Berlusconi è ancora armato e pericoloso

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camillobenso
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A un passo dalla fine

La Consulta non ferma il processo Mediaset. Tra la vita e la morte politica del Cav c'è solo una sentenza (già scritta). Il governo? Occhio ad andare a braccetto con chi ti sta uccidendo


Alessandro Sallusti - Gio, 20/06/2013 - 16:18


Tutto come previsto. Ora tra la vita e la morte politica di Silvio Berlusconi c'è solo un passo, una sentenza della Cassazione.


È quella sul processo diritti Mediaset che dovrà confermare o no, entro l'autunno, la condanna a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici inflitta in secondo grado al leader del Pdl.

Ieri infatti la Corte costituzionale non ha invalidato quel processo - come chiesto dalla difesa - sostenendo che un Consiglio dei ministri convocato d'urgenza (su pressione dell'Europa) dall'allora premier Silvio Berlusconi non poteva valere come legittimo impedimento a partecipare a un'udienza (che i giudici svolsero senza l'imputato).
In sintesi: dei giudici che decidono che cosa è utile, necessario per un governo e quindi per il Paese. Un'arrogante interferenza di un potere dello Stato (la magistratura) nei confronti di un altro potere (l'esecutivo), ultimo atto di una persecuzione formale e sostanziale iniziata all'indomani della famosa discesa in campo. Tra pochi mesi, quindi, il leader del Pdl perderà l'agibilità politica. Non uso il condizionale perché sono sicuro che la sentenza di morte è in realtà già scritta. Non c'è motivo perché la casta dei magistrati, se lasciata libera di scorrazzare, si fermi sul più bello. So che non pochi, dentro il Pdl e nella corte, consigliano Berlusconi di stare fermo immobile perché in qualche modo le cose ancora si possono aggiustare. Sono le famose colombe, le stesse che garantivano il buon esito della sentenza di ieri. Io non sono contrario alle mediazioni, ma ai fallimenti sì. Colomba è colui che fa la spola portando avanti e indietro un ramoscello di pace. Mi pare che le nostre colombe invece partano col ramoscello e tornino regolarmente a zampe vuote. Cioè sono inutili, direi dannose come i piccioni.
Berlusconi se la cava alla grande quando dà retta solo a se stesso, al massimo all'umore del suo elettorato. E non credo proprio che gli elettori del Pdl siano felici di vederlo uscire di scena silente e umiliato. Perché è chiaro che, via lui, il Pdl si scioglierà come neve al sole. E non è un mistero che già qualcuno dei colonnelli per salvarsi si stia spalmando crema protettiva gentilmente offerta da finti amici (la stessa usata da Fini al tempo del tentato golpe).
Tre mesi. Questo il tempo per stanare il presidente Napolitano, duro nel sostenere il governo di larghe intese ma ambiguo nel garantire l'agibilità politica di uno dei due soci. Non so se la sentenza di ieri inciderà sulla tenuta del governo (Berlusconi dice di no). Ma so che andare a braccetto e spianare la strada a chi ti vuole morto non è da colombe. O è da fessi o da doppiogiochisti.


http://www.ilgiornale.it/news/interni/g ... 28777.html
camillobenso
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L'Appollayatollà


20 GIU 2013 18:30

L’AYATO-CAV – L’IPOTESI DI UN SILVIO “SPIRITO SANTO” DEL PDL IN CASO DI INELEGGIBILITA’ - FRECCERO: “FARÀ CASINO, MA NON FINISCE”


Salvatore Merlo per "Il Foglio"


"Da Cavaliere ad Ayatollah? E' difficile immaginarsi Berlusconi che fa lo spirito santo del Pdl, uno che parla di teologia e da ordini dalla distanza, lui è il verbo che si fa carne". E Carlo Freccero, che nel 1994 tra le risate e lo scetticismo altrui disse "guardate che quello lì vince le elezioni", in materia di profezie berlusconiane va preso sul serio.
Anche se la domanda che stavolta gli viene fatta appartiene al campo semantico dell'irrealtà ("una fiction", dice lui). Che succede se tra otto mesi la Corte di Cassazione, quando si riunirà per esaminare le carte del processo Mediaset, dovesse confermare la sentenza d'Appello e privare così Silvio Berlusconi dei diritti politici rendendolo ineleggibile?

"Prima che accada farà lui un casino che la metà basta", immagina Freccero. E poi? Sarebbe politicamente finito? "Lui non finisce perché non finisce il Milan, non finisce Mediaset e non finisce nemmeno la Mondadori, che sono la sua linfa vitale". Allora può fare l'Ayatollah, la guida spirituale, senza seggio e senza incarichi. "Da un certo punto di vista sarebbe anche un martire, una vittima ascetica, un simbolo vivente di lotta. Chissà che questa immagine non finisca per sedurlo. L'uomo è notoriamente, come dire... elastico".

Quello dell'interdizione è un pensiero serpeggiante e tormentoso che attraversa la mente del personale politico di centrodestra. Nel Pdl alcuni credono che prima di farsi condannare Berlusconi cercherà di ottenere nuove elezioni. Ma poi, a un certo punto, comunque sia, le sentenze arrivano.

E dunque che succede se i grandi magistrati d'Italia non lo salvano? Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Pdl, opina, in bilico tra ironia e rassegnazione, "una condanna sarebbe inaccettabile", dice, "un sopruso", ma poi: "A destra c'è una tale assenza di alternativa che Berlusconi può benissimo fare l'Ayatollah. Casini, Fini, Tremonti si sono tutti suicidati, mezze cartucce. Lui è invece una forza naturale che può adattarsi a tutto", come guidare il centrodestra senza sedere in Parlamento, prestare il suo nome, il suo volto, la sua voce e senza aver alcun ruolo formale. Ecco, adesso pare quasi di vederlo con il turbante in testa, l'Ayato-Cav.


"In autunno sarà chiuso il ciclo delle sentenze che potrebbero dargli l'interdizione dai pubblici uffici, ma prima dovrà anche esprimersi il Parlamento", dice Rino Formica, l'ex ministro che ritiene secondario il destino giudiziario di Berlusconi rispetto "al partito dei moderati" e che dunque non ritiene impossibile l'equilibrismo tra l'interdizione e la sopravvivenza carismatica del Cavaliere monumentalizzato.

"Per vie traverse, persino illogiche e non razionali, Berlusconi in questi anni ha incontrato un popolo di destra che si è fatto governo", dice Formica. "Questa cosa non si spazza via. Basta che qualcuno, un uomo di prestigio culturale e politico, a un certo punto si alzi in piedi e dica queste parole: ‘A noi interessa il partito dei liberali e moderati d'Italia', quel popolo esiste anche se Berlusconi sta fuori dal Parlamento. Alla caduta del fascismo, Nenni e De Gasperi non si posero il problema di Mussolini, ma del fascismo di massa.
Ricordo sempre che nel 1947 fu scritto nella Costituzione, all'articolo 12 delle norme transitorie, che non si sarebbe dovuto sospendere i diritti politici degli esponenti e dei fondatori del Partito fascista per più di cinque anni. Sapete che significa? Significa che nel 1952 uno qualsiasi dei triumviri, o lo stesso Mussolini se fosse sopravvissuto, sarebbe potuto diventare parlamentare".

Il senatore Andrea Augello, ex di An, peraltro relatore del procedimento di ineleggibilità che pende sulla testa del Cavaliere a Palazzo Madama, dice che "Ayatollah per Berlusconi non basta, lui dovrebbe essere perlomeno Ayatollah supremo, come Khomeini.

E' indubitabile che Berlusconi resti a vita il capo, anche chi pensava il contrario oggi si è ricreduto. Ma il problema è serio. Se la Cassazione conferma le condanne, e in punto di diritto non vedo come possa, allora si realizza la profezia che da vent'anni attraversa l'Italia, sempre sussurrata ma mai avverata. E saremmo la prima democrazia occidentale ad avere un capo dell'opposizione che non può sedere in Parlamento.

Non ci vedo niente di buono. Non si rinuncia a un diritto così importante senza denunciare con forza la lesione degli equilibri democratici che ne consegue". Certo, ma qui ci si chiede se dopo aver strepitato, dopo il fermento, la polvere non possa depositarsi in un nuovo ordine, certo anomalo e un po' paradossale. Che Ayatollah sarebbe Silvio Berlusconi?

"Con queste premesse, il suo sarebbe un tipo di sacerdozio molto militante", dice Augello cui non fa difetto l'ironia. "D'altra parte ne esiste già uno di Ayatollah in Italia". Chi? "Grillo ovviamente, non è parlamentare, non è segretario di partito, ma è guida suprema della rivoluzione, e ha pure la barba come un iraniano. Che non guasta".

Strategia di sopravvivenza per il Cav in caso di azzoppamento giudiziario: restare guida anche fuori dal Parlamento – Cicchitto: “Berlusconi sa adattarsi a tutto” – Formica: “Prima delle sentenze, dovrà esprimersi ancheil Parlamento” - Augello: “Il Cav dovrebbe essere perlomeno Ayatollah supremo come Khomeini”...
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Pdl furioso, Bondi avvisa Letta, Berlusconi frena


20 giugno 2013

Il no della Consulta al legittimo impedimento per l'ex premier proprio non va giù al Pdl. Michaela Biancofiore, 'pasionaria' berlusconiana, sottosegretario alla Pubblica amministrazione, dopo annuncia che farà «ricorso personale alla Corte dei diritti di Giustizia europea, affinché Berlusconi possa essere giudicato come le persone normali». Ma è il coordinatore del partito Bondi che manda un messaggio a Enrico Letta. Perché alla fine il discorso resta quello: una sentenza che non investe neanche uno degli esponenti di governo né vicende politiche dell'esecutivo ma le vicende Mediaset del capo del Pdl Berlusconi non dovrebbe investire minimamente l'esecutivo. Ma questo è lo spauracchio che il Pdl sventola. Poi, nel tardo pomeriggio, il portavoce del Cavaliere Bonaiuti cerca di smorzare le polemiche.

- Bonaiuti: «Berlusconi sostiene Letta, è un punto fermo»

- Epifani: «Caso Berlusconi non faccia cadere il governo di servizio»

- Rodotà: «Berlusconi condannato? Ineleggibile per legge»

- Bondi: «Letta pensi alla sorte di Berlusconi»

- RETROSCENA: Ira del Cav: «Vogliono eliminarmi». Ieri la sentenza della Consulta di F. Fantozzi

A 'Radio ies', riferendosi al no della Consulta al ricorso sul conflitto di attribuzione tra poteri sollevato dalla presidenza del Consiglio dei ministri contro il tribunale di Milano in merito al legittimo impedimento dell'allora presidente del Consiglio, Michaela Biancofiore dichiara decisa: «Per Berlusconi sarai capace di fare qualsiasi cosa. Voglio ancora sperare che si sia una magistratura che faccia davvero la magistratura e che ancora la giustizia sia uguale per tutti». Per il sottosegretario «ieri è venuto meno il principio cardine della democrazia, ovvero la leale collaborazione tra poteri». Perciò «farò ricorso personale, se il Presidente mi darà il via libera, alla Corte dei diritti e di giustizia europea affinchè possa avere un giusto processo». Secondo la fedelissima del Pdl «non è pensabile che i magistrati vengano nominati dalla politica, soprattutto quelli delle alte cariche, o che ci sia una magistratura rappresentata da correnti politiche».

Sul governo l'esponente Pdl dice: «Letta non può dormire sonni tranquilli, e non per il centrodestra: è evidente che nell'alveo del centrosinistra, che già due mesi fa era convinto di aver vinto le elezioni, c'è un fuoco amico. E non può dormire sonni tranquilli, c'è una parte del paese a cui non piace». Non solo: «C'è, indubbiamente, un reticolo di magistrati che di fatto hanno fondato un partito politico ideale, che è andato oltre ogni morale pubblica, e non a caso ci sono molti magistrati scesi in politica e che fanno della loro toga la loro forza». E tornando al suo leader osserva: «Berlusconi è un Grillo ante litteram. Tutto quello che ha fatto Grillo oggi non è altro che una Forza Italia reinventata con i nuovi social media e con i mezzi tecnologici moderni rispetto a 20 anni fa».

http://www.unita.it/italia/biancofiore- ... a-1.506898
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20 GIUGNO 2013
Ricatto Berlusconi: salvatemi o faccio crollare tutto
Dopo lo stop della Corte costituzionale e in attesa della sentenza della Cassazione, il Cavaliere cerca l’aiuto a scrutinio segreto del Pd. Letta, il governo non è in pericolo. L’annuncio della Fed affonda le Borse. Azzurri con fatica alla semifinale. Tensione e proteste in Brasile contro il carovita

di Gianluca Luzi, a cura di Giorgio Caruso
montaggio Paolo Saracino


http://video.repubblica.it/rubriche/rep ... ef=HREC1-1
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il Fatto 21.6.13

“Non ha rispettato il patto” Il pdl contro Napolitano
Dopo la sentenza della Consulta sul caso Mediaset, i fedelissimi di B. minacciano il Colle, rammentandogli i presunti “accordi” e andando all’incasso in vista del vero salvacondotto: prescrizione in Cassazione o amnistia



La Stampa 21.6.13

Il peso crescente delle sentenze sul futuro dell’esecutivo

di Marcello Sorgi



La crisi di governo per i guai giudiziari di Berlusconi non ci sarà, ma la turbolenza cominciata dopo la sentenza della Corte costituzionale e in attesa degli altri verdetti che riguarderanno il Cavaliere nei prossimi giorni (Ruby uno e due, Bari e De Benedetti) si annuncia più intensa del previsto. Primi effetti, a sole 24 ore dal verdetto della Consulta, un rinvio del Consiglio dei ministri previsto per oggi, ufficialmente perché dev’essere votata la prima fiducia su un decreto in Parlamento, e un malumore che dalle stanze berlusconiane di Palazzo Grazioli si dirige verso il Colle.
Anche se tutti gli uomini di Silvio si affrettano a minimizzare, la versione che circola sembra assai vicina al pensiero del leader, che avrebbe preteso da Napolitano una più forte moral suasion nei confronti dei giudici costituzionali, considerati impropriamente agli ordini del Capo dello Stato. Il quale, ovviamente, da parte sua, considera irricevibili osservazioni di questo genere.
Nei prossimi giorni la pressione del Pdl sul governo sui temi dell’economia (taglio degli aumenti dell’Iva ma non a scapito di un ritorno dell’Imu) aumenterà. Anche in questo caso, ufficialmente senza alcuna connessione diretta con le pendenze giudiziarie del leader del centrodestra, ma forse in vista dell’apertura della procedura di convalida dell’elezione (ma leggi anche: di dichiarazione della possibile ineleggibilità) di Berlusconi. Una specie di fuoco di avvertimento, rivolto essenzialmente al Pd, nel quale non tutti sono d’accordo a lasciar correre anche stavolta e a far restare soli Movimento 5 stelle e Vendola in un eventuale voto per l’espulsione del Cavaliere dal Parlamento. Si tratterà, in ogni caso, di una pratica a lungo iter, e di un calendario che può essere allungato o accorciato, per evitare votazioni scomode (soprattutto per il Pd), o per tenere appeso Berlusconi non solo ai suoi processi. In due parole: nel Pd la divisione che si annuncia è tra chi vorrebbe votare per espellere politicamente Berlusconi dal Senato, e chi dice che è inutile, tanto presto potrebbe pensarci la Cassazione.
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il Fatto 21.6.13
Questioni parallele
La decisione dei senatori e l’interdizione

INELEGGIBILITÀ e interdizione dai pubblici uffici sono due insidie distinte, per Silvio Berlusconi, ma viaggiano su binari paralleli. L’eventuale ineleggibilità deve essere stabilita dalla giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, il ramo del Parlamento in cui è stato eletto l’ex premier. La giunta si riunisce per la prima volta martedì a Palazzo Madama. Il Movimento 5 stelle, che ha fatto partire il ricorso sull’ineleggibilità di Berlusconi, spera di arrivare al voto già il 9 luglio. Ma le procedure sono complesse e farraginose: bisogna stabilire i relatori regione per regione, preparare le relazioni, studiare i casi pregressi, ascoltare i ricorrenti. Difficile ipotizzare ci possano volere meno di tre settimane. L’interdizione dai pubblici uffici sarebbe stabilita dalla sentenza della Cassazione sul caso Mediaset, nel caso in cui la corte confermasse la condanna di Berlusconi. I giudici del Palazzo di Giustizia non si esprimeranno prima di novembre o dicembre, ma sicuramente entro la prossima primavera, per evitare di far scattare la prescrizione. In caso di interdizione, il Senato dovrebbe essere chiamato a decidere sulla decadenza del seggio del Cavaliere.



il Fatto 21.6.13
Lo svuota-carceri selettivo: salva solo potenti e benestanti
La bozza Cancellieri: libero chi ha pene sotto i 4 anni
di Emiliano Liuzzi

La bozza del decreto svuota carceri è già pronta. La strada più breve è stata quella di riprendere in mano la legge Simeone-Saraceni, entrata in vigore il 14 giugno 1998 (all'epoca salvò Forlani, Citaristi, Pomicino, Sama e Bisignani) che risparmiava il carcere a chiunque debba scontare fino a tre anni. Il decreto Cancellieri si limita in sostanza a due aspetti: concessione degli arresti domiciliari o pene alternative a coloro che abbiano compiuto i 70 anni, e ingresso in carcere impossibile alle persone condannate a 4 anni. Restano esclusi i condannati per associazione di stampo mafioso, traffico di droga, terrorismo, sequestro di persona a scopo di estorsione.
BENEFICI che il governo ritiene nella relazione “indispensabili per fronteggiare il sovraffollamento delle carceri” e si aggiungono alla legge Gozzini, al rito abbreviato (che sconta già di un terzo la pena) e alla buona condotta, ossia 45 giorni di carcere in meno ogni anno al detenuto modello. Il punto è che la riforma, così come pensata dal governo, prevede tutti i benefici ottimi per la casta. E confezionati per coloro che hanno spalle robuste, una casa in cui vivere, una famiglia che può aiutare il condannato, un ottimo avvocato e nessun precedente.
Tutti requisiti che gli stranieri clandestini o gli scippatori non possono avere. Uscirebbero dal carcere il giorno successivo i poliziotti condannati per l'omicidio Aldrovandi, mentre resterebbe in carcere il clandestino albanese arrestato due giorni fa e colpevole di non avere il permesso di soggiorno e per “false dichiarazioni a pubblico ufficiale”. Altro punto fondamentale, che amplia ancora il raggio di azione della Simeone-Saraceni, riguarda la detenzione agli arresti domiciliari. Prima il magistrato di sorveglianza doveva per legge concederla alle persone anche parzialmente inabili che avessero compiuto i 60 anni di età. Adesso il parzialmente inabili sparirebbe e la detenzione a casa sarebbe concessa a tutti coloro che invece hanno compiuto 70 anni. Un esempio pratico, Calisto Tanzi: tornerebbe a casa, e non per lo stato di salute, ma solo per problemi anagrafici.
Il governo è pronto a portarla a termine perché è “l'Europa che ce lo chiede”. Come scritto in calce si tratta di un decreto per “contrastare il sovraffollamento delle carceri e per adottare i rimedi imposti allo Stato italiano dalla Corte europea dei diritti dell'uomo”. Opposizione per ora non c'è, eccetto quella del Movimento 5 stelle, pronto anche a manifestare. Il resto verrà deciso nelle stanze di palazzo Chigi, sede della solida alleanza tra il Pd e il Pdl.
Al momento si tratta di una bozza, ma la linea guida che ne segue è in realtà molto chiara e ha alle spalle un progetto politico. Non riguarda direttamente i pubblici ministeri: questa volta il decreto è molto legato alla parte finale dell'esecuzione della pena e non entra più nel merito di quelli che sono i reati scoperti in flagranza. In sostanza lo scippatore finisce in galera, successivamente godrà della liberazione anticipata. L'ordine di custodia cautelare, invece, dovrà seguire attentamente le disposizioni che Letta e i suoi si preparano a varare.
Il documento, fino a oggi mai uscito e in mano al Fatto Quotidiano, non prevede variazioni capillari della Simeone-Saraceni. I giuristi, quando venne varata la legge nel 1998, la definirono un “indulto permanente”. Questa ne è la fotocopia, con una più ampia valutazione dei benefici.
Si tratta di otto pagine con le linee guida dove – chi ha steso la relazione – si sofferma anche sui soldi da trovare per fare in modo di adeguare e ristrutturare le carceri che esistono in Italia. “In realtà”, spiega al Fatto il procuratore aggiunto di Torino, Paolo Borgna, “sarebbe bene pensare a strutture carcerarie diverse. Oggi abbiamo tutti carceri di massima sicurezza, nati e costruiti soprattutto negli anni del terrorismo. Oggi le esigenze sono cambiate. Probabilmente sarebbe più agevole costruire strutture che hanno costi meno sostenuti, anche aperte, dove i detenuti possano avere la libertà di lavorare, e non pensare solo alle evasioni. Chi ha commesso due scippi non pensa a evadere, non è il pluriomicida. Come diceva Cesare Beccaria sarebbe il caso di addolcire la pena. Che sia immediata o comunque vicina al reato commesso, ma più dolce”.


Repubblica 21.6.13

L’emendamento fantasma del Cavaliere spuntano tetti più alti per l’interdizione
Tentato blitz nel decreto carceri. Slitta il Consiglio dei ministri

di Francesco Bei e Liana Milella



NON c’è niente da fare, mi vogliono arrestare. Ma io non mollo, io sarò sempre con voi: anche fuori dal Parlamento continuerò la mia battaglia». Mercoledì sera, a palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi ha indossato davanti ai suoi i panni del perseguitato politico, lo statista che predica «nervi saldi» nonostante la persecuzione dei giudici comunisti.
LO STESSO messaggio il Cavaliere l’ha fatto recapitare anche a Enrico Letta — nell’entourage del leader Pdl si parla di una conversazione diretta tra i due — volta a rassicurare il premier sulla navigazione tranquilla del governo «nonostante l’attacco dei pm contro di me».
Eppure, dietro la facciata da “force tranquille”,dietro la nuova strategia difensiva affidata al principe del foro Franco Coppi, qualche manina sarebbe già all’opera con i metodi di sempre. Quelli delle leggine ad personam. Ci sarebbe infatti un “emendamento-fantasma”, un codicillo ancora non precipitato in alcun testo formale ma pronto a spuntare all’improvviso sul primo vettore utile, magari nei primi due decreti utili: quello sulle carceri della Cancellieri o quello sulla sicurezza di Alfano, visto che ormai i due provvedimenti da ieri sono ufficialmente separati. La norma-ombra dovrebbe intervenire sugli articoli 28 e 29 del codice penale, quelli che disciplinano l’interdizione dai pubblici uffici. Proprio la pena accessoria a cui è stato condannato Berlusconi nel processo Mediaset. Si tratterebbe semplicemente di agire aumentando gli anni di pena che rendono obbligatoria l’interdizione, oppure escludendo alcuni reati per l’applicazione della pena accessoria. Insomma, se anche il Cavaliere perdesse in Cassazione, potrebbe sempre restare in Parlamento.
Dell’emendamento-fantasma si parla con circospezione nel governo, c’è chi sostiene di averlo visto materialmente. Ed è un fatto che il Consiglio dei ministri, che si sarebbe dovuto riunire oggi, è slittato a mercoledì. Ed è la seconda volta che il testo sulle carceri viene rimandato da una seduta all’altra per «divergenze di opinioni» tra il Viminale e la Giustizia. Che sia proprio l’emendamento-fantasma l’oggetto della disputa? Anche perché la parte che riguarda le pene alternative al carcere è già chiusa e non giustifica questo slittamento: si tratta di quattro articoli che aumentano la possibilità della liberazione anticipata, del ricorso al lavoro esterno e aprono le celle ai condannati per reati legati allo spaccio di stupefacenti. E tuttavia, se anche il testo venisse licenziato dal governo senza l’emendamento- ombra, nulla vieta che la stessa manina possa ripresentarlo in Parlamento. Del resto che il decreto carceri sia diventato un oggetto del desiderio lo dimostra il tentativo di Niccolò Ghedini che ieri l’Ansa ha portato alla luce. Il legale di Berlusconi voleva l'inserimento di una norma che prevedesse la possibilità di vedersi riconosciuta la detenzione domiciliare per reati con pena fino a 10 anni. Nel testo sulla messa alla prova questa possibilità viene riconosciuta solo per reati con pene fino a 6 anni.
Se la strategia difensiva del Cavaliere oscilla fra il virtuosismo giuridico di Coppi e il ricorso alla leggi ad personam, la stessa incertezza c’è sul destino del governo Letta. È vero che Berlusconi ha assicurato al premier di non voler ritirare la delegazione del Pdl, ma è anche vero che ieri il clima si era decisamente fatto più burrascoso. Il leader del Pdl si sente infatti «ingannato » e ce l’ha con tutti. Ce l’ha con la Consulta, ma ce l’ha anche con il capo dello Stato che non l’avrebbe tutelato. Insomma, Berlusconi inizia a sospettare che la pacificazione riguarda tutti tranne uno, proprio quello a cui servirebbe di più. Ma è anche consapevole di non poter provocare una crisi su un suo problema personale di giustizia. Per questo tutto il focus si èspostato adesso sui temi economici, gli unici che interessano agli elettori in questo momento. È lì che arriverà, se arriverà, il colpo mortale. «Noi — spiega Daniele Capezzone citando il motto olimpico - vogliamo un governo citius, altius, fortius.Ma se non fa quello che abbiamo promesso in campagna elettorale che ci sta a fare?». All’obiezione che non si trovano sei miliardi di euro per stoppare Imu e Iva, il presidente della commissione finanze risponde scrollando le spalle: «Ma davvero ci vogliono far credere che non si possono tagliare 6 miliardi? Sono 1/133esimo della spesa pubblica, lo 0,75% del bilancio dello Stato. Suvvia, non scherziamo».
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il Fatto 21.6.13
Il salvacondotto
Ecco perché l’amnistia aiuta Berlusconi
di Antonella Mascali

Fa il ministro tecnico della Giustizia Annamaria Cancellieri, ma per due volte in 48 ore fa sapere che la “strada maestra” per risolvere la vergogna delle carceri italiane è quella dell’amnistia o dell’indulto. Un provvedimento che, se scritto con criteri esclusivamente umanitari, potrebbe anche essere utile, ma che per come è sempre stato fatto non ha mai risolto le condizioni terribili dei detenuti. Ha “graziato”, però, molti colletti bianchi.
IL PROVVEDIMENTO deve essere approvato dai due terzi delle Camere e il Guardasigilli, inevitabilmente, passa la palla: “Spetta al Parlamento decidere, il problema è squisitamente politico e non mi appartiene”. Ma intanto esprime il desiderio del governo che riaccende le speranze di farla franca del suo “azionista di maggioranza”, Silvio Berlusconi. L’amnistia estingue, in casi precisi, i reati. L’indulto, se passa uno dei disegni di legge depositati in Senato da Pd-Pdl, cancella oltre la pena (in parte) anche quella accessoria. E Berlusconi, come si sa, è stato condannato pure a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici al processo Mediaset, giunto in Cassazione.
''L'amnistia potrebbe essere la soluzione maestra, che darebbe più respiro. Ma è il Parlamento che deve fare questa scelta” ha ribadito ieri la ministra davanti al Plenum del Csm. Il sovraffollamento delle carceri “è una priorità assoluta per la quale avverto, come cittadina, l’urgenza anche morale di un efficace intervento”. E ha annunciato “di portare quanto prima all’esame del Consiglio dei ministri una serie di misure tese proprio ad alleggerire l’ormai insostenibile sovraffollamento delle strutture”.
Mercoledì, alla Camera, per rafforzare la sua tesi della necessità di un “provvedimento di clemenza” aveva fornito alcuni dati drammatici: nelle 206 carceri italiane ci sono 65.886 detenuti (tra loro 23 mila stranieri e 24.342 in attesa di giudizio) a fronte di una capienza di 46.945 posti e il piano di edilizia penitenziaria garantirà solo quattromila posti in più a fine 2013. Dunque che si fa? Amnistia o indulto. Come nel 2006 quando si disse che doveva essere un caso eccezionale per affrontare alla radice la piaga delle carceri traboccanti di detenuti.
In Parlamento ci sono già disegni di legge Pd-Pdl su amnistia e indulto che prevedono il salvataggio di Berlusconi se dovesse essere condannato anche in Cassazione all’interdizione dai pubblici uffici. Sono stati presentati al Senato e prevedono la cancellazione, per alcuni reati, delle pene accessorie. C’è poi un ddl alla Camera a firma Sandro Gozi (Pd) ma non è disponibile il testo.
UN PROGETTO è stato presentato dai senatori democratici Luigi Manconi (primo firmatario) Paolo Corsini, Mario Tronti e da Luigi Compagna, senatore del gruppo misto. Compagna, nella scorsa legislatura, come senatore del Pdl provò a inserire un emendamento “salva Silvio” alla già discutibile modifica del reato di concussione contenuta nella legge Severino. Questo ddl su amnistia e indulto è stato presentato al Senato il 15 marzo, assegnato in Commissione l’11 giugno ma l’iter non è ancora iniziato). Prevede l’amnistia per tutti “i reati commessi entro il 14 marzo 2013 per i quali è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni”. Per quanto riguarda l’indulto “è concesso nella misura di tre anni in linea generale e di cinque per i soli detenuti in gravi condizioni di salute”. Ed ecco la postilla “salva Silvio” che per motivi di età, ovviamente non andrà mai in carcere: “È concesso indulto, per intero, per le pene accessorie temporanee, conseguenti a condanne per le quali è applicato anche solo in parte l’indulto”.
In caso di condanna in Cassazione per il processo Mediaset, e in caso di indulto, i 5 anni di interdizione sparirebbero. Della pena a 4 anni di carcere ne rimane uno. Gli altri 3 sono cancellati già dal provvedimento del 2006. Pene accessorie automaticamente indultate anche in un altro ddl firmato solo da Compagna e Manconi.




il Fatto 21.6.13
Esecutivo precario
Ma Letta si fida del Caimano
di Sara Nicoli

Non credo ci saranno conseguenze”. Enrico Letta ostenta ottimismo. Il governo, crede, non avrà conseguenza dalle vicende giudiziarie che riguardano il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. D’altra parte, è il ragionamento, è stato lo stesso Cavaliere a ribadire la sua assoluta fedeltà alle larghe intese, nonostante il “dispiacere” della sentenza della Consulta sul processo Mediaset. Però, fidarsi della parola di Berlusconi è da sempre un azzardo.
E, infatti, sulla strada del governo cominciano ad addensarsi nubi. Al momento, sostiene Letta parlando con la stampa estera, l’esecutivo “è stabile e concentrato sui suoi obiettivi”, ma l’inizio della salita è giusto dietro l’angolo. Dopo la sentenza della Consulta, infatti, la linea dei ministri del Pdl nel governo potrebbe diventare meno collaborativa e più improntata al raggiungimento degli obiettivi all’apice dell’interesse elettorale del partito e di Berlusconi. L’altra sera, durante un vertice a Palazzo Grazioli, sarebbe emersa una linea della maggioranza da imporre al vicepremier Alfano di “stringere la morsa” del governo sulle questioni-bandiera pidielline, ossia Imu, Iva e – ovviamente – riforma della giustizia. Il tema tornerà prepotentemente d’attualità nelle prossime settimane.
LO HA SVELATO, a sentenza della Consulta ancora “calda”, proprio un ministro, quello delle Riforme, Gaetano Quagliariello. “Ora non possiamo far finta di niente, il nodo giustizia si ripresentà – ha raccontato – finora era stato “congelato”, si era ritenuto che rafforzare l’esecutivo, migliorare i rapporti tra i poteri, chiarire il ruolo dello Stato potesse poi portarci a sciogliere il vero nodo gordiano della politica italiana dal ’92 a oggi. Ora tutto diventa più difficile e le risposte devono arrivare dall’intero governo”. Eppure Letta non sembra avvertire il pericolo incombente dell’inizio di una stagione conflittuale nell’esecutivo. Persino sull’ineleggibilità di Berlusconi, ormai incardinata in giunta per le immunità del Senato, il premier non vede pericoli di tenuta: “È una questione di dinamica parlamentare, il governo non c’entra, non do molta importanza a questo tema”. Così come Letta “non vede” la possibilità di “elezioni anticipate a breve”, “non mi sembra ci sia questa situazione”. E se si rivotasse con il Porcellum, che non a caso Berlusconi non vuol cambiare, saremmo “dentro un grande gioco dell’oca – sempre secondo Letta – anche se sono abbastanza sicuro che nuove elezioni con l’attuale legge elettorale ci ridarebbero una situazione ancora di maggioranze larghe”. C’è da giurare che il Pdl farà pesare la giustizia sul piatto delle riforme, a partire dalla legge elettorale, mentre su un altro aspetto le divisioni nella maggioranza di governo, se il Pdl deciderà di “smarcarsi” progressivamente, sono destinate ad allontanarsi da subito: l’Europa e l’euro. Letta dice che dovremmo diventare “il Paese più europeista d’Europa” iniziando a “parlare delle vicende europee come una storia di successo”. Il contrario di Berlusconi, deciso a scippare la bandiera dell’anti-europeismo addirittura a Beppe Grillo.
camillobenso
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso

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HomeRepubblica DomaniUna legge ad personam per salvare Berlusconi
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45 commenti


Gianluca Scalvenzi2 ore fa
e letta lo elogia "è responsabile" ma per piacere.....
Rispondi 0


Gianluca Scalvenzi2 ore fa
e letta lo elogia dicendo che è responsabile ..... ma ci faccia il piacere
Rispondi +1

nfabio2 ore fa
Il PdL può proporre tutte le norme che vuole in Parlamento. Ma non ha la maggioranza. Occorre l'approvazione da parte del PD, che non ci sarà, pena una sollevazione popolare. Dunque sono tentativi destinati a fallire, come i precedenti.
Rispondi 1 risposta+2

Davide Montersino1 ora fa
Il PD fa gli interessi di Berlusconi da una ventina d'anni. E non sembra intenzionato a smettere.
Anzi: il PD non è altro che un meccanismo di Berlusconi per avere i voti di chi è contro Berlusconi.
Nessuna sollevazione popolare; solo sempre meno gente alle urne (ma se tengono le percentuali, chissenefrega no?)
E il tuo commento prova che il meccanismo funziona ancora benissimo.
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Gianpaolo Traverso2 ore fa
vi pare strano? forse anche in paradiso (se esiste) s.pietro gli fara' la legge ad personam per l'eternità


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humanistic2 ore fa
no, lo sbatterà diritto all'inferno. S.Pietro non è un italiano (pirla)
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moglieemadreelavorat­rice2 ore fa
d'accordissimo con Nicola Occhipinti, parola per parola. Aggiungo che chi ha la coscienza sporca addita sempre gli altri, per fare in modo che i nostri occhi non vedano le sue macchie.
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elisarosa013 ore fa
purtroppo finchè vive ce lo dobbiamo tenere anche perchè i politici del PDL oltre ad essere venduti o comperati sono senza spina dorsale e pensano che siamo tutti cretini!
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noemi nicoletti2 ore fa
hai detto bene!Siamo tutti cretini, e la legge non è uguale per tutti!....è una cosa vergognosa parlare sempre delle condanne di Berlusconi, che si tolga di mezzo!!!!!BASTA­!
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Carlo Ottaviani3 ore fa
sarebbe l'ennesima prova che la legge è uguale per tutti salvo Berlusconi.In questo caso,se accadesse veramente l'Italia non sarebbe più una repubblica ma un feudo di Berlusconi.A quel punto i giudici amministrerebbe­ro ancora la giustizia?Ma non vi sembra già troppo solo pensare che con i suoi (suoi?) soldi ,pagando un esercito di avvocati sia riuscito finora a dare scacco(non matto) alla giustizia?
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Antonio Caiazzo21 minuti fa
Vedi che gli avvocati li paghiamo noi, con incarichi politici,!!!
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Nicola Occhipinti3 ore fa
Il Min. Josefa Idem avrebbe omesso di pagare la sua ICI. E' una mera presunzione. Non è stata ancora condannata.
Ma sia la Lega, sia parte del PdL (in particolare l'ex Ministro della Giustizia) l'hanno già messa alla gogna, effettuando paragoni con la Germania: "se fossimo in Germania si sarebbe già dimessa".
Spiegatemi una cosa, molto semplice.
Come mai con il proprio padrone il PdL (e la Lega) è garantista (il cainano è innocente fino al terzo grado) mentre nei confronti della Idem diventa giustizialista?­
Come mai al riguardo per la Idem ricorre a paragoni con la Germania mentre col proprio padrone no?
Se fossimo in Germania che cosa avrebbe dovuto fare il caimano, che oltre ad evadere le tasse molto più della Idem (condannato in secondo grado a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici), ha corrotto un giudice (condannato nel lodo Mondadori) e parlamentari ?
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pierangelo0103 ore fa
Se dovrebbe passare questa norma salva Berlusconi,il mio voto alla repubblica italiana delle banane non va più
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jonsloscudiero1 ora fa
Non votare sarebbe il rimedio sbagliato. Il rimedio giusto sarebbe votare due volte, (se si potesse) o meglio convincere qualcuno a votare contro chi ha fatto una cosa qualsiasi per salvare Berlusconi.
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dunvegan3 ore fa
Se dovesse accadere una cosa simile, per favore, per un minimo di decenza (se ancora esiste) togliere immediatamente da tutti i Tribunali dello Stato la dicitura "La legge è uguale per tutti".
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21 GIUGNO 2013
Una legge ad personam per salvare Berlusconi
Allo studio nel centrodestra una norma per depotenziare l’interdizione dai pubblici uffici e permettere al Cavaliere di restare in Parlamento anche in caso di condanna della Cassazione. Le Borse tentano un timido rimbalzo. Il Brasile protesta contro le spese per il calcio. Morta dopo una lunga agonia la funzionaria italiana vittima di un attentato dei Talebani.

Il commento del vicedirettore Gregorio Botta in apertura della riunione della redazione del mattino. Gli interventi dei responsabili dei settori. Le nostre telecamere dentro Repubblica


http://video.repubblica.it/rubriche/rep ... ef=HREC1-2
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso

Messaggio da camillobenso »

21 GIUGNO 2013
Una legge ad personam per salvare Berlusconi
Allo studio nel centrodestra una norma per depotenziare l’interdizione dai pubblici uffici e permettere al Cavaliere di restare in Parlamento anche in caso di condanna della Cassazione. Le Borse tentano un timido rimbalzo. Il Brasile protesta contro le spese per il calcio. Morta dopo una lunga agonia la funzionaria italiana vittima di un attentato dei Talebani.

Il commento del vicedirettore Gregorio Botta in apertura della riunione della redazione del mattino. Gli interventi dei responsabili dei settori. Le nostre telecamere dentro Repubblica





di Gianluca Luzi a cura di Giorgio Caruso



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Amadeus

Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso

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