Re: Come se ne viene fuori ?
Inviato: 08/08/2012, 14:05
Effettivamente, le domande poste da Amalia, hanno un senso.
Sul tappeto, programmi credibili per rilanciare l'economia non ce ne sono.
La destra propone tagli indiscriminati, svendite dei beni pubblici, per abbattere deficit e debito e diminuire quindi la pressione fiscale.
A parte la macelleria sociale connessa a tale politica, essa è anche inefficace: i tagli lineari di tre-morti e la politica di rigore montiana a ben vedere il debito lo hanno tutt'altro che abbattuto, anzi non hanno impedito che continuasse a crescere.
Il motivo è che ormai la spesa pubblica è fuori controllo e non ha più alcuna relazione con i servizi sociali erogati. La PA è una macchina mangia-soldi che assorbe risorse unicamente per mantenere se stessa.
Sull'altro fronte, la sinistra insegue ancora il miraggio della redistribuzione attraverso la leva fiscale e del sostegno alle classi deboli attraverso l'assistenza.
E' una politica, più equa sulla carta, ma altrettanto irrealistica, in quanto non tiene conto del fatto che con un debito di 2.000 miliardi ed una pressione fiscale del 55% non ci sono più margini di manovra.
Entrambi si guardano bene da affrontare seriamente il vero nodo da sciogliere: quello dell'eliminazione dei privilegi di casta (in senso esteso, non solo circoscritto al migliaio di parlamentari, ma al quasi milione di addetti direttamente o indirettamente a carico della politica) e della lotta alla corruzione ed alla illegalità, il cui costo è stimato almeno 200 miliardi l'anno.
Non possono e non vogliono farlo perché ciò equivarrebbe a suicidarsi. Ecco allora che ci dirottano sulle alleanze, sulle formule, sulle finte risse, utilizzando la politica come si usa il calcio e lo sport.
In conclusione, Amalia pone un problema serio: in tale situazione ha senso andare a votare?
Sinceramente non lo so. Sono certo tuttavia che la questione si pone oggi non in termini di principio, di dovere civico e balle del genere, ma molto più pragmaticamente chiedendosi se il non voto danneggia o non questa casta.
In prima istanza mi pare che la risposta sia no, che l'astensione non li danneggia, anzi rischia di favorirli grazie ad una maggiore possibilità di controllo del voto.
Forse, turandosi lo stomaco (ormai il naso è andato), il voto ai grillini è la cosa che gli fa più danni (e non a caso è la più temuta.
Il problema è che il danno lo si fa anche al paese.
Sul tappeto, programmi credibili per rilanciare l'economia non ce ne sono.
La destra propone tagli indiscriminati, svendite dei beni pubblici, per abbattere deficit e debito e diminuire quindi la pressione fiscale.
A parte la macelleria sociale connessa a tale politica, essa è anche inefficace: i tagli lineari di tre-morti e la politica di rigore montiana a ben vedere il debito lo hanno tutt'altro che abbattuto, anzi non hanno impedito che continuasse a crescere.
Il motivo è che ormai la spesa pubblica è fuori controllo e non ha più alcuna relazione con i servizi sociali erogati. La PA è una macchina mangia-soldi che assorbe risorse unicamente per mantenere se stessa.
Sull'altro fronte, la sinistra insegue ancora il miraggio della redistribuzione attraverso la leva fiscale e del sostegno alle classi deboli attraverso l'assistenza.
E' una politica, più equa sulla carta, ma altrettanto irrealistica, in quanto non tiene conto del fatto che con un debito di 2.000 miliardi ed una pressione fiscale del 55% non ci sono più margini di manovra.
Entrambi si guardano bene da affrontare seriamente il vero nodo da sciogliere: quello dell'eliminazione dei privilegi di casta (in senso esteso, non solo circoscritto al migliaio di parlamentari, ma al quasi milione di addetti direttamente o indirettamente a carico della politica) e della lotta alla corruzione ed alla illegalità, il cui costo è stimato almeno 200 miliardi l'anno.
Non possono e non vogliono farlo perché ciò equivarrebbe a suicidarsi. Ecco allora che ci dirottano sulle alleanze, sulle formule, sulle finte risse, utilizzando la politica come si usa il calcio e lo sport.
In conclusione, Amalia pone un problema serio: in tale situazione ha senso andare a votare?
Sinceramente non lo so. Sono certo tuttavia che la questione si pone oggi non in termini di principio, di dovere civico e balle del genere, ma molto più pragmaticamente chiedendosi se il non voto danneggia o non questa casta.
In prima istanza mi pare che la risposta sia no, che l'astensione non li danneggia, anzi rischia di favorirli grazie ad una maggiore possibilità di controllo del voto.
Forse, turandosi lo stomaco (ormai il naso è andato), il voto ai grillini è la cosa che gli fa più danni (e non a caso è la più temuta.
Il problema è che il danno lo si fa anche al paese.