Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Maucat
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da Maucat »

I burotosauri, i politici "pro domo sua" che pensano solo a se stessi e ad accaparrarsi più soldi pubblici possibili e a ubbidire ai loro malavitosi e/o imprenditori di riferimento, i peggiori e più servizievoli giornalisti del mondo, l'opinione pubblica più ignorante e condizionabile del mondo a patto di dar loro partite di calcio e social network a go-gò sugli smartphone, i peggiori imprenditori del mondo che non ci hanno capito un emerito tubo di come il mondo cambiava con la globalizzazione e la caduta del muro di Berlino...
Tutti insieme hanno creato il "mostro" attuale che si è impadronito di ciò che resta della società civile italiana...
Si percepisce che qualcosa cova sotto la cenere ma sono troppo poche le persone che si alzerebbero a far qualcosa per cambiare, la massa è lì pecorona e questo i padroni del vapore lo sanno bene apposta continuano imperterriti a tessere la loro tela di distruzione...
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

Maucat ha scritto:I burotosauri, i politici "pro domo sua" che pensano solo a se stessi e ad accaparrarsi più soldi pubblici possibili e a ubbidire ai loro malavitosi e/o imprenditori di riferimento, i peggiori e più servizievoli giornalisti del mondo, l'opinione pubblica più ignorante e condizionabile del mondo a patto di dar loro partite di calcio e social network a go-gò sugli smartphone, i peggiori imprenditori del mondo che non ci hanno capito un emerito tubo di come il mondo cambiava con la globalizzazione e la caduta del muro di Berlino...
Tutti insieme hanno creato il "mostro" attuale che si è impadronito di ciò che resta della società civile italiana...
Si percepisce che qualcosa cova sotto la cenere ma sono troppo poche le persone che si alzerebbero a far qualcosa per cambiare, la massa è lì pecorona e questo i padroni del vapore lo sanno bene apposta continuano imperterriti a tessere la loro tela di distruzione...

Anche da queste parti se li fai ragionare un po’ arrivano a queste conclusioni. Ma poi non si capisce la mancata reazione.
Mi diventa facile in questi casi l’esempio della palla che cade dalla cima della montagna. Più tardi impieghi per recuperarla e più questa scende velocemente lungo il pendio verso valle. Più lungo e faticoso sarà il percorso per risalire.

Quello che sono riuscito a capire, nei miei settant’anni di vita, è perché le cose devono succederti come in questi giorni a Genova per farti reagire.

Uno storico, circa un anno fa, ad un convegno sulla Resistenza precisò che la reazione operaia e borghese non avvenne subito dopo l’8 settembre 1943. Di questo ne avevo sentore ma non conferma.

L’8 settembre 1943 sono solo i soldati italiani che prendono una decisione, quando l’esercito si sfascia a seguito dell’armistizio. Alcuni di loro vanno nella Repubblica di Salò. Altri prendono la via della montagna, altri tornano a casa ( vedi “Tutti a casa” con Alberto Sordi) altri vengono fatti prigionieri e spediti nei campi di concentramento in Germania. Solo dopo sei mesi qualcosa si muove nelle file della Resistenza.
Non era mai successo prima in queste dimensioni, che tedeschi e repubblichini entravano nei palazzi e portavano via uomini anche non appartenenti alla Resistenza. Credo che qualcuno sia cominciato a svegliarsi in quell’occasione. Prima avevano portato via dalle case solo gli ebrei. E qui torna la poesia di Martin Niemöller

Io continuo ad insistere sul fatto che la mia generazione è stata senz’altro la più fortunata, in senso complessivo, su tutte le altre della storia italiana. Le generazioni che seguono hanno anche in parte usufruito e goduto di quel clima che era stato creato all’interno della società italiana.

Adesso si sta rapidamente perdendo tutto quanto e le nuove generazioni dovranno faticare oltremodo per sopravvivere. Ad esempio, un dato passato la settimana scorsa sui quotidiani annunciava che 94mila italiani hanno abbandonato il Paese in un anno in cerca di lavoro.

Qual’è quindi il punto di rottura individuale e collettivo degli italiani dell’anno domini 2014?

Carico di rottura
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

In fisica e ingegneria dei materiali il carico di rottura (detto anche forza di rottura o sollecitazione a rottura) è il limite, in termini di forza o sollecitazione esterna applicata, oltre il quale un materiale risulta definitivamente inservibile dal punto di vista della resistenza.
camillobenso
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Viviamo costantemente immersi in un mare di balle e di imbrogli.


RENZI: PRONTI DUE MILIARDI DI EURO.
13/10/2014 di triskel182


Immagine


Le ditte: “Fateci fare i lavori, rischio serio”. Era il 5 agosto.

LA LETTERA indirizzata al premier Matteo Renzi il 5 agosto scorso dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, rimasta in un cassetto di Palazza Chigi senza risposta alcuna, inchioda il governo alle proprie responsabilità. “Tutti i ricorsi sono stati respinti. Nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico. Gli ultimi eventi alluvionali hanno evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e della Regione e – con l’avvicinarsi della stagione autunnale – rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di riaccendere la tragedia del novembre 2011”. Puntualmente la tragedia, infatti, si è presentata. Il contenuto della lettera è stato rivelato dal Tgla7 nell’edizione di sabato sera e pubblicato già sul Fatto Quotidiano di ieri. Come se niente fosse, però, il premier Renzi ieri è ovviamente intervenuto sulla tragica alluvione di Genova, senza far minimamente riferimento alla questione. Silenzio di tomba sul tema.

“Vedo i ragazzi che spalano il fango – ha scritto il premier su Facebook – dalle strade e a loro va il mio grazie. Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli”. Insomma, cavilli, burocrazia e ritardi. Ma ritardi di chi? Incurante del ridicolo Renzi continua: “E assicuro ai genovesi, che non si sono piegati e che si sono rimboccati le maniche per spalare via fango e detriti dal loro futuro, l’impegno economico del Governo fin dalla legge di stabilità cui stiamo lavorando in queste ore”: promette 2 miliardi per il dissesto idrogeologico in tutta Italia. Ci mancherebbe pure non lo facesse. Ma insiste: “C’è bisogno di sbloccare i cantieri, come abbiamo iniziato a fare con l’unità di missione. Di superare la logica dei ricorsi e controricorsi che rendono gli appalti più utili agli avvocati che non ai cittadini”. Ecco, appunto.

Da Il Fatto Quotidiano del 13/10/2014.
camillobenso
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Repubblica 14.10.14
Il Paese del partito unico
di Franco Cordero

MR VANTA uno strepitoso 40.8% alle europee, ma da allora sono avvenute cose influenti sul fronte elettorale. Consideriamole. Veniva alla ribalta sotto il segno della novità: giovane, dinamico, ricco d’apparenti idee, contro l’inetta vecchia guardia; trova sèguito nell’area del disgusto, con qualche riserva sulla figura (boy scout, agonista in tornei televisivi, rampante tra corridoi e piazza). Sconfitto alle primarie dagli oligarchi, li sbaraglia nella rivincita: il partito era uscito male dalle urne; sconta una vocazione a perdere radicata nelle persone; e l’emerso in controtendenza ha gioco comodo verso il governo. Se l’era combinato il neoregnante, rieletto dopo misteriose tresche notturne, chiamandovi Enrico Letta, qualificato dal titolo familiare (è nipote del plenipotenziario d’Arcore), affinché attuasse le famose «larghe intese», ossia un pastiche a tre colori, postcomunista, biancofiore, berlusconiano, mentre l’Italia ha l’acqua alla gola, grave malata sotto l’occhio clinico europeo. Dovendo definire l’irrompente nuovo leader, lo diremmo democristiano evoluto con tenui ascendenze savonaroliane-lapiresche: scaltro, insonne, veloce, famelico, alieno dai dubbi, sicuro d’essere predestinato, ideologicamente amorfo, quindi pronto a muoversi; sa tutto della politica brulicante, avendo scalato le nomenclature in provincia e Comune.

Rispetto al governo in penoso marasma, può giocare tre carte: sostenere i tentativi d’uscire dalla crisi; chiedere una svolta strategica; sostituirsi al premier evanescente, fermi restando gli equilibri. Scartiamo la prima ipotesi: non fa del bene gratis; lavora pro se ipso. La seconda mira alle urne, sul presupposto che, visti i pericoli, gl’italiani riscoprano l’organo pensante, ma implica dei rischi.

Neapolitanus Rex dixit: terrà vive le Camere; e quando le sciogliesse, sarebbe dubbia la vittoria d’un cartello della sinistra, gravata da cattivo destino. L’aspirante dev’essersi convinto che questa via non conduca a Palazzo Chigi. Meglio entrarvi comodamente, unico possibile demiurgo. L’insuccesso del Nipote gli apre ampi spazi: prima o poi il vento della crisi cade; non consta che sia economista ferrato, e sentendosi irresistibile, prende sotto gamba le difficoltà. In appeal e disinvoltura tattica nessun concorrente lo supera; gl’italiani amano i numeri da palcoscenico; Re Lanterna patisce gli anni; i notabili Pd hanno mutrie poco sopportabili. L’occasione cade dal cielo.

Con questo presumibile interno psichico affoga Letta junior, orfano del sostegno quirinalesco. Bastava una lieve spinta. L’esordio è gaffe sonante, quando dichiara «profonda sintonia» col supremo affarista, formalmente oppositore, i cui disegni viscerali tutti sanno dove mirino. Era sincero. Da allora non è emerso un solo dissenso su questioni capitali. Ante omnia, la giustizia. Era arguibile dai nomi cos’avessero pattuito i due nel colloquio segreto al Nazareno, presente Letta maior: il nuovo ministro, scelto dal Colle, impersona un Pd morbido, leader dei soidisants «giovani turchi» governativi; i due sottosegretari vengono da Arcore (uno s’era distinto a corte affatturando l’espediente del legittimo impedimento nelle cause berlusconiane); e sabato 4 ottobre il guardasigilli ammette che diverse essendo le «sensibilità» nell’équipe, il falso in bilancio non sia incriminabile. Lo sapevamo ma ormai è ufficiale che un corruttore plutocrate abbia autorità dirimente quale patrono del malaffare white collar.

Al trionfo elettorale europeo cooperavano i dissidenti dalla linea berlusconoide e sono voti persi dall’infedele. Quanto attiri i «moderati», lo dicono furie nelle gerarchie forzaitaliote: può mangiarseli tutti; è l’uomo che elettori devoti aspettavano, erede naturale del vecchio monarca, indenne da ripulsioni moralistiche, amicusfamilias del conterraneo Denis Verdini. Nei due partiti, rosa e blu, fermentano dissensi interni e viene fuori l’embrione d’un partito unico. Benestanti in colletto bianco formano un bacino dove pescare. Così esperto della politica brulicante, sente l’erba che cresce. Insomma, ha futuro a destra. Non può riconvertirsi: gli pesa addosso l’accusa d’infedeltà e rischierebbe la fine del predecessore se sfidasse il vecchio diarca, ad esempio su intercettazioni o delitti estinti dal tempo, consegnandosi agli oppositori interni (altrettanto inclini ai patti sotto banco: vedi Bicamerale, D’Alema, Violante ecc.); non sbaglia nella percezione del vento. Ormai esiste in quanto uomo nuovo. I segni lo confermano sulla linea d’una «profonda sintonia». Gli rendono ossequio i soliti panegiristi, particolarmente tra i finti indipendenti attivi nel culto berlusconiano: con tante lodi all’innovatore, diranno che ridisegna la carta politica, essendosi allestito gli strumenti mediante riforme costituzionali; non sono più tempi d’ideologia ossessiva.

Veniamo al verso negativo. Dopo otto mesi dall’insediamento siamo ancora al buio e gl’indici puntano in giù: la spinta propulsiva s’è scaricata in pantomime (quella farsa dei gelati contro l’ Economist ) o formule («task force anticorruzione»: se vuole sradicarla, fornisca l’arma penale; ma divus Berlusco lo vieta); i fatti sono materia dura, ribelle alle parole. Nella fattispecie logorano l’attore. Votassimo domani, quel 40.8% sarebbe un sogno, a meno che rosa e azzurri convolino sotto la stessa insegna. Il partito più numeroso ha buone probabilità d’essere quello dei non votanti. Ora, sotto l’effetto logorante in Rentium, chi ripiglia quota? Vecchio e segnato dai colpi, l’Olonese ritrova gli spiriti animali: oppositori interni non gli fanno caldo né freddo in aritmetica elettorale; e cooperando all’agenda del governo, recupera i carismi nell’opinione cosiddetta moderata. Lo vedono ascendente, condomino palese. Inutile dire chi vi perda: l’Italia svenata dal malaffare cronico; continuando le cose in tale verso, sotto queste lune non basta mezzo secolo a colmare i ritardi dall’Europa in sviluppo economico e intellettuale.
camillobenso
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Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, nel libro LICENZIATE I PADRETERNI, segnalano che il sociologo Antonio Merlo della Pennsylvania University sostiene che gli italiani sono un popolo mediocre.

E' difficile dargli torto.

A Genova dopo il fango la beffa.

Sconto di un giorno su Equitalia.

Era difficile scindere chi non aveva ricevuto danni da chi ha perso tutto per colpa dello Stato?

Neppure in questo si sono dimostrati all'altezza.

Altro che mediocri. Siamo dei baluba con la pretesa di essere dei padreterni.
paolo11
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http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... 1.10114301
«Sventato un attacco terrorista alla basilica del Santo a Padova»
Il capo degli 007 del Marocco, secondo la rivelazione de «Il giornale», parla in una sua relazione di una cellula jihadista che aveva pianificato attacchi in città ma anche a Bologna e Milano
PADOVA. La Basilica del Santo di Padova nel mirino del terrorismo islamico. Non solo, un attentato sarebbe già stato sventato con la cattura e la neutralizzazione di una cellula jihadista. È quanto rivela il capo dei servizi segreti del Marocco, Mohamed Yassine Mansouri, in una sua relazione riportata dal quotidiano “Il giornale”.
Il funzionario magrebino ha parlato di cellule pronte a colpire nella metropolitana di Milano, nella basilica di San Petronio a Bologna e appunto al Santo, la chiesa più famosa di Padova, un centro importante della cristianità. «La cellula era marocchina e interagiva con alcuni fiancheggiatori in Italia. Siamo riusciti a fare un buon lavoro – spiega Manouri, 52 anni, da nove alla guida dei servizi segreti di Rabat - Il gruppo è stato messo nelle condizioni di non nuocere».
14 ottobre 2014
...................
Ciao
Paolo11
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La lotta infinita

Paperoni sempre più ricchi con la crisi economica
Nella ricerca di Credit Suisse spicca l'Italia: è terza per ricchezza mediana con 142 mila dollari. Il patrimonio complessivo globale, nonostante la congiutura, è salito dell'8,3% a 263 mila miliardi di dollari: 56 mila dollari per adulto


MILANO - La crisi svuota le tasche di cittadini, le casse degli Stati, ma riempie i forzieri dei Paperoni: secondo il Global Wealth Report di Credit Suisse, nell'ultimo anno, la ricchezza aggregata delle famiglie a livello globale è aumentata dell'8,3% a 263 mila miliardi di dollari, pari a 56mila dollari per adulto. Numeri mai visti prima: il patrimonio complessivo è più alto del 20% rispetto al picco pre-crisi e del 39% sopra il livelllo minimo del 2008. A dimostrazione delle statistiche basti pensare che nel 2000 c'erano "solo" 41mila persone con un patrimonio netto superiore ai 50 milioni di dollari, mentre oggi sono 128mila.

Piketty: "Ricchi sempre più ricchi"

Ma, soprattutto, si tratta di un trend destinato a continuare perché secondo Credit Suisse la ricchezza è destinata ad aumentare del 40% nei prossimi cinque anni, con i mercati emergenti che saliranno al 21% della quota mondiale. E se il fatto che il difficile contesto economico acuisca le differenze tra ricchi e poveri soprattutto in Cina e in India è in qualche modo dato per scontato; stupisce che la crescita di Stati Uniti ed Europa.

Gli Usa mantengono salda la prima posizione con un aumento della ricchezza dell'8,9% in parte giustificato dalla progressione del Pil; l'Europa che invece stagna e fatica a ripartire predicando tagli e austerity azzera i consumi, ma non i ricchi il cui patrimonio è aumentato del 10%. La Svizzera registra la più alta ricchezza media, e ha raggiunto un nuovo massimo di 581 mila dollari per adulto. La ricchezza mediana per adulto in Australia, però, è pari a 225 mila dollari, superando di gran lunga la ricchezza mediana svizzera di 107 mila dollari: terza l'Italia a 142mila dollari, nonostante il Paese si appresti a chiudere il terzo anno consecutivo in recessione.

http://www.repubblica.it/economia/2014/ ... ref=HRLV-4
camillobenso
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Lo scontro delle parole alla fine accende la piazza
E la violenza sugli operai inaugura una stagione pericolosa

ANSA
30/10/2014
FABIO MARTINI


ROMA
Una giornata particolare, una di quelle giornate che potrebbero lasciare una scia. Perché da sette anni - da quando è iniziata la più cupa crisi economica dell’era moderna - in ogni angolo d’Italia si rinnovava un piccolo miracolo: l’angoscia dei senza lavoro si esprimeva con la rabbia, con i cortei, magari con uno spintone o con un insulto. Rarissimamente una deriva violenta. Ma ora, lo scontro a Roma tra lavoratori sindacalizzati (senza ombra di blackblock nei dintorni) e poliziotti, con tanto di carica, rischia di aprire una nuova stagione. Anche - e soprattutto - per responsabilità dei tanti piromani «istituzionali» che - poco prima e poco dopo gli incidenti di piazza Indipendenza - hanno appiccato il fuoco della polemica. Trasformandosi in apprendisti stregoni.

Una giornata nel corso della quale il governo ha finito per trovarsi sotto accusa, da sinistra, per effetto della controversa carica della polizia. In assenza di una versione ufficiale sugli scontri, il governo si è ritrovato per diverse ore in «falsa posizione», tanto è vero che il loquace presidente del Consiglio ha preferito non esporsi con una delle sue proverbiali esternazioni. Renzi, in compenso, ha lasciato trapelare di aver avuto un colloquio col ministro dell’Interno Angelino Alfano. A tutti lo stesso messaggio: «Abbassiamo i toni, bisogna evitare scontri». Ad Alfano ha ovviamente chiesto «una analisi dettagliata, per accertare le responsabilità». E qui il messaggio si fa meno scontato: «Anche per evitare che si possa strumentalizzare cosa è accaduto». Con un pensiero fisso alla Cgil, in questo momento «nemico pubblico» numero uno.
E infatti la giornata si era aperta con l’intervista della leader della Cgil Susanna Camusso a «la Repubblica», così sintetizzata nel titolo: «Renzi a palazzo Chigi grazie ai poteri forti». Una lettura tranchant, che lasciava pregustare un «assalto» alla leader della Cgil. Con argomenti che prendevano subito corpo in un tweet del presidente del Pd Matteo Orfini: «Renzi a Palazzo Chigi lo ha messo il Pd, decidendolo in direzione. E non ricordo festeggiamenti dei “poteri forti”». Ma Renzi, quando attacca la nomenclatura sindacale, deve dimostrare di essere vicino alla «base». E invece i «suoi» agenti non gli facilitavano il compito.
A fine mattinata, in piazza Indipendenza si era appena concluso un presidio davanti all’ambasciata di Germania di cinquecento lavoratori delle acciaierie Ast di Terni. Giorgio Airaudo, oggi parlamentare di Sel e per molti anni uno dei leader della Fiom, riconosce tra i dirigenti della Digos, una funzionaria che ha lavorato per anni a Torino, le confida che davanti alla risposta «fredda» dell’ambasciatore, non sarebbe male favorire un deflusso soft dei lavoratori, che potrebbero indirizzarsi verso il ministero della Sviluppo economico. Quelli della Digos si appartano, sentono i «superiori», ma la risposta non è incoraggiante. Airaudo si fa cercare il ministro dell’’Interno. Ma Alfano non si trova.
A quel punto i lavoratori attraversano in gruppo tutta piazza Indipendenza. Dove vogliano andare, gli agenti non lo capiscono: verso la Stazione Termini, per occuparla, come sosterrà in seguito un comunicato della Questura? Oppure verso il ministero, come sostengono i sindacalisti? Parte qualche insulto verso gli agenti, forse anche qualche bottiglia, sta di fatto che - anziché «contenere» l’esuberanza dei manifestanti - gli agenti caricano. Feriti, da una parte e dell’altra. Dalla Questura arriva il contrordine: ai manifestanti sia consentito arrivare fino al ministero, «esattamente quel che avevano chiesto noi», commenta Airaudo.
Camusso commenta: «Si può immaginare che il governo risponda su come si crea lavoro e su quella parte del Paese che sta sempre peggio e che invece è caricata e picchiata dalla polizia». La Camusso non lo dice esplicitamente, ma il senso, sintetizzato dalle agenzie di stampa, è questo: anziché occuparsi della povera gente, il governo la picchia. Qualche ora prima degli incidenti in piazza, negli studi di «Agorà» Pina Picierno, capolista del Pd nel Sud alle Europee, se ne era uscita con queste parole: «Sono rimasta molto turbata dalle parole di Camusso che dice oggi che Renzi è al governo per i poteri forti. Potrei ricordare che la Camusso è eletta con tessere false o che la piazza è stata riempita con pullman pagati, ma non lo farò». Gli argomenti provocatori della Picierno ricevevano una gelida replica della Cgil: pensi al tesseramento del Pd campano. In serata Renzi faceva sapere di aver parlato anche con Maurizio Landini. Che smentiva. E Renzi, a quel punto, ha fatto sapere di essere stato cercato da Landini, alle 16,25, di averci parlato alle 17,19 e di essersi scambiato con lui tre sms.
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

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LA DESTRA CHE NON C’È
Il bipolarismo scomparso nell’Italia delle due sinistre
di Pierluigi Battista

Siamo tentati dal bipartitismo, ma intanto in Italia rischiamo l’estinzione del bipolarismo. La logica bipolare poggia infatti su due pilastri: ma se il pilastro della destra si sgretola, il sistema diventa monco, asimmetrico, squilibrato. Con la robusta spallata renziana, il dibattito politico sembra essere occupato esclusivamente dallo scontro tra le «due sinistre», perché la destra di governo non c’è più, è silente, marginale, cupa, risucchiata nella rassegnazione minoritaria. Anche le ultime elezioni europee hanno assistito al duello tra Renzi e Grillo. Nel frattempo la destra di governo, che solo sei anni fa totalizzava circa il 45% dei voti, è diventata una somma di sigle, percentualmente tutt’altro che trascurabile: ma tanti frammenti non fanno un intero. E oggi tutti sanno che, in caso di elezioni, non ci sarebbe partita. Il risultato finale sarebbe scontato. La democrazia dell’alternanza diventerebbe un pallido ricordo.

È crollata la destra di governo. L’umore di destra è ancora vivo. La nuova Lega di Salvini è capace di portare una consistente fetta di popolo in piazza. Ma è la destra protestataria che si alimenta di rabbia e sofferenza sociale, forte e radicata come quella francese di Le Pen (padre), non la destra di governo che compete per la conquista della maggioranza, come avviene nel resto dell’Europa, talvolta perdendo, talvolta vincendo, tuttavia sempre competitiva.
La destra italiana si aggrappa al carisma residuo di Berlusconi, ma non sa più parlare al suo «blocco sociale». Agganciandosi alla locomotiva renziana, spera di intestarsi una titolarità e una nuova rispettabilità «costituente» nella sfera delle riforme istituzionali, ma senza portare qualcosa di «suo», senza convinzione, senza entusiasmo, o per non dare un dispiacere a un leader che sembra amare più il giovane rottamatore della parte avversa che Forza Italia. La destra italiana non ha più un’idea forte, qualcosa che convinca chi l’ha votata in passato a rinnovare la sua fiducia e chi si affaccia per la prima volta alla politica a scommettere insieme per il futuro. L’esercito delle partite Iva, la piccola e media impresa, i commercianti, i liberi professionisti, il vasto ceto medio che per vent’anni ha trovato nella destra la sua casa è frastornato, deluso. Magari, galvanizzato dalla protesta antitasse, è tentato da Salvini, anche se il furore contro gli immigrati e gli inni del capo della Lega al Gulag della Corea del Nord lo tengono a debita distanza. Magari non escluderebbe la carta Grillo, anche se il leader dei Cinque Stelle appare appannato, sbiadito, confuso. Oppure c’è la tentazione Renzi: ma innamorarsi del leader dello schieramento avversario certifica la fine di una storia politica, una diaspora infinita, la cancellazione di un intero ciclo politico. Senza considerare i Comuni e le Regioni: persi uno ad uno con percentuali avvilenti, come si è visto a Reggio Calabria nei giorni scorsi.

Quando trionfava Berlusconi, almeno la sinistra compensava i suoi dolori con il governo delle grandi città e delle Regioni centrali. Alla destra un tempo di governo non resta nemmeno questo contrappeso. Quando Berlusconi stravinceva, la sinistra aveva i sindacati, le cooperative, gli intellettuali, l’ establishment dei grand commis di Stato. Ma la destra non ha niente di tutto questo.
La crisi drammatica in cui versa Forza Italia non riguarda solo Forza Italia, ma il nostro sistema politico. La cosa migliore del bipolarismo è la democrazia dell’alternanza: la paura per chi governa di perdere il potere, di veder prevalere lo schieramento avverso, di essere battuto alle elezioni e tornarsene a casa. Una destra ripiegata in se stessa, rinchiusa nella sua fortezza, attenta a captare ogni variazione nello stato umorale del Re, paralizzata nell’attesa che al suo leader venga restituita piena agibilità politica, frastornata dalla rivoluzione generazionale che ha elettrizzato gli avversari guidati da Renzi, una destra così è destinata alla sconfitta, alla testimonianza, all’autoperpetuazione del proprio apparato.
Senza slanci, senza nemmeno, forse, la voglia di vincere. Accontentandosi di sperare che la legislatura non finisca presto e che almeno, visti i numeri dell’attuale Parlamento, la destra abbia almeno voce in capitolo nell’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Un colpo duro alla democrazia dell’alternanza, se la destra non pensasse seriamente alla propria autoriforma. Un esito amaro per chi, vent’anni fa , predicava il futuro radioso di una «rivoluzione liberale».
30 ottobre 2014 | 09:16
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http://www.corriere.it/politica/14_otto ... 99fb.shtml
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