Berlusconi è ancora armato e pericoloso
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Repubblica 25.5.13
Il sondaggio
Swg: Cavaliere ineleggibile per il 59% nel centrosinistra dicono sì 9 su 10
ROMA — Per oltre la metà degli italiani (59%) Silvio Berlusconi è ineleggibile. Ad esserne convinto è quasi la totalità dell’elettorato del Movimento 5Stelle (92%) e un’ampia fascia di centrosinistra (87%). Opposto il punto di vista degli elettori di centrodestra: solo il 10% pensa che Berlusconi sia ineleggibile. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per la trasmissione Agorà su Raitre.
Il sondaggio
Swg: Cavaliere ineleggibile per il 59% nel centrosinistra dicono sì 9 su 10
ROMA — Per oltre la metà degli italiani (59%) Silvio Berlusconi è ineleggibile. Ad esserne convinto è quasi la totalità dell’elettorato del Movimento 5Stelle (92%) e un’ampia fascia di centrosinistra (87%). Opposto il punto di vista degli elettori di centrodestra: solo il 10% pensa che Berlusconi sia ineleggibile. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per la trasmissione Agorà su Raitre.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
corriere.it
«Se magistrato è politicizzato stop a processo»
Dal Pdl nuova proposta sulla giustizia
Il ddl presentato dall'ex ministro Nitto Palma:
procedimenti congelati 6 mesi se la toga è sotto inchiesta
Punizioni per i magistrati accusati di parlare troppo e di temi che ne mettano in discussione l'imparzialità. E stop ai processi che hanno in carico, con conseguente trasferimento d'ufficio e l'inevitabile corollario di facilitare la rotta verso la prescrizione del procedimento. È quanto prevede un disegno di legge, messo a punto da Francesco Nitto Palma (Pdl), ex pm ed ex ministro della Giustizia nell'ultimo governo Berlusconi, all'ordine del giorno della seduta di domani (giovedì 29) della commissione Giustizia del Senato, di cui Nitto Palma è presidente. Dati i rapporti del Pdl con la magistratura e le numerose accuse ad alcuni giudici considerati «politicizzati», è difficile non mettere in relazione il ddl con le sentenze Mediaset e con il processo Ruby, attualmente in corso a Milano.
«PROCEDIMENTI SOSPESI 6 MESI» - Il ddl, di cui è già stato nominato relatore il senatore del Pd Felice Casson, reca il titolo «Disposizioni in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati e di trasferimento d'ufficio». In tutto tre articoli che stabiliscono questo: per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge è prevista una sospensione di 6 mesi se i magistrati titolari sono sottoposti a procedimento disciplinare per esternazioni che ne pregiudichino l'imparzialità o se assumono qualsiasi altro comportamento che non li faccia apparire tali. Insomma: il processo si ferma se il magistrato è sotto inchiesta per il suo operato. Uno stop a prescindere dalla conclusione della verifica.
GLI ILLECITI PER I PM - Più nel dettaglio, l'articolo 1 aggiunge due nuove fattispecie di «punibilità» per i magistrati. Sarebbe illecito disciplinare «rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l'assenza dell'indipendenza, della terzietà e dell'imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali».
TERZIETA' - E ancora: i magistrati incapperanno in sanzioni, continua la proposta, anche per «ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza, nel contesto sociale o nell'ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni». Insomma: tema scivoloso, che consentirebbe di mettere più facilmente sotto la lente d'ingrandimento l'operato della pubblica accusa.
TRASFERIMENTI D'UFFICIO - All'articolo 2 si specifica che i trasferimenti d'ufficio avverranno anche «per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato» per cui non può nella sede che occupa, amministrare giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell'ordine giudiziario.
PRESCRIZIONE FACILITATA - Lo stop ai processi, nel ddl Palma, viene stabilito all'articolo 3 dove c'è una norma transitoria che stabilisce che «tutti i procedimenti pendenti» alla data di entrata in vigore della legge «sono rimessi al Ministro della giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per le proprie determinazioni in ordine all'eventuale esercizio dell'azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi». Non basta. I magistrati titolari di quei processi pendenti, stabilisce ancora l'articolo 3, saranno trasferiti d'ufficio. Lo stop ai procedimenti tra l'altro provocherebbe un'accelerazione della prescrizione non essendo specificato nulla in senso contrario.
PROCESSI MEDIASET E RUBY - La proposta Palma tocca uno degli aspetti più sensibili del rapporto tra politica e giustizia visti i processi (Mediaset e Ruby) a carico del leader del Pdl Silvio Berlusconi. Proprio i legali dell'ex premier avevano chiesto il trasferimento delle udienze da Milano a Brescia «per incompatibilità ambientale» ma l'istanza è stata respinta. Nel mirino, in particolare, il Pm Ilda Boccassini che secondo, Niccolo Ghedini (dichiarazione dello scorso 14 maggio) ha «un pregiudizio che dura da 20 anni». Lo stesso Berlusconi il giorno della requisitoria di Boccassini nel processo Ruby due settimane fa, parlò di «teoremi, illazioni, forzature, falsità ispirate dal pregiudizio e dall'odio, tutto contro l'evidenza, al di là dell'immaginabile e del ridicolo. Ma tutto è consentito sotto lo scudo di una toga». (Fonte Dire)
Redazione Online
28 maggio 2013 | 14:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA
e come si stabilisce la politicizzazione con un prelievo di sangue o basta dire " berlusconi" o "silvio" ?
«Se magistrato è politicizzato stop a processo»
Dal Pdl nuova proposta sulla giustizia
Il ddl presentato dall'ex ministro Nitto Palma:
procedimenti congelati 6 mesi se la toga è sotto inchiesta
Punizioni per i magistrati accusati di parlare troppo e di temi che ne mettano in discussione l'imparzialità. E stop ai processi che hanno in carico, con conseguente trasferimento d'ufficio e l'inevitabile corollario di facilitare la rotta verso la prescrizione del procedimento. È quanto prevede un disegno di legge, messo a punto da Francesco Nitto Palma (Pdl), ex pm ed ex ministro della Giustizia nell'ultimo governo Berlusconi, all'ordine del giorno della seduta di domani (giovedì 29) della commissione Giustizia del Senato, di cui Nitto Palma è presidente. Dati i rapporti del Pdl con la magistratura e le numerose accuse ad alcuni giudici considerati «politicizzati», è difficile non mettere in relazione il ddl con le sentenze Mediaset e con il processo Ruby, attualmente in corso a Milano.
«PROCEDIMENTI SOSPESI 6 MESI» - Il ddl, di cui è già stato nominato relatore il senatore del Pd Felice Casson, reca il titolo «Disposizioni in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati e di trasferimento d'ufficio». In tutto tre articoli che stabiliscono questo: per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge è prevista una sospensione di 6 mesi se i magistrati titolari sono sottoposti a procedimento disciplinare per esternazioni che ne pregiudichino l'imparzialità o se assumono qualsiasi altro comportamento che non li faccia apparire tali. Insomma: il processo si ferma se il magistrato è sotto inchiesta per il suo operato. Uno stop a prescindere dalla conclusione della verifica.
GLI ILLECITI PER I PM - Più nel dettaglio, l'articolo 1 aggiunge due nuove fattispecie di «punibilità» per i magistrati. Sarebbe illecito disciplinare «rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l'assenza dell'indipendenza, della terzietà e dell'imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali».
TERZIETA' - E ancora: i magistrati incapperanno in sanzioni, continua la proposta, anche per «ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza, nel contesto sociale o nell'ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni». Insomma: tema scivoloso, che consentirebbe di mettere più facilmente sotto la lente d'ingrandimento l'operato della pubblica accusa.
TRASFERIMENTI D'UFFICIO - All'articolo 2 si specifica che i trasferimenti d'ufficio avverranno anche «per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato» per cui non può nella sede che occupa, amministrare giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell'ordine giudiziario.
PRESCRIZIONE FACILITATA - Lo stop ai processi, nel ddl Palma, viene stabilito all'articolo 3 dove c'è una norma transitoria che stabilisce che «tutti i procedimenti pendenti» alla data di entrata in vigore della legge «sono rimessi al Ministro della giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per le proprie determinazioni in ordine all'eventuale esercizio dell'azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi». Non basta. I magistrati titolari di quei processi pendenti, stabilisce ancora l'articolo 3, saranno trasferiti d'ufficio. Lo stop ai procedimenti tra l'altro provocherebbe un'accelerazione della prescrizione non essendo specificato nulla in senso contrario.
PROCESSI MEDIASET E RUBY - La proposta Palma tocca uno degli aspetti più sensibili del rapporto tra politica e giustizia visti i processi (Mediaset e Ruby) a carico del leader del Pdl Silvio Berlusconi. Proprio i legali dell'ex premier avevano chiesto il trasferimento delle udienze da Milano a Brescia «per incompatibilità ambientale» ma l'istanza è stata respinta. Nel mirino, in particolare, il Pm Ilda Boccassini che secondo, Niccolo Ghedini (dichiarazione dello scorso 14 maggio) ha «un pregiudizio che dura da 20 anni». Lo stesso Berlusconi il giorno della requisitoria di Boccassini nel processo Ruby due settimane fa, parlò di «teoremi, illazioni, forzature, falsità ispirate dal pregiudizio e dall'odio, tutto contro l'evidenza, al di là dell'immaginabile e del ridicolo. Ma tutto è consentito sotto lo scudo di una toga». (Fonte Dire)
Redazione Online
28 maggio 2013 | 14:03
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e come si stabilisce la politicizzazione con un prelievo di sangue o basta dire " berlusconi" o "silvio" ?
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Sono ridicoli nel tentativo di salvare il di dietro del loro capo...
Ma cadesse il Governo, si dimettesse pure il PdR e ricominciamo tutto...
Ma cadesse il Governo, si dimettesse pure il PdR e ricominciamo tutto...
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Berlusconi: «Grillo? Un burattinaio»
E sul governo: «Ora serve choc economia»
Il Cavaliere: «Parliamo di problemi veri, gli italiani non mangiano pane e legge elettorale»
Grillo? Un burattinaio. L'alleanza governativa? Bene, ma serve choc economico. E infine il «Porcellum»: «Gli italiani non mangiano pane e legge elettorale». Non usa mezzi termini Silvio Berlusconi parlando a «La Telefonata di Belpietro», su Canale 5, per commentare il risultato alle Amministrative, le prossime azioni dell'esecutivo e la riforma della legge elettorale.
GRILLO - Ferma le parole del Cavaliere sul M5S e su Beppe Grillo dopo il «flop» elettorale nelle Amministrative. «Questo movimento era destinato a sgonfiarsi - dice Berlusconi - Era naturale che tanti italiani stanchi della vecchia politica cercassero uno sfogo, ma una volta visto in tv il burattinaio Grillo e i suoi burattini insipienti ci stanno ripensando».
SOSTEGNO AL GOVERNO E CHOC - Ma il leader del Pdl non si ferma qui e affronta vari temi all'ordine del giorno. In primis l'alleanza di governo col Pd. «Sosteniamo con convinzione il governo - dice il Cavaliere - ma ora tutti gli italiani lo attendono alla prova dell'economia. Con l'abolizione dell'Imu, il non aumento dell'Iva, la riforma di Equitalia e la detassazione dell'economia. Noi spingiamo e insistiamo per uno choc positivo che serva all'economia». «Siamo in una situazione davvero negativa, ma se a giugno il governo approvasse il decreto con le misure choc per l'economia - dice ancora Berlusconi - potremmo avviare un percorso positivo per la crescita. Ci sono in giro troppi profeti di sventura, mettiamo insieme le misure per l'economia e il lavoro, ma soprattutto facciamolo presto».
LEGGE ELETTORALE - Netto il commento sulle ultime vicende legate alle riforme e alla discussione in Parlamento sulla legge elettorale. «Io dico sempre: parliamo dei problemi veri, come le tasse e la ripresa del lavoro - sottolinea Berlusconi- Perchè gli italiani non mangiano pane e legge elettorale. L'importante è che ce ne sia una in vigore nel caso ci siano le elezioni, poi con un tempo adeguato si faranno le riforme istituzionali».
SUL PDL - Infine Berlusconi smentisce che il partito sia diviso al suo interno. E garantisce: «non c'è nessuna divisione all'interno del Pdl. Non ci sono nè falchi nè colombe, come sostengono sbagliando i giornali, sosteniamo il governo con convinzione spingendo sui nostri obiettivi e ciascuno fa benissimo la sua parte, ministri e parlamentari: c'è un grande gioco di squadra», conclude Berlusconi.
.....
Pdl. «Non c'è nessuna divisione dentro il Pdl. Non ci sono falchi e colombe, noi sosteniamo il governo con convinzione e spingiamo sui nostri obiettivi. Lavorano bene i ministri e i nostri uomini in Parlamento. C'è gioco di squadra. Non abbiamo paura di discutere con libertà per prendere le migliori decisioni», ha aggiunto. Sul risultato deludente del Pdl alle amministrative il Cavaliere ha sottolineato: «È naturale perché un grande movimento di opinione come il Pdl è più forte con un voto politico quando in campo c'è il suo leader, mentre le amministrative sono meno politicizzate ed è chiaro che aumenti l'astensione. Tutti i sondaggi però ci danno in crescita costante, siamo 5-6 punti sopra la sinistra». «Confermo la mia fiducia in Alfano e anche negli altri, che si sono mossi, quando io avevo fatto un passo indietro, per cercare una soluzione in cui io fossi il padre fondatore. Tutto quello che hanno fatto aveva la mia approvazione ed io ne ero a conoscenza», ha affermato Berlusconi.
E sul governo: «Ora serve choc economia»
Il Cavaliere: «Parliamo di problemi veri, gli italiani non mangiano pane e legge elettorale»
Grillo? Un burattinaio. L'alleanza governativa? Bene, ma serve choc economico. E infine il «Porcellum»: «Gli italiani non mangiano pane e legge elettorale». Non usa mezzi termini Silvio Berlusconi parlando a «La Telefonata di Belpietro», su Canale 5, per commentare il risultato alle Amministrative, le prossime azioni dell'esecutivo e la riforma della legge elettorale.
GRILLO - Ferma le parole del Cavaliere sul M5S e su Beppe Grillo dopo il «flop» elettorale nelle Amministrative. «Questo movimento era destinato a sgonfiarsi - dice Berlusconi - Era naturale che tanti italiani stanchi della vecchia politica cercassero uno sfogo, ma una volta visto in tv il burattinaio Grillo e i suoi burattini insipienti ci stanno ripensando».
SOSTEGNO AL GOVERNO E CHOC - Ma il leader del Pdl non si ferma qui e affronta vari temi all'ordine del giorno. In primis l'alleanza di governo col Pd. «Sosteniamo con convinzione il governo - dice il Cavaliere - ma ora tutti gli italiani lo attendono alla prova dell'economia. Con l'abolizione dell'Imu, il non aumento dell'Iva, la riforma di Equitalia e la detassazione dell'economia. Noi spingiamo e insistiamo per uno choc positivo che serva all'economia». «Siamo in una situazione davvero negativa, ma se a giugno il governo approvasse il decreto con le misure choc per l'economia - dice ancora Berlusconi - potremmo avviare un percorso positivo per la crescita. Ci sono in giro troppi profeti di sventura, mettiamo insieme le misure per l'economia e il lavoro, ma soprattutto facciamolo presto».
LEGGE ELETTORALE - Netto il commento sulle ultime vicende legate alle riforme e alla discussione in Parlamento sulla legge elettorale. «Io dico sempre: parliamo dei problemi veri, come le tasse e la ripresa del lavoro - sottolinea Berlusconi- Perchè gli italiani non mangiano pane e legge elettorale. L'importante è che ce ne sia una in vigore nel caso ci siano le elezioni, poi con un tempo adeguato si faranno le riforme istituzionali».
SUL PDL - Infine Berlusconi smentisce che il partito sia diviso al suo interno. E garantisce: «non c'è nessuna divisione all'interno del Pdl. Non ci sono nè falchi nè colombe, come sostengono sbagliando i giornali, sosteniamo il governo con convinzione spingendo sui nostri obiettivi e ciascuno fa benissimo la sua parte, ministri e parlamentari: c'è un grande gioco di squadra», conclude Berlusconi.
.....
Pdl. «Non c'è nessuna divisione dentro il Pdl. Non ci sono falchi e colombe, noi sosteniamo il governo con convinzione e spingiamo sui nostri obiettivi. Lavorano bene i ministri e i nostri uomini in Parlamento. C'è gioco di squadra. Non abbiamo paura di discutere con libertà per prendere le migliori decisioni», ha aggiunto. Sul risultato deludente del Pdl alle amministrative il Cavaliere ha sottolineato: «È naturale perché un grande movimento di opinione come il Pdl è più forte con un voto politico quando in campo c'è il suo leader, mentre le amministrative sono meno politicizzate ed è chiaro che aumenti l'astensione. Tutti i sondaggi però ci danno in crescita costante, siamo 5-6 punti sopra la sinistra». «Confermo la mia fiducia in Alfano e anche negli altri, che si sono mossi, quando io avevo fatto un passo indietro, per cercare una soluzione in cui io fossi il padre fondatore. Tutto quello che hanno fatto aveva la mia approvazione ed io ne ero a conoscenza», ha affermato Berlusconi.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
A Londra una serie di appuntamenti in occasione delle celebrazioni per il 60/mo anniversario dell'incoronazione della Regina Elisabetta.
La Regina Elisabetta II e' salita al trono il 6 febbraio del 1952, alla morte del padre Giorgio VI mentre la sua incoronazione avvenne il 2 giugno 1953, quando aveva appena 27 anni.
A 86 anni la Sovrana - che l'anno scorso ha festeggiato il Giubileo di Diamanti - e', per ora, il secondo monarca ad aver trascorso il piu' lungo periodo sul trono, dopo la bisnonna, la Regina Vittoria, che regno' per 63 anni.
quasi quasi invidio gli inglesi
La Regina Elisabetta II e' salita al trono il 6 febbraio del 1952, alla morte del padre Giorgio VI mentre la sua incoronazione avvenne il 2 giugno 1953, quando aveva appena 27 anni.
A 86 anni la Sovrana - che l'anno scorso ha festeggiato il Giubileo di Diamanti - e', per ora, il secondo monarca ad aver trascorso il piu' lungo periodo sul trono, dopo la bisnonna, la Regina Vittoria, che regno' per 63 anni.
quasi quasi invidio gli inglesi
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Stiamo a vedere!Dunque prepariamoci alle prossime mosse: qualche rivolta di detenuti nei mesi estivi; campagne “garantiste” contro il sovraffollamento sugli house organ di destra, seguiti a ruota dai finti ingenui di sinistra; i soliti moniti del Colle; le consuete giaculatorie cardinalizie.
Poi, come per l'indulto bipartisan del 2006,una bella amnistia urbi et orbi, estesa ai reati dei colletti bianchi e alle pene accessorie.
Anche se non credo possa passare un'amnistia.
Penso che il salvacondotto verrà da qualche altra parte, tipo sentenza della corte costituzionale sulla mancata concessione del legittimo impedimento.
Oggi sposi: Silvio e Salva Condotto
da Marco Travaglio (Note) Domenica 2 giugno 2013 alle ore 13.22
L'Espresso, 31 maggio 2013
L'11 aprile Ignazio La Russa, che ogni tanto confessa, disse con l'aria di scherzare: “Il prossimo capo dello Stato sarà una donna: si chiama Salva di nome e Condotto di cognome”. Pensava alla ministra della Giustizia uscente Severino, che già aveva ben meritato agli occhi di Berlusconi tagliando pene e prescrizione della concussione e dicendosi detta favorevole all'amnistia. Poi invece restò Napolitano che il 7 febbraio, in visita a San Vittore, aveva dichiarato: “Se mi fosse toccato mettere una firma sull' amnistia, l'avrei fatto non una, ma dieci volte”.
Comunque la battutaccia di La Russa piacque molto al Cavaliere,che promosse l'amico 'Gnazio a presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, ora chiamata a decidere su cinque suoi processi per diffamazione e cause per danni. Ma nulla può contro l'eventuale condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset, con automatica interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Nel qual caso il condannato dovrebbe lasciare il Parlamento entro un anno, rinunciare a candidarsi alle prossime elezioni e trascorrere 12 mesi agli arresti domiciliari (gli altri tre anni sono condonati dall'indulto del 2006, che però salterebbe in caso di nuova condanna al processo Ruby).
Eppure dal Pdl e dal Pd si continua a ripetere che una condanna non avrebbe effetti sul governo. Assurdità allo stato puro, visto che difficilmente il centrodestra terrebbe ferme le mani mentre il suo leader viene defenestrato dal Senato e accompagnato dai carabinieri a scontare la pena a domicilio. Ma, se tutti ostentano sicurezza, significa che nei protocolli segreti dell'inciucio sul governo Letta è previsto un salvacondotto. Già, ma quale?
Si è parlato della nomina di Berlusconi -magari in tandem con Prodi- a senatore a vita. Sarebbe uno scandalo: il laticlavio è previsto dalla Costituzione per chi ha “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Ma soprattutto non sarebbe un salvacondotto: i senatori a vita, se condannati, scontano le pene detentive e accessorie come i comuni mortali.I falchi del Pdl ogni tanto minacciano una norma che cancelli le pene accessorie, ma difficilmente passerebbe: anche Pietro Maso, ora che ha scontato la pena, potrebbe candidarsi a un ufficio pubblico. E il Pd, votando una legge ad personam per il Caimano dopo averlo riportato al governo, perderebbe pure i pochi elettori rimasti. Anche la grazia, nonostante la manica larga con cui Napolitano la elargisce, sarebbe improponibile: per la Consulta è un “provvedimento umanitario” per lenire una pena detentiva oltremodo sofferta; e in base all'ex Cirielli il Cavaliere, avendo più di 70 anni, le galere non può vederle neppure in cartolina. L'unico salvacondotto in grado di risparmiare a lui l'interdizione e al governo Letta la morte prematura è l'amnistia. Anche se nessuno ha il coraggio di nominarla, anzi proprio per questo. La guardasigilli Cancellieri insiste ogni due per tre sull'”emergenza carceri”.
Specie dopo che l'ha citata un Berlusconi sull'orlo delle lacrime in un passaggio ignorato da tutti del comizio anti-pm a Brescia. Siccome l'uomo non è un apostolo degli ultimi e dei diseredati, è probabile che l'improvvisa commozione non riguardasse tanto gli attuali detenuti, quanto quelli futuri. Soprattutto uno: lui. Del resto, nei dati sulla popolazione carceraria, non risulta mezzo evasore fiscale. Dunque prepariamoci alle prossime mosse: qualche rivolta di detenuti nei mesi estivi; campagne “garantiste” contro il sovraffollamento sugli house organ di destra, seguiti a ruota dai finti ingenui di sinistra; i soliti moniti del Colle; le consuete giaculatorie cardinalizie.
Poi, come per l'indulto bipartisan del 2006,una bella amnistia urbi et orbi, estesa ai reati dei colletti bianchi e alle pene accessorie. Così migliaia di detenuti usciranno per qualche mese (poi le celle torneranno a riempirsi: i delinquenti sono tanti e, per chi non lo è, nessuno ha interesse a cambiare le leggi che producono troppi reclusi). E uno non uscirà dal Parlamento: lui.
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Non so bene come, ma sento che un modo per toglierlo dai guai lo troveranno. Certamente staranno trattando, se non hanno già trovato un accordo (cosa più probabile).
L'ira di Berlusconi nel fortino Arcore:
"Il Quirinale adesso deve difendermi"
La richiesta che il Colle e la Consulta, che il 19 si pronuncerà sul legittimo impedimento al processo Mediaset, riconoscano e blocchino "l'accanimento". Il centrodestra: sentenze politiche, mobiliteremo i cittadini
di CARMELO LOPAPA
ROMA - "Ho fatto tanto per pacificare questo Paese e ridargli un governo dopo lo stallo e ora assistono tutti in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione dalla Consulta né dal Colle". Nube nera come una cappa, su Arcore, e non è solo affare di meteo. Il clima è assai cupo, anche al pranzo di Silvio Berlusconi con i figli e i vertici Mediaset, al rientro dalla Sardegna.
Il dibattito politico sulle riforme e il presidenzialismo, visto dalla Brianza, appare lunare, lontanissimo. La settimana di relax è già cancellata, sul Cavaliere ha il sopravvento la preoccupazione che diventa ansia, in vista del pronunciamento "decisivo" della Corte Costituzionale del 19 giugno sul legittimo impedimento al processo Mediaset. L'esito negativo potrebbe aprire alla conferma della condanna in Cassazione e all'interdizione. Ecco perché quella decisione è attesa ben più che la sentenza Ruby di primo grado del 24 giugno. A Villa San Martino nel pomeriggio arriva Nicolò Ghedini, dopo l'arringa difensiva tenuta in mattinata in aula. Sia lui che Longo gli hanno spiegato che con molta probabilità la Corte negherà la sussistenza del legittimo impedimento o al più la riconoscerà, ma non tale da vanificare il processo Mediaset ormai approdato in Cassazione. Allora l'esasperazione avrà varcato il segno. Berlusconi confessa tutta la sua delusione, chiamando in causa "gli arbitri che restano a guardare". Non si attende certo un intervento del capo dello Stato o di chicchessia per bloccare sentenze ormai imminenti, spiega chi gli ha parlato nelle ultime 24 ore. "Ma se c'è la volontà e si riconosce l'accanimento, il modo per impedirlo si trova" è il suo ragionamento. "Napolitano è un grande presidente, siamo felici di averlo rieletto, ma il suo silenzio e l'immobilismo della Consulta pesano". Il leader Pdl nei lunghi e amari sfoghi ne fa una questione anche politica. "Mi sono battuto per ridare un governo al Paese, a fronte di tanti sacrifici nessuna forza politica ha nulla da ridire sul tentativo di farmi fuori?" E poi, ci sono i tentennamenti sulla cancellazione dell'Imu a mal disporre l'ex premier nei confronti del governo.
Delusione e rabbia. E in questo clima agisce da detonatore l'ultimo report consegnato ieri dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, che riconosce al Pdl oltre il 28 per cento dei consensi e al centrodestra (prima coalizione) il 36, con Grillo in calo e tutti i partiti di governo in crescita. Cosa accadrà dunque dopo il pronunciamento della Corte del 19 sul legittimo impedimento? Berlusconi continua a dire ai suoi figli e ai vertici Mediaset che tenere in vita questo governo è una polizza per le aziende, basta scorrere i titoli in Borsa dalla fiducia del 29 aprile ad oggi. Detto questo, nessuno dei dirigenti di Via dell'Umiltà si sente ora di scommettere un euro sul fatto che le decisioni giudiziarie non avranno ricadute sugli equilibri politici e di governo. Cosa accadrà a fine mese, dicono un po' tutti i pidiellini, non è dato sapere. In realtà, neanche al capo è chiarissimo. Mario Mantovani, coordinatore lombardo ieri dimessosi da senatore, è tranchant: "Un'eventuale condanna sarebbe totalmente politica e di fronte a sentenze politiche mobiliteremo i cittadini contro i magistrati politicizzati". Al partito sperano tutti di sapere qualcosa in più questa sera. Dopo dieci giorni di black-out, Berlusconi rientra oggi a Roma e potrebbe riunire il partito a Grazioli in serata. Anche se il restyling del Pdl in versione Usa, sponsorizzata dai falchi, resta in stand by. "Spero che le indiscrezioni sulla rinascita di Forza Italia siano vere" dice la sottosegretaria Michaela Biancofiore. Di certo, il leader non terrà il comizio di chiusura né comparirà in strada al fianco del candidato sindaco di Roma Gianni Alemanno. Per lui, registrerà oggi uno spot e delle interviste con tv locali.
(04 giugno 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER1-1
L'ira di Berlusconi nel fortino Arcore:
"Il Quirinale adesso deve difendermi"
La richiesta che il Colle e la Consulta, che il 19 si pronuncerà sul legittimo impedimento al processo Mediaset, riconoscano e blocchino "l'accanimento". Il centrodestra: sentenze politiche, mobiliteremo i cittadini
di CARMELO LOPAPA
ROMA - "Ho fatto tanto per pacificare questo Paese e ridargli un governo dopo lo stallo e ora assistono tutti in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione dalla Consulta né dal Colle". Nube nera come una cappa, su Arcore, e non è solo affare di meteo. Il clima è assai cupo, anche al pranzo di Silvio Berlusconi con i figli e i vertici Mediaset, al rientro dalla Sardegna.
Il dibattito politico sulle riforme e il presidenzialismo, visto dalla Brianza, appare lunare, lontanissimo. La settimana di relax è già cancellata, sul Cavaliere ha il sopravvento la preoccupazione che diventa ansia, in vista del pronunciamento "decisivo" della Corte Costituzionale del 19 giugno sul legittimo impedimento al processo Mediaset. L'esito negativo potrebbe aprire alla conferma della condanna in Cassazione e all'interdizione. Ecco perché quella decisione è attesa ben più che la sentenza Ruby di primo grado del 24 giugno. A Villa San Martino nel pomeriggio arriva Nicolò Ghedini, dopo l'arringa difensiva tenuta in mattinata in aula. Sia lui che Longo gli hanno spiegato che con molta probabilità la Corte negherà la sussistenza del legittimo impedimento o al più la riconoscerà, ma non tale da vanificare il processo Mediaset ormai approdato in Cassazione. Allora l'esasperazione avrà varcato il segno. Berlusconi confessa tutta la sua delusione, chiamando in causa "gli arbitri che restano a guardare". Non si attende certo un intervento del capo dello Stato o di chicchessia per bloccare sentenze ormai imminenti, spiega chi gli ha parlato nelle ultime 24 ore. "Ma se c'è la volontà e si riconosce l'accanimento, il modo per impedirlo si trova" è il suo ragionamento. "Napolitano è un grande presidente, siamo felici di averlo rieletto, ma il suo silenzio e l'immobilismo della Consulta pesano". Il leader Pdl nei lunghi e amari sfoghi ne fa una questione anche politica. "Mi sono battuto per ridare un governo al Paese, a fronte di tanti sacrifici nessuna forza politica ha nulla da ridire sul tentativo di farmi fuori?" E poi, ci sono i tentennamenti sulla cancellazione dell'Imu a mal disporre l'ex premier nei confronti del governo.
Delusione e rabbia. E in questo clima agisce da detonatore l'ultimo report consegnato ieri dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, che riconosce al Pdl oltre il 28 per cento dei consensi e al centrodestra (prima coalizione) il 36, con Grillo in calo e tutti i partiti di governo in crescita. Cosa accadrà dunque dopo il pronunciamento della Corte del 19 sul legittimo impedimento? Berlusconi continua a dire ai suoi figli e ai vertici Mediaset che tenere in vita questo governo è una polizza per le aziende, basta scorrere i titoli in Borsa dalla fiducia del 29 aprile ad oggi. Detto questo, nessuno dei dirigenti di Via dell'Umiltà si sente ora di scommettere un euro sul fatto che le decisioni giudiziarie non avranno ricadute sugli equilibri politici e di governo. Cosa accadrà a fine mese, dicono un po' tutti i pidiellini, non è dato sapere. In realtà, neanche al capo è chiarissimo. Mario Mantovani, coordinatore lombardo ieri dimessosi da senatore, è tranchant: "Un'eventuale condanna sarebbe totalmente politica e di fronte a sentenze politiche mobiliteremo i cittadini contro i magistrati politicizzati". Al partito sperano tutti di sapere qualcosa in più questa sera. Dopo dieci giorni di black-out, Berlusconi rientra oggi a Roma e potrebbe riunire il partito a Grazioli in serata. Anche se il restyling del Pdl in versione Usa, sponsorizzata dai falchi, resta in stand by. "Spero che le indiscrezioni sulla rinascita di Forza Italia siano vere" dice la sottosegretaria Michaela Biancofiore. Di certo, il leader non terrà il comizio di chiusura né comparirà in strada al fianco del candidato sindaco di Roma Gianni Alemanno. Per lui, registrerà oggi uno spot e delle interviste con tv locali.
(04 giugno 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HRER1-1
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
il soccorso dl pd è la minima cosa rispetto ad una maggioranza di elettori incalliti evasori.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
La notizia del giorno :
se Berlusconi venisse condannato e gli fosse vietato di avere impegni nei pubblici uffici ,non i dirigenti del partito, ma il popolo di Berlusconi potrebbe fare lo sciopero fiscale.
A parte che la maggior parte dei suoi elettori sono anni che fanno lo sciopero fiscale (50% di evasione), non credo che seguirebbero il capo più di tanto, vedi l'Italia fascista , tutti fascisti dopo l'8 settembre era difficile trovarne uno.
se Berlusconi venisse condannato e gli fosse vietato di avere impegni nei pubblici uffici ,non i dirigenti del partito, ma il popolo di Berlusconi potrebbe fare lo sciopero fiscale.
A parte che la maggior parte dei suoi elettori sono anni che fanno lo sciopero fiscale (50% di evasione), non credo che seguirebbero il capo più di tanto, vedi l'Italia fascista , tutti fascisti dopo l'8 settembre era difficile trovarne uno.
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