Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
La Rivoluzione sbagliata di Masaniello 2.0 - 2
Non se ne viene fuori anche se non si fissano dei paletti di riferimento, che possono essere discussi se si hanno altri metri di valutazione, ma dei punti di riferimento sono obbligatori, altrimenti di cosa discutiamo???
I punti di riferimento si possono trarre da alcune considerazioni fatte la scorsa settimana.
Anche se esternate di recente, queste considerazioni sono valide da parecchi anni addietro
1) Vittorio Feltri
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50344871
2) Tre mesi fa quasi nove milioni d’italiani hanno investito il M5S con uno tsunami di responsabilità. Hanno affidato ai parlamentari di quel movimento il crogiuolo della loro rabbia e delle loro speranze, di un bisogno ormai disperato di “liberazione”
dalla politica come corruzione e
come chiacchiera, come menzogna
e come trattativa con le mafie,
come privilegio
e come autoreferenzialità.
Vi hanno delegato per amore di “giustizia e libertà”, i valori fondanti della Costituzione repubblicana che il governo Berlusconi-Napolitano (eufemisticamente, per i più piccini, governo Letta-Alfano) vuole ripudiare. Quasi nove milioni di cittadini vi hanno chiesto di inaugurare e realizzare un’Altrapolitica.
Paolo Flores d’Arcais
3) Come mai non si riescono trovare tra le pieghe di questi 800 miliardi? – Gerardo Greco
Perché manca la volontà politica, è molto semplice, manca la volontà politica. I miliardi sono lì a disposizione su un bilancio così ampio. Basta pensare agli aiuti alle imprese, basta pensare ai costi della politica, basta pensare ai costi della pubblica amministrazione, perché naturalmente i costi della politica………………….
Quello che manca è la volontà politica, perché ogni cosa che si tocca, tocca un settore di popolazione, o di lobby, o di gruppi d’interessi che fa particolarmente riferimento a un partito, e quindi grazie a questi veti incrociati non riescono a fare un beneamato niente.
Alessandro De Nicola
http://www.agora.rai.it/dl/RaiTV/progra ... 0.html#p=0
1) Vittorio Feltri
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
Qualcosa da obiettare??????????????????????
Sarebbe, molto, molto interessante, ascoltare qualche parere avverso.
1 – 1) La notizia è fresca di oggi:
il Fatto 21.6.13
Il Pd getta la maschera: B. non è più ineleggibile
Da Boccia a Speranza a renzi, nessuno vuol rispettare la legge del 1957
Epifani: “Le sentenze si applicano”
di Tommaso Rodano
Diviso quasi su tutto, il Partito democratico si ricompatta su un argomento: Silvio Berlusconi non può essere ineleggibile.
A intervalli regolari, senatori e deputati del Pd si premurano di tranquillizzare l’alleato di governo: la giunta per le elezioni del Senato, chiamata a valutare la compatibilità del conflitto d’interessi di Berlusconi con la sua carica di senatore, non taglierà il Cavaliere fuori da Palazzo Madama.
Il voto, sul ricorso presentato dal Movimento 5 stelle, potrebbe arrivare già il 9 luglio.
==========================
Ma Berlusconi può restare sereno.
==========================
Lo ha chiarito a La Stampa il capogruppo del Pd alla Camera, Matteo Speranza.
Lo ha ripetuto, al Messaggero, il lettiano di ferro Francesco Boccia.
Lo ha fatto capire chiaramente anche Matteo Renzi.
E il premier Enrico Letta ha posto la pietra tombale sull’argomento, rispondendo a una domanda della stampa estera:
“L’ineleggibilità? Decideranno i parlamentari. Ma è una vicenda alla quale non darei grande importanza”.
La parola d’ordine, quasi un mantra, è la seguente: “Berlusconi si sconfigge nelle urne, non in giunta”.
Valutazione politica, ma nel merito dell’argomento giuridico i democratici preferiscono non avventurarsi.
La questione ormai è arcinota: si tratta della legge 361 del 1957, che dichiara ineleggibile chiunque goda di una concessione statale, in proprio o in qualità di amministratore.
L’UNICO rimasto nel Pd a ritenere che Berlusconi non soddisfi questi requisiti è il capogruppo al Senato, Luigi Zanda.
Sull’argomento, si è espresso senza mezzi termini e in tempi non sospetti, prima e dopo la nascita del governo: “Per la legge italiana, Berlusconi non è eleggibile”.
La sua idea sull’argomento non è cambiata, ma preferisce non parlarne più: “Ora tocca alla giunta, che sta per iniziare a lavorare. Ha le sue procedure e la sua indipendenza”.
Anche dalle dichiarazioni quotidiane dei colleghi di partito, che escludono l’ineleggibilità?
“Non ho letto le parole di Speranza e Boccia – risponde Zanda – ma conosco personalmente i senatori e sono sicuro che non si faranno influenzare”.
Tra di loro, i democratici che siedono in giunta, si respira un’insofferenza sempre maggiore per le pressioni esercitate dai colleghi di partito.
“Quello sull’ineleggibilità non è un dibattito politico – insiste il senatore Giorgio Pagliari – bisogna studiare le carte e decidere solo in base a quelle.
Sul piano meramente politico l’ineleggibilità di Berlusconi è grande come una casa dal 1994”.
Il senatore Giuseppe Cucca: “La giunta non fa valutazioni politiche, applica la legge”.
Ancora più netta la senatrice Rosanna Filippin: “Le dichiarazioni dei compagni di partito?
Non me ne frega niente”.
Dalla giunta, in ogni caso, è difficile aspettarsi sorprese.
Per Berlusconi il vero motivo d’angoscia è la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.
Se dovesse essere confermata la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici, il Pd non dovrebbe fare sconti: “Le sentenze – promette il segretario Guglielmo Epifani ieri al Tg3 – si rispettano e si applicano e questa sarà la nostra linea guida. Mancano ancora sei mesi... ”.
****
Il Pd è un partito defunto, non solo da adesso, ma da troppi anni.
Sopravvivono solo gli zombie attaccati alla poltronissima.
L’aspetto più preoccupante e devastante per la Repubblica italiana, …..perché parlare di democrazia è troppo ed inopportuno in quanto viviamo all’interno di due oligarchie sovrapposte, quella dei poteri forti che dominano da sempre, in pratica dalla fondazione dell’Unità d’Italia, che lavora nel buio del retrobottega e la casta che si espone da interfaccia con l’elettorato italiano,….è che siamo in un cul de sac senza via di scampo.
Quando tra il 1943 e il 1945, si muove la Resitenza a fianco delle truppe Alleate che risalgono la Penisola per cacciare le forze nazifasciste, esiste la convinzione che prima o poi le forze nazifasciste verranno sconfitte e cacciate definitivamente.
Tutto allora era sorretto dalla convinzione e dalla speranza di un mondo nuovo, completamente diverso.
Qui invece la speranza “”l’è belle morta””, come dicono in toscana.
Per dirla alla Feltri anche il Pd fa parte del sistema:
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
Perché anche i “giovani” sono uguali ai vecchi.
Sono dei giovani nel corpo ma già vecchi nella mente.
E questa condizione ci indica che non c’è via di scampo, che è stata uccisa anche la speranza.
Continua
La Rivoluzione sbagliata di Masaniello 2.0 - 3
Non se ne viene fuori anche se non si fissano dei paletti di riferimento, che possono essere discussi se si hanno altri metri di valutazione, ma dei punti di riferimento sono obbligatori, altrimenti di cosa discutiamo???
I punti di riferimento si possono trarre da alcune considerazioni fatte la scorsa settimana.
Anche se esternate di recente, queste considerazioni sono valide da parecchi anni addietro
1) Vittorio Feltri
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
http://www.la7.tv/richplayer/index.html ... d=50344871
2) Tre mesi fa quasi nove milioni d’italiani hanno investito il M5S con uno tsunami di responsabilità. Hanno affidato ai parlamentari di quel movimento il crogiuolo della loro rabbia e delle loro speranze, di un bisogno ormai disperato di “liberazione”
dalla politica come corruzione e
come chiacchiera, come menzogna
e come trattativa con le mafie,
come privilegio
e come autoreferenzialità.
Vi hanno delegato per amore di “giustizia e libertà”, i valori fondanti della Costituzione repubblicana che il governo Berlusconi-Napolitano (eufemisticamente, per i più piccini, governo Letta-Alfano) vuole ripudiare. Quasi nove milioni di cittadini vi hanno chiesto di inaugurare e realizzare un’Altrapolitica.
Paolo Flores d’Arcais
3) Come mai non si riescono trovare tra le pieghe di questi 800 miliardi? – Gerardo Greco
Perché manca la volontà politica, è molto semplice, manca la volontà politica. I miliardi sono lì a disposizione su un bilancio così ampio. Basta pensare agli aiuti alle imprese, basta pensare ai costi della politica, basta pensare ai costi della pubblica amministrazione, perché naturalmente i costi della politica………………….
Quello che manca è la volontà politica, perché ogni cosa che si tocca, tocca un settore di popolazione, o di lobby, o di gruppi d’interessi che fa particolarmente riferimento a un partito, e quindi grazie a questi veti incrociati non riescono a fare un beneamato niente.
Alessandro De Nicola
http://www.agora.rai.it/dl/RaiTV/progra ... 0.html#p=0
1) Vittorio Feltri
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
Qualcosa da obiettare??????????????????????
Sarebbe, molto, molto interessante, ascoltare qualche parere avverso.
1 – 1) La notizia è fresca di oggi:
il Fatto 21.6.13
Il Pd getta la maschera: B. non è più ineleggibile
Da Boccia a Speranza a renzi, nessuno vuol rispettare la legge del 1957
Epifani: “Le sentenze si applicano”
di Tommaso Rodano
Diviso quasi su tutto, il Partito democratico si ricompatta su un argomento: Silvio Berlusconi non può essere ineleggibile.
A intervalli regolari, senatori e deputati del Pd si premurano di tranquillizzare l’alleato di governo: la giunta per le elezioni del Senato, chiamata a valutare la compatibilità del conflitto d’interessi di Berlusconi con la sua carica di senatore, non taglierà il Cavaliere fuori da Palazzo Madama.
Il voto, sul ricorso presentato dal Movimento 5 stelle, potrebbe arrivare già il 9 luglio.
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Ma Berlusconi può restare sereno.
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Lo ha chiarito a La Stampa il capogruppo del Pd alla Camera, Matteo Speranza.
Lo ha ripetuto, al Messaggero, il lettiano di ferro Francesco Boccia.
Lo ha fatto capire chiaramente anche Matteo Renzi.
E il premier Enrico Letta ha posto la pietra tombale sull’argomento, rispondendo a una domanda della stampa estera:
“L’ineleggibilità? Decideranno i parlamentari. Ma è una vicenda alla quale non darei grande importanza”.
La parola d’ordine, quasi un mantra, è la seguente: “Berlusconi si sconfigge nelle urne, non in giunta”.
Valutazione politica, ma nel merito dell’argomento giuridico i democratici preferiscono non avventurarsi.
La questione ormai è arcinota: si tratta della legge 361 del 1957, che dichiara ineleggibile chiunque goda di una concessione statale, in proprio o in qualità di amministratore.
L’UNICO rimasto nel Pd a ritenere che Berlusconi non soddisfi questi requisiti è il capogruppo al Senato, Luigi Zanda.
Sull’argomento, si è espresso senza mezzi termini e in tempi non sospetti, prima e dopo la nascita del governo: “Per la legge italiana, Berlusconi non è eleggibile”.
La sua idea sull’argomento non è cambiata, ma preferisce non parlarne più: “Ora tocca alla giunta, che sta per iniziare a lavorare. Ha le sue procedure e la sua indipendenza”.
Anche dalle dichiarazioni quotidiane dei colleghi di partito, che escludono l’ineleggibilità?
“Non ho letto le parole di Speranza e Boccia – risponde Zanda – ma conosco personalmente i senatori e sono sicuro che non si faranno influenzare”.
Tra di loro, i democratici che siedono in giunta, si respira un’insofferenza sempre maggiore per le pressioni esercitate dai colleghi di partito.
“Quello sull’ineleggibilità non è un dibattito politico – insiste il senatore Giorgio Pagliari – bisogna studiare le carte e decidere solo in base a quelle.
Sul piano meramente politico l’ineleggibilità di Berlusconi è grande come una casa dal 1994”.
Il senatore Giuseppe Cucca: “La giunta non fa valutazioni politiche, applica la legge”.
Ancora più netta la senatrice Rosanna Filippin: “Le dichiarazioni dei compagni di partito?
Non me ne frega niente”.
Dalla giunta, in ogni caso, è difficile aspettarsi sorprese.
Per Berlusconi il vero motivo d’angoscia è la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.
Se dovesse essere confermata la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici, il Pd non dovrebbe fare sconti: “Le sentenze – promette il segretario Guglielmo Epifani ieri al Tg3 – si rispettano e si applicano e questa sarà la nostra linea guida. Mancano ancora sei mesi... ”.
****
Il Pd è un partito defunto, non solo da adesso, ma da troppi anni.
Sopravvivono solo gli zombie attaccati alla poltronissima.
L’aspetto più preoccupante e devastante per la Repubblica italiana, …..perché parlare di democrazia è troppo ed inopportuno in quanto viviamo all’interno di due oligarchie sovrapposte, quella dei poteri forti che dominano da sempre, in pratica dalla fondazione dell’Unità d’Italia, che lavora nel buio del retrobottega e la casta che si espone da interfaccia con l’elettorato italiano,….è che siamo in un cul de sac senza via di scampo.
Quando tra il 1943 e il 1945, si muove la Resitenza a fianco delle truppe Alleate che risalgono la Penisola per cacciare le forze nazifasciste, esiste la convinzione che prima o poi le forze nazifasciste verranno sconfitte e cacciate definitivamente.
Tutto allora era sorretto dalla convinzione e dalla speranza di un mondo nuovo, completamente diverso.
Qui invece la speranza “”l’è belle morta””, come dicono in toscana.
Per dirla alla Feltri anche il Pd fa parte del sistema:
“Il sistema è marcio e deve essere cambiato”.
Perché anche i “giovani” sono uguali ai vecchi.
Sono dei giovani nel corpo ma già vecchi nella mente.
E questa condizione ci indica che non c’è via di scampo, che è stata uccisa anche la speranza.
Continua
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- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
https://www.youtube.com/watch?v=gC7HmUMxIjI
Da THE GUARDIAN, traduzione a cura di Chiara Porro
Una delle più importanti attrici italiane, scrittrice e politica militante di sinistra, era la moglie e la partner professionale di Dario Fo.
Franca Rame è morta all’età di 84 anni, era una delle più ammirate attrici e sceneggiatrici di teatro italiano. Militante di sinistra, venne eletta al Senato italiano ma si dimise entro due anni, dicendo che quel luogo era “un frigorifero dei sentimenti”. Ma Rame era conosciuta soprattutto come moglie e partner professionale dell’attore e autore di testi teatrali Dario Fo.
Al di là degli loro alti e bassi del loro ménage, che loro stessi hanno messo alla berlina in un atto unico dal titolo Coppia Aperta, Quasi Spalancata (1982), Franca è sempre rimasta al fianco del marito, su e giù dal palco. Quando Fo ricevette il premio Nobel per la Letteratura nel 1997 ha definito Rame la sua musa e ha condiviso la medaglia con lei.
Franca Rame era nata a Parabiago, in provincia di Milano; sua madre Emilia, fervente cattolica, era una maestra; suo padre, Domenico, era un attore e militante socialista. Crebbe in opposizione all’ambiente timoroso di Dio delle scuole cattoliche in contrasto ai teatranti acrobati e alla politica progressista. Fece la sua prima apparizione sul palco fra le braccia di sua madre all’età di otto giorni. A diciott’anni iniziò a lavorare nei teatri di Milano dove ottenne un successo immediato negli spettacoli di rivista. Dopo qualche anno si ritrovò nella stessa compagnia di Fo, che però la considerava una bellezza al di là della sua portata. In ogni caso lei si sentì attratta da questo giovane allampanato e trasandato. Una sera, dietro le quinte, lo spinse contro una parete e lo baciò.
Si sposarono nel 1954 e il loro figlio Jacopo nacque l’anno seguente. Rame e Fo formarono una compagnia con altri talenti di cabaret e apparirono in numerosi film, fra i quali vale la pena ricordare Lo Svitato, diretto da Carlo Lizzani. Fo, che recitava nel film e aveva collaborato alla scrittura, venne lodato come “attore promettente sullo stile di Tati”; anche Franca ricevette critiche positive ma il film fu un flop e i due decisoro di concentrarsi sul teatro, ambito che stava già offrendo loro maggiori soddisfazioni. Il suo vivace senso per la commedia si accoppiava con la sua costante presenza sul palco, dove Fo per lei concepiva sempre un ruolo, dapprima nei cabaret composti da pantomime, danze e canti e poi nei suoi spettacoli compiuti, come il loro primo successo Gli Arcangeli non Giocano a Flipper, messo in scena nel 1959 in uno dei maggiori teatri di Milano, l’Odeon, nel quale negli anni a venire la coppia metterà in scena uno spettacolo diverso ad ogni nuova stagione. La satira politica divenne così sempre più prevalente nei lavori della coppia.
Nel 1962 Dario Fo e Franca Rame vennero scritturati come conduttori e coautori degli sketch in uno show televisivo molto popolare, Canzonissima, ma dopo poche settimane la coppia se ne andò, rifiutandosi di accettare la censura dei loro pezzi sarcastici di chiaro orientamento politico. Per 15 anni non apparirono più alla televisione italiana, ritornando così a teatro con una delle commedie di maggiore successo, Isabella, Tre Caravelle e un Cacciaballe, ambientata in Spagna nei primi anni dell’inquisizione e nella quale Franca Rame recitava nel ruolo della Regina Isabella, in una delle sue performance più brillanti. Il testo era ricco di inevitabili paralleli con l’Italia governata dalla Democrazia Cristiana negli anni Sessanta.
Nel 1968, quando i movimenti di protesta parigini e americani si diffusero anche in Italia, la coppia abbandonò il teatro commerciale e i guadagni garantiti dalle tournée annuali per formare un nuovo collettivo teatrale. Nei primi tempi le loro rappresentazioni godevano del patrocinio del Partito Comunista, al quale Franca Rame si iscrisse nonostante le simpatie di Fo fossero vicine ai gruppi più estremi.
Allestirono spettacoli davanti ad un pubblico costituito prevalentemente da operai e studenti. Quando nel 1984 li intervistai per un documentario di BBC Arena, lei mi raccontò dello spettacolo che organizzarono per gli operai di una fabbrica di bicchieri che stava chiudendo. Riuscirono a mettere in vendita, dentro il palazzetto dello sport in cui recitavano, 10.000 bicchieri e il ricavato aiutò a salvare la fabbrica.
Nel 1970 fondarono insieme a Milano il loro gruppo teatrale militante, La Comune. Misero in scena dei pezzi sugli agitatori politici del tempo come Fedayin (1971) i cui ricavati andarono al Fronte di Liberazione Palestinese. Franca e Dario stabilirono la sede della Comune alla Palazzina Liberty, un edificio abbandonato che divenne una calamita per la sinistra milanese. In quel posto si mise in scena la commedia di Fo Non si Paga, Non si Paga! nella quale Franca impersonava la tipica casalinga proletaria che convince le altre donne a “saccheggiare” i supermercati (la famosa “spesa proletaria”). Si trattò del primo lavoro di Fo prettamente femminista, il cui successo incoraggiò Franca Rame a scrivere lavori tutti suoi, ai quali Dario solitamente collaborava. Nel 1977 raccolse tutti i monologhi in uno spettacolo interamente al femminile dal titolo Tutta Casa, Letto e Chiesa che divenne quindi un testo privilegiato per i gruppi teatrali femministi (fu interpretato nelle parti femminili da Yvonne Bryceland al Teatro Nazionale di Londra nel 1982).
Nel 1973 Franca Rame venne rapita e violentata da parte di un gruppo di fascisti. Dieci anni più tardi quest’esperienza divenne un monologo, Lo Stupro, allestito durante un workshop del 1983 ai Riverside Studios di Londra. Quando, a sorpresa, lo mise in scena in un programma molto popolare della televisione italiana (Fantastico 1988, ndr), si ritrovò al centro di una pesante controversia.
L’anno prima aveva annunciato durante una trasmissione televisiva la sua volontà di separarsi dal marito ma ciononostante la coppia riuscì a ricucire il rapporto.
Attraverso l’organizzazione militante Soccorso Rosso, Franca Rame raccolse fondi per aiutare le famiglie dei prigionieri politici maltrattati nelle prigioni italiane. Dichiarò nel 1984: “Non sto difendendo i detenuti perchè penso che siano poveri esseri maltrattati da una società maligna. Quello che io voglio fare è difendere il loro diritto ad un trattamento dignitoso, da esseri umani”.
Questo tipo di attività rese difficile a lei e Fo l’ottenimento del visto d’ingresso per gli Stati Uniti. In ogni caso, alla fine degli anni ’80, riuscirono ad andarci comunque, dove furono ricevuti trionfalmente nei teatri e nelle università.
Negli anni ’90 Jacopo aiutò i genitori nell’adattamento a monologo per Franca Rame del suo libro Lo Zen e l’Arte di Scopare, che lei definì “una lezione comica sull’amore e sull’educazione sessuale”. Il titolo venne cambiato in Sesso? Grazie tanto per gradire per placare i soliti bigotti che cercarono senza successo di interrompere gli spettacoli al Piccolo Teatro di Milano.
Proprio nel momento in cui il pubblico del dopo guerra fredda stava forse iniziando a stancarsi del genere del teatro politico, il Premio Nobel di Fo riportò lui e Franca sotto i riflettori. Devolsero la maggior parte dei soldi del Nobel in beneficenza. Alla cerimonia di Stoccolma, accompagnati da Jacopo, assomigliavano più ad una distinta famiglia borghese a ricevimento dai reali che a una banda di anarchici così come dallo stereotipo cucito loro addosso. Fo è stato irresistibile senza sembrare incoerente o accattivante. Entrambi avevano tutto il diritto di sentirsi soddisfatti di se stessi.
Fo e Rame continuarono a produrre spettacoli, incluso L’Anomalo Bicefalo (2003), forse non esattamente da includere nella serie dei capolavori di Fo ma da considerare comunque una fantastica satira puntuale e pungente, che prende il via durante un summit politico internazionale svoltosi in Sicilia e sconvolto da un attentato per uccidere Vladimir Putin e Silvio Berlusconi. Quest’ultimo riesce a salvarsi grazie ad un intervento chirurgico azzardato nel quale gli viene impiantato parte del cervello di Putin: Berlusconi perde completamente la memoria di sè e della sua storia e talvolta si esprime perfino in russo.
La moglie di Berlusconi, Veronica, interpretata da Franca Rame, si trova quindi a dovergli rammentare gli episodi salienti della sua vita, con risultati esilaranti.
L’autentica Veronica assistette allo spettacolo e si complimentò con Franca Rame, con grande dispiacere di Berlusconi.
Nel 2006 Rame sorprese tutti con la sua candidatura al Parlamento. Fu eletta al Senato per l’Italia dei Valori, partito del nemico di Berlusconi Antonio di Pietro, ex magistrato. Quando diede le dimissioni, per spiegare le sue frustrazioni, fece pervenire ai giornali le motivazioni di questo suo abbandono. “In Senato ho trascorso il periodo più duro e difficile della mia vita” scrisse.
Nell’estate del 2006, Franca Rame apparve sul palco dell’Arena di Verona nello spettacolo Mamma Pace dedicato alla protesta di Cindy Sheehan dopo la morte del figlio, un soldato americano ucciso in Iraq.
Negli ultimi anni ha speso tutte le sue energie nel preservare l’archivio di Dario e per i suoi spettacoli dedicati ai grandi maestri del Rinascimento, tra i quali Caravaggio.
Nel 2009 Franca Rame pubblica una propria biografia dal titolo “Una vita all’improvvisa” e recita con il marito uno spettacolo su Ambrogio, il santo patrono di Milano, al quale i due hanno anche dedicato un bellissimo libro.
Per l’estate 2013 avevano in programma la messa in scena di un nuovo testo teatrale congiunto dal titolo Una Callas Dimenticata all’Arena di Verona.
A lei sopravvivono Dario e Jacopo.
John Francis Lane
iscorso di Franca Rame al Senato e lettera di dimissioni
Ciao
Paolo11
Da THE GUARDIAN, traduzione a cura di Chiara Porro
Una delle più importanti attrici italiane, scrittrice e politica militante di sinistra, era la moglie e la partner professionale di Dario Fo.
Franca Rame è morta all’età di 84 anni, era una delle più ammirate attrici e sceneggiatrici di teatro italiano. Militante di sinistra, venne eletta al Senato italiano ma si dimise entro due anni, dicendo che quel luogo era “un frigorifero dei sentimenti”. Ma Rame era conosciuta soprattutto come moglie e partner professionale dell’attore e autore di testi teatrali Dario Fo.
Al di là degli loro alti e bassi del loro ménage, che loro stessi hanno messo alla berlina in un atto unico dal titolo Coppia Aperta, Quasi Spalancata (1982), Franca è sempre rimasta al fianco del marito, su e giù dal palco. Quando Fo ricevette il premio Nobel per la Letteratura nel 1997 ha definito Rame la sua musa e ha condiviso la medaglia con lei.
Franca Rame era nata a Parabiago, in provincia di Milano; sua madre Emilia, fervente cattolica, era una maestra; suo padre, Domenico, era un attore e militante socialista. Crebbe in opposizione all’ambiente timoroso di Dio delle scuole cattoliche in contrasto ai teatranti acrobati e alla politica progressista. Fece la sua prima apparizione sul palco fra le braccia di sua madre all’età di otto giorni. A diciott’anni iniziò a lavorare nei teatri di Milano dove ottenne un successo immediato negli spettacoli di rivista. Dopo qualche anno si ritrovò nella stessa compagnia di Fo, che però la considerava una bellezza al di là della sua portata. In ogni caso lei si sentì attratta da questo giovane allampanato e trasandato. Una sera, dietro le quinte, lo spinse contro una parete e lo baciò.
Si sposarono nel 1954 e il loro figlio Jacopo nacque l’anno seguente. Rame e Fo formarono una compagnia con altri talenti di cabaret e apparirono in numerosi film, fra i quali vale la pena ricordare Lo Svitato, diretto da Carlo Lizzani. Fo, che recitava nel film e aveva collaborato alla scrittura, venne lodato come “attore promettente sullo stile di Tati”; anche Franca ricevette critiche positive ma il film fu un flop e i due decisoro di concentrarsi sul teatro, ambito che stava già offrendo loro maggiori soddisfazioni. Il suo vivace senso per la commedia si accoppiava con la sua costante presenza sul palco, dove Fo per lei concepiva sempre un ruolo, dapprima nei cabaret composti da pantomime, danze e canti e poi nei suoi spettacoli compiuti, come il loro primo successo Gli Arcangeli non Giocano a Flipper, messo in scena nel 1959 in uno dei maggiori teatri di Milano, l’Odeon, nel quale negli anni a venire la coppia metterà in scena uno spettacolo diverso ad ogni nuova stagione. La satira politica divenne così sempre più prevalente nei lavori della coppia.
Nel 1962 Dario Fo e Franca Rame vennero scritturati come conduttori e coautori degli sketch in uno show televisivo molto popolare, Canzonissima, ma dopo poche settimane la coppia se ne andò, rifiutandosi di accettare la censura dei loro pezzi sarcastici di chiaro orientamento politico. Per 15 anni non apparirono più alla televisione italiana, ritornando così a teatro con una delle commedie di maggiore successo, Isabella, Tre Caravelle e un Cacciaballe, ambientata in Spagna nei primi anni dell’inquisizione e nella quale Franca Rame recitava nel ruolo della Regina Isabella, in una delle sue performance più brillanti. Il testo era ricco di inevitabili paralleli con l’Italia governata dalla Democrazia Cristiana negli anni Sessanta.
Nel 1968, quando i movimenti di protesta parigini e americani si diffusero anche in Italia, la coppia abbandonò il teatro commerciale e i guadagni garantiti dalle tournée annuali per formare un nuovo collettivo teatrale. Nei primi tempi le loro rappresentazioni godevano del patrocinio del Partito Comunista, al quale Franca Rame si iscrisse nonostante le simpatie di Fo fossero vicine ai gruppi più estremi.
Allestirono spettacoli davanti ad un pubblico costituito prevalentemente da operai e studenti. Quando nel 1984 li intervistai per un documentario di BBC Arena, lei mi raccontò dello spettacolo che organizzarono per gli operai di una fabbrica di bicchieri che stava chiudendo. Riuscirono a mettere in vendita, dentro il palazzetto dello sport in cui recitavano, 10.000 bicchieri e il ricavato aiutò a salvare la fabbrica.
Nel 1970 fondarono insieme a Milano il loro gruppo teatrale militante, La Comune. Misero in scena dei pezzi sugli agitatori politici del tempo come Fedayin (1971) i cui ricavati andarono al Fronte di Liberazione Palestinese. Franca e Dario stabilirono la sede della Comune alla Palazzina Liberty, un edificio abbandonato che divenne una calamita per la sinistra milanese. In quel posto si mise in scena la commedia di Fo Non si Paga, Non si Paga! nella quale Franca impersonava la tipica casalinga proletaria che convince le altre donne a “saccheggiare” i supermercati (la famosa “spesa proletaria”). Si trattò del primo lavoro di Fo prettamente femminista, il cui successo incoraggiò Franca Rame a scrivere lavori tutti suoi, ai quali Dario solitamente collaborava. Nel 1977 raccolse tutti i monologhi in uno spettacolo interamente al femminile dal titolo Tutta Casa, Letto e Chiesa che divenne quindi un testo privilegiato per i gruppi teatrali femministi (fu interpretato nelle parti femminili da Yvonne Bryceland al Teatro Nazionale di Londra nel 1982).
Nel 1973 Franca Rame venne rapita e violentata da parte di un gruppo di fascisti. Dieci anni più tardi quest’esperienza divenne un monologo, Lo Stupro, allestito durante un workshop del 1983 ai Riverside Studios di Londra. Quando, a sorpresa, lo mise in scena in un programma molto popolare della televisione italiana (Fantastico 1988, ndr), si ritrovò al centro di una pesante controversia.
L’anno prima aveva annunciato durante una trasmissione televisiva la sua volontà di separarsi dal marito ma ciononostante la coppia riuscì a ricucire il rapporto.
Attraverso l’organizzazione militante Soccorso Rosso, Franca Rame raccolse fondi per aiutare le famiglie dei prigionieri politici maltrattati nelle prigioni italiane. Dichiarò nel 1984: “Non sto difendendo i detenuti perchè penso che siano poveri esseri maltrattati da una società maligna. Quello che io voglio fare è difendere il loro diritto ad un trattamento dignitoso, da esseri umani”.
Questo tipo di attività rese difficile a lei e Fo l’ottenimento del visto d’ingresso per gli Stati Uniti. In ogni caso, alla fine degli anni ’80, riuscirono ad andarci comunque, dove furono ricevuti trionfalmente nei teatri e nelle università.
Negli anni ’90 Jacopo aiutò i genitori nell’adattamento a monologo per Franca Rame del suo libro Lo Zen e l’Arte di Scopare, che lei definì “una lezione comica sull’amore e sull’educazione sessuale”. Il titolo venne cambiato in Sesso? Grazie tanto per gradire per placare i soliti bigotti che cercarono senza successo di interrompere gli spettacoli al Piccolo Teatro di Milano.
Proprio nel momento in cui il pubblico del dopo guerra fredda stava forse iniziando a stancarsi del genere del teatro politico, il Premio Nobel di Fo riportò lui e Franca sotto i riflettori. Devolsero la maggior parte dei soldi del Nobel in beneficenza. Alla cerimonia di Stoccolma, accompagnati da Jacopo, assomigliavano più ad una distinta famiglia borghese a ricevimento dai reali che a una banda di anarchici così come dallo stereotipo cucito loro addosso. Fo è stato irresistibile senza sembrare incoerente o accattivante. Entrambi avevano tutto il diritto di sentirsi soddisfatti di se stessi.
Fo e Rame continuarono a produrre spettacoli, incluso L’Anomalo Bicefalo (2003), forse non esattamente da includere nella serie dei capolavori di Fo ma da considerare comunque una fantastica satira puntuale e pungente, che prende il via durante un summit politico internazionale svoltosi in Sicilia e sconvolto da un attentato per uccidere Vladimir Putin e Silvio Berlusconi. Quest’ultimo riesce a salvarsi grazie ad un intervento chirurgico azzardato nel quale gli viene impiantato parte del cervello di Putin: Berlusconi perde completamente la memoria di sè e della sua storia e talvolta si esprime perfino in russo.
La moglie di Berlusconi, Veronica, interpretata da Franca Rame, si trova quindi a dovergli rammentare gli episodi salienti della sua vita, con risultati esilaranti.
L’autentica Veronica assistette allo spettacolo e si complimentò con Franca Rame, con grande dispiacere di Berlusconi.
Nel 2006 Rame sorprese tutti con la sua candidatura al Parlamento. Fu eletta al Senato per l’Italia dei Valori, partito del nemico di Berlusconi Antonio di Pietro, ex magistrato. Quando diede le dimissioni, per spiegare le sue frustrazioni, fece pervenire ai giornali le motivazioni di questo suo abbandono. “In Senato ho trascorso il periodo più duro e difficile della mia vita” scrisse.
Nell’estate del 2006, Franca Rame apparve sul palco dell’Arena di Verona nello spettacolo Mamma Pace dedicato alla protesta di Cindy Sheehan dopo la morte del figlio, un soldato americano ucciso in Iraq.
Negli ultimi anni ha speso tutte le sue energie nel preservare l’archivio di Dario e per i suoi spettacoli dedicati ai grandi maestri del Rinascimento, tra i quali Caravaggio.
Nel 2009 Franca Rame pubblica una propria biografia dal titolo “Una vita all’improvvisa” e recita con il marito uno spettacolo su Ambrogio, il santo patrono di Milano, al quale i due hanno anche dedicato un bellissimo libro.
Per l’estate 2013 avevano in programma la messa in scena di un nuovo testo teatrale congiunto dal titolo Una Callas Dimenticata all’Arena di Verona.
A lei sopravvivono Dario e Jacopo.
John Francis Lane
iscorso di Franca Rame al Senato e lettera di dimissioni
Ciao
Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
La Rivoluzione sbagliata di Masaniello 2.0 - 3
I motivi fondamentali per cui il 95 % dei politicanti si affacciano alla politica sono:
1) Interessi (personali e di gruppo)
2) Convenienze.
Ed è su questa base che i succitati tre giovani-vecchi, Boccia, Speranza, Renzi, mettono da parte la legalità e perpetuano tranquillamente la truffa iniziale, senza remora alcuna, messa a punto a suo tempo dai notabili del Pds nel 1994.
Boccia, lettiano, e Speranza, bersaniano, scelgono di salvare Berlusconi per salvare il governo.
Renzi gioca un’altra partita. Da sempre sostiene che lui Berlusconi lo vuole pensionare battendolo alle elezioni.
Ovviamente di politica il sgiovane Renzi ci capisce molto poco.
Il Berlusconi battuto dalla magistratura ha già messo in conto che se estromesso dalla politica, continuerà a dirigere l’orchestra nera proponendosi come Ayatollah.
Figuriamo poi se si mette da parte la magistratura, e dovesse essere solamente ed “eventualmente” battuto dal Renzi.
Berlusconi andrebbe all’opposizione normalmente continuando a fare il capo dell’opposizione come ha sempre fatto.
Altro che il pensionato ai giardinetti come cerca di accreditare Renzi per i suoi tornaconti strettamente personali.
Il giochino di Renzi non è affatto difficile da capire.
“Votate me, così vi libero io da Berlusconi”
Ergo, per proporsi come campione di quelli della domenica delle salme, ha bisogno di un avversario come lui, Silvietto, perché tutti gli antiberlusconiani anelano che Silvio sparisca dalla politica.
In questo modo B, non ce lo toglieremo mai dalle scatole.
Ha ragione Alessandro De Nicola quando afferma che non esiste la volontà politica per andare a reperire i fondi per mettere rimedio alla situazione economica.
La testa ha dovuta sbattercela anche Mario Monti accettando l’incarico di Napolitano.
Da esterno, Mario Monti aveva in mano la partita, ma i veti incrociati, soprattutto quelli iniziali del Caimano a mettere mano sulla patrimoniale dichiarando apertamente che avrebbe da subito tolto l’appoggio alla maggioranza, alla fine hanno portato al fallimento l’impresa di Monti, fino al punto di cancellare nel giro di poco più di un anno l’immagine di salvatore della Patria che il 71 % degli italiani gli attribuiva nei primi mesi di governo.
Adesso è il turno di Enrico Letta, destinato a fare la fine del Professore della Bocconi se non cambia registro.
Che il sistema sia marcio ovunque ce lo ha raccontato la cronaca degli ultimi due anni.
Il governo dichiara attraverso Zanonato che non sa dove trovare i soldi per evitare di aumentare l’Iva, mentre apprendiamo che 1,3 miliardi/anno di euro, vengono gettati al vento dalle consulenze.
La scorsa settimana le cronache raccontano che un prefetto del Viminale ha sottratto 10 milioni di euro.
Questa settimana abbiamo appreso che in Sicilia i soldi destinati ai lavoratori sono stati utilizzati per la ginnastica da camera con le escort.
Ovvio che non finisce qui.
La PA non rinuncia alle auto blu e sperpera altri soldi.
Non è affatto disonorevole ammettere di essere in difficoltà economica. Quindi non dovrebbe essere complicato dire agli americani che per il momento e per qualche anno a venire non siamo in grado di acquistare F 35.
Potremmo farlo solo quando abbiamo evitato che il quadro economico porti alla rivolta.
Invece, il ministro della Difesa ha cancellato lo storno di 40 caccia effettuato dal governo Monti.
E’ più che evidente, che di fronte a tanta irresponsabilità palese e continuata, l’ipotesi che paventa Confindustria, quella di una possibile rivolta, possa diventare un fatto veramente concreto.
Il Prof. Gustavo Zagrebelsky ha citato:
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
E’ quanto sta accadendo alla società italiana dal 2001, anno in cui il Caimano è tornato al potere.
Siamo degenerati progressivamente e neppure il biennio prodiano non è servito a nulla.
Sempre Zagrebelsky si è espresso chiaramente nel febbraio 2012 affermando che i partiti erano falliti.
Completamente inascoltato dall’intero sistema italiano.
La casta non ne vuole sapere di rinnovarsi.
L’assurdo della terra dei gattopardi, è rappresentato dal trasformismo dei rottamati.
Si sono proposti come padrini di Renzi, tre super dinosauri rottamati.
1) D’Alema, ribadito dalla Gruber e sulla stampa,
il Fatto 12.6.13
D’Alema vuole Renzi al governo
“Se mi ascolta sarà premier”
2) Veltroni, ribadito a Piazzapulita e sulla stampa,
3) Bettini, ex braccio destro di Veltroni che ieri al Corriere ha dichiarato:
Corriere 20.6.13
E c'è anche Bettini: Matteo leader, io segretario
di Maria Teresa Meli.
ROMA — Goffredo Bettini è tornato in campo e non esclude di candidarsi alla segreteria del Partito democratico. Intascata la vittoria romana per il «suo» candidato Ignazio Marino, l'ex coordinatore del Pd si è spostato sul fronte della politica nazionale
E’ più che evidente che nasca lo sconcerto e la disperazione nel campo della domenica delle salme, da parte di chi non ha ancora capito cosa sta succedendo.
Non solo da adesso. Ma da troppi anni.
Alessandro Zilioli, sull’Espresso della scorsa settimana ribadisce il fatto centrale che da 5 anni, le direzione alterne del Pd hanno inseguito il disegno di unirsi a Casini.
Casini e successivamente Monti, con un chiaro disegno dei poteri forti.
3,5 milioni di ex elettori del Pd, molti dei quali massacrati da 13 mesi e mezzo di larghe intese a guida Monti, hanno detto di no al proseguimento proposto dalla direzione della domenica delle salme.
Ultimo in ordine di tempo, il duca conte Dalemoni a 5 ore dalla fine della campagna elettorale al Tg3 delle 19,00
“La prossima legislatura vedrà la collaborazione tra progressisti e moderati”, ha dichiarato con la solita puzza sotto il naso il duca conte, come se stesse pronunziando un dogma papale dalla finestra che guarda su Piazza San Pietro.
I “moderati” sono completamente spariti, e i “””progressisti””” della domenica delle salme hanno vinto, ma non hanno vinto le elezioni.
Fallimento sul tutto il fronte dopo 5 anni di trattativa.
In un quadro paralizzante come questo era più che naturale che nella più nera disperazione, senza stare a pensarci sopra più del dovuto, una serie di categorie di italiani si aggrappassero a chi proponeva di mandare a casa tutti coloro che avevano contribuito ad affondare il Paese, progressivamente negli ultimi 19 anni.
Lascia alquanto perplessi la valutazione fatta dal Prof. Prospero, collaboratore della defunta L’Unità, a Otto e mezzo questa settimana, quando attribuisce a Grillo il merito di una schiacciante vittoria che lo ha portato a diventare il primo partito d’Italia, anche se di pochissimo, il 26 febbraio scorso.
Una vittoria schiacciante un par di balle.
E’ solo una fortunata coincidenza dovuta al crollo contemporaneo dei due partiti maggiori, che il Prof. Zagrebelsky aveva decretato falliti esattamente un anno prima.
Senza il copioso fallimento di Pd e Pdl, Grillo non avrebbe ottenuto una vittoria di questo genere e di quelle dimensioni per meriti propri.
E’ stato fortunato per la coincidenza astrale. Ma la realtà pratica nel giro di breve tempo sta ridimensionando questa fortunosa vittoria.
Al M5S ha guardato con attenzione una parte intellettuale della sinistra.
Paolo Flores d’Arcais, si è speso non poco a favore di Grillo. Lo stesso hanno fatto Dario Fo e Franca Rame, oltre ad un certo mondo dello spettacolo che desidera da tempo di vover cambiare pagina dopo il deludente ventennio berlusconiano, compromesso già dal 1994, con l’inciucio di fondo.
Certi atteggiamenti di intolleranza del guru genovese verso i dissidenti non erano piaciuti al mondo intellettuale della sinistra che lo appoggiava.
L’allarme diventa di massimo livello quando Grillo si rivolge in modo dispregiativo verso Stefano Rodotà.
Anche Don Gallo, favorevole all’ipotesi di successo del M5S, gli manda a dire:
“Beppe smettila di fare il Padreterno”.
La scorsa settimana si ribella tutto il mondo de IFQ che ha visto di buon occhio la possibilità di una Rivoluzione non tradizionale fatta con strumenti democratici.
Ma la posizione assunta nel caso Gambaro stride fortemente con chi nella Rivoluzione non perde di vista i valori fondamentali del diritto.
Altrimenti si diventa immediatamente uguali a chi si vuole mandare via.
Pd e Pdl, hanno mandato a quel Paese il diritto.
Ma lo ha fatto altrettanto Grillo e il M5S in occasione del caso Gambaro.
Si sono espressi chiaramente tutti coloro che intravvedevano l’unica possibilità di cambiamento a fronte della precisa volontà della casta a non mutare assetto e interessi di bottega.
Lo ha fatto Paolo Floris d’Arcais, lo ha fatto il direttore Padellaro, lo ha fatto Andrea Scanzi, lo ha fatto Furio Colombo.
Ma Grillo ha proseguito a testa bassa come un buldozer, fino ad arrivare al giudizio estremo e lapidario di Marco Travaglio, che gli ha notificato in un paio di interventi, uno anche dalla Gruber, che certi atteggiamenti non possono essere tollerati, a meno che si sia simpatizzanti della Romania di Ceusescu.
Questa è stata una scomunica papale che ha continuato ad infastidire il guru genovese e che lo ha spinto a proseguire fino in fondo affidando alla rete l’espulsione della senatrice Gambaro.
In punta di diritto, Grillo ha commesso un errore madornale.
Non può spettare alla rete una valutazione che è stata espressa liberamente da cittadini con il voto.
La lesa maestà del guru non può essere accettata da chi crede nel diritto.
Queste cose le fanno solo le sette sataniche.
Chi crede nel diritto non può accettare queste barbare soluzioni.
In pratica Grillo, con questa scelta è come se fosse salito di sua spontanea volontà sul palco dove è stata piazzata la ghigliottina, e dopo essersi tolto pantaloni e mutande abbia messo sotto l’infernale macchina tutto il suo gruppo genitale e abbia azionato da solo la leva che faceva cadere la lama.
Zacchete, in un solo colpo adesso può cantare nel coro delle voci bianche.
Politicamente la sua ascesa termina qui.
Anche se si mette a percorre l’Italia a testa in giù poggiando sulle soli mani, e si inventa altre litanie di vaffanguru, non incanta più nessuno.
Dal punto di vista della comunicazione ha commesso l’errore più grosso che si può commettere in questi casi.
Perdere di credibilità.
Infatti, il mondo intellettuale della sinistra che lo aveva appoggiato con speranza, difficilmente lo appoggerà ancora.
Gli eletti del M5S, potranno in futuro anche realizzare cose egrege, ma la credibilità del guru che ha fatto da traino per il successo del M5S, è definitivamente compromessa.
Masaniello 2.0, sta facendo la fine di Masaniello 1.0, l’originale.
La gravità della sua azione è tale che ha compromesso definitivamente anche l’ipotesi futura della ripetizione della Rivoluzione democratica.
Il che in pratica significa che se si vuole cambiare questo sistema marcio occorre fare ricorso ai metodi tradizionali delle rivoluzioni classiche, che comportano inevitabili ed inutili bagni di sangue.
Un’occasione sprecata per una visione ristretta del comando.
I motivi fondamentali per cui il 95 % dei politicanti si affacciano alla politica sono:
1) Interessi (personali e di gruppo)
2) Convenienze.
Ed è su questa base che i succitati tre giovani-vecchi, Boccia, Speranza, Renzi, mettono da parte la legalità e perpetuano tranquillamente la truffa iniziale, senza remora alcuna, messa a punto a suo tempo dai notabili del Pds nel 1994.
Boccia, lettiano, e Speranza, bersaniano, scelgono di salvare Berlusconi per salvare il governo.
Renzi gioca un’altra partita. Da sempre sostiene che lui Berlusconi lo vuole pensionare battendolo alle elezioni.
Ovviamente di politica il sgiovane Renzi ci capisce molto poco.
Il Berlusconi battuto dalla magistratura ha già messo in conto che se estromesso dalla politica, continuerà a dirigere l’orchestra nera proponendosi come Ayatollah.
Figuriamo poi se si mette da parte la magistratura, e dovesse essere solamente ed “eventualmente” battuto dal Renzi.
Berlusconi andrebbe all’opposizione normalmente continuando a fare il capo dell’opposizione come ha sempre fatto.
Altro che il pensionato ai giardinetti come cerca di accreditare Renzi per i suoi tornaconti strettamente personali.
Il giochino di Renzi non è affatto difficile da capire.
“Votate me, così vi libero io da Berlusconi”
Ergo, per proporsi come campione di quelli della domenica delle salme, ha bisogno di un avversario come lui, Silvietto, perché tutti gli antiberlusconiani anelano che Silvio sparisca dalla politica.
In questo modo B, non ce lo toglieremo mai dalle scatole.
Ha ragione Alessandro De Nicola quando afferma che non esiste la volontà politica per andare a reperire i fondi per mettere rimedio alla situazione economica.
La testa ha dovuta sbattercela anche Mario Monti accettando l’incarico di Napolitano.
Da esterno, Mario Monti aveva in mano la partita, ma i veti incrociati, soprattutto quelli iniziali del Caimano a mettere mano sulla patrimoniale dichiarando apertamente che avrebbe da subito tolto l’appoggio alla maggioranza, alla fine hanno portato al fallimento l’impresa di Monti, fino al punto di cancellare nel giro di poco più di un anno l’immagine di salvatore della Patria che il 71 % degli italiani gli attribuiva nei primi mesi di governo.
Adesso è il turno di Enrico Letta, destinato a fare la fine del Professore della Bocconi se non cambia registro.
Che il sistema sia marcio ovunque ce lo ha raccontato la cronaca degli ultimi due anni.
Il governo dichiara attraverso Zanonato che non sa dove trovare i soldi per evitare di aumentare l’Iva, mentre apprendiamo che 1,3 miliardi/anno di euro, vengono gettati al vento dalle consulenze.
La scorsa settimana le cronache raccontano che un prefetto del Viminale ha sottratto 10 milioni di euro.
Questa settimana abbiamo appreso che in Sicilia i soldi destinati ai lavoratori sono stati utilizzati per la ginnastica da camera con le escort.
Ovvio che non finisce qui.
La PA non rinuncia alle auto blu e sperpera altri soldi.
Non è affatto disonorevole ammettere di essere in difficoltà economica. Quindi non dovrebbe essere complicato dire agli americani che per il momento e per qualche anno a venire non siamo in grado di acquistare F 35.
Potremmo farlo solo quando abbiamo evitato che il quadro economico porti alla rivolta.
Invece, il ministro della Difesa ha cancellato lo storno di 40 caccia effettuato dal governo Monti.
E’ più che evidente, che di fronte a tanta irresponsabilità palese e continuata, l’ipotesi che paventa Confindustria, quella di una possibile rivolta, possa diventare un fatto veramente concreto.
Il Prof. Gustavo Zagrebelsky ha citato:
Un antico testo anonimo firmato "il vecchio oligarca" - "La costituzione degli ateniesi" - sosteneva che la democrazia degenera senza avere le energie per autoriformarsi.
E’ quanto sta accadendo alla società italiana dal 2001, anno in cui il Caimano è tornato al potere.
Siamo degenerati progressivamente e neppure il biennio prodiano non è servito a nulla.
Sempre Zagrebelsky si è espresso chiaramente nel febbraio 2012 affermando che i partiti erano falliti.
Completamente inascoltato dall’intero sistema italiano.
La casta non ne vuole sapere di rinnovarsi.
L’assurdo della terra dei gattopardi, è rappresentato dal trasformismo dei rottamati.
Si sono proposti come padrini di Renzi, tre super dinosauri rottamati.
1) D’Alema, ribadito dalla Gruber e sulla stampa,
il Fatto 12.6.13
D’Alema vuole Renzi al governo
“Se mi ascolta sarà premier”
2) Veltroni, ribadito a Piazzapulita e sulla stampa,
3) Bettini, ex braccio destro di Veltroni che ieri al Corriere ha dichiarato:
Corriere 20.6.13
E c'è anche Bettini: Matteo leader, io segretario
di Maria Teresa Meli.
ROMA — Goffredo Bettini è tornato in campo e non esclude di candidarsi alla segreteria del Partito democratico. Intascata la vittoria romana per il «suo» candidato Ignazio Marino, l'ex coordinatore del Pd si è spostato sul fronte della politica nazionale
E’ più che evidente che nasca lo sconcerto e la disperazione nel campo della domenica delle salme, da parte di chi non ha ancora capito cosa sta succedendo.
Non solo da adesso. Ma da troppi anni.
Alessandro Zilioli, sull’Espresso della scorsa settimana ribadisce il fatto centrale che da 5 anni, le direzione alterne del Pd hanno inseguito il disegno di unirsi a Casini.
Casini e successivamente Monti, con un chiaro disegno dei poteri forti.
3,5 milioni di ex elettori del Pd, molti dei quali massacrati da 13 mesi e mezzo di larghe intese a guida Monti, hanno detto di no al proseguimento proposto dalla direzione della domenica delle salme.
Ultimo in ordine di tempo, il duca conte Dalemoni a 5 ore dalla fine della campagna elettorale al Tg3 delle 19,00
“La prossima legislatura vedrà la collaborazione tra progressisti e moderati”, ha dichiarato con la solita puzza sotto il naso il duca conte, come se stesse pronunziando un dogma papale dalla finestra che guarda su Piazza San Pietro.
I “moderati” sono completamente spariti, e i “””progressisti””” della domenica delle salme hanno vinto, ma non hanno vinto le elezioni.
Fallimento sul tutto il fronte dopo 5 anni di trattativa.
In un quadro paralizzante come questo era più che naturale che nella più nera disperazione, senza stare a pensarci sopra più del dovuto, una serie di categorie di italiani si aggrappassero a chi proponeva di mandare a casa tutti coloro che avevano contribuito ad affondare il Paese, progressivamente negli ultimi 19 anni.
Lascia alquanto perplessi la valutazione fatta dal Prof. Prospero, collaboratore della defunta L’Unità, a Otto e mezzo questa settimana, quando attribuisce a Grillo il merito di una schiacciante vittoria che lo ha portato a diventare il primo partito d’Italia, anche se di pochissimo, il 26 febbraio scorso.
Una vittoria schiacciante un par di balle.
E’ solo una fortunata coincidenza dovuta al crollo contemporaneo dei due partiti maggiori, che il Prof. Zagrebelsky aveva decretato falliti esattamente un anno prima.
Senza il copioso fallimento di Pd e Pdl, Grillo non avrebbe ottenuto una vittoria di questo genere e di quelle dimensioni per meriti propri.
E’ stato fortunato per la coincidenza astrale. Ma la realtà pratica nel giro di breve tempo sta ridimensionando questa fortunosa vittoria.
Al M5S ha guardato con attenzione una parte intellettuale della sinistra.
Paolo Flores d’Arcais, si è speso non poco a favore di Grillo. Lo stesso hanno fatto Dario Fo e Franca Rame, oltre ad un certo mondo dello spettacolo che desidera da tempo di vover cambiare pagina dopo il deludente ventennio berlusconiano, compromesso già dal 1994, con l’inciucio di fondo.
Certi atteggiamenti di intolleranza del guru genovese verso i dissidenti non erano piaciuti al mondo intellettuale della sinistra che lo appoggiava.
L’allarme diventa di massimo livello quando Grillo si rivolge in modo dispregiativo verso Stefano Rodotà.
Anche Don Gallo, favorevole all’ipotesi di successo del M5S, gli manda a dire:
“Beppe smettila di fare il Padreterno”.
La scorsa settimana si ribella tutto il mondo de IFQ che ha visto di buon occhio la possibilità di una Rivoluzione non tradizionale fatta con strumenti democratici.
Ma la posizione assunta nel caso Gambaro stride fortemente con chi nella Rivoluzione non perde di vista i valori fondamentali del diritto.
Altrimenti si diventa immediatamente uguali a chi si vuole mandare via.
Pd e Pdl, hanno mandato a quel Paese il diritto.
Ma lo ha fatto altrettanto Grillo e il M5S in occasione del caso Gambaro.
Si sono espressi chiaramente tutti coloro che intravvedevano l’unica possibilità di cambiamento a fronte della precisa volontà della casta a non mutare assetto e interessi di bottega.
Lo ha fatto Paolo Floris d’Arcais, lo ha fatto il direttore Padellaro, lo ha fatto Andrea Scanzi, lo ha fatto Furio Colombo.
Ma Grillo ha proseguito a testa bassa come un buldozer, fino ad arrivare al giudizio estremo e lapidario di Marco Travaglio, che gli ha notificato in un paio di interventi, uno anche dalla Gruber, che certi atteggiamenti non possono essere tollerati, a meno che si sia simpatizzanti della Romania di Ceusescu.
Questa è stata una scomunica papale che ha continuato ad infastidire il guru genovese e che lo ha spinto a proseguire fino in fondo affidando alla rete l’espulsione della senatrice Gambaro.
In punta di diritto, Grillo ha commesso un errore madornale.
Non può spettare alla rete una valutazione che è stata espressa liberamente da cittadini con il voto.
La lesa maestà del guru non può essere accettata da chi crede nel diritto.
Queste cose le fanno solo le sette sataniche.
Chi crede nel diritto non può accettare queste barbare soluzioni.
In pratica Grillo, con questa scelta è come se fosse salito di sua spontanea volontà sul palco dove è stata piazzata la ghigliottina, e dopo essersi tolto pantaloni e mutande abbia messo sotto l’infernale macchina tutto il suo gruppo genitale e abbia azionato da solo la leva che faceva cadere la lama.
Zacchete, in un solo colpo adesso può cantare nel coro delle voci bianche.
Politicamente la sua ascesa termina qui.
Anche se si mette a percorre l’Italia a testa in giù poggiando sulle soli mani, e si inventa altre litanie di vaffanguru, non incanta più nessuno.
Dal punto di vista della comunicazione ha commesso l’errore più grosso che si può commettere in questi casi.
Perdere di credibilità.
Infatti, il mondo intellettuale della sinistra che lo aveva appoggiato con speranza, difficilmente lo appoggerà ancora.
Gli eletti del M5S, potranno in futuro anche realizzare cose egrege, ma la credibilità del guru che ha fatto da traino per il successo del M5S, è definitivamente compromessa.
Masaniello 2.0, sta facendo la fine di Masaniello 1.0, l’originale.
La gravità della sua azione è tale che ha compromesso definitivamente anche l’ipotesi futura della ripetizione della Rivoluzione democratica.
Il che in pratica significa che se si vuole cambiare questo sistema marcio occorre fare ricorso ai metodi tradizionali delle rivoluzioni classiche, che comportano inevitabili ed inutili bagni di sangue.
Un’occasione sprecata per una visione ristretta del comando.
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Una cosa è certa se il PD salva Berlusconi alla camera dopo la sentenza della cassazione se condannato.
Molti che votavano PD cercheranno altri lidi.
Ciao
Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Parlamento Europeo: la classifica dei più assenti
Posted on 21 June 2013 by Andrea D'Ambra
Gino Trematerra (UDC): numero 1 per assenteismo al Parlamento Europeo
Come ogni anno in questo periodo torna l’appuntamento con la classifica dei più assenti al Parlamento Europeo.
Quest’anno notiamo che dopo quattro anni dalle elezioni nessuno è riuscito a mantenere il 100% di presenze mentre spicca per assenteismo Gino Trematerra (UDC) che nonostante sia a Strasburgo da meno di due anni è subito stato capace di scendere all’ultimo posto in classifica con appena il 35% di presenze alle votazioni vincendo quest’anno la palma dell’assenteista d’oro.
Subito dopo di lui sul podio degli assenteisti l’argento va ad un altro UDC: Ciriaco De Mita (57,09%) seguito al terzo posto dal bronzo Aldo Patriciello (PDL), già noto nel “circolo” per essere tra i più assenteisti l’anno scorso.
Resta la triste constatazione sulla scarsissima partecipazione dei nostri rappresentanti in Europa che fa posizionare l’Italia al sestultimo posto tra i 27 paesi membri con l’82% di presenza, a quasi dieci punti percentuali di distanza dagli eurodeputati Austriaci che guidano la classifica.
Non mi stancherò mai di ricordare la disparità di trattamento e il privilegio di cui godono quelli che dovrebbero essere i nostri dipendenti. Mentre per noi comuni cittadini giustamente vi è una penalizzazione in caso di assenza ingiustificata al lavoro (detrazione busta paga e nei casi più gravi il licenziamento) nel magico mondo degli eurodeputati non vi è nemmeno decurtazione dallo stipendio (indennità parlamentare di ben 7mila euro). Questo perché il loro statuto (fatto da loro stessi e modificabile solo da loro) così prevede.
Come ogni anno accade anche questa volta prevedo polemiche in seguito alla pubblicazione di questa classifica da parte degli europarlamentari più assenti e dei loro assistenti. L’anno scorso Sonia Alfano (che tra l’altro quest’anno ha un risultato davvero deludente, e lo dico ancor più amareggiato in quanto suo ex-elettore) l’anno scorso rimproverava, che la classifica non prende in considerazione le presenze nelle Commissioni ma solo in Plenaria e che non viene registrato il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate dall’eurodeputato.
Per quanto riguarda le presenze in Commissione, sarei felicissimo di poterle integrare a quelle della plenaria ma, guarda caso, come Sonia Alfano sa bene, non esistono dati accessibili al pubblico né a Votewatch riguardanti le presenze in Commissione (e nonostante le richieste fatte dal sottoscritto né la Alfano né alcun suo collega ce li hanno mai fatti pervenire!). Ad ogni modo non possono essere molto diversi da quelli relativi alle votazioni nominali in plenaria: se un eurodeputato non si reca a votare a Bruxelles e a Strasburgo per la plenaria è difficile che ci vada per presentarsi in Commissione, a maggior ragione quando sa che le sue presenze in Commissione non vengono pubblicate mentre quelle in Plenaria si.
Sull’opportunità di integrare o meno le presenze con il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate ritengo che quella si sarebbe davvero “la classifica dei furbetti”. Considerato che questo lavoro è svolto quasi integralmente dagli assistenti parlamentari (veri e propri ghost writer) e sarebbe sufficiente limitarsi a presentare ogni giorno una o più interrogazioni scritte sugli argomenti più futili e in un baleno si scalerebbe la classifica dei più attivi!
Per tale motivo non c’è a mio avviso miglior modo di valutare l’impegno di un europarlamentare che guardando alle sue presenze alle votazioni. Questa è infatti l’unica cosa che gli assistenti parlamentari non possono fare (presenziare e votare al posto dell’eurodeputato).
Sono invece pagati per scrivere interrogazioni, interpellanze, risoluzioni e rapporti. Questo è il motivo per il quale questa classifica valuta la serietà degli eurodeputati guardando alla loro partecipazione al voto, che non possono essere “inquinate” dal lavoro di altri.
L’appuntamento è a fra un anno, quando saremo chiamati per rinnovare (in tutti i sensi) i nostri parlamentari europei.
Personalmente resto convinto che l’unica possibilità di cambiamento potrà essere rappresentata dall’arrivo anche in Europa del MoVimento 5 Stelle. Lo dico a ragion veduta, considerato che gli eletti in Italia del M5S risultano tra i più presenti in Parlamento oltre ad essere stati gli unici ad essersi ridotti lo stipendio e ad aver rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali (dati questi inconfutabili).
Classifica degli europarlamentari più assenti alle votazioni per appello nominale nei primi 4 anni di legislatura (2009-2013).
Cognome Partito Percentuale presenza a votazioni Posizione
TREMATERRA* UDC/EPP 35,03 73
DE MITA UDC/EPP 57,09 72
PATRICIELLO PDL/EPP 58,46 71
MASTELLA UDE/EPP 59,07 70
ALFANO IDV/ALDE 62,2 69
COZZOLINO PD/S&D 64,42 68
ALLAM IAL/EFD 67,45 67
PALLONE PDL/EPP 68,43 66
VATTIMO IDV/ALDE 68,45 65
BARRACCIU* PD/S&D 69 64
ANTINORO UDC/EPP 69,47 63
GARGANI* UDC/EPP 70,39 62
ANTONIOZZI PDL/EPP 70,38 61
SALATTO PDL/EPP 70,54 60
IOVINE PD/S&D 72 59
BORSELLINO PD/S&D 73,39 58
BONSIGNORE PDL/EPP 73,16 57
BARTOLOZZI PDL/EPP 74,29 56
SASSOLI PD/S&D 76,1 55
BERLINGUER PD/S&D 76,17 54
TATARELLA FLI/EPP 77,07 53
SALVINI LEGA/EFD 78,26 52
RIVELLINI PDL/EPP 78,19 51
TOIA PD/S&D 78,21 50
RINALDI IDV/ALDE 79,3 49
BALZANI PD/S&D 80,27 48
COSTA PD/S&D 80,34 47
MILANA PD/S&D 80,46 46
PIRILLO PD/S&D 81,02 45
ARLACCHI PD/S&D 83,19 44
DE CASTRO PD/S&D 83,45 43
MUSCARDINI CSR/ECR 84,31 42
PITTELLA PD/S&D 84,05 41
MOTTI UDC/EPP 85,12 40
PRODI PD/S&D 85,36 39
MAZZONI PDL/EPP 86,19 38
DE ANGELIS PD/S&D 86 37
SARTORI PDL/EPP 86,35 36
PROVERA LEGA/EFD 87,37 35
BALDASSARRE PDL/EPP 87,02 34
BORGHEZIO LEGA/NI 87,04 32
PANZERI PD/S&D 87,04 32
BERLATO PDL/EPP 87,16 31
CASINI UDC/EPP 88,48 30
SCURRIA FDI/EPP 89,27 29
BIZZOTTO LEGA/EFD 89,29 28
COMI PDL/EPP 89,31 27
IACOLINO PDL/EPP 90,32 26
RONZULLI PDL/EPP 90,45 25
UGGIAS IDV/ALDE 91,31 24
ANGELILLI PDL/EPP 91,01 23
FIDANZA FDI/EPP 91,15 22
CARONNA PD/S&D 91,42 21
CANCIAN PDL/EPP 92 20
MORGANTI LEGA/EFD 92,33 19
ZANICCHI PDL/EPP 92,44 18
DOMENICI PD/S&D 93,01 17
DE MARTINI* IND/ECR 93,01 16
GARDINI PDL/EPP 93,21 14
SPERONI LEGA/EFD 93,21 14
SCOTTA’ LEGA/EFD 93,56 13
COFFERATI PD/S&D 94,19 12
GUALTIERI PD/S&D 94,28 11
ROSSI /EFD 94,09 10
FONTANA LEGA/EFD 95 9
FRIGO* PD/S&D 95,58 8
MATERA PDL/EPP 96,02 7
DORFMANN SVP/EPP 96,2 6
BERTOT* PDL/EPP 97,06 5
LA VIA PDL/EPP 97,13 4
ZANONI* IDV/ALDE 97,29 3
SILVESTRIS PDL/EPP 98,15 2
BONANINI* PD/NI 98,18 1
http://www.andreadambra.eu/2013/06/21/p ... u-assenti/
..................................................................................................................
Anche su questo il governo è assente.
Ciao
Paolo11
Posted on 21 June 2013 by Andrea D'Ambra
Gino Trematerra (UDC): numero 1 per assenteismo al Parlamento Europeo
Come ogni anno in questo periodo torna l’appuntamento con la classifica dei più assenti al Parlamento Europeo.
Quest’anno notiamo che dopo quattro anni dalle elezioni nessuno è riuscito a mantenere il 100% di presenze mentre spicca per assenteismo Gino Trematerra (UDC) che nonostante sia a Strasburgo da meno di due anni è subito stato capace di scendere all’ultimo posto in classifica con appena il 35% di presenze alle votazioni vincendo quest’anno la palma dell’assenteista d’oro.
Subito dopo di lui sul podio degli assenteisti l’argento va ad un altro UDC: Ciriaco De Mita (57,09%) seguito al terzo posto dal bronzo Aldo Patriciello (PDL), già noto nel “circolo” per essere tra i più assenteisti l’anno scorso.
Resta la triste constatazione sulla scarsissima partecipazione dei nostri rappresentanti in Europa che fa posizionare l’Italia al sestultimo posto tra i 27 paesi membri con l’82% di presenza, a quasi dieci punti percentuali di distanza dagli eurodeputati Austriaci che guidano la classifica.
Non mi stancherò mai di ricordare la disparità di trattamento e il privilegio di cui godono quelli che dovrebbero essere i nostri dipendenti. Mentre per noi comuni cittadini giustamente vi è una penalizzazione in caso di assenza ingiustificata al lavoro (detrazione busta paga e nei casi più gravi il licenziamento) nel magico mondo degli eurodeputati non vi è nemmeno decurtazione dallo stipendio (indennità parlamentare di ben 7mila euro). Questo perché il loro statuto (fatto da loro stessi e modificabile solo da loro) così prevede.
Come ogni anno accade anche questa volta prevedo polemiche in seguito alla pubblicazione di questa classifica da parte degli europarlamentari più assenti e dei loro assistenti. L’anno scorso Sonia Alfano (che tra l’altro quest’anno ha un risultato davvero deludente, e lo dico ancor più amareggiato in quanto suo ex-elettore) l’anno scorso rimproverava, che la classifica non prende in considerazione le presenze nelle Commissioni ma solo in Plenaria e che non viene registrato il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate dall’eurodeputato.
Per quanto riguarda le presenze in Commissione, sarei felicissimo di poterle integrare a quelle della plenaria ma, guarda caso, come Sonia Alfano sa bene, non esistono dati accessibili al pubblico né a Votewatch riguardanti le presenze in Commissione (e nonostante le richieste fatte dal sottoscritto né la Alfano né alcun suo collega ce li hanno mai fatti pervenire!). Ad ogni modo non possono essere molto diversi da quelli relativi alle votazioni nominali in plenaria: se un eurodeputato non si reca a votare a Bruxelles e a Strasburgo per la plenaria è difficile che ci vada per presentarsi in Commissione, a maggior ragione quando sa che le sue presenze in Commissione non vengono pubblicate mentre quelle in Plenaria si.
Sull’opportunità di integrare o meno le presenze con il numero di interrogazioni e risoluzioni presentate ritengo che quella si sarebbe davvero “la classifica dei furbetti”. Considerato che questo lavoro è svolto quasi integralmente dagli assistenti parlamentari (veri e propri ghost writer) e sarebbe sufficiente limitarsi a presentare ogni giorno una o più interrogazioni scritte sugli argomenti più futili e in un baleno si scalerebbe la classifica dei più attivi!
Per tale motivo non c’è a mio avviso miglior modo di valutare l’impegno di un europarlamentare che guardando alle sue presenze alle votazioni. Questa è infatti l’unica cosa che gli assistenti parlamentari non possono fare (presenziare e votare al posto dell’eurodeputato).
Sono invece pagati per scrivere interrogazioni, interpellanze, risoluzioni e rapporti. Questo è il motivo per il quale questa classifica valuta la serietà degli eurodeputati guardando alla loro partecipazione al voto, che non possono essere “inquinate” dal lavoro di altri.
L’appuntamento è a fra un anno, quando saremo chiamati per rinnovare (in tutti i sensi) i nostri parlamentari europei.
Personalmente resto convinto che l’unica possibilità di cambiamento potrà essere rappresentata dall’arrivo anche in Europa del MoVimento 5 Stelle. Lo dico a ragion veduta, considerato che gli eletti in Italia del M5S risultano tra i più presenti in Parlamento oltre ad essere stati gli unici ad essersi ridotti lo stipendio e ad aver rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali (dati questi inconfutabili).
Classifica degli europarlamentari più assenti alle votazioni per appello nominale nei primi 4 anni di legislatura (2009-2013).
Cognome Partito Percentuale presenza a votazioni Posizione
TREMATERRA* UDC/EPP 35,03 73
DE MITA UDC/EPP 57,09 72
PATRICIELLO PDL/EPP 58,46 71
MASTELLA UDE/EPP 59,07 70
ALFANO IDV/ALDE 62,2 69
COZZOLINO PD/S&D 64,42 68
ALLAM IAL/EFD 67,45 67
PALLONE PDL/EPP 68,43 66
VATTIMO IDV/ALDE 68,45 65
BARRACCIU* PD/S&D 69 64
ANTINORO UDC/EPP 69,47 63
GARGANI* UDC/EPP 70,39 62
ANTONIOZZI PDL/EPP 70,38 61
SALATTO PDL/EPP 70,54 60
IOVINE PD/S&D 72 59
BORSELLINO PD/S&D 73,39 58
BONSIGNORE PDL/EPP 73,16 57
BARTOLOZZI PDL/EPP 74,29 56
SASSOLI PD/S&D 76,1 55
BERLINGUER PD/S&D 76,17 54
TATARELLA FLI/EPP 77,07 53
SALVINI LEGA/EFD 78,26 52
RIVELLINI PDL/EPP 78,19 51
TOIA PD/S&D 78,21 50
RINALDI IDV/ALDE 79,3 49
BALZANI PD/S&D 80,27 48
COSTA PD/S&D 80,34 47
MILANA PD/S&D 80,46 46
PIRILLO PD/S&D 81,02 45
ARLACCHI PD/S&D 83,19 44
DE CASTRO PD/S&D 83,45 43
MUSCARDINI CSR/ECR 84,31 42
PITTELLA PD/S&D 84,05 41
MOTTI UDC/EPP 85,12 40
PRODI PD/S&D 85,36 39
MAZZONI PDL/EPP 86,19 38
DE ANGELIS PD/S&D 86 37
SARTORI PDL/EPP 86,35 36
PROVERA LEGA/EFD 87,37 35
BALDASSARRE PDL/EPP 87,02 34
BORGHEZIO LEGA/NI 87,04 32
PANZERI PD/S&D 87,04 32
BERLATO PDL/EPP 87,16 31
CASINI UDC/EPP 88,48 30
SCURRIA FDI/EPP 89,27 29
BIZZOTTO LEGA/EFD 89,29 28
COMI PDL/EPP 89,31 27
IACOLINO PDL/EPP 90,32 26
RONZULLI PDL/EPP 90,45 25
UGGIAS IDV/ALDE 91,31 24
ANGELILLI PDL/EPP 91,01 23
FIDANZA FDI/EPP 91,15 22
CARONNA PD/S&D 91,42 21
CANCIAN PDL/EPP 92 20
MORGANTI LEGA/EFD 92,33 19
ZANICCHI PDL/EPP 92,44 18
DOMENICI PD/S&D 93,01 17
DE MARTINI* IND/ECR 93,01 16
GARDINI PDL/EPP 93,21 14
SPERONI LEGA/EFD 93,21 14
SCOTTA’ LEGA/EFD 93,56 13
COFFERATI PD/S&D 94,19 12
GUALTIERI PD/S&D 94,28 11
ROSSI /EFD 94,09 10
FONTANA LEGA/EFD 95 9
FRIGO* PD/S&D 95,58 8
MATERA PDL/EPP 96,02 7
DORFMANN SVP/EPP 96,2 6
BERTOT* PDL/EPP 97,06 5
LA VIA PDL/EPP 97,13 4
ZANONI* IDV/ALDE 97,29 3
SILVESTRIS PDL/EPP 98,15 2
BONANINI* PD/NI 98,18 1
http://www.andreadambra.eu/2013/06/21/p ... u-assenti/
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Anche su questo il governo è assente.
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Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Ma non era Grillo ad espellere i dissidenti?
Pubblicato su 19 novembre 2012 da infosannio
Sui giornali semmai si legge questo:
Espulsa dal Pd l’ex sindaco di Avigliana, con lei vicesindaco e assessore.
Acqui Terme. Ferraris e Giglio espulsi dal Pd.
Il Gruppo del Partito Democratico del IV Municipio di Roma ha deciso di espellere il consigliere Giorgio Limardi, a seguito di un ripetuto comportamento difforme alle linee del partito.
Mario Russo, Valerio Addentato e Roberto Merlini sono stati espulsi dal segretario del PD provinciale di Roma Carlo Lucherini.
Agropoli. Carmine Parisi: “Cacciato dal Pd perché ho denunciato la speculazione edilizia”.
Troina. Espulsi dal PD due consiglieri comunali, per avere votato in contrasto con le indicazioni del partito.
Castiglione del Lago. Rosanna Ghettini, Caterina Bizzarri, Giancarlo Parbuono e Ivano Lisi espulsi dal PD.
Terremoto PD Alessano: espulsi Cosimo Del Casale e Donato Melcarne.
Piacenza, bufera nel Pd: espulsi i sostenitori di Renzi dall’esecutivo. Sostituiti i dirigenti con una telefonata.
Rapallo, sono stati espulsi dal PD: Maria Cristina GERBI, Giorgio BRACALI, Alessio CUNEO, Emanuele GESINO, Maurizio Ivan MASPERO, Maria MORRESI, Giulio RIVARA.
La segreteria cittadina di Orta Nova ha attivato le procedure per il deferimento del consigliere comunale Antonio Bellino alla Commissione di garanzia, alla quale sarà proposta l’espulsione dal PD per violazione dello statuto e del codice etico.
San Mauro Torinese, Rudy Lazzarini espulso dal PD insieme a un nutrito gruppo di colleghi.
CASERTA. Rino Zullo è stato espulso dal PD.
Carmelo Mazzola e Domenico Prisinzano sono stati espulsi dal PD di Castelbuono.
Afragola: Valentino espulso dal PD.
Sei iscritti al PD allontanati dal partito per non aver appoggiato Marini candidato sindaco a Frosinone.
Solidarietà a Paolo Dean ex sindaco di Fiumicello e a Rosanna Fasolo, ex assessore della giunta Dean, espulsi dal PD.
Terlizzi. Segreteria Pd: «Espulsi dal partito Ceci, Grassi e Adamo».
Avezzano. Il Partito democratico ha avviato la procedura per espellere Nicola Pisegna Orlando dal partito.
Anghiari. Danilo Bianchi espulso dal PD.
Campobello di Licata, il consigliere comunale Mimmo Tascarella espulso dal PD.
Gavorrano. Serena Remi, ex segretaria Pd ha presentato ricorso al Comitato Provinciale dei Garanti contro il provvedimento di allontanamento dal partito: «Registra pecche di forma ed è infondato».
Siena. Sospensione dal partito per Giovanni Bazzini, Anna Gioia, Luca Guideri, Giancarlo Meacci, Lucio Pace, Alessandro Piccini e Gian Luca Ranieri.
Belluno. Il Pd “scomunica” Massaro e gli vieta di iscriversi.
Mondragone. Sfiducia Cennami, espulsi dal Pd i tre consiglieri.
Il Pd passa ai fatti espulsioni ad Alessano.
San Giuliano Terme, il Pd espelle dal partito due consiglieri comunali.
Teramo. Le critiche scatenano l’epurazione. Espulso presidente comunale Pd.
Eboli. Salvatore Marisei, Carmine Campagna, Antonio Petrone, Armando Cicalese, espulsi dal PD.
http://bojafauss.ilcannocchiale.it/2012 ... llere.html
http://infosannio.wordpress.com/2012/11 ... issidenti/
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Ciao
Paolo11
Pubblicato su 19 novembre 2012 da infosannio
Sui giornali semmai si legge questo:
Espulsa dal Pd l’ex sindaco di Avigliana, con lei vicesindaco e assessore.
Acqui Terme. Ferraris e Giglio espulsi dal Pd.
Il Gruppo del Partito Democratico del IV Municipio di Roma ha deciso di espellere il consigliere Giorgio Limardi, a seguito di un ripetuto comportamento difforme alle linee del partito.
Mario Russo, Valerio Addentato e Roberto Merlini sono stati espulsi dal segretario del PD provinciale di Roma Carlo Lucherini.
Agropoli. Carmine Parisi: “Cacciato dal Pd perché ho denunciato la speculazione edilizia”.
Troina. Espulsi dal PD due consiglieri comunali, per avere votato in contrasto con le indicazioni del partito.
Castiglione del Lago. Rosanna Ghettini, Caterina Bizzarri, Giancarlo Parbuono e Ivano Lisi espulsi dal PD.
Terremoto PD Alessano: espulsi Cosimo Del Casale e Donato Melcarne.
Piacenza, bufera nel Pd: espulsi i sostenitori di Renzi dall’esecutivo. Sostituiti i dirigenti con una telefonata.
Rapallo, sono stati espulsi dal PD: Maria Cristina GERBI, Giorgio BRACALI, Alessio CUNEO, Emanuele GESINO, Maurizio Ivan MASPERO, Maria MORRESI, Giulio RIVARA.
La segreteria cittadina di Orta Nova ha attivato le procedure per il deferimento del consigliere comunale Antonio Bellino alla Commissione di garanzia, alla quale sarà proposta l’espulsione dal PD per violazione dello statuto e del codice etico.
San Mauro Torinese, Rudy Lazzarini espulso dal PD insieme a un nutrito gruppo di colleghi.
CASERTA. Rino Zullo è stato espulso dal PD.
Carmelo Mazzola e Domenico Prisinzano sono stati espulsi dal PD di Castelbuono.
Afragola: Valentino espulso dal PD.
Sei iscritti al PD allontanati dal partito per non aver appoggiato Marini candidato sindaco a Frosinone.
Solidarietà a Paolo Dean ex sindaco di Fiumicello e a Rosanna Fasolo, ex assessore della giunta Dean, espulsi dal PD.
Terlizzi. Segreteria Pd: «Espulsi dal partito Ceci, Grassi e Adamo».
Avezzano. Il Partito democratico ha avviato la procedura per espellere Nicola Pisegna Orlando dal partito.
Anghiari. Danilo Bianchi espulso dal PD.
Campobello di Licata, il consigliere comunale Mimmo Tascarella espulso dal PD.
Gavorrano. Serena Remi, ex segretaria Pd ha presentato ricorso al Comitato Provinciale dei Garanti contro il provvedimento di allontanamento dal partito: «Registra pecche di forma ed è infondato».
Siena. Sospensione dal partito per Giovanni Bazzini, Anna Gioia, Luca Guideri, Giancarlo Meacci, Lucio Pace, Alessandro Piccini e Gian Luca Ranieri.
Belluno. Il Pd “scomunica” Massaro e gli vieta di iscriversi.
Mondragone. Sfiducia Cennami, espulsi dal Pd i tre consiglieri.
Il Pd passa ai fatti espulsioni ad Alessano.
San Giuliano Terme, il Pd espelle dal partito due consiglieri comunali.
Teramo. Le critiche scatenano l’epurazione. Espulso presidente comunale Pd.
Eboli. Salvatore Marisei, Carmine Campagna, Antonio Petrone, Armando Cicalese, espulsi dal PD.
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Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Qualcuno di questi espulsi lo è stato a causa di una critica ( magari garbata e legittima) al modo
di interloquire ( oggettivamente offensivo ) del capo?
di interloquire ( oggettivamente offensivo ) del capo?
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Io credo che l'errore più grosso di Masaniello 2.0 è stato non aver preso Bersani e il PD per i gentali e portato a riformare lo Stato, l'Italia e il PD stesso.
Avrebbe dovuto capire che nel PD c'è un'area che spinge per riformarsi completamente, avrebbe potuto capire che era il momento giusto per trasformare l'Italia in un paese migliore.
Sebbene molti intelletuali vicino a lui, da Don Gallo a Rodotà a Saviano, lo spingevano varcare il rubicone e permettere un governo di cambiamento, ha rinunciato in una opposizione peggio di quella di Bertinotti e Ferrero.
Non so perché non l'ha fatto. ()
Perché voleva o credeva di fare l'asso piglia tutto, perché in fondo anche lui è legato ai poteri forti, perché non ha capito una cippa del momento politico, perché troppo egocentrico, perchè ...
Sta di fatto che oggi sono orfano di un movimento critico che mi rappresenti.
...
e purtroppo non sono solo!
Avrebbe dovuto capire che nel PD c'è un'area che spinge per riformarsi completamente, avrebbe potuto capire che era il momento giusto per trasformare l'Italia in un paese migliore.
Sebbene molti intelletuali vicino a lui, da Don Gallo a Rodotà a Saviano, lo spingevano varcare il rubicone e permettere un governo di cambiamento, ha rinunciato in una opposizione peggio di quella di Bertinotti e Ferrero.
Non so perché non l'ha fatto. ()
Perché voleva o credeva di fare l'asso piglia tutto, perché in fondo anche lui è legato ai poteri forti, perché non ha capito una cippa del momento politico, perché troppo egocentrico, perchè ...
Sta di fatto che oggi sono orfano di un movimento critico che mi rappresenti.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
No agli F35 per risparmiare 53 miliardi di euro
Chi si ricorda di "Antelope Cobbler"?* Se ne parlò a iosa negli anni '70, quando tutti si chiedevano chi fosse il misterioso uomo politico italiano implicato in un giro internazionale di tangenti, per l'acquisto di aerei da guerra Hercules da una compagnia americana.
La compagnia era la Lockheed, oggi Lockheed Martin. La stessa che oggi costruisce e ci vende gli F35. "Oggi" si fa per dire. Il progetto, dapprima previsto per il 2011, è stato spostato al 2018. L'F-35 fa acqua da tutte le parti, come ha certificato uno studio dello stesso Pentagono che sta seriamente mettendo in dubbio l'acquisto dei caccia bombardieri da parte degli USA. Il Giappone ha già rinunciato. D'altronde, chi vorrebbe consegnare la sicurezza nazionale ad apparecchi di scarsa manovrabilità, che non riescono a decollare o a manovrare per il troppo freddo, il troppo caldo o il troppo vento? Il Pentagono ha già contato ben 13 difetti di costruzione.
Noi ne abbiamo trovato un 14mo: costano un occhio. Nel 2026 saremo fieri possessori di 90 (o 131?) aerei malfunzionanti per un ammontare di 53 miliardi manutenzione inclusa. Mentre per scuole e cultura non si trovano 8 miliardi.
Gli F35 sono in realtà una mera operazione di marketing: il primo cacciabombardiere multinazionale a disposizione di chi se lo accatta. Senza comprare ovviamente né l'avionica, che resta secretata, né i ricambi. Unica convenienza: la ricaduta occupazionale sui mercati interni degli acquirenti, che possono personalizzarlo. Un piccolo conto dimostra però che costeranno, per ciascuno dei 2000 addetti italiani, ben 900 mila euro: chissà cosa ne pensano i lavoratori, che riceveranno solo le briciole.
Oggi il MoVimento 5 Stelle chiederà in aula, alla Camera, lo stop del progetto. Chiederà che i "colleghi" del PD ricordino le promesse elettorali, quando ai cittadini sbandieravano "no agli F35" per raccattare voti. Chiederà che i fondi vengano spostati sul reddito di cittadinanza, o sul sostegno alle piccole imprese. Ci auguriamo che vengano ascoltati, e soprattutto che non debba ripartire in Italia una nuova caccia all'antilope. Le premesse ci sarebbero tutte, perché come nel non troppo lontano 1976 abbiamo di nuovo un governo "delle larghe intese" (allora si trattava di DC+PCI), e come ha dichiarato candidamente lo stesso Berlusconi "le tangenti sono commissioni che si devono pagare". Dopo quasi quarant'anni, esiste di nuovo un "caso Lockheed"? Esistono altri aerei militari in odor di tangente? Quando il sole sorgerà domattina, sarà meglio che l'antilope cominci a correre." M5S Camera
http://www.beppegrillo.it/.
...........................................
http://www.youtube.com/watch?v=y0oHM1FG ... e7W0UlX1jg
Cominci il PD a dare qualche segnale.
Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Si potrebbe andare ad elezioni !Oppure cambiare maggioranza.Dipende da chi?
Anche la Tav sarebbe da sospendere.Questa crisi durerà per anni.
Ciao
Paolo11
Chi si ricorda di "Antelope Cobbler"?* Se ne parlò a iosa negli anni '70, quando tutti si chiedevano chi fosse il misterioso uomo politico italiano implicato in un giro internazionale di tangenti, per l'acquisto di aerei da guerra Hercules da una compagnia americana.
La compagnia era la Lockheed, oggi Lockheed Martin. La stessa che oggi costruisce e ci vende gli F35. "Oggi" si fa per dire. Il progetto, dapprima previsto per il 2011, è stato spostato al 2018. L'F-35 fa acqua da tutte le parti, come ha certificato uno studio dello stesso Pentagono che sta seriamente mettendo in dubbio l'acquisto dei caccia bombardieri da parte degli USA. Il Giappone ha già rinunciato. D'altronde, chi vorrebbe consegnare la sicurezza nazionale ad apparecchi di scarsa manovrabilità, che non riescono a decollare o a manovrare per il troppo freddo, il troppo caldo o il troppo vento? Il Pentagono ha già contato ben 13 difetti di costruzione.
Noi ne abbiamo trovato un 14mo: costano un occhio. Nel 2026 saremo fieri possessori di 90 (o 131?) aerei malfunzionanti per un ammontare di 53 miliardi manutenzione inclusa. Mentre per scuole e cultura non si trovano 8 miliardi.
Gli F35 sono in realtà una mera operazione di marketing: il primo cacciabombardiere multinazionale a disposizione di chi se lo accatta. Senza comprare ovviamente né l'avionica, che resta secretata, né i ricambi. Unica convenienza: la ricaduta occupazionale sui mercati interni degli acquirenti, che possono personalizzarlo. Un piccolo conto dimostra però che costeranno, per ciascuno dei 2000 addetti italiani, ben 900 mila euro: chissà cosa ne pensano i lavoratori, che riceveranno solo le briciole.
Oggi il MoVimento 5 Stelle chiederà in aula, alla Camera, lo stop del progetto. Chiederà che i "colleghi" del PD ricordino le promesse elettorali, quando ai cittadini sbandieravano "no agli F35" per raccattare voti. Chiederà che i fondi vengano spostati sul reddito di cittadinanza, o sul sostegno alle piccole imprese. Ci auguriamo che vengano ascoltati, e soprattutto che non debba ripartire in Italia una nuova caccia all'antilope. Le premesse ci sarebbero tutte, perché come nel non troppo lontano 1976 abbiamo di nuovo un governo "delle larghe intese" (allora si trattava di DC+PCI), e come ha dichiarato candidamente lo stesso Berlusconi "le tangenti sono commissioni che si devono pagare". Dopo quasi quarant'anni, esiste di nuovo un "caso Lockheed"? Esistono altri aerei militari in odor di tangente? Quando il sole sorgerà domattina, sarà meglio che l'antilope cominci a correre." M5S Camera
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Cominci il PD a dare qualche segnale.
Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Si potrebbe andare ad elezioni !Oppure cambiare maggioranza.Dipende da chi?
Anche la Tav sarebbe da sospendere.Questa crisi durerà per anni.
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Paolo11
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Re: Grillo è un COMICO ...certo! Ma... gli ALTRI?
Cominci il PD a dare qualche segnale.
Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Si potrebbe andare ad elezioni !Oppure cambiare maggioranza.Dipende da chi?
Anche la Tav sarebbe da sospendere.Questa crisi durerà per anni.
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Paolo11
Vedi, caro Paolo, da tempo, non solo da ora, la situazione è tragica al massimo livello.
Il Pd non può dare nessun segnale perché è un autentico bordello.
Ci voleva un esterno estraneo ai giochi di potere e non facente parte dei comitati di affari delle 22 tribù, per accertare cosa succede alla base del Pd, abbandonata a se stessa e priva di riferimenti.
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”. L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Frabrizio Barca
***
Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Berlusconi potrebbe fare cadere il governo se non ottiene precise garanzie di salvacondotto.
E’ un paradosso, ma proprio le sentenze avverse diventano una potente arma di ricatto.
E dato che al Pd la legalità non interessa affatto, prevale il gioco delle convenienze.
Meglio stare al governo con la Banda Al Tappone che affrontare nuove avventure.
Questo anche con l’avallo del Quirinale e dei poteri forti, interni ed esterni.
***
Si potrebbe andare ad elezioni !
Andare ad elezioni non serve, perché il sondaggio di Masia di questa sera, che ha il pregio di indicare, gli indecisi e chi dice basta, indica una sostanziale parità.
Oltre al fatto, che viene dato in leggero vantaggio il “”””””Csx”””””, commettendo l’errore di sommare Sel.
Vendola sarebbe completamente folle se si alleasse con i democristiani del Pd.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Troisi, se fosse in vita direbbe a Vendola : <<Eugè!!!,…..tu su scemo….>>
Vendola ha pagato duramente l’alleanza con la Dc, ha dimezzato il consenso.
Ripetere l’errore è da folli.
Anche perché poi alla guida della Dc non c’è più Bersani ma si profila una guida democristiana di destra.
Pertanto i sondaggisti commettono volontariamente l’errore di sommare il Sel.
Tutti continuano a giocare la propria partita ed ognuno non vuole una nuova legge elettorale che faccia vincere l’avversario.
I tre partiti flettono, e di conseguenza, anche andare al voto non cambia la situazione.
E’ questa la tragedia di fondo.
****
Oppure cambiare maggioranza
Cambiare maggioranza non è possibile, perché bisogna rendersi conto che già dal 28 febbraio scorso, quando Berlusconi ha annunciato che la soluzione era l’alleanza Pd-Pdl, esisteva nel Pd una parte favorevole da subito a questa soluzione.
Lo vedremo più tardi all’elezione del capo dello Stato. Almeno 101 piddini, ma credo anche di più non hanno consentito l’elezione di Prodi.
Questi non avrebbero mai consentito un governo Sel-M5S-Pd, perché fortemente contrario ai propri interessi.
E’ una tragedia. Si lo è. Ma non si vedono soluzioni. E’ una situazione senza via di scampo.
Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Si potrebbe andare ad elezioni !Oppure cambiare maggioranza.Dipende da chi?
Anche la Tav sarebbe da sospendere.Questa crisi durerà per anni.
Ciao
Paolo11
Vedi, caro Paolo, da tempo, non solo da ora, la situazione è tragica al massimo livello.
Il Pd non può dare nessun segnale perché è un autentico bordello.
Ci voleva un esterno estraneo ai giochi di potere e non facente parte dei comitati di affari delle 22 tribù, per accertare cosa succede alla base del Pd, abbandonata a se stessa e priva di riferimenti.
Il Pd non è innovatore, perché lì non c'è conflitto ma zizzania, e come fosse un condominio dove ci si odia”. L’amministratore lo faccia qualcun altro.
Frabrizio Barca
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Berlusconi e i suoi processi potrebbe far cadere il governo.
Berlusconi potrebbe fare cadere il governo se non ottiene precise garanzie di salvacondotto.
E’ un paradosso, ma proprio le sentenze avverse diventano una potente arma di ricatto.
E dato che al Pd la legalità non interessa affatto, prevale il gioco delle convenienze.
Meglio stare al governo con la Banda Al Tappone che affrontare nuove avventure.
Questo anche con l’avallo del Quirinale e dei poteri forti, interni ed esterni.
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Si potrebbe andare ad elezioni !
Andare ad elezioni non serve, perché il sondaggio di Masia di questa sera, che ha il pregio di indicare, gli indecisi e chi dice basta, indica una sostanziale parità.
Oltre al fatto, che viene dato in leggero vantaggio il “”””””Csx”””””, commettendo l’errore di sommare Sel.
Vendola sarebbe completamente folle se si alleasse con i democristiani del Pd.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Troisi, se fosse in vita direbbe a Vendola : <<Eugè!!!,…..tu su scemo….>>
Vendola ha pagato duramente l’alleanza con la Dc, ha dimezzato il consenso.
Ripetere l’errore è da folli.
Anche perché poi alla guida della Dc non c’è più Bersani ma si profila una guida democristiana di destra.
Pertanto i sondaggisti commettono volontariamente l’errore di sommare il Sel.
Tutti continuano a giocare la propria partita ed ognuno non vuole una nuova legge elettorale che faccia vincere l’avversario.
I tre partiti flettono, e di conseguenza, anche andare al voto non cambia la situazione.
E’ questa la tragedia di fondo.
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Oppure cambiare maggioranza
Cambiare maggioranza non è possibile, perché bisogna rendersi conto che già dal 28 febbraio scorso, quando Berlusconi ha annunciato che la soluzione era l’alleanza Pd-Pdl, esisteva nel Pd una parte favorevole da subito a questa soluzione.
Lo vedremo più tardi all’elezione del capo dello Stato. Almeno 101 piddini, ma credo anche di più non hanno consentito l’elezione di Prodi.
Questi non avrebbero mai consentito un governo Sel-M5S-Pd, perché fortemente contrario ai propri interessi.
E’ una tragedia. Si lo è. Ma non si vedono soluzioni. E’ una situazione senza via di scampo.
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