Maucat ha scritto:Il PD è ancora al 34,8% per carenza di alternative è molto semplice.
Se la minoranza contraria a Renzi avesse avuto gli attributi e se ne fosse andata mesi fa capendo che da dentro non può cambiare niente e avesse iniziato a votare contro le leggi inique del Rignanese forse avrebbe avuto un po' di visibilità e la gente le darebbe fiducia invece così aumentano gli indecisi e/o scontenti che non votano e tra quelli che rimangono i "merli" e quelli che ci sguazzano sono ancora significativi
Possiamo dire che Pierluigi è un quadrellone che ne capisce poco di strategia politica????
Mi sembra un ragazzino dell'Asilo Mariuccia a cui hanno portato via il trenino.
Non ha capito la situazione.
Bersani: “Scissione mai, il Pd è casa mia”
(GIOVANNA CASADIO).
22/01/2015 di triskel182
“Ma Renzi ha respinto la mediazione, ora dica se sul Colle si parte dall’unità dem”. La sinistra si conta: siamo 140 Ma le varie anime sono divise. Cuperlo chiede una posizione comune sul Quirinale: serve coraggio.
ROMA – «Non inventatevi niente, la scissione non esiste, questa è casa mia». Pier Luigi Bersani ha dato un ultimatum a Renzi entrando nella riunione della sinistra dem. Però chiarisce subito il recinto del dissenso. Si sfoga, l’ex segretario: «Renzi sapeva che sull’Italicum una mediazione nel Pd era possibile però non l’ha voluta». Infatti Maurizio Migliavacca e il ministro Maria Elena Boschi erano arrivati a un compromesso anche sui capilista bloccati che Renzi non ha tuttavia timbrato. E sul Quirinale, fa pressing: «Ora spetta a Matteo dire se si deve partire dall’unità del Pd». Chiarisce che se manca il rispetto nel Pd, «è finita».
Non decolla però il “correntone” dem. I 140 tra deputati e senatori del Pd – che si sono ritrovati ieri a Montecitorio in un’assemblea programmata da tempo e che però, nel giorno in cui il governo è salvato da Forza Italia sulla legge elettorale, assume il senso di una conta per battere un colpo – non trovano un comune denominatore. Vanno via alla spicciolata, Rosy Bindi, Francesco Boccia, Pippo Civati. Bersani stesso lascia l’assemblea dopo un quarto d’ora. È Gianni Cuperlo ad esortare i compagni della minoranza: «Non pretendo che diventiamo Che Guevara, ma almeno il cane Balto…». Ci vuole coraggio sul Quirinale e una posizione comune: è il suo appello, ricorrendo all’immagine del cane che salvò negli anni Venti un villaggio trasportando la penicillina attraverso le montagne dell’Alaska.
«Troppo spuria, non parlo se la mia lingua non viene compresa », saluta Bindi. Civati alza il tiro: «Una platea eterogenea, in cui avevi i “controllori” accanto. Comunque se nasce il Partito del Nazareno, chiaro che io non ci sto e farò il Partito Berlinguer. E non voto un presidente della Repubblica garante del Patto del Nazareno». «Ci sono quelli che sull’Italicum hanno votato copia conforme a quanto chiedeva Renzi: e allora qui, cosa ci stanno a fare?», scappa via una bersaniana rimasta solo per la relazione di Miguel Gotor. Preoccupazione tanta sul Pd «geneticamente modificato e trasformista», divisioni altrettante. Le minoranze si aggiornano, e parte il tam tam di una cena dei bersaniani.
Il clima è teso. Bersani attacca Stefano Esposito, il senatore che ha presentato il maxi emendamento- ghigliottina: «Dare del parassita a Corsini, Gotor, Mucchetti, è pericoloso. È gente per bene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è finita». Esposito chiederà subito dopo scusa per avere usato il termine “parassita” nei confronti dei dissidenti dem che stanno conducendo la battaglia contro la nuova legge elettorale: «Riconosco di avere sbagliato…». Cerca di abbassare i toni il vice segretario Lorenzo Guerini e nega che ci sia un cambio di maggioranza in corso con il reclutamento di Forza Italia. Però nella riunione dei 140 pesa il giudizio di Renzi che ha detto: «La minoranza Pd è ininfluente sul risultato delle riforme». L’assemblea non arriva a una conclusione comune. Roberto Speranza, capogruppo dem e leader di Area riformista, corrente no-Renzi, la volge in positivo: «Dai 140 arriva la domanda di unità. Su un profilo di grandissima autorevolezza il partito sarà unito, niente mediazioni al ribasso».
Pessimista Boccia che teme il Pd finisca dentro un baratro: «Fermiamoci prima. È chiaro anche a un bambino che il Pd è lacerato, ma se si precipita si precipita insieme. Sul presidente della Repubblica troviamo unità». L’allarme cresce e molti citano l’addio di Cofferati al Pd e i brogli alle primarie genovesi. Cesare Damiano, presidente dalla commissione Lavoro della Camera, ironizza: «Non vorrei trovarmi in una Grande Coalizione alla tedesca a mia insaputa. Sarebbe inaccettabile ».
Da La Repubblica del 22/01/2015.