Re: La Questione Monti
Inviato: 14/04/2012, 16:21
Mi viene il dubbio che la confusione nella quale ci hanno portato gli "incantatori di merli" ci faccia perdere definitivamente il bandolo della matassa.
Cerchiamo di mettere in fila un po' di affermazioni che vanno per la maggiore e di capire se hanno un senso.
Monti è un "tecnico" e come tale va accettato, come necessità imposta dai disastri che altri, non certamente lui, hanno causato.
Ma siamo sicuri che un governo "tecnico" non esprime comunque una politica, che non è neutrale o scientificamente determinata, ma pur sempre il risultato di scelte e di interessi prevalenti?
Giavazzi, Alesina, Fitoussi, lo stesso Prodi sono degli economisti almeno quanto lo è Monti. Eppure dicono cose molto diverse tra loro.
Prima osservazione: questo governo va giudicato, come qualunque altro governo, per le scelte che compie e per gli interessi che rappresenta.
Bersani ha sempre sostenuto che la scelta di un governo di "emergenza nazionale" è stata imposta dal fatto che l'alternativa era quella di tenersi Berlusconi per altri sei mesi e di finire come la Grecia. "Non vogliamo vincere sulle macerie del paese" è stato il suo slogan.
Franceschini (per non parlare degli -oni vari) dice una cosa completamente diversa: che il governo Monti noi l'abbiamo voluto e la destra l'ha subito, perché non poteva fare altrimenti e che "sta facendo esattamente quello che gli avevamo chiesto quando l’abbiamo scelto".
Sull'altro fronte, Osvaldo Napoli (Pdl) dichiara (ma non è il solo): “E’ accertata la continuità del governo Monti rispetto al governo Berlusconi”
Seconda osservazione: Evidentemente più di qualcuno non dice il vero.
Affermava Prodi già dallo scorso dicembre: "L’Italia ha fatto il suo dovere; ora tocca agli altri". Ed ancora più recentemente: "Il cammino verso il pareggio procede nei tempi richiesti e nessuno ci può più chiedere di fare i compiti a casa, anche se la mancanza di direzione della politica europea alimenta ancora gli umori negativi dei mercati". Ed è questo presumibilmente il senso della dichiarazione di Monti in Cina: <<La crisi è superata,..ora possiamo rilassarci>>.
Terza osservazione: se ciò che dice Prodi (e che sembra condiviso dallo stesso Monti) è vero, non è arrivato forse il momento, a prescindere dal fatto se l'attuale governo debba durare fino a maggio o dichiarare già oggi conclusa la sua missione, che ognuno scopra le sue carte ed indichi con chiarezza le proprie "ricette" ed il proprio progetto (concreto, qui ed oggi) per invertire la tendenza dell'economia reale, dopo aver scongiurato il rischio di cadere nel baratro di un default finanziario?
Ovviamente, per quanto ci riguarda, la domanda va rivolta al PD ed alle altre forze dell'area di ciò che resta del centrosinistra.
Dice ancora Prodi, nella prefazione all'ultimo libro di Berselli, che ho appena postato, che "non è possibile costruire il futuro se si continuano a compiere gli errori del passato che ci hanno portato alla crisi. Di questi errori il più grave è la crescente iniquità nella distribuzione dei redditi. Essa ha agito contro le fondamenta stesse della nostra società distruggendo,”con violenza inusitata”, tutti i precedenti modelli di vita. La quota di reddito del lavoro dipendente è andata, durante gli ultimi trent’anni, continuamente calando in tutto il mondo. La differenza nella remunerazione fra manager e dipendenti si è moltiplicata e la ricchezza si è accumulata attorno a gruppi sempre più ristretti, fino a donarci l’immagine di un mondo industrializzato non più diviso per classi contigue ma con una rottura crescente fra l’uno per cento degli onnipotenti e il novantanove per cento di spettatori progressivamente emarginati. Non solo si è rotto l’ascensore sociale che era stato il punto di riferimento della precedente fase di sviluppo del mondo occidentale ma l’edificio del capitalismo sembra essere rimasto addirittura senza scale".
Quarta osservazione: siamo d'accordo sul fatto che è il momento (se non ora quando?) di porre mano con decisione alla "crescente iniquità nella distribuzione dei redditi" considerata come causa della crisi e non semplicemente come astratta esigenza di "equità" nella distribuzione dei sacrifici?
Ciò, per quanto ci riguarda, significa necessariamente uscire dall'ambiguità del governo "di emergenza" e decidere con chiarezza se ha ragione Bersani o Franceschini o Napoli.
Quinta osservazione: quale che sia il giudizio sul Monti "professore" di economia, la fase del governo di "emergenza nazionale" va superata rapidamente stante la sua strutturale impossibilità, in quanto espressione di forze politiche contrapposte, di affrontare le cause della crisi ed imprimere una netta inversione alle politiche degli ultimi trenta anni.
Rimanere nell'attuale stallo non può portare ad altro che ad un continuo deterioramento della situazione ed alla erosione dei consensi verso lo schieramento di centrosinistra che sembra ancora in parte avere la possibilità di liquidare con il voto il berlusconismo e la sua stampella leghista.
Cerchiamo di mettere in fila un po' di affermazioni che vanno per la maggiore e di capire se hanno un senso.
Monti è un "tecnico" e come tale va accettato, come necessità imposta dai disastri che altri, non certamente lui, hanno causato.
Ma siamo sicuri che un governo "tecnico" non esprime comunque una politica, che non è neutrale o scientificamente determinata, ma pur sempre il risultato di scelte e di interessi prevalenti?
Giavazzi, Alesina, Fitoussi, lo stesso Prodi sono degli economisti almeno quanto lo è Monti. Eppure dicono cose molto diverse tra loro.
Prima osservazione: questo governo va giudicato, come qualunque altro governo, per le scelte che compie e per gli interessi che rappresenta.
Bersani ha sempre sostenuto che la scelta di un governo di "emergenza nazionale" è stata imposta dal fatto che l'alternativa era quella di tenersi Berlusconi per altri sei mesi e di finire come la Grecia. "Non vogliamo vincere sulle macerie del paese" è stato il suo slogan.
Franceschini (per non parlare degli -oni vari) dice una cosa completamente diversa: che il governo Monti noi l'abbiamo voluto e la destra l'ha subito, perché non poteva fare altrimenti e che "sta facendo esattamente quello che gli avevamo chiesto quando l’abbiamo scelto".
Sull'altro fronte, Osvaldo Napoli (Pdl) dichiara (ma non è il solo): “E’ accertata la continuità del governo Monti rispetto al governo Berlusconi”
Seconda osservazione: Evidentemente più di qualcuno non dice il vero.
Affermava Prodi già dallo scorso dicembre: "L’Italia ha fatto il suo dovere; ora tocca agli altri". Ed ancora più recentemente: "Il cammino verso il pareggio procede nei tempi richiesti e nessuno ci può più chiedere di fare i compiti a casa, anche se la mancanza di direzione della politica europea alimenta ancora gli umori negativi dei mercati". Ed è questo presumibilmente il senso della dichiarazione di Monti in Cina: <<La crisi è superata,..ora possiamo rilassarci>>.
Terza osservazione: se ciò che dice Prodi (e che sembra condiviso dallo stesso Monti) è vero, non è arrivato forse il momento, a prescindere dal fatto se l'attuale governo debba durare fino a maggio o dichiarare già oggi conclusa la sua missione, che ognuno scopra le sue carte ed indichi con chiarezza le proprie "ricette" ed il proprio progetto (concreto, qui ed oggi) per invertire la tendenza dell'economia reale, dopo aver scongiurato il rischio di cadere nel baratro di un default finanziario?
Ovviamente, per quanto ci riguarda, la domanda va rivolta al PD ed alle altre forze dell'area di ciò che resta del centrosinistra.
Dice ancora Prodi, nella prefazione all'ultimo libro di Berselli, che ho appena postato, che "non è possibile costruire il futuro se si continuano a compiere gli errori del passato che ci hanno portato alla crisi. Di questi errori il più grave è la crescente iniquità nella distribuzione dei redditi. Essa ha agito contro le fondamenta stesse della nostra società distruggendo,”con violenza inusitata”, tutti i precedenti modelli di vita. La quota di reddito del lavoro dipendente è andata, durante gli ultimi trent’anni, continuamente calando in tutto il mondo. La differenza nella remunerazione fra manager e dipendenti si è moltiplicata e la ricchezza si è accumulata attorno a gruppi sempre più ristretti, fino a donarci l’immagine di un mondo industrializzato non più diviso per classi contigue ma con una rottura crescente fra l’uno per cento degli onnipotenti e il novantanove per cento di spettatori progressivamente emarginati. Non solo si è rotto l’ascensore sociale che era stato il punto di riferimento della precedente fase di sviluppo del mondo occidentale ma l’edificio del capitalismo sembra essere rimasto addirittura senza scale".
Quarta osservazione: siamo d'accordo sul fatto che è il momento (se non ora quando?) di porre mano con decisione alla "crescente iniquità nella distribuzione dei redditi" considerata come causa della crisi e non semplicemente come astratta esigenza di "equità" nella distribuzione dei sacrifici?
Ciò, per quanto ci riguarda, significa necessariamente uscire dall'ambiguità del governo "di emergenza" e decidere con chiarezza se ha ragione Bersani o Franceschini o Napoli.
Quinta osservazione: quale che sia il giudizio sul Monti "professore" di economia, la fase del governo di "emergenza nazionale" va superata rapidamente stante la sua strutturale impossibilità, in quanto espressione di forze politiche contrapposte, di affrontare le cause della crisi ed imprimere una netta inversione alle politiche degli ultimi trenta anni.
Rimanere nell'attuale stallo non può portare ad altro che ad un continuo deterioramento della situazione ed alla erosione dei consensi verso lo schieramento di centrosinistra che sembra ancora in parte avere la possibilità di liquidare con il voto il berlusconismo e la sua stampella leghista.