Diario della caduta di un regime.

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NEL BEL PAESE, OLTRE ALL'APPESANTIMENTO DI UNA CLASSE POLITICA DI INETTI, DI QUELLA D'OLTRE ATLANTICO, SE LA DEVE VEDERE ANCHE CON LA TERRA CHE TREMA.




Terremoto, forte scossa 6.5 nel Centro Italia
Fortissima scossa nel Centro Italia, di magnitudo 6.5. Epicentro tra Norcia e Preci. Panico, popolazione in strada


Luca Romano - Dom, 30/10/2016 - 08:25
Una nuova scossa di terremoto spaventa il Centro Italia. Alle 7.41 la terra ha tremato per diversi secondi: l’epicentro della nuova scossa, che è stata avvertita in tutta l’Umbria e fino ad Ancona, è stato individuato nella zona di Norcia, Castel Sant'Angelo e Preci, ad una profondità di circa 10 km.
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Terremoto, nuova scossa di magnitudo 6.5 nel centro Italia: epicentro nella zona di Norcia
di F. Q. | 30 ottobre 2016
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Un terremoto di magnitudo 6,5 è stato registrato alle 7.40 nella zona compresa fra Perugia e Macerata, precisamente tra Norcia, Preci e Castel Sant’Angelo sul Nera. Il sisma è stato a 10 chilometri di profondità. La magnitudo è la prima stima fornita dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La scossa è stata avvertita distintamente anche a Roma (dove è stata chiusa la metropolitana per effettuare verifiche), ma anche nel Nord Italia e nel Meridione. Si tratta della scossa più forte registrata in centro Italia, anche di quella che il 24 agosto scorso ha distrutto Amatrice e Accumuli. Altre due scosse sono avvenute a distanza di pochi minuti da quella delle 7,40. La prima, di magnitudo 4,6, è stata registrata dalla rete sismica dell’Ingv alle 7,44, e la seconda, di magnitudo 4,1, è avvenuta alle 8,00.


La gente è scesa in strada nelle Marche, nelle zone terremotate, ma anche ad Ancona, dopo l’ultima violentissima scossa. Al momento non è possibile avere una stima di eventuali nuovi danni, ma ci sono notizie di crolli un po’ ovunque nei paesi colpiti dal nuovo fenomeno tellurico. A Norcia, in pieno centro, alcune suore corrono verso un luogo sicuro e vengono aiutate dai vigili del fuoco a scappare dall’edificio dove si trovavano. Nella centralissima piazza dedicata a San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, ci sono nuove crepe a terra e si teme per la caduta del campanile. La Basilica di San Benedetto e la cattedrale di Santa Maria argentea sono crollate: sono rimaste in piedi parte delle facciate e delle strutture. Secondo quanto appreso dall’Ansa, sono “notizie drammatiche” quelle che stanno giungendo da Norcia alla presidente della Regione Catiuscia Marini.

“E’ stata una scossa molto forte. Ci segnalano crolli a Muccia, Tolentino, in tutto l’entroterra Maceratese, stiamo cercando di capire se ci sono persone sotto le macerie” ha detto il capo della Protezione civile delle Marche Cesare Spuri. “La scossa – ha aggiunto – è stata molto forte anche ad Ancona“. “Io sono a Fano, dove vivo, ma mi dicono che ci sono stati crolli, che è un disastro! Si è aperta la terra, c’è fumo, un disastro“. Sono queste le parole di Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera, centro abitato già devastato dal sisma del 26 ottobre. “E’ venuto tutto giù, ormai non ci stanno più i paesi” ha detto invece il primo cittadino di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci dopo l’ultima scossa. “Per fortuna che erano zone rosse – ha aggiunto aggiunge – La poca gente che è rimasta è scesa in strada, si sta abbracciando. Adesso stiamo andando in giro per le frazioni per vedere quello che è successo”.
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Centro Italia, il terremoto più forte dall’Irpinia
“Rischio migliaia di sfollati, servono alberghi”

Sisma di magnitudo 6.5, il più potente dal 1980 (leggi). Venti feriti, allarme per accogliere chi è senza casa
Norcia distrutta, Castelluccio rasa al suolo. Amatrice e Arquata sparite. Crepe sulle chiese a Roma (diretta)
sisma-amatrice-5-990-300
Cronaca
Un altro terremoto sconvolge il Centro Italia, il più potente dal 1980, percepito da nord a sud del Paese. Colpisce di nuovo l’Appennino tra Umbria e Marche e distrugge molti paesi: da Norcia – epicentro – a Preci, Castelsantangelo sul Nera, Tolentino e altri. Tra questi, di nuovo, anche Amatrice ed Accumoli, già piegate dalle scosse di fine agosto, e Ussita, sconvolta da quelle del 24 ottobre. Non ci sono vittime, ma i danni sono incalcolabili. “Non ce la facciamo più, bisogna ripartire daccapo” si disperano i sindaci. Il problema principale è quello degli sfollati: “Potrebbero essere decine di migliaia”. E i danni sono anche al paesaggio e ai monumenti: una profonda frattura si è aperta sul Colle dell’Infinito, a Recanati, mentre crepe sono segnalate a Roma su chiese e basiliche
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LIBRE news

Questo è un golpe di fatto, e va fermato con il nostro No

Scritto il 31/10/16 • nella Categoria: idee Condividi


Mentre Obama sbaracca, la pacchiana cena di propaganda alla Casa Bianca conclude la sua disastrosa presidenza su una nota particolarmente squallida. Come Verdini e Alfano anche Obama sostiene la riforma renziana. L’appoggio del Supercazzaro degli Stati Uniti uscente, anzi ormai quasi uscito, potrebbe però essere controproducente per il sì almeno quanto quelli della Merkel, e della finanza internazionale. La riforma renziana, che sapeva chiaramente di sóla fin dall’inizio, adesso ha la stessa credibilità d’un farmaco consigliato da una ditta di pompe funebri. Non ci sono più dubbi su chi siano i mandanti di Renzi: abbiamo le rivendicazioni. Anche il fronte opposto ha purtroppo qualche Captain Boomerang, Monti, D’Alema, Brunetta, la Suicide Squad del no: un gruppo di bastardi costretti dalle circostanze a combattere dalla parte giusta, contro un bastardo ancora peggiore. Per quanto sia difficile immaginarsi Giorgia Meloni nei panni di Harley Quinn, la vittoria del no rimane comunque più che mai necessaria.L’endorsement di Obama al sì di Renzi è infatti direttamente condizionato all’impegno militare italiano in Libia e in Lettonia. Il no alla truffaldina riforma renziana è quindi anche un indispensabile no alla dissennata deriva neocoloniale. Un no alla guerra. Non a caso una delle modifiche, della quale il governo non parla, riguarda proprio l’articolo 78, che cambierebbe così: «Art. 78. – La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari». Con l’Italicum, il partito che vince il ballottaggio ottiene automaticamente la maggioranza assoluta alla Camera, quindi sia il governo, che il potere esclusivo di dichiarare guerra indisturbato come un monarca assoluto. Questo è un golpe di fatto, e deve essere fermato.Per la prima volta da anni un nostro voto potrà davvero fare la differenza. E non certo per merito dell’attuale classe dirigente, è la Costituzione che vuole rottamare a prevedere questo obbligatorio passaggio referendario, un fail safe che Renzi non è riuscito ad aggirare, benché ci abbia provato col Patto del Nazareno. Per la prima, e probabilmente ultima volta abbiamo l’occasione di scaraventare la Boschituzione – Costituzione Boschi – nel cassonetto dell’indifferenziata al quale appartiene, e liberarci d’un governo di cazzari arroganti, incapaci, guerrafondai, completamente asserviti alla finanza internazionale e all’industria bellica, che è diventato anche fisicamente pericoloso. Perdere questa occasione per noi sarebbe il vero suicidio.
(Alessandra Daniele, “Sbarack Oboomerang”, da “Megachip” del 23 ottobre 2016)
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Repubblica 31.10.16
Le relazioni intricate tra mafia, politica e economia
Le collusioni di ieri uguali a quelle di oggi nel nuovo saggio del magistrato Nicola Gratteri
L’Italia della corruzione: quel lungo filo nero fra boss e colletti bianchi
di Attilio Bolzoni


L’Italia della corruzione e delle sue mafie, prima e dopo. L’Italia dei patti e delle trame, sempre. L’Italia dove il «camorrista ripulito» diventa capo elettore a Napoli nel 1874 e dove i boss calabresi allungano le mani sui fondi del terremoto del 1908, come lo faranno cent’anni dopo all’Aquila nel 2009. Ogni volta sembra tutto nuovo ma purtroppo tutto è già accaduto. Mafiosi, corrotti e corruttori, sciacalli, ladri. E i famigerati “colletti bianchi” che sono e sono sempre stati la faccia pulita dei poteri criminali. C’erano ieri e ci sono ancora oggi. Come gli ‘ndranghetisti, che da quando esistono — lo ricorda Corrado Alvaro parlando del suo paese, San Luca, sull’Aspromonte — «formavano uno degli aspetti della classe dirigente».
Il titolo è Padrini e Padroni (Mondadori, pagg. 218, euro 18), libro firmato dal procuratore capo della repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e da Antonio Nicaso, coppia di saggisti che in queste pagine si addentra per la prima volta nelle relazioni con la politica e l’economia e nei labirinti delle logge segrete. È la fotografia di una democrazia permanentemente condizionata dall’uso della forza. Si parte da lontano, dall’inizio. E da una Calabria che ha una ‘Ndrangheta che ancora prima del 1900 «comincia a dotarsi di una struttura molto simile a quella attuale, basata su due livelli», la Società Maggiore e la Società Minore. Si passa dal Fascismo e dalla repressione poliziesca che schiaccia solo i boss che non hanno saputo mimetizzarsi (il Duce non fece mai un riferimento alla pericolosità della mafia calabrese nel suo celebre discorso dell’Ascensione del 26 maggio 1927) e si sfiora il golpe di Junio Valerio Borghese dove la ‘Ndrangheta non si fece coinvolgere, per arrivare ai giorni nostri. Ai De Stefano e ai Piromalli, ai Nirta, ai “boia chi molla” della rivolta di Reggio del 1970, ai Tripodo e ai Macrì. La prima e la seconda guerra di ‘Ndrangheta, in mezzo prima “l’industria dei sequestri” e poi la scoperta del grande traffico di stupefacenti, l’inizio della colonizzazione del Nord e l’espansione nel mondo.
In questa parte del libro, Gratteri e Nicaso ricordano — dimenticato da tutti — il primo omicidio eccellente della Calabria. Un magistrato, Francesco Ferlaino, avvocato generale dello Stato alla Corte di appello di Catanzaro. Ucciso il 3 luglio del 1975. E, subito dopo il delitto, dal suo ufficio sparì una relazione preparata per il Consiglio Superiore della Magistratura «sulle presunte collusioni di diversi magistrati con la ‘Ndrangheta». E poi gli omicidi del presidente delle Ferrovie Ludovico Ligato e del sostituto procuratore della Cassazione Antonino Scopelliti, molto tempo dopo l’agguato contro il vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno. Un filo nero, una mafia calabrese sempre più aggressiva e potente e un’Italia che sta a guardare, che se la trova vicina a Milano o a Torino o in Emilia ma fa finta di niente, che nega (come non ricordare prefetti e questori che sino a qualche anno fa si scandalizzavano dei giornalisti che raccontavano delle mafie al Nord?) e intanto tratta. E, come all’inizio di Padrini e Padroni, nelle ultime pagine ancora la politica. Con i boss che non amano schierarsi. «Ha vinto la sinistra e ci siamo spostati tutti a sinistra. Ha vinto la destra e siamo andati tutti a destra», è la frase pronunciata da un boss di Condofuri e intercettata da una microspia. Il finale è tutto dedicato alle cosche che si confondono con le logge. E a una ‘Ndrangheta sempre più segreta.
IN LIBRERIA Padrini e padroni di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori, pagine 216, euro 18)
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L'UNDICESIMA PIAGA


Le dieci piaghe[modifica | modifica wikitesto]



Nel libro dell'Esodo si racconta l'uscita degli Ebrei dall'Egitto sotto la guida di Mosè. Uno degli episodi più importanti di questo libro è proprio l'invio delle piaghe (punizioni divine) contro il popolo egizio.
Tramutazione dell'acqua in sangue (Es7,14-25)
Invasione di rane dai corsi d'acqua (Es7,26-8,11)
Invasione di zanzare (Es8,12-15)
Invasione di mosche (Es8,16-28)
Morìa del bestiame (Es9,1-7)
Ulcere su animali e umani (Es9,8-12)
Pioggia di fuoco e ghiaccio (Grandine) (Es9,13-35)
Invasione di cavallette/locuste (Es10,1-20)
Tenebre (Es10,21-29)
Morte dei primogeniti maschi (Es12,29-30)


L'undicesima piaga, la deve scontare il Bel Paese, con la presenza di una piaga maggiore di quelle riservate all'antico Egitto.

Angelino Alfano, il ministro sotto vuoto spinto.

"Nuova alleanza con Berlusconi che faccia da alternativa a Renzi"
"Silvio Berlusconi può aiutare il Paese a salvarsi da Grillo", dice Angelino Alfano nell'anticipazione diffusa oggi del nuovo libro di Bruno Vespa


Luca Romano - Mar, 01/11/2016 - 10:47
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"Silvio Berlusconi può aiutare il Paese a salvarsi da Grillo", dice Angelino Alfano nell'anticipazione diffusa oggi del nuovo libro di Bruno Vespa "C'eravamo tanto amati.


Una storia del costume italiano", in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Eri. Il leader Ap rileva che "un leader si qualifica non solo per quello che fa, ma anche per quello che riesce a impedire. Ha impedito l'arrivo dei comunisti del 1994, può impedire l'arrivo di Grillo oggi". Dunque, è la proposta di Alfano, "andrebbe costituito un rassemblement che impedisca il travaso dei voti moderati verso Renzi e che potrebbe dimezzare la consistenza della Lega".

"Berlusconi - prosegue - dovrebbe dire con chiarezza che c'è uno spazio per riaggregare un'area moderata in competizione con la sinistra riformatrice guidata da Renzi e alternativa agli estremismi di Grillo e Salvini". Alla domanda "il suo obiettivo è una nuova alleanza con Berlusconi alternativa a Renzi?", Alfano risponde: " Sì. Occorre creare un'aggregazione moderata come esiste in Francia. Marine Le Pen vale più del doppio della Lega ma questo non impedisce al partito di Sarkozy di competere sia con lei sia con Hollande. Questa area moderata deve essere pronta a collaborare con Renzi, unendo le famiglie politiche tradizionali contro la violenza verbale del web manifestata molto spesso dai grillini". Si tratta di rilanciare il governo di unità nazionale? "Prima - spiega ancora il leader Ap - deve esserci una leale competizione elettorale fra un aggregato centrista liberale e la sinistra guidata da Renzi. Poi, se non vinciamo né noi né Renzi si può avviare una collaborazione".
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IGNAZIO VUJE SITE 'A SHIFEZZA D'A SCHIFEZZA D'A SCHIFEZZA D'A SHIFEZZA 'E'LL' UOMMENI

https://www.youtube.com/watch?v=UU-imLkEZyg

Prevenire i terremoti? E’ possibile, probabilmente. Ma è inutile contarci: al business, semplicemente, non conviene. Molto meglio l’affare della ricostruzione: frutta tre volte tanto.



E QUALCUNO HA ANCHE IL CORAGGIO DI VOTARE SI??????????




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Astri e radon, prevenire il sisma? Al business non conviene
Scritto il 02/11/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Prevenire i terremoti? E’ possibile, probabilmente. Ma è inutile contarci: al business, semplicemente, non conviene. Molto meglio l’affare della ricostruzione: frutta tre volte tanto. Idem, in piccolo, la fornitura dei sismografi, appaltata «a precise “famiglie”, vicine alla protezione civile». La denuncia porta la firma dell’avvocato Gianfranco Carpeoro, giornalista e scrittore, ospite della trasmissione web-radio “Border Nights” del 1° novembre, insieme a Stefano Gagliardi e Stefano Calandra, due ricercatori “fai da te”, ormai popolarissimi dopo le previsioni – azzeccate – del sisma di Norcia, basate sulla lettura del cielo. Prevedere i terremoti è possibile, sostengono: il rischio si innalza se aumenta l’allineamento dei pianeti. Non è possibile capire dove il terremoto avverrà? Su questo è forse più preciso il fisico Giampaolo Giuliani, celebre per l’allerta (ignorata) sul terremoto dell’Aquila. Giuliani rileva una stretta relazione fra il terremoto in arrivo e l’aumento della presenza di gas radon nel sottosuolo. Emarginato in Italia, Giuliani oggi lavora in California, dove sta monitorando la Faglia di Sant’Andrea, nonché in Giappone e a Taiwan. L’Italia? Niente da fare: da noi si resta all’antico, usando il solo sismografo.«E’ come se, decenni fa, avessimo preteso di debellare la malaria impiegando ottimi termometri», commentano amaramente Gagliardi e Calandra: il sismografo si limita infatti a valutare l’entità del sisma, così come il termometro misura solo la febbre del paziente. «La speranza in un mondo nuovo dove si possono prevedere i terremoti questa volta è da decifrare nelle cifre minime delle congiunzioni più silenziose, in una scienza più affine al popolo Maya che agli umani del terzo millennio», scrive Emanuela Fontana sul “Giornale”, presentando la ricerca di Gagliardi e Calandra. Allineamenti planetari e terremoti: la teoria è allo studio anche in Grecia, e impazza sui social network in Italia dalla sera del 26 ottobre. Nel suo blog, Calandra segnala gli allineamenti dei pianeti e i possibili movimenti delle faglie terrestri. Il post più sconcertante lo ha scritto il 25 ottobre, preceduto da una segnalazione del 18: «26/10 sera-notte. L’affollamento di coincidenze di pianeti in linea a 0 gradi di scarto, ben 10 come numero di eventi, essendo una situazione mai vista, fa pensare ad un potenziale rischio sismico molto alto, quasi massimo, da quel 24/8 del terremoto di Amatrice in poi».Veniva indicata un’area generica, quella «Mediterranea», e una fascia oraria più delicata per il 26, dalle 17.30 alla mezzanotte. Le scosse sono avvenute come scritto il 26 ottobre, a distanza di due ore, con potenza in incremento e nella fascia oraria segnalata. Siamo ancora nel campo delle supposizioni, ammette lo stesso Calandra: «Queste previsioni – scrive – costituiscono solo delle ipotesi pseudoscientifiche, derivanti da un modello teorico troppo giovane per essere comprovato al 100%». Un modello matematico ancora “acerbo”, che va integrato con le mappe sismiche e con gli studi sull’aumento di gas radon nel sottosuolo per circoscrivere le aree di rischio. Importanti conferme stanno comunque giungendo dalla Grecia, aggiunge il “Giornale”: «Su 109 grandi terremoti analizzati dal 2004, 102 sarebbero avvenuti in occasione di un allineamento di almeno tre pianeti». Il problema maggiore, a monte? «In Italia, nessuno prenderà seriamente in considerazioni queste indicazioni», sostiene Carpeoro, che nel 2009 – come direttore editoriale del magazine “Area di Confine”, diretto da Ennio Piccaluga – spedì inviati speciali all’Aquila per seguire il caso-Giuliani.Carpeoro denuncia la presenza di interessi così forti da mettere in pericolo chi cerca di lavorare sulla prevenzione dei terremoti: «E’ stato deciso, da chi “conta”, che l’intera ricerca sui terremoti deve essere fondata sui sismografi – e questo per interessi precisi, aziendali, familiari: ci sono parenti stretti di pezzi grossi della protezione civile che forniscono allo Stato i sismografi e, business ancora più redditizio, ne curano la manutenzione». In Italia gli unici apparecchi di rilevazione sono i sismografi, «perché queste aziende devo prosperare». A questi si aggiungono gli interessi edilizi: i costruttori «hanno bloccato l’investimento di messa in sicurezza delle case, perché la ricostruzione frutta quasi il triplo della ricostruzione». Un «magma, tipicamente italico», a cui si aggiunge «una sorta di arretratezza culturale», anche da parte di chi è in buona fede: «Abbiamo una diffidenza naturale nei confronti di chi si pone in maniera alternativa rispetto alla ricerca: non c’è niente da fare, questo paese è fatto così, non riusciamo a uscire da questo modo di ragionare. Appena uno apre la bocca gli si chiede “ma tu che titoli hai?”, e non si entra nel merito di quello che dice».La ricerca di Gagliardi e Calandra sul rapporto tra astrofisica e terremoto? «Mi può fare solo piacere», conclude Carpeoro, «perché siamo talmente ottusi, nella ricerca ufficiale, che – se non si inserisce una ricerca non-ufficiale – non verrà fatto un passo». Ovvero: «Serve una ricerca non-ufficiale, che faccia fare un po’ di figure di palta a questi paludati tromboni». I giovani ricercatori? Sono «persone di buoma volontà». Devono «tenersi in contatto tra loro e non contare molto su aiuti provenienti dall’esterno, perché – per motivi economici e culturali – non ne avranno». Carpeoro ricorda che, quando Giuliani andò da Giuseppe Zamberletti, il capo della protezione civile, questi lo mise in contatto col geologo Enzo Boschi, il quale «lo prese a pernacchie, deridendolo e offendendolo», nonostante proponesse – attraverso il monitoraggio del radon per mezzo di sonde – la possibilità di prevedere i terremoti. «Questo è il loro modo di comportarsi, e io penso che questi non siano scienziati», aggiunge Carpeoro. «La prima qualità che deve avere uno scienziato è la capacità di dubitare anche di se stesso, se no non è uno scienziato: è il contrario di uno scienziato. Lo scienziato che consideri i suoi risultati quasi definitivi, anziché provvisori, non è uno scienziato».
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Docufiction su Mafia Capitale, Odevaine: “Oriento io la gestione dei migranti”
di Servizio Pubblico | 3 novembre 2016
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Due anni e otto mesi di reclusione. E’ la pena patteggiata oggi per l’accusa di corruzione da Luca Odevaine, già componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati, per il coinvolgimento in uno dei filoni dell’inchiesta di Mafia Capitale, quello che ha già coinvolto i dirigenti della cooperativa “La Cascina” già condannati, anch’essi con patteggiamento, nell’ambito dell’indagine sull’aggiudicazione di un appalto riguardante la gestione del Cara di Mineo. Servizio Pubblico di Michele Santoro ha ricostruito in una docufiction gli intrecci dell’inchiesta. Nella prima parte della ricostruzione Salvatore Buzzi parla di come il suo rapporto con Massimo Carminati gli agevoli i contatti con il Campidoglio per la gestione dei campi rom e dei centri d’accoglienza. Nella seconda entra in scena Luca Odevaine, vice capo gabinetto quando era sindaco di Roma, Walter Veltroni, e capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, anche lui a libro paga di Salvatore Buzzi e uomo cruciale nella gestione dell’accoglienza per i migranti.
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SOLO LUI CREDE AI SILENZI DELLA MUMMIA CINESE ELEVATA AD ORACOLO. I SUOI LETTORI NO.



Il (quasi) silenzio che parla
Alessandro Sallusti - Gio, 03/11/2016 - 06:00
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C'è una cartina di tornasole quasi infallibile nella politica italiana: il silenzio di Berlusconi. Quando il Cavaliere si defila e limita le sue dichiarazioni al minimo indispensabile, vuole dire che sta per accadere qualche cosa di davvero importante. Berlusconi fiuta l'aria meglio di chiunque, su questo è davvero imbattibile e glielo riconoscono persino i più accaniti oppositori. Così, mentre tutti o quasi si sbilanciano su questo o su quello, litigano in tv praticamente su tutto, lui con il pensiero è già oltre, a un dopo troppo delicato per essere svelato o bruciato per un titolo sui giornali.

Mi spiego meglio, per non passare per folle. Che il momento sia particolarmente complicato non è certo un segreto, l'ho capito persino io. C'è il problema dei conti aggravato dal terremoto, c'è il referendum alle porte con tutte le complicazioni che si porta appresso, c'è in arrivo un'elezione del nuovo presidente americano che potrebbe stravolgere gli equilibri del mondo e fare sobbalzare i mercati finanziari. Ogni giorno ci arrovelliamo, tra sondaggi e indiscrezioni, a cercare di prevedere la risposta giusta su ognuno dei tre temi. Ma la risposta giusta non esiste e in almeno due casi, il referendum e le elezioni americane, è comunque affidata agli umori degli elettori, umori che nei casi più recenti si sono rivelati ovunque, dalla Brexit all'Austria, impermeabili ai sondaggi.

Una «tempesta perfetta» potrebbe insomma sconvolgere il quadro politico e quello economico, già fragile di suo. Se non si vuole rischiare di rimanere travolti, occorre immaginare soluzioni che stiano in piedi a prescindere da come andrà a finire ogni singolo capitolo. Soluzioni che non possono essere ordinarie, convenzionali o pasticciate, come quella ventilata ieri da Alfano di rinviare il referendum per togliere di mezzo uno degli ostacoli. A nome di chi parlasse Alfano (c'è chi dice addirittura di Mattarella) non lo sappiamo, certo è che Renzi lo ha smentito senza possibilità di appello, anche se probabilmente quell'idea il premier l'ha anche accarezzata per evitare, o rinviare, la sconfitta oggi certa. Eppure una soluzione alternativa al caos ci deve essere. Gli statisti, a differenza dei politicanti, hanno il dovere di costruirla. E chissà che nel quasi silenzio di Berlusconi ci sia l'indizio che dietro le quinte i lavori siano in corso. Senza inciuci e senza inganni.
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NELL'ANNO DOMINI 2016, SI DA CREDITO A QUESTO:

Sisma, Radio Maria:
"Colpa Unioni Civili"

L’emittente cattolica interpreta il sisma che ha scosso il centro Italia come un “castigo divino” per chi ha offeso la famiglia e il matrimonio
di Simone Alliva



IL VICEPRESIDENTE ISRAELIANO ATTRIBUIVA IL SISMA AL VOTO CONTRARIO AD ISRAELE ALL'UNESCO.
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