La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA STESSA NOTIZIA VISTA DAGLI STRUMPTRUPPEN
Trump avvisa la Nord Corea:
"Possibile scenario di guerra"
Trump commenta i primi 100 giorni da presidente: "Pensavo fosse più facile". Sulla Corea del Sud: "Paghi per la difesa"
di Luca Romano
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Trump avvisa la Nord Corea:
"Possibile scenario di guerra"
Trump commenta i primi 100 giorni da presidente: "Pensavo fosse più facile". Sulla Corea del Sud: "Paghi per la difesa"
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Re: La Terza Guerra Mondiale
UncleTom ha scritto:LA STESSA NOTIZIA VISTA DAGLI STRUMPTRUPPEN
Trump avvisa la Nord Corea:
"Possibile scenario di guerra"
Trump commenta i primi 100 giorni da presidente: "Pensavo fosse più facile". Sulla Corea del Sud: "Paghi per la difesa"
di Luca Romano
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Donald Trump: "Possibile guerra in Nord Corea"
Trump commenta i primi 100 giorni da presidente: "Pensavo fosse più facile". Sulla Corea del Sud: "Paghi per la difesa"
Luca Romano - Ven, 28/04/2017 - 08:00
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Donald Trump analizza i suoi primi 100 giorni di presidenza. E inevitabilmente il tycoon parla della Corea del Nord: "C’è la possibilità che si arrivi a un enorme, enorme conflitto con la Corea del Nord.
Certo che c’è", ha spiegato Trump, parlando nello Studio Ovale. Poi ha aggiunto: "La priorità della mia amministrazione è quella di risolvere le cose per via diplomatica, anche se è molto complicato". In quest’ottica, il presidente americano ha speso parole distensive per il suo omologo cinese Xi Jinping: "Un uomo buono, che ho potuto conoscere bene: ama la Cina e il popolo cinese. So che vorrebbe fare qualcosa, forse è possibile che non possa farlo. Ma sta facendo tutto ciò che è in suo potere". A questo punto Trump torna sulla Corea del Nord e parla di Kim Jong Un: "Ha 27 anni, suo padre muore, lui prende le redini del regime. Dite quel che volete, ma non è semplice, specie a quell’età. Non lo dico per dargli credito, spero che si dimostri razionale". Decisivo in quel contesto è l'alleato della Corea del Sud e Trump parla del sistema di difesa: "Ho informato la COrea del Sud che sarebbe appropriato che pagassero per quel sistema. È fenomenale, abbatte i missili mentre sono in cielo", ha detto Trump. Nel corso della stessa intervista, Trump ha anche detto di intendere "rivedere o cancellare l’orribile accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud. "Quando annuncerò ufficialmente questa mossa? Molto presto. Lo sto annunciando ora", ha affermato. Poi la sua analisi si sposta sul Medio Oriente: "Devo dire che ci sarà una fine. E quella fine sarà la loro umiliazione. Ci sarà una fine, quella di vedere un esito pacifico al conflitto israelo-palestinese. Voglio vedere la pace tra Israele e i palestinesi. Non c’è ragione perché non ci sia pace — non c’è alcuna ragione". Infine parla del suo impegno alla Casa Bianca: "Ora ho più lavoro di quanto ne avessi prima. Pensavo che sarebbe stato più facile".
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Re: La Terza Guerra Mondiale
ANCHE IL FATTO QUOTIDIANO.IT APRE LA GIORNATA CON LA STESSA NOTIZIA
Nord Corea, Trump: “C’è rischio di conflitto serio”
I 100 giorni del presidente tra tensione e annunci
Dalle tasse all’uscita dal trattato Nafta al Medio Oriente, ecco i reali risultati della nuova amministrazione
sui temi chiave della campagna elettorale. L’impatto maggiore è stato quello sulle politiche ambientali
Mondo
I primi 100 giorni di Donald Trump sono anzitutto segnati da un clamoroso errore storico. In un documento inviato ai giornalisti, la Casa Bianca sostiene che Trump ha firmato trenta ordini esecutivi, “più di Franklin D. Roosevelt”, che ne avrebbe firmati nove. In realtà, Roosevelt ne firmò novantanove. Nel merito, forse i risultati non sono così fulgidi come il tycoon si attendeva. Gran parte della sua azione si è dispiegata attraverso ordini esecutivi che non devono passare per il Congresso. E delle 28 leggi approvate dal 20 gennaio, 13 cancellano alcuni degli ultimi atti di Obama e altre difficilmente passeranno alla storia o cambieranno la vita degli americani
di Roberto Festa
Nord Corea, Trump: “C’è rischio di conflitto serio”
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di Roberto Festa
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Re: La Terza Guerra Mondiale
UncleTom ha scritto:ANCHE IL FATTO QUOTIDIANO.IT APRE LA GIORNATA CON LA STESSA NOTIZIA
Nord Corea, Trump: “C’è rischio di conflitto serio”
I 100 giorni del presidente tra tensione e annunci
Dalle tasse all’uscita dal trattato Nafta al Medio Oriente, ecco i reali risultati della nuova amministrazione
sui temi chiave della campagna elettorale. L’impatto maggiore è stato quello sulle politiche ambientali
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I primi 100 giorni di Donald Trump sono anzitutto segnati da un clamoroso errore storico. In un documento inviato ai giornalisti, la Casa Bianca sostiene che Trump ha firmato trenta ordini esecutivi, “più di Franklin D. Roosevelt”, che ne avrebbe firmati nove. In realtà, Roosevelt ne firmò novantanove. Nel merito, forse i risultati non sono così fulgidi come il tycoon si attendeva. Gran parte della sua azione si è dispiegata attraverso ordini esecutivi che non devono passare per il Congresso. E delle 28 leggi approvate dal 20 gennaio, 13 cancellano alcuni degli ultimi atti di Obama e altre difficilmente passeranno alla storia o cambieranno la vita degli americani
di Roberto Festa
Usa, i cento giorni col botto di Donald Trump: “Con la Corea del Nord la guerra è possibile”
Mondo
Il presidente ha detto che "si darebbe una A". Ma i reali risultati della nuova amministrazione sui temi chiave della campagna elettorale, dalle tasse al Muslim ban all'uscita dal trattato Nafta, non sono brillanti. L'impatto maggiore è stato quello sulle politiche ambientali: deregulation e depotenziamento dell'agenzia Epa
di Roberto Festa | 28 aprile 2017
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Cento giorni sono bastati, in cima ai pensieri di Trump più che l’America c’è la Corea del Nord. Tanto è bastato perché nelle mani del 45esimo presidente Usa la tensione di sempre subisse un’escalation senza precedenti che per entrambi i leader risponde anche a esigenze di propaganda interna. Donald Trump accoglie alla Casa Bianca i giornalisti della Reuters per fare il bilancio dei primi 100 giorni e parte da lì, dai venti di guerra. Non usa giri di parole: la “possibilità” che esploda “un grande, grande conflitto, c’è assolutamente”. Parole che portano la mente degli americani indietro nel tempo e lontano nello spazio, ai conflitti che hanno segnato (e unito o diviso) la loro Storia e a 7mila miglia da Washington. Anche a Filadelfia e San Diego, difficile si parlerà d’altro nei prossimi giorni. Meno, sicuramente, del reale bilancio dei primi tre mesi di era Trump. Un tempo breve nel quale si sono però già palesati i limiti delle ambizioni e delle promesse del magnate al comandoi.
Di sicuro, i primi 100 giorni di Donald Trump sono anzitutto segnati da un clamoroso errore storico. In un documento inviato ai giornalisti, la Casa Bianca sostiene che Trump ha firmato nei suoi primi 100 giorni trenta ordini esecutivi, “più di Franklin D. Roosevelt”, che ne avrebbe firmati nove. In realtà, Roosevelt ne firmò novantanove. Nove sono i più importanti, riportati sul sito dell’American Presidency Project che è stato probabilmente preso come fonte dai collaboratori del presidente. Senza però controllare.
Sabato 29 aprile è il giorno in cui Trump festeggia i suoi primi 100 giorni di governo. Per l’occasione, in un’intervista alla Reuters ha detto: “Con la Corea del Nord c’è il rischio “di conflitto molto serio. Certamente”. Aggiungendo però che preferirebbe risolvere la questione del programma nucleare di Pyongyang con la diplomazia, cosa però “molto difficile”. Ha sottolineato inoltre che c’è una svolta nella collaborazione con Pechino, pronta a fare pressioni su Pyongyang, dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping in Florida all’inizio di aprile.
L’abitudine di prendere come riferimento poco più di tre mesi per giudicare il successo dell’azione di governo risale proprio a Roosevelt e da allora è stata applicata a tutti i presidenti Usa. Lo stesso Trump, in campagna elettorale, ne aveva fatto ampiamente cenno. Nei giorni finali della campagna elettorale l’allora candidato chiese alle folle dei suoi fan, in North Carolina, Florida, Minnesota, Pennsylvania, di immaginare “cosa potremo realizzare nei primi 100 giorni della mia amministrazione”. E quando a Cleveland Trump accettò la nomination repubblicana, il futuro presidente disse di voler pretendere da ogni ufficio del governo “una lista dei progetti inutili da eliminare nei miei primi 100 giorni”.
Da allora è successo qualcosa. In un tweet, venerdì scorso, Trump ha definito “ridicola” l’abitudine dei 100 giorni. Magari ha cambiato idea. O magari i risultati di questi primi 100 giorni non sono così fulgidi come lui si attendeva, anche se giovedì 27 in un’intervista al Washington Examiner ha dichiarato che “si darebbe una A“. Gran parte dell’azione di Trump si è dispiegata attraverso ordini esecutivi – che non devono passare per il Congresso – a riprova di come il presidente non abbia ancora trovato un modus vivendi con deputati e senatori. E delle ventotto leggi approvate dal 20 gennaio, tredici cancellano alcuni degli ultimi atti della presidenza Obama e altre difficilmente passeranno alla storia o cambieranno davvero la vita degli americani; tra queste, c’è la dedica di una clinica per veterani e l’atto di nomina al Pentagono per il generale James Mattis.
Negli ultimi giorni, forse per contrastare le inevitabili critiche e polemiche, Trump si è lanciato in una campagna di annunci clamorosi e cose da fare. Ciò non toglie che manca, sinora, un atto davvero importante e che su molte delle questioni affrontate in campagna elettorale – commercio, sanità, veterani, nucleare iraniano, Medioriente, lavoro, crisi degli oppioidi – permane un clima di incertezza o assenza di proposte. Ecco comunque, punto dopo punto, alcuni dei temi in campo.
Tasse – A ogni presidente repubblicano piace offrire consistenti tagli alle tasse. Trump non fa eccezione. Il fatto è che la paginetta con cui Steven Mnuchin e Gary Cohn si sono presentati davanti ai giornalisti per l’annuncio della riforma fiscale dà scarsissimi dettagli su ciò che davvero succederà. Ci sono misure – come il taglio dal 35 al 15 per cento delle imposte sul reddito d’impresa – che favoriscono il mondo degli affari. Ce ne sono altre – per esempio la riduzione da sette a tre delle fasce di reddito, senza però precisare i redditi contenuti in ogni fascia – di cui ancora non si indovinano gli effetti. Ce ne sono altre ancora – come la cancellazione della tassa di successione – di cui invece si indovinano gli effetti: favorire gli strati più ricchi della popolazione, Trump incluso. A parte i possibili contraccolpi negativi a livello elettorale – la riforma fa molto poco per aiutare i ceti popolari che hanno scelto Trump – c’è ora il percorso politico che non è scontato. La riforma delle tasse deve infatti passare per il Congresso e l’iter si preannuncia burrascoso.
Sanità – E’ la sconfitta più bruciante per Trump. L’obiettivo di cancellare l’Obamacare era stato annunciato in campagna elettorale. Una riforma – che eliminava l’obbligatorietà dell’assicurazione sanitaria – è poi stata precipitosamente inviata al Congresso e altrettanto precipitosamente ritirata. Soprattutto i settori più conservatori, quelli che fanno capo al Freedom Caucus, si sono rifiutati di dare il via libera. Nelle ultime ore sembra che un’altra riforma stia prendendo forma alla Camera, ma resta l’incertezza su quello che farà il Senato e tutta la questione resta in alto mare.
Politica estera – L’attacco alla base aerea di Al Shayrat in Siria e la bomba fatta esplodere in Afghanistan hanno mostrato un’attitudine più interventista di questo presidente rispetto al precedente; soprattutto, hanno mostrato la tendenza a lasciar mano più libera ai militari. Altre azioni si sono concluse in modo disastroso. Il primo raid ordinato da Trump nello Yemen si è concluso con l’uccisione di una trentina di civili. A parte le azioni militari, quella che sembra mancare è una visione di politica estera. I rapporti con la Russia sono ulteriormente peggiorati; l’Europa è ormai lontana e sospettosa; il conflitto mediorientale (affidato a Jared Kushner, il genero senza esperienza internazionale che se ne fece una inserendo la parola “China” su Amazon.com) non ha fatto significativi passi in avanti; con la Corea del Nord si procede tra minacce, richieste di intervento cinese e clamorose gaffe (quando Trump parlava della potente “armada” diretta verso la penisola coreana, la flotta americana prendeva parte a esercizi navali nell’Oceano Indiano). Quanto al nucleare iraniano, la settimana scorsa l’amministrazione ha annunciato una “revisione tra agenzie” che con ogni probabilità insabbierà per qualche mese il problema.
Ambiente – E’ probabilmente il settore in cui Trump sta lasciando il segno più durevole. Nell’“America First Energy Plan”, reso pubblico il giorno dell’insediamento, non veniva fatto alcun cenno all’energia rinnovabile. Trump ha poi proseguito nelle sue politiche ambientali con: due ordini esecutivi che fanno ripartire i controversi oleodotti Keystone XL e Dakota Access; il congelamento di nuove assunzioni e borse di studio dell’Environmental Protection Agency (Epa), per cui è previsto un forte taglio dei finanziamenti; la nomina alla guida della stessa agenzia di Scott Pruitt, un antico nemico di Epa per cui il diossido di carbonio non è la principale causa di inquinamento; un altro ordine esecutivo che ordina la revisione delle norme decise da Barack Obama in tema di protezione delle acque; la revoca del bando alle munizioni contenenti piombo sulle terre federali che sempre Obama aveva imposto (e che non piaceva alla National Rifle Association, la lobby delle armi); un nuovo ordine esecutivo firmato il 28 marzo (“Promoting Energy Independence and Economic Growth”) che dà inizio allo smantellamento del Clean Power Plan, sui limiti alle emissioni inquinanti delle industrie energetiche; la revoca del bando all’uso in agricoltura del Clorpirifos, un pesticida vietato dal 1965. Si tratta di un corpo sostanzioso di norme che dovrebbe portare all’abbandono degli accordi sul clima di Parigi e che semina preoccupazione tra scienziati e ambientalisti. Le politiche di Trump sui cambiamenti climatici sono state clamorosamente contestate durate la March for Science di Washington il 22 aprile.
Intercettazioni – Trump aveva promesso un rapporto “entro novanta giorni” dalla sua entrata alla Casa Bianca sulle presunte intercettazioni russe durante la campagna elettorale 2016. Un altro rapporto era stato anticipato su altre presunte intercettazioni, quelle dell’amministrazione Obama nella Trump Tower. E di un’altra inchiesta sulle frodi elettorali aveva parlato il vice presidente Mike Pence. Di nessuna delle tre indagini si ha notizia.
Attacco al Nafta – E’ stato un cavallo di battaglia di Trump in campagna elettorale. L’attacco all’Accordo di libero scambio nord-americano si è innestato sulla retorica anticinese in tema di bilancia commerciale (“la Cina ci stupra”, diceva Trump). La retorica è stata presto abbandonata e la Cina è diventata “un grande alleato”. Stesse oscillazioni sulla questione del Nafta. Oggi la Casa Bianca dice di pensare ad abbandonare l’accordo con Messico e Canada, ma a fine marzo parlava di cambiamenti “minimi” che avrebbero lasciato in vita le parti più controverse dell’accordo (per esempio il processo detto “Investor State Dispute Settlement” che permette agli investitori internazionali di fare causa ai governi quando i loro interessi vengono toccati, senza che le sentenze siano soggette ad appello). L’impressione è che il Nafta resterà un oggetto sventolato da Trump – con una buona dose di retorica ma pochi risultati – di fronte ai settori più popolari del suo elettorato.
Il Muro – Per tutta la durata della campagna elettorale, Trump ha fatto della costruzione del muro con il Messico la promessa più dirompente. Il muro, spiegava Trump, lo avrebbe dovuto pagare il governo messicano. Nei primi giorni di presidenza Trump ha interrotto bruscamente un telefonata con Enrique Peña Nieto e ha fatto saltare una visita del presidente messicano. La richiesta era sempre la stessa: che il Messico pagasse. Non se ne è saputo più nulla. E’ quindi sembrato che la proposta fosse quella di finanziare il muro attraverso l’aumento dei dazi; possibilità scartata perché si sarebbe abbattuta sui consumatori. L’ultima trovata è stata inserire il finanziamento per il muro (21,6 miliardi, secondo alcuni esperti) nella legge di bilancio. Anche a questo il Congresso ha detto no. L’unica cosa cui i repubblicani hanno acconsentito è un aumento della spesa per la sicurezza. Magra consolazione per chi voleva innalzare un “bellissimo muro” al confine meridionale.
Bando all’immigrazione – Due diversi ordini esecutivi, differenti interpretazioni (“si tratta di un bando ai musulmani”, “non si tratta di un bando ai musulmani”), aeroporti occupati, gente arrestata all’arrivo sul suolo americano, manifestazioni di protesta, tribunali convocati d’urgenza, tweet infuriati di Trump contro la magistratura “che mette in pericolo la sicurezza nazionale”, annunci di ricorsi fino alla Corte Suprema. Ma che fine hanno fatto gli ordini esecutivi sull’immigrazione?
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Re: La Terza Guerra Mondiale
COME SI DEVE INTERPRETARE QUESTA NOTIZIA.
PROPAGANDA, NEL SENSO "QUANTO SIAMO BRAVI", OPPURE L'ACCORDO 'NDRANGHETA-ISIS SI E' INTERROTTO??????
IlFattoQuotidiano.it / Cronaca
Terrorismo, un arresto e un’espulsione a Brindisi: “Militanti dell’Isis, avevano contatti con Berlino e con Anis Amri”
Cronaca
Un'operazione di polizia antiterrorismo ha portato al fermo di un cittadino congolese e all'espulsione di un marocchino. Per gli investigatori "erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio"
di F. Q. | 28 aprile 2017
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Più informazioni su: Brindisi, Isis, Terrorismo
Avevano una totale adesione all’ideologia dell’Isis, facevano parte di una cellula salafita operante a Berlino, erano pronti a compiere attenti e uno di loro era in contatto con Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale della capitale tedesca. Sono queste le accuse per un cittadino congolese arrestato e di un marocchino, che invece è stato espulso, nell’ambito di un’indagine della Digos di Brindisi, coordinata dalla Dda di Lecce e dalla Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
In manette, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale, è finito Lutumba Nkanga, congolese di 27 anni e residente in Germania, ma in passato ospite del Centro per rifugiati di Brindisi. Mentre il marocchino Soufiane Amri, il ventiduenne che era in contatto con l’attentatore di Berlino, è stato espulso dall’Italia. Entrambi, dicono gli investigatori, avevano aderito totalmente all’Isis ed erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio.
Le indagini, grazie anche al coordinamento con le autorità tedesche, hanno inoltre consentito di individuare e neutralizzare i progetti della cellula salafita operante a Berlino, che era composta da 11 membri.
PROPAGANDA, NEL SENSO "QUANTO SIAMO BRAVI", OPPURE L'ACCORDO 'NDRANGHETA-ISIS SI E' INTERROTTO??????
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Terrorismo, un arresto e un’espulsione a Brindisi: “Militanti dell’Isis, avevano contatti con Berlino e con Anis Amri”
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Un'operazione di polizia antiterrorismo ha portato al fermo di un cittadino congolese e all'espulsione di un marocchino. Per gli investigatori "erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio"
di F. Q. | 28 aprile 2017
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Avevano una totale adesione all’ideologia dell’Isis, facevano parte di una cellula salafita operante a Berlino, erano pronti a compiere attenti e uno di loro era in contatto con Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale della capitale tedesca. Sono queste le accuse per un cittadino congolese arrestato e di un marocchino, che invece è stato espulso, nell’ambito di un’indagine della Digos di Brindisi, coordinata dalla Dda di Lecce e dalla Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
In manette, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale, è finito Lutumba Nkanga, congolese di 27 anni e residente in Germania, ma in passato ospite del Centro per rifugiati di Brindisi. Mentre il marocchino Soufiane Amri, il ventiduenne che era in contatto con l’attentatore di Berlino, è stato espulso dall’Italia. Entrambi, dicono gli investigatori, avevano aderito totalmente all’Isis ed erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio.
Le indagini, grazie anche al coordinamento con le autorità tedesche, hanno inoltre consentito di individuare e neutralizzare i progetti della cellula salafita operante a Berlino, che era composta da 11 membri.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Le armi degli Stati Uniti per un attacco globale
Apr 28, 2017/
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Francesco Boezi
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“Gli Stati Uniti stanno sviluppando armi per un attacco globale istantaneo”. A dichiararlo è stato il rappresentante dello Stato maggiore russo, il tenente generale Víktor Poznijir secondo quanto riportato dall’ agenzia Interfax. In una conferenza stampa tenuta a Mosca, l’alta carica militare russa ha sottolineato, infatti: “Per attuare il suo concetto militare di utilizzo condiviso di armi offensive e difensive, il Pentagono ha iniziato a sviluppare piani di un attacco globale immediato”, Lo riporta, tra gli altri, questo sito. Elementi che evidentemente, secondo le intenzioni della conferenza stampa promossa dal generale, sottolineano una certa preoccupazione della Russia per lo sviluppo di queste nuove, potentissime armi. Il dubbio posto, insomma, è che la volontà degli Stati Uniti sia quella di lanciare attacchi con estrema rapidità, tecniche militari in grado di distruggere qualsivoglia obiettivo militare presente in qualunque parte del mondo. Il tutto entro un’ora dall’ordine. “La comparsa dei primi complessi di armi di questo tipo nelle Forze armate degli Usa è prevista nel 2020”, ha aggiunto Poznijir. “L’esistenza delle basi di difesa antimissilistica statunitense in Europa, le portaerei missilistiche nei mari crea un sistema nascosto che rende possibile un attacco a sorpresa con missili nucleari contro la Federazione russa“, ha aggiunto il generale. Insomma, la tensione nell’aria cresce ed è sempre più tangibile anche per i commentatori. La discussione, poi, si è allargata anche al sistema antimissilistico in possesso degli Stati Uniti, il quale rappresenterebbe, sempre per Pozniijir “una minaccia per il libero utilizzo dello spazio esterno da parte degli altri stati”. La conclusione dell’alta carica dello Stato maggiore russo, però, è ancora più inquietante. La dichiarazione finale, infatti, è spettata alla rivelazione per cui i risultati delle similuazioni effettuate dai Pc in possesso del ministero della difesa russa, hanno confermato che il sistema antimissilistico degli States, sia, nonostante le smentite del Pentagono, puntato sulla Russia e sulla Cina. . Per questo, dunque -riporta sempre l’Antiplomatico- “viola la parità esistente in materia di armamenti strategici e crea un fattore di destabilizzazione che ostacolaa considerevolmente le possibilità di dialogo sulle questioni del disarmo nucleare”. Donald Trump, del resto, non ha mai fatto mistero di voler rilanciare l’arsenale degli Stati Uniti d’America. La possibilità, insomma, che si stiano sviluppando armi sempre più potenti, dunque, va tenuta seriamente in considerazione. Già in questa disamina sulla Mop, la bomba tecnicamente diversa, ma potenzialmente più performante della Moab, potevano essere chiariti i dubbi sul reale potenziale bellico degli States. La Russia, nel frattempo, ci ha tenuto a far sapere di essere in possesso dell’Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power (ATBIP). Un ordigno presente nell’arsenale di Putin che sarebbe 4 volte più potente della Moab lanciata nei tunnel in Afghanistan dagli americani. Il terribile ordigno russo – si legge in questo pezzo- conterrebbe 44 tonnellate di esplosivo, mentre la Moab ne avrebbe 11. Non solo: il raggio di esplosione sarebbe di 300 metri, esattamente il doppio rispetto quello della bomba in possesso di Trump. Il Foab, la Moab, Il Mop ed ora anche la possibilità di armi predisposte per attacchi globali istantanei. Un periodo florido per gli appassionati di armamenti, meno tranquillo per per le sorti del mondo.
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“Gli Stati Uniti stanno sviluppando armi per un attacco globale istantaneo”. A dichiararlo è stato il rappresentante dello Stato maggiore russo, il tenente generale Víktor Poznijir secondo quanto riportato dall’ agenzia Interfax. In una conferenza stampa tenuta a Mosca, l’alta carica militare russa ha sottolineato, infatti: “Per attuare il suo concetto militare di utilizzo condiviso di armi offensive e difensive, il Pentagono ha iniziato a sviluppare piani di un attacco globale immediato”, Lo riporta, tra gli altri, questo sito. Elementi che evidentemente, secondo le intenzioni della conferenza stampa promossa dal generale, sottolineano una certa preoccupazione della Russia per lo sviluppo di queste nuove, potentissime armi. Il dubbio posto, insomma, è che la volontà degli Stati Uniti sia quella di lanciare attacchi con estrema rapidità, tecniche militari in grado di distruggere qualsivoglia obiettivo militare presente in qualunque parte del mondo. Il tutto entro un’ora dall’ordine. “La comparsa dei primi complessi di armi di questo tipo nelle Forze armate degli Usa è prevista nel 2020”, ha aggiunto Poznijir. “L’esistenza delle basi di difesa antimissilistica statunitense in Europa, le portaerei missilistiche nei mari crea un sistema nascosto che rende possibile un attacco a sorpresa con missili nucleari contro la Federazione russa“, ha aggiunto il generale. Insomma, la tensione nell’aria cresce ed è sempre più tangibile anche per i commentatori. La discussione, poi, si è allargata anche al sistema antimissilistico in possesso degli Stati Uniti, il quale rappresenterebbe, sempre per Pozniijir “una minaccia per il libero utilizzo dello spazio esterno da parte degli altri stati”. La conclusione dell’alta carica dello Stato maggiore russo, però, è ancora più inquietante. La dichiarazione finale, infatti, è spettata alla rivelazione per cui i risultati delle similuazioni effettuate dai Pc in possesso del ministero della difesa russa, hanno confermato che il sistema antimissilistico degli States, sia, nonostante le smentite del Pentagono, puntato sulla Russia e sulla Cina. . Per questo, dunque -riporta sempre l’Antiplomatico- “viola la parità esistente in materia di armamenti strategici e crea un fattore di destabilizzazione che ostacolaa considerevolmente le possibilità di dialogo sulle questioni del disarmo nucleare”. Donald Trump, del resto, non ha mai fatto mistero di voler rilanciare l’arsenale degli Stati Uniti d’America. La possibilità, insomma, che si stiano sviluppando armi sempre più potenti, dunque, va tenuta seriamente in considerazione. Già in questa disamina sulla Mop, la bomba tecnicamente diversa, ma potenzialmente più performante della Moab, potevano essere chiariti i dubbi sul reale potenziale bellico degli States. La Russia, nel frattempo, ci ha tenuto a far sapere di essere in possesso dell’Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power (ATBIP). Un ordigno presente nell’arsenale di Putin che sarebbe 4 volte più potente della Moab lanciata nei tunnel in Afghanistan dagli americani. Il terribile ordigno russo – si legge in questo pezzo- conterrebbe 44 tonnellate di esplosivo, mentre la Moab ne avrebbe 11. Non solo: il raggio di esplosione sarebbe di 300 metri, esattamente il doppio rispetto quello della bomba in possesso di Trump. Il Foab, la Moab, Il Mop ed ora anche la possibilità di armi predisposte per attacchi globali istantanei. Un periodo florido per gli appassionati di armamenti, meno tranquillo per per le sorti del mondo.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
...CRONACA DI GUERRA....
Gli Usa inviano truppe sul confine tra Turchia e Siria
Gli Usa inviano delle truppe a nord della Siria, sul confine della Turchia, al fine di prevenire nuovi scontri tra Ankara e le forze curde alleate degli Stati uniti
Roberto Vivaldelli - Sab, 29/04/2017 - 12:50
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I veicoli corazzati degli Stati Uniti sono stati schierati nelle aree settentrionali della Siria, lungo il confine con la Turchia.
Gli Usa inviano truppe sule confine tra Turchia e Siria
Ciò accade a pochi giorni dall'attacco dell'aviazione turca che ha ucciso 20 combattenti curdi - alleati degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico. A riportarlo è Associated Press. Alcuni filmati diffusi da attivisti curdi siriani mostrano le immagini del convoglio statunitense mentre attraversa il villaggio di Darbasiyah, a poche centinaia di metri dal confine turco in una zona in cui gli scontri tra turchi e i curdi alleati degli Usa sono all'ordine del giorno. L'attacco aereo compiuto da Ankara nei giorni scorsi, condannato sia da Stati Uniti che dalla Russia, ha inoltre ferito 18 membri dell'Unità popolare (YPG), formazione curda alleata di Washington ma invisa alla Turchia.
L'invio delle truppe statunitensi ha l'obiettivo di mettere ordine in una fase contraddittoria, dal momento che la Turchia - membro NATO - bombarda i curdi siriani membri della coalizione anti-Daesh a guida USA. Il dispiegamento di tali forze funge dunque da “tampone” in una situazione che metteva Washington in grande imbarazzo. Ora i generali di Trump vogliono porre rimedio a una strategia che sembrava schizofrenica.
Attività di pattugliamento
Un ufficiale curdo, Ilham Ahmad, interpellato da Associated Press, ha sottolineato che le forze americane hanno iniziato a svolgere le attività di pattugliamento lungo il confine insieme alle forze curde a partire da giovedì scorso e dato il via a voli di ricognizione. L'ufficiale ha inoltre dichiariatio che il dispiegamento delle truppe statunitensi è temporaneo, ma potrebbe anche diventare permanente.
Un'attivista curdo, Mustafa Bali, ha confermato le recenti attività degli Stati Uniti, aggiungendo che esse si estendono fino al confine iracheno e nella parte curda della Siria orientale. “Il ruolo americano è diventato ormai come una forza tampone tra noi e i turchi su tutte le linee”. - ha riferito.
Un chiaro messaggio ad Ankara
L'iniziativa del Segretario alla Difesa James Mattis e del direttore del consiglio per la sicurezza nazionale Herbert McMaster manda un duplice messaggio: da un lato rassicura i curdi, spazientiti dall'ambiguità di Washigton, dall'altra rappresenta un chiaro avvertimento a Erdogan. Il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, ha implicitamente confermato la notizia: “Abbiamo forze americane in tutta la Siria settentrionale, che operano con i nostri partner delle forze democratiche siriane - ha osservato Davis –. Il confine è una di quelle aree in cui i nostri soldati sono presenti”. Davis ha inoltre dichiarato che gli Stati Uniti vogliono che l'SDF (Syrian Democratic Forces) si concentri sulla liberazione di Tabqa e Raqqa, nelle mani del Califfato, e “non entri in altri conflitti”.
Una nuova narrativa del conflitto
L'SDF ha liberato Manbij dall'Isis ma la Turchia – che ha schierato lì le sue truppe – ha più fatto presente che non permetterà che la città rimanga sotto il controllo curdo. La presenza americana sembra essere un'assicurazione per entrambi gli schieramenti in un momento di grande tensione. Lo scorso mese, circa 200 marines sono stati inviati in Siria: un dispiegamento che segna una svolta nella narrativa statunitense del conflitto rispetto all'amministrazione Obama.
Gli Usa inviano truppe sul confine tra Turchia e Siria
Gli Usa inviano delle truppe a nord della Siria, sul confine della Turchia, al fine di prevenire nuovi scontri tra Ankara e le forze curde alleate degli Stati uniti
Roberto Vivaldelli - Sab, 29/04/2017 - 12:50
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I veicoli corazzati degli Stati Uniti sono stati schierati nelle aree settentrionali della Siria, lungo il confine con la Turchia.
Gli Usa inviano truppe sule confine tra Turchia e Siria
Ciò accade a pochi giorni dall'attacco dell'aviazione turca che ha ucciso 20 combattenti curdi - alleati degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico. A riportarlo è Associated Press. Alcuni filmati diffusi da attivisti curdi siriani mostrano le immagini del convoglio statunitense mentre attraversa il villaggio di Darbasiyah, a poche centinaia di metri dal confine turco in una zona in cui gli scontri tra turchi e i curdi alleati degli Usa sono all'ordine del giorno. L'attacco aereo compiuto da Ankara nei giorni scorsi, condannato sia da Stati Uniti che dalla Russia, ha inoltre ferito 18 membri dell'Unità popolare (YPG), formazione curda alleata di Washington ma invisa alla Turchia.
L'invio delle truppe statunitensi ha l'obiettivo di mettere ordine in una fase contraddittoria, dal momento che la Turchia - membro NATO - bombarda i curdi siriani membri della coalizione anti-Daesh a guida USA. Il dispiegamento di tali forze funge dunque da “tampone” in una situazione che metteva Washington in grande imbarazzo. Ora i generali di Trump vogliono porre rimedio a una strategia che sembrava schizofrenica.
Attività di pattugliamento
Un ufficiale curdo, Ilham Ahmad, interpellato da Associated Press, ha sottolineato che le forze americane hanno iniziato a svolgere le attività di pattugliamento lungo il confine insieme alle forze curde a partire da giovedì scorso e dato il via a voli di ricognizione. L'ufficiale ha inoltre dichiariatio che il dispiegamento delle truppe statunitensi è temporaneo, ma potrebbe anche diventare permanente.
Un'attivista curdo, Mustafa Bali, ha confermato le recenti attività degli Stati Uniti, aggiungendo che esse si estendono fino al confine iracheno e nella parte curda della Siria orientale. “Il ruolo americano è diventato ormai come una forza tampone tra noi e i turchi su tutte le linee”. - ha riferito.
Un chiaro messaggio ad Ankara
L'iniziativa del Segretario alla Difesa James Mattis e del direttore del consiglio per la sicurezza nazionale Herbert McMaster manda un duplice messaggio: da un lato rassicura i curdi, spazientiti dall'ambiguità di Washigton, dall'altra rappresenta un chiaro avvertimento a Erdogan. Il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, ha implicitamente confermato la notizia: “Abbiamo forze americane in tutta la Siria settentrionale, che operano con i nostri partner delle forze democratiche siriane - ha osservato Davis –. Il confine è una di quelle aree in cui i nostri soldati sono presenti”. Davis ha inoltre dichiarato che gli Stati Uniti vogliono che l'SDF (Syrian Democratic Forces) si concentri sulla liberazione di Tabqa e Raqqa, nelle mani del Califfato, e “non entri in altri conflitti”.
Una nuova narrativa del conflitto
L'SDF ha liberato Manbij dall'Isis ma la Turchia – che ha schierato lì le sue truppe – ha più fatto presente che non permetterà che la città rimanga sotto il controllo curdo. La presenza americana sembra essere un'assicurazione per entrambi gli schieramenti in un momento di grande tensione. Lo scorso mese, circa 200 marines sono stati inviati in Siria: un dispiegamento che segna una svolta nella narrativa statunitense del conflitto rispetto all'amministrazione Obama.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Corriere della Sera
sabato 29 aprile 2017 - Aggiornato alle 22:31
SUL VOLO DA IL CAIRO
Il Papa: fermatevi, la guerra ci distruggerà
E su Regeni: «Il Vaticano è intervenuto»
di Gian Guido Vecchi inviato al Cairo
Il Pontefice dal volo per tornare in Italia: «Cerchiamo soluzioni diplomatiche per la Corea del Nord altrimenti buona parte dell'umanità sarà annientata». Francesco ha parlato anche del caso Regeni: «Il Vaticano si è mosso»
La messa di Papa Bergoglio al Cairo: «Meglio non credenti che credenti ipocriti»
^^^^^^^
Da Il Giornale
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Il Papa: fermatevi, la guerra ci distruggerà
E su Regeni: «Il Vaticano è intervenuto»
sabato 29 aprile 2017 - Aggiornato alle 22:31
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Il Papa: fermatevi, la guerra ci distruggerà
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di Gian Guido Vecchi inviato al Cairo
Il Pontefice dal volo per tornare in Italia: «Cerchiamo soluzioni diplomatiche per la Corea del Nord altrimenti buona parte dell'umanità sarà annientata». Francesco ha parlato anche del caso Regeni: «Il Vaticano si è mosso»
La messa di Papa Bergoglio al Cairo: «Meglio non credenti che credenti ipocriti»
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Turchia
I misteri della nave affondata,
il traffico di armi per la Siria
e le strane manovre russe nel Bosforo
Strane attività dopo l'affondamento della Liman, nave russa speronata da un cargo lungo la importante via d'acqua
di Guido Olimpio
1 di 9
Le ricerche
La Liman, nave per l'intelligence russa, è colata a picco il 27 aprile dopo essersi scontrata con un cargo battente bandiera del Togo. Un incidente - secondo la versione ufficiale - causato probabilmente dal muro di nebbia che avvolgeva la zona a nord ovest del Bosforo. A bordo della Liman 78 marinai, tutti recuperati senza problemi.
http://www.corriere.it/esteri/cards/man ... pale.shtml
I misteri della nave affondata,
il traffico di armi per la Siria
e le strane manovre russe nel Bosforo
Strane attività dopo l'affondamento della Liman, nave russa speronata da un cargo lungo la importante via d'acqua
di Guido Olimpio
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La Liman, nave per l'intelligence russa, è colata a picco il 27 aprile dopo essersi scontrata con un cargo battente bandiera del Togo. Un incidente - secondo la versione ufficiale - causato probabilmente dal muro di nebbia che avvolgeva la zona a nord ovest del Bosforo. A bordo della Liman 78 marinai, tutti recuperati senza problemi.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Libia, scontro a fuoco in mare: fermate due petroliere
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Tgcom24
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Al termine di uno scontro a fuoco al largo della costa occidentale libica, la guardia costiera di Tripoli ha sequestrato due petroliere sospettate di contrabbandare greggio. Le autorità ha individuato le due petroliere vicino a Zuwara: "Dopo oltre tre ore di scontro a fuoco - ha detto il generale Ayoub Qassem, portavoce della guardia costiera - siamo saliti a bordo delle due petroliere, una battente bandiera ucraina, l'altra congolese".
ALTRO SU MSN:
Libia: i superstiti raccontano il naufragio (Rai)
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartanntp
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Al termine di uno scontro a fuoco al largo della costa occidentale libica, la guardia costiera di Tripoli ha sequestrato due petroliere sospettate di contrabbandare greggio. Le autorità ha individuato le due petroliere vicino a Zuwara: "Dopo oltre tre ore di scontro a fuoco - ha detto il generale Ayoub Qassem, portavoce della guardia costiera - siamo saliti a bordo delle due petroliere, una battente bandiera ucraina, l'altra congolese".
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