Regionali 2015
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Re: Regionali 2015
Il presidente del Coniglio
SE AVANZO SEGUITEMI, SE INDIETREGGIO...................
LA FUGA
Renzi perde e fugge in aereo:
dov'è volato (a sorpresa)
I 13 verdetti delle elezioni
Risultati regione per regione
Pansa, lezione a Renzi: "Ecco cos'hai sbagliato sulla Bindi"
Le Regionali frenano Renzi
Lui sta zitto e vola a Herat
Il Pd è lontano dal 41% delle Europee, ma esulta lo stesso. Il premier non twitta nemmeno e vola in Afghanistan
SE AVANZO SEGUITEMI, SE INDIETREGGIO...................
LA FUGA
Renzi perde e fugge in aereo:
dov'è volato (a sorpresa)
I 13 verdetti delle elezioni
Risultati regione per regione
Pansa, lezione a Renzi: "Ecco cos'hai sbagliato sulla Bindi"
Le Regionali frenano Renzi
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Re: Regionali 2015
E' FINITO IL NAZARENO?
Schiaffoni a Renzi
Le Regionali dimostrano che il renzismo ha esaurito la sua spinta propulsiva e che il centrodestra è tutt'altro che morto
Renzi gioca alla Play
e scatena l'ironia del web
Chiara Sarra
Il premier e Orfini hanno atteso l'esito delle Regionali giocando a Pes. E su twitter spuntano parodie e fotomontaggi
Renzi bocciato all'estero:
"È il primo grade colpo
alla sua carriera politica"
Sergio Rame
Le divisioni nel Pd, la sconfitta nella rossa Liguria e il boom degli euroscettici: la stampa
Forza Italia al centrodestra:
"Mister 40% ormai è morto
Se restiamo uniti, vinciamo"
Chiara Sarra
Brunetta attacca il premier: "Sconfitta netta del renzismo, si dimetterà". Romani: "Berlusconi ha dato una scossa al centrodestra"
Schiaffoni a Renzi
Le Regionali dimostrano che il renzismo ha esaurito la sua spinta propulsiva e che il centrodestra è tutt'altro che morto
Renzi gioca alla Play
e scatena l'ironia del web
Chiara Sarra
Il premier e Orfini hanno atteso l'esito delle Regionali giocando a Pes. E su twitter spuntano parodie e fotomontaggi
Renzi bocciato all'estero:
"È il primo grade colpo
alla sua carriera politica"
Sergio Rame
Le divisioni nel Pd, la sconfitta nella rossa Liguria e il boom degli euroscettici: la stampa
Forza Italia al centrodestra:
"Mister 40% ormai è morto
Se restiamo uniti, vinciamo"
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Brunetta attacca il premier: "Sconfitta netta del renzismo, si dimetterà". Romani: "Berlusconi ha dato una scossa al centrodestra"
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Re: Regionali 2015
Regionali, l'analisi di Vittorio Feltri: "Per Renzi non la vedo rosea. Salvini se corre da solo ammazza Berlusconi. Grillo ha fatto un miracolo"
"Non vedo un futuro roseo per Renzi. Il centrodestra da oggi è a guida Salvini. E Grillo ha fatto un miracolo".
Il fondatore di Libero Vittorio Feltri, affida a Dagospia le sue analisi sulle elezioni regionali che hanno visto il Pd vincere 5-2 ma, contemporaneamente, il premier Matteo Renzi fortemente ridimensionato con sconfitte pesantissime in Veneto e soprattutto Liguria.
"Lì ha preso uno schiaffone, che però si spiega con la rottura a sinistra e la candidatura di Pastorino.
Insomma, è successo un bel casino.
In parte me l'aspettavo".
Secondo Feltri a fregare il premier è stato il suo "anno di governo con qualche pasticcio, dal Jobs Act alle misure monche sull'economia: "Ha esagerato con le presenze televisive e con le dichiarazioni sempre ottimistiche, che non hanno trovato riscontro nella realtà", spiega Feltri.
Laddove il Pd ha vinto, come in Puglia, molto è dipeso dal candidato ("Emiliano è Emiliano, che ha grande visibilità ed è ritenuto credibile") ma molto anche al centrodestra diviso.
Cosa farà ora il premier?
"La sua prima reazione è stata minacciosa, li caccio tutti.
Ma non sarà facile fare operazioni del genere.
Io credo che comincino a ballare i cerchioni anche a lui.
Non vedo un futuro radioso per il presidente del Consiglio.
Tuttavia rimane senza un avversario che possa sbancarlo e finché correrà da solo arriverà primo".
"Salvini può ammazzare Silvio" -
Il centrodestra in Puglia "ha fatto di tutto per perdere, con Fitto che ha provocato il disastro".
Discorso opposto in Liguria, dove Toti ha stupito anche Feltri: "Il centrodestra dà l'impressione che se si ricompatta non è affatto morto come si pensava, ma rimettere insieme tutti i pezzi per le politiche sarà difficile.
In ogni caso la Lega supera Forza Italia e sarà il nuovo perno del centrodestra. Ma resta l'incognita di cosa farà davvero Salvini: se corre da solo, per il partito di Berlusconi è finita". Applausi anche a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle: "Evidentemente anche le critiche rivolte a loro non hanno sortito effetti negativi. Sono andati più in tv e meno in piazza e questo li ha aiutati".
Le regionali? Contano poco -
Di fondo, però, resta un'affluenza crollata al 52% (laddove si è votato anche per le Comunali, invece, è rimasta al 65%): "Non mi stupisce che la gente non vada a votare per le Regionali, perché si tratta di una operazione completamente inutile, come sono inutili le Regioni - affonda Feltri -. Sono enti dannosi, centri di spesa folli e hanno provocato disastri, specie dopo la modifica del Titolo V della Costituzione sul federalismo.
In alcuni casi si sono rivelate anche discrete associazioni a delinquere.
Quindi la percezione popolare è che sono poltronifici, che servono a dare un posto ai politici che non ce l’hanno fatta a livello nazionale, come le municipalizzate".
01 Giugno 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... torio.html
"Non vedo un futuro roseo per Renzi. Il centrodestra da oggi è a guida Salvini. E Grillo ha fatto un miracolo".
Il fondatore di Libero Vittorio Feltri, affida a Dagospia le sue analisi sulle elezioni regionali che hanno visto il Pd vincere 5-2 ma, contemporaneamente, il premier Matteo Renzi fortemente ridimensionato con sconfitte pesantissime in Veneto e soprattutto Liguria.
"Lì ha preso uno schiaffone, che però si spiega con la rottura a sinistra e la candidatura di Pastorino.
Insomma, è successo un bel casino.
In parte me l'aspettavo".
Secondo Feltri a fregare il premier è stato il suo "anno di governo con qualche pasticcio, dal Jobs Act alle misure monche sull'economia: "Ha esagerato con le presenze televisive e con le dichiarazioni sempre ottimistiche, che non hanno trovato riscontro nella realtà", spiega Feltri.
Laddove il Pd ha vinto, come in Puglia, molto è dipeso dal candidato ("Emiliano è Emiliano, che ha grande visibilità ed è ritenuto credibile") ma molto anche al centrodestra diviso.
Cosa farà ora il premier?
"La sua prima reazione è stata minacciosa, li caccio tutti.
Ma non sarà facile fare operazioni del genere.
Io credo che comincino a ballare i cerchioni anche a lui.
Non vedo un futuro radioso per il presidente del Consiglio.
Tuttavia rimane senza un avversario che possa sbancarlo e finché correrà da solo arriverà primo".
"Salvini può ammazzare Silvio" -
Il centrodestra in Puglia "ha fatto di tutto per perdere, con Fitto che ha provocato il disastro".
Discorso opposto in Liguria, dove Toti ha stupito anche Feltri: "Il centrodestra dà l'impressione che se si ricompatta non è affatto morto come si pensava, ma rimettere insieme tutti i pezzi per le politiche sarà difficile.
In ogni caso la Lega supera Forza Italia e sarà il nuovo perno del centrodestra. Ma resta l'incognita di cosa farà davvero Salvini: se corre da solo, per il partito di Berlusconi è finita". Applausi anche a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle: "Evidentemente anche le critiche rivolte a loro non hanno sortito effetti negativi. Sono andati più in tv e meno in piazza e questo li ha aiutati".
Le regionali? Contano poco -
Di fondo, però, resta un'affluenza crollata al 52% (laddove si è votato anche per le Comunali, invece, è rimasta al 65%): "Non mi stupisce che la gente non vada a votare per le Regionali, perché si tratta di una operazione completamente inutile, come sono inutili le Regioni - affonda Feltri -. Sono enti dannosi, centri di spesa folli e hanno provocato disastri, specie dopo la modifica del Titolo V della Costituzione sul federalismo.
In alcuni casi si sono rivelate anche discrete associazioni a delinquere.
Quindi la percezione popolare è che sono poltronifici, che servono a dare un posto ai politici che non ce l’hanno fatta a livello nazionale, come le municipalizzate".
01 Giugno 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... torio.html
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Re: Regionali 2015
ANALISI
La lunga notte di Matteo Renzi: il Pd ritorna dentro i vecchi confini "bersaniani"
I risultati delle regionali sono ben lontani da quel 40,8 per cento raggiunto alle europee. A sfondare è piuttosto l'altro Matteo, Salvini, che cresce in Umbria, Liguria e trionfa in Veneto
DI MARCO DAMILANO
01 giugno 2015
La lunga notte di Matteo Renzi nella sede del Pd si consuma tra i dati maledettamente ballerini di Liguria e Umbria, due roccaforti della sinistra assediate dal centrodestra.
Una notte amara distante anni luce da quella di dodici mesi fa, le elezioni europee trionfali.
Per un anno il premier aveva potuto sfoderare quello storico 40,8 per cento di fronte a tutti: critici, editorialisti, avversari interni e esterni, gufi e rosiconi, perfino di fronte alla Merkel.
E se gli chiedevi cosa diavolo fosse il suo Pd, il Pd di Renzi, rispondeva sicuro: quello del 25 maggio, quello del 40,8 per cento.
Più che una percentuale.
Un progetto politico. Il progetto del Partito della Nazione, un partito che chiudesse per sempre la stagione della vecchia sinistra arroccata nella sua tradizionale composizione sociale, geografica, ideologica.
Il risultato di questa notte riporta il Pd nei suoi confini.
Non sfonda fuori dal suo bacino elettorale, anzi, sembra arretrare.
Perde in Liguria, si ferma sotto la Lanterna, sulle sponde del Bisagno, oggi che fa caldo una bava d'acqua, in autunno torrente killer, dopo una serie incredibili di errori.
Perde il vecchio Pd di Claudio Burlando, dominus per dieci anni e più del partito ligure, consociativo e immobilista.
Ma perde anche il nuovo Pd targato Renzi, respinto da una parte di elettorato di sinistra che vota un altro candidato, anche il buon Luca Pastorino, non certo il carismatico Sergio Cofferati, pur di non appoggiare il partito.
Il vecchio e il nuovo Pd si erano incontrati nella figura di Raffaella Paita, rigettata come troppo legata al vecchio da una parte di elettorato e come troppo renziana per un altro pezzo.
Per mesi Renzi ha messo nel conto l'ipotesi di veder nascere qualcosa alla sua sinistra.
Lo aveva detto alla Leopolda nel mezzo dello scontro più duro, con la Cgil e con la minoranza del Pd sull'articolo 18: qualcosa di nuovo a sinistra nascerà.
E io, il mio Pd, sottintendeva, lo sconfiggerà.
Il progetto del Pd di Renzi è tutto qui.
Perdere la vecchia sinistra per guadagnare altri pezzi di elettorato.
Berlusconiani in fuga da Arcore.
Elettori barricati nell'astensione.
Giovani che hanno votato Movimento 5 Stelle, cui Renzi ha promesso una rivoluzione appena più dolce di un vaffa, ma forse più brutale.
Questa notte si torna nei confini.
Quelli del Pd che non vinceva.
Dei dirigenti che non scendevano in sala stampa a commentare o se la pigliavano con il nemico interno.
Il Pd di stanotte, insomma, assomiglia da vicino al Pd di Bersani.
Il centrodestra si ricompone, sotto la guida di Salvini e quel che resta di Forza Italia.
A sfondare fuori dal suo perimetro è l'altro Matteo, Salvini: il 16 per cento in Umbria, il 20 in Liguria, un trionfo in Veneto.
Spazzato via gli alleati Alfano e cespugli centristi, sia sotto forma di Tosi in Veneto che di Spacca nelle Marche.
Non un voto di destra trasloca nel Pd.
Anzi, nel Veneto, nonostante il buon giudizio degli imprenditori sulla riforma del lavoro del governo Renzi, la candidata Alessandra Moretti si blocca a un misero 23 per cento, abissalmente lontano dal 37,5 delle elezioni europee: meno 19 per cento.
Un 25 maggio 2014 alla rovescia.
Il Movimento 5 Stelle tiene e anzi supera i risultati di un anno fa, punta a essere il primo partito in alcune regioni, raccoglie consensi nei ceti popolari e tra i giovani che si sentono esclusi dal nuovo miracolo italiano targato Renzi.
C'è una parte del paese ormai tutta controllata dal Pd, il Sud d'Italia.
Ma con figure controverse, destinate a creare più problemi alla leadership nazionale.
Michele Emiliano, il maverick del centrosinistra, autonomo, incontrollabile, che già stanotte chiede un'alleanza con M5S.
E Vincenzo De Luca che Renzi ha provato a lungo ad allontanare come un calice imbevibile e che poi si è fatto piacere.
Troppo tardi, però, perché nei prossimi giorni Renzi, nella sua veste di capo del governo, sarà costretto a sospendere il neo-presidente per via della legge Severino.
Si può dimenticare questa nottata poco felice con una considerazione rassicurante.
Non si votava per Renzi, quando sarà personalmente in campo la musica cambierà.
Ma con Salvini in sfondamento, Berlusconi redivivo, il 5 Stelle senza Grillo stabile sul 20 per cento ovunque e una sinistra in movimento si può, al contrario, cominciare a costruire un partito nuovo, con una classe dirigente non replicante e non cortigiana, una cultura politica, un'organizzazione.
Tutto quello che il Pd di Renzi finora non ha.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
La lunga notte di Matteo Renzi: il Pd ritorna dentro i vecchi confini "bersaniani"
I risultati delle regionali sono ben lontani da quel 40,8 per cento raggiunto alle europee. A sfondare è piuttosto l'altro Matteo, Salvini, che cresce in Umbria, Liguria e trionfa in Veneto
DI MARCO DAMILANO
01 giugno 2015
La lunga notte di Matteo Renzi nella sede del Pd si consuma tra i dati maledettamente ballerini di Liguria e Umbria, due roccaforti della sinistra assediate dal centrodestra.
Una notte amara distante anni luce da quella di dodici mesi fa, le elezioni europee trionfali.
Per un anno il premier aveva potuto sfoderare quello storico 40,8 per cento di fronte a tutti: critici, editorialisti, avversari interni e esterni, gufi e rosiconi, perfino di fronte alla Merkel.
E se gli chiedevi cosa diavolo fosse il suo Pd, il Pd di Renzi, rispondeva sicuro: quello del 25 maggio, quello del 40,8 per cento.
Più che una percentuale.
Un progetto politico. Il progetto del Partito della Nazione, un partito che chiudesse per sempre la stagione della vecchia sinistra arroccata nella sua tradizionale composizione sociale, geografica, ideologica.
Il risultato di questa notte riporta il Pd nei suoi confini.
Non sfonda fuori dal suo bacino elettorale, anzi, sembra arretrare.
Perde in Liguria, si ferma sotto la Lanterna, sulle sponde del Bisagno, oggi che fa caldo una bava d'acqua, in autunno torrente killer, dopo una serie incredibili di errori.
Perde il vecchio Pd di Claudio Burlando, dominus per dieci anni e più del partito ligure, consociativo e immobilista.
Ma perde anche il nuovo Pd targato Renzi, respinto da una parte di elettorato di sinistra che vota un altro candidato, anche il buon Luca Pastorino, non certo il carismatico Sergio Cofferati, pur di non appoggiare il partito.
Il vecchio e il nuovo Pd si erano incontrati nella figura di Raffaella Paita, rigettata come troppo legata al vecchio da una parte di elettorato e come troppo renziana per un altro pezzo.
Per mesi Renzi ha messo nel conto l'ipotesi di veder nascere qualcosa alla sua sinistra.
Lo aveva detto alla Leopolda nel mezzo dello scontro più duro, con la Cgil e con la minoranza del Pd sull'articolo 18: qualcosa di nuovo a sinistra nascerà.
E io, il mio Pd, sottintendeva, lo sconfiggerà.
Il progetto del Pd di Renzi è tutto qui.
Perdere la vecchia sinistra per guadagnare altri pezzi di elettorato.
Berlusconiani in fuga da Arcore.
Elettori barricati nell'astensione.
Giovani che hanno votato Movimento 5 Stelle, cui Renzi ha promesso una rivoluzione appena più dolce di un vaffa, ma forse più brutale.
Questa notte si torna nei confini.
Quelli del Pd che non vinceva.
Dei dirigenti che non scendevano in sala stampa a commentare o se la pigliavano con il nemico interno.
Il Pd di stanotte, insomma, assomiglia da vicino al Pd di Bersani.
Il centrodestra si ricompone, sotto la guida di Salvini e quel che resta di Forza Italia.
A sfondare fuori dal suo perimetro è l'altro Matteo, Salvini: il 16 per cento in Umbria, il 20 in Liguria, un trionfo in Veneto.
Spazzato via gli alleati Alfano e cespugli centristi, sia sotto forma di Tosi in Veneto che di Spacca nelle Marche.
Non un voto di destra trasloca nel Pd.
Anzi, nel Veneto, nonostante il buon giudizio degli imprenditori sulla riforma del lavoro del governo Renzi, la candidata Alessandra Moretti si blocca a un misero 23 per cento, abissalmente lontano dal 37,5 delle elezioni europee: meno 19 per cento.
Un 25 maggio 2014 alla rovescia.
Il Movimento 5 Stelle tiene e anzi supera i risultati di un anno fa, punta a essere il primo partito in alcune regioni, raccoglie consensi nei ceti popolari e tra i giovani che si sentono esclusi dal nuovo miracolo italiano targato Renzi.
C'è una parte del paese ormai tutta controllata dal Pd, il Sud d'Italia.
Ma con figure controverse, destinate a creare più problemi alla leadership nazionale.
Michele Emiliano, il maverick del centrosinistra, autonomo, incontrollabile, che già stanotte chiede un'alleanza con M5S.
E Vincenzo De Luca che Renzi ha provato a lungo ad allontanare come un calice imbevibile e che poi si è fatto piacere.
Troppo tardi, però, perché nei prossimi giorni Renzi, nella sua veste di capo del governo, sarà costretto a sospendere il neo-presidente per via della legge Severino.
Si può dimenticare questa nottata poco felice con una considerazione rassicurante.
Non si votava per Renzi, quando sarà personalmente in campo la musica cambierà.
Ma con Salvini in sfondamento, Berlusconi redivivo, il 5 Stelle senza Grillo stabile sul 20 per cento ovunque e una sinistra in movimento si può, al contrario, cominciare a costruire un partito nuovo, con una classe dirigente non replicante e non cortigiana, una cultura politica, un'organizzazione.
Tutto quello che il Pd di Renzi finora non ha.
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Re: Regionali 2015
Per saperne di più,.....questa sera su LA7: PIAZZAPULITA
http://www.ilsussidiario.net/News/Cinem ... 15/613519/
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Re: Regionali 2015
Regionali 2015, Renzi: “Risultato positivo, avanti così”. Bindi: “Pd mi chieda scusa”
Dopo ore di silenzio, non passate inosservate, parla il Presidente del Consiglio: "Si è passati in un anno dal 6 a 6 ad un sonoro 10 a 2 sul centrodestra". Le altre reazioni, Cuperlo accusa: "Errore estromettere una parte". Fassina: "Giustificazioni patetiche". Grillo sul blog: "Grazie a chi ha ridimensionato il partito dell'innominabile". Sulla questione degli impresentabili il presidente della Commissione parlamentare Antimafia attacca: "Ho diritto a un risarcimento"
di F. Q. | 1 giugno 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1736925/
Dopo ore di silenzio, non passate inosservate, parla il Presidente del Consiglio: "Si è passati in un anno dal 6 a 6 ad un sonoro 10 a 2 sul centrodestra". Le altre reazioni, Cuperlo accusa: "Errore estromettere una parte". Fassina: "Giustificazioni patetiche". Grillo sul blog: "Grazie a chi ha ridimensionato il partito dell'innominabile". Sulla questione degli impresentabili il presidente della Commissione parlamentare Antimafia attacca: "Ho diritto a un risarcimento"
di F. Q. | 1 giugno 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1736925/
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Re: Regionali 2015
ELEZIONI 2015
Regionali 2015, Renzi ha già il fiatone (Dieci riflessioni sul voto)
[img]
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... 00x297.png[/img]
Renzi ha già il fiatone. Da vecchio democristiano quale è, dirà di avere vinto anche quando ha perso. In realtà ha preso una botta in fronte (quella fronte così inutilmente spaziosa) così grande che ancora deve accorgersene. Dieci considerazioni.
1. E’ difficile perdere quando si vince 5-2: è proprio un controsenso logico palese. Renzi però ce l’ha fatta. Quattro regioni erano scontate (Toscana, Marche, Umbria, Puglia) e ciò nonostante in Umbria – regionali e comunali – il Pd ha rischiato tanto. Inoltre i candidati in queste regioni non erano renziani della prima ora, ma più spesso politici che c’erano già molto prima di Renzi, e talora anche poco ortodossi (Emiliano, Rossi).
2. L’unica vittoria pienamente renziana è quella in Campania con De Luca, e io non me ne vanterei. (Nota a margine: chi è causa del suo male pianga se stesso. Campani, piangete: ne avete motivo).
3. I due candidati più renziani erano Alessandra Moretti e Raffaella Paita. Entrambe ‘impresentabili’, anche se per motivi diversi. La Moretti ha inanellato gaffe su gaffe e incarna la totale impreparazione delle droidi renzine. La Paita è molto peggio: prosecuzione dichiarata del burlandismo, finta nuova, indagata. Il gattopardismo 2.0 ai livelli più deleteri. Renzi aveva puntato tutto su Moretti (con tanto di video in auto agghiacciante) e Paita (inviandole le Charlie’s Angels del renzismo: Boschi, Madia, Pinotti, Serracchiani). Se n’è fregato, come sempre, delle critiche. I risultati si sono visti.
4. La Moretti, in particolare, ha ottenuto un risultato straordinario. Zaia ha preso più del doppio dei suoi voti. Tutto era perfetto per lei: l’appoggio dei media, la rottura tra Zaia e Tosi, l’investitura del Gran Capo. Macché. Le ha prese come se piovesse. La Moretti aveva promesso, in un tweet leggendario, che avrebbero vinto 7-0 e il suo sarebbe stato il golden gol. E’ verosimile che, il golden gol, lo abbia realizzato alla Playstation mentre Renzi e Orfini giocavano a Pes ieri sera.
5. A proposito: la partita di Renzi alla Playstation di ieri sera è stato il suo sforzo intellettuale più gravoso degli ultimi anni. Siategli vicini (#renzistaisereno).
6. Perdere con Toti pareva impossibile a tutti, ma Renzi ce l’ha fatta. E’ impresa vera: applausi. Qualcuno potrebbe chiedersi come sia stato possibile. Toti è stato sottovalutato da tutti. Anche negli studi televisivi, quando gli espertoni e i parlamentari (anche del Pd) ne parlavano, il loro riassunto fuori onda era: “La Paita è improponibile, ma vincerà perché Toti è un signor nessuno, al limite arriva secondo il Movimento 5 Stelle”. Io ero convinto del 6-1, lo ammetto, e avendo perso la scommessa mi sono dovuto comprare tutti i cd di Mengoni (aiuto), ma ho sempre detto e scritto che Alice Salvatore non aveva alcuna chance e sarebbe arrivata (ottima) terza. L’intellighenzia tende a ritenere invotabili quelli che reputa antipatici. Tipo Toti. La solita autoreferenzialità. E nel frattempo la destra, abituata a turarsi il naso, vince.
7. Conosco decine di persone di sinistra che, pur di non veder vincere Paita e Moretti, hanno votato Toti e Zaia. Li conosco anche tra i parlamentari di Sel, che pure per esempio in Veneto appoggiavano la Moretti. Questo spiega le loro Waterloo e, al contempo, ribadisce quanto quelle due scelte siano state scriteriate.
8. Il Movimento 5 Stelle ottiene un ottimo risultato. La “seconda fase” che privilegia i contenuti, che contempla la tivù e che vede i parlamentari in primo piano (e non sullo sfondo dietro Grillo-Casaleggio) sta pagando. Anzi ha pagato: è la seconda forza nazionale. Renzi ha fallito anche qui: nel non ammazzare politicamente l’unica forza che teme realmente. Lo aveva promesso e non ce l’ha fatta. Per i 5 Stelle, però, c’è il solito problema: se si vuole correre sempre e solo da soli, scelta va da sé rispettabilissima, il massimo che puoi ottenere è arrivare secondi. Una ipotetica forza Savatore-Pastorino, in Liguria, avrebbe vinto.
9. Come fece a suo tempo la Bresso in Piemonte, i renziani – tipo la Serracchiani – hanno incolpato Pastorino e i civatiani per la (meravigliosa) sconfitta della Paita in Liguria. Questa “nuova” classe politica, tanto dannosa quanto caricaturale, si caratterizza per un’arroganza carnivora smisurata. Prima ti cacciano dalle commissioni o magari dal partito; ti trattano come paria, ti bastonano ogni giorno: poi, se qualcuno nel Pd osa ribellarsi, si arrabbiano perché i sottoposti hanno osato alzare la testa. Evidentemente sono convinti che, nel Pd, tutti i “dissidenti” siano come Bersani, che si è ridotto a fare pure lui il testimonial della Paita nonostante le continue mazzate ricevute dai renziani. Se la Paita ha perso non è per colpa di Pastorino: è per colpa della Paita.
10. Salvini è pronto per governare. Ha un consenso ormai trasversale, ha sfondato definitivamente anche al centro ed è il vero leader del centrodestra. Se – come è naturale – deciderà in salsa nazionale di presentarsi con tutte (ma proprio tutte) le forze del centrodestra, può eccome vincere le elezioni. Le regionali di ieri spostano dunque il quadro globale. Fino a ieri il goffo bulletto Renzi poteva fare il gradasso e minacciare le elezioni, certo di avere vinto. Ora è ancora favorito, vantando la nota benevolenza di larga parte dei media, ma vincente sicuro proprio no. Sono cambiati i rapporti di forza. L’Italicum, nato per uccidere il M5S, paradossalmente potrebbe aiutare proprio i 5 Stelle; e Salvini è in totale ascesa. Tenendo conto che dal trionfo alle Europee è passato solo un anno, Renzi appare un po’ stanchino (cit). La sua narrazione del Bene (lui) contro il Male (i gufi) non funziona più. E le sue supercazzole paiono avere già la muffa.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... o/1737981/
Regionali 2015, Renzi ha già il fiatone (Dieci riflessioni sul voto)
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Renzi ha già il fiatone. Da vecchio democristiano quale è, dirà di avere vinto anche quando ha perso. In realtà ha preso una botta in fronte (quella fronte così inutilmente spaziosa) così grande che ancora deve accorgersene. Dieci considerazioni.
1. E’ difficile perdere quando si vince 5-2: è proprio un controsenso logico palese. Renzi però ce l’ha fatta. Quattro regioni erano scontate (Toscana, Marche, Umbria, Puglia) e ciò nonostante in Umbria – regionali e comunali – il Pd ha rischiato tanto. Inoltre i candidati in queste regioni non erano renziani della prima ora, ma più spesso politici che c’erano già molto prima di Renzi, e talora anche poco ortodossi (Emiliano, Rossi).
2. L’unica vittoria pienamente renziana è quella in Campania con De Luca, e io non me ne vanterei. (Nota a margine: chi è causa del suo male pianga se stesso. Campani, piangete: ne avete motivo).
3. I due candidati più renziani erano Alessandra Moretti e Raffaella Paita. Entrambe ‘impresentabili’, anche se per motivi diversi. La Moretti ha inanellato gaffe su gaffe e incarna la totale impreparazione delle droidi renzine. La Paita è molto peggio: prosecuzione dichiarata del burlandismo, finta nuova, indagata. Il gattopardismo 2.0 ai livelli più deleteri. Renzi aveva puntato tutto su Moretti (con tanto di video in auto agghiacciante) e Paita (inviandole le Charlie’s Angels del renzismo: Boschi, Madia, Pinotti, Serracchiani). Se n’è fregato, come sempre, delle critiche. I risultati si sono visti.
4. La Moretti, in particolare, ha ottenuto un risultato straordinario. Zaia ha preso più del doppio dei suoi voti. Tutto era perfetto per lei: l’appoggio dei media, la rottura tra Zaia e Tosi, l’investitura del Gran Capo. Macché. Le ha prese come se piovesse. La Moretti aveva promesso, in un tweet leggendario, che avrebbero vinto 7-0 e il suo sarebbe stato il golden gol. E’ verosimile che, il golden gol, lo abbia realizzato alla Playstation mentre Renzi e Orfini giocavano a Pes ieri sera.
5. A proposito: la partita di Renzi alla Playstation di ieri sera è stato il suo sforzo intellettuale più gravoso degli ultimi anni. Siategli vicini (#renzistaisereno).
6. Perdere con Toti pareva impossibile a tutti, ma Renzi ce l’ha fatta. E’ impresa vera: applausi. Qualcuno potrebbe chiedersi come sia stato possibile. Toti è stato sottovalutato da tutti. Anche negli studi televisivi, quando gli espertoni e i parlamentari (anche del Pd) ne parlavano, il loro riassunto fuori onda era: “La Paita è improponibile, ma vincerà perché Toti è un signor nessuno, al limite arriva secondo il Movimento 5 Stelle”. Io ero convinto del 6-1, lo ammetto, e avendo perso la scommessa mi sono dovuto comprare tutti i cd di Mengoni (aiuto), ma ho sempre detto e scritto che Alice Salvatore non aveva alcuna chance e sarebbe arrivata (ottima) terza. L’intellighenzia tende a ritenere invotabili quelli che reputa antipatici. Tipo Toti. La solita autoreferenzialità. E nel frattempo la destra, abituata a turarsi il naso, vince.
7. Conosco decine di persone di sinistra che, pur di non veder vincere Paita e Moretti, hanno votato Toti e Zaia. Li conosco anche tra i parlamentari di Sel, che pure per esempio in Veneto appoggiavano la Moretti. Questo spiega le loro Waterloo e, al contempo, ribadisce quanto quelle due scelte siano state scriteriate.
8. Il Movimento 5 Stelle ottiene un ottimo risultato. La “seconda fase” che privilegia i contenuti, che contempla la tivù e che vede i parlamentari in primo piano (e non sullo sfondo dietro Grillo-Casaleggio) sta pagando. Anzi ha pagato: è la seconda forza nazionale. Renzi ha fallito anche qui: nel non ammazzare politicamente l’unica forza che teme realmente. Lo aveva promesso e non ce l’ha fatta. Per i 5 Stelle, però, c’è il solito problema: se si vuole correre sempre e solo da soli, scelta va da sé rispettabilissima, il massimo che puoi ottenere è arrivare secondi. Una ipotetica forza Savatore-Pastorino, in Liguria, avrebbe vinto.
9. Come fece a suo tempo la Bresso in Piemonte, i renziani – tipo la Serracchiani – hanno incolpato Pastorino e i civatiani per la (meravigliosa) sconfitta della Paita in Liguria. Questa “nuova” classe politica, tanto dannosa quanto caricaturale, si caratterizza per un’arroganza carnivora smisurata. Prima ti cacciano dalle commissioni o magari dal partito; ti trattano come paria, ti bastonano ogni giorno: poi, se qualcuno nel Pd osa ribellarsi, si arrabbiano perché i sottoposti hanno osato alzare la testa. Evidentemente sono convinti che, nel Pd, tutti i “dissidenti” siano come Bersani, che si è ridotto a fare pure lui il testimonial della Paita nonostante le continue mazzate ricevute dai renziani. Se la Paita ha perso non è per colpa di Pastorino: è per colpa della Paita.
10. Salvini è pronto per governare. Ha un consenso ormai trasversale, ha sfondato definitivamente anche al centro ed è il vero leader del centrodestra. Se – come è naturale – deciderà in salsa nazionale di presentarsi con tutte (ma proprio tutte) le forze del centrodestra, può eccome vincere le elezioni. Le regionali di ieri spostano dunque il quadro globale. Fino a ieri il goffo bulletto Renzi poteva fare il gradasso e minacciare le elezioni, certo di avere vinto. Ora è ancora favorito, vantando la nota benevolenza di larga parte dei media, ma vincente sicuro proprio no. Sono cambiati i rapporti di forza. L’Italicum, nato per uccidere il M5S, paradossalmente potrebbe aiutare proprio i 5 Stelle; e Salvini è in totale ascesa. Tenendo conto che dal trionfo alle Europee è passato solo un anno, Renzi appare un po’ stanchino (cit). La sua narrazione del Bene (lui) contro il Male (i gufi) non funziona più. E le sue supercazzole paiono avere già la muffa.
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Re: Regionali 2015
......la schifezza, da schifezza, da schifezza, da schifezza 'e uommane.......
De Luca chiede a Renzi una legge ad personam
Impresentabili e senza vergogna: querele a Bindi
Il governatore eletto invoca il cambio della Severino “secondo buon senso”. Allo studio cavilli e ricorsi
Intanto denuncia la presidente dell’Antimafia: “Diffamazione”. Seguito da Lady Mastella e Passariello
Elezioni 2015
Prima promessa mantenuta per Vincenzo De Luca: il presidente eletto della regione Campania ha denunciato Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali, abuso d’ufficio. Ma non è certo l’affaire “impresentabili” la principale grana del sindaco di Salerno, in pressing sul governo per la revisione della legge Severino che ne prefigura la sospensione dalla carica di governatore, una volta che sarà insediato, per effetto della condanna di primo grado per abuso d’ufficio. “Bene ha fatto il governo a non decidere prima delle elezioni regionali. Ora è venuto il tempo di decidere non solo sulla base del diritto e della Costituzione ma anche in virtù del buonsenso”
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De Luca chiede a Renzi una legge ad personam
Impresentabili e senza vergogna: querele a Bindi
Il governatore eletto invoca il cambio della Severino “secondo buon senso”. Allo studio cavilli e ricorsi
Intanto denuncia la presidente dell’Antimafia: “Diffamazione”. Seguito da Lady Mastella e Passariello
Elezioni 2015
Prima promessa mantenuta per Vincenzo De Luca: il presidente eletto della regione Campania ha denunciato Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali, abuso d’ufficio. Ma non è certo l’affaire “impresentabili” la principale grana del sindaco di Salerno, in pressing sul governo per la revisione della legge Severino che ne prefigura la sospensione dalla carica di governatore, una volta che sarà insediato, per effetto della condanna di primo grado per abuso d’ufficio. “Bene ha fatto il governo a non decidere prima delle elezioni regionali. Ora è venuto il tempo di decidere non solo sulla base del diritto e della Costituzione ma anche in virtù del buonsenso”
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Re: Regionali 2015
......la schifezza, da schifezza, da schifezza, da schifezza 'e uommane.......
Regionali Campania, De Luca a Renzi: “Cambiare Severino su base buon senso”
Elezioni 2015
Il governatore in pectore denuncia per diffamazione la presidente dell'Antimafia Bindi. Ma, soprattutto, punta a evitare la sospensione automaticamente prevista dalla legge del 2012 per i condannati in primo grado. I vertici Pd escludono però un'intervento sulla norma. Mentre pensano a come prendere tempo per consentire l'insediamento di un vice. L'interessato: "Sospensione impossibile se prima non sono insediati gli organi regionali"
di F. Q. | 2 giugno 2015
Vincenzo De Luca, inserito tra gli “impresentabili”, ha denunciato Rosy Bindi depositando a Salerno una querela in cui chiede alla Procura di Roma di procedere nei confronti del presidente dell’Antimafia per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali, abuso d’ufficio. Ma non è certo la Bindi la principale grana di De Luca, eletto presidente della Regione Campania per il centrosinistra con il 41,2%, pari a quasi 990mila voti. Il sindaco di Salerno torna a chiedere la revisione della legge Severino – “un aborto di diritto”, la definisce – che ne prefigura la sospensione dalla carica di governatore, una volta che sarà insediato, per effetto della condanna di primo grado per abuso d’ufficio. “Bene ha fatto, in modo particolare il governo, a non decidere prima delle elezioni regionali. Avremmo avuto una valanga di polemiche e di accuse di favoritismo”, ha spiegato in un’intervista al Mattino. “Ora è venuto il tempo di decidere non solo sulla base del diritto e della Costituzione ma anche in virtù del buonsenso”.
Dietro le quinte, intanto, si cercano soluzioni alternative, piuttosto impervie dato che la legge parla chiaro: un presidente di regione con una condanna in primo grado per abuso d’ufficio deve essere sospeso. Punto. In più ci si è messa la Cassazione, che con una recente sentenza ha sancito che la legge opera in modo automatico e “non è attribuita alla pubblica amministrazione alcuna discrezionalità”. Nella stessa sentenza la Corte spazza via le precedenti sentenze del Tar Campania, favorevoli a De Luca e al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e chiarisce che per eventuali ricorsi è competente esclusivamente il tribunale ordinario. Insomma, per salvare De Luca o almeno la vittoria elettorale sua e del Pd, le maglie sono strette. Nella stessa intervista, il presidente in pectore la vede così: “Nomineremo una giunta segnata da molte professionalità, aperta alla società civile, e andremo avanti con assoluta tranquillità”. E al Corriere della Sera chiarisce ulteriormente: “Se prima non vengono insediati gli organi non può diventare efficace l’eventuale provvedimento di sospensione, perché di quello deve prendere atto comunque un consiglio regionale già nella pienezza delle sue funzioni. Come si vede, il paventato vuoto di potere è solo una invenzione propagandistica”.
Ed è proprio nelle pieghe dei tempi d’avvio della legislatura che potrebbe giocarsi la partita, salvo rapide modifiche della Severino in Parlamento, che non sarebbero politicamente indolori per Matteo Renzi, sempre pronto a rivendicare i successi di governo e maggioranza sul fronte della lotta alla corruzione e all’illegalità. Innanzitutto, per essere sospeso De Luca deve prima diventare presidente a tutti gli effetti, quindi proclamato dalla Corte d’appello di Napoli una voltra espletatate le formalità di legge, cosa che richiede una ventina di giorni (nel 2010 si votò il 28-29 marzo e Stefano Caldoro fu proclamato vincitore il 17 aprile). A questo punto scatterebbe la sospensione: la legge 235/2012 – la Severino, appunto – prevede che il prefetto del capoluogo di regione, Napoli, dia “immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri” del fatto che il presidente si trova nelle condizioni che portano alla sospensione. Il premier, “sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’interno, adotta il provvedimento che accerta la sospensione”. La Severino non detta tempi, ma nel frattempo la Cassazione ha sottolineato appunto l’automatismo della procedura.
A questo punto però scatta il cavillo. A chi deve essere notificato il provvedimento? “Al competente consiglio regionale” nella persona del suo presidente, recita la Severino, per inziativa del prefetto. Già, ma a quale consiglio regionale, il vecchio o il nuovo, che ancora deve essere insediato? La legge non lo dice, anche perché il vincitore delle elezioni campane si trova in una sorta di limbo: con la sua condanna in primo grado era candidabile alla carica, ma se fosse stato già governatore sarebbe stato rispedito a casa. De Luca, nel colloquio con il Corriere della Sera, non ha dubbi: la notifica deve arrivare al nuovo consiglio, perché “se prima non vengono insediati gli organi non può diventare efficace l’eventuale provvedimento di sospensione”. Sospensione contro la quale il sindaco di Salerno già annuncia “un ricorso al tribunale ordinario” con l’obiettivo di farsi reintegrare, incoraggiato anche delle precedenti sentenze del Tar.
E’ in queste more che potrebbe prendere corpo la strategia renziana, di cui si è discusso nei giorni scorsi, di mettere al sicuro la vittoria elettorale con la nomina di un vicepresidente e di una giunta che continuerebbero a governare in nome di De Luca anche se quest’ultimo, alla fine della battaglia di carte bollate, dovesse davvero abbandonare temporaneamente l’ufficio di governatore appena conquistato. Una strada ribadita dal vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso”, ha affermato, escludendo qualsiasi intervento per modificare la legge Severino. “Dopodiché c’è una legge che non parla di decadenza, ma eventualmente di sospensione”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... o/1740813/
Regionali Campania, De Luca a Renzi: “Cambiare Severino su base buon senso”
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Il governatore in pectore denuncia per diffamazione la presidente dell'Antimafia Bindi. Ma, soprattutto, punta a evitare la sospensione automaticamente prevista dalla legge del 2012 per i condannati in primo grado. I vertici Pd escludono però un'intervento sulla norma. Mentre pensano a come prendere tempo per consentire l'insediamento di un vice. L'interessato: "Sospensione impossibile se prima non sono insediati gli organi regionali"
di F. Q. | 2 giugno 2015
Vincenzo De Luca, inserito tra gli “impresentabili”, ha denunciato Rosy Bindi depositando a Salerno una querela in cui chiede alla Procura di Roma di procedere nei confronti del presidente dell’Antimafia per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali, abuso d’ufficio. Ma non è certo la Bindi la principale grana di De Luca, eletto presidente della Regione Campania per il centrosinistra con il 41,2%, pari a quasi 990mila voti. Il sindaco di Salerno torna a chiedere la revisione della legge Severino – “un aborto di diritto”, la definisce – che ne prefigura la sospensione dalla carica di governatore, una volta che sarà insediato, per effetto della condanna di primo grado per abuso d’ufficio. “Bene ha fatto, in modo particolare il governo, a non decidere prima delle elezioni regionali. Avremmo avuto una valanga di polemiche e di accuse di favoritismo”, ha spiegato in un’intervista al Mattino. “Ora è venuto il tempo di decidere non solo sulla base del diritto e della Costituzione ma anche in virtù del buonsenso”.
Dietro le quinte, intanto, si cercano soluzioni alternative, piuttosto impervie dato che la legge parla chiaro: un presidente di regione con una condanna in primo grado per abuso d’ufficio deve essere sospeso. Punto. In più ci si è messa la Cassazione, che con una recente sentenza ha sancito che la legge opera in modo automatico e “non è attribuita alla pubblica amministrazione alcuna discrezionalità”. Nella stessa sentenza la Corte spazza via le precedenti sentenze del Tar Campania, favorevoli a De Luca e al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e chiarisce che per eventuali ricorsi è competente esclusivamente il tribunale ordinario. Insomma, per salvare De Luca o almeno la vittoria elettorale sua e del Pd, le maglie sono strette. Nella stessa intervista, il presidente in pectore la vede così: “Nomineremo una giunta segnata da molte professionalità, aperta alla società civile, e andremo avanti con assoluta tranquillità”. E al Corriere della Sera chiarisce ulteriormente: “Se prima non vengono insediati gli organi non può diventare efficace l’eventuale provvedimento di sospensione, perché di quello deve prendere atto comunque un consiglio regionale già nella pienezza delle sue funzioni. Come si vede, il paventato vuoto di potere è solo una invenzione propagandistica”.
Ed è proprio nelle pieghe dei tempi d’avvio della legislatura che potrebbe giocarsi la partita, salvo rapide modifiche della Severino in Parlamento, che non sarebbero politicamente indolori per Matteo Renzi, sempre pronto a rivendicare i successi di governo e maggioranza sul fronte della lotta alla corruzione e all’illegalità. Innanzitutto, per essere sospeso De Luca deve prima diventare presidente a tutti gli effetti, quindi proclamato dalla Corte d’appello di Napoli una voltra espletatate le formalità di legge, cosa che richiede una ventina di giorni (nel 2010 si votò il 28-29 marzo e Stefano Caldoro fu proclamato vincitore il 17 aprile). A questo punto scatterebbe la sospensione: la legge 235/2012 – la Severino, appunto – prevede che il prefetto del capoluogo di regione, Napoli, dia “immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri” del fatto che il presidente si trova nelle condizioni che portano alla sospensione. Il premier, “sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’interno, adotta il provvedimento che accerta la sospensione”. La Severino non detta tempi, ma nel frattempo la Cassazione ha sottolineato appunto l’automatismo della procedura.
A questo punto però scatta il cavillo. A chi deve essere notificato il provvedimento? “Al competente consiglio regionale” nella persona del suo presidente, recita la Severino, per inziativa del prefetto. Già, ma a quale consiglio regionale, il vecchio o il nuovo, che ancora deve essere insediato? La legge non lo dice, anche perché il vincitore delle elezioni campane si trova in una sorta di limbo: con la sua condanna in primo grado era candidabile alla carica, ma se fosse stato già governatore sarebbe stato rispedito a casa. De Luca, nel colloquio con il Corriere della Sera, non ha dubbi: la notifica deve arrivare al nuovo consiglio, perché “se prima non vengono insediati gli organi non può diventare efficace l’eventuale provvedimento di sospensione”. Sospensione contro la quale il sindaco di Salerno già annuncia “un ricorso al tribunale ordinario” con l’obiettivo di farsi reintegrare, incoraggiato anche delle precedenti sentenze del Tar.
E’ in queste more che potrebbe prendere corpo la strategia renziana, di cui si è discusso nei giorni scorsi, di mettere al sicuro la vittoria elettorale con la nomina di un vicepresidente e di una giunta che continuerebbero a governare in nome di De Luca anche se quest’ultimo, alla fine della battaglia di carte bollate, dovesse davvero abbandonare temporaneamente l’ufficio di governatore appena conquistato. Una strada ribadita dal vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso”, ha affermato, escludendo qualsiasi intervento per modificare la legge Severino. “Dopodiché c’è una legge che non parla di decadenza, ma eventualmente di sospensione”.
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