Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Aldo Giannuli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Aldo Sabino Giannuli (Bari, 18 giugno 1952) è un saggista e storico italiano.
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Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Aldo Sabino Giannuli si laurea in scienze politiche presso l'Università di Bari nel 1980[1]. Collabora quindi con il Quotidiano dei lavoratori, organo di Avanguardia operaia, e lavora ad un libro sulle origini del movimento trotzkista, pubblicato nel 1983 da Adriatica editrice; prosegue la produzione saggistica con un volume del 1988 sul Sessantotto e la stagione dei movimenti (1960-1979), uscito per le Edizioni associate.
Negli anni novanta lavora come tecnico laureato presso l'Università di Bari, prima alla facoltà di scienze della formazione (1992-96) e quindi alla facoltà di scienze politiche (1996-2002). Nel frattempo, diviene consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Stragi (1994-2001) e per la Commissione Mitrokhin (2002-2006).[1] Nel 1994 Giannuli viene avvicinato da un deputato barese, Nicola Colaianni, membro della Commissione stragi, che gli chiede di elaborare due schede di sintesi sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia.
Con tale incarico, Giannuli si reca a Milano e incontra Guido Salvini, magistrato che indaga sull'eversione nera degli anni settanta e giudice istruttore nel processo per la strage di Piazza Fontana: Salvini introduce Giannuli nel mondo delle procure e degli archivi delle forze dell'ordine.[2] Da allora Giannuli è stato consulente per le Procure di Palermo, Bari, Milano (strage di Piazza Fontana), Pavia e Brescia (strage di Piazza della Loggia).
Nel novembre 1996 Giannuli viene in possesso di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosti nell' “archivio della via Appia”[3][4]. Tale ritrovamento permette alla Procura della Repubblica di Milano di sviluppare le indagini sull'eversione nera[5].
Dal 2002 Giannuli è ricercatore universitario presso la facoltà di scienze politiche dell'Università di Bari, e dal 2008 ricopre lo stesso incarico presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano.[1] Ha collaborato con vari quotidiani (il manifesto, Liberazione, Quotidiano dei lavoratori) e settimanali (Avvenimenti, Rinascita). Collabora con L’Unità ed è redattore di Libertaria[6][7]. Nel 2015, con un post sul suo sito, ha confermato di essere elettore del Movimento 5 Stelle[8]
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Aldo Sabino Giannuli (Bari, 18 giugno 1952) è un saggista e storico italiano.
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Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Aldo Sabino Giannuli si laurea in scienze politiche presso l'Università di Bari nel 1980[1]. Collabora quindi con il Quotidiano dei lavoratori, organo di Avanguardia operaia, e lavora ad un libro sulle origini del movimento trotzkista, pubblicato nel 1983 da Adriatica editrice; prosegue la produzione saggistica con un volume del 1988 sul Sessantotto e la stagione dei movimenti (1960-1979), uscito per le Edizioni associate.
Negli anni novanta lavora come tecnico laureato presso l'Università di Bari, prima alla facoltà di scienze della formazione (1992-96) e quindi alla facoltà di scienze politiche (1996-2002). Nel frattempo, diviene consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Stragi (1994-2001) e per la Commissione Mitrokhin (2002-2006).[1] Nel 1994 Giannuli viene avvicinato da un deputato barese, Nicola Colaianni, membro della Commissione stragi, che gli chiede di elaborare due schede di sintesi sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia.
Con tale incarico, Giannuli si reca a Milano e incontra Guido Salvini, magistrato che indaga sull'eversione nera degli anni settanta e giudice istruttore nel processo per la strage di Piazza Fontana: Salvini introduce Giannuli nel mondo delle procure e degli archivi delle forze dell'ordine.[2] Da allora Giannuli è stato consulente per le Procure di Palermo, Bari, Milano (strage di Piazza Fontana), Pavia e Brescia (strage di Piazza della Loggia).
Nel novembre 1996 Giannuli viene in possesso di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosti nell' “archivio della via Appia”[3][4]. Tale ritrovamento permette alla Procura della Repubblica di Milano di sviluppare le indagini sull'eversione nera[5].
Dal 2002 Giannuli è ricercatore universitario presso la facoltà di scienze politiche dell'Università di Bari, e dal 2008 ricopre lo stesso incarico presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano.[1] Ha collaborato con vari quotidiani (il manifesto, Liberazione, Quotidiano dei lavoratori) e settimanali (Avvenimenti, Rinascita). Collabora con L’Unità ed è redattore di Libertaria[6][7]. Nel 2015, con un post sul suo sito, ha confermato di essere elettore del Movimento 5 Stelle[8]
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA P2 STA TENTANDO IL COLPO GOBBO
Referendum, il mantra di Verdini: “Dal 5 dicembre cambia tutto, se vince il Sì Ala entra nell’esecutivo”
Referendum Costituzionale
Il senatore plurimputato in un colloquio riservato riportato da Repubblica e Corriere della Sera ha parlato del suo impegno al fianco del governo nella campagna referendaria e di cosa succederà dal giorno dopo l'annuncio dei risultati. Berlusconi: "Determinati in battaglia per il No. Se fallisce Renzi ne tragga le conseguenze"
di F. Q. | 15 ottobre 2016
COMMENTI (320)
Più informazioni su: Costituzione, Denis Verdini, Referendum
“Dal 5 dicembre cambierà tutto, se vince il Sì noi di Ala entreremo nell’esecutivo”. Mentre la campagna elettorale per il referendum procede tra slogan e attacchi, chi ha le idee chiare è Denis Verdini. Il senatore plurimputato, così come riporta Repubblica, in un incontro riservato con il sottosegretario Enrico Zanetti e l’ex ministro Maurizio Lupi ha infatti ribadito il suo impegno a fianco del governo in favore della riforma della Costituzione (che lui e i suoi hanno votato in Parlamento). “Primum vincere”,avrebbe anche aggiunto secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Che significa: innanzitutto le forze devono essere concentrate sul riuscire a portare a casa la vittoria il 4 dicembre prossimo, poi serve riunire in un’unico “contenitore” i centristi: da Ala a Ncd fino a Scelta civica. Infine, è necessario presentare una proposta diriforma della legge elettorale e nel piano deve essere centrale il ruolo dei verdiniani e dei loro nuovo alleati. Solo mercoledì Zanetti e gli ex Scelta civica sono riusciti a strappare l’autorizzazione della Camera a tenere nome e simbolo del partito di Mario Monti(nonostante la contrarietà di quest’ultimo): nella nuovo formazione ci sono anche i senatori di Ala che da luglio possono vantare ufficialmente un uomo al governo e sognare ancora più in grande.
Secondo Verdini, che oggi era a Bologna per la presentazione dei comitati per il Sì di Marcello Pera, la vittoria è tutt’altro che impensabile. “I sondaggi danno un testa a testa”, ha detto sempre secondo il Corriere. “Ma se valutiamo tutte le forze che si oppongono alla riforma, il no dovrebbe essere accreditato almeno del 65 per cento. Se non è così, è perché nel merito la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole al cambiamento. E quanti lo avversano, compresi insigni costituzionalisti, sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi. Tranne essere poi battuti in tv da ungiovanotto che ha studiato sui loro testi”. Il “giovanotto” per Verdini è naturalmente il presidente del Consiglio. “Mai come stavolta il risultato sarà frutto del personale convincimento degli elettori”, ha aggiunto Verdini, “su cui i partiti non sembrano incidere. Secondo me il fronte del No ha raggiunto il suo picco massimo. Anche sotto il profilo mediatico ha detto tutto quello che poteva dire, cioè ‘mandiamo Renzi a casa’. Mentre il fronte del Sì non può che crescere, perciò date una mano a Pera e Urbani con i comitati'”.
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Arturo Scotto @Arturo_Scotto
#Verdini annuncia che dopo il #Referendum entra al Governo. Si occuperà dei flussi migratori dei senatori che passano da destra a sinistra.
2:57 PM - 15 Oct 2016
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C’è poi il capitolo Berlusconi. In molti tra ex alleati e non solo chiedono che l’ex Cavaliere ci ripensi perché “in fondo la riforma, almeno in un primo momento, l’ha votata anche lui”: “Lasciate stare Silvio”, ha detto Verdini sempre secondo il Corriere, “sbagliereste a dare una rappresentazione meschina del suo atteggiamento, che potrebbe apparire opportunistico. Lui è una rockstar che si porta appresso il suo elettorato. Lui fiuta l’aria e decide. E’ un’altra cosa”. Insomma per ora sta con il No, ma per il toscano niente è per sempre. Soprattutto in un’ottica di riforma della legge elettorale quando il contributo di Forza Italia sarà fondamentale: “Renzi si è dichiarato disponibile a cambiarlo” ma “è inutile affannarsi a proporre un testo adesso. Semplicemente perché in una trattativa che ci sarà la prima cosa che si fa è bocciare il testo altrui”. Berlusconi da qualche giorno è tornato annunciando un impegno in prima persona nella campagna per il No. Proprio oggi ha inviato un messaggio alla “festa azzurra” in corso a Corato in provincia di Bari: “Quella del No è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione”, ha detto. “Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni”. Secondo Berlusconi, solo con il fallimento del referendum “che elimini questa finta riforma, ci sarà spazio per lavorare ad una riforma vera. E naturalmente il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione, dovrà trarre le conseguenze del fallimento di un progetto al quale ha legato la sua intera azione politica. Però è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio”.
Nella testa di Verdini c’è la nascita di una forza “centrista” in maggioranza che possa avere un peso sempre più notevole il giorno dopo il referendum costituzionale. Qualsiasi sia il risultato. “Io non credo”, ha detto, “che Renzi sarebbe bruciato se vincesse il No, così come non credo che si andrebbe al voto nel 2017 se vincesse il Sì. Sono cose che accreditano quelli che nella campagna per il referendum non hanno argomenti per opporsi alla riforma”. Secondo il leader e fondatore di Ala inoltre, il presidente del Consiglio non ha commesso errori nella campagna elettorale, nonostante lui stesso abbia riconosciuto di aver personalizzato eccessivamente lo scontro: “Ma che doveva fare? Visto come è andata con il referendum sulle trivelle? Non è passato perché non ha raggiunto il quorum. Stavolta il quorum non c’è e lui doveva chiamare alla mobilitazione. Ha fatto bene. Lo vedrete”. Verdini è andato anche oltre: “Io penso che la vittoria del Sì risolverebbe i problemi anche di chi vota No. Questa storia che si legge, che il referendum sarebbe appoggiato dai poteri forti, è una boiata pazzesca. Certo, le riforme le vuole l’Europa, le appoggia Confindustria. Ma il vero potere forte, la finanza internazionale, è pronto a fare il suo mestiere. E se l’Italia finisse in una tempesta speculativa, ditemi: chi ci rimetterebbe?”.
Per Verdini non è questione di destra e sinistra o di “larghe intese”, ma di “alleanza tra pragmatici”: “Siamo immersi”, ha concluso, “in una lunghissima fase di difficoltà economica, abbiamo un sistema di welfare che entro venti anni così com’è sarà insostenibile, c’è l’emergenza terrorismo e un fenomeno migratorio senza precedenti. In questo contesto spuntano i Grillo, i Farage, gli Orban, quelli di Podemos… E allora, non dico che destra e sinistra non esistano più, figurarsi. Ma di fronte a questi problemi bisogna trovare una forma di unità delle forze di sistema. Non chiamiamole larghe intese, è una definizione politica che appartiene al Novecento. Parliamo di un’alleanza tra pragmatici“.
video di David Marceddu
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... o/3100618/
Referendum, il mantra di Verdini: “Dal 5 dicembre cambia tutto, se vince il Sì Ala entra nell’esecutivo”
Referendum Costituzionale
Il senatore plurimputato in un colloquio riservato riportato da Repubblica e Corriere della Sera ha parlato del suo impegno al fianco del governo nella campagna referendaria e di cosa succederà dal giorno dopo l'annuncio dei risultati. Berlusconi: "Determinati in battaglia per il No. Se fallisce Renzi ne tragga le conseguenze"
di F. Q. | 15 ottobre 2016
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Più informazioni su: Costituzione, Denis Verdini, Referendum
“Dal 5 dicembre cambierà tutto, se vince il Sì noi di Ala entreremo nell’esecutivo”. Mentre la campagna elettorale per il referendum procede tra slogan e attacchi, chi ha le idee chiare è Denis Verdini. Il senatore plurimputato, così come riporta Repubblica, in un incontro riservato con il sottosegretario Enrico Zanetti e l’ex ministro Maurizio Lupi ha infatti ribadito il suo impegno a fianco del governo in favore della riforma della Costituzione (che lui e i suoi hanno votato in Parlamento). “Primum vincere”,avrebbe anche aggiunto secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Che significa: innanzitutto le forze devono essere concentrate sul riuscire a portare a casa la vittoria il 4 dicembre prossimo, poi serve riunire in un’unico “contenitore” i centristi: da Ala a Ncd fino a Scelta civica. Infine, è necessario presentare una proposta diriforma della legge elettorale e nel piano deve essere centrale il ruolo dei verdiniani e dei loro nuovo alleati. Solo mercoledì Zanetti e gli ex Scelta civica sono riusciti a strappare l’autorizzazione della Camera a tenere nome e simbolo del partito di Mario Monti(nonostante la contrarietà di quest’ultimo): nella nuovo formazione ci sono anche i senatori di Ala che da luglio possono vantare ufficialmente un uomo al governo e sognare ancora più in grande.
Secondo Verdini, che oggi era a Bologna per la presentazione dei comitati per il Sì di Marcello Pera, la vittoria è tutt’altro che impensabile. “I sondaggi danno un testa a testa”, ha detto sempre secondo il Corriere. “Ma se valutiamo tutte le forze che si oppongono alla riforma, il no dovrebbe essere accreditato almeno del 65 per cento. Se non è così, è perché nel merito la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole al cambiamento. E quanti lo avversano, compresi insigni costituzionalisti, sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi. Tranne essere poi battuti in tv da ungiovanotto che ha studiato sui loro testi”. Il “giovanotto” per Verdini è naturalmente il presidente del Consiglio. “Mai come stavolta il risultato sarà frutto del personale convincimento degli elettori”, ha aggiunto Verdini, “su cui i partiti non sembrano incidere. Secondo me il fronte del No ha raggiunto il suo picco massimo. Anche sotto il profilo mediatico ha detto tutto quello che poteva dire, cioè ‘mandiamo Renzi a casa’. Mentre il fronte del Sì non può che crescere, perciò date una mano a Pera e Urbani con i comitati'”.
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Arturo Scotto @Arturo_Scotto
#Verdini annuncia che dopo il #Referendum entra al Governo. Si occuperà dei flussi migratori dei senatori che passano da destra a sinistra.
2:57 PM - 15 Oct 2016
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C’è poi il capitolo Berlusconi. In molti tra ex alleati e non solo chiedono che l’ex Cavaliere ci ripensi perché “in fondo la riforma, almeno in un primo momento, l’ha votata anche lui”: “Lasciate stare Silvio”, ha detto Verdini sempre secondo il Corriere, “sbagliereste a dare una rappresentazione meschina del suo atteggiamento, che potrebbe apparire opportunistico. Lui è una rockstar che si porta appresso il suo elettorato. Lui fiuta l’aria e decide. E’ un’altra cosa”. Insomma per ora sta con il No, ma per il toscano niente è per sempre. Soprattutto in un’ottica di riforma della legge elettorale quando il contributo di Forza Italia sarà fondamentale: “Renzi si è dichiarato disponibile a cambiarlo” ma “è inutile affannarsi a proporre un testo adesso. Semplicemente perché in una trattativa che ci sarà la prima cosa che si fa è bocciare il testo altrui”. Berlusconi da qualche giorno è tornato annunciando un impegno in prima persona nella campagna per il No. Proprio oggi ha inviato un messaggio alla “festa azzurra” in corso a Corato in provincia di Bari: “Quella del No è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione”, ha detto. “Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni”. Secondo Berlusconi, solo con il fallimento del referendum “che elimini questa finta riforma, ci sarà spazio per lavorare ad una riforma vera. E naturalmente il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione, dovrà trarre le conseguenze del fallimento di un progetto al quale ha legato la sua intera azione politica. Però è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio”.
Nella testa di Verdini c’è la nascita di una forza “centrista” in maggioranza che possa avere un peso sempre più notevole il giorno dopo il referendum costituzionale. Qualsiasi sia il risultato. “Io non credo”, ha detto, “che Renzi sarebbe bruciato se vincesse il No, così come non credo che si andrebbe al voto nel 2017 se vincesse il Sì. Sono cose che accreditano quelli che nella campagna per il referendum non hanno argomenti per opporsi alla riforma”. Secondo il leader e fondatore di Ala inoltre, il presidente del Consiglio non ha commesso errori nella campagna elettorale, nonostante lui stesso abbia riconosciuto di aver personalizzato eccessivamente lo scontro: “Ma che doveva fare? Visto come è andata con il referendum sulle trivelle? Non è passato perché non ha raggiunto il quorum. Stavolta il quorum non c’è e lui doveva chiamare alla mobilitazione. Ha fatto bene. Lo vedrete”. Verdini è andato anche oltre: “Io penso che la vittoria del Sì risolverebbe i problemi anche di chi vota No. Questa storia che si legge, che il referendum sarebbe appoggiato dai poteri forti, è una boiata pazzesca. Certo, le riforme le vuole l’Europa, le appoggia Confindustria. Ma il vero potere forte, la finanza internazionale, è pronto a fare il suo mestiere. E se l’Italia finisse in una tempesta speculativa, ditemi: chi ci rimetterebbe?”.
Per Verdini non è questione di destra e sinistra o di “larghe intese”, ma di “alleanza tra pragmatici”: “Siamo immersi”, ha concluso, “in una lunghissima fase di difficoltà economica, abbiamo un sistema di welfare che entro venti anni così com’è sarà insostenibile, c’è l’emergenza terrorismo e un fenomeno migratorio senza precedenti. In questo contesto spuntano i Grillo, i Farage, gli Orban, quelli di Podemos… E allora, non dico che destra e sinistra non esistano più, figurarsi. Ma di fronte a questi problemi bisogna trovare una forma di unità delle forze di sistema. Non chiamiamole larghe intese, è una definizione politica che appartiene al Novecento. Parliamo di un’alleanza tra pragmatici“.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Manovra, la stroncatura di D’Alema: “È elettorale
Dà tantissimo agli industriali, schierati per il Sì”
“Renzi? Circondato dai suoi bravi”. E Merkel, Pse, JpMorgan, ambasciatore Usa? “Facciano gli affari loro”
VOX DI RICCA – “RIFORMA IMPERFETTA, MA È UN PRIMO PASSO”. “NO, COSÌ LA DEMOCRAZIA È RIDOTTA”
renzi d'alema pp
Politica
“Questa manovra lascia molto perplessi”. Così Massimo D’Alema intervistato da Lucia Annunziata su Rai3. “E’ basata su previsioni di crescita che il governo ha fatto ma che sono incerte. Qualcosina va ai pensionati e tantissimo agli industriali. Del resto Confindustria si è già schierata per il Sì e andava ricompensata. Mi sembra una finanziaria abbastanza elettorale”. E ha aggiunto: “Per la crescita più che bonus servono investimenti”. Modifiche all’Italicum prima del referendum? “Gli impegni di Renzi hanno credibilità limitata”
Dà tantissimo agli industriali, schierati per il Sì”
“Renzi? Circondato dai suoi bravi”. E Merkel, Pse, JpMorgan, ambasciatore Usa? “Facciano gli affari loro”
VOX DI RICCA – “RIFORMA IMPERFETTA, MA È UN PRIMO PASSO”. “NO, COSÌ LA DEMOCRAZIA È RIDOTTA”
renzi d'alema pp
Politica
“Questa manovra lascia molto perplessi”. Così Massimo D’Alema intervistato da Lucia Annunziata su Rai3. “E’ basata su previsioni di crescita che il governo ha fatto ma che sono incerte. Qualcosina va ai pensionati e tantissimo agli industriali. Del resto Confindustria si è già schierata per il Sì e andava ricompensata. Mi sembra una finanziaria abbastanza elettorale”. E ha aggiunto: “Per la crescita più che bonus servono investimenti”. Modifiche all’Italicum prima del referendum? “Gli impegni di Renzi hanno credibilità limitata”
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Re: Diario della caduta di un regime.
Da Gelli a Renzi
Riassunto dell’opera, stampato sulla copertina interna in seconda pagina.
Licio Gelli, capo indiscusso della
P2, la più potente e controversa
Loggia massonica italiana, non
stato semplicemente un grande
cospiratore, appartenente a un’epoca
ormai superata. Al contrario,
le idee promosse dal <<maestro
venerabile>> sono progressivamente
confluite nella cultura politica
dei partiti che avrebbero governato
l’Italia dagli anni Ottanta in poi.
In questo saggio inchiesta, che
ricostruisce la parabola della P2,
al di là del mero piano giudiziario
e cronachistico, si mettono a nudo
-attraverso un’accurata analisi della
sostanza del programma gelliano-
i tanti elementi di continuità con
la situazione attuale. Ne emerge
un quadro sconvolgente:
il famigerato Piano di Rinascita
Democratica, sequestrato nel
1985, appare oggi come una sorta
di prontuario delle <<riforme>>
che sarebbero state attuate nel
trentennio successivo, e insieme
un documento profetico in grado
di descrivere i processi degenerativi
avvenuti nello stesso periodo
sul piano sociale , culturale
e dell’informazione: una lenta
e inesorabile discesa verso forme
di autoritarismo <<dolce>> , che dal
piduismo(attraverso il lungo
intermezzo dominato dalla figura
di Silvio Berlusconi) conduce
a Matteo Renzi e in particolare
al suo disegno di riforma della
Costituzione, lasciando presagire
Nuovi e infausti sviluppi.
Riassunto dell’opera, stampato sulla copertina interna in seconda pagina.
Licio Gelli, capo indiscusso della
P2, la più potente e controversa
Loggia massonica italiana, non
stato semplicemente un grande
cospiratore, appartenente a un’epoca
ormai superata. Al contrario,
le idee promosse dal <<maestro
venerabile>> sono progressivamente
confluite nella cultura politica
dei partiti che avrebbero governato
l’Italia dagli anni Ottanta in poi.
In questo saggio inchiesta, che
ricostruisce la parabola della P2,
al di là del mero piano giudiziario
e cronachistico, si mettono a nudo
-attraverso un’accurata analisi della
sostanza del programma gelliano-
i tanti elementi di continuità con
la situazione attuale. Ne emerge
un quadro sconvolgente:
il famigerato Piano di Rinascita
Democratica, sequestrato nel
1985, appare oggi come una sorta
di prontuario delle <<riforme>>
che sarebbero state attuate nel
trentennio successivo, e insieme
un documento profetico in grado
di descrivere i processi degenerativi
avvenuti nello stesso periodo
sul piano sociale , culturale
e dell’informazione: una lenta
e inesorabile discesa verso forme
di autoritarismo <<dolce>> , che dal
piduismo(attraverso il lungo
intermezzo dominato dalla figura
di Silvio Berlusconi) conduce
a Matteo Renzi e in particolare
al suo disegno di riforma della
Costituzione, lasciando presagire
Nuovi e infausti sviluppi.
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL RITORNO ALLA VECCHIA EIAR
“Report non deve parlare di come ho fatto carriera nelle Poste”: Alfano jr vuole il bavaglio per Milena Gabanelli. Potrebbe chiedere l’intervento del Vi m i n a le
“Report non deve parlare di come ho fatto carriera nelle Poste”: Alfano jr vuole il bavaglio per Milena Gabanelli. Potrebbe chiedere l’intervento del Vi m i n a le
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:IL RITORNO ALLA VECCHIA EIAR
“Report non deve parlare di come ho fatto carriera nelle Poste”: Alfano jr vuole il bavaglio per Milena Gabanelli. Potrebbe chiedere l’intervento del Vi m i n a le
TELEVISIONE Inchiesta Sugli scatti di carriera e lo stipendio in Poste
Alfano junior tenta di fermare Report: “Non mandate in onda l’inter vi st a”
Alessandro Alfano, fratello del ministro della Difesa Angelino, tenta in extremis dibloccare la puntata diReport, prevista per questa sera: teme delle sue dichiarazioni. Argomento: l’idoneità dei requisiti che gli hanno consentito di diventare un dirigente delle Poste. Il suo strumento è una diffida: “Non si tratta di una mia intervista,ma di dichiarazioni che sono state registrate da un soggetto che non si è in alcun modo qualificato come giornalista e riprese da una telecamera inizialmente occultata. Metodologia che sicuramente non risponde ai canoni professionalidelgiornalista e del servizio pubblico”, sottolinea Alfano. Quindi diffida inviata tutti i soggetti in campo: al direttore di Rai 3 Daria Bignardi, all’autore del programma Milena Gabanelli (che rassicura: “L’intervista andrà in onda, e il collega si è qualificato”) e al produttoreesecutivo di Report Paola Bisogni chiedendo “di non mandare in onda dette dichiarazioni poiché le stesse sono state ottenute contro la mia volontà e non sono accompagnate dal alcuna mia dichiarazione liberatoria”. Ilfratello del ministro, qualche mese, era finito al centro di uno scandalo relativo ad alcuni scatti di carriera elargiti in assenza di requisiti e oggetto di due interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche: “luci”su uno stipendio molto alto e con aumenti da spiegare (200mila euro l’anno); e con una carriera iniziata da una laurea triennale conseguita a 34 anni, poi al centro di un’inchiesta da Palermo (archiviata) che iscrive trenta studenti tra gli indagati. Tutti sospettati di avere pagato un’impiegata della segreteria che in cambio inseriva nel database informatico esami mai sostenuti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Diario della caduta di un regime.
SARA' LA GABANELLI A FAR CADERE QUESTO GOVERNO??????
O PREVARRANNO LE GIGA FACCE DI BRONZO IN UN PAESE DI MORTI VIVENTI?????????????????????
O PREVARRANNO LE GIGA FACCE DI BRONZO IN UN PAESE DI MORTI VIVENTI?????????????????????
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Re: Diario della caduta di un regime.
‘Si è fatto il bagno personale in ufficio alle Poste’
Alfano junior prova a bloccare servizio di Report
Il programma in onda stasera sul privilegio accordato dall’azienda al fratello del ministro dell’Interno
Diffida: “Frasi ottenute senza mia volontà. La tv pubblica deve informare”. Gabanelli: “Sarà trasmesso”
alfano-pp
Media & Regime
Un bagno chimico privato pagato 5600 euro da Poste italiane e le contestazioni sulla carriera nell’azienda. Il fratello di Angelino Alfano vuole bloccare il servizio di Report su Rai3, in onda questa sera, in cui si racconta del suo privilegio nella direzione “Sud 2”. Domenica 16 ottobre Alessandro Alfano, il parente del ministro dell’Interno ha inviato personalmente una diffida per chiedere che le sue dichiarazioni non siano trasmesse: “La rete pubblica deve informare, non creare tesi diffamatorie”. La Gabanelli ha replicato: “Andrà in onda e avrà modo di sentire che il collega si è presentato con nome e cognome e qualifica”
Alfano junior prova a bloccare servizio di Report
Il programma in onda stasera sul privilegio accordato dall’azienda al fratello del ministro dell’Interno
Diffida: “Frasi ottenute senza mia volontà. La tv pubblica deve informare”. Gabanelli: “Sarà trasmesso”
alfano-pp
Media & Regime
Un bagno chimico privato pagato 5600 euro da Poste italiane e le contestazioni sulla carriera nell’azienda. Il fratello di Angelino Alfano vuole bloccare il servizio di Report su Rai3, in onda questa sera, in cui si racconta del suo privilegio nella direzione “Sud 2”. Domenica 16 ottobre Alessandro Alfano, il parente del ministro dell’Interno ha inviato personalmente una diffida per chiedere che le sue dichiarazioni non siano trasmesse: “La rete pubblica deve informare, non creare tesi diffamatorie”. La Gabanelli ha replicato: “Andrà in onda e avrà modo di sentire che il collega si è presentato con nome e cognome e qualifica”
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:‘Si è fatto il bagno personale in ufficio alle Poste’
Alfano junior prova a bloccare servizio di Report
Il programma in onda stasera sul privilegio accordato dall’azienda al fratello del ministro dell’Interno
Diffida: “Frasi ottenute senza mia volontà. La tv pubblica deve informare”. Gabanelli: “Sarà trasmesso”
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Un bagno chimico privato pagato 5600 euro da Poste italiane e le contestazioni sulla carriera nell’azienda. Il fratello di Angelino Alfano vuole bloccare il servizio di Report su Rai3, in onda questa sera, in cui si racconta del suo privilegio nella direzione “Sud 2”. Domenica 16 ottobre Alessandro Alfano, il parente del ministro dell’Interno ha inviato personalmente una diffida per chiedere che le sue dichiarazioni non siano trasmesse: “La rete pubblica deve informare, non creare tesi diffamatorie”. La Gabanelli ha replicato: “Andrà in onda e avrà modo di sentire che il collega si è presentato con nome e cognome e qualifica”
Report: “Bagno personale nell’ufficio alle Poste”. Alfano junior prova a bloccare il servizio. Gabanelli: “Andrà in onda”
Media & Regime
Il servizio in onda stasera racconta del privilegio accordato dall’azienda al fratello del ministro dell’Interno. Diffida: “Frasi ottenute senza mia volontà. Rete pubblica deve informare”
di F. Q. | 17 ottobre 2016
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8,1 mila
Più informazioni su: Angelino Alfano, Report
Un bagno chimico privato pagato 5600 euro da Poste italiane e le contestazioni sulla carriera nell’azienda. Il fratello di Angelino Alfano vuole bloccare il servizio di Report su Rai3, in onda questa sera, in cui il giornalista Giorgio Mottola racconta del suo privilegio ottenuto nella direzione “Sud 2”. Domenica 16 ottobre Alessandro Alfano, il parente del ministro dell’Interno ha inviato personalmente una diffida per chiedere che le sue dichiarazioni, “ottenute contro la mia volontà e da una persona che non si è qualificata come giornalista”, non siano trasmesse: “Vi ricordo”, ha aggiunto, “che compito del servizio pubblico nazionale è quello di informare, non creare tesi diffamatorie“. La conduttrice Milena Gabanelli ha replicato: “Le assicuro che andrà in onda e avrà modo di sentire che il collega si è presentato con nome e cognome e qualifica”.
Al centro del servizio tv c’è la sua contestata carriera come dirigente delle Poste, ma non solo. Nel pezzo, come racconta Repubblica che ha potuto vederlo in anteprima, si racconta di un bagno chimico che Alessandro Alfano si è fatto costruire ad hoc nel suo ufficio. Dopo aver valutato tubature e struttura, il dirigente responsabile ha dovuto accontentarsi di un bagno chimico e non in muratura. La richiesta è costata, sempre secondo Report, 5600 euro all’azienda durante i lavori dell’adeguamento della sede del 2016. L’intervista che Alfano si rifiuta venga mandata in onda è stata raccolta davanti al suo ufficio di dirigente responsabile. Il giornalista ha chiesto spiegazioni ad Alfano junior anche in merito alla sua assunzione nel 2013, attualmente al vaglio della Corte dei conti come raccontato dal Fatto Quotidiano. Nella relazione inviata dalla Procura di Roma si spiegano le tappe della sua carriera sulla base degli elementi emersi nell’inchiesta Labirinto che vede indagato l’uomo vicino ad Angelino Alfano Raffaele Pizza (arrestato il 6 luglio scorso). Proprio lui, in una intercettazione del 2015, diceva al collaboratore del ministro Davide Tedesco di aver permesso l’assunzione di Alfano junior grazie ai suoi rapporti con l’ex amministratore di Poste Massimo Sarni: “Lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170mila euro e io gli ho fatto avere 160mila. Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino: ‘Io ho tolto 10 mila euro d’accordo con Lino’ (Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che l’ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170 mila”. Ma non è la sola macchia nella carriera di Alfano: nel 2009 ha ottenuto la laurea triennale in Economia e commercio, ma nel 2011 finisce indagato insieme a trenta studenti con l’accusa di aver pagato un’impiegata della segreteria per far inserire nel database esami mai sostenuti. La sua posizione verrà poi archiviata. Poi c’è la questione del concorso vinto per diventare segretario generale della Camera di Commercio di Trapani (mettendo nel curriculum una carica in Confindustria mai ricoperta), esito che era stato predetto da un esposto anonimo che lo costringerà alle dimissioni.
Anche di questo il giornalista di Report ha chiesto spiegazioni ad Alfano junior, che ora vuole sia bloccato il servizio. “Non si tratta di una mia intervista”, ha detto in una nota, “ma di dichiarazioni che sono state registrate da un soggetto che non si è in alcun modo qualificato come giornalista e riprese da una telecamera inizialmente occultata. Metodologia che sicuramente non risponde ai canoni professionali del giornalista e, ancor più grave in questo caso, del servizio pubblico”. Il fratello del ministro ha quindi chiesto “di non mandare in onda dette dichiarazioni poiché le stesse sono state ottenute contro la mia volontà e non sono accompagnate dal alcuna mia dichiarazione liberatoria. Qualora mi fosse stata richiesta un’intervista l’avrei senz’altro rifiutata in pieno ossequio alle direttive aziendali che regolano la comunicazione esterna dei dirigenti di Poste Italiane. Solo il rispetto di questi obblighi, quindi, mi impedisce di entrare nel merito, in questa sede, delle infamanti e non veritiere accuse che mi vengono mosse con il citato servizio televisivo”. Alfano junior ci tiene quindi a sottolineare che qualsiasi accusa riguardo la sua carriera in Poste italiane è infondata: “Sarebbe stato sufficiente al giornalista un semplice approfondimento per verificare la infondatezza delle accuse che mi vengono mosse sia con riferimento alla natura del mio titolo di studio, sia ai titoli da me posseduti all’atto dell’instaurarsi del rapporto di lavoro, sia con riferimento alle procedure relative alla selezione per Segretario Generale della Camera di Commercio di Trapani. Bastava forse ricordare che quasi tutti gli episodi citati sono già stati oggetto di approfondite verifiche giudiziarie che hanno certificato la correttezza del mio operato, la mia evidente condizione di parte lesa in un procedimento penale nel quale sono stato archiviato e cioè a seguito del quale non ho nemmeno subito un processo perché tutto si concluso ben prima del processo, con parole nette e chiare del giudice”. Ha chiuso dicendo che nel caso il servizio andasse in onda “sarà mio dovere tutelare la verità, il prestigio mio e dell’azienda privata per cui lavoro nelle opportune sedi giudiziarie”.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Da Gelli a Renzi(Passando per Berlusconi)
Introduzione
La P2 fra letteratura,
cronaca giudiziaria e storia
La P2 è stata certamente la loggia più importante della storia della massoneria italiana in epoca repubblicana e ha avuto e ha avuto un ruolo di primissimo piano nelle vicende politiche del nostro Paese fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Essa è, forse, l’organizzazione più controversa della storia della Prima Repubblica.
Basti elencare alcuni dei casi in cui, direttamente o indirettamente, è stata coinvolta come loggia o per il tramite del suo maestro venerabile o ancora per il ruolo svolto dai suoi componenti di rilievo:
- Il golpe Borghese;
- la strage dell’Italicus(1974);
- il golpe <<bianco>>(1974);
- il crac Sindona;
- il caso Bergamelli OMPAM e l’omicidio Occorsio;
- il caso Moro;
- la morte di Giovanni Paolo I e il relativo Vatican Connection;
- l’omicidio di Piersanti Mattarella;
- la strage di Bologna e la connessa opera di depistaggio (caso super SISMI);
CONTINUA
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La P2 è stata certamente la loggia più importante della storia della massoneria italiana in epoca repubblicana e ha avuto e ha avuto un ruolo di primissimo piano nelle vicende politiche del nostro Paese fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Essa è, forse, l’organizzazione più controversa della storia della Prima Repubblica.
Basti elencare alcuni dei casi in cui, direttamente o indirettamente, è stata coinvolta come loggia o per il tramite del suo maestro venerabile o ancora per il ruolo svolto dai suoi componenti di rilievo:
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