione finita con le larghe intese''
Sul sito di 'Possiblile' respingete al mittente l'appello dei sindaci definito ''versione anticipata ed esasperata'' del voto utile? ''Respingo al mittente ogni tentativo di confondere le cose, le idee e la alleanze. Tutto quello che segnalano i sindaci Pisapia, Doria e Zedda è da valutare con attenzione e rispetto, ma dimenticano che il centrosinistra è morto per scelte precise fatte dal Pd. Con le larghe intese, sin dal 2011, si è scelto completamente un altro schema e c'è anche chi ci ha rimesso le penne. Per essere credibile il voto al Pd richiederebbe una inversione politica non trasformistica e 'razionale' che non mi pare sia all'orizzonte''.
Intervista a Giuseppe Civati di Silvia Garroni
http://video.repubblica.it/politica/app ... ref=nrct-4
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
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La lettera dei sindaci a Renzi
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... 129070211/
CONTINUA
La lettera dei sindaci a Renzi
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... 129070211/
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
CONTINUA
Appello dei tre sindaci: il sì del Pd, la freddezza di Sel
Orfini: lettera saggia e condivisibile. Sinistra italiana con i tre sindaci: "Appello generoso, lo faremo nostro". Fratoianni: è Renzi che deve raccoglierlo, da lui politiche di destra
Invia per email
Stampa
09 dicembre 2015
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ref=nrct-2
COME SI PUO' SPERARE CHE LA SINISTRA RINASCA SE CHI FA POLITICA PROFESSIONALMENTE SI RIVOLGE A LA QUALUNQUE CHE HA RICEVUTO L'INCARICO DI FAR FUORI LA SINISTRA DEL PD???????????
MA DI POLITICA CI CAPISCONO????????????
Appello dei tre sindaci: il sì del Pd, la freddezza di Sel
Orfini: lettera saggia e condivisibile. Sinistra italiana con i tre sindaci: "Appello generoso, lo faremo nostro". Fratoianni: è Renzi che deve raccoglierlo, da lui politiche di destra
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09 dicembre 2015
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ref=nrct-2
COME SI PUO' SPERARE CHE LA SINISTRA RINASCA SE CHI FA POLITICA PROFESSIONALMENTE SI RIVOLGE A LA QUALUNQUE CHE HA RICEVUTO L'INCARICO DI FAR FUORI LA SINISTRA DEL PD???????????
MA DI POLITICA CI CAPISCONO????????????
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Politica
Comunali 2016: sulla sinistra Doria, Pisapia e Zedda sbagliano clamorosamente
di Maso Notarianni | 9 dicembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... e/2289952/
Comunali 2016: sulla sinistra Doria, Pisapia e Zedda sbagliano clamorosamente
di Maso Notarianni | 9 dicembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... e/2289952/
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Corriere 11.12.15
Dario Nardella, sindaco di Firenze
«Lo schema destra-sinistra è superato, La formula è il Partito della nazione»
Nardella: forza della responsabilità contro polo Brancaleone
Socialdemocrazia alla canna del gas
intervista di Aldo Cazzullo
Sindaco Nardella, oggi a Firenze comincia la Leopolda, mentre la minoranza si riunisce a Roma. Che cos’è oggi il Pd? È ancora un partito di sinistra?
«Deve essere un partito capace di parlare a tutti gli italiani, superando i vecchi paradigmi dei partiti del secolo scorso. Lo schema della contrapposizione tra destra e sinistra non è più sufficiente a leggere il nostro tempo. Dobbiamo costruire un’alternativa del tutto nuova».
Ma questo è il Partito della nazione. O il Partito del premier, se preferisce.
«Non mi appassionano i nomi. Ma la formula è quella. L’importante è che sia un partito legato alla dimensione del governo, non della lotta. Vicino ai territori, in modo da suscitare nuove forme di partecipazione. E con un leader forte».
La sinistra pd chiede invece che Renzi lasci la segreteria.
«Sarebbe un grave errore. Un partito moderno schiera il suo leader. E non si costruisce una riserva mentale; si identifica con la missione riformatrice del governo. Renzi ha l’età, la cultura e la determinazione per interpretare la leadership di questo progetto. Che passa anche da un’altra idea d’Europa, molto diversa dalla burocrazia ingessata di Bruxelles e dal rigorismo imposto in questi anni dalla Germania».
I suoi colleghi sindaci di Milano, Genova e Cagliari lanciano invece un appello a ricostruire un’alleanza di sinistra con Sel.
«Mi pare la nostalgia per una restaurazione impossibile, almeno a livello nazionale. Lo dico anche da sindaco: a Firenze Sel vota contro pregiudizialmente sempre. Non so come possa riunire la sinistra. Quale sinistra, poi? Quella antisistema? La svolta di Tsipras dimostra che la scorciatoia dei populismi è sbarrata, ammesso che sia mai esistita. Quella socialdemocratica? Ma la socialdemocrazia in tutta Europa è alla canna del gas».
Proprio in questi giorni, in Francia e in Spagna i partiti socialisti sono impegnati in difficili campagne elettorali...
«Guardiamo alla realtà. Dalla crisi e ora dal terrorismo viene una pericolosa spinta a destra. Noi dobbiamo fronteggiare i populismi conservatori, che puntando alla disgregazione dell’Europa in un rigurgito di nazionalismo fanno oggettivamente il gioco dei fondamentalisti islamici. L’argine non può essere certo il fortino in cui chiudersi. Dobbiamo dare una risposta diversa».
Mezza Europa va in guerra e il governo Renzi dà l’impressione di nascondere la testa sotto la sabbia.
«Non è così. L’Italia ha una forte presenza militare nei Balcani e in Medio Oriente, più della Germania. La posizione del governo è giusta e condivisibile: basta guerre al buio, basta con la logica per cui intanto si bombarda e poi si vedrà. Investiamo in sicurezza e nello stesso tempo in cultura, educazione, integrazione».
È sicuro che la spinta a destra non ci sia anche in Italia? Al referendum sulle riforme costituzionali, e in un eventuale ballottaggio con Grillo, Renzi rischia.
«È vero, si sta formando un’armata Brancaleone. Un’ammucchiata “tutti contro Renzi”. È un fronte vasto, che va da Fassina a Salvini, passando per Grillo e Brunetta. Se il Pd rispondesse schiacciandosi a sinistra, commetterebbe un errore fatale».
Quindi secondo lei il Pd dovrebbe imbarcare Alfano, e magari pure Verdini?
«Certo che no. Al di là dei nomi, noi non dobbiamo aggregare ceto politico; il ceto politico noi lo stiamo sfoltendo, con l’abolizione delle Province, con la riforma del Senato. E non si tratta di fare una nuova Dc. Dobbiamo essere centrali, non centristi. L’Italicum disegna un quadro bipolare. Da una parte ci sarà il polo Brancaleone, unito solo dall’ostilità al premier e dalla velleità pericolosa di portare l’Italia fuori dalla moneta unica e dall’Europa. Dall’altra parte ci sarà il partito della responsabilità e della fiducia nel futuro».
Le primarie per scegliere i candidati sindaci funzionano ancora? A Milano, ad esempio.
«Sì. Purché non diventino un regolamento di conti romani, un grimaldello in mano alle minoranze interne per far saltare candidature autorevoli. O per lanciare un nuovo movimento politico. Sarebbe un uso improprio delle primarie, un dispetto che i milanesi non meritano».
Non è che Sala rischia di perdere?
«Decideranno i cittadini. Personalmente spero proprio di no: l’ho visto all’opera, e credo sarebbe un ottimo sindaco».
E Bassolino?
«Non lo seguo quando dice che in questi anni non è emersa una successione. Che cos’ha fatto lui per farla emergere? Mi fanno ridere gli esponenti della vecchia guardia che ci accusano di non aver rinnovato il Pd. A Bari, a Reggio Calabria, a Novara, a Pesaro nuovi sindaci democratici dimostrano che il rinnovamento è in corso. Per questo la Leopolda è fondamentale. Così come servono altre forme di partecipazione e di organizzazione. Compresi i banchetti nelle piazze».
Alla Leopolda oggi non ci saranno neppure le bandiere del Pd.
«Non ci sono mai state e ogni volta si monta una polemica ormai stucchevole. Noi dobbiamo aprire il Pd a energie, idee, competenze nuove rispetto alle vecchie strutture partitiche del secolo scorso. Anche perché l’Italia, non solo la politica, ha un drammatico problema di selezione delle classi dirigenti».
Dario Nardella, sindaco di Firenze
«Lo schema destra-sinistra è superato, La formula è il Partito della nazione»
Nardella: forza della responsabilità contro polo Brancaleone
Socialdemocrazia alla canna del gas
intervista di Aldo Cazzullo
Sindaco Nardella, oggi a Firenze comincia la Leopolda, mentre la minoranza si riunisce a Roma. Che cos’è oggi il Pd? È ancora un partito di sinistra?
«Deve essere un partito capace di parlare a tutti gli italiani, superando i vecchi paradigmi dei partiti del secolo scorso. Lo schema della contrapposizione tra destra e sinistra non è più sufficiente a leggere il nostro tempo. Dobbiamo costruire un’alternativa del tutto nuova».
Ma questo è il Partito della nazione. O il Partito del premier, se preferisce.
«Non mi appassionano i nomi. Ma la formula è quella. L’importante è che sia un partito legato alla dimensione del governo, non della lotta. Vicino ai territori, in modo da suscitare nuove forme di partecipazione. E con un leader forte».
La sinistra pd chiede invece che Renzi lasci la segreteria.
«Sarebbe un grave errore. Un partito moderno schiera il suo leader. E non si costruisce una riserva mentale; si identifica con la missione riformatrice del governo. Renzi ha l’età, la cultura e la determinazione per interpretare la leadership di questo progetto. Che passa anche da un’altra idea d’Europa, molto diversa dalla burocrazia ingessata di Bruxelles e dal rigorismo imposto in questi anni dalla Germania».
I suoi colleghi sindaci di Milano, Genova e Cagliari lanciano invece un appello a ricostruire un’alleanza di sinistra con Sel.
«Mi pare la nostalgia per una restaurazione impossibile, almeno a livello nazionale. Lo dico anche da sindaco: a Firenze Sel vota contro pregiudizialmente sempre. Non so come possa riunire la sinistra. Quale sinistra, poi? Quella antisistema? La svolta di Tsipras dimostra che la scorciatoia dei populismi è sbarrata, ammesso che sia mai esistita. Quella socialdemocratica? Ma la socialdemocrazia in tutta Europa è alla canna del gas».
Proprio in questi giorni, in Francia e in Spagna i partiti socialisti sono impegnati in difficili campagne elettorali...
«Guardiamo alla realtà. Dalla crisi e ora dal terrorismo viene una pericolosa spinta a destra. Noi dobbiamo fronteggiare i populismi conservatori, che puntando alla disgregazione dell’Europa in un rigurgito di nazionalismo fanno oggettivamente il gioco dei fondamentalisti islamici. L’argine non può essere certo il fortino in cui chiudersi. Dobbiamo dare una risposta diversa».
Mezza Europa va in guerra e il governo Renzi dà l’impressione di nascondere la testa sotto la sabbia.
«Non è così. L’Italia ha una forte presenza militare nei Balcani e in Medio Oriente, più della Germania. La posizione del governo è giusta e condivisibile: basta guerre al buio, basta con la logica per cui intanto si bombarda e poi si vedrà. Investiamo in sicurezza e nello stesso tempo in cultura, educazione, integrazione».
È sicuro che la spinta a destra non ci sia anche in Italia? Al referendum sulle riforme costituzionali, e in un eventuale ballottaggio con Grillo, Renzi rischia.
«È vero, si sta formando un’armata Brancaleone. Un’ammucchiata “tutti contro Renzi”. È un fronte vasto, che va da Fassina a Salvini, passando per Grillo e Brunetta. Se il Pd rispondesse schiacciandosi a sinistra, commetterebbe un errore fatale».
Quindi secondo lei il Pd dovrebbe imbarcare Alfano, e magari pure Verdini?
«Certo che no. Al di là dei nomi, noi non dobbiamo aggregare ceto politico; il ceto politico noi lo stiamo sfoltendo, con l’abolizione delle Province, con la riforma del Senato. E non si tratta di fare una nuova Dc. Dobbiamo essere centrali, non centristi. L’Italicum disegna un quadro bipolare. Da una parte ci sarà il polo Brancaleone, unito solo dall’ostilità al premier e dalla velleità pericolosa di portare l’Italia fuori dalla moneta unica e dall’Europa. Dall’altra parte ci sarà il partito della responsabilità e della fiducia nel futuro».
Le primarie per scegliere i candidati sindaci funzionano ancora? A Milano, ad esempio.
«Sì. Purché non diventino un regolamento di conti romani, un grimaldello in mano alle minoranze interne per far saltare candidature autorevoli. O per lanciare un nuovo movimento politico. Sarebbe un uso improprio delle primarie, un dispetto che i milanesi non meritano».
Non è che Sala rischia di perdere?
«Decideranno i cittadini. Personalmente spero proprio di no: l’ho visto all’opera, e credo sarebbe un ottimo sindaco».
E Bassolino?
«Non lo seguo quando dice che in questi anni non è emersa una successione. Che cos’ha fatto lui per farla emergere? Mi fanno ridere gli esponenti della vecchia guardia che ci accusano di non aver rinnovato il Pd. A Bari, a Reggio Calabria, a Novara, a Pesaro nuovi sindaci democratici dimostrano che il rinnovamento è in corso. Per questo la Leopolda è fondamentale. Così come servono altre forme di partecipazione e di organizzazione. Compresi i banchetti nelle piazze».
Alla Leopolda oggi non ci saranno neppure le bandiere del Pd.
«Non ci sono mai state e ogni volta si monta una polemica ormai stucchevole. Noi dobbiamo aprire il Pd a energie, idee, competenze nuove rispetto alle vecchie strutture partitiche del secolo scorso. Anche perché l’Italia, non solo la politica, ha un drammatico problema di selezione delle classi dirigenti».
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
SCRIVE Maso Notarianni SU iL f.q.
Siamo in queste condizioni perché le politiche del lavoro e sul lavoro favoriscono i ricchi e i potenti, i capitani di industria e finanza. Quelli che una volta si chiamavano volgarmente padroni. Perché da decenni non esiste una seria politica di redistribuzione della ricchezza. O meglio esiste: si ruba ai poveri per dare ai ricchi. E infatti non è un caso se in Occidente, e in Italia, i ricchi sono sempre più ricchi mentre la classe media sta assottigliandosi e i poveri sono sempre più miserabili. Non c’entra la crisi [‘Lucciole per lanterne – Crisi economica o ingiustizia sociale?‘], perché l’indice di ricchezza complessiva, in questo Paese e in Occidente, cresce. È proprio una questione politica. È la politica di sinistra, socialdemocratica, che ha come primo compito quello di redistribuire la ricchezza e di tutelare chi, nel rapporto di forza tra ricchi e poveri, è sfavorito. Nel dare strumenti di crescita, di tutela, nel dare servizi sanitari, culturali, per il trasporto, per il sociale, per la cultura.
Ciò nonostante Bersani e la sinistra dem ritengono che fuori dal PD non ci siano possibilità per la sinistra
Credo che attualmente un po' di verità ci sia nelle loro affermazioni perché resta il fatto che esiste sempre una certa riluttanza negli elettori a cambiare voto per cui si resta fedeli al vecchio simbolo.
Per Rodotà mi sembra che attualmente non c'è altra possibilità che guardare a ciò che succede nel M5S.
Per me credo che sia giusto dare una possibilità a una nuova sinistra di contarsi e fare concorrenza al M5S nel proporre e fare meglio una politica per l'Italia e per l'Europa
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
il manifesto 12.12.15
La lezione di Gallino e l’alternativa possibile
L’affascinante affresco sul capitalismo malato nell’ultimo libro di Luciano Gallino
E la difficile strada per costruire un nuovo soggetto politico
di Antonio Bevere
Nel futuro dell’economia è assai probabile il verificarsi di una stagnazione senza fine, prolungamento della crisi iniziata nel 2008.
Dunque un incremento modesto o nullo del Pil, prezzi fermi o in calo, salari e stipendi in diminuzione, chiusura di imprese piccole e grandi.
Così Luciano Gallino ci introduce, nel suo ultimo libro (Il denaro, il debito, la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti), alle diverse facce di questa crisi, e alla reazione del capitalismo che risponde accrescendo lo sfruttamento irresponsabile del sistema ecologico, tutto con il ferreo sostegno di un’ideologia, il neoliberismo, fondata su alterate rappresentazioni della realtà.
Le distorsioni , finalizzate a legittimare l’ordine esistente, sono sotto i nostri occhi: convegni, uffici studi, giornalisti di ufficiale saggezza, accademici, governanti in quotidiana presenza nella Tv di Stato diffondono incontrastate verità: le classi sociali non esistono più; la funzione dei sindacati, residui ottocenteschi, si è esaurita; la perenne emergenza ci rende tutti uguali; licenziare crea posti di lavoro e benessere; il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore ( energia, acqua, trasporti, scuola, sanità); il mercato, libero da intralci burocratici, fa circolare e crescere capitale e lavoro.
Questo modo di governare il conflitto di classe, camuffandolo e non risolvendolo, è respinto in maniera semplice e lineare da Luciano Gallino, rilevando l’apporto della dose massiccia di stupidità dimostrata dai governanti.
Basti pensare a quanto è avvenuto nell’autunno del 2014: i disoccupati sono oltre tre milioni; i giovani senza lavoro sfiorano il 45%; la base produttiva ha perso un quarto del suo potenziale; il Pil ha perso 10–11 punti rispetto all’ultimo anno prima della crisi . «E che fa il governo ? Si sbraccia per introdurre nuove norme che facilitino il licenziamento, riprendendo idee e rapporti dell’Ocse di almeno vent’anni prima», come il sociologo sottolinea nelle pagine del libro.
Chi voglia pensare e vivere senza prestar fede alle verità di classe deve prendere atto che oggi manca un punto di riferimento di qualche peso e visibilità sociale(un partito, una fondazione, una scuola, un organo di rilievo dei media) dal quale emerga un pensiero critico, patrimonio della cultura e dei partiti di sinistra . («Ma da noi la cultura di sinistra, quale cultura diffusa di ampie formazioni politiche, è morta, insieme ai partiti che la divulgavano»).
Questo quadro di pessimismo è vitalizzato e illuminato dallo stesso autore, laddove rileva che tutto ciò che è può essere diversamente e si adopera per tener fede a questo ideale: chi voglia cambiare il capitalismo in un sistema migliore, a prescindere da titoli tradizionali, deve prendere atto della necessaria radicalità di ogni percorso di reale trasformazione: occorre cambiare il modo di produrre, di lavorare, di consumare , il sistema finanziario, l’organizzazione del processo politico, la distribuzione delle risorse, le strutture e le funzioni delle associazioni intermedie.
In questo affascinante affresco politico, mi limito a evidenziare l’immediata esigenza di riportare la normativa lavorista nella realtà dei sistemi che sostengono la vita, concetto che l’espressione sistema ecologico vuol riassumere.
Crisi del capitalismo e crisi ecologica sono due facce della stessa medaglia: la guerra del capitalismo contro la Terra è un aspetto della sua necessità di perseguire l’accumulazione del capitale attraverso la trasformazione di ogni elemento della natura in denaro e questo in capitale.
Gallino fa questo esempio: se la scarsità di acqua potabile in una regione rischia di provocare milioni di morti, come si determina il valore di scambio dell’acqua o, sotto altro profilo, dei milioni di vittime?
Nel campo del lavoro si può fare questo esempio: se la scarsità di occupazione aumenta lo sfruttamento della mano d’opera e il rischio di morti bianche, come si determina il valore di scambio della forza lavoro non tutelata o, sotto altro profilo, delle centinaia di vittime nei cantieri? Problema drammatico in Italia, con l’aumento degli incidenti mortali sul lavoro, tra gennaio e ottobre 2015, si contano 100 caduti in più.
E Gallino arriva alla domanda: «Se la politica la fa il capitale, come si può fare politica per opporsi al capitale?».
A partire dagli anni ’80, le maggiori innovazioni del sistema finanziario funzionali alla sua crescita smisurata sull’economia e sulla società, sono state introdotte dai governi, cioè dalla politica: «Di fatto la legislazione e l’indicazione delle azioni sottoposte o meno a disciplina giuridica sono state privatizzate.
I ministeri delle Finanze sono stati ridotti ad altoparlanti del settore finanziario».
E’ da escludere una ribellione della pubblica opinione, con giornali e reti televisive controllati da imprese a loro volta condizionate dai politici associati alla finanza e da imprese pubblicitarie.
In un quadro così nero, nelle sue conclusioni Gallino intravede la luce del consolidarsi, tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015 «qualcosa che assomiglia a una forma organica di opposizione» che può dar vita a un nuovo soggetto politico, capace di ricondurre il capitalismo entro argini limitativi della sua attività predatoria , «pur continuando a guardare alla meta lontana del suo superamento».
A fronte di un governo che, seduto su un vulcano, gioca a fare “riforme” che peggiorano la situazione, crescono in ampiezza e vigore manifestazioni contro i deleteri interventi di Renzi in tema di lavoro, scuola, pensioni, sanità.
Alla possibile obiezione che queste riforme sono fatte in esecuzione dei Trattati Ue, Gallino risponde che l’art. 48 prevede che «i trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione ordinaria».
E ancora: «Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati».
Eppure, amara constatazione, «nessuno ha mai sentito esprimersi al riguardo un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei Trattati Ue e ammetta che non sono scolpiti nel granito».
La lezione di Gallino e l’alternativa possibile
L’affascinante affresco sul capitalismo malato nell’ultimo libro di Luciano Gallino
E la difficile strada per costruire un nuovo soggetto politico
di Antonio Bevere
Nel futuro dell’economia è assai probabile il verificarsi di una stagnazione senza fine, prolungamento della crisi iniziata nel 2008.
Dunque un incremento modesto o nullo del Pil, prezzi fermi o in calo, salari e stipendi in diminuzione, chiusura di imprese piccole e grandi.
Così Luciano Gallino ci introduce, nel suo ultimo libro (Il denaro, il debito, la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti), alle diverse facce di questa crisi, e alla reazione del capitalismo che risponde accrescendo lo sfruttamento irresponsabile del sistema ecologico, tutto con il ferreo sostegno di un’ideologia, il neoliberismo, fondata su alterate rappresentazioni della realtà.
Le distorsioni , finalizzate a legittimare l’ordine esistente, sono sotto i nostri occhi: convegni, uffici studi, giornalisti di ufficiale saggezza, accademici, governanti in quotidiana presenza nella Tv di Stato diffondono incontrastate verità: le classi sociali non esistono più; la funzione dei sindacati, residui ottocenteschi, si è esaurita; la perenne emergenza ci rende tutti uguali; licenziare crea posti di lavoro e benessere; il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore ( energia, acqua, trasporti, scuola, sanità); il mercato, libero da intralci burocratici, fa circolare e crescere capitale e lavoro.
Questo modo di governare il conflitto di classe, camuffandolo e non risolvendolo, è respinto in maniera semplice e lineare da Luciano Gallino, rilevando l’apporto della dose massiccia di stupidità dimostrata dai governanti.
Basti pensare a quanto è avvenuto nell’autunno del 2014: i disoccupati sono oltre tre milioni; i giovani senza lavoro sfiorano il 45%; la base produttiva ha perso un quarto del suo potenziale; il Pil ha perso 10–11 punti rispetto all’ultimo anno prima della crisi . «E che fa il governo ? Si sbraccia per introdurre nuove norme che facilitino il licenziamento, riprendendo idee e rapporti dell’Ocse di almeno vent’anni prima», come il sociologo sottolinea nelle pagine del libro.
Chi voglia pensare e vivere senza prestar fede alle verità di classe deve prendere atto che oggi manca un punto di riferimento di qualche peso e visibilità sociale(un partito, una fondazione, una scuola, un organo di rilievo dei media) dal quale emerga un pensiero critico, patrimonio della cultura e dei partiti di sinistra . («Ma da noi la cultura di sinistra, quale cultura diffusa di ampie formazioni politiche, è morta, insieme ai partiti che la divulgavano»).
Questo quadro di pessimismo è vitalizzato e illuminato dallo stesso autore, laddove rileva che tutto ciò che è può essere diversamente e si adopera per tener fede a questo ideale: chi voglia cambiare il capitalismo in un sistema migliore, a prescindere da titoli tradizionali, deve prendere atto della necessaria radicalità di ogni percorso di reale trasformazione: occorre cambiare il modo di produrre, di lavorare, di consumare , il sistema finanziario, l’organizzazione del processo politico, la distribuzione delle risorse, le strutture e le funzioni delle associazioni intermedie.
In questo affascinante affresco politico, mi limito a evidenziare l’immediata esigenza di riportare la normativa lavorista nella realtà dei sistemi che sostengono la vita, concetto che l’espressione sistema ecologico vuol riassumere.
Crisi del capitalismo e crisi ecologica sono due facce della stessa medaglia: la guerra del capitalismo contro la Terra è un aspetto della sua necessità di perseguire l’accumulazione del capitale attraverso la trasformazione di ogni elemento della natura in denaro e questo in capitale.
Gallino fa questo esempio: se la scarsità di acqua potabile in una regione rischia di provocare milioni di morti, come si determina il valore di scambio dell’acqua o, sotto altro profilo, dei milioni di vittime?
Nel campo del lavoro si può fare questo esempio: se la scarsità di occupazione aumenta lo sfruttamento della mano d’opera e il rischio di morti bianche, come si determina il valore di scambio della forza lavoro non tutelata o, sotto altro profilo, delle centinaia di vittime nei cantieri? Problema drammatico in Italia, con l’aumento degli incidenti mortali sul lavoro, tra gennaio e ottobre 2015, si contano 100 caduti in più.
E Gallino arriva alla domanda: «Se la politica la fa il capitale, come si può fare politica per opporsi al capitale?».
A partire dagli anni ’80, le maggiori innovazioni del sistema finanziario funzionali alla sua crescita smisurata sull’economia e sulla società, sono state introdotte dai governi, cioè dalla politica: «Di fatto la legislazione e l’indicazione delle azioni sottoposte o meno a disciplina giuridica sono state privatizzate.
I ministeri delle Finanze sono stati ridotti ad altoparlanti del settore finanziario».
E’ da escludere una ribellione della pubblica opinione, con giornali e reti televisive controllati da imprese a loro volta condizionate dai politici associati alla finanza e da imprese pubblicitarie.
In un quadro così nero, nelle sue conclusioni Gallino intravede la luce del consolidarsi, tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015 «qualcosa che assomiglia a una forma organica di opposizione» che può dar vita a un nuovo soggetto politico, capace di ricondurre il capitalismo entro argini limitativi della sua attività predatoria , «pur continuando a guardare alla meta lontana del suo superamento».
A fronte di un governo che, seduto su un vulcano, gioca a fare “riforme” che peggiorano la situazione, crescono in ampiezza e vigore manifestazioni contro i deleteri interventi di Renzi in tema di lavoro, scuola, pensioni, sanità.
Alla possibile obiezione che queste riforme sono fatte in esecuzione dei Trattati Ue, Gallino risponde che l’art. 48 prevede che «i trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione ordinaria».
E ancora: «Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati».
Eppure, amara constatazione, «nessuno ha mai sentito esprimersi al riguardo un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei Trattati Ue e ammetta che non sono scolpiti nel granito».
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
I destrasinistri in realtà sono solo destri. Solo molto ipocriti
Leggo dell’appassionante dibattito su “destra e sinistra che non ci sono più” che fa discutere a Firenze. Che poi uno alla stazione, se non ci sono più né destra né sinistra, da quale parte entra?
A me fa un po’ sorridere: la Le Pen, anche nella versione Mini-Me, anzi Mini-Marion, non è di destra? E Trump? E Rajoy, per dirne un altro?
E la crociata dei presepi?
E il turboliberismo degli stracci e truffaldino che è passato dai fratelli Lehman agli sportelli di Arezzo e di mezza Italia?
Lo ribadiamo per l’ennesima volta: chi dice che non esistono più né destra né sinistra, è di destra. E potrebbe limitarsi a confessarlo. E a dire che per lui non esiste più la sinistra, che dà fastidio, che provoca contraddizioni, che mette in dubbio che tutto ciò che è reale sia anche razionale, rompendo le scatole.
Oppure, se proprio, ammettere di essere di centro. Ovvero di non voler concedere spazi all’estremismo ma senza cambiare i veri valori in gioco, senza esagerare con i diritti, l’uguaglianza, la concorrenza, la progressività. E piantarla lì.
Certo, centro è meno cool di “né di destra, né di sinistra”. Fa più Casini diciamo che Blair. Ma di questo si tratta.
da ciwati
Leggo dell’appassionante dibattito su “destra e sinistra che non ci sono più” che fa discutere a Firenze. Che poi uno alla stazione, se non ci sono più né destra né sinistra, da quale parte entra?
A me fa un po’ sorridere: la Le Pen, anche nella versione Mini-Me, anzi Mini-Marion, non è di destra? E Trump? E Rajoy, per dirne un altro?
E la crociata dei presepi?
E il turboliberismo degli stracci e truffaldino che è passato dai fratelli Lehman agli sportelli di Arezzo e di mezza Italia?
Lo ribadiamo per l’ennesima volta: chi dice che non esistono più né destra né sinistra, è di destra. E potrebbe limitarsi a confessarlo. E a dire che per lui non esiste più la sinistra, che dà fastidio, che provoca contraddizioni, che mette in dubbio che tutto ciò che è reale sia anche razionale, rompendo le scatole.
Oppure, se proprio, ammettere di essere di centro. Ovvero di non voler concedere spazi all’estremismo ma senza cambiare i veri valori in gioco, senza esagerare con i diritti, l’uguaglianza, la concorrenza, la progressività. E piantarla lì.
Certo, centro è meno cool di “né di destra, né di sinistra”. Fa più Casini diciamo che Blair. Ma di questo si tratta.
da ciwati
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
I Civati organizza il primo incontro del suo nuovo partito, "Possibile", a Verona
„
Civati organizza il primo incontro del suo nuovo partito, "Possibile", a Verona
"A venti anni di distanza ci ritroveremo a Verona, il 13 dicembre, con le migliori intelligenze, perché il sollievo e l'entusiasmo degli Stati generali di Napoli si trasformino in un programma di governo per l'Italia dei prossimi venti anni: L'Italia Possibile"
Civati organizza il primo incontro del suo nuovo partito, "Possibile", a Verona
„"Era il 1995 quando Romano Prodi presentava il proprio programma di governo mettendolo nero su bianco e rendendolo disponibile a tutti. L'Ulivo nasceva - scriveva Prodi - in 'un clima ad un tempo di sollievo e di entusiasmo; di sollievo perché finiva la politica a senso unico; e di entusiasmo grande, generalizzato, diffuso in tutte le regioni italiane'. A venti anni di distanza ci ritroveremo a Verona, il 13 dicembre, con le migliori intelligenze, perché il sollievo e l'entusiasmo degli Stati generali di Napoli si trasformino in un programma di governo per l'Italia dei prossimi venti anni: L'Italia Possibile".
Lo afferma Pippo Civati, leader di Possibile, che lancia il convengo organizzato per domenica 13 dicembre, a Verona, presso la Fonderia Aperta, situata in via del Pontiere 40/A, dalle 9.30 alle 15. Interverranno, tra gli altri, Vincenzo Visco, Mario Seminerio, Gianfranco Pasquino, Vito Gulli, Francesca Coin, Camilla Seibezzi, Veronica Caciagli, Maurizio de Giovanni, Peppe Allegri, Gianfranco Viesti, Maurizio Franzini, Michele Raitano, "i Diavoli" e tanti altri.“
Potrebbe interessarti: http://www.veronasera.it/politica/giuse ... -2015.html
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Civati organizza il primo incontro del suo nuovo partito, "Possibile", a Verona
"A venti anni di distanza ci ritroveremo a Verona, il 13 dicembre, con le migliori intelligenze, perché il sollievo e l'entusiasmo degli Stati generali di Napoli si trasformino in un programma di governo per l'Italia dei prossimi venti anni: L'Italia Possibile"
Civati organizza il primo incontro del suo nuovo partito, "Possibile", a Verona
„"Era il 1995 quando Romano Prodi presentava il proprio programma di governo mettendolo nero su bianco e rendendolo disponibile a tutti. L'Ulivo nasceva - scriveva Prodi - in 'un clima ad un tempo di sollievo e di entusiasmo; di sollievo perché finiva la politica a senso unico; e di entusiasmo grande, generalizzato, diffuso in tutte le regioni italiane'. A venti anni di distanza ci ritroveremo a Verona, il 13 dicembre, con le migliori intelligenze, perché il sollievo e l'entusiasmo degli Stati generali di Napoli si trasformino in un programma di governo per l'Italia dei prossimi venti anni: L'Italia Possibile".
Lo afferma Pippo Civati, leader di Possibile, che lancia il convengo organizzato per domenica 13 dicembre, a Verona, presso la Fonderia Aperta, situata in via del Pontiere 40/A, dalle 9.30 alle 15. Interverranno, tra gli altri, Vincenzo Visco, Mario Seminerio, Gianfranco Pasquino, Vito Gulli, Francesca Coin, Camilla Seibezzi, Veronica Caciagli, Maurizio de Giovanni, Peppe Allegri, Gianfranco Viesti, Maurizio Franzini, Michele Raitano, "i Diavoli" e tanti altri.“
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