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Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 13/08/2016, 12:11
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Libia, 007: “Uomini Isis nel Milanese”. Sirte, “da qui si parte per colpire Roma”
Mondo
Secondo il Corriere della Sera, che cita fonti dell'intelligence libica, numerosi documenti riguardanti il nostro Paese sono stati ritrovati tra i materiali raccolti dalle forze governative libiche nella città costiera liberata dal controllo dei gruppi jihadisti. Vicino al porto la scritta che minaccia direttamente l'Italia
di F. Q. | 13 agosto 2016
COMMENTI (5)
Sirte è stata quasi del tutto liberata dalle forze jihadiste dell’Isis, ha annunciato il Consiglio presidenziale del governo di consenso nazionale libico. Tra i documenti, recuperati negli edifici precedentemente occupati dagli affiliati al sedicente Stato Islamico dai servizi segreti del governo al Sarraj, vi sarebbero diverse carte che riguardano l’attività di affiliati allo Stato Islamico in Italia, soprattutto nel Milanese, riporta il Corriere della Sera. Nelle stesse ore una minaccia esplicita da parte di Daesh di voler “approdare a Roma“, è apparsa con una scritta su un muro vicino al porto di Sirte.
In queste ore i servizi segreti libici, nell’ambito di un’operazione denominata ‘al-Bunyan al-Marsus‘, stanno raccogliendo appunti, taccuini scritti a mano, materiale propagandistico, armi, per cercare di comprendere come funzioni la catena di comando del sedicente Stato Islamico. Secondo quanto riporta il Corriere molti di questi documenti sono inerenti le attività degli affiliati jihadisti in Italia. Le autorità libiche si dicono pronte a condividere queste informazioni con i servizi italiani, anzi invocano una maggiore collaborazione. Nelle carte ci sono nomi e piani d’attacco di affiliati jihadisti attivi soprattutto nel Milanese.
“A voi italiani interesserebbe parecchio avere notizie su Al Muaz Ben Adelkader al Fizani, meglio noto come Abu Nasim. Un soggetto pericolosissimo, che ha vissuto a Milano, da qui viaggiava nel resto dell’Europa, e pochi mesi fa stava a Sirte” riporta una fonte dei servizi segreti libici. Nasim, che risiedeva in Lombardia e grazie ad un falso passaporto inglese sarebbe riuscito a fuggire in Nigeria, dove è aiutato da Boko Haram, è considerato vicino ai rapitori dei tecnici della Bonatti sequestrati lo scorso anno vicino Tripoli. “Decine, se non centinaia di militanti” dell’Isis, secondo le stesse fonti, sarebbero partiti dalla Libia alla volta dell’Europa, di cui l’Italia spesso è solo la prima tappa. Molti sarebbero arrivati in modo legale, ma anche infiltrati a bordo dei barconi che approfittano del traffico illegale di migranti.
“Da qui, il porto marittimo dello Stato Islamico, con il volere di dio, partiremo verso Roma“. Questa la minaccia diretta all’Italia apparsa con una scritta spray sul muro, vicino al porto di Sirte, e diffusa dal profilo Facebook dalle forze militari governative libiche. Il messaggio è stato lasciato dai militanti di Daesh, prima di abbandonare la città, “il porto marittimo dello Stato Islamico”, scacciati dalla milizie fedeli al governo di Sarraj. Un motto propagandistico forse ma che assume i connotati di una minaccia dopo il ritrovamento dei documenti riguardanti l’Italia nella città considerata la roccaforte dell’Isis sul Mediterraneo.
Le foto della liberazione di Sirte - Su Facebook sono continui gli aggiornamenti dell’operazione ‘al-Bunyan al-Marsus‘, condotta dalle forze governative libiche: in alcune immagini si scorge fumo all’orizzonte, lasciando ipotizzare la presenza di una battaglia in corso. In altre fotografie sono ritratti i palazzi distrutti di Sirte, alcuni pick-up, un tank e i miliziani che marciano per strada ben equipaggiati con fucili ed in tuta mimetica o mentre festeggiano seduti per strada le aree riconquistate, come la zona del centro Ouagadougou, accreditato come il possibile quartier generale dell’Isis nella zona.
102 radicalizzati espulsi dall’Italia, l’ultimo caso a Vaprio d’Adda – “Sono 102 i soggetti evidenziati per radicalizzazione o sostegno ideologico al jihad da me espulsi” dall’Italia dal primo gennaio 2015, “otto erano imam“, aveva dichiarato Angelino Alfano in un’Aula del Senato deserta lo scorso 28 luglio. Soli tre giorni più tardi era scoppiato il caso di Aftab Farooq, il pakistano di 26 anni, residente a Vaprio d’Adda, Varese, espulso per aver giurato fedeltà all’Isis, che fino al 2009 ha giocato nella selezione della Nazionale italiana under 19 di cricket. Nell’ultimo anno e mezzo, invece, si era radicalizzato e – secondo le indagini dei carabinieri del Ros – era arrivato a sostenere che gli attentati di Parigi fossero “legittimi” e a pianificare un attacco contro una rivendita di alcolici.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 13/08/2016, 20:53
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Scatta l'allarme nei porti ma tagliamo chi ci difende
Innalzato il livello di allerta ne porti e sulle navi passeggeri. Il governo taglia la polizia e i Vigili del Fuoco che operano negli scali
Luca Romano - Sab, 13/08/2016 - 13:54
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Sale a 2 il livello di sicurezza nei porti italiani, "destinati al traffico crocieristico e passeggeri".
A stabilirlo una circolare firmata due giorni fa dal comandante generale della Guardia Costiera Vincenzo Melone e diramata a tutti gli organismi di sicurezza dello stato civili e militari. Dunque come detto i controlli nei porti passeggeri verranno aumentati per evitare il rischio di attentati in un momento in cui la morsa del terrorismo fa tremare anche il nostro Paese. Le misure adotatte, come avevamo ricordato qualche giorno fa, sono queste: l'aumento del personale per il controllo e la sorveglianza del porto e per individuare eventuali attività che si configurino come sospette; l'autorizzazione preventiva per l’accesso di tutte le persone nell’area; l'intensificazione dei controlli sulle banchina dove sono ormeggiate le navi; la limitazione dell’accesso al porto solo a chi ne ha comprovata necessità e l'intensificazione dei controlli su container e merci caricate sulle navi. Bisogna capire però con quale personale. Infatti solo due settimane fa, come ricorda Libero, il governo, dando attuazione alla riforma Madia della Pubblica amministrazione, ha di fatto tagliato il personale delle Forze dell'Ordine in servizio presso i porti. Infatti nel testo si parla chiaramente di "razionalizzazione delle funzioni di polizia", e di "razionalizzazione dei servizi navali" con la soppressione delle "squadre nautiche della Polizia di Stato e dei siti navali dell’Arma dei carabinieri". Inoltre lo scorso 28 luglio è stata predisposta la cancellazione di 45 squadre nautiche della Polizia di Stato, con i 395 poliziotti in organico destinati alle questure. Come se non bastasse il governo ha scelto anche di tagliare pure le unità dei vigili del fuoco presenti nei porti, tra cui i sommozzatori che sarebbero i primi ad intervenire in caso di attacco ad una nave passeggeri. "Mentre da una parte il governo dispone nei porti l'innalzamento delle misure di sicurezza al livello 2 per il rischio terrorismo, dall'altra sta continuando ad attuare lo smantellamento del servizio antincendio portuale e del servizio sommozzatori dei vigili del fuoco", afferma Antonio Brizzi segretario generale del Conapo, il sindacato autonomo vigili del fuoco. "Al fine di rispettare i vincoli della spending review il ministro Alfano a fine luglio 2015 ha emanato un decreto che prevede la riduzione del numero dei vigili del fuoco in tutti i distaccamenti a protezione dei porti, che arriva quasi al dimezzamento dei vigili del fuoco nei porti di Napoli, Venezia e Livorno. E' prevista anche la chiusura di sette nuclei sommozzatori e la rottamazione delle unità navali antincendio di grosse dimensioni ritenute troppo onerose seppur funzionali, per sostituirle con imbarcazioni piu' piccole e non adatte a grossi incendi. E' paradossale", rimarca Brizzi.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 13/08/2016, 20:53
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Scatta l'allarme nei porti ma tagliamo chi ci difende
Innalzato il livello di allerta ne porti e sulle navi passeggeri. Il governo taglia la polizia e i Vigili del Fuoco che operano negli scali
Luca Romano - Sab, 13/08/2016 - 13:54
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Sale a 2 il livello di sicurezza nei porti italiani, "destinati al traffico crocieristico e passeggeri".
A stabilirlo una circolare firmata due giorni fa dal comandante generale della Guardia Costiera Vincenzo Melone e diramata a tutti gli organismi di sicurezza dello stato civili e militari. Dunque come detto i controlli nei porti passeggeri verranno aumentati per evitare il rischio di attentati in un momento in cui la morsa del terrorismo fa tremare anche il nostro Paese. Le misure adotatte, come avevamo ricordato qualche giorno fa, sono queste: l'aumento del personale per il controllo e la sorveglianza del porto e per individuare eventuali attività che si configurino come sospette; l'autorizzazione preventiva per l’accesso di tutte le persone nell’area; l'intensificazione dei controlli sulle banchina dove sono ormeggiate le navi; la limitazione dell’accesso al porto solo a chi ne ha comprovata necessità e l'intensificazione dei controlli su container e merci caricate sulle navi. Bisogna capire però con quale personale. Infatti solo due settimane fa, come ricorda Libero, il governo, dando attuazione alla riforma Madia della Pubblica amministrazione, ha di fatto tagliato il personale delle Forze dell'Ordine in servizio presso i porti. Infatti nel testo si parla chiaramente di "razionalizzazione delle funzioni di polizia", e di "razionalizzazione dei servizi navali" con la soppressione delle "squadre nautiche della Polizia di Stato e dei siti navali dell’Arma dei carabinieri". Inoltre lo scorso 28 luglio è stata predisposta la cancellazione di 45 squadre nautiche della Polizia di Stato, con i 395 poliziotti in organico destinati alle questure. Come se non bastasse il governo ha scelto anche di tagliare pure le unità dei vigili del fuoco presenti nei porti, tra cui i sommozzatori che sarebbero i primi ad intervenire in caso di attacco ad una nave passeggeri. "Mentre da una parte il governo dispone nei porti l'innalzamento delle misure di sicurezza al livello 2 per il rischio terrorismo, dall'altra sta continuando ad attuare lo smantellamento del servizio antincendio portuale e del servizio sommozzatori dei vigili del fuoco", afferma Antonio Brizzi segretario generale del Conapo, il sindacato autonomo vigili del fuoco. "Al fine di rispettare i vincoli della spending review il ministro Alfano a fine luglio 2015 ha emanato un decreto che prevede la riduzione del numero dei vigili del fuoco in tutti i distaccamenti a protezione dei porti, che arriva quasi al dimezzamento dei vigili del fuoco nei porti di Napoli, Venezia e Livorno. E' prevista anche la chiusura di sette nuclei sommozzatori e la rottamazione delle unità navali antincendio di grosse dimensioni ritenute troppo onerose seppur funzionali, per sostituirle con imbarcazioni piu' piccole e non adatte a grossi incendi. E' paradossale", rimarca Brizzi.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 13/08/2016, 21:05
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
SE NON SON MATTI NON LI VOGLIAMO......
CONTI SBALLATI Economia piatta nel secondo trimestre, impossibile il +1,2% promesso
La crescita del Pil torna a zero
e il governo vuole le Olimpiadi
L’esecutivo deve ancora
cominciare a scrivere la legge
di Stabilità ma già crollano
le previsioni economiche
su cui si doveva fondare:
mancano 20 miliardi
q PALOMBI A PAG. 2
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 14/08/2016, 8:26
da cielo 70
camillobenso ha scritto:LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
......e un partigiano come Presidente........
https://www.youtube.com/watch?v=gySBOlkwgVc
.....oggi invece, abbiamo un presidente(
del Consiglio), trombone e inconcludente......o come dice l'antropologa Amalia Signorelli, UN ASSATANATO DI POTERE.
Deflazione, Renzi smentito sui dati. "Inceppato motore dell'Italia"
Esportazioni in calo e deflazione. Il Paese soffre. Coldiretti: "In campagna i ricavi non coprono i costi"
Luca Romano - Gio, 11/08/2016 - 11:33
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L'intensità della deflazione si fa più debole
e i prezzi a luglio calano ancora. L'inflazione rilevata registra dunque un aumento dello 0,2% su bse mensile e un calo dello 0,1% nel confronto annuo.
Un ridimensionamento della flessione su base annua che è dovuto all'accelerazione della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%, da +0,7% di giugno), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8% da +0,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (+0,7%, da +0,2%); inoltre, si riduce il calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-5,9% da -6,8%).
Dati che vengono accolti da un allarme da parte della Coldiretti che fa presente come nelle campagne la quotazione del grano duro si sia dimezzate, al -42%. "E' deflazione profonda - sottolinea la Coldiretti - con i prezzi crollati per raccolti e per gli allevamenti che non coprono più neanche i costi di produzione o dell'alimentazione del bestiame. Oggi gli agricoltori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane".
Sono 11 su 19 a luglio i capoluoghi delle regioni e delle province autonome in deflazione (erano 12 a giugno), con Perugia che registra un aumento dei prezzi dello 0,3% su base annua (da -0,2% di giugno) e Milano che registra la flessione più ampia (-0,6%, da -1,0%). Lo rileva l'Istat.
"Per quanto riguarda i capoluoghi delle regioni e delle province autonome - commenta poi Unione Consumatori -, prosegue anche a luglio il record della deflazione per Milano (-0,6%), in passato tra le città più care d'Italia. Un fatto molto grave, il motore economico dell'Italia si è inceppato. Segno che la crisi ed il calo della domanda non ha risparmiato nessuno".
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono a luglio dello 0,7% su base mensile e aumentano dello 0,4% su base annua (dal +0,2% di giugno). Lo rileva l'Istat. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, aumenta invece dello 0,1% su base mensile e diminuisce dello 0,1% nei confronti di luglio 2015.
Dove li vedono i prezzi degli alimentari che diminuiscono? Ritengo che sia una scusa per non alzare gli stipendi, fermi da molti anni. I prezzi sono aumentati sempre, anche quando era iniziato l'euro con le speculazioni dei commercianti. Prima qualche soldo da parte era stato messo, visto che si parla sempre del proverbiale risparmio privato.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 15/08/2016, 16:43
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
LA STAMPA DI REGIME, PRONA A 90 GRADI, AL DUCETTO DI RIGNANO, MATTEO MUSSOLONI, OGGI SCRIVE.
Dalla prima pagina de “La Repubblica” di Salò:
L’Italia alla Ue
serve flessibilità
per 10 miliardi
>Il governo punta ad ottenere un OK
per un deficit al 2,4 % del Pil.
Mentre ieri il Fatto evidenziava in prima pagina:
GOVERNO FALLITO Nessun effetto da 80 euro, Jobs Act, sgravi e taglio della Tasi
Abbiamo buttato 30 miliardi
per arrivare alla crescita zero
Ai merli che leggono “La Repubblica” di Salò, si nasconde che siamo FALLITI.
L’importante per loro è far sapere che Mussoloni può galleggiare ancora un po’.
Non basta aver raggiunto il record del debito pubblico.
Si rimedia chiedendo alla zia Merkellona di poter godere di un’ulteriore flessibilità.
I Mussoloni passano, ma i debiti rimangono. E di solito questi, tocca agli italiani fare fronte.
Si va avanti in un gioco perverso per bambini stupidi, ed ai tricolori SEMBRA che vada bene così.
E' come aver un figlio pazzariello che ti chiede sempre soldi per andare a giocare alla Roulette, o nelle macchinette mangiasoldi della Mafia.
Tu lo sai, e continui a dargli soldi.
GLI ITALIANI SONO DIVENTATI TUTTI MATTI.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 15/08/2016, 21:47
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Il palazzo va in ferie, le tensioni no
Tra frondisti e veti incrociati, sarà un Ferragosto di fuoco. In vista del referendum
IlGiornale - Lun, 15/08/2016 - 18:53
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Un Ferragosto di certo un po' diverso dal solito, almeno per la politica. Che quest'estate - dopo il via libera della Cassazione di qualche giorno fa - è tutta concentrata sul referendum costituzionale che si terrà con ogni probabilità a fine novembre. Non che le urne siano dietro l'angolo, certo, ma è chiaro che il via libera della campagna referendaria ha di fatto rimesso in moto la politica.
Il referendum, infatti, sarà una sorta di spartiacque della legislatura e dal suo risultato dipenderanno le sorti del governo e, forse, anche dello stesso Parlamento. Una vittoria del No, infatti, costringerebbe Matteo Renzi a salire al Quirinale e rimetterebbe il mandato. E a quel punto ogni scenario è possibile. Di qui l'agitazione di tutti i partiti, alcuni dei quali - da Forza Italia alla Lega, passando per i Cinque stelle - sono anche alle prese con imponenti scosse di assestamento al loro interno.
PARTITO COMPATTO SUL «NO» E IL RUOLO DI PARISI
È il movimentismo di Stefano Parisi a sparigliare i giochi e ad agitare le acque dentro Forza Italia. L'uomo incaricato da Berlusconi di rilanciare gli azzurri gioca già da leader, ma in tanti dentro il partito si chiedono quali siano i confini e le indicazioni del mandato che ha ricevuto dall'ex Cavaliere. Le attenzioni - e le preoccupazioni - riguardano soprattutto il rinnovamento: la vecchia guardia è destinata in toto alla rottamazione o c'è qualche nome di big da salvare? E, in quest'ultimo caso, chi sarebbero i «promossi», secondo quali criteri? I dubbi che scuotono il partito riguardano anche la squadra, il programma e gli alleati del nuovo leader in pectore. Stanti i dubbi su chi siano i nomi a cui pensa Parisi quando parla di aprire alla «società civile», c'è un nodo tra gli alleati «naturali», ed è la scelta tra Lega e Fdi da una parte e Ncd dall'altra: difficile immaginarli entrambi in un centrodestra unito, visti i veti incrociati posti l'uno nei confronti dell'altro da Salvini e Alfano. L'altro dilemma è incentrato sul tema del referendum costituzionale. Tutto il partito, Parisi in testa, è schierato per il «No». Tutti gli azzurri, nel caso in cui Matteo Renzi «perda» il referendum, sono pronti a chiedergli di tornarsene a casa. Meno certezze nel caso in cui, invece di tornare al voto, venisse varato un nuovo governo tecnico, appoggiato da Pd e Forza Italia. Perché l'ipotesi di un «inciucio» - che cambierebbe le carte anche in chiave alleanze - spacca il partito e divide falchi e colombe.
IL PD IN MILLE PEZZI: SI SPACCA PURE LA FRONDA
La rissa interna al Pd non va in ferie. Anche se Matteo Renzi si sta concedendo qualche giorno di riposo in famiglia, i suoi oppositori interni organizzano i turni pure dalla villeggiatura per alimentare il consueto tormentone anti-premier. La novità, però, è che la minoranza bersanian-dalemiana si sta platealmente dividendo, in vista del futuro congresso del Pd. Il «La» lo ha dato nei giorni scorsi Gianni Cuperlo, lamentando la carenza di leadership della sinistra anti-renziana, e tirando in ballo persino la giornalista tv Bianca Berlinguer come possibile «papa straniero» da candidare in contrapposizione al premier. Una boutade, che serviva però a dare un colpo mortale alla candidatura di Roberto Speranza, già pupillo bersaniano e ora aspirante segretario. La reazione dei sostenitori di Speranza è stata assai seccata: «Non c'è alcun bisogno di papi stranieri, i leader li abbiamo», protesta Davide Zoggia. Poi però da quell'area è sceso in campo un nuovo protagonista, uscito immacolato da una vicenda giudiziaria che gli è costata le dimissioni da presidente dell'Emilia Romagna. Vasco Errani, sperano i renziani, può diventare il vero interlocutore della maggioranza nella sinistra del Pd, e può tirare il freno di una minoranza che, in odio a Renzi, sembra lavorare per l'implosione dell'intero partito. Di Errani già si parla come possibile candidato alla segreteria ma anche come ministro nel governo Renzi. Di certo, seguire le sue mosse alla ripresa autunnale sarà rivelatore per il futuro del Pd.
RAGGI ACCERCHIATA A ROMA DI BATTISTA STUDIA DA LEADER
Afosa è l'estate dei Cinque Stelle. Senza più guru e con Beppe Grillo defilato (torna o non torna in tv?) si fa tutto più complicato. E c'è di che sudare. Alessandro Di Battista, in sella allo scooter della Costituzione coast-to-coast, si è visto negare la piazza principale di Jesolo, quella dello struscio, quella che domani sarebbe stata gremita di vacanzieri. Il comizio sul No al referendum il «Diba» lo farà, ma fuori dalla Ztl. In spiaggia. Naturalmente il web è insorto e il sindaco Zoggia è stato ricoperto di insulti. Non va meglio per la sindaca Virginia Raggi alle prese con l'invincibile inferno capitolino. Da risolvere l'intricata situazione dei trasporti. I sindacati hanno già fatto spallucce sui 18 milioni di euro racimolati in extremis per la revisione dei vagoni della metro A. Non sarebbero sufficienti per scongiurare i primi due scioperi di settembre. E poi c'è Salvatore Romeo, l'attivista grillino già funzionario del Comune, ora capo della segreteria della sindaca. Prima della giunta di martedì era un semplice funzionario; terminata la riunione è diventato «dirigente con un trattamento economico da terza fascia». E così passa da 40mila euro lordi all'anno a 120mila. Chi ricopriva quel posto con Marino (Silvia Decina) aveva un compenso di 18mila euro. Per Romeo lo stipendio pubblico è, dunque, triplicato: una mossa che ha innervosito i vertici poco allineati del movimento e l'opposizione in giunta. La vispa Virginia sembra accerchiata.
IL PROGETTO DI SALVINI NON CONVINCE I BIG PADANI
Ferragosto a Ponte di Legno per Matteo Salvini, il leader della rinascita del Carroccio che vive però la sua estate più difficile proprio alla vigilia del congresso, che da statuto dovrebbe tenersi entro dicembre. Colpa del bagno di sangue delle amministrative, con la Lega populista di Salvini che a Milano ha preso la metà dei voti di Forza Italia (e lo stesso Matteo s'è fermato a due terzi delle preferenze dell'azzurra Maria Stella Gelmini), mentre l'ambizioso progetto di esportare al centro-sud il modello leghista è affondato con il misero risultato romano (2,7%) di Noi con Salvini. In queste condizioni, e con il governatore lombardo Roberto Maroni che guarda con interesse a una Lega che dialoghi con il centro - e dunque al progetto di Stefano Parisi, che invece non scalda il cuore di Salvini - la prospettiva di rimettersi in gioco al congresso non entusiasma affatto il giovane leader. Che per ora si consola a Ponte di Legno (in programma un comizio al palasport oggi alle 21), e sposta Pontida dall'estate a metà settembre, puntando tutto sul vero tema unitario - della Lega e del centrodestra, esclusa Ncd - ovvero il «no» al referendum costituzionale. Un punto sul quale Salvini, che due giorni fa ha incontrato Umberto Bossi, ha incassato l'adesione del Senatùr, che pure non lo ama. Proprio la campagna referendaria è l'argomento più forte per rimandare - statuto permettendo, l'indesiderato congresso, con la prospettiva di elezioni in caso di una vittoria del «no».
ALFANO PIEGATO A RENZI I SUOI VOGLIONO MOLLARLO
L'eterno dilemma dei centristi non solo non si scioglie ma si acuisce con la discesa in campo di Parisi. Il partitino di Alfano resta una polveriera e l'esito del referendum non potrà far altro che provocare ulteriori scossoni. Brucia ancora la fuoriuscita dell'ex capogruppo al Senato Schifani, probabilmente seguito da altri centristi. Ncd ha contribuito a scrivere le riforme costituzionali e quindi il partito è schierato per il «sì» al referendum. Ma dopo si aprirà tutta un'altra partita. Molti centristi scalpitano per salire sul vascello che si appresta a far salpare Parisi. «Ci chiamiamo Nuovo centrodestra e la nostra collocazione naturale è lì», sostengono i «destri» di Ncd. Peccato che i «governativi» non ne vogliano sapere di mollare Renzi e il Pd. Si preannunciano strappi dolorosi con Alfano che, fino ad ora, ha messo la testa sotto la sabbia provocando l'ira dei due schieramenti interni. Il ministro dell'Interno un pensierino di mollare un premier in picchiata nei sondaggi lo fa eccome e lancia messaggi al miele a Parisi. Il problema è che un'alleanza con Forza Italia e Fratelli d'Italia è impensabile se nel gruppo ci sarà anche la Lega. Salvini e Alfano sono come l'acqua e l'olio: impossibili da unire. Così i veti incrociati rischiano di far rimanere Ncd nel mezzo, stritolato tra due o tre tenaglie: Pd, moderati e Movimento 5 Stelle. Con un rischio ulteriore: se l'Italicum non cambia Ncd rischia di scomparire.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 16/08/2016, 18:56
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
ALLA FINESTRA
Migranti, Salvini alza il tiro: “Andiamo a liberare gli alberghi e restituiamoli agli italiani. Basta buone maniere”
Salvini torna ad alzare la voce. Lo fa da Ponte di Legno, tradizionale palco estivo del Carroccio dove è stato intervistato da Paolo Del Debbio.
Tra una frecciatina alla sinistra di Capalbio e l’annuncio della “spallata finale a Renzi” il segretario leghista incita il pubblico: “è venuto il momento di rischiare, qui o si vince o si muore – dice -.
In questo paese è venuto meno il rispetto per chi indossa una divisa” e parla del caso di una poliziotta di Ravenna, colpevole di aver postato un commento su Facebook contro un parcheggiatore abusivo straniero: “Quando andremo al governo – continua Salvini – riporteremo il rispetto, polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le città”.
Poi l’affondo nei confronti dei migranti e di chi propone politiche di accoglienza: “Bisogna fare un passo oltre, con le buone maniere le abbiamo provate tutte: io penso che sia giunto il momento di scegliere uno dei tanti alberghi, due, tre, quattro stelle, uno per ogni regione, dove da mesi bivaccano questi clandestini.
Ce lo andiamo a riprendere e lo diamo agli italiani.
Con le buone maniere, con le spalle larghe… anche se qua di buone maniere stiamo morendo.
Che gli albergatori vadano in malora perché chi campa ospitando clandestini non sa fare il suo mestiere”.
Salvini schiaccia forte il piede sull’acceleratore, tornando a parlare alla pancia del suo elettorato: “Carichiamo i clandestini, le zecche su un pullman e mettiamoli a duecento chilometri in mezzo al bosco, così ci mettono un po’ a tornare”.
Un attacco, quello che è arrivato la sera di Ferragosto da Ponte Di Legno che fa il paio con le dichiarazioni del giorno precedente, quando Salvini ha lanciato un’altra provocazione, chiedendo di mettere fuori legge l’Islam.
Non sono mancate le frecciatine alla presidente della Camera Boldrini (“Non dice nulla sulla poligamia?”e, soprattutto, al ministro Angelino Alfano “giullare”
VIDEO :
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/08/ ... re/552717/
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 17/08/2016, 8:52
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
"Italia zavorra d'Europa" Anche la stampa estera mette Renzi nel mirino
Allarme del "Wall Street Journal": "Ora il voto sul referendum è più importante della Brexit"
Camilla Conti - Mer, 17/08/2016 - 08:18
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A giugno le banche italiane vestite da cenerentole degli stress test occupano le prime pagine del Financial Times.
All'inizio di luglio l'Economist dedica la copertina al premier alla guida del pullman tricolore in bilico su un burrone. Ad agosto, la temperatura negli articoli dedicati al nostro Paese dalle principali testate straniere non accenna a diminuire. Anzi, si fa infuocata.
Per il Wall Street Journal, «L'Italia sta provocando crescenti mal di pancia nell'Unione europea», il referendum costituzionale d'autunno è addirittura «più importante del voto sulla Brexit» e più cruciale delle riforme economiche e fiscali che Renzi potrebbe mettere in campo. «La politica è la chiave», scrive il quotidiano Usa che vede il nostro Paese come una pericolosa zavorra per il vecchio Continente. Anche per il sito americano Quartz, il referendum si sta trasformando in un voto di fiducia nella leadership di Renzi, che «è salito al potere due anni fa promettendo di far uscire l'Italia dal suo lungo periodo di depressione». Ma «nonostante una quantità senza precedenti di stimoli da parte della Bce, la ripresa ancora non si vede».
Da questa parte dell'oceano anche per lo spagnolo El Paìs l'Italia è «la malata d'Europa», mentre il quotidiano francese Le Monde si chiede «perché Matteo Renzi non riesce a raddrizzare l'economia italiana». L'ultimo allarme è suonato venerdì 12 agosto con i dati sul Pil fermo al palo. In un articolo pubblicato tre giorni dopo, il Financial Times invoca un «poderoso stimolo» all'economia per scongiurare la deflazione, suggerisce di «accelerare il taglio delle tasse sul reddito su vasta scala nel 2018» e punta il dito sul rallentamento della produttività legislativa di Renzi.
Alla crescita zero si accompagna un calo dell'export, nonostante la debolezza dell'euro sul dollaro, mentre il debito pubblico è al massimo storico (e «l'aggiunta della deflazione renderà più arduo per l'Italia rientrare nei parametri fiscali» ordinati da Bruxelles, scrive l'Ft), la disoccupazione torna a salire e manca ancora all'appello una svolta decisiva per il rilancio delle banche italiane.
Si tratta solamente di sintesi giornalistiche, di canicola mediatica alimentata dai «gufi» speculatori che aleggiano sui mercati, o il timore degli osservatori stranieri è reale? Le banche italiche sono, al momento, quello che era la Grecia un anno fa o lo spread a 552 punti nel 2011. Con una differenza però: dentro (e anche intorno considerando le obbligazioni subordinate vendute al pubblico) ci sono i nostri risparmi. Roma non è Atene, ma in assenza di correttivi si rischia uno stillicidio lento che potrebbe durare molti anni e finire in una balcanizzazione. Ovvero un'instabilità endemica e contagiosa per l'Europa. Contagio che spaventa gli osservatori stranieri, per i quali se Renzi perde la partita referendaria cade il governo, e se cade il governo si andrà ad elezioni che - in assenza di contrappesi politici interni al Pd - presumibilmente vedrebbero una risicata vittoria dei Cinque Stelle con una o tutte e due le camere ingovernabili. L'alternativa potrebbe essere un governo «tecnico».
Peraltro, nella calda estate dello spread del 2011, fu proprio un quotidiano straniero - l'edizione tedesca del Financial Times - a lanciare ufficialmente Mario Monti come l'anti-Berlusconi. Meglio quindi monitorare con attenzione le eventuali candidature che potrebbero spuntare sulla stampa internazionale nei prossimi mesi.
Sperando di non dover recitare lo stesso copione della Grecia, dove alla fine a dare gli ordini sono stati i «tecnici» della troika.
Re: Diario della caduta di un regime.
Inviato: 17/08/2016, 19:12
da camillobenso
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Sgarbi: "Alfano è amico della mafia"
Vittorio Sgarbi attacca Angelino Alfano per aver sciolto per mafia il comune di Corleone ma "dove la mafia c’è nessuno fa nulla. Nessuno scioglie Milano, Torino, Palermo dove la mafia prospera"
Francesco Curridori - Mer, 17/08/2016 - 15:46
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Vittorio Sgarbi contro Angelino Alfano. Il noto critico d’arte attacca il ministro dell’Interno che definisce “un vigliacco, certamente amico della mafia”. Sgarbi, con un video su Facebook, attacca Alfano che“continua a sciogliere comuni in cui la mafia non ce n’è più da anni”, dice riferendosi al recente scioglimento di Corleone.
"È facile combattere i mafiosi morti, combattere la mafia di 30 anni fa”, spiega citando anche il caso del comune di Salemi, sciolto per mafia dall’allora ministro Cancellieri proprio quando lui era primo cittadino. Ma adesso, a mandare su tutte le furie Sgarbi, è che si sciolga Corleone per “Provenzano che è morto” e perché “durante il corteo per la festa di San Giovanni Evangelista si è fermata la statua 20 metri prima della casa di Riina con le finestre chiuse e la moglie a Parma, per l’inchino”.
Sgarbi: "Alfano combatte la mafia dove non c'è"
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“Questo è l’odore di morte - attacca ancora Sgarbi - che attira i vigliacchi, i corvi, questi schifosi prefetti in cerca di carriere che inventano la mafia perché non possono aver paura dei morti, della mafia vera non si occupano. Sono avvoltoi che scelgono i nomi: Corleone, Salemi, Racalmuto, insultando Sciascia”. Per Sgarbi “sciogliere Corleone è un attentato alla verità ed è una forma di vigliaccheria perché dove la mafia c’è nessuno fa nulla. Nessuno scioglie Milano, Torino, Palermo dove la mafia prospera”. Non ci sono dubbi che Alfano abbia sciolto Corleone “perché non correva alcun rischio, perché sa perfettamente che lì la mafia non c’è come non c’era a Salemi”. Sgarbi invoca un’insurrezione contro “uno Stato mafioso che umilia i cittadini indicandoli come mafiosi soltanto perché portano un nome che il ministro ha sentito in un film: Salemi, Corleone. Davanti al film combattono la mafia, nella vita sono d’accordo con la mafia”.