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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Come se ne viene fuori ? - Pagina 121
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Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 14:44
da camillobenso
Esodo 10,1-20

Le cavallette

(Sl 78:46; 105:34-35)(Gl 1:2-12; 2:1-11)
1 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal faraone; poiché io ho reso ostinato il suo cuore e il cuore dei suoi servitori, per fare in mezzo a loro i segni che vedrai, 2 e perché tu possa raccontare ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli quello che ho operato in Egitto e i segni che ho fatti in mezzo a loro. Così saprete che io sono il SIGNORE». 3 Mosè e Aaronne andarono dunque dal faraone e gli dissero: «Così dice il SIGNORE, il Dio degli Ebrei: "Fino a quando rifiuterai di umiliarti davanti a me? Lascia andare il mio popolo perché mi serva. 4 Se tu rifiuti di lasciar andare il mio popolo, domani farò venire le cavallette su tutto il tuo paese. 5 Esse copriranno la superficie del paese e non si potrà vedere il suolo; divoreranno il resto che è scampato, ciò che è stato lasciato dalla grandine e divoreranno ogni albero che cresce nei campi.6 Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi servitori e le case di tutti gli Egiziani, come né i tuoi padri né i padri dei tuoi padri videro mai, dal giorno che furono sulla terra, fino ad oggi"». Detto questo, voltò le spalle e uscì dalla presenza del faraone. ……………………………………………….12 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano sul paese d'Egitto per farvi venire le cavallette; ed esse salgano sul paese d'Egitto e divorino tutta l'erba del paese, tutto quello che la grandine ha lasciato». 13 Mosè protese il suo bastone sul paese d'Egitto e il SIGNORE fece levare un vento orientale sul paese, tutto quel giorno e tutta la notte. Quando venne il mattino, il vento orientale aveva portato le cavallette. 14 Le cavallette salirono su tutto il paese d'Egitto e si posarono su tutta l'estensione dell'Egitto. Erano numerosissime: prima non ce n'erano mai state tante, né mai più tante ce ne saranno. 15 Esse coprirono la superficie di tutto il paese, che ne rimase oscurato, e divorarono tutta l'erba del paese e tutti i frutti degli alberi, che la grandine aveva lasciato. Nulla di verde rimase sugli alberi né sulle erbe della campagna, in tutto il paese d'Egitto.
16 Allora il faraone chiamò in fretta Mosè e Aaronne e disse: «Io ho peccato contro il SIGNORE, il vostro Dio, e contro di voi. 17 Ma ora perdonate, vi prego, il mio peccato, questa volta soltanto. Supplicate il SIGNORE, il vostro Dio, perché almeno allontani da me questo flagello mortale». 18 Mosè uscì dalla presenza del faraone e pregò il SIGNORE. 19 Il SIGNORE fece levare un vento contrario, un fortissimo vento di ponente, che portò via le cavallette e le precipitò nel mar Rosso. Non rimase neppure una cavalletta in tutta l'estensione dell'Egitto.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 15:44
da camillobenso
An ghin gò, ..questa volta le cavallette a chi le do?

E le cavallette toccarono alla amata Italia.

Questa è un’altra spallata all’Italia morente. Secondo Guarguaglini:

Finmeccanica, parla l'ex numero uno
'Partiti e sindacati, la spartizione è prassi'
La lottizzazione delle poltrone? Normale, "una laboriosa mediazione" cui partecipavano tutti
Tangenti? "Il problema sono le mediazioni negli appalti". La versione di Pierfrancesco Guarguaglini
"Non c'era solo Marco Milanese (l'ex consigliere di Giulio Tremonti, ndr), c'erano l'opposizione, i sindacati". E sulle tangenti dice: "Può accadere, come per qualsiasi prodotto. A volte i mediatori chiedono percentuali alte, non so poi cosa ne facciano, la mia preoccupazione era che i soldi non tornassero nelle tasche dei miei manager"


Tutti insieme appassionatamente.

Come per l’Iri un tempo, oggi Finmeccanica provvedeva ai bisogni della casta.

Una cosa però rimane molto, molto, molto strana. Hanno beccato Penati, hanno beccato Lusi, non hanno risparmiato Bossi e cerchio magico. Hanno pizzicato Errani. Il Celeste Forrmigù lo stanno rosolando a fuoco lento. Daccè e Simone sono in ritiro spirituale da mesi a San Vittore. Milanese è stato fatto fuori.

Eppure…………………….ambarabà, cici, cocò, non si capisce bene perché a quasi un anno di distanza, dopo che è venuto fuori che i Re Magi di Finmeccanica si sono recati per ben 14 nella sede dell’Udc, certamente non per portare incenso e mirra, Pierazzurro e il suo partito rimangono indenni?

Forse perché deve rifare la DC?



Finmeccanica, l’ex numero uno: “Sindacati e partiti, tutti vogliono una poltrona in Cda”
Intervista all'ex presidente della compagnia Pierfrancesco Guarguaglini, indagato per false fatturazioni nell'inchiesta sugli appalti Enav, che svela: "Non c'era solo Milanese, la quota di minoranza del consiglio era lottizzata per prassi". Sulle tangenti: "A volte i mediatori chiedono percentuali alte, non so poi cosa ne facciano, ero preoccupato che i soldi non tornassero nelle tasche dei manager"

di Giorgio Meletti | 23 agosto 2012
Commenti (69)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... na/331997/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 16:00
da paolo11
Se i governi si sono mossi in questi anni su certe schifezzze che succedono in Italia.Lo devono a Stella e Rizzo, con il libro la casta.
Al fatto quatidiano a Report,Annozero ecc... strizia la notizia.
Ci voleva un giornale per far capire a chi ci governa che le scorte ai politici, era una cosa da rivedere.
Solo attravenso quelli citati sopra si è mosso quancosa,altrimenti se fosse stato per loro non sarebbe cambiano niente.
Sono falliti i partiti tradizionali,se non cambia anche il sindacato gli iscritti si rivolteranno pure con loro.
Con la manovra Monti sulle pensioni e pensionati, hanno perso credibilità il sindacato.
Come hanno potuto acettare di togliere l'indicizzazione sul caro vita oltre i 1401 euro lordi.
Hanno considerato che ci sono persone a mono reddito che devono pagare anche l'affitto?E il sindacato non ha fatto un .........
Ciao
Paolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 17:16
da iospero
Una Cosa Seria

Ad uso e consumo di elettori sfiduciati, militanti delusi, e leader senza troppo coraggio, con alcuni amici, soprattutto elettori sfiduciati e militanti delusi, abbiamo scritto un manifesto. Una sveglia che trilla.
Questo documento è stato scritto a molte mani (da Giulio Cavalli, Francesca Fornario, Alessandro Gilioli, Matteo Pucciarelli, Luca Sappino e Pasquale Videtta) ma non ci interessano i padri o i primi firmatari; ci interessa farsene carico e condividerlo. Sul serio.
da Il semaforo blu di Luca Sappin - Blog d'autore4

Ma il PD cosa farà? un compromesso come faceva la Balena Bianca ?

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 18:36
da camillobenso
Prima dovrebbe dirci quanto ha preso da Finmeccanica. Poi Monti è uno statista? Non scherziamo con le cazzate di questi tempi.

Ha due bombe atomiche innescate sotto la sedia, Fiat e Ilva, che difficilmente riuscirà a controllare. Il Financial Times dichiara che 12 impianti automobilistici devono essere chiusi, Opel da settembre passa alla settimana corta, la Peugeot chiude la fabbrica a Aulnay in Francia a luglio e taglia 8.000 posti di lavoro, le banche italiane stanno pensando ad una sfoltitina di personale (neppure il mitico posto in banca è più sicuro), e lo "statista" va a Rimini a raccontare che vede la fine del tunnel. Che differenza fa con posti di villeggiatura e ristoranti pieni del suo predecessore, il noto salmone della notte dei morti viventi?

Per il fatto di avere la bocca non vuol dire che bisogna sempre usarla per sparare cazzate.

SINDACATI
E Bonanni apre al Monti bis:
«Non vedo altri statisti all'orizzonte»

Il segretario generale della Cisl: «Spero che l'impegno della Fornero sulla detassazione sia fondato»

Dopo Monti? «Non mi pare ci siano statisti all'orizzonte, meglio l'originale che una copia». Con una battuta il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, sembra aprire la strada a un Monti bis, un nuovo esecutivo nel 2013, guidato ancora dal professore. Nonostante il presidente del consiglio abbia più volte escluso l'ipotesi di proseguire l'esperienza di premier oltre le prossime elezioni, la prospettiva continua ad essere discussa. Anche dal segretario della Cisl Bonanni, che nel corso della mattinata, ha anche commentato quando dichiarato dal ministro Elsa Fornero, in particolare sulla detassazione dei salari. «Spero che l'impegno sia fondato - ha detto - e ci si metta la stessa determinazione messa su pensioni e mercato lavoro. La vicenda fiscale è centrale - ha spiegato Bonanni - e una riduzione netta su salari e pensioni è importante per i consumi. A Fornero dico però che un segno particolare bisognerebbe darlo sulla produttività. Il Governo ha dimenticato per sei mesi di rifinanziare la detassazione del salario di produttività per poi rimetterlo in piedi per la metà. Fornero dovrebbe fare una battaglia su questo».
LA CRISI - Per uscire dalla crisi, ha aggiunto il leader sindacale, non è rimasto altro che un «vero e proprio moto di popolo», una «mobilitazione generale». Secondo Bonanni non c'è più spazio per «registi che dispensano sicumere e decisioni. Non ha efficacia. Quello che è efficace è una mobilitazione e un coinvolgimento generale per arrivare ad una verità forte: che noi siamo stati al di sotto delle nostre responsabilità e siamo stati al di sopra delle nostre possibilità». Certo, aggiunge pure il segretario, «è meglio che ci sia ottimismo che pessimismo, ma deve essere fondato su elementi certi - ha precisato -. O ci salviamo da noi stessi o non ci salva nessuno anche perché l'economia mondiale sta retrocedendo. O il carrozzone in Italia si mette in moto o non ce la faremo». Ecco perché, secondo il segretario della Cisl, ci deve essere «un vero e proprio moto di popolo. Non esistono registi che dispensano qui e lì sicumere o decisioni.

Redazione Online
23 agosto 2012 | 11:53
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/12_agos ... d36c.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 18:45
da camillobenso
LA CRISI IN GERMANIA
Opel, a settembre scatta la settimana corta
Riguarderà sia Russelsheim che Kaiserslautern: più di 15.000 dipendenti avranno il salario alleggerito del 6%


Mentre la Bmw festeggia la crescita delle vendite trainate dai mercati asiatici, i tedeschi fanno i conti con la crisi dell'auto in casa. A farne le spese è la Opel, marchio della General Motors che ha appena annunciato l'introduzione della settimana corta per migliaia di dipendenti a partire da settembre. La misura riguarda sia il quartier generale di Russelsheim dove si produno Insignia e Astra, sia la fabbrica di Kaiserslautern che produce motori e componentistica. Nel primo caso si parla di 3.500 dipendenti del settore produttivo e 3.300 amministrativi, nel secondo di 2.500 impiegati. Non vengono invece toccati dal provvedimento i 7.000 dipendenti del centro di sviluppo della sede principale.
PESSIMO COMPLEANNO - La settimana corta viene annunciata proprio nel giorno in cui il gruppo festeggia 150 anni dalla sua fondazione (la prima compatta di Opel risale addirittura al 1936, ben 76 anni fa). Kimmes Holger, membro del Considlio d'amministrazione Opel, ha spiegato che la società non è più in grado di compensare i cali di produzione con misure straordinarie di contabilità.

STIPENDIO LEGGERO - Il taglio dell'orario di lavoro costringerà i dipendenti a rinunciare fino al 6% del compenso netto mensile, secondo quanto scrive la Dpa. Il presidente del Consiglio di fabbrica, Wolfgang Schaefer-Klug, sottolinea però che l'introduzione di questo provvedimento «garantisce il mantenimento dei posti di lavoro».

Redazione online
23 agosto 2012 | 15:55
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/economia/12_agos ... d36c.shtml

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 18:49
da camillobenso
Peugeot chiude la fabbrica di Aulnay in Francia e lascia a casa 8000 dipendenti
July 12, 2012
0 Comments

Auto: Peugeot taglia 8 mila posti in Francia
Stop alla fabbrica di Aulnay, esuberi anche a Rennes
«Misure necessarie per rispondere alla crisi»


MILANO- Il gruppo Psa Peugeot-Citroen annuncia la chiusura di uno stabilimento in Francia e il taglio di 8 mila posti di lavori. Il piano è stato presentato in mattinata dal presidente Philippe Varin. E Oltralpe sta provocando un vero e proprio putiferio. Tranne in borsa dove il titolo ha reagito bene all’annuncio. A fermarsi dal sarà l’impianto di Aulnay alla periferia di Parigi, dove lavorano oltre 3.000 persone alle linee di montaggio della Citroen C3, mentre altri esuberi sono stati individuati a Rennes, per un totale di 1.400 addetti su 5.600. In quest’ultimo impianto si fanno le berline alto di gamma Peugeot 508, Citroen C5 e C6, difficili da vendere in tempi di austerità. A questi numeri si aggiungeranno altri 3.600 uscite all’interno del gruppo. Misure necessarie – secondo il costruttore- ad arginare il crollo del mercato che nel primo semestre porterà i conti in rosso per 700 milioni di euro. (i dati saranno presentati il prossimo 25 di luglio) L’obiettivo del drastico piano di ristrutturazione è ritornare al break-even, ma non prima della fine del 2014, avverte Varin.
CHOC IN FRANCIA- In Francia, dove non chiude una fabbrica d’auto da 20 anni (l’ultima è stata quella Renault di Billacourt nel 1992) la mossa della Psa Peugeot Citroen sta suscitando scalpore e polemiche. Per il primo ministro Jean-Marc Ayrault « è un vero choc per tutti i dipendenti del gruppo, per i territori colpiti da questo progetto, e più in generale per l’industria automobilistica nel suo insieme». Per i sindacati della CGT quella della Peugeot «è una dichiarazione di guerra».

L’ECCESSO DI CAPACITA’ PRODUTTIVA- Secondo le previsioni del gruppo francese, le vendite di auto in Europa caleranno del 10% a causa della forte dipendenza da mercati in crisi, come Spagna e Francia. Le fabbriche girano a livelli troppo bassi per generare utili: nel Vecchio Continente il tasso di utilizzo è sceso al 76% nel primo semestre del 2012, dall’86% del 2011. E nei siti dove si producono utilitarie e compatte, che contano per il 42% sul totale delle immatricolazioni di Peugeot e Citroen, il dato è ancora più basso . E il problema si pone ancora di più alla luce della recente alleanza con la General Motors, in base alla quale nasceranno modelli su piattaforme condivise, probabilmente in alcuni impianti in comune.

Daniele Sparisci da corriere.it

http://www.ultimissimeauto.com/peugeot- ... ipendenti/

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 23/08/2012, 21:17
da paolo11
iospero ha scritto:Una Cosa Seria

Ad uso e consumo di elettori sfiduciati, militanti delusi, e leader senza troppo coraggio, con alcuni amici, soprattutto elettori sfiduciati e militanti delusi, abbiamo scritto un manifesto. Una sveglia che trilla.
Questo documento è stato scritto a molte mani (da Giulio Cavalli, Francesca Fornario, Alessandro Gilioli, Matteo Pucciarelli, Luca Sappino e Pasquale Videtta) ma non ci interessano i padri o i primi firmatari; ci interessa farsene carico e condividerlo. Sul serio.
da Il semaforo blu di Luca Sappin - Blog d'autore4

Ma il PD cosa farà? un compromesso come faceva la Balena Bianca ?

Certamente questo faranno per stare a galla.
Ciao
Pasolo11

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 24/08/2012, 9:19
da camillobenso
La premiata salumeria ABC, annuncia vobis l'accordo sulla legge elettorare. Di Pietro sostiene che è un Superporcellum.

Ma a noi che ce frega. La legge se la sono fatta su misura per loro, non per noi...

Il moderatore de Il Fatto ieri ha respinto questo commento:

L’edicolante, stamani, discutendo delle problematiche dei sudditi e della casa regnante tricolore, faceva notare che a differenza delle altre nazioni il popolo italiano preferisce arrangiarsi piuttosto che impegnarsi. Russi e francesi hanno fatto una rivoluzione e il maestro Mario Monicelli sosteneva che all’Italia mancava una rivoluzione. Da troppo tempo questo popolo si è addormentato e adeguato al potere. Fai tu perché io non ho voglia di impegnarmi, non ho voglia di pensare. La stessa storia era successa con Mussolini e il suo regime. In questa fase sta succedendo la stessa cosa. L’ammucchiatona ABC, da otto mesi non riesce a realizzare la legge elettorale che da più di due anni viene ritenuta “falsamente” prioritaria da tutti i partiti. Non combinano nulla perché per loro “legge elettorale” significa trovare quella formula per avvantaggiare il proprio partito ai danni degli altri. Del sistema Paese e dei suoi cittadini non gliene frega assolutamente niente, l’importante è che la casta si piazzi per 5 anni. E i sudditi italiani subiscono il tutto senza reagire. Non hanno neppure il coraggio di organizzare uno sciopero del voto per costringere il Capo dello Stato ad intervenire per garantire che la legge elettorale sia scelta dai cittadini e non dai masnadieri che siedono in questo Parlamento fallito.




Arriva la legge elettorale “alla greca”. Su misura per arrivare a un Monti bis
Premio di maggioranza al singolo partito, che esiste solo ad Atene. Potere di nomina di una bella fetta di parlamentari. E, soprattutto, nessun bisogno di dichiarare le alleanze prima del voto. Così la normativa che sostituirà il Porcellum renderà più agevole lo sbocco verso una "grande coalizione". Salvaguardando le "esigenze dei partiti"

di Marco Palombi | 23 agosto 2012Commenti (158)

L’accordo sulla legge elettorale? Ancora non c’è, ma per il 29 agosto, quando tornerà a riunirsi la commissione competente in Senato dovrebbe esserci un testo base. In realtà le questioni sul tavolo non sono di piccolo conto, visto che mai come in questo genere di cose il diavolo è nei dettagli: in sostanza, la brutta legge che si profila potrebbe fare del tutto schifo. Il trio delle meraviglie che gestisce la partita – Denis Verdini per il Pdl, Maurizio Migliavacca per il Pd e Lorenzo Cesa per l’Udc – tornerà a riunirsi lunedì o martedì e quello dovrebbe essere l’incontro in cui i tre alchimisti produrranno la pietra filosofale in grado di tenere in vita i loro committenti, i partiti della maggioranza montiana. Per alcuni l’esito di questa accelerazione è il voto a novembre, altri – come il costituzionalista Stefano Ceccanti – segnalano che è impossibile andare al voto così presto avendo da ridisegnare i collegi. Ecco dunque, sempre che non salti il tavolo, una breve rassegna di quanto deciso finora.

COME LA GRECIA. Il premio di maggioranza andrà al partito e non alla coalizione. Era una delle richieste del Pdl e anche il Pd alla fine ha capito che gli conviene. Sarà del 15% visto che questa soglia è stata considerata inprescindibile da Pierluigi Bersani: “Non un punto di meno”, ha avvertito. Curiosamente l’unico altro paese europeo che ha un sistema del genere è la vituperata Grecia: ad Atene il partito che vince si becca un premio di 50 seggi alla Camera, pari al 16,6% dei posti disponibili. Similitudine che non pare imbarazzare i proponenti.

L’AMMUCCHIATA. Il sistema che si profila è largamente proporzionale: se non fosse per il premio di maggioranza saremmo ai bei tempi di Mariano Rumor. Col bonus al partito anziché alla coalizione non c’è alcuno spazio per le alleanze pre-elettorali, i governi si decideranno dopo il voto. Scenario perfetto per quanti – come il presidente della Repubblica – sostengono l’ipotesi di un nuovo governo Monti (o para-Monti) anche dopo le prossime elezioni.

Simile, ma diversa la partita che su questo punto giocano Bersani e Casini: l’accordo per allearsi dopo il voto (col democratico a palazzo Chigi) c’è già – magari tirando dentro anche Vendola e Sel, ma non Di Pietro – solo che non si può dire prima, pena la perdita di pezzi consistenti di elettorato che giudicano questo accordo contro natura (questo è valido in particolare per l’Udc che, dicono i sondaggi, lascerebbe per strada circa la metà dei suoi voti).

LISTE BLOCCATE. Croce e delizia dei partiti, resteranno anche nella legge elettorale prossima ventura per circa un terzo degli eletti: così i caporioni dei partiti potranno ancora nominare circa 200 deputati e 100 senatori. Peraltro, faranno finta di non farlo più: restringendo le circoscrizioni, che ad oggi sembra l’orientamento prevalente, nel listino deciso a Roma ci saranno al massimo quattro nomi. Potrebbero finire persino sulla scheda dando l’illusione di una vicinanza fittizia tra eletto ed elettore.

SALVA-LEGA. Siccome il Carroccio se la passa male e non è certo di raggiungere la soglia nazionale del 5% alla Camera (al Senato potrebbe essere all’8%), i tre saggi hanno pensato bene di introdurre una sorta di clausola di salvaguardia per gli amici padani. In Parlamento potranno entrare anche i partiti che non superano il minimo, ma che portano a casa comunque l’8% in almeno tre regioni (in un’altra versione si parla di cinque circoscrizioni elettorali ma il principio è lo stesso). I leghisti, dunque, potranno allietare la vita anche del prossimo Parlamento, mentre rischiano movimenti della stessa consistenza, al momento, come Sel o Italia dei Valori: avendo più o meno le stesse percentuali in tutta Italia gli sarebbe difficile raggiungere l’8% in tre regioni.

COLLEGI Sì, MA PROPORZIONALI. Il kamasutra elettorale vero, però, è quello dei collegi uninomali proporzionali, che eleggeranno la maggior parte del prossimo Parlamento. Attenzione all’ultima parola. Si dice: c’è il collegio, la gente vota il candidato. Non è vero: i voti di ogni collegio vengono poi raggruppati per circoscrizione (quando grande, ancora non si sa) e i seggi assegnati proporzionalmente ai candidati che hanno preso la percentuale più alta nei singoli collegi. Insomma, non è affatto detto che chi prende più voti in un collegio venga eletto, né che chi ne prende meno sia escluso. È quello che potremmo definire “il paradosso di Firenze centro”: il Pd non riuscirà mai ad eleggere nessuno in quel collegio perché le sue percentuali nel contado sono ancora più alte, anche se i voti assoluti inferiori. Per di più, questo sistema – già in uso per le province – lascia ampi margini di accordi sottobanco ai leader dei partiti, soprattutto al Sud, dove ancora esistono i pacchetti di voti: mettimi un candidato scarso in quel collegio così eleggo il tizio che mi piace e io farò lo stesso con uno tuo. Per evitarlo, qualcuno propone il recupero dei “migliori non eletti”

Quel che manca è tantissimo. Finché non si sa quali saranno le circoscrizioni per i collegi e quelle per i listini bloccati non è chiaro quali saranno gli esiti: più sono piccoli, più l’effetto maggioritario è più intenso e viceversa. La partita è tutta lì: tra il ritorno completo al proporzionale (rappresentanza) e una distorsione che privilegi i partiti più grandi (governabilità) è solo questione di misure.

Re: Come se ne viene fuori ?

Inviato: 24/08/2012, 9:36
da camillobenso
E' tornato Bersande dal Polo Sud e dichiara. "I cittadini devono scegliere chi mandare in Parlamento". Se fosse vero i cittadini caccerebbero tutti i vecchi dinosauri e dinosauri dell'allevamento del Partito dei defunti.

Chissà se dopo 8 giorni di silenzio, chiarirà se la denuncia del Fatto sui 98.000 euro percepiti dal Gruppo Riva è un falso.

Il Fatto, come altri potrebbero sbagliarsi, basta chiarire perché per adesso c'è solo una versione.


Bersani: “Elezioni anticipate pensiero dannoso, ma il Pd è pronto a governare”
Il segretario del Pd a Repubblica: "A Monti chiedo un cambio di passo: l'esecutivo non ha percepito lo scivolamento dell'economia reale". E rilancia sulla riforma elettorale alla "greca": "I cittadini devono scegliere chi mandare in Parlamento". Ma La Russa frena

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 agosto 2012
Commenti (6)

Più informazioni su: elezioni anticipate, legge elettorale, Mario Monti, pd, Pier Luigi Bersani, Porcellum.

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“A Monti chiedo un cambio di passo. E’ ora di riscrivere l’agenda, è il momento di rompere l’avvitamento tra austerità e recessione, di aprire gli occhi”, di “sostenere l’economia reale” e di “battere i pugni in Europa sui piani antispread’’. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che in un’intervista a Repubblica definisce l’esecutivo tecnico “una parentesi non ripetibile” e sottolinea che il suo partito “è pronto per governare”.

Monti e l’uscita dalla crisi. Poi una chiara risposta al presidente del Consiglio Mario Monti che al meeting di Comunione e Liberazione aveva parlato di “avvicinamento all’uscita dalla crisi”. “Credo nella possibilità di uno spiraglio” per uscire dalla crisi, sostiene Bersani, “ma ancora non lo vedo e ho l’impressione che il governo finora non abbia percepito lo scivolamento dell’economia reale”. Secondo il segretario democratico “ci sono cose che il governo può fare subito: rafforzi gli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni immobiliari in funzione antisismica e ambientale; adotti misure di sburocratizzazione eliminando passaggi burocratici o esternalizzandoli; finanzi l’innovazione coi crediti d’imposta sulla ricerca e la defiscalizzazione degli investimenti; introduca una vera Dual Income Tax”. Sul caro carburanti, “sento parlare di una defiscalizzazione dell’Iva sulle infrastrutture, praticamente senza copertura. Bene, ma perchè da mesi si dice no alla sterilizzazione dell’Iva sulle accise per la benzina?”, dichiara il segretario del Pd, che per alleggerire l’Imu torna a proporre “un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari” e chiede il “rafforzamento della tracciabilità dei capitali”.

Napolitano? “Si può criticare, ma con rispetto”. Bersani interviene anche sul conflitto sollevato dal presidente Napolitano, che “si può criticare ma deve essere rispettato”, e si mostra disponibile a discutere di una nuova legge sulle intercettazioni ma, precisa, “la condizione è che ci sia un pacchetto complessivo di riforma della giustizia, con al primo posto le nuove norme contro la corruzione”.

Le elezioni anticipate. Bersani non auspica né vede all’orizzonte elezioni anticipate, ma esclude anche un governo tecnico. “Il limite della soluzione tecnica non sta nel governo Monti, che pure ha fatto un gran lavoro, ma nella mancanza di univocità’ di una maggioranza che ha opinioni diverse”, spiega. “In un Paese maturo si fronteggiano un centrodestra, un centrosinistra ed eventualmente una posizione centrale. Chi vince, governa. Questo significa che non si può andare al voto proponendo una Grande Coalizione”.

In merito ai timori sul dopo Monti, “se in Italia passasse l’idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi, noi ci porremmo al margine delle democrazie del mondo”, sostiene Bersani. “Se a Bruxelles o sui mercati si ha paura per la tenuta del rigore in Italia, voglio credere che ci si riferisca a un rischio Berlusconi o a un pericolo populista, non al centrosinistra. Noi abbiamo fatto l’euro”.

La legge elettorale alla “greca”. E poi la legge elettorale, quella riforma “alla greca” di cui ormai si parla da alcuni giorni e che sarebbe la piattaforma per un accordo tra Pd e Pdl, dopo mesi di trattative inconcludenti, conannunci dati e poi smentiti come ieri. Bersani si dice “disposto a chiudere in fretta”, ma a due condizioni: “Un premio di maggioranza ragionevole”, il 15%, e “una quota significativa di collegi uninominali per ricreare un legame tra elettori ed eletti”. Dunque un restyling del Porcellum con un premio per assicurare qualche margine d’azione al governo nascente senza patemi d’animo e, dall’altra parte, un maggiore numero di collegi, in modo da spazzare via le liste bloccate dei “nominati”. I paletti fissati da Bersani sono due. Il primo: “La sera in cui si chiudono le urne il mondo deve sapere chi governa, altrimenti ci travolge uno tsunami”. Secondo: “I cittadini devono scegliere chi mandare in Parlamento”.

Le alleanze. Parlando di alleanze, il segretario del Pd spiega che “entro ottobre saranno pronti 10-15 punti di programma”, sulla cui base “il centrosinistra proporrà un’alleanza di legislatura alle forze liberali e moderate”, spiega Bersani. “Dentro questo perimetro non ci sono solo Vendola e Casini, ma ad esempio anche i socialisti”, mentre Di Pietro “è evidente che vuole star fuori”. Per le primarie “in autunno vareremo una carta di intenti, e tra novembre e dicembre faremo le primarie di coalizione, con la massima apertura alle forze politiche e alla società civile”.

La Russa frena: “L’accordo sulla legge elettorale non c’è”. L’ottimismo di Bersani, però, fa a pugni con l’ennesimo no del coordinatore del Pdl Ignazio La Russa: “Non credo si sia trovato un accordo. Non si sono superate le solite divergenze”. Nella legge elettorale, dice, “le riforme sono ancora più necessarie se il premio di maggioranza verrà dato al partito che vince e non alla coalizione”. Questo perché “se il premio va al partito, alcuni partiti minori confluiranno inevitabilmente nel partito principale, quindi il numero dei possibili candidati aumenta assai. E chi si prende la responsabilità di dire qual è il candidato giusto in quella zona o in quell’altra?”. Una “buona mediazione”, aggiunge, è quella di Casini: “Alla Camera le preferenze e al Senato i collegi sul tipo del sistema in vigore per le provinciali”. E conferma la candidatura di Silvio Berlusconi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... qus_thread