Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
PRIMA CHE CUPERLO PRONUNCIASSE IL SUO SI ALL'ITALICUM, LUISELLA COSTAMAGNA AVEVA TRACCIATO QUESTO PROFILO DELL'UOMO IN CERCA DI UNA POLTRONA.
https://www.youtube.com/watch?v=Ooi-BVYtGz8
Cuperlo, ovvero la particella indeterminata
di Luisella Costamagna | 5 novembre 2016
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| Commenti
Caro Gianni Cuperlo, lei è un caso davvero difficile: riassume in sé tali caratteristiche – serio, perbene, colto (una rarità nel panorama politico) – che se solo facesse seguire azioni corrispondenti, sarebbe perfetto.
Invece è l’apoteosi dell’imprevedibilità: uno si aspetta A e lei spiazza con Z.
Non è semplice incoerenza, no, il suo comportamento è assimilabile più al principio di indeterminazione di Heisenberg: come l’elettrone viene modificato già solo dall’osservazione, così la “particella” Cuperlo la cerchi con Bersani ed è già schizzata in piazza dalla Boschi. Altri esempi?
Schivo e “dallo spessore culturale insolito per un politico”, ha sfidato Renzi alla segreteria del Pd.
Puntando sulla cultura? No, sull’estetica.
“Bello e democratico” era il suo motto, con tanto di foto alla Daniel Craig.
Anche sui soprannomi spazia tra opposti: dal “Robert Redford della Mitteleuropa”, per la nascita triestina, al “Sallusti coi capelli” di Crozza.
Laureato con tesi sulla comunicazione di massa, docente di Comunicazione pubblica e politica, responsabile comunicazione dei Ds, autore della Storia e futuro della politica in televisione, è tutto fuorché un grande comunicatore: slogan astrusi (“Benficenti, tolleranti o solidali?” per la Fgci; un verso di Rilke per i Ds: “Il futuro entra in noi molto prima che accada”, scambiato da compagni somari – e maligni – per una campagna anticancro); testi soporiferi (la leggenda narra che, dopo due libri scritti insieme, D’Alema le preferì Rampini perché la sua stesura lo fece addormentare); latita su Twitter non riuscendo a stare nei 140 caratteri.
Ce l’ha fatta però il 9 febbraio 2014, quando twittò sarcastico: “A @matteorenzi va riconosciuta la coerenza: ha sempre detto di voler fare un passaggio elettorale per arrivare a Palazzo Chigi”.
E – coerente pure lei – poco dopo gli votò la fiducia.
È proprio nel rapporto con Matteo che il principio di indeterminazione di Cuperlo trova conferma.
Da quel tweet non gli ha fatto più sconti: “Senza la sinistra il Pd non c’è, non è possibile”, “La mia generazione è stata schiacciata dalla scarsa generosità dei fratelli maggiori e dalla famelica ambizione di quelli minori”, con la Leopolda Renzi sta facendo “un partito parallelo”, fino ai durissimi affondi in direzione: “Ti manca la statura del leader anche se coltivi l’arroganza del capo”, compreso l’ultimo sul referendum:
“Senza accordo vero sull’Italicum, voto no e mi dimetto”.
Parole come pietre.
Pietra pomice, però.
https://www.youtube.com/watch?v=Ooi-BVYtGz8
Cuperlo, ovvero la particella indeterminata
di Luisella Costamagna | 5 novembre 2016
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Caro Gianni Cuperlo, lei è un caso davvero difficile: riassume in sé tali caratteristiche – serio, perbene, colto (una rarità nel panorama politico) – che se solo facesse seguire azioni corrispondenti, sarebbe perfetto.
Invece è l’apoteosi dell’imprevedibilità: uno si aspetta A e lei spiazza con Z.
Non è semplice incoerenza, no, il suo comportamento è assimilabile più al principio di indeterminazione di Heisenberg: come l’elettrone viene modificato già solo dall’osservazione, così la “particella” Cuperlo la cerchi con Bersani ed è già schizzata in piazza dalla Boschi. Altri esempi?
Schivo e “dallo spessore culturale insolito per un politico”, ha sfidato Renzi alla segreteria del Pd.
Puntando sulla cultura? No, sull’estetica.
“Bello e democratico” era il suo motto, con tanto di foto alla Daniel Craig.
Anche sui soprannomi spazia tra opposti: dal “Robert Redford della Mitteleuropa”, per la nascita triestina, al “Sallusti coi capelli” di Crozza.
Laureato con tesi sulla comunicazione di massa, docente di Comunicazione pubblica e politica, responsabile comunicazione dei Ds, autore della Storia e futuro della politica in televisione, è tutto fuorché un grande comunicatore: slogan astrusi (“Benficenti, tolleranti o solidali?” per la Fgci; un verso di Rilke per i Ds: “Il futuro entra in noi molto prima che accada”, scambiato da compagni somari – e maligni – per una campagna anticancro); testi soporiferi (la leggenda narra che, dopo due libri scritti insieme, D’Alema le preferì Rampini perché la sua stesura lo fece addormentare); latita su Twitter non riuscendo a stare nei 140 caratteri.
Ce l’ha fatta però il 9 febbraio 2014, quando twittò sarcastico: “A @matteorenzi va riconosciuta la coerenza: ha sempre detto di voler fare un passaggio elettorale per arrivare a Palazzo Chigi”.
E – coerente pure lei – poco dopo gli votò la fiducia.
È proprio nel rapporto con Matteo che il principio di indeterminazione di Cuperlo trova conferma.
Da quel tweet non gli ha fatto più sconti: “Senza la sinistra il Pd non c’è, non è possibile”, “La mia generazione è stata schiacciata dalla scarsa generosità dei fratelli maggiori e dalla famelica ambizione di quelli minori”, con la Leopolda Renzi sta facendo “un partito parallelo”, fino ai durissimi affondi in direzione: “Ti manca la statura del leader anche se coltivi l’arroganza del capo”, compreso l’ultimo sul referendum:
“Senza accordo vero sull’Italicum, voto no e mi dimetto”.
Parole come pietre.
Pietra pomice, però.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
NEL PAESE DELLE RANE BOLLITE
PER CHIARIRE UN PO' LE IDEE, SI PUO' LEGGERE FUSARO, CHE ARRIVA CON DUE ANNI E MEZZO DI RITARDO, MA ALMENO ARRIVA.
Insomma, avete capito o no cos’è davvero il Pd? È il capitale che veste in rosso per ingannarci meglio e, quindi, per attaccarci più efficacemente.
POLITICA
La Leopolda, un Bilderberg in piccolo
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di Diego Fusaro | 7 novembre 2016
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Ed è ancora una volta il tempo della Leopolda a Firenze. Il Pd si dà convegno nel capoluogo toscano per discutere dei propri progetti e della propria prospettiva. Con in prima fila, come sempre, magnati della finanza, signori del globalismo ed esponenti vari dell’aristocrazia finanziaria sradicata e sradicante. Se il vecchio Pci di Gramsci stava al fianco dei lavoratori contro il capitale, il Pd si è disposto ben altrimenti: sta al fianco dei nemici dei lavoratori e difende apertamente il capitale, subito squalificando come reazionario, populista e complottista chiunque si proponga di contrastarlo.
La Leopolda – diciamolo senza perifrasi – si pone come una specie di Gruppo Bilderberg in piccolo, il comitato d’affari del capitale finanziario che decide come distruggere meglio il mondo del lavoro e del sociale, chiamando “progresso” tale sciagura. Se il Pd della Leopolda è il partito dell’aristocrazia finanziaria globalista, ne segue more geometrico che il suo nemico è la nuova plebe senza diritti a cui il capitale dal 1989 ad oggi sta portando via tutto (articolo 18, diritti sociali, scuola, futuro, ecc.): il nemico dell’aristocrazia finanziaria rappresentata dal Pd è la nuova classe in fieri composta dal vecchio proletariato e dalla vecchia classe media aggredita dall’aristocrazia finanziaria mediante rapine finanziarie gestite ad hoc con solerte continuità (bail in, ecc.).
Lo ripeto qualora fosse sfuggito ai più distratti: alla Leopolda il Pd sta coi globalisti e coi signori della finanza, contro la classe lavoratrice e contro la classe media. Alla Leopolda il Pd è protetto a suon di manganellate contro chiunque osi dissentire. Insomma, avete capito o no cos’è davvero il Pd? È il capite che veste in rosso per ingannarci meglio e, quindi, per attaccarci più efficacemente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... o/3172977/
PER CHIARIRE UN PO' LE IDEE, SI PUO' LEGGERE FUSARO, CHE ARRIVA CON DUE ANNI E MEZZO DI RITARDO, MA ALMENO ARRIVA.
Insomma, avete capito o no cos’è davvero il Pd? È il capitale che veste in rosso per ingannarci meglio e, quindi, per attaccarci più efficacemente.
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La Leopolda – diciamolo senza perifrasi – si pone come una specie di Gruppo Bilderberg in piccolo, il comitato d’affari del capitale finanziario che decide come distruggere meglio il mondo del lavoro e del sociale, chiamando “progresso” tale sciagura. Se il Pd della Leopolda è il partito dell’aristocrazia finanziaria globalista, ne segue more geometrico che il suo nemico è la nuova plebe senza diritti a cui il capitale dal 1989 ad oggi sta portando via tutto (articolo 18, diritti sociali, scuola, futuro, ecc.): il nemico dell’aristocrazia finanziaria rappresentata dal Pd è la nuova classe in fieri composta dal vecchio proletariato e dalla vecchia classe media aggredita dall’aristocrazia finanziaria mediante rapine finanziarie gestite ad hoc con solerte continuità (bail in, ecc.).
Lo ripeto qualora fosse sfuggito ai più distratti: alla Leopolda il Pd sta coi globalisti e coi signori della finanza, contro la classe lavoratrice e contro la classe media. Alla Leopolda il Pd è protetto a suon di manganellate contro chiunque osi dissentire. Insomma, avete capito o no cos’è davvero il Pd? È il capite che veste in rosso per ingannarci meglio e, quindi, per attaccarci più efficacemente.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
LA BANCAROTTA DELL’UMANITA’. VERSANTE ITALIANO.
Bersani: “Arroganti”. Guerini: “Lui è stato sleale”
UNA NULLITA’ ASSOLUTA COME GUERINI, POTREBBE STARE IN POLITICA, SE NON SI DEDICASSE AL LECCAGGIO DEL DUCE?????
Pd, dopo i cori “fuori, fuori” è scontro totale
Bersani: “Siete arroganti”. Guerini: “Lui è sleale”
Resa dei conti dentro il partito in seguito agli attacchi renziani alla Leopolda contro la minoranza dem
Ex segretario: “Si risparmiassero il fiato”. Il vice Renzi: “Ha provato a sabotarci, nostri chiedono unità”
Referendum Costituzionale
“A me ha fatto male il silenzio di chi ha taciuto. Il Pd cammina su due gambe: arroganza e sudditanza”. Il giorno dopo la Leopolda è Pierluigi Bersani, in tour per le ragioni del No a Palermo, a dare i primi segnali dal fronte. Renzi ha dato in pasto la minoranza ai fedelissimi che in un processo di pochi minuti ha mandato all’aria mediazioni e diplomazia: “Fuori, fuori”, i cori che si sono sollevati dalla platea mentre il presidente del Consiglio li guardava in silenzio. Per la minoranza, o almeno una parte di quella, è stata la rottura finale
^^^^^
Pd, dopo i cori “fuori, fuori” è scontro totale. Bersani: “Arroganti”. Guerini: “Lui è stato sleale”
Referendum Costituzionale
Resa dei conti dentro il partito in seguito agli attacchi renziani alla Leopolda contro la minoranza dem. L'ex segretario: "Si risparmiassero il fiato". Il vice di Renzi: "Ha provato a sabotarci, nostri chiedono unità". Speranza a Repubblica: "Sono incazzato e ancora più determinato a fare campagna contro la riforma"
di F. Q. | 7 novembre 2016
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“Siete arroganti”. “Tu sei stato sleale”. “Renzi ha sentito i cori ‘fuori fuori’ contro di noi e non ha detto niente”. “La platea ha reagito perché chiede unità”. Mancano le pernacchie e poi il quadro è completo. Il Partito democratico a 28 giorni dal referendum sulla Costituzione si perde, ancora una volta, nel bicchier d’acqua delle liti interne. A far scatenare la minoranza Pd questa volta è stato il processo andato in scena alla Leopolda: il presidente del Consiglio ha dato in pasto i dissidenti alla folla che ha reagito con i fischi e invocandone l’epurazione. Il silenzio del leader è stata la ciliegina finale e questa mattina l’ex segretario Pierluigi Bersaniha inaugurato le tappe del suo tour per il No alle riforme a Palermo con pochi sensi di colpa e la carica delle migliori occasioni: “A me ha fatto male il silenzio di chi ha taciuto”, ha detto. “Il Pd cammina su due gambe: arroganza e sudditanza. Un partito di sinistra e riformista non può andare avanti così”. E ha aggiunto: “I leopoldini risparmiassero il fiato. I critici vanno già fuori. Io dico dentro dentro. Ma se il segretario dice fuori fuori, bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto. Chi fa il leader deve fare sintesi tra posizioni diverse, invece accende le micce”.
Se c’è stato un tempo in cui si cercava di moderare i toni, mai come oggi sembra lontano. “Mi sembra una posizione molto strumentale”, ha replicato il vicesegretario Lorenzo Guerini al giornale Radio Rai. “In questi giorni abbiamo lavorato per trovare un’ intesa sulla legge elettorale, e mentre lo facevamo tutti i giorni fioccavano dichiarazioni che puntavano a sabotare questo tentativo. Credo che bisognerebbe misurare le parole. E provare a spiegare la coerenza rispetto a voti che sono stati dati in Parlamento. Bersani ha votato la riforma in tutte le sue letture, vedere un cambio di opinione crea sconcerto nel nostro elettorato e nella base”. Guerini ha anche difeso la platea: “Non è certo stato Renzi a dire ‘fuori’. Parte della platea ha reagito così, in un modo che non condivido, rispetto ad atteggiamenti incomprensibili e sconcertanti. La nostra comunità chiede unità e lealtà. E questa lealtà è spesso venuta meno in questi ultimi mesi. Nel momento in cui si sta facendo uno sforzo nel partito per trovare un’intesa, bombardare quotidianamente l’attività della nostra commissione e delegittimarla non mi pare un grosso contributo all’unità”.
Il Partito democratico si prepara agli ultimi 28 giorni di campagna elettorale tra malumori e polemiche interne. Solo sabato Gianni Cuperlo ha deciso di firmare la bozza per le modifiche dell’Italicum e annunciare il suo Sì al referendum. E’ bastato per essere accusato di tradimento, ma non per trascinarsi gli altri esponenti della minoranza. Renzi sul palco della Leopolda ha potuto rivendicare quella firma come la vittoria del capo che ha mediato con i critici e ha lasciato che i suoi se la prendessero con chi ancora una volta non ci sta. Perché c’è una parte della minoranza che la bozza non ha nemmeno voluto vederla: “Renzi vuole le mani libere su un punto sul quale non mi sento di dire ‘sto sereno'”, ha commentato ancora Bersani. “Io per stare sereno voto ‘No’ perché tecnicamente salta l’Italicum con il No. Poi gli altri facciano quello che ritengono, ma io, in coscienza e pensando all’Italia, non accetto questi rischio”. Bersani ha anche rivendicato la sua scelta di parlare in pubblico contro la legge Boschi: “Dicendo la mia posizione, non pretendo di dettare il compito, di arruolare né di fare comitati. Se mi chiamano a parlare di Costituzione, ci vado e dico quello che penso se è ancora possibile parlare”.
Stesso spirito per l’ex capogruppo Roberto Speranza: “Sono incazzato”, ha detto in un’intervista a Repubblica, “e ancora più determinato a girare l’Italia per rappresentare e spiegare le ragioni del No. Ho ricevuto valanghe di messaggi di compagni che mi dicono ‘tenete duro’. Il presidente del Consiglio doveva fermarli”. Il deputato ha anche ribadito che non se ne andrà “neppure con le cannonate dal Pd “che non è il Partito di Renzi”: “Alla Leopolda c’era una curva di tifosi che sembra non avere consapevolezza che Renzi sta guidando l’Italia, non è un derby. Qualsiasi sia l’esito del referendum io mi impegno a restare nel Pd che però non è il PdR. Renzi si comporta più da capo degli ultrà che da leader. Dovrebbe unire, invece quelle urla sono simbolo dell’arroganza di chi pensa di avere la verità in tasca. È lo spirito di quel ‘ciaone’ al referendum sulle trivelle”.
La minoranza tutta è in subbuglio. I cori che per il renziano Matteo Richetti sono stati solo “la voce di due o tre persone”, sono stati accolti con il gelo di buona parte del partito che guardava in televisione il dibattito. “Renzi ha trasformato la Leopolda in un bunker del Sì”, ha commentato il senatore della minoranza Miguel Gotor. “L’Italia, quella vera, è rimasta fuori e assiste attonita allo show autoreferenziale di un premier che continua a farsi dare la linea – scenografica e ideologica – dai coniugi Rondolino. Che il segretario di un partito non avverta l’esigenza di placare il grido “fuori fuori” dei suoi supporter vecchi e nuovi, la dice lunga sulle sue effettive capacità di direzione politica”. Anche per il deputato Nico Stumpo il documento sull’Italicum è una presa in giro: “Non può essere un documento irrispettoso delle intelligenze di ciascuno di noi a fugare i dubbi sui rischi in questione. Non mi meravigliano, invece, i toni di Renzi, dopo tutto sono 7 anni che continua a fare il capopopolo piuttosto che il leader. Sia rispettoso delle scelte di tutti e faccia il mestiere al quale è stato chiamato, ossia il Presidente del Consiglio, e non l’arruffapopolo”.
Bersani: “Arroganti”. Guerini: “Lui è stato sleale”
UNA NULLITA’ ASSOLUTA COME GUERINI, POTREBBE STARE IN POLITICA, SE NON SI DEDICASSE AL LECCAGGIO DEL DUCE?????
Pd, dopo i cori “fuori, fuori” è scontro totale
Bersani: “Siete arroganti”. Guerini: “Lui è sleale”
Resa dei conti dentro il partito in seguito agli attacchi renziani alla Leopolda contro la minoranza dem
Ex segretario: “Si risparmiassero il fiato”. Il vice Renzi: “Ha provato a sabotarci, nostri chiedono unità”
Referendum Costituzionale
“A me ha fatto male il silenzio di chi ha taciuto. Il Pd cammina su due gambe: arroganza e sudditanza”. Il giorno dopo la Leopolda è Pierluigi Bersani, in tour per le ragioni del No a Palermo, a dare i primi segnali dal fronte. Renzi ha dato in pasto la minoranza ai fedelissimi che in un processo di pochi minuti ha mandato all’aria mediazioni e diplomazia: “Fuori, fuori”, i cori che si sono sollevati dalla platea mentre il presidente del Consiglio li guardava in silenzio. Per la minoranza, o almeno una parte di quella, è stata la rottura finale
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Pd, dopo i cori “fuori, fuori” è scontro totale. Bersani: “Arroganti”. Guerini: “Lui è stato sleale”
Referendum Costituzionale
Resa dei conti dentro il partito in seguito agli attacchi renziani alla Leopolda contro la minoranza dem. L'ex segretario: "Si risparmiassero il fiato". Il vice di Renzi: "Ha provato a sabotarci, nostri chiedono unità". Speranza a Repubblica: "Sono incazzato e ancora più determinato a fare campagna contro la riforma"
di F. Q. | 7 novembre 2016
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“Siete arroganti”. “Tu sei stato sleale”. “Renzi ha sentito i cori ‘fuori fuori’ contro di noi e non ha detto niente”. “La platea ha reagito perché chiede unità”. Mancano le pernacchie e poi il quadro è completo. Il Partito democratico a 28 giorni dal referendum sulla Costituzione si perde, ancora una volta, nel bicchier d’acqua delle liti interne. A far scatenare la minoranza Pd questa volta è stato il processo andato in scena alla Leopolda: il presidente del Consiglio ha dato in pasto i dissidenti alla folla che ha reagito con i fischi e invocandone l’epurazione. Il silenzio del leader è stata la ciliegina finale e questa mattina l’ex segretario Pierluigi Bersaniha inaugurato le tappe del suo tour per il No alle riforme a Palermo con pochi sensi di colpa e la carica delle migliori occasioni: “A me ha fatto male il silenzio di chi ha taciuto”, ha detto. “Il Pd cammina su due gambe: arroganza e sudditanza. Un partito di sinistra e riformista non può andare avanti così”. E ha aggiunto: “I leopoldini risparmiassero il fiato. I critici vanno già fuori. Io dico dentro dentro. Ma se il segretario dice fuori fuori, bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto. Chi fa il leader deve fare sintesi tra posizioni diverse, invece accende le micce”.
Se c’è stato un tempo in cui si cercava di moderare i toni, mai come oggi sembra lontano. “Mi sembra una posizione molto strumentale”, ha replicato il vicesegretario Lorenzo Guerini al giornale Radio Rai. “In questi giorni abbiamo lavorato per trovare un’ intesa sulla legge elettorale, e mentre lo facevamo tutti i giorni fioccavano dichiarazioni che puntavano a sabotare questo tentativo. Credo che bisognerebbe misurare le parole. E provare a spiegare la coerenza rispetto a voti che sono stati dati in Parlamento. Bersani ha votato la riforma in tutte le sue letture, vedere un cambio di opinione crea sconcerto nel nostro elettorato e nella base”. Guerini ha anche difeso la platea: “Non è certo stato Renzi a dire ‘fuori’. Parte della platea ha reagito così, in un modo che non condivido, rispetto ad atteggiamenti incomprensibili e sconcertanti. La nostra comunità chiede unità e lealtà. E questa lealtà è spesso venuta meno in questi ultimi mesi. Nel momento in cui si sta facendo uno sforzo nel partito per trovare un’intesa, bombardare quotidianamente l’attività della nostra commissione e delegittimarla non mi pare un grosso contributo all’unità”.
Il Partito democratico si prepara agli ultimi 28 giorni di campagna elettorale tra malumori e polemiche interne. Solo sabato Gianni Cuperlo ha deciso di firmare la bozza per le modifiche dell’Italicum e annunciare il suo Sì al referendum. E’ bastato per essere accusato di tradimento, ma non per trascinarsi gli altri esponenti della minoranza. Renzi sul palco della Leopolda ha potuto rivendicare quella firma come la vittoria del capo che ha mediato con i critici e ha lasciato che i suoi se la prendessero con chi ancora una volta non ci sta. Perché c’è una parte della minoranza che la bozza non ha nemmeno voluto vederla: “Renzi vuole le mani libere su un punto sul quale non mi sento di dire ‘sto sereno'”, ha commentato ancora Bersani. “Io per stare sereno voto ‘No’ perché tecnicamente salta l’Italicum con il No. Poi gli altri facciano quello che ritengono, ma io, in coscienza e pensando all’Italia, non accetto questi rischio”. Bersani ha anche rivendicato la sua scelta di parlare in pubblico contro la legge Boschi: “Dicendo la mia posizione, non pretendo di dettare il compito, di arruolare né di fare comitati. Se mi chiamano a parlare di Costituzione, ci vado e dico quello che penso se è ancora possibile parlare”.
Stesso spirito per l’ex capogruppo Roberto Speranza: “Sono incazzato”, ha detto in un’intervista a Repubblica, “e ancora più determinato a girare l’Italia per rappresentare e spiegare le ragioni del No. Ho ricevuto valanghe di messaggi di compagni che mi dicono ‘tenete duro’. Il presidente del Consiglio doveva fermarli”. Il deputato ha anche ribadito che non se ne andrà “neppure con le cannonate dal Pd “che non è il Partito di Renzi”: “Alla Leopolda c’era una curva di tifosi che sembra non avere consapevolezza che Renzi sta guidando l’Italia, non è un derby. Qualsiasi sia l’esito del referendum io mi impegno a restare nel Pd che però non è il PdR. Renzi si comporta più da capo degli ultrà che da leader. Dovrebbe unire, invece quelle urla sono simbolo dell’arroganza di chi pensa di avere la verità in tasca. È lo spirito di quel ‘ciaone’ al referendum sulle trivelle”.
La minoranza tutta è in subbuglio. I cori che per il renziano Matteo Richetti sono stati solo “la voce di due o tre persone”, sono stati accolti con il gelo di buona parte del partito che guardava in televisione il dibattito. “Renzi ha trasformato la Leopolda in un bunker del Sì”, ha commentato il senatore della minoranza Miguel Gotor. “L’Italia, quella vera, è rimasta fuori e assiste attonita allo show autoreferenziale di un premier che continua a farsi dare la linea – scenografica e ideologica – dai coniugi Rondolino. Che il segretario di un partito non avverta l’esigenza di placare il grido “fuori fuori” dei suoi supporter vecchi e nuovi, la dice lunga sulle sue effettive capacità di direzione politica”. Anche per il deputato Nico Stumpo il documento sull’Italicum è una presa in giro: “Non può essere un documento irrispettoso delle intelligenze di ciascuno di noi a fugare i dubbi sui rischi in questione. Non mi meravigliano, invece, i toni di Renzi, dopo tutto sono 7 anni che continua a fare il capopopolo piuttosto che il leader. Sia rispettoso delle scelte di tutti e faccia il mestiere al quale è stato chiamato, ossia il Presidente del Consiglio, e non l’arruffapopolo”.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
LA VOX POPULI:
Forzaecoraggio • 7 minuti fa
PDe che?
Democristiano? Con tutte le correnti? E pugnalate alla schiena?
Hai visto come sei finito?
Era questo che volevi?
E ci hai messo vent`anni?
P De che?
Con cordialità.
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Avatar
fabio • 11 minuti fa
Al di là dei sorrisi compassionevoli che mi vengono ogni volta che il pd mette in scena queste ridicole pantomime, qualcosa che mi preoccupa c'è.....I "leopoldini" con la performance di ieri hanno regalato una bella fetta dell'elettorato pd (almeno quello non renziano) al fronte dei NO, difficile pensare che Renzie questa cosa non l'avesse almeno intutita, quindi se non ha fatto nulla per evitarla allora vuol dire due cose: o si è totalmente perso nei suoi deliri di onnipotenza (può essere ma non credo), o sa benissimo che il referendum lo perderà e quindi i suoi manovratori lo hanno già indirizzato verso il "piano B"....quale? Lo vedremo.
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Forzaecoraggio • 7 minuti fa
PDe che?
Democristiano? Con tutte le correnti? E pugnalate alla schiena?
Hai visto come sei finito?
Era questo che volevi?
E ci hai messo vent`anni?
P De che?
Con cordialità.
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fabio • 11 minuti fa
Al di là dei sorrisi compassionevoli che mi vengono ogni volta che il pd mette in scena queste ridicole pantomime, qualcosa che mi preoccupa c'è.....I "leopoldini" con la performance di ieri hanno regalato una bella fetta dell'elettorato pd (almeno quello non renziano) al fronte dei NO, difficile pensare che Renzie questa cosa non l'avesse almeno intutita, quindi se non ha fatto nulla per evitarla allora vuol dire due cose: o si è totalmente perso nei suoi deliri di onnipotenza (può essere ma non credo), o sa benissimo che il referendum lo perderà e quindi i suoi manovratori lo hanno già indirizzato verso il "piano B"....quale? Lo vedremo.
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- Iscritto il: 09/01/2015, 10:40
Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Qua il problema non è la DC.
Questa roba di Renzi con la DC non c'entra una mazza.
E le correnti non sono il male assoluto in un partito.
Ne sono la linfa vitale, se servono a un dinamismo politico che
anticipi il cambiamento quando necessario.
Un partito della nuova sinistra... con sinistra italiana...
Ripartire da zero adesso è impossibile.
Non ci sono i numeri adesso che il M5S ha aggregato almeno la metà dei suoi consensi
da fuoriusciti dal CSX.
L'unica speranza sarebbe un'alleanza fra M5S, ex-PD e Sinistra Italiana...
Ma il DNA del M5S prevede che il consenso vada al capo... a Grillo.
Poi ci pensa lui, il direttorio, Casaleggio, ecc..
Più o meno l'idea di Renzi dove nel PD ci pensa lui, il cerchio magico, la leopolda.
Davvero non so capire dove andiamo a sbattere.
soloo42001
Questa roba di Renzi con la DC non c'entra una mazza.
E le correnti non sono il male assoluto in un partito.
Ne sono la linfa vitale, se servono a un dinamismo politico che
anticipi il cambiamento quando necessario.
Un partito della nuova sinistra... con sinistra italiana...
Ripartire da zero adesso è impossibile.
Non ci sono i numeri adesso che il M5S ha aggregato almeno la metà dei suoi consensi
da fuoriusciti dal CSX.
L'unica speranza sarebbe un'alleanza fra M5S, ex-PD e Sinistra Italiana...
Ma il DNA del M5S prevede che il consenso vada al capo... a Grillo.
Poi ci pensa lui, il direttorio, Casaleggio, ecc..
Più o meno l'idea di Renzi dove nel PD ci pensa lui, il cerchio magico, la leopolda.
Davvero non so capire dove andiamo a sbattere.
soloo42001
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Oggi la sola forza in campo per contrastare il Partito della nazione ( al congresso PD le minoranze saranno messe ai margini e senza il loro appoggio il PD per sopravvivere dovrà rivolgersi a Verdini e Alfano e forse a Berlusconi) è il M5S che non vuole alleanze.Davvero non so capire dove andiamo a sbattere.
soloo42001
Lo ha detto chiaramente Verdini “Pd ormai finito. Praterie per una coalizione con noi”, senza di loro al Senato la promessa fatta a Cuperlo non passa.
Ne consegue che un partito della nazione perderebbe ulteriore credibilità tra i cittadini del centrosinistra , tuttavia un blocco così ,dopo la riforma elettorale concessa a Cuperlo, avrebbe buone probabilità di vincere e il M5S da solo farebbe fatica a spuntarla.
Resta la speranza che non si faccia quella riforma elettorale, ma un proporzionale corretto con un certo premio di maggioranza. comunque si vedrà.
C'è poi molto movimento anche tra i sindaci e un M5S al 32-33% primo partito potrebbe accettare un governo di minoranza con l'appoggio poi sui singoli provvedimenti condivisi con le altre forze
Aspettiamo e vedremo
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Nicola Fratoianni
Coordinatore Nazionale Sel - deputato di Sinistra Italiana
Clinton, la sinistra che fa la destra perde
La peggiore delle previsioni si è avverata. La vittoria di Donald Trump non è più un campanello d'allarme, ma il compimento. La rappresentazione di quello che ormai da tempo in molti temiamo. Innanzitutto, che c'è una destra che cambia pelle. Dopo aver santificato e imposto la globalizzazione e spiegato che i dogmi del neoliberismo avrebbero migliorato il mondo, oggi si riscopre protezionista (ma senza abbandonare i dogmi del liberismo, dalle privatizzazioni in giù). E su questa scia incrocia xenofobia, razzismo e schegge di fascismo.
E in secondo luogo, che tutto questo accade perché c'è una cosiddetta sinistra che da oltre venti anni ormai non impara la lezione e si affanna nel frequentare (simbolicamente e meno) i luoghi dell'establishment finanziario, proponendo come medicina al disastro sociale combinato dal neoliberismo, lo stesso virus responsabile dell'infezione: le privatizzazioni selvagge, i regali alle grandi imprese, i Jobs Act, le riforme che riducono la democrazia.
Senza scomodare Papa Francesco e il suo ultimo monito sulla "bancarotta dell'umanità", sarebbe bastato leggere uno degli ultimi autorevoli pensatori americani, Tony Judt, che poco prima della sua morte, qualche anno fa, aveva ben spiegato come la politica della paura stesse erodendo la società in cui viviamo, e come questa fosse il primo e più importante effetto delle ricette economiche propagatesi dagli Usa fino a noi, negli ultimi 30 anni.
Nominiamo i problemi: povertà, disuguaglianze crescenti, disoccupazione, precarietà, mancanza di diritti (a partire dal diritto alla formazione, a prescindere dal censo della famiglia in cui nasci). Se le risposte alle enormi questioni sociali in campo sono utilizzare miliardi di euro per salvare le banche, o la privatizzazione dei beni comuni (acqua in testa) o ancora i regali alle imprese con il Jobs Act, come accade in Italia, mi pare abbastanza chiaro che vincono la paura e le destre che la interpretano.
Hillary Clinton, dunque, era la candidata sbagliata innanzitutto per questa ragione. Perché se la cosiddetta sinistra si muove nel quadro delle compatibilità perde e perde male. Se la cosiddetta sinistra si occupa delle banche, dell'establishment, dell'economia finanziaria produce un moto di rigetto e perde.
Se la cosiddetta sinistra si impicca all'etica della responsabilità (che poi si tratta sempre della responsabilità funzionale ai più forti) abbandona le sue radici e la sua storia, con i risultati che mi pare siano squadernati sotto gli occhi di tutti. La cosiddetta sinistra che dice che "non c'è alternativa" al liberismo, poi consegna l'alternativa ai vari Donald Trump.
È sulla base di questa analisi che nel 2001 eravamo a Genova in piazza contro una idea di globalizzazione che era di fatto una riorganizzazione in senso finanziario del capitalismo e che molti (anche nella cosiddetta sinistra) in quegli anni osannavano. È sulla base di questa analisi che fin dal 1999 i movimenti fanno battaglie contro l'Europa della finanza e dei tecnocrati. È sulla base di questa analisi che nel 2014 ho fatto una battaglia insieme a molti altri nel congresso di SEL per sostenere Alexis Tsipras alle elezioni europee. Occorre produrre una scossa, una rottura. Svegliarsi prima che sia troppo tardi.
Ho letto con piacere (finalmente) le dichiarazioni di Pierluigi Bersani in tal senso. Bene, soprattutto se si prende consapevolezza che i problemi di cui discutiamo sono presenti già da anni e si sono aggravati con il capolavoro del governo Monti nel 2011. Un appello a Pierluigi e non solo. Un appello a tutti coloro che nel campo della Sinistra e dei democratici voteranno No al referendum costituzionale. Un appello ai movimenti che tutelano i beni comuni, a quelli ambientalisti, a quelli per i diritti. Un appello alle reti che si muovono nelle città e nei territori e provano a opporsi al neoliberismo e alle sue logiche predatorie.
Il No sia un atto costituente. La riforma proposta da Renzi è l'ennesimo virus che aggrava la malattia, perché mette nelle mani di pochi (dei soliti noti) tutto il potere politico ed economico. Se c'è questa consapevolezza, se si fa strada la convinzione che non esiste più alcuna possibilità di terze vie, bisogna essere conseguenti e mettere in campo sin da subito una proposta radicale, alternativa. Occorre fare come Bernie Sanders, tanto per rimanere con lo sguardo agli Usa, o come in altri paesi europei, da Corbyn a Podemos, a Syriza. La sinistra torna a dare speranza quando rompe con il paradigma riformista che non esiste più nella società prima ancora prima che nella politica.
Già dal 5 dicembre si chiuda definitivamente la stagione della sinistra che scimmiotta la destra liberista. Anche perché dopo Donald Trump, all'orizzonte si staglia Marine Le Pen e mi pare che il tempo sia scaduto.
Coordinatore Nazionale Sel - deputato di Sinistra Italiana
Clinton, la sinistra che fa la destra perde
La peggiore delle previsioni si è avverata. La vittoria di Donald Trump non è più un campanello d'allarme, ma il compimento. La rappresentazione di quello che ormai da tempo in molti temiamo. Innanzitutto, che c'è una destra che cambia pelle. Dopo aver santificato e imposto la globalizzazione e spiegato che i dogmi del neoliberismo avrebbero migliorato il mondo, oggi si riscopre protezionista (ma senza abbandonare i dogmi del liberismo, dalle privatizzazioni in giù). E su questa scia incrocia xenofobia, razzismo e schegge di fascismo.
E in secondo luogo, che tutto questo accade perché c'è una cosiddetta sinistra che da oltre venti anni ormai non impara la lezione e si affanna nel frequentare (simbolicamente e meno) i luoghi dell'establishment finanziario, proponendo come medicina al disastro sociale combinato dal neoliberismo, lo stesso virus responsabile dell'infezione: le privatizzazioni selvagge, i regali alle grandi imprese, i Jobs Act, le riforme che riducono la democrazia.
Senza scomodare Papa Francesco e il suo ultimo monito sulla "bancarotta dell'umanità", sarebbe bastato leggere uno degli ultimi autorevoli pensatori americani, Tony Judt, che poco prima della sua morte, qualche anno fa, aveva ben spiegato come la politica della paura stesse erodendo la società in cui viviamo, e come questa fosse il primo e più importante effetto delle ricette economiche propagatesi dagli Usa fino a noi, negli ultimi 30 anni.
Nominiamo i problemi: povertà, disuguaglianze crescenti, disoccupazione, precarietà, mancanza di diritti (a partire dal diritto alla formazione, a prescindere dal censo della famiglia in cui nasci). Se le risposte alle enormi questioni sociali in campo sono utilizzare miliardi di euro per salvare le banche, o la privatizzazione dei beni comuni (acqua in testa) o ancora i regali alle imprese con il Jobs Act, come accade in Italia, mi pare abbastanza chiaro che vincono la paura e le destre che la interpretano.
Hillary Clinton, dunque, era la candidata sbagliata innanzitutto per questa ragione. Perché se la cosiddetta sinistra si muove nel quadro delle compatibilità perde e perde male. Se la cosiddetta sinistra si occupa delle banche, dell'establishment, dell'economia finanziaria produce un moto di rigetto e perde.
Se la cosiddetta sinistra si impicca all'etica della responsabilità (che poi si tratta sempre della responsabilità funzionale ai più forti) abbandona le sue radici e la sua storia, con i risultati che mi pare siano squadernati sotto gli occhi di tutti. La cosiddetta sinistra che dice che "non c'è alternativa" al liberismo, poi consegna l'alternativa ai vari Donald Trump.
È sulla base di questa analisi che nel 2001 eravamo a Genova in piazza contro una idea di globalizzazione che era di fatto una riorganizzazione in senso finanziario del capitalismo e che molti (anche nella cosiddetta sinistra) in quegli anni osannavano. È sulla base di questa analisi che fin dal 1999 i movimenti fanno battaglie contro l'Europa della finanza e dei tecnocrati. È sulla base di questa analisi che nel 2014 ho fatto una battaglia insieme a molti altri nel congresso di SEL per sostenere Alexis Tsipras alle elezioni europee. Occorre produrre una scossa, una rottura. Svegliarsi prima che sia troppo tardi.
Ho letto con piacere (finalmente) le dichiarazioni di Pierluigi Bersani in tal senso. Bene, soprattutto se si prende consapevolezza che i problemi di cui discutiamo sono presenti già da anni e si sono aggravati con il capolavoro del governo Monti nel 2011. Un appello a Pierluigi e non solo. Un appello a tutti coloro che nel campo della Sinistra e dei democratici voteranno No al referendum costituzionale. Un appello ai movimenti che tutelano i beni comuni, a quelli ambientalisti, a quelli per i diritti. Un appello alle reti che si muovono nelle città e nei territori e provano a opporsi al neoliberismo e alle sue logiche predatorie.
Il No sia un atto costituente. La riforma proposta da Renzi è l'ennesimo virus che aggrava la malattia, perché mette nelle mani di pochi (dei soliti noti) tutto il potere politico ed economico. Se c'è questa consapevolezza, se si fa strada la convinzione che non esiste più alcuna possibilità di terze vie, bisogna essere conseguenti e mettere in campo sin da subito una proposta radicale, alternativa. Occorre fare come Bernie Sanders, tanto per rimanere con lo sguardo agli Usa, o come in altri paesi europei, da Corbyn a Podemos, a Syriza. La sinistra torna a dare speranza quando rompe con il paradigma riformista che non esiste più nella società prima ancora prima che nella politica.
Già dal 5 dicembre si chiuda definitivamente la stagione della sinistra che scimmiotta la destra liberista. Anche perché dopo Donald Trump, all'orizzonte si staglia Marine Le Pen e mi pare che il tempo sia scaduto.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
ALLARGHIAMO IL DIBATTITO AGLI ORFANI SUPERSTITI DELLA FU SINISTRA.
Trump, Barca (Pd): “La lezione Usa è che la sinistra deve tornare a essere se stessa”
di Manolo Lanaro | 10 novembre 2016
VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... a/3183597/
COMMENTI (123)
2,5 mila
Più informazioni su: Donald Trump, Elezioni Usa 2016, Fabrizio Barca, Hillary Clinton, Sinistra
“La sinistra torni sinistra e soprattutto torni a parlare alle persone abbandonate che non si fidano più dell’estabilishment”. Così’ Fabrizio Barca commenta i risultati della tornata elettorale americana: “Trump e Clinton non sono candidature nate all’interno dei partiti, ma al contrario. E gli elettori intimoriti hanno cercato autorità e durezza”. In Europa il fenomeno dell’immigrazione, i cui effetti Massimo Cacciari ha definito “devastanti” come incideranno nei prossimi appuntamenti elettorali? Per limitare il rischio intolleranza e xenofobia, Merkel e Renzi, che difronte a questo fenomeno hanno tenuto la testa sopra le spalle, devono riuscire a trovare il messaggio che arrivi alla gente. Non puoi dire in maniera supponente che il multiculturalismo è bello, ma bisogna riuscire a migliorare scuola, trasporti e sanità per chi sta indietro, non attraverso bonus, ma attraverso un miglioramento dei servizi fondamentali”
Trump, Barca (Pd): “La lezione Usa è che la sinistra deve tornare a essere se stessa”
di Manolo Lanaro | 10 novembre 2016
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“La sinistra torni sinistra e soprattutto torni a parlare alle persone abbandonate che non si fidano più dell’estabilishment”. Così’ Fabrizio Barca commenta i risultati della tornata elettorale americana: “Trump e Clinton non sono candidature nate all’interno dei partiti, ma al contrario. E gli elettori intimoriti hanno cercato autorità e durezza”. In Europa il fenomeno dell’immigrazione, i cui effetti Massimo Cacciari ha definito “devastanti” come incideranno nei prossimi appuntamenti elettorali? Per limitare il rischio intolleranza e xenofobia, Merkel e Renzi, che difronte a questo fenomeno hanno tenuto la testa sopra le spalle, devono riuscire a trovare il messaggio che arrivi alla gente. Non puoi dire in maniera supponente che il multiculturalismo è bello, ma bisogna riuscire a migliorare scuola, trasporti e sanità per chi sta indietro, non attraverso bonus, ma attraverso un miglioramento dei servizi fondamentali”
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
....IL DITO NELLA PIAGA....
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
U.Foscolo-I Sepolcri
LIBRE news
Si goda Trump, l’infame sinistra che ha tradito il popolo
Scritto il 13/11/16 • nella Categoria: idee Condividi
«Sinistre infami», che per “progresso politically correct” intendono «la demolizione di ogni sovranità per accumulare fortune immani sull’economia speculativa».
E l’economia reale? «Marcisca assieme a milioni di sfigati che non leggono il “New Yorker”, la “London Review of Books”, o “Micromega” e “Repubblica”».
E adesso “godetevi” Donald Trump, dice Paolo Barnard, che avverte: «Non abbiamo ancora visto niente».
Trump in realtà «iniziò a vincere» già 16 anni fa, nel 2000. Il giornalista, all’epoca impegnato a “Report”, lo disse: «Stiamo portando masse immense dritte nelle mani delle destre estreme».
Era a West Miffling, «uno dei miserabili ruderi dell’ex potenza dell’acciaio Usa, parte della tragica “Rust Belt”, la cintura della ruggine che prende dentro tutta la Pennsylvania e parte dell’Ohio ma praticamente tutto il centro d’America, così chiamata perché proprio a partire da Bush Senior, e terribilmente con Bill Clinton, il cuore industriale americano fu lasciato a marcire con milioni di licenziati, esodati, tutti i cosiddetti colletti blu.
Gli impieghi andavano in Cina.
Vidi letteralmente intere cittadine abbandonate ai rovi con le porte delle case o negozi deserti chiusi con assi di legno inchiodate».
Filmò tutto per “Report”, Barnard.
La mid-class si domandava cosa mai volessero quei “bifolchi” che «ancora pretendevano un salario quando i miliardi si potevano fare a Wall Street, nella Silicon Valley e con Google».
E quindi «che crepassero, a milioni, pensò l’America “educated e politcally correct” di New York e di San Francisco, cioè i Democratici e parte dei Repubblicani ‘Liberal’».
Il reportage per la Gabanelli, scrive Barnard nel suo blog, includeva una manifestazione a Pittsburgh dove migliaia di anziani marciavano con il trespolo della flebo attaccata al braccio e i cartelli “O la cena, o le cure”.
«Ma che caXXo volevano ’sti bifolchi che ancora pretendevano la sanità pubblica quando bastava una polizza per avere tutto? Non l’avevano?
Incapaci e falliti loro, pensò l’America “educated e politcally correct” di New York e San Francisco.
Poco importa se la sanità ObamaCare ha strafallito dopo aver regalato 70 miliardi di dollari alle assicurazioni.
Poco importa se il manifatturiero Usa cerca oggi 3,5 milioni di lavoratori che nessuno ha mai istruito.
Sapete, i ragazzi dovevano studiare economics, servizi… non essere bifolchi colletti blu».
Dall’America all’Europa: Halikidiki, un villaggio nell’est greco, appena a sud di Macedonia e Bulgaria.
«Fu dopo il Trattato di Maastrich e col progressivo allargamento a est della Ue che in Grecia iniziarono a piovere orde di lavoratori dell’est europeo, gente disperata per una cena e che di regola forniva la stessa manodopera di un greco al 40% in meno», racconta Barnard.
«L’imbianchino di Halkidiki che incontrai, Sakis Martini, non aveva mai avuto un problema prima.
Casetta, soldi, auto, e tanto lavoro.
Quando l’incontrai io, aveva subito un crollo di commesse tragico».
Si era ridotto a tornare alla pesca notturna per racimolare due soldi in più.
«Sono albanesi, macedoni, e chissà da dove», gli disse, «ci stanno fottendo la vita».
Ma a Bruxelles «una scrollata di spalle dei colletti bianchi calciava in un angolo il bifolco greco che non capiva l’illuminante destino di una Grande Unione Europea in espansione!».
Stessa amarezza per il signor Elio, un pomeriggio del 2000.
«Se ne stava passeggiando, mani dietro la schiena, alla periferia di Bologna, quando un cane lupo lo aggredisce.
Il cane apparteneva a un campo nomadi, i rom, specie protetta dall’Unesco».
Quando il malcapitato protestò coi rom, fu preso a spintoni.
Si rivolse alla polizia, ma l’agente gli disse: «Non posso farci nulla.
Se li tocco, quelli denunciano me».
Scrisse al “Resto del Carlino” una lettera di protesta, «e gli fu risposto dall’illuminata sinistra degli allora Democratici di Sinistra che era un razzista.
Tornò a casa, nero di livore, a 76 anni e con una gamba zoppa».
Una sera, continua Barnard, si trovava a una cena in un salotto buono «della sinistra Pds, Ds poi Pd», in compagnia di insegnanti, psicologi, politologi.
Si mise a urlare: «Questa truffa delle nuove sinistre intellettual-elitarie, voi colletti bianchi sinistra snob, politcally correct e soprattutto servi della nuova finanza mondiale, porterà milioni di occidentali a buttarsi alla destra di Gianfranco Fini o di Bush, e saranno cazzi, stolti!».
Dice oggi Barnard: «Donald J. Trump ha vinto esattamente per questo.
L’Europa, dalla Le Pen alla Lega, da Alba Dorata in Grecia a Hofer in Austria a Farage in Inghilterra, segue e seguirà.
Lo urlai 16 anni or sono».
l “New York Times” ha un grafico oggi che fa impressione, continua Barnard.
C’è una mappa bianca con solo i confini degli Stati Usa, coperta da uno sciame di micro-freccette rosse che indicano lo spostamento dei colletti blu verso Trump.
«Lo sciame diventa un’invasione di locuste precisamente sopra Pittsburgh, la Pennsylvania, ma anche a ovest e a est lungo tutto la “Rust Belt”.
Questo, 16 anni dopo il mio stare in piedi su quel ponte arrugginito a guardare una devastazione sociale che denunciai».
Nel tritacarne, osserva Barnard, sono finite anche le classi medie americane, che vedono i loro redditi in termini reali stagnanti addirittura dal 1972, epoca Nixon.
«Gente che si trovò a milioni a dormire in tenda dopo la crisi dei subprime, mentre Obama sborsava 13.000 miliardi di dollari per salvare le banche.
Una classe media che oggi paga dal 4 al 12% in più su polizze sanità che non coprono neppure un diabete serio.
Ci sono anche loro fra i dimenticati dal Dio Sinistra finanziaria politically correct.
Ci sono anche loro fra i Trump boys».
E’ semplicissimo: «La trasmutazione delle sinistre, sia europee che americane, in arroganti fighetti intellettualoidi snob, politically correct “sons of a bitch”, ’ste sinistre totalmente vendute alla nuova era della finanza speculativa, nemici giurati di qualsiasi economia reale di salari, pensioni, scuole, sanità».
Questa «trasmutazione infame delle sinistre», accusa Barnard, «ha tradito per 30 anni centinaia di milioni di persone.
Le ha lasciate a marcire, le ha lasciate a gridare proteste a cui veniva risposto dal New Labour di Tony Blair, dai socialisti di Mitterrand in poi, dall’infame Pds-Pd-Unipol, Monte dei Paschi-Lista Tsipras, dai Democratici Usa sopra ogni altro, cioè dalle sinistre intellettual-elitarie, colletti bianchi snob politically correct, e soprattutto servi della nuova finanza mondiale».
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
U.Foscolo-I Sepolcri
LIBRE news
Si goda Trump, l’infame sinistra che ha tradito il popolo
Scritto il 13/11/16 • nella Categoria: idee Condividi
«Sinistre infami», che per “progresso politically correct” intendono «la demolizione di ogni sovranità per accumulare fortune immani sull’economia speculativa».
E l’economia reale? «Marcisca assieme a milioni di sfigati che non leggono il “New Yorker”, la “London Review of Books”, o “Micromega” e “Repubblica”».
E adesso “godetevi” Donald Trump, dice Paolo Barnard, che avverte: «Non abbiamo ancora visto niente».
Trump in realtà «iniziò a vincere» già 16 anni fa, nel 2000. Il giornalista, all’epoca impegnato a “Report”, lo disse: «Stiamo portando masse immense dritte nelle mani delle destre estreme».
Era a West Miffling, «uno dei miserabili ruderi dell’ex potenza dell’acciaio Usa, parte della tragica “Rust Belt”, la cintura della ruggine che prende dentro tutta la Pennsylvania e parte dell’Ohio ma praticamente tutto il centro d’America, così chiamata perché proprio a partire da Bush Senior, e terribilmente con Bill Clinton, il cuore industriale americano fu lasciato a marcire con milioni di licenziati, esodati, tutti i cosiddetti colletti blu.
Gli impieghi andavano in Cina.
Vidi letteralmente intere cittadine abbandonate ai rovi con le porte delle case o negozi deserti chiusi con assi di legno inchiodate».
Filmò tutto per “Report”, Barnard.
La mid-class si domandava cosa mai volessero quei “bifolchi” che «ancora pretendevano un salario quando i miliardi si potevano fare a Wall Street, nella Silicon Valley e con Google».
E quindi «che crepassero, a milioni, pensò l’America “educated e politcally correct” di New York e di San Francisco, cioè i Democratici e parte dei Repubblicani ‘Liberal’».
Il reportage per la Gabanelli, scrive Barnard nel suo blog, includeva una manifestazione a Pittsburgh dove migliaia di anziani marciavano con il trespolo della flebo attaccata al braccio e i cartelli “O la cena, o le cure”.
«Ma che caXXo volevano ’sti bifolchi che ancora pretendevano la sanità pubblica quando bastava una polizza per avere tutto? Non l’avevano?
Incapaci e falliti loro, pensò l’America “educated e politcally correct” di New York e San Francisco.
Poco importa se la sanità ObamaCare ha strafallito dopo aver regalato 70 miliardi di dollari alle assicurazioni.
Poco importa se il manifatturiero Usa cerca oggi 3,5 milioni di lavoratori che nessuno ha mai istruito.
Sapete, i ragazzi dovevano studiare economics, servizi… non essere bifolchi colletti blu».
Dall’America all’Europa: Halikidiki, un villaggio nell’est greco, appena a sud di Macedonia e Bulgaria.
«Fu dopo il Trattato di Maastrich e col progressivo allargamento a est della Ue che in Grecia iniziarono a piovere orde di lavoratori dell’est europeo, gente disperata per una cena e che di regola forniva la stessa manodopera di un greco al 40% in meno», racconta Barnard.
«L’imbianchino di Halkidiki che incontrai, Sakis Martini, non aveva mai avuto un problema prima.
Casetta, soldi, auto, e tanto lavoro.
Quando l’incontrai io, aveva subito un crollo di commesse tragico».
Si era ridotto a tornare alla pesca notturna per racimolare due soldi in più.
«Sono albanesi, macedoni, e chissà da dove», gli disse, «ci stanno fottendo la vita».
Ma a Bruxelles «una scrollata di spalle dei colletti bianchi calciava in un angolo il bifolco greco che non capiva l’illuminante destino di una Grande Unione Europea in espansione!».
Stessa amarezza per il signor Elio, un pomeriggio del 2000.
«Se ne stava passeggiando, mani dietro la schiena, alla periferia di Bologna, quando un cane lupo lo aggredisce.
Il cane apparteneva a un campo nomadi, i rom, specie protetta dall’Unesco».
Quando il malcapitato protestò coi rom, fu preso a spintoni.
Si rivolse alla polizia, ma l’agente gli disse: «Non posso farci nulla.
Se li tocco, quelli denunciano me».
Scrisse al “Resto del Carlino” una lettera di protesta, «e gli fu risposto dall’illuminata sinistra degli allora Democratici di Sinistra che era un razzista.
Tornò a casa, nero di livore, a 76 anni e con una gamba zoppa».
Una sera, continua Barnard, si trovava a una cena in un salotto buono «della sinistra Pds, Ds poi Pd», in compagnia di insegnanti, psicologi, politologi.
Si mise a urlare: «Questa truffa delle nuove sinistre intellettual-elitarie, voi colletti bianchi sinistra snob, politcally correct e soprattutto servi della nuova finanza mondiale, porterà milioni di occidentali a buttarsi alla destra di Gianfranco Fini o di Bush, e saranno cazzi, stolti!».
Dice oggi Barnard: «Donald J. Trump ha vinto esattamente per questo.
L’Europa, dalla Le Pen alla Lega, da Alba Dorata in Grecia a Hofer in Austria a Farage in Inghilterra, segue e seguirà.
Lo urlai 16 anni or sono».
l “New York Times” ha un grafico oggi che fa impressione, continua Barnard.
C’è una mappa bianca con solo i confini degli Stati Usa, coperta da uno sciame di micro-freccette rosse che indicano lo spostamento dei colletti blu verso Trump.
«Lo sciame diventa un’invasione di locuste precisamente sopra Pittsburgh, la Pennsylvania, ma anche a ovest e a est lungo tutto la “Rust Belt”.
Questo, 16 anni dopo il mio stare in piedi su quel ponte arrugginito a guardare una devastazione sociale che denunciai».
Nel tritacarne, osserva Barnard, sono finite anche le classi medie americane, che vedono i loro redditi in termini reali stagnanti addirittura dal 1972, epoca Nixon.
«Gente che si trovò a milioni a dormire in tenda dopo la crisi dei subprime, mentre Obama sborsava 13.000 miliardi di dollari per salvare le banche.
Una classe media che oggi paga dal 4 al 12% in più su polizze sanità che non coprono neppure un diabete serio.
Ci sono anche loro fra i dimenticati dal Dio Sinistra finanziaria politically correct.
Ci sono anche loro fra i Trump boys».
E’ semplicissimo: «La trasmutazione delle sinistre, sia europee che americane, in arroganti fighetti intellettualoidi snob, politically correct “sons of a bitch”, ’ste sinistre totalmente vendute alla nuova era della finanza speculativa, nemici giurati di qualsiasi economia reale di salari, pensioni, scuole, sanità».
Questa «trasmutazione infame delle sinistre», accusa Barnard, «ha tradito per 30 anni centinaia di milioni di persone.
Le ha lasciate a marcire, le ha lasciate a gridare proteste a cui veniva risposto dal New Labour di Tony Blair, dai socialisti di Mitterrand in poi, dall’infame Pds-Pd-Unipol, Monte dei Paschi-Lista Tsipras, dai Democratici Usa sopra ogni altro, cioè dalle sinistre intellettual-elitarie, colletti bianchi snob politically correct, e soprattutto servi della nuova finanza mondiale».
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
LA STORIA DELLA SINISTRA ITALIANA TERMINA L'11 GIUGNO DEL 1984 A PADOVA. TRENTADUE ANNI FA, NEL SECOLO SCORSO.
I PERSONAGGETTI CHE SI SONO SUSSEGUITI ALLA GUIDA DI UNA COSI' PESANTE EREDITA' NON HANNO FATTO ALTRO CHE GALLEGGIARE CURANDO I PROPRI INTERESSI PERSONALI.
PER GUIDARE LA SINISTRA BISOGNA NASCERE MILIONARI BENESTANTI????
SE NE OCCUPA OGGI OLIVIERO BEHA.
18 NOV 2016 15:06
'DIOSCURI' SINISTRI
- BEHA: “ADESSO CHE SONO APPOLLAIATI SULLE DUE SPONDE DEL TEVERE REFERENDARIO, POSSIAMO DARE UN GRAZIE SINCERO A VELTRONI E D’ALEMA, PERCHÉ NON HANNO SOLTANTO DISTRUTTO LA SINISTRA MA CI HANNO ROVINATO LA VITA. GRAZIE A NOME DI TUTTI QUELLI CHE LO PENSANO, DEI POCHI CHE LO SUSSURRANO, DEI MOLTI CHE NON LO DICONO”
Oliviero Beha per Dagospia
Quando Walter Veltroni, onusto di glorie televisive e più in generale artistiche, ha annunciato il suo “Sì” al prossimo referendum costituzionale mi sono sentito gradevolmente rimpannucciato.
In tanti avevano obiettato a chi avrebbe votato contro la riforma Renzi/Boschi che così avrebbero favorito la “casta”, la resistenza al cambiamento, la sopravvivenza di vecchi arnesi, citando all’uopo tra personaggi, figure e figuri per esempio D’Alema. Il discorso era facilmente rovesciabile, ma ora con Veltroni sulla sponda opposta la scomposizione dei due Dioscuri che tanto bene hanno operato per il Paese negli ultimi trent’anni risulta perfezionata.
Si dice che insieme, anche se contrapposti secondo i momenti ma complessivamente complementari dalla morte di Berlinguer in poi, abbiano polverizzato la sinistra e l’idea di sinistra che il Pci aveva comunque conservato per le decadi precedenti. Sinistra?
Mah…se ciò che la distingue dalla destra è un’esigenza di solidarietà e difesa dei più deboli, vorrei capire in che modo abbiano contribuito in questo quadro i summenzionati Dioscuri. C’è chi sostiene che non gliene sia mai fregato un beneamato caXXo di nessuno, se non al massimo della loro cerchia privata e dei loro beni, chi più (D’Alema il pugliese…), chi meno (Veltroni l’intellettuale con le mani in pasta e in pasto).
Giudizio severo, ammettiamolo, specie se si considera che uno continuava a pulpiteggiare sulla sinistra dall’alto di tutti gli incarichi consentiti, fino all’amato Copasir fonte inesauribile di informazioni non sul panettiere ma sull’intera classe dirigente, militari compresi, e l’altro minacciava - ma dall’Italia - i bambini africani, risparmiati (purtroppo solo da lui) in extremis per il prevalere della sua incomprimibile creatività.
Dovendo girare un film come fa lui ma su di lui, un titolo possibile sarebbe “La Grande Doppiezza”, mentre un testo adatto a D’Alema potrebbe intitolarsi “Il cervello al Massimo”. Sul film veltroniano lascio ampia facoltà d’immaginazione. Sul libro dalemiano forse ci vuole un asterisco.
Qualche anno fa sentii raccontare da Staino, attuale Direttore dell’Unità renziana, il seguente aneddoto, in un’occasione pubblica, alla presentazione di un libro: ”Ero seduto al tavolo vicino a Massimo, col quale per tutta la vita ho battagliato e fatto pace, quando lui sospirando mi ha detto: “Certo che per un vignettista perdere la vista come sta accadendo a te deve essere tremendo….”. Io ovviamente ho assentito. Lui ha continuato quasi soprapensiero: “Sarebbe un po’ come se a me venisse un tumore al cervello…”.
Beh, adesso che sono appollaiati sulle due sponde dello sporchissimo Tevere referendario, possiamo fotografarli ben bene nel nostro presepe personale e generazionale. Un grazie sincero ad entrambi, perché non hanno soltanto distrutto la sinistra (forse c’avrebbe pensato da sola e comunque rimarrebbe sempre la destra, se non fosse un’accozzaglia pressappochista di inventati) ma ci hanno semplicemente rovinato la vita. Grazie anche a nome di tutti quelli che lo pensano, dei pochi che lo sussurrano, dei molti che non lo dicono proprio.
Oliviero Beha
I PERSONAGGETTI CHE SI SONO SUSSEGUITI ALLA GUIDA DI UNA COSI' PESANTE EREDITA' NON HANNO FATTO ALTRO CHE GALLEGGIARE CURANDO I PROPRI INTERESSI PERSONALI.
PER GUIDARE LA SINISTRA BISOGNA NASCERE MILIONARI BENESTANTI????
SE NE OCCUPA OGGI OLIVIERO BEHA.
18 NOV 2016 15:06
'DIOSCURI' SINISTRI
- BEHA: “ADESSO CHE SONO APPOLLAIATI SULLE DUE SPONDE DEL TEVERE REFERENDARIO, POSSIAMO DARE UN GRAZIE SINCERO A VELTRONI E D’ALEMA, PERCHÉ NON HANNO SOLTANTO DISTRUTTO LA SINISTRA MA CI HANNO ROVINATO LA VITA. GRAZIE A NOME DI TUTTI QUELLI CHE LO PENSANO, DEI POCHI CHE LO SUSSURRANO, DEI MOLTI CHE NON LO DICONO”
Oliviero Beha per Dagospia
Quando Walter Veltroni, onusto di glorie televisive e più in generale artistiche, ha annunciato il suo “Sì” al prossimo referendum costituzionale mi sono sentito gradevolmente rimpannucciato.
In tanti avevano obiettato a chi avrebbe votato contro la riforma Renzi/Boschi che così avrebbero favorito la “casta”, la resistenza al cambiamento, la sopravvivenza di vecchi arnesi, citando all’uopo tra personaggi, figure e figuri per esempio D’Alema. Il discorso era facilmente rovesciabile, ma ora con Veltroni sulla sponda opposta la scomposizione dei due Dioscuri che tanto bene hanno operato per il Paese negli ultimi trent’anni risulta perfezionata.
Si dice che insieme, anche se contrapposti secondo i momenti ma complessivamente complementari dalla morte di Berlinguer in poi, abbiano polverizzato la sinistra e l’idea di sinistra che il Pci aveva comunque conservato per le decadi precedenti. Sinistra?
Mah…se ciò che la distingue dalla destra è un’esigenza di solidarietà e difesa dei più deboli, vorrei capire in che modo abbiano contribuito in questo quadro i summenzionati Dioscuri. C’è chi sostiene che non gliene sia mai fregato un beneamato caXXo di nessuno, se non al massimo della loro cerchia privata e dei loro beni, chi più (D’Alema il pugliese…), chi meno (Veltroni l’intellettuale con le mani in pasta e in pasto).
Giudizio severo, ammettiamolo, specie se si considera che uno continuava a pulpiteggiare sulla sinistra dall’alto di tutti gli incarichi consentiti, fino all’amato Copasir fonte inesauribile di informazioni non sul panettiere ma sull’intera classe dirigente, militari compresi, e l’altro minacciava - ma dall’Italia - i bambini africani, risparmiati (purtroppo solo da lui) in extremis per il prevalere della sua incomprimibile creatività.
Dovendo girare un film come fa lui ma su di lui, un titolo possibile sarebbe “La Grande Doppiezza”, mentre un testo adatto a D’Alema potrebbe intitolarsi “Il cervello al Massimo”. Sul film veltroniano lascio ampia facoltà d’immaginazione. Sul libro dalemiano forse ci vuole un asterisco.
Qualche anno fa sentii raccontare da Staino, attuale Direttore dell’Unità renziana, il seguente aneddoto, in un’occasione pubblica, alla presentazione di un libro: ”Ero seduto al tavolo vicino a Massimo, col quale per tutta la vita ho battagliato e fatto pace, quando lui sospirando mi ha detto: “Certo che per un vignettista perdere la vista come sta accadendo a te deve essere tremendo….”. Io ovviamente ho assentito. Lui ha continuato quasi soprapensiero: “Sarebbe un po’ come se a me venisse un tumore al cervello…”.
Beh, adesso che sono appollaiati sulle due sponde dello sporchissimo Tevere referendario, possiamo fotografarli ben bene nel nostro presepe personale e generazionale. Un grazie sincero ad entrambi, perché non hanno soltanto distrutto la sinistra (forse c’avrebbe pensato da sola e comunque rimarrebbe sempre la destra, se non fosse un’accozzaglia pressappochista di inventati) ma ci hanno semplicemente rovinato la vita. Grazie anche a nome di tutti quelli che lo pensano, dei pochi che lo sussurrano, dei molti che non lo dicono proprio.
Oliviero Beha
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