La corsa di Doria contro l’antipolitica.
«E' dura, stiamo nuotando controcorrente».
Nel circolo Pd di Pra, di fronte al mare che però se ne sta nascosto dietro le gru che movimentano i container, Marco Doria, giubbotto antipioggia blu e jeans, usa il “noi” coi militanti democratici per spiegare che per vincere, lunedì sera, c’è prima da battere la corrente dell’antipolitica, del «siete tutti uguali».
E detto da uno che proprio in nome della lotta a «questa politica» ha battuto alle primarie sia la sindaca uscente Marta Vincenzi che la senatrice Roberta Pinotti, scombussolando gli equilibri del centrosinistra e del Pd, l’appello suona particolarmente efficace.
«Dobbiamo essere capaci di far cambiare corso alla corrente.
Abbiamo anche questo compito oltre a quello di governare la città» aggiunge. Ma questa “corrente” a Genova spinge assai forte.
La alimenta anche la crisi economica che non è più nascosta dalla presenza delle grandi fabbriche pubbliche
(per ora Fincantieri s’è salvata, ma Finmeccanica vuol vendere alcuni gioielli pur in salute come Ansaldo Energia e Ansaldo Sts per far cassa)
né mitigata da un welfare che le casse comunali non possono più garantire come e quanto prima.
E non basta il porto, che cresce nei traffici ma non nei posti di lavoro, né il turismo che pure aumenta.
Non c’è più cioè la crescita che c’era, ma ne restano tutte le contraddizioni ambientali:
dal traffico al frantumato assetto idrogeologico.
«L’equilibrio del passato s’è rotto» dice Doria.
Che ora deve provare a costruirne uno nuovo.
Anche nel rapporto fra istituzioni e cittadini.
«Mi scuso per la parola, ma quando vado in giro a chiedere voti mi devo prendere spesso palate di merda in faccia»
racconta la consigliera comunale del Pd Erminia Federico mentre aspetta Doria per accompagnarlo nelle zone colpite dall’alluvione di novembre nei quartieri di Marassi e San Fruttuoso (quasi 80mila abitanti).
…omissis…
Gli avversari sono tutti lontanissimi.
E divisi.
Il centrodestra non esiste più.
…omissis…
Ma il punto interrogativo più grande per Doria è quanto peserà nelle urne l’antipolitica.
5anni fa gli astensionisti sfiorarono la cifra record del 38%, lunedì sera potrebbe essere il partito più corposo.
E c’è Paolo Putti su cui ha puntato Beppe Grillo per guidare la “prima” del Movimento 5 Stelle proprio nella sua Genova.
«Ora puoi tornare a votare», gridano dai loro manifesti gialli mentre nelle interviste promettono bus gratis a tutti.
Eppure i grillini sono pronosticati di un risultato eclatante.
…omissis…
Insomma voto di protesta, non-voto ed estrema frammentazione
(sulla scheda ci sono ben 13 candidati a sindaco e 25 liste) potrebbe costare a Doria quel virgola qualcosa per cento che lo costringerebbe a altri 15 giorni di campagna elettorale.
«L’idea di vincere al primo turno è un bello slancio, ma vinciamo comunque »tranquillizza i militanti democratici di Pra.
E certo molto dipenderà anche da cosa farà il Pd.
Doria dice che il rapporto col “perno” della coalizione è serio e stretto.
Certo i democratici lo schiaffo l’hanno preso.
«E meno male che abbiamo fatto le primarie, altrimenti ce ne saremmo accorti dopo»
ha ammesso lo stesso presidente della Liguria Claudio Burlando.
Del resto, Vincenzi a parte, i precedenti sindaci del centrosinistra, Sansa e Pericu, non avevano alle spalle alcun cursus honorum di partito.
E Doria, 55 anni, ha sì legami profondi nella sinistra genovese (dalla Fgci al Pci fino al consiglio comunale nel ‘90),ma nessuna tessera in tasca.
Vent’anni da professore, superiori e università, poi a settembre la decisione, spinto da un gruppo di amici intellettuali e da Don Gallo.
E la sensazione, fin dall’inizio, che nonostante il generale silenzio dei media
(la sfida era soprattutto fra le sue signore del Pd) e il solo sostegno ufficiale di Sel, la città, o almeno un bel pezzo della sinistra genovese, lo avesse aspettato.
Che di quel professore figlio del marchese “rosso” (il padre Giorgio diseredato perché scelse il Pci) i genovesi ne avessero proprio voglia.
Come poi certificarono le primarie.
Nel Pd ora sperano nello stesso risultato di Milano:
Pisapia sindaco e Pd con un sacco di voti.
Le premesse, assicurano, ci sono.
Anche se non va dimenticato che là il Pd stava all’opposizione, a Genova è forza di governo.
Il che, visto che la sindaca uscente non è stata riconfermata, un certo svantaggio competitivo lo produce.
«Ma ci siamo rimessi subito in moto.Non era né facile né scontato»
dice Giovanni Lunardon, 39 anni, che ha preso il posto alla segreteria provinciale del dimissionario Victor Rasetto.
Doria, spiega Lunardon, «sa che siamo un suo punto di forza e che su noi può contare.
E noi sappiamo che la sua indipendenza, la sua sobrietà e il suo rigore sono utili a battere il crescente clima di antipolitica e a recuperare sull’astensionismo».
Non è un caso che di mega manifesti 6 x 3 di Doria in giro non ce ne siano, né che si sentano i suoi spot.
Per il professore, che il telefonino l’ha comprato solo qualche mese fa quando è cominciata la campagnaper le primarie e che gira su una Pandina rossa guidata dall’ex vigile Gianni Noli (lui ci mette la benzina, Doria la cena a fine serata), la scelta della sobrietà prima che uno stile è un contenuto politico.
«Ho scelto il rapporto diretto con le persone- spiega -.
Ma poi servirebbe chi alimenti questo flusso con costanza».
Che sarebbe il compito della politica e dei partiti.
Per far cambiare, appunto, il corso della corrente.
O almeno provarci.
http://www.unita.it/italia/genova-la-co ... 477?page=3