Ucraina, Cremlino: “Nessuno può dare ultimatum a Putin”. Vertice a rischio
Mondo
Il portavoce del presidente russo alza i toni: “Nessuno ha mai usato queste parole e nessuno può farlo, nemmeno se vuole”. Strada in salita per l'incontro dell'11 febbraio a Minsk tra Germania, Francia, Russia e Ucraina per trovare una via d'uscita dalla crisi. Berlino: "Nulla è sicuro"
di F. Q. | 9 febbraio 2015 COMMENTI
Un ultimatum a Vladimir Putin? “Nessuno ne ha mai parlato” e soprattutto “può mai parlare al presidente con il tono dell’ultimatum, neanche se vuole”. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, intervistato da Radio Govorit Moskva, nega che la cancelliera tedesca Angela Merkel abbia lanciato un “ultimatum” al presidente russo nel corso del vertice a Mosca di venerdì 6 febbraio, minacciando nuove sanzioni contro la Russia se questa non accetterà il piano di pace franco-tedesco per il sud-est ucraino.
Steinmeier: “Il vertice a Minsk non è certo” – Dopo un fine settimana in cui Hollande e la Nato hanno ipotizzato l’insorgere di un conflitto armato nel caso non si riesca a trovare un accordo, cresce la tensione tra Occidente e Russia a 72 ore dall’incontro che dovrebbe portare in Bielorussia i leader di Germania, Francia, Russia e Ucraina per discutere della crisi. Un vertice che, però, è ancora soltanto una proposta, perché “nulla è sicuro”. O almeno questa è la posizione di Berlino, espressa dal ministro degli Esteri della Germania, Frank-Walter Steinmeier. “Continuano i preparativi per l’incontro di Minsk – ha detto arrivando al Consiglio Ue Affari esteri – per arrivare anche a un cessate il fuoco. Ma voglio ricordare che nulla è sicuro, anche se lavoriamo con la massima energia a una soluzione positiva. Ma davanti a noi c’è ancora del lavoro molto duro da fare”. Scettico Steinmeier, e altrettanto incerta dei risultati era la cancelliera all’indomani del vertice a Mosca.
Oltre all’ipotesi dell’intervento militare, un altro nodo su cui l’Occidente è diviso è la fornitura di armi a Kiev. Motivo per cui oggi Angela Merkel è volata a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. L’obiettivo è quello di ribadire l’opposizione della Germania a un concreto sostegno all’esercito di Kiev impegnato contro i separatisti filo russi nel sud est dell’Ucraina. Dopo la riunione di oggi, la cancelliera volerà in Canada per incontrare il premier Stephen Harper. Tra il 7 e l’8 febbraio però, secondo le autorità di Kiev, 1.500 soldati russi hanno oltrepassato la frontiera tra la Russia e l’Ucraina. Secondo il portavoce dell’Operazione antiterrorista, nome con cui Kiev definisce la sua campagna militare contro i filorussi nell’est del Paese, sono stati introdotti nel territorio ucraino anche 300 pezzi di armi pesanti, inclusi lanciamissili.
Putin attacca gli Usa: “Credono di imporre ovunque la loro volontà” – Mentre gli sherpa lavorano per l’incontro di Minsk, Putin in occasione della sua visita ufficiale in Egitto, si scaglia apertamente contro gli Stati Uniti e i loro alleati dalle colonne del quotidiano egiziano al-Ahram, e li accusa di avere provocato la crisi in Ucraina. “E’ il risultato dei propositi degli Usa e dei loro alleati, che si credono i ‘vincitori’ della Guerra fredda, di imporre ovunque la loro volontà”.
Lo scontro tra Putin e i leader occidentali si spinge oltre i confini della crisi a Kiev, criticando anche la risposta della coalizione internazionale contro l’Isis. Le sue tattiche e le sue strategie, dice, sono “sproporzionate rispetto alle dimensioni e alla natura della minaccia esistente”, denuncia il presidente russo.
“I raid aerei da soli non sono sufficienti per affrontare” tale minaccia, sottolinea Putin, come si legge nella trascrizione dell’intervista pubblicata sul sito del Cremlino, precisando inoltre che tali operazioni “mancano di legittimità dal momento che non sono state direttamente autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che in alcuni casi sono state prese senza il consenso degli stati i cui territori sono obiettivo dei raid“, ovvero la Siria.
La minaccia posta dall’Is alla comunità internazionale “è senza precedenti”, e ha “già iniziato” a pesare su paesi lontani dal medio Oriente, “come abbiamo visto in Francia, Australia e Canada“, aggiunge Putin indicando nella “pesante e irresponsabile interferenza dall’esterno nelle questioni regionali e nell’uso unilaterale della forza” l’origine della situazione attuale.
Ue, rinviata l’attuazione delle sanzioni – I ministri degli Esteri dell’Unione europea riuniti a Bruxelles hanno approvato una nuova lista di sanzioni per persone russe e ucraine, ma ne hanno rinviato l’attuazione. “La situazione in Ucraina è completamente bloccata”, con “l’iniziativa diplomatica del presidente Hollande e della cancelliera Merkel le cose hanno cominciato a muoversi, ma bisogna essere prudenti” perché “il risultato è tutt’altro che assicurato”, dice il ministro degli esteri francese Laurent Fabius.
Ricorda inoltre che in agenda per oggi c’è una riunione “dei segretari generali dei ministeri e dei direttori politici”, domani “a Minsk ci sarà una riunione dei consiglieri politici” e mercoledì “ci sarà, speriamo, una riunione nel ‘formato-Normandia'”, ovvero con Merkel, Hollande, Putin e Poroshenko, il cui “obiettivo è la de-escalation del conflitto e la pace”. Il punto di lunedì prossimo sulla messa in atto della nuova lista di sanzioni, aggiunge il ministro, si farà “tirando le conseguenze se l’incontro avrà avuto luogo e quali risultati avrà avuto”.
Rispondendo a chi chiede quali possono essere considerati risultati positivi, Fabius ricorda gli incontri della scorsa settimana di Merkel e Hollande a Kiev e Mosca e la “telefonata a quattro di ieri”, osservando che “resta del cammino di fare, perché c’è tutta una serie di questioni che si pongono”. Tra queste, “la principale è il ritiro delle armi pesanti” e di quanti chilometri. Poi indica come argomenti in discussione “come assicurare il rispetto delle frontiere” e “lo status giuridico delle province del Donbass e di Lugansk“. Infine Fabius sottolinea che “il protocollo di Minsk è stato firmato”, ma riconosce che “da allora ci sono state evoluzioni a danno delle forze ucraine” lasciando intendere che bisogna tenerne conto.
Gentiloni: “No fornitura armi a Kiev” - “A prescindere dalla risposta” che verrà dal negoziato a Minsk e dalle “riflessioni” che l’Italia ed i paesi favorevoli potranno fare sulla Russia, il nostro Paese “non condividerà né oggi né domani la risposta di chi scommette sulla opzione militare” ovvero sulla consegna di armi all’Ucraina. Lo dice il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... n/1409301/