Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il punto al 7 settembre 2012
Sulla sostanza dell’intervento di Roberto D’Agostino di ieri sera a Piazzapulita e del successivo intervento sul suo sito mi trovo d’accordo.
1- UN PAESE CORROTTO? PARTITI MARCI? ECONOMIA INFETTA? NO! IERI SERA, GRAZIE A “PIAZZAPULITA” ABBIAMO FINALMENTE SCOPERTO QUAL E’ IL VERO PROBLEMA CHE AFFLIGGE ‘STO caXXo DI PAESE: CASALEGGIO E LA MANCATA DEMOCRAZIA NEL MOVIMENTO 5 STELLE! - 2- LA BOMBA CONTRO GRILLO E’ UN AUDIO (DEMOCRATICAMENTE) “RUBATO” DI QUATTRO MESI FA DI GIOVANNI FAVIA, NIENTEMENO CONSIGLIERE REGIONALE GRILLINO DELL'EMILIA ROMAGNA - 3- IL “MOSTRO” CASALEGGIO NE ESCE ALLA GRANDE: “E’ UNA MENTE FREDDISSIMA. MOLTO ACCULTURATA E MOLTO INTELLIGENTE, CHE DI ORGANIZZAZIONE, DI DINAMICHE UMANE, DI POLITICA SE NE INTENDE” (ROBA DA CANDIDARLO SUBITO PREMIER, ALTRO CHE GRILLO!) - 4- MA SI PUO’ CERCARE LA PAGLIUZZA NELL’OCCHIO DEL GRILLISMO QUANDO LA CLASSE POLITICA ITALICA HA UN CANTIERE DI TRAVI NEL CULO? E QUESTO SAREBBE IL GRANDE SCOOP? -
Da troppo tempo Servizio pubblico e le edizioni precedenti fino a Samarcanda, si attardano più sullo spettacolo che su una vera agorà che affronti i mali profondi della società italiana.
Neppure Ballarò è più in grado di attrarre. Scelgono i fatti del momento che possono attirare il pubblico ma non sono mai in grado di approfondire. Lo stesso dicasi dell’Infedele, di Omnibus, di In onda, di Otto e mezzo, di Agorà. Va in onda la politica spettacolo che contribuisce a stancare ulteriormente il pubblico che bene o male sarebbe intenzionato a seguire malgrado tutto la politica. Sono in molti, da tempo a dirmi: <<Non ce la faccio più a guardarli>>
Anche se molto abile nello slalom, Santoro, il miglior anchorman sulla piazza, ogni tanto cade nella tentazione illiberare di togliere la parola o cambiare discorso quando viene proposto qualcosa a lui non gradito.
Lo ha fatto anche ieri sera Formigli in maniera piuttosto rozza e poco professionale quando ha tolto la parola a D’Agostino, solo perché stava dicendo cose sgradevoli sulla casta. E' severamente proibito.
Queste cose sanno tanto di Unione sovietica e Peppone e Don Camillo. Il pensiero liberale, pur di sinistra stenta a prendere piede. E’ una questione di cultura.
*
Mario Monti è sempre più berlusconiano.
«Credo che molte delle cose che sono state fatte abbiano sofferto di angustia, ma prese tutte insieme hanno permesso di evitare che l'Italia avesse un tracollo forse per lungo tempo irreversibile e con essa l'Europa».
L’economia industriale e l’annessa economia commerciale non sono proprio il forte dell’economista Monti. In 10 mesi ha contribuito a radere al suolo il sistema economico italiano dopo che la coppia di bucanieri della Tortuga, Berlusconi e Tremonti ha dato il primo colpo fatale
Neppure uno della “razza padrona” come Marpionne gli crede se dopo la sparata della luce in fondo al tunnel è sua la risposta che quella luce è un treno che ci viene addosso.
Sempre a Bari:
LA GUERRA DI CIVILTA' - «Abbiamo intrapreso una guerra di civiltà contro l'evasione fiscale e altre cose che sarebbe riduttivo da considerare fenomeni economici e finanziari ma minano la fiducia verso il vicino, verso il lontano e verso lo Stato».
Infatti, il suo ministro dello Sviluppo economico è indagato da due procure per frode fiscale quando guidava Banca Intesa.
In fondo, sappiamo tutti che la pubblicità è l’anima del commercio.
Nonno Monti continua a raccontare la favoletta che si intravvede la ripresa. Per quanto riguarda il costo della benzina che sparando i prezzi al consumo verso l’alto, con il conseguente risultato di ridurre il commercio e di conseguenza la produzione, che favoriscono la chiusura delle imprese e dell’incremento della disoccupazione, nono Monti non ha fatto assolutamente nulla mentre Hollande che ha intuito immediatamente il problema in una Francia appena entrata in recessione ha cercato di ridurre il prezzo alla pompa tagliando qualche accisa. Qui, piuttosto che tagliare l’accisa sulla guerra d’Abissinia di quasi cento anni fa, sul Belice e tutte le altre ridicole minchionerie da Repubblica con l’anello al naso, preferirebbero farsi tagliare i cabbasisi.
Nel gran caos del Pd, sottolineato da Cacciari ci stanno delle strane posizioni che sfuggono ad una logica e razionale comprensione, in cui a fianco del comunista incallito ultrasettantenne che dichiara di non votare più Pd perché “fanno letteralmente schifo”, ma tiene un’ammirazione smisurata per Monti, ci stanno coetanei che vedrebbero bene Enrico Letta alla presidenza del Consiglio. Un vecchio detto milanese recita: “Cent co’,..cent crap”, che significa cento teste cento pensieri differenti. Da questo si può desumere perché la sinistra non è mai stata vincente in Italia ma è portatrice di un frazionismo disperato.
A Milano la Via Montenapoleone è considerata il santuario dei miliardari. Li se di soldi non ne hai che ti escono dalle orecchie è meglio che eviti di entrare nei negozi. Nessuno oserebbe pensare che la crisi possa lambire la Via dei miliardari.
Eppure, stranamente è così. I negozianti fanno presente che stanno in piedi perché la loro clientela è per l’80 % straniera, perché se dovessero contare su quella italiana avrebbero dovuto abbassare le saracinesche.
Anche i ricchi piangono? Perché allora Monti insiste a raccontare delle gran balle sulla crisi? Non è mica un obbligo copiare la cara salma.
*
L’assalto al fortino di Salmapache
La velina dei democristiani, L’Unità, quattro giorni fa occupandosi di Grillo, il pericolo pubblico numero uno, ha riportato un grafico, poi ripreso da IFQ, riguardante la crescita del M5S. Nel luglio 2011, il M5S stava al 4 % mentre ora sta al 15 %. Lo sa “anca quel che mena el ges”, lo sanno anche i sassi, ad eccezione di Dalemoni e dei democristiani del Pd, che questa crescita che farebbe invidia a chiunque è solo dovuta alla frantumazione e alla disgregazione dei partiti.
Sono 12 giorni che tra il movimento dei grillini e i Pd è guerra. Il Nazareno si comporta come se fosse assediato. Ancora prima hanno messo in atto la strategia di spaccare il fronte che si stava formando con il Sel e l’Idv.
Lo stato dell’arte ci consegna un Vendola con il piede in due scarpe. La sua posizione fortemente ambigua, lo ha spinto ad una mozione passata nell’assemblea del Sel in cui dichiarava mai con Casini.
Dalemoni a Reggio Emilia ha dichiarato che al di la della propaganda di Vendola e Casini, la prossima legislatura vedrà il Pd alleato di entrambi. Vendola a questa precisazione ha ritenuto giusto di non dover chiarire.
Ma l’assalto più pericoloso ed insidioso alla vecchia casta dei dinosauri mannari è portato da un iscritto al Pd, il sindaco di Firenze. Fortemente determinato a rottamare i compagni di classe di Garibaldi, Renzi si è messo in pista anzitempo giocando d’anticipo e sfruttando la presenza settembrina del pubblico del Piddì delle feste dei democrats.
La paura per i dinosauri mannari, è scattata immediatamente domenica scorsa a Reggio Emilia quando Renzi a modo suo è riuscito a conquistare la platea. Con toni grillini ha sedotto i giovani e sulla necessità di un ricambio generazionale ha convinto gli anziani, molto preoccupati della sorte dei figli e dei nipoti.
A confermare immediatamente le paure tradotte in strali da Dalemoni e Fioroni e dagli altri democristiani, il sondaggio di Piepoli ripreso dal Corriere ma non dagli altri quotidiani democristiani, in cui il sindaco di Firenze sopravanza il segretario del Pd, al 35 % contro il 27 %.
Oggi è sembrata una giornata di tregua ma che sta ad indicare che al Nazareno sono sotto shock, come se il plafone gli fosse caduto in testa.
Sono in una situazione alquanto difficile e complicata perché la prima tentazione in assoluto, quella di far saltare le primarie ora che Renzi è in testa, li esporrebbe al ridicolo e gli farebbe perdere un’ulteriore barcata di voti.
Se accettano la sfida delle primarie le poltrone e le forchette della casta sono in pericolo. La notizia è anch’essa di ieri, una giornata nera per i defunti.
Alla destra piace Renzi. Esiste la fondata certezza che alle primarie, per come sono concepite ora, i destri adoranti Renzi si mettano in fila in massa per farlo vincere. Se non fosse riconoscibile, anche Cicchitto si metterebbe in fila per di squassare il Pd dato vincente. Ma non è detto che paghi anonimi per farlo.
Sulla sostanza dell’intervento di Roberto D’Agostino di ieri sera a Piazzapulita e del successivo intervento sul suo sito mi trovo d’accordo.
1- UN PAESE CORROTTO? PARTITI MARCI? ECONOMIA INFETTA? NO! IERI SERA, GRAZIE A “PIAZZAPULITA” ABBIAMO FINALMENTE SCOPERTO QUAL E’ IL VERO PROBLEMA CHE AFFLIGGE ‘STO caXXo DI PAESE: CASALEGGIO E LA MANCATA DEMOCRAZIA NEL MOVIMENTO 5 STELLE! - 2- LA BOMBA CONTRO GRILLO E’ UN AUDIO (DEMOCRATICAMENTE) “RUBATO” DI QUATTRO MESI FA DI GIOVANNI FAVIA, NIENTEMENO CONSIGLIERE REGIONALE GRILLINO DELL'EMILIA ROMAGNA - 3- IL “MOSTRO” CASALEGGIO NE ESCE ALLA GRANDE: “E’ UNA MENTE FREDDISSIMA. MOLTO ACCULTURATA E MOLTO INTELLIGENTE, CHE DI ORGANIZZAZIONE, DI DINAMICHE UMANE, DI POLITICA SE NE INTENDE” (ROBA DA CANDIDARLO SUBITO PREMIER, ALTRO CHE GRILLO!) - 4- MA SI PUO’ CERCARE LA PAGLIUZZA NELL’OCCHIO DEL GRILLISMO QUANDO LA CLASSE POLITICA ITALICA HA UN CANTIERE DI TRAVI NEL CULO? E QUESTO SAREBBE IL GRANDE SCOOP? -
Da troppo tempo Servizio pubblico e le edizioni precedenti fino a Samarcanda, si attardano più sullo spettacolo che su una vera agorà che affronti i mali profondi della società italiana.
Neppure Ballarò è più in grado di attrarre. Scelgono i fatti del momento che possono attirare il pubblico ma non sono mai in grado di approfondire. Lo stesso dicasi dell’Infedele, di Omnibus, di In onda, di Otto e mezzo, di Agorà. Va in onda la politica spettacolo che contribuisce a stancare ulteriormente il pubblico che bene o male sarebbe intenzionato a seguire malgrado tutto la politica. Sono in molti, da tempo a dirmi: <<Non ce la faccio più a guardarli>>
Anche se molto abile nello slalom, Santoro, il miglior anchorman sulla piazza, ogni tanto cade nella tentazione illiberare di togliere la parola o cambiare discorso quando viene proposto qualcosa a lui non gradito.
Lo ha fatto anche ieri sera Formigli in maniera piuttosto rozza e poco professionale quando ha tolto la parola a D’Agostino, solo perché stava dicendo cose sgradevoli sulla casta. E' severamente proibito.
Queste cose sanno tanto di Unione sovietica e Peppone e Don Camillo. Il pensiero liberale, pur di sinistra stenta a prendere piede. E’ una questione di cultura.
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Mario Monti è sempre più berlusconiano.
«Credo che molte delle cose che sono state fatte abbiano sofferto di angustia, ma prese tutte insieme hanno permesso di evitare che l'Italia avesse un tracollo forse per lungo tempo irreversibile e con essa l'Europa».
L’economia industriale e l’annessa economia commerciale non sono proprio il forte dell’economista Monti. In 10 mesi ha contribuito a radere al suolo il sistema economico italiano dopo che la coppia di bucanieri della Tortuga, Berlusconi e Tremonti ha dato il primo colpo fatale
Neppure uno della “razza padrona” come Marpionne gli crede se dopo la sparata della luce in fondo al tunnel è sua la risposta che quella luce è un treno che ci viene addosso.
Sempre a Bari:
LA GUERRA DI CIVILTA' - «Abbiamo intrapreso una guerra di civiltà contro l'evasione fiscale e altre cose che sarebbe riduttivo da considerare fenomeni economici e finanziari ma minano la fiducia verso il vicino, verso il lontano e verso lo Stato».
Infatti, il suo ministro dello Sviluppo economico è indagato da due procure per frode fiscale quando guidava Banca Intesa.
In fondo, sappiamo tutti che la pubblicità è l’anima del commercio.
Nonno Monti continua a raccontare la favoletta che si intravvede la ripresa. Per quanto riguarda il costo della benzina che sparando i prezzi al consumo verso l’alto, con il conseguente risultato di ridurre il commercio e di conseguenza la produzione, che favoriscono la chiusura delle imprese e dell’incremento della disoccupazione, nono Monti non ha fatto assolutamente nulla mentre Hollande che ha intuito immediatamente il problema in una Francia appena entrata in recessione ha cercato di ridurre il prezzo alla pompa tagliando qualche accisa. Qui, piuttosto che tagliare l’accisa sulla guerra d’Abissinia di quasi cento anni fa, sul Belice e tutte le altre ridicole minchionerie da Repubblica con l’anello al naso, preferirebbero farsi tagliare i cabbasisi.
Nel gran caos del Pd, sottolineato da Cacciari ci stanno delle strane posizioni che sfuggono ad una logica e razionale comprensione, in cui a fianco del comunista incallito ultrasettantenne che dichiara di non votare più Pd perché “fanno letteralmente schifo”, ma tiene un’ammirazione smisurata per Monti, ci stanno coetanei che vedrebbero bene Enrico Letta alla presidenza del Consiglio. Un vecchio detto milanese recita: “Cent co’,..cent crap”, che significa cento teste cento pensieri differenti. Da questo si può desumere perché la sinistra non è mai stata vincente in Italia ma è portatrice di un frazionismo disperato.
A Milano la Via Montenapoleone è considerata il santuario dei miliardari. Li se di soldi non ne hai che ti escono dalle orecchie è meglio che eviti di entrare nei negozi. Nessuno oserebbe pensare che la crisi possa lambire la Via dei miliardari.
Eppure, stranamente è così. I negozianti fanno presente che stanno in piedi perché la loro clientela è per l’80 % straniera, perché se dovessero contare su quella italiana avrebbero dovuto abbassare le saracinesche.
Anche i ricchi piangono? Perché allora Monti insiste a raccontare delle gran balle sulla crisi? Non è mica un obbligo copiare la cara salma.
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L’assalto al fortino di Salmapache
La velina dei democristiani, L’Unità, quattro giorni fa occupandosi di Grillo, il pericolo pubblico numero uno, ha riportato un grafico, poi ripreso da IFQ, riguardante la crescita del M5S. Nel luglio 2011, il M5S stava al 4 % mentre ora sta al 15 %. Lo sa “anca quel che mena el ges”, lo sanno anche i sassi, ad eccezione di Dalemoni e dei democristiani del Pd, che questa crescita che farebbe invidia a chiunque è solo dovuta alla frantumazione e alla disgregazione dei partiti.
Sono 12 giorni che tra il movimento dei grillini e i Pd è guerra. Il Nazareno si comporta come se fosse assediato. Ancora prima hanno messo in atto la strategia di spaccare il fronte che si stava formando con il Sel e l’Idv.
Lo stato dell’arte ci consegna un Vendola con il piede in due scarpe. La sua posizione fortemente ambigua, lo ha spinto ad una mozione passata nell’assemblea del Sel in cui dichiarava mai con Casini.
Dalemoni a Reggio Emilia ha dichiarato che al di la della propaganda di Vendola e Casini, la prossima legislatura vedrà il Pd alleato di entrambi. Vendola a questa precisazione ha ritenuto giusto di non dover chiarire.
Ma l’assalto più pericoloso ed insidioso alla vecchia casta dei dinosauri mannari è portato da un iscritto al Pd, il sindaco di Firenze. Fortemente determinato a rottamare i compagni di classe di Garibaldi, Renzi si è messo in pista anzitempo giocando d’anticipo e sfruttando la presenza settembrina del pubblico del Piddì delle feste dei democrats.
La paura per i dinosauri mannari, è scattata immediatamente domenica scorsa a Reggio Emilia quando Renzi a modo suo è riuscito a conquistare la platea. Con toni grillini ha sedotto i giovani e sulla necessità di un ricambio generazionale ha convinto gli anziani, molto preoccupati della sorte dei figli e dei nipoti.
A confermare immediatamente le paure tradotte in strali da Dalemoni e Fioroni e dagli altri democristiani, il sondaggio di Piepoli ripreso dal Corriere ma non dagli altri quotidiani democristiani, in cui il sindaco di Firenze sopravanza il segretario del Pd, al 35 % contro il 27 %.
Oggi è sembrata una giornata di tregua ma che sta ad indicare che al Nazareno sono sotto shock, come se il plafone gli fosse caduto in testa.
Sono in una situazione alquanto difficile e complicata perché la prima tentazione in assoluto, quella di far saltare le primarie ora che Renzi è in testa, li esporrebbe al ridicolo e gli farebbe perdere un’ulteriore barcata di voti.
Se accettano la sfida delle primarie le poltrone e le forchette della casta sono in pericolo. La notizia è anch’essa di ieri, una giornata nera per i defunti.
Alla destra piace Renzi. Esiste la fondata certezza che alle primarie, per come sono concepite ora, i destri adoranti Renzi si mettano in fila in massa per farlo vincere. Se non fosse riconoscibile, anche Cicchitto si metterebbe in fila per di squassare il Pd dato vincente. Ma non è detto che paghi anonimi per farlo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Questi italiani che menano fendenti.................
Aveva cominciato Roberto Saviano a denunciare sul New York Times l'intreccio nella crisi tra le varie mafie mondiali e le banche Occidentali alla ricerca di liquidità.
Ieri Draghi che mette a tacere (per il momento) La Buba.
Oggi Prodi che denuncia la pirateria del terzo millennio, quella dell'Odissea nello spazio,....o meglio dello strazio.................
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/ ... ma/204577/
Prodi: “Governati dalla finanza. Regole? Nessuno le vuole, nemmeno Obama”
“Il mondo è governato dalla finanza, ma la finanza è senza regole”, e Romano Prodi la vede nera.
“Non c’è una politica realmente interessata a porre limiti al mondo della speculazione finanziaria”, sostiene l’ex presidente del Consiglio, ospite del Forum Ambrosetti di Cernobbio.
“Nemmeno Obama, che aveva promesso una riforma in tal senso”, afferma, “ce l’ha fatta, mostrando analogie con chi lo ha preceduto”. Secondo il professore, a mancare è un’autorità sovranazionale, e la volontà degli stati di accettare tale organismo. “È un rischio per la democrazia, questa finanza priva di regole”, continua, sottolineando come, rispetto al passato, sarebbe favorevole a una Tobin Tax, “che però parta da un’iniziativa comune di paesi forti, come la Germania, la Francia, e anche l’Italia”. Incalzato sull’argomento, l’economista bolognese nega l’esistenza di un governo della finanza: “Magari ce ne fosse uno”, esclama. E ancora: “Non è mica detto che questi si conoscano, che siano un club”. E la Goldman Sachs, domandiamo? La banca d’affari americana accusata di aver contribuito alla crisi, con la quale il presidente della Bce Mario Draghi, in qualità di responsabile in Europa, ma anche Mario Monti e lo stesso Romano Prodi in qualità di advisors, hanno avuto rapporti di lavoro. Prodi si si limita a smarcarsi: “Crede che questi signori volessero dei consulenti stupidi?” di Franz Baraggino
7 settembre 2012
Aveva cominciato Roberto Saviano a denunciare sul New York Times l'intreccio nella crisi tra le varie mafie mondiali e le banche Occidentali alla ricerca di liquidità.
Ieri Draghi che mette a tacere (per il momento) La Buba.
Oggi Prodi che denuncia la pirateria del terzo millennio, quella dell'Odissea nello spazio,....o meglio dello strazio.................
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Prodi: “Governati dalla finanza. Regole? Nessuno le vuole, nemmeno Obama”
“Il mondo è governato dalla finanza, ma la finanza è senza regole”, e Romano Prodi la vede nera.
“Non c’è una politica realmente interessata a porre limiti al mondo della speculazione finanziaria”, sostiene l’ex presidente del Consiglio, ospite del Forum Ambrosetti di Cernobbio.
“Nemmeno Obama, che aveva promesso una riforma in tal senso”, afferma, “ce l’ha fatta, mostrando analogie con chi lo ha preceduto”. Secondo il professore, a mancare è un’autorità sovranazionale, e la volontà degli stati di accettare tale organismo. “È un rischio per la democrazia, questa finanza priva di regole”, continua, sottolineando come, rispetto al passato, sarebbe favorevole a una Tobin Tax, “che però parta da un’iniziativa comune di paesi forti, come la Germania, la Francia, e anche l’Italia”. Incalzato sull’argomento, l’economista bolognese nega l’esistenza di un governo della finanza: “Magari ce ne fosse uno”, esclama. E ancora: “Non è mica detto che questi si conoscano, che siano un club”. E la Goldman Sachs, domandiamo? La banca d’affari americana accusata di aver contribuito alla crisi, con la quale il presidente della Bce Mario Draghi, in qualità di responsabile in Europa, ma anche Mario Monti e lo stesso Romano Prodi in qualità di advisors, hanno avuto rapporti di lavoro. Prodi si si limita a smarcarsi: “Crede che questi signori volessero dei consulenti stupidi?” di Franz Baraggino
7 settembre 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
“Il mondo è governato dalla finanza, ma la finanza è senza regole”, e Romano Prodi la vede nera.
Pure noi,..... ma da più tempo di lui.................
Pure noi,..... ma da più tempo di lui.................
Ultima modifica di camillobenso il 07/09/2012, 23:25, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
LA NOTTE DELL'EUROPA
Dall'Espresso di questa settimana
Anche i tedeschi
PIANGONO
I consumi interni scendono. L'export non
tira come prima. L'auto riduce l'orario di
lavoro. E Berlino taglia le stime del Pil-
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rasseg ... dfIndex=36
Invece nella terra dei miracoli,...i miracoli continuano.
Benedetto XVI ha preso atto del miracolo che è sparita l'Imu.
Monti vede la luce in fondo al tunnel........la crisi sta per finire.
Dall'Espresso di questa settimana
Anche i tedeschi
PIANGONO
I consumi interni scendono. L'export non
tira come prima. L'auto riduce l'orario di
lavoro. E Berlino taglia le stime del Pil-
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rasseg ... dfIndex=36
Invece nella terra dei miracoli,...i miracoli continuano.
Benedetto XVI ha preso atto del miracolo che è sparita l'Imu.
Monti vede la luce in fondo al tunnel........la crisi sta per finire.
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Re: Come se ne viene fuori ?
C.V.D.
Tutti contro tutti e il Partito democratico va in pezzi
Il Pd si spacca attorno alla fiducia di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze da tempo ormai è stato eletto a nemico numero uno dalle cento correnti che compongono il partito e tengono in scacco Bersani
di Sonia Oranges
| 7 settembre 2012 Commenti (479)
Visto che è di Firenze, forse sarebbe meglio paragonarlo a Savonarola più che a Beppe Grillo. Ma si sa, di questi tempi, in campo democratico il “Male” lo incarna bene l’ex comico genovese (“fascista”) e chi lo segue. Ed allora, ecco Matteo Renzi ergersi al nemico da distruggere. O, forse, all’icona delle spaccature interne al Pd.
Reduce da una trasferta oltreoceano, dove ha preso appunti dai veri democratici su come ottenere – e soprattutto – conservare il consenso, Matteo Renzi, sindaco di Firenze e autoproclamatosi rottamatore della nomenclatura democrat che non vuole cedere il passo, rischia di vincere le primarie del Pd suo malgrado. Anche se forse, alla fine, le perderà. A dargli una mano sono i suoi stessi detrattori, tutti interni al partito, impegnati in una guerra del tutti contro tutti che, nella sua ultima versione, è declinata nella demonizzazione del giovane Renzo.
Sono lontani i tempi in cui, nel vecchio Pci, i nemici dell’ortodossia non erano nemmeno citati, finendo automaticamente con lo scomparire. Oggi si eccede in senso opposto, con gli ex comunisti che usano strumentalmente la democrazia interna, e gli ex democristiani che non sanno più lavare i panni sporchi in famiglia.
Così, quotidianamente, il gotha del centrosinistra se le dà di santa ragione, dalle colonne dei quotidiani nazionali, lanciando dardi incrociati e trasversali che, in nome della crociata contro Renzi, colpiscono nemici ed ex amici. Il panorama è pessimo.
Lui, Renzi dicono che abbia lanciato una campagna “rivolta non alla costruzione di una prospettiva di governo, ma esclusivamente contro il gruppo dirigente del Pd e tutti i potenziali alleati di governo del centrosinistra”. Lo dice Massimo D’Alema (“Corriere della sera”), amareggiato dal fatto che l’ex mattatore della Ruota della Fortuna sia “sostenuto soprattutto da quelli che il Pd al governo non lo vogliono”.
E la palla è stata davvero troppo gustosa per non essere colta. Il colpo di Matteo da Firenze è stato duro: “Rispetto tantissimo gli anziani: se non ci fossero i nonni non ci sarebbe la famiglia” (“La Repubblica”). Nel mezzo, è riuscito pure a ficcarsi il capogruppo a Montecitorio Dario Franceschini che ha provato a fare il terzista: “Nella prossima legislatura ci sarà una nuova generazione di dirigenti e un giovane nuovo leader”.
Un bel delirio. Dopo che ad insultare Renzi si erano alternati Rosy Bindi, lo stesso Bersani e – in buona sostanza – il gotha del Nazareno, quello che di mollare le proprie rendite di posizione pare proprio non volerne sapere. Ecco, dunque, che lo scenario si fa cupo.
E ammesso che Pier Luigi Bersani arrivi davvero a Palazzo Chigi, di sicuro ci arriverà senza dubbio con un Pd alla mercè di mille correnti. Il problema è che, sin qui, in realtà, la variegata maggioranza che sostiene Bersani, seppur litigiosa, non si è mai confrontata con un opposizione interna, fatto salvo la sparuta pattuglia prodiana guidata da Arturo Parisi che oggi, sempre in nome di Renzi, chiedeva al segretario “se la sua discesa in campo fosse in prima persona o a nome del gruppo dirigente”. Gruppo dirigente che, alla resa dei conti, trova sempre la maniera di ricompattarsi per garantire se stesso. Così, in un battibaleno.
Esempi? Da acerrimo nemico di Walter Veltroni, D’Alema ne diventa il principale estimatore in campo letterario, e Rosy Bondi diventa un tutt’uno con Giuseppe Fioroni come con Enrico Letta, quando si tratta di criticare l’unica reale opposizione, per quanto dai contenuti assai incerti: quella di Renzi.
Sarà forse per questo che, quando l’astro del sindaco di Firenze sembrava già tramontato e il nemico sembrava essere soltanto la minoranza veltroniana, Bersani si è fatto prendere dalla smania di un’investitura non necessaria ma che, a suo avviso, lo mettesse al riparo da attacchi futuri, imbarcandosi nell’epopea delle primarie. Sognava un voto bulgaro, e rischia di uscirne vincitore a metà.
Di certo non sarà il segretario di tutti, e in compenso dovrà farsi carico delle varie anime del partito che lo porteranno alla vittoria. E che, in questo confronto, pur non pesandosi, poi presenteranno il conto. Patto di sindacato o meno, la vecchia nomenclatura (dei dinosauri mannari-ndt) è tutta con lui, per garantirsi la rielezione e, perché no, un posto nell’esecutivo, se ci si arriva.
Renzi, invece, corre da solo e rischia di aggiudicarsi pure un bel 30%. Che non dovrà spartire con nessuno, non con Nichi Vendola (se il governatore dovesse decidere di farsi da parte), né con i mille capobastone giunti in soccorso del carro del segretario. Così, a livello locale, si assiste a dinamiche inedite: si racconta di militanti Cgil pronti a schierarsi con Renzi, come lettiani che sostengono il segretario vincente ma anche il sindaco oppositore. Una Babele in cui cercano di mantenere un minimo di autonomia i cosiddetti giovani turchi, da Matteo Orfini a Stefano Fassina che a Renzi contestano il monopolio della rottamazione senza idee, laddove loro pongono sul piatto della nomenclatura non solamente il rinnovamento generazionale, ma anche questioni più squisitamente politiche: a cominciare dalla chiusura della stagione montiana che invece Letta e i veltroniani vogliono continuare, D’Alema osanna come vittoria del Pd (con buona pace di chi non riesce a fare la spesa), e che il segretario difende a tratti. In attesa delle primarie che non si sa quando si faranno, né con quali regole. Dettagli, evidentemente, visto che l’unica certezza democrat per ora è Renzi. Il Male.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... zi/344946/
Tutti contro tutti e il Partito democratico va in pezzi
Il Pd si spacca attorno alla fiducia di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze da tempo ormai è stato eletto a nemico numero uno dalle cento correnti che compongono il partito e tengono in scacco Bersani
di Sonia Oranges
| 7 settembre 2012 Commenti (479)
Visto che è di Firenze, forse sarebbe meglio paragonarlo a Savonarola più che a Beppe Grillo. Ma si sa, di questi tempi, in campo democratico il “Male” lo incarna bene l’ex comico genovese (“fascista”) e chi lo segue. Ed allora, ecco Matteo Renzi ergersi al nemico da distruggere. O, forse, all’icona delle spaccature interne al Pd.
Reduce da una trasferta oltreoceano, dove ha preso appunti dai veri democratici su come ottenere – e soprattutto – conservare il consenso, Matteo Renzi, sindaco di Firenze e autoproclamatosi rottamatore della nomenclatura democrat che non vuole cedere il passo, rischia di vincere le primarie del Pd suo malgrado. Anche se forse, alla fine, le perderà. A dargli una mano sono i suoi stessi detrattori, tutti interni al partito, impegnati in una guerra del tutti contro tutti che, nella sua ultima versione, è declinata nella demonizzazione del giovane Renzo.
Sono lontani i tempi in cui, nel vecchio Pci, i nemici dell’ortodossia non erano nemmeno citati, finendo automaticamente con lo scomparire. Oggi si eccede in senso opposto, con gli ex comunisti che usano strumentalmente la democrazia interna, e gli ex democristiani che non sanno più lavare i panni sporchi in famiglia.
Così, quotidianamente, il gotha del centrosinistra se le dà di santa ragione, dalle colonne dei quotidiani nazionali, lanciando dardi incrociati e trasversali che, in nome della crociata contro Renzi, colpiscono nemici ed ex amici. Il panorama è pessimo.
Lui, Renzi dicono che abbia lanciato una campagna “rivolta non alla costruzione di una prospettiva di governo, ma esclusivamente contro il gruppo dirigente del Pd e tutti i potenziali alleati di governo del centrosinistra”. Lo dice Massimo D’Alema (“Corriere della sera”), amareggiato dal fatto che l’ex mattatore della Ruota della Fortuna sia “sostenuto soprattutto da quelli che il Pd al governo non lo vogliono”.
E la palla è stata davvero troppo gustosa per non essere colta. Il colpo di Matteo da Firenze è stato duro: “Rispetto tantissimo gli anziani: se non ci fossero i nonni non ci sarebbe la famiglia” (“La Repubblica”). Nel mezzo, è riuscito pure a ficcarsi il capogruppo a Montecitorio Dario Franceschini che ha provato a fare il terzista: “Nella prossima legislatura ci sarà una nuova generazione di dirigenti e un giovane nuovo leader”.
Un bel delirio. Dopo che ad insultare Renzi si erano alternati Rosy Bindi, lo stesso Bersani e – in buona sostanza – il gotha del Nazareno, quello che di mollare le proprie rendite di posizione pare proprio non volerne sapere. Ecco, dunque, che lo scenario si fa cupo.
E ammesso che Pier Luigi Bersani arrivi davvero a Palazzo Chigi, di sicuro ci arriverà senza dubbio con un Pd alla mercè di mille correnti. Il problema è che, sin qui, in realtà, la variegata maggioranza che sostiene Bersani, seppur litigiosa, non si è mai confrontata con un opposizione interna, fatto salvo la sparuta pattuglia prodiana guidata da Arturo Parisi che oggi, sempre in nome di Renzi, chiedeva al segretario “se la sua discesa in campo fosse in prima persona o a nome del gruppo dirigente”. Gruppo dirigente che, alla resa dei conti, trova sempre la maniera di ricompattarsi per garantire se stesso. Così, in un battibaleno.
Esempi? Da acerrimo nemico di Walter Veltroni, D’Alema ne diventa il principale estimatore in campo letterario, e Rosy Bondi diventa un tutt’uno con Giuseppe Fioroni come con Enrico Letta, quando si tratta di criticare l’unica reale opposizione, per quanto dai contenuti assai incerti: quella di Renzi.
Sarà forse per questo che, quando l’astro del sindaco di Firenze sembrava già tramontato e il nemico sembrava essere soltanto la minoranza veltroniana, Bersani si è fatto prendere dalla smania di un’investitura non necessaria ma che, a suo avviso, lo mettesse al riparo da attacchi futuri, imbarcandosi nell’epopea delle primarie. Sognava un voto bulgaro, e rischia di uscirne vincitore a metà.
Di certo non sarà il segretario di tutti, e in compenso dovrà farsi carico delle varie anime del partito che lo porteranno alla vittoria. E che, in questo confronto, pur non pesandosi, poi presenteranno il conto. Patto di sindacato o meno, la vecchia nomenclatura (dei dinosauri mannari-ndt) è tutta con lui, per garantirsi la rielezione e, perché no, un posto nell’esecutivo, se ci si arriva.
Renzi, invece, corre da solo e rischia di aggiudicarsi pure un bel 30%. Che non dovrà spartire con nessuno, non con Nichi Vendola (se il governatore dovesse decidere di farsi da parte), né con i mille capobastone giunti in soccorso del carro del segretario. Così, a livello locale, si assiste a dinamiche inedite: si racconta di militanti Cgil pronti a schierarsi con Renzi, come lettiani che sostengono il segretario vincente ma anche il sindaco oppositore. Una Babele in cui cercano di mantenere un minimo di autonomia i cosiddetti giovani turchi, da Matteo Orfini a Stefano Fassina che a Renzi contestano il monopolio della rottamazione senza idee, laddove loro pongono sul piatto della nomenclatura non solamente il rinnovamento generazionale, ma anche questioni più squisitamente politiche: a cominciare dalla chiusura della stagione montiana che invece Letta e i veltroniani vogliono continuare, D’Alema osanna come vittoria del Pd (con buona pace di chi non riesce a fare la spesa), e che il segretario difende a tratti. In attesa delle primarie che non si sa quando si faranno, né con quali regole. Dettagli, evidentemente, visto che l’unica certezza democrat per ora è Renzi. Il Male.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... zi/344946/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando - 1
In una giornata storica per il Paese come l’8 settembre, di cui si è persa ovviamente la memoria, ma poco propizia per il Piddì, Omnibus titola così la sua puntata odierna:
ORA IL MONTI - BIS E’ PIU’ CHE UN IPOTESI.
E IL “FATTORE R” SCUOTE IL PD MA NON SOLO
Bersani, approfittando dei saldi di stagione anticipati a giugno perché in fondo al tunnel si vede la ripresa, si era comprato un paio di scarpe nuove da cerimonia da usare in previsione di quando sarà invitato alla Casa Bianca da premier, è in queste settimane molto preoccupato, anche se cerca di non darlo a vedere, per via della piega che sta prendendo il procedere del Pd e degli eventi tricolori.
E’ preoccupato perché tutto gira troppo velocemente. Non puoi farti il tuo organigramma di POLTRONE & FORCHETTE in santa pace che subito qualcuno è pronto a rovinarti la digestione.
Ieri è toccato agli industriali e non solo a procurargli forti bruciori di stomaco. A Cernobbio, industriali, economisti e politici chiedono che Monti rimanga a Palazzo Chigi. Molto probabilmente, Lettino nipote, il suo vice, l’uomo del pizzino a Super Mario, “Sono a tua completa disposizione”, l’uomo che con Monti appartiene alla stessa organizzazione, la nota Bilderberg, è tra i politici che sostengono il secondo mandato del presidente della Bocconi.
Questo scompagina i suoi programmi di gloria ed anche quelli della casta dei vecchi dinosauri del piddì. Un Monti bis significa, se tutto va bene, ma non è detto, che Pier Luigi rimanga solo il segretario del partito dei defunti. Niente summit con Obama, niente summit con la Merkel e Hollande. Solo le vecchie riunioni al Nazareno con Fioroni, Veltroni e Dalemoni per spartire le solite poltrone. Che noia. Vuoi mettere poter affondare le scarpe nuove sul prato verde della Casa Bianca?
Il giorno prima è Piepoli, con la notizia rilanciata dal Corriere della Sera, a procuragli una forte acidità di stomaco che neppure vagonate di Alka Seltzer riescono a dargli un minimo di sollievo.
Il giovane Renzi nella corsa delle primarie è davanti a lui, 35 a 27. Катастрофа, kатастрофа.
Venti giorni fa Pagnoncelli lo ha lasciato senza respiro per un quarto d’ora, quando gli ha inviato la mail con i risultati dei sondaggi in Sicilia sull’alleanza con Pierazzurro. Si aspettava il trionfo ma gli è rimasto solo il tonfo del Pd, dimagrito all’8 %.
Quegli scassa cabbasisi del Fatto poi il 17 agosto gli hanno rovinato quei quattro giorni di vacanza in santa pace lontano dal mondo degli squali pubblicando la notizia in cui il premiato Gruppo Riva gli aveva corrisposto 98.000 euro nel 2007, mentre ai berluscones ne aveva erogati 245.000. "Oh ragatsi, mica è facile andare sulla terra ferma d’estate con le pinne, il fucile, gli occhiali e il boccaglio a canna lunga con tanto di filtro antinquinamento in cima".
D’Alema ha le vertigini da scollamento della poltrona sotto le nobili chiappe di vice-conte alla corte di papa Ratzinger (vedi la foto de Il Fatto, per la serie “c’aggia fa’ pe campà” per diventare importante. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09 ... er/155779/. Dopo er conte Tacchia pure il vice-conte D’Alema ex mangiapreti)
Nella distribuzione dei pani e dei pesci, un boccone a te, un boccone a me,..un boccone al cane, un boccone a te, un boccone a me,..un boccone al cane, il vice-conte si era già assicurato la poltrona di ministro degli Esteri. E’ assurdo che un ragazzetto toscano che finora ha giocato a fare il sindaco di Firenze lo voglia pensionare forzosamente adesso che è a metà percorso della sua carriera politica.
In una giornata storica per il Paese come l’8 settembre, di cui si è persa ovviamente la memoria, ma poco propizia per il Piddì, Omnibus titola così la sua puntata odierna:
ORA IL MONTI - BIS E’ PIU’ CHE UN IPOTESI.
E IL “FATTORE R” SCUOTE IL PD MA NON SOLO
Bersani, approfittando dei saldi di stagione anticipati a giugno perché in fondo al tunnel si vede la ripresa, si era comprato un paio di scarpe nuove da cerimonia da usare in previsione di quando sarà invitato alla Casa Bianca da premier, è in queste settimane molto preoccupato, anche se cerca di non darlo a vedere, per via della piega che sta prendendo il procedere del Pd e degli eventi tricolori.
E’ preoccupato perché tutto gira troppo velocemente. Non puoi farti il tuo organigramma di POLTRONE & FORCHETTE in santa pace che subito qualcuno è pronto a rovinarti la digestione.
Ieri è toccato agli industriali e non solo a procurargli forti bruciori di stomaco. A Cernobbio, industriali, economisti e politici chiedono che Monti rimanga a Palazzo Chigi. Molto probabilmente, Lettino nipote, il suo vice, l’uomo del pizzino a Super Mario, “Sono a tua completa disposizione”, l’uomo che con Monti appartiene alla stessa organizzazione, la nota Bilderberg, è tra i politici che sostengono il secondo mandato del presidente della Bocconi.
Questo scompagina i suoi programmi di gloria ed anche quelli della casta dei vecchi dinosauri del piddì. Un Monti bis significa, se tutto va bene, ma non è detto, che Pier Luigi rimanga solo il segretario del partito dei defunti. Niente summit con Obama, niente summit con la Merkel e Hollande. Solo le vecchie riunioni al Nazareno con Fioroni, Veltroni e Dalemoni per spartire le solite poltrone. Che noia. Vuoi mettere poter affondare le scarpe nuove sul prato verde della Casa Bianca?
Il giorno prima è Piepoli, con la notizia rilanciata dal Corriere della Sera, a procuragli una forte acidità di stomaco che neppure vagonate di Alka Seltzer riescono a dargli un minimo di sollievo.
Il giovane Renzi nella corsa delle primarie è davanti a lui, 35 a 27. Катастрофа, kатастрофа.
Venti giorni fa Pagnoncelli lo ha lasciato senza respiro per un quarto d’ora, quando gli ha inviato la mail con i risultati dei sondaggi in Sicilia sull’alleanza con Pierazzurro. Si aspettava il trionfo ma gli è rimasto solo il tonfo del Pd, dimagrito all’8 %.
Quegli scassa cabbasisi del Fatto poi il 17 agosto gli hanno rovinato quei quattro giorni di vacanza in santa pace lontano dal mondo degli squali pubblicando la notizia in cui il premiato Gruppo Riva gli aveva corrisposto 98.000 euro nel 2007, mentre ai berluscones ne aveva erogati 245.000. "Oh ragatsi, mica è facile andare sulla terra ferma d’estate con le pinne, il fucile, gli occhiali e il boccaglio a canna lunga con tanto di filtro antinquinamento in cima".
D’Alema ha le vertigini da scollamento della poltrona sotto le nobili chiappe di vice-conte alla corte di papa Ratzinger (vedi la foto de Il Fatto, per la serie “c’aggia fa’ pe campà” per diventare importante. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09 ... er/155779/. Dopo er conte Tacchia pure il vice-conte D’Alema ex mangiapreti)
Nella distribuzione dei pani e dei pesci, un boccone a te, un boccone a me,..un boccone al cane, un boccone a te, un boccone a me,..un boccone al cane, il vice-conte si era già assicurato la poltrona di ministro degli Esteri. E’ assurdo che un ragazzetto toscano che finora ha giocato a fare il sindaco di Firenze lo voglia pensionare forzosamente adesso che è a metà percorso della sua carriera politica.
Ultima modifica di camillobenso il 09/09/2012, 1:14, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando - 2
Marco Travaglio, traccia con la consueta capacità d'analisi ed una ferrea logica che lo contraddistingue nel panorama giornalistico italiano, una verità scomoda sulla realtà del governo Monti, assecondato nella sua opera dal trombonismo ad alta intensità dei media italiani nella campagna di disinformazione classica dei regimi.
Quest'articolo unico nel suo genere, dovrebbe essere inciso su una lastra di marmo a caratteri d'oro e piazzato sotto la statua equestre dedicata a Vittorio Emanuele II in Piazza del Duomo a Milano, ad imperativa ed eterna memoria degli italiani che stentano ad uscire dalla loro profonda mediocrità.
Dopo il berlusconismo durato 18 anni forse finalmente al tramonto, l'italietta provinciale di sempre da nove mesi è ripiegata sul montismo. Segno evidente di una decadenza profonda della società italiana e che al peggio non c'è mai fine.
Monti&Co, nove mesi di annunci.
Ma per i giornali diventano riforme
le frasi dei ministri, amplificate dai grandi quotidiani, danno l'impressione di un Paese che ha cambiato marcia. Compiendo riforme epocali. Ma la realtà è diversa
di Marco Travaglio
| 8 settembre 2012 | Commenti (418)
“Ci siamo dati la consegna del silenzio”, rispondevano i nuovi ministri tecnici nei primi giorni del sobrio governo Monti. Poi Monti andò a Porta a Porta e si aprirono le cateratte. Una cascata di esternazioni, annunci, promesse, proclami, boutade, intimazioni, giuramenti, ultimatum, penultimatum, scadenze, slogan, parole d’ordine ma soprattutto in libertà. Intendiamoci. La politica delle chiacchiere non è una novità: i partiti ci campano da almeno trent’anni.
Faremo, bisogna fare, è urgente fare… Ma l’informazione li ha sempre presi col beneficio di inventario: c’era sempre, nella politica e nei media, una maggioranza che li rilanciava e un’opposizione li respingeva al mittente. Ora invece, nell’èra dei tecnici, l’opposizione è talmente esigua (soprattutto sui media) che gli annunci del governo diventano titoli di giornale e di telegiornale e, siccome sono pochissimi a rintuzzarli, assumono un carattere di ufficialità e neutralità (tecnica, appunto) che ne fa quasi dei dogmi di fede. Ipse dixit. Infatti, nei titoli della stampa e dei tg, tendono a scomparire le virgolette che li attribuiscono al ministro tizio o caio. Così l’annuncio diventa un fatto assodato, già avvenuto, una notizia in sé.
In questi nove mesi il premier Monti, anzi “SuperMario”, e i suoi ministri (compreso il “superministro” Passera che ha sei dicasteri) sono stati enfaticamente dipinti da titolisti entusiasti come tante reincarnazioni di Cincinnato: disinteressati al potere e al gioco politico, chini sulle carte, curvi sui dossier, sempre tesi al bene comune, virili, atletici, scattanti come gazzelle, pancia in dentro e petto in fuori, espertissimi nelle materie di cui sono stati chiamati a occuparsi, intenti notte e giorno ad aprire “tavoli”, “cantieri”, “laboratori”, “summit”, “vertici”, “commissioni” di “esperti” ancor più esperti di loro, a stipulare “patti”, a elaborare “piani”, “mosse” e “cabine di regia”, a escogitare “rivoluzioni”, “pacchetti”, “manovre”, “riforme epocali” in questo o quel settore dell’economia e della società, armati ora di “forbice” (o “cesoie”) ora di “scure” ora di “mannaia” per i decisivi “tagli”, “strette”, “giri di vite” e “tetti” alle spese e agli sprechi (pardon, “spending review”), ad approntare “scudi” anti-questo e anti-quello, a tracciare “road map”, a reclutare “task force” per lanciare “blitz” e “sprint”, dettare “agende”, “memorandum” e “priorità”, a intimare “alt”, “altolà”, “stop”, “No”, anche con “rabbia”, con “gelo” e con “ira” se del caso, a nominare “commissari” anzi “super-commissari”, a tracciare “assi” internazionali ora con Sarkozy ora con Hollande ora con la Merkel, ora con Cameron, ora con Rajoy, ora con Obama, ora con Draghi (l’altro “Super-Mario”), ora con tutti i “grandi” insieme, a scandire “start up”, “cronoprogrammi” e soprattutto a inaugurare la fatidica “fase 2”, quella della “crescita” e dello “sviluppo”.
Era, ed è, tutto un susseguirsi di militaresche “settimane decisive”, “appuntamenti storici”, “cacce” , “guerre”, “battaglie”, “svolte”, “lotte dure”, “trincee”, con il tal ministro che “incalza” e il talaltro che “accelera”, uno che “dà il via libera” e l’altro che “rompe gli indugi”, quello che “rilancia” e questo che “strappa”, o magari momentaneamente “frena”, ma sempre in vista dell’“uscita dal tunnel”. Il tutto accompagnato da paroline magiche come “salvare”, “Italia”, “subito”, “pronto”, “ecco”, “tocca”, “tutto”, “super”, “mega”, “maxi”, “baratro”, “euro”, “anti-spread”, “anti-crisi”, meglio se accompagnate da frasi di sicuro effetto tipo “così cambierà…” o, in caso di cetrioli volanti, “ce lo chiede l’Europa” .
Quando poi un ministro lancia la pietra ma nasconde la mano, lanciando un ballon d’essai tramite la stampa amica per vedere l’effetto che fa, il verbo da usare è “spunta”: come per i funghi. Molto utile anche sparare cifre a casaccio, possibilmente precise al dettaglio, coi decimali dopo la virgola, così da sembrare frutto di calcoli complicatissimi: tanto la gente manco sa cos’è lo spread, figurarsi se può controllare a quanto sta. Ogni tanto può servire inventarsi “elogi” (telefonici o comunque in privato, purché senza testimoni ) al governo italiano da parte di un leader straniero o di un’organizzazione internazionale o dei “mercati” che, bontà loro, “promuovono l’Italia” che ora “può farcela da sola”. Tanto nessuno può controllare.
Oggi, dopo nove mesi di trionfi, a giudicare dai titoli dei giornali l’Italia dovrebbe essere un Paese ricco sfondato, che naviga nell’oro, rivoluzionato da riforme palingenetiche, senza più l’ombra di un problema. La realtà, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. E non, si badi bene, soltanto per colpa del governo, che in così poco tempo ha fatto quel che ha potuto (anche se forse era lecito attendersi qualcosa di più). Ma, a furia di gridare al miracolo tecnico, è ovvio che si siano seminate illusioni spropositate, a cui ora cominciano a corrispondere delusioni altrettanto smisurate. Per colpa, ancora una volta, dell’“informazione” più conformista e servile del mondo, che ha seguitato a tradire la sua missione di informare i cittadini e di controllare il potere e a fungere da megafono, trombetta, cassa di risonanza del potere, a rilanciare le parole d’ordine del governo senz’alcun filtro critico. In forme e con linguaggi nuovi rispetto a quelli sperimentati ventennio berlusconiano. Ma altrettanto antitetici ai più elementari codici del giornalismo. Vediamo, in quest’antologia ragionata degli orrori di stampa, com’è stato possibile.
NB. Le citazioni, tutte testuali, sono tratte dai titoli dei principali quotidiani italiani (legenda per le abbreviazioni: Cor sta per Corriere della Sera, Rep per la Repubblica, St per La Stampa).
ABUSO D’UFFICIO - “Severino: ‘Abuso d’ufficio, più severità’” (Cor 30-12). Risultato: nessuna norma sull’abuso d’ufficio.
ANTICORRUZIONE - “Corruzione, il governo crea una commissione ad hoc” (Rep 28-12). “Severino: ‘Subito una legge anticorruzione’” (Cor, 30-12). “Severino: la nuova legge contro le tangenti, ‘dateci 15 giorni’” (Cor 17-2). “Severino: pene più pesanti contro la corruzione” (Cor 20-2). “Patroni Griffi: ‘Anticorruzione, avanti a tutti i costi: anche con la fiducia’” (Cor 27-8). “Patroni Griffi: ‘Subito l’anticorruzione’” (St 29-8). Risultato: nessuna legge anticorruzione.
ARTICOLO 18 - “Fornero: ‘L’articolo 18 non è un totem’” (Cor 18-12). “Fornero: ‘Non avevo e non ho in mente nulla che riguardi in modo particolare l’art. 18. Sono stata ingenua, i giornalisti sono bravissimi a tendere trappole. Vogliamo lasciarlo stare questo art.18? Io son pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto’” (tutti i quotidiani 24-12). “Monti: ‘Niente va considerato un tabù. In questo senso il ministro Fornero ha citato l’art. 18’” (Cor 8-1). “Fornero: ‘L’art. 18 non è preminente, ma non de-v’essere un tabù’” (Rep 31-1). “Monti: ‘Finito il posto fisso, è pure monotono. Articolo 18 pernicioso’” (Rep 2-2). “Monti rilancia sull’art. 18: ‘Scoraggia gli investimenti, ora meno tutele a chi ne ha troppe’” (Rep 4-2). “Il premier: ritocchi possibili, ma non sull’articolo 18” (Cor 22-3). “Monti: ‘La riforma è chiusa, niente trattative sul testo’” (Rep 25-3). “Fornero: ‘O passa la riforma dell’articolo 18 o il governo va a casa’” (Cor 15-4). “Passera: ‘La riforma andrà in porto ma accettiamo miglioramenti’” (Rep 16-4). “Duello Passera-Fornero, poi il bacio” (Cor 17-4). “Lavoro, riforma con modifiche” (Cor 24-3). “Monti: ‘Sulla riforma non accetto incursioni’” (Cor 25-3). “Fornero: ‘Possibili modifiche in Parlamento’” (Rep 26-3). “Monti: ‘Le aziende non assumono perché non possono licenziare’” (Rep 29-3). “Fornero: ‘Sull’art. 18 non spaccheremo il Paese’” (Rep 31-3).
ASSE - “Monti mediatore tra Merkel e Sarkozy sul ruolo della Bce” (Rep 25-11). “Merkel-Sarkozy, fiducia in Monti” (St 25-11). “Monti mediatore prova a ricucire tra Londra e Bruxelles” (St 30-1). “Obama: Usa e Italia mai così vicini” (Cor 10-2). “Monti-Obama: patto per la crescita” (Rep 10-2). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “L’asse Monti-Merkel: ‘Pronti a tutto per l’euro’” (St 30-7). “Roma-Parigi, asse per l’euro” (St 1-8). “Torna l’asse Monti-Hollande: ‘Pronti a tutto per salvare Atene’” (Rep 19-8). “Conti pubblici, Monti cerca la sponda Ue” (Cor 29-8). “Consultazioni mensili ‘a tre’: verso l’asse Roma-Parigi-Berlino” (Cor 5-9).
BANDA LARGA - “Via libera alla ‘banda larghissima’” (Rep 12-1). “La svolta digitale. Internet per tutti, scuola e sanità. Ecco il piano per l’Italia on line” (Rep 6-2). Risultato: niente banda larghissima, e nemmeno larga. Cantiere. “Passera apre il ‘Cantiere Italia’ e invita i privati” (Cor 19-11).
CARCERI - “Severino: il decreto svuota-carceri salva le prigioni” (Rep 10-2). “Pronto il piano ‘svuotacarceri’: in 3300 dalle celle ai domiciliari” (Cor 14-12). A marzo, primo mese dopo l’entrata in vigore della “svuotacarceri”, il numero dei detenuti nelle carceri italiane è aumentato di 63 unità rispetto a febbraio e nei mesi successivi è arrivato a sfiorare quota 70mila.
CONFLITTO D’INTERESSI - “Severino: ‘Ragionare sul conflitto d’interessi’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul conflitto d’interessi.
CASTA - “Indennità, 5mila euro in meno. Tra i parlamentari scatta la rivolta” (Rep 10-12). “Monti ordina tagli a convegni e auto blu” (Rep 31-12). “Dai manager alle auto blu, via ai tagli” (Cor 9-1). “Mannaia di Monti sulle auto blu” (St 14-1). “Tagli alle auto blu: ‘Usate il bus’” (Cor 14-1). “Auto blu. Un esercito di 61mila macchine. Il governo: via il 50%” (Rep 14-8). A maggio il governo tenta di acquistare 400 nuove autoblu, poi fa retromarcia quando la notizia esce sui giornali.
COSÌ CAMBIA - “Fornero: ‘Così cambierà il lavoro’” (Cor 18-12). “Fisco, casa, pensioni: così si cambia” (Cor 23-12). “Catricalà: ‘Canone e governance. Così può cambiare la Rai’” (Cor 10-1). “Famiglie e professioni, la vita cambia così” (Cor 21-1). “Monti a Obama: ‘Dovremo cambiare il nostro stile di vita’” (Cor 10-2). “Statali e sanità, così cambia l’Italia” (St 7-7). “Così cambiano le professioni” (Cor 4-8). “Così cambiano i tribunali” (Cor 11-8). “Severino: ‘Nuove regole per gli avvocati, sì a una laurea specifica’” (Cor 12-8).
CRESCITA & SVILUPPO - “Crescita e semplificazione. La nuova agenda di Monti” (Cor 28-12). “Monti, tre mosse per la crescita ” (St 30-12). “Monti: ‘Conti a posto, ora la crescita’” (Cor 30-12). “Passera: crescita, abbiamo un piano” (Cor 8-1). “Monti: ‘Così l’Italia tornerà a crescere’” (St 21-1). “Passera : ‘Ora il piano crescita e lavoro’” (Rep 22-1). “‘Crescita e lavoro, ecco il piano’. Intervista a Passera” (Rep 22-1). “Monti e Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Monti a Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Il premier: non vi prometto la crescita nel 2012” (Rep 25-3). “Passera, dov’è lo sviluppo? ‘Ecco la mia road map’” (Rep Affari 2-4). “Monti: adesso la crescita” (Cor 7-5). “Palazzo Chigi ora vede la svolta: ‘Il vento d’Europa fa largo alla crescita’” (Rep 14-5). “Monti rompe gli indugi: ‘Ora misure per la crescita’” (St 23-5). “‘Si sta per stringere’. Napolitano ottimista sul decreto sviluppo” (Cor 12-6). “Monti: ‘Parte l’operazione crescita, beni pubblici in vendita’” (Rep 14-6). “Piano di Monti per le cessioni” (Cor 14-6). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “Monti-Hollande: uniti per la crescita” (Cor 15-6). “Monti: ‘Basta sacrifici , preparo l’Italia alla crescita’” (Rep 27-7). “Crescita, il premier dà i compiti ai ministri. Chiesti ‘dossier’ sulla sfida d’autunno” (Cor 11-8). “Monti ai ministri: subito la crescita” (Rep 11-8). “Crescita, ecco il piano Monti” (St 12-8). “Monti: così faremo crescere l’Italia” (Rep 25-8). “Tutte le misure per la crescita” (Cor 25-8).
CRONOPROGRAMMA - “Patroni Griffi: per le riforme useremo un cronoprogramma” (Cor 27-8). “Riforme, via al ‘cronoprogramma’” (Cor 29-8).
DEBITO - “Un fondo per ridurre il debito” (Cor 28-12). “La strategia d’attacco al debito” (Cor 30-12). “Una società per ridurre il debito” (Cor 23-1). “Monti prepara un piano taglia-debito” (Rep 9-8). “Spunta il commissario taglia-debito” (Cor 12-8). “Monti: ora un piano anti-debito” (St 9-8).
EQUITÀ - “Monti al Senato: ‘Sacrifici equi’” (Rep 18-11). “Monti: ‘Pagherà chi ha dato di meno’” (St 19-11).
ESODATI - “Il governo: ‘Gli esodati sono solo 65mila’. Per l’Inps sono 130.000, per i sindacati 350.000” (Rep, 13-4). “Il governo ammette: esodati più di 65mila” (Cor 14-4). “Esodati, per l’Inps sono 390mila. L’ira di Fornero” (St 12-6). “Scontro sugli esodati. L’Inps: sono 390mila” (Rep 12-6). “‘Gli esodati sono 390mila’. L’ira di Fornero” (Cor 12-6). “Fornero contro l’Inps: ‘Vertici da cacciare’” (St 13-6).
EVASIONE - “Nuovo redditometro anti-evasione” (Rep, 1-2). “Monti: lotta dura all’evasione” (St 9-1). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 17-8).
FALSO IN BILANCIO - “Severino: ‘Falso in bilancio da rivedere’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul falso in bilancio.
FARCELA/SALVARSI DA SOLI - “Fiducia record a Monti: ce la faremo” (Rep 19-11). “Il Professore vuole tirare diritto: ‘Se mi fermo salta tutto il Paese’” (Rep 2-12). “Monti: ‘Stiamo rischiando il baratro. L’Italia si salva solo con questa manovra’” (Rep 6-12). “Monti in aula: l’Italia non fallirà” (Rep 6-12). “Monti debutta nel salotto tv: ‘O così o stipendi a rischio’” (Cor 7-12). “Monti: l’Italia si salverà e io non sono disperato” (Cor 17-12). “Ecco perché l’Italia è tornata a sorridere” (Rep 23-12). “Passera: attenti, l’Italia resta in ‘zona mortale’” (Rep 22-1). “Monti: più vicini alla soluzione della crisi” (St 5-2). “Monti: fuori dalla zona d’ombra” (Cor 16-2). “Monti: ‘Sto qui per salvare il Paese’” (Rep 14-4). “Monti: ‘La crisi è quasi finita, c’è solo una piccola componente psicologica, siamo sollevati’” (Sole 24 Ore 1-4). “Grilli: ‘La fase acuta della crisi è superata’” (Rep 22-4). “Passera: ‘Possiamo farcela alla grande, meglio di altri’” (Panorama, 2-5). “Monti: ‘L’Italia non avrà bisogno di aiuti’” (Cor 13-6). “Monti strappa lo scudo anti-spread: ‘Ma non lo useremo’” (Rep 30-6). “Monti incassa lo scudo anti-spread: ‘In futuro potrebbe servire all’Italia’” (Cor 11-7). “Palazzo Chigi rinforza gli argini. Consulto lampo con Quirinale e Bce: ‘Preoccupati ma ce la faremo da soli’” (Rep 21-7). “Monti: potrà servirci lo scudo” (Cor 2-8). “Monti: ‘L’Italia non ha bisogno di aiuti. Abbiamo grazie al cielo uno dei bilanci più solidi d’Europa’” (Cor 3-8). “Monti: ’Salverò l’Italia dalla rovina’” (Rep 6-8). “Grilli: così usciremo dalla crisi. ‘E non chiediamo aiuti alla Bce’” (Rep 12-8). “Passera: ‘L’Italia ce la farà, ma non siamo fuori pericolo’” (Cor 17-8). “Fornero: ‘Abbiamo salvato l’Italia’” (St19-8). “Monti: ‘Vicini all’uscita della crisi’” (Cor 20-8). “Passera: ‘Anch’io vedo l’uscita dalla crisi. La luce in fondo al tunnel’” (Cor 22-8). “Parla Bersani: ‘Monti cambi passo o l’Italia non si salverà dalla crisi’” (Rep 24-8). “L’Italia può farcela da sola. Ora anche Berlino ci crede” (Cor 30-8). “Merkel: ‘Ce la farete senza bisogno di aiuti’” (Rep 30-8).
FASE 2 - “Monti avvia la fase 2, domani il Cdm” (Rep, 27-12). “Monti ai ministri: la fase due del governo” (St 29-12).
FREQUENZE TV - “Tv. Così si smonta il Beauty Contest e si crea il mercato” (Rep Affari 12-12). “Frequenze tv, l’esecutivo promette l’asta” (Cor 17-12). “Frequenze tv, la mossa del governo. Assegnazione gratuita verso il congelamento. Passera: valorizzare le risorse” (19-1). “Frequenze, via il Beauty Contest, arriva l’asta ma sarà ‘low cost’” (Rep Affari 2-4). Risultato: ancora nessun’asta per le frequenze tv, mancano persino i regolamenti.
GIUSTIZIA CIVILE - “Severino: ‘Processo civile in 3 anni’” (Cor 20-12). “Severino: ‘In 5 anni potremmo azzerare le code’” (St 26-8). “Severino: ‘Giustizia civile per la crescita’” (St 26-8). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia civile.
GIUSTIZIA PENALE - “Severino: per la giustizia è riforma epocale” (Rep 7-7). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia penale.
GUERRA - “Catania: ‘Guerra totale ai furbetti del cibo’” (Rep, 9-1). “E Monti torna in trincea” (Rep 11-4). “Bruxelles, vigilia di battaglia vera. Il piano d’attacco di Monti per il vertice Ue” (Foglio 27-6). “Monti: ‘Percorso di guerra per l’Italia’” (St 12-7). “Il premier e la crisi: per l’Italia un percorso di guerra” (Cor 12-7). “Speculazione, unità di crisi della Ue. Monti e Grilli alla battaglia d’agosto” (Rep 15-7). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 18-8). “Scuola, la battaglia del super-concorso” (Rep 30-8).
ICI ALLA CHIESA - “Monti: sì all’Ici per la Chiesa” (Rep 15-2). “Ici, svolta sui beni della Chiesa” (St 16-2). “Chiesa e Ici, nuove regole” (Cor 16-2). “Ici, dalla Chiesa 600 milioni. Ecco la stretta sugli immobili” (Rep 17-2). “Arriva l’Ici sui beni della Chiesa” (Cor 24-2). Risultato: nessuna norma attuati-va all’annuncio di tassare i beni immobili religiosi con finalità commerciale.
LABORATORIO - “Monti vuole creare il Laboratorio Italia” (Cor 5-4).
MAXI/MEGA/SUPER-STIPENDI - “Svolta contro le doppie indennità. Stop ai cumuli per magistrati e avvocati distaccati negli uffici di governo” (Cor 14-12). “Patroni Griffi: ’Superstipendi pubblici, il tetto è pronto’” (Cor 10-1). “Manager pubblici, tetto agli stipendi senza deroghe. Retribuzioni non oltre i 310mila euro” (Rep 31-1). “Maxi stipendi dei manager, tetto solo sui contratti futuri” (Cor 29-2). “Il tetto ai manager che non arriva mai” (Cor 16-7).
da Il Fatto Quotidiano dell’8 settembre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... re/346690/
Marco Travaglio, traccia con la consueta capacità d'analisi ed una ferrea logica che lo contraddistingue nel panorama giornalistico italiano, una verità scomoda sulla realtà del governo Monti, assecondato nella sua opera dal trombonismo ad alta intensità dei media italiani nella campagna di disinformazione classica dei regimi.
Quest'articolo unico nel suo genere, dovrebbe essere inciso su una lastra di marmo a caratteri d'oro e piazzato sotto la statua equestre dedicata a Vittorio Emanuele II in Piazza del Duomo a Milano, ad imperativa ed eterna memoria degli italiani che stentano ad uscire dalla loro profonda mediocrità.
Dopo il berlusconismo durato 18 anni forse finalmente al tramonto, l'italietta provinciale di sempre da nove mesi è ripiegata sul montismo. Segno evidente di una decadenza profonda della società italiana e che al peggio non c'è mai fine.
Monti&Co, nove mesi di annunci.
Ma per i giornali diventano riforme
le frasi dei ministri, amplificate dai grandi quotidiani, danno l'impressione di un Paese che ha cambiato marcia. Compiendo riforme epocali. Ma la realtà è diversa
di Marco Travaglio
| 8 settembre 2012 | Commenti (418)
“Ci siamo dati la consegna del silenzio”, rispondevano i nuovi ministri tecnici nei primi giorni del sobrio governo Monti. Poi Monti andò a Porta a Porta e si aprirono le cateratte. Una cascata di esternazioni, annunci, promesse, proclami, boutade, intimazioni, giuramenti, ultimatum, penultimatum, scadenze, slogan, parole d’ordine ma soprattutto in libertà. Intendiamoci. La politica delle chiacchiere non è una novità: i partiti ci campano da almeno trent’anni.
Faremo, bisogna fare, è urgente fare… Ma l’informazione li ha sempre presi col beneficio di inventario: c’era sempre, nella politica e nei media, una maggioranza che li rilanciava e un’opposizione li respingeva al mittente. Ora invece, nell’èra dei tecnici, l’opposizione è talmente esigua (soprattutto sui media) che gli annunci del governo diventano titoli di giornale e di telegiornale e, siccome sono pochissimi a rintuzzarli, assumono un carattere di ufficialità e neutralità (tecnica, appunto) che ne fa quasi dei dogmi di fede. Ipse dixit. Infatti, nei titoli della stampa e dei tg, tendono a scomparire le virgolette che li attribuiscono al ministro tizio o caio. Così l’annuncio diventa un fatto assodato, già avvenuto, una notizia in sé.
In questi nove mesi il premier Monti, anzi “SuperMario”, e i suoi ministri (compreso il “superministro” Passera che ha sei dicasteri) sono stati enfaticamente dipinti da titolisti entusiasti come tante reincarnazioni di Cincinnato: disinteressati al potere e al gioco politico, chini sulle carte, curvi sui dossier, sempre tesi al bene comune, virili, atletici, scattanti come gazzelle, pancia in dentro e petto in fuori, espertissimi nelle materie di cui sono stati chiamati a occuparsi, intenti notte e giorno ad aprire “tavoli”, “cantieri”, “laboratori”, “summit”, “vertici”, “commissioni” di “esperti” ancor più esperti di loro, a stipulare “patti”, a elaborare “piani”, “mosse” e “cabine di regia”, a escogitare “rivoluzioni”, “pacchetti”, “manovre”, “riforme epocali” in questo o quel settore dell’economia e della società, armati ora di “forbice” (o “cesoie”) ora di “scure” ora di “mannaia” per i decisivi “tagli”, “strette”, “giri di vite” e “tetti” alle spese e agli sprechi (pardon, “spending review”), ad approntare “scudi” anti-questo e anti-quello, a tracciare “road map”, a reclutare “task force” per lanciare “blitz” e “sprint”, dettare “agende”, “memorandum” e “priorità”, a intimare “alt”, “altolà”, “stop”, “No”, anche con “rabbia”, con “gelo” e con “ira” se del caso, a nominare “commissari” anzi “super-commissari”, a tracciare “assi” internazionali ora con Sarkozy ora con Hollande ora con la Merkel, ora con Cameron, ora con Rajoy, ora con Obama, ora con Draghi (l’altro “Super-Mario”), ora con tutti i “grandi” insieme, a scandire “start up”, “cronoprogrammi” e soprattutto a inaugurare la fatidica “fase 2”, quella della “crescita” e dello “sviluppo”.
Era, ed è, tutto un susseguirsi di militaresche “settimane decisive”, “appuntamenti storici”, “cacce” , “guerre”, “battaglie”, “svolte”, “lotte dure”, “trincee”, con il tal ministro che “incalza” e il talaltro che “accelera”, uno che “dà il via libera” e l’altro che “rompe gli indugi”, quello che “rilancia” e questo che “strappa”, o magari momentaneamente “frena”, ma sempre in vista dell’“uscita dal tunnel”. Il tutto accompagnato da paroline magiche come “salvare”, “Italia”, “subito”, “pronto”, “ecco”, “tocca”, “tutto”, “super”, “mega”, “maxi”, “baratro”, “euro”, “anti-spread”, “anti-crisi”, meglio se accompagnate da frasi di sicuro effetto tipo “così cambierà…” o, in caso di cetrioli volanti, “ce lo chiede l’Europa” .
Quando poi un ministro lancia la pietra ma nasconde la mano, lanciando un ballon d’essai tramite la stampa amica per vedere l’effetto che fa, il verbo da usare è “spunta”: come per i funghi. Molto utile anche sparare cifre a casaccio, possibilmente precise al dettaglio, coi decimali dopo la virgola, così da sembrare frutto di calcoli complicatissimi: tanto la gente manco sa cos’è lo spread, figurarsi se può controllare a quanto sta. Ogni tanto può servire inventarsi “elogi” (telefonici o comunque in privato, purché senza testimoni ) al governo italiano da parte di un leader straniero o di un’organizzazione internazionale o dei “mercati” che, bontà loro, “promuovono l’Italia” che ora “può farcela da sola”. Tanto nessuno può controllare.
Oggi, dopo nove mesi di trionfi, a giudicare dai titoli dei giornali l’Italia dovrebbe essere un Paese ricco sfondato, che naviga nell’oro, rivoluzionato da riforme palingenetiche, senza più l’ombra di un problema. La realtà, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. E non, si badi bene, soltanto per colpa del governo, che in così poco tempo ha fatto quel che ha potuto (anche se forse era lecito attendersi qualcosa di più). Ma, a furia di gridare al miracolo tecnico, è ovvio che si siano seminate illusioni spropositate, a cui ora cominciano a corrispondere delusioni altrettanto smisurate. Per colpa, ancora una volta, dell’“informazione” più conformista e servile del mondo, che ha seguitato a tradire la sua missione di informare i cittadini e di controllare il potere e a fungere da megafono, trombetta, cassa di risonanza del potere, a rilanciare le parole d’ordine del governo senz’alcun filtro critico. In forme e con linguaggi nuovi rispetto a quelli sperimentati ventennio berlusconiano. Ma altrettanto antitetici ai più elementari codici del giornalismo. Vediamo, in quest’antologia ragionata degli orrori di stampa, com’è stato possibile.
NB. Le citazioni, tutte testuali, sono tratte dai titoli dei principali quotidiani italiani (legenda per le abbreviazioni: Cor sta per Corriere della Sera, Rep per la Repubblica, St per La Stampa).
ABUSO D’UFFICIO - “Severino: ‘Abuso d’ufficio, più severità’” (Cor 30-12). Risultato: nessuna norma sull’abuso d’ufficio.
ANTICORRUZIONE - “Corruzione, il governo crea una commissione ad hoc” (Rep 28-12). “Severino: ‘Subito una legge anticorruzione’” (Cor, 30-12). “Severino: la nuova legge contro le tangenti, ‘dateci 15 giorni’” (Cor 17-2). “Severino: pene più pesanti contro la corruzione” (Cor 20-2). “Patroni Griffi: ‘Anticorruzione, avanti a tutti i costi: anche con la fiducia’” (Cor 27-8). “Patroni Griffi: ‘Subito l’anticorruzione’” (St 29-8). Risultato: nessuna legge anticorruzione.
ARTICOLO 18 - “Fornero: ‘L’articolo 18 non è un totem’” (Cor 18-12). “Fornero: ‘Non avevo e non ho in mente nulla che riguardi in modo particolare l’art. 18. Sono stata ingenua, i giornalisti sono bravissimi a tendere trappole. Vogliamo lasciarlo stare questo art.18? Io son pronta a dire che neanche lo conosco, non l’ho mai visto’” (tutti i quotidiani 24-12). “Monti: ‘Niente va considerato un tabù. In questo senso il ministro Fornero ha citato l’art. 18’” (Cor 8-1). “Fornero: ‘L’art. 18 non è preminente, ma non de-v’essere un tabù’” (Rep 31-1). “Monti: ‘Finito il posto fisso, è pure monotono. Articolo 18 pernicioso’” (Rep 2-2). “Monti rilancia sull’art. 18: ‘Scoraggia gli investimenti, ora meno tutele a chi ne ha troppe’” (Rep 4-2). “Il premier: ritocchi possibili, ma non sull’articolo 18” (Cor 22-3). “Monti: ‘La riforma è chiusa, niente trattative sul testo’” (Rep 25-3). “Fornero: ‘O passa la riforma dell’articolo 18 o il governo va a casa’” (Cor 15-4). “Passera: ‘La riforma andrà in porto ma accettiamo miglioramenti’” (Rep 16-4). “Duello Passera-Fornero, poi il bacio” (Cor 17-4). “Lavoro, riforma con modifiche” (Cor 24-3). “Monti: ‘Sulla riforma non accetto incursioni’” (Cor 25-3). “Fornero: ‘Possibili modifiche in Parlamento’” (Rep 26-3). “Monti: ‘Le aziende non assumono perché non possono licenziare’” (Rep 29-3). “Fornero: ‘Sull’art. 18 non spaccheremo il Paese’” (Rep 31-3).
ASSE - “Monti mediatore tra Merkel e Sarkozy sul ruolo della Bce” (Rep 25-11). “Merkel-Sarkozy, fiducia in Monti” (St 25-11). “Monti mediatore prova a ricucire tra Londra e Bruxelles” (St 30-1). “Obama: Usa e Italia mai così vicini” (Cor 10-2). “Monti-Obama: patto per la crescita” (Rep 10-2). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “L’asse Monti-Merkel: ‘Pronti a tutto per l’euro’” (St 30-7). “Roma-Parigi, asse per l’euro” (St 1-8). “Torna l’asse Monti-Hollande: ‘Pronti a tutto per salvare Atene’” (Rep 19-8). “Conti pubblici, Monti cerca la sponda Ue” (Cor 29-8). “Consultazioni mensili ‘a tre’: verso l’asse Roma-Parigi-Berlino” (Cor 5-9).
BANDA LARGA - “Via libera alla ‘banda larghissima’” (Rep 12-1). “La svolta digitale. Internet per tutti, scuola e sanità. Ecco il piano per l’Italia on line” (Rep 6-2). Risultato: niente banda larghissima, e nemmeno larga. Cantiere. “Passera apre il ‘Cantiere Italia’ e invita i privati” (Cor 19-11).
CARCERI - “Severino: il decreto svuota-carceri salva le prigioni” (Rep 10-2). “Pronto il piano ‘svuotacarceri’: in 3300 dalle celle ai domiciliari” (Cor 14-12). A marzo, primo mese dopo l’entrata in vigore della “svuotacarceri”, il numero dei detenuti nelle carceri italiane è aumentato di 63 unità rispetto a febbraio e nei mesi successivi è arrivato a sfiorare quota 70mila.
CONFLITTO D’INTERESSI - “Severino: ‘Ragionare sul conflitto d’interessi’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul conflitto d’interessi.
CASTA - “Indennità, 5mila euro in meno. Tra i parlamentari scatta la rivolta” (Rep 10-12). “Monti ordina tagli a convegni e auto blu” (Rep 31-12). “Dai manager alle auto blu, via ai tagli” (Cor 9-1). “Mannaia di Monti sulle auto blu” (St 14-1). “Tagli alle auto blu: ‘Usate il bus’” (Cor 14-1). “Auto blu. Un esercito di 61mila macchine. Il governo: via il 50%” (Rep 14-8). A maggio il governo tenta di acquistare 400 nuove autoblu, poi fa retromarcia quando la notizia esce sui giornali.
COSÌ CAMBIA - “Fornero: ‘Così cambierà il lavoro’” (Cor 18-12). “Fisco, casa, pensioni: così si cambia” (Cor 23-12). “Catricalà: ‘Canone e governance. Così può cambiare la Rai’” (Cor 10-1). “Famiglie e professioni, la vita cambia così” (Cor 21-1). “Monti a Obama: ‘Dovremo cambiare il nostro stile di vita’” (Cor 10-2). “Statali e sanità, così cambia l’Italia” (St 7-7). “Così cambiano le professioni” (Cor 4-8). “Così cambiano i tribunali” (Cor 11-8). “Severino: ‘Nuove regole per gli avvocati, sì a una laurea specifica’” (Cor 12-8).
CRESCITA & SVILUPPO - “Crescita e semplificazione. La nuova agenda di Monti” (Cor 28-12). “Monti, tre mosse per la crescita ” (St 30-12). “Monti: ‘Conti a posto, ora la crescita’” (Cor 30-12). “Passera: crescita, abbiamo un piano” (Cor 8-1). “Monti: ‘Così l’Italia tornerà a crescere’” (St 21-1). “Passera : ‘Ora il piano crescita e lavoro’” (Rep 22-1). “‘Crescita e lavoro, ecco il piano’. Intervista a Passera” (Rep 22-1). “Monti e Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Monti a Obama: ‘La crescita imperativo comune’” (St 10-2). “Il premier: non vi prometto la crescita nel 2012” (Rep 25-3). “Passera, dov’è lo sviluppo? ‘Ecco la mia road map’” (Rep Affari 2-4). “Monti: adesso la crescita” (Cor 7-5). “Palazzo Chigi ora vede la svolta: ‘Il vento d’Europa fa largo alla crescita’” (Rep 14-5). “Monti rompe gli indugi: ‘Ora misure per la crescita’” (St 23-5). “‘Si sta per stringere’. Napolitano ottimista sul decreto sviluppo” (Cor 12-6). “Monti: ‘Parte l’operazione crescita, beni pubblici in vendita’” (Rep 14-6). “Piano di Monti per le cessioni” (Cor 14-6). “Crescita, l’asse Monti-Hollande” (Rep 15-6). “Monti-Hollande: uniti per la crescita” (Cor 15-6). “Monti: ‘Basta sacrifici , preparo l’Italia alla crescita’” (Rep 27-7). “Crescita, il premier dà i compiti ai ministri. Chiesti ‘dossier’ sulla sfida d’autunno” (Cor 11-8). “Monti ai ministri: subito la crescita” (Rep 11-8). “Crescita, ecco il piano Monti” (St 12-8). “Monti: così faremo crescere l’Italia” (Rep 25-8). “Tutte le misure per la crescita” (Cor 25-8).
CRONOPROGRAMMA - “Patroni Griffi: per le riforme useremo un cronoprogramma” (Cor 27-8). “Riforme, via al ‘cronoprogramma’” (Cor 29-8).
DEBITO - “Un fondo per ridurre il debito” (Cor 28-12). “La strategia d’attacco al debito” (Cor 30-12). “Una società per ridurre il debito” (Cor 23-1). “Monti prepara un piano taglia-debito” (Rep 9-8). “Spunta il commissario taglia-debito” (Cor 12-8). “Monti: ora un piano anti-debito” (St 9-8).
EQUITÀ - “Monti al Senato: ‘Sacrifici equi’” (Rep 18-11). “Monti: ‘Pagherà chi ha dato di meno’” (St 19-11).
ESODATI - “Il governo: ‘Gli esodati sono solo 65mila’. Per l’Inps sono 130.000, per i sindacati 350.000” (Rep, 13-4). “Il governo ammette: esodati più di 65mila” (Cor 14-4). “Esodati, per l’Inps sono 390mila. L’ira di Fornero” (St 12-6). “Scontro sugli esodati. L’Inps: sono 390mila” (Rep 12-6). “‘Gli esodati sono 390mila’. L’ira di Fornero” (Cor 12-6). “Fornero contro l’Inps: ‘Vertici da cacciare’” (St 13-6).
EVASIONE - “Nuovo redditometro anti-evasione” (Rep, 1-2). “Monti: lotta dura all’evasione” (St 9-1). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 17-8).
FALSO IN BILANCIO - “Severino: ‘Falso in bilancio da rivedere’” (Rep 20-2). Risultato: nessuna legge sul falso in bilancio.
FARCELA/SALVARSI DA SOLI - “Fiducia record a Monti: ce la faremo” (Rep 19-11). “Il Professore vuole tirare diritto: ‘Se mi fermo salta tutto il Paese’” (Rep 2-12). “Monti: ‘Stiamo rischiando il baratro. L’Italia si salva solo con questa manovra’” (Rep 6-12). “Monti in aula: l’Italia non fallirà” (Rep 6-12). “Monti debutta nel salotto tv: ‘O così o stipendi a rischio’” (Cor 7-12). “Monti: l’Italia si salverà e io non sono disperato” (Cor 17-12). “Ecco perché l’Italia è tornata a sorridere” (Rep 23-12). “Passera: attenti, l’Italia resta in ‘zona mortale’” (Rep 22-1). “Monti: più vicini alla soluzione della crisi” (St 5-2). “Monti: fuori dalla zona d’ombra” (Cor 16-2). “Monti: ‘Sto qui per salvare il Paese’” (Rep 14-4). “Monti: ‘La crisi è quasi finita, c’è solo una piccola componente psicologica, siamo sollevati’” (Sole 24 Ore 1-4). “Grilli: ‘La fase acuta della crisi è superata’” (Rep 22-4). “Passera: ‘Possiamo farcela alla grande, meglio di altri’” (Panorama, 2-5). “Monti: ‘L’Italia non avrà bisogno di aiuti’” (Cor 13-6). “Monti strappa lo scudo anti-spread: ‘Ma non lo useremo’” (Rep 30-6). “Monti incassa lo scudo anti-spread: ‘In futuro potrebbe servire all’Italia’” (Cor 11-7). “Palazzo Chigi rinforza gli argini. Consulto lampo con Quirinale e Bce: ‘Preoccupati ma ce la faremo da soli’” (Rep 21-7). “Monti: potrà servirci lo scudo” (Cor 2-8). “Monti: ‘L’Italia non ha bisogno di aiuti. Abbiamo grazie al cielo uno dei bilanci più solidi d’Europa’” (Cor 3-8). “Monti: ’Salverò l’Italia dalla rovina’” (Rep 6-8). “Grilli: così usciremo dalla crisi. ‘E non chiediamo aiuti alla Bce’” (Rep 12-8). “Passera: ‘L’Italia ce la farà, ma non siamo fuori pericolo’” (Cor 17-8). “Fornero: ‘Abbiamo salvato l’Italia’” (St19-8). “Monti: ‘Vicini all’uscita della crisi’” (Cor 20-8). “Passera: ‘Anch’io vedo l’uscita dalla crisi. La luce in fondo al tunnel’” (Cor 22-8). “Parla Bersani: ‘Monti cambi passo o l’Italia non si salverà dalla crisi’” (Rep 24-8). “L’Italia può farcela da sola. Ora anche Berlino ci crede” (Cor 30-8). “Merkel: ‘Ce la farete senza bisogno di aiuti’” (Rep 30-8).
FASE 2 - “Monti avvia la fase 2, domani il Cdm” (Rep, 27-12). “Monti ai ministri: la fase due del governo” (St 29-12).
FREQUENZE TV - “Tv. Così si smonta il Beauty Contest e si crea il mercato” (Rep Affari 12-12). “Frequenze tv, l’esecutivo promette l’asta” (Cor 17-12). “Frequenze tv, la mossa del governo. Assegnazione gratuita verso il congelamento. Passera: valorizzare le risorse” (19-1). “Frequenze, via il Beauty Contest, arriva l’asta ma sarà ‘low cost’” (Rep Affari 2-4). Risultato: ancora nessun’asta per le frequenze tv, mancano persino i regolamenti.
GIUSTIZIA CIVILE - “Severino: ‘Processo civile in 3 anni’” (Cor 20-12). “Severino: ‘In 5 anni potremmo azzerare le code’” (St 26-8). “Severino: ‘Giustizia civile per la crescita’” (St 26-8). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia civile.
GIUSTIZIA PENALE - “Severino: per la giustizia è riforma epocale” (Rep 7-7). Risultato: nessuna riforma in materia di giustizia penale.
GUERRA - “Catania: ‘Guerra totale ai furbetti del cibo’” (Rep, 9-1). “E Monti torna in trincea” (Rep 11-4). “Bruxelles, vigilia di battaglia vera. Il piano d’attacco di Monti per il vertice Ue” (Foglio 27-6). “Monti: ‘Percorso di guerra per l’Italia’” (St 12-7). “Il premier e la crisi: per l’Italia un percorso di guerra” (Cor 12-7). “Speculazione, unità di crisi della Ue. Monti e Grilli alla battaglia d’agosto” (Rep 15-7). “Monti: ‘Evasione, è stato di guerra’” (Rep 18-8). “Scuola, la battaglia del super-concorso” (Rep 30-8).
ICI ALLA CHIESA - “Monti: sì all’Ici per la Chiesa” (Rep 15-2). “Ici, svolta sui beni della Chiesa” (St 16-2). “Chiesa e Ici, nuove regole” (Cor 16-2). “Ici, dalla Chiesa 600 milioni. Ecco la stretta sugli immobili” (Rep 17-2). “Arriva l’Ici sui beni della Chiesa” (Cor 24-2). Risultato: nessuna norma attuati-va all’annuncio di tassare i beni immobili religiosi con finalità commerciale.
LABORATORIO - “Monti vuole creare il Laboratorio Italia” (Cor 5-4).
MAXI/MEGA/SUPER-STIPENDI - “Svolta contro le doppie indennità. Stop ai cumuli per magistrati e avvocati distaccati negli uffici di governo” (Cor 14-12). “Patroni Griffi: ’Superstipendi pubblici, il tetto è pronto’” (Cor 10-1). “Manager pubblici, tetto agli stipendi senza deroghe. Retribuzioni non oltre i 310mila euro” (Rep 31-1). “Maxi stipendi dei manager, tetto solo sui contratti futuri” (Cor 29-2). “Il tetto ai manager che non arriva mai” (Cor 16-7).
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Re: Come se ne viene fuori ?
Allora, allora...
Cosa abbiamo visto in questi giorni?
- monti e ministri vari applauditi ai vari meeting economici da un pubblico rigorosamente selezionato
- buttiglione ci dice che la marcegaglia è un monti donna. Allora cosa stanno preparando i centricoli dopo essersi nuovamente travestiti cambiando nome (Italia? Voi? Mavaff...)
- sempre più gente parla di monti anche dopo Aprile. Sempre più gente ci sta voltando le spalle
Domani a Roma arriveranno i lavoratori dell'Alcoa. Faccio un appello ai miei concittadini che saranno da quelle parti (io sarò al lavoro): SOLIDARIZZATE CON I LAVORATORI, PARLATECI, NON INFASTIDITEVI PER IL TRAFFICO BLOCCATO (tanto si blocca uguale... capirai). Quella lotta è una lotta di TUTTI perché domani potrebbe toccare a noi.
Quanto agli altri, Vendola sta facendo una cazzata colossale. Non si va col pd(l), non si va con dei traditori che hanno sostenuto la distruzione dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale.
cacciari... rivuole monti. Parla per te, zombie.
bersani... ha ha ha. Ormai marionetta di d'alema
renzi... che ci facevi ad Arcore? E tu saresti il nuovo? Sì, il nuovo servo
L'autunno sta arrivando, compagni del forum. Se state "male" incazzatevi, se state "bene" incazzatevi lo stesso e sostenete le lotte di chi sta peggio.
Non perdoniamo chi ha sostenuto monti, distruggiamolo con idee e proposte. E insulti, naturalmente.
Cosa abbiamo visto in questi giorni?
- monti e ministri vari applauditi ai vari meeting economici da un pubblico rigorosamente selezionato
- buttiglione ci dice che la marcegaglia è un monti donna. Allora cosa stanno preparando i centricoli dopo essersi nuovamente travestiti cambiando nome (Italia? Voi? Mavaff...)
- sempre più gente parla di monti anche dopo Aprile. Sempre più gente ci sta voltando le spalle
Domani a Roma arriveranno i lavoratori dell'Alcoa. Faccio un appello ai miei concittadini che saranno da quelle parti (io sarò al lavoro): SOLIDARIZZATE CON I LAVORATORI, PARLATECI, NON INFASTIDITEVI PER IL TRAFFICO BLOCCATO (tanto si blocca uguale... capirai). Quella lotta è una lotta di TUTTI perché domani potrebbe toccare a noi.
Quanto agli altri, Vendola sta facendo una cazzata colossale. Non si va col pd(l), non si va con dei traditori che hanno sostenuto la distruzione dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale.
cacciari... rivuole monti. Parla per te, zombie.
bersani... ha ha ha. Ormai marionetta di d'alema
renzi... che ci facevi ad Arcore? E tu saresti il nuovo? Sì, il nuovo servo
L'autunno sta arrivando, compagni del forum. Se state "male" incazzatevi, se state "bene" incazzatevi lo stesso e sostenete le lotte di chi sta peggio.
Non perdoniamo chi ha sostenuto monti, distruggiamolo con idee e proposte. E insulti, naturalmente.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: Come se ne viene fuori ?
Paolo Mieli alla festa del Fatto Quotidiano. “E’ il Monti bis la vera antipolitica”
Il presidente di Rcs Libri: "L'essenza della democrazia? Votare. Come in tutti i Paesi civili del mondo. Perché dare dell'Italia l'idea di un Paese in cui tutti i partiti fanno schifo e le elezioni vanno abolite?"
di Silvia Truzzi | 9 settembre 2012
Ma le elezioni sono diventate un accessorio? Non si fa che parlare del Monti bis, lo vogliono tutti: Obama, Merkel, banchieri e manager di casa nostra. Abbiamo chiesto a Paolo Mieli, presidente di Rcs libri, se la sovranità popolare ha ancora qualche cittadinanza in un sistema che si vorrebbe democratico.
Mieli, che pensa di questo mettere le mani avanti? Sembra un plebiscito.
Una premessa è d’obbligo. Penso che il governo Monti abbia fatto e stia facendo un eccellente lavoro: l’Italia è ancora in crisi. Ma non come un anno fa, quando il Paese era uscito di strada. Adesso è in carreggiata. Essere in crisi quando si è in carreggiata è diverso da essere in crisi mentre sei fuori strada con il motore che fuma. Ovvio che a Monti si possono fare tutti gli esami sulle promesse mancate, ma nelle condizioni attuali sta facendo un buon lavoro. Quelli che oggi lo lodano, e a mio giudizio però sono molto nevrotici, sono gli stessi che due mesi fa quando lo spread salì sopra i 500 lo criticavano. Sarebbe augurabile un giudizio meno altalenante, senza isterismi legati alla giornata.
E del bis auspicato, annunciato, già quasi scontato che idea si è fatto?
L’esecutivo tecnico è un esperimento che ha un inizio e una fine, chiamato in una situazione straordinaria a guidare l’Italia con il sostegno dei partiti. Tra l’altro ricordiamoci che all’inizio anche l’Italia dei Valori diede il proprio sostegno a Monti. Per dire che tranne la Lega, erano con lui tutti i partiti. Salvo, come è normale, prendere una posizione diversa sui singoli atti. La maggioranza parlamentare di partenza era pressoché unanime . Ma parlare del Monti bis adesso è un gravissimo errore. E una mossa inopportuna. Perché il governo deve durare setto-otto mesi, sino alle elezioni. Sarà un periodo in cui continueremo a stare sulle montagne russe: l’accettazione della decisione di Draghi è un passaggio fondamentale, ma non siamo fuori da questa congiuntura. Quindi il governo dovrà prendere ancora molti provvedimenti: è un’avventatezza parlare del dopo.
Ma dopo ci sono le urne!
Infatti questo dibattito è un errore in sé: se tutti i Paesi civili dell’orbe terracqueo, compresi quelli sono messi peggio di noi, fanno regolari elezioni, dove qualcuno vince e qualcun altro perde, non si vede perché dare dell’Italia un’immagine per cui i partiti fanno tutti schifo e le elezioni vanno abolite. Chi agita questa richiesta come una bandierina della stabilità, non si accorge di fare implicitamente un’affermazione grave: questa sì che è l’antipolitica, altro che Grillo. E siamo noi che raccontiamo all’estero che i nostri partiti non sono presentabili, che chi vince non importa tanto si fa quello che decide l’establishment: un giudizio che ci ritorna di rimbalzo. Terribile procedere in questo modo.
Perché?
La Merkel, e gli altri governi stranieri, è chiaro che preferiscono Monti: finalmente si confrontano con qualcuno che ne capisce, anzi ne capisce più di loro. Tutto il mondo, a partire da Obama, si compiace di avere interlocutori italiani del calibro di Monti e Draghi. Due personalità di primissimo ordine: un giudizio che evidentemente non avevano dei predecessori. Ed è normale che si augurino che queste persone restino. Fossi nei loro panni, direi la stessa cosa.
Il problema è interno: se non siamo noi a tutelare il sistema democratico chi lo deve fare?
All’interno ci sono intanto i centristi, intenzionati a tornare alla Prima Repubblica, quando il voto era quasi irrilevante perché di fatto il governo si combinava poi in Parlamento. Può darsi che se lo auguri anche la destra, nella convinzione di risultare perdente. Lo dice l’establishment perché non si fida del centrosinistra e cerca in questo modo di provocarne un atto di responsabilità. Temono, credo, la solita vittoria del centrosinistra, che scelga per i ruoli importanti personalità che negli ultimi vent’anni hanno già fatto i ministri – non sempre con risultati degni di memoria – temono una coalizione divisa, che magari non sia in grado di mantenere i punti dell’agenda Monti.
C’è anche la questione legge elettorale…
Certo e mi auguro che il sistema elettorale sia tale da garantire la vittoria di una coalizione certa. Monti, anche per il futuro, è affidabile per la sua natura eccezionale. Così sarà anche per eventuali nuovi ruoli, come il capo dello Stato. O se ci sarà un’altra impasse, tornare a guidare il governo. Ma noi assolutamente dobbiamo rientrare nella fisiologia democratica: chi decide sono gli elettori. Dopo il voto, chi vince governa, chi perde sta all’opposizione.
E per ciò che riguarda la sovranità?
Io sono favorevole a una richiesta rapida di aiuto all’Europa. Anche se comporta appunto una cessione di sovranità in materia economica, ovviamente all’Europa degli eletti o a un mix di eletti e Banca centrale, non alla tecnocrazia. Già vent’anni fa abbiamo scelto di essere europei. Se facciamo questa scelta sarà la nostra fortuna. Tanto più se questo succede non già quando il paese è in difficoltà estrema, come è accaduto per la Grecia, con una pistola alla tempia.
Il problema è che questo potrebbe accadere accanto a una cessione di sovranità politica.
Il percorso giusto è: non parlare di Monti bis, perché il Paese deve avere fiducia nelle sue istituzioni politiche. È sovrano il popolo. Poi: adesso, non quando arrivassimo al punto di non ritorno, dobbiamo adottare tutte le pratiche per trasferire in materia economica il massimo di sovranità a un’entità europea eletta. Mi auguro che la crisi sia stata un tale choc per cui la sovranità economica si trasferisca dai singoli Paese alle istituzioni europee. Dopodiché vinceremo o perderemo le elezioni su scala europea.
da Il Fatto Quotidiano del 9 settembre 2012
Il presidente di Rcs Libri: "L'essenza della democrazia? Votare. Come in tutti i Paesi civili del mondo. Perché dare dell'Italia l'idea di un Paese in cui tutti i partiti fanno schifo e le elezioni vanno abolite?"
di Silvia Truzzi | 9 settembre 2012
Ma le elezioni sono diventate un accessorio? Non si fa che parlare del Monti bis, lo vogliono tutti: Obama, Merkel, banchieri e manager di casa nostra. Abbiamo chiesto a Paolo Mieli, presidente di Rcs libri, se la sovranità popolare ha ancora qualche cittadinanza in un sistema che si vorrebbe democratico.
Mieli, che pensa di questo mettere le mani avanti? Sembra un plebiscito.
Una premessa è d’obbligo. Penso che il governo Monti abbia fatto e stia facendo un eccellente lavoro: l’Italia è ancora in crisi. Ma non come un anno fa, quando il Paese era uscito di strada. Adesso è in carreggiata. Essere in crisi quando si è in carreggiata è diverso da essere in crisi mentre sei fuori strada con il motore che fuma. Ovvio che a Monti si possono fare tutti gli esami sulle promesse mancate, ma nelle condizioni attuali sta facendo un buon lavoro. Quelli che oggi lo lodano, e a mio giudizio però sono molto nevrotici, sono gli stessi che due mesi fa quando lo spread salì sopra i 500 lo criticavano. Sarebbe augurabile un giudizio meno altalenante, senza isterismi legati alla giornata.
E del bis auspicato, annunciato, già quasi scontato che idea si è fatto?
L’esecutivo tecnico è un esperimento che ha un inizio e una fine, chiamato in una situazione straordinaria a guidare l’Italia con il sostegno dei partiti. Tra l’altro ricordiamoci che all’inizio anche l’Italia dei Valori diede il proprio sostegno a Monti. Per dire che tranne la Lega, erano con lui tutti i partiti. Salvo, come è normale, prendere una posizione diversa sui singoli atti. La maggioranza parlamentare di partenza era pressoché unanime . Ma parlare del Monti bis adesso è un gravissimo errore. E una mossa inopportuna. Perché il governo deve durare setto-otto mesi, sino alle elezioni. Sarà un periodo in cui continueremo a stare sulle montagne russe: l’accettazione della decisione di Draghi è un passaggio fondamentale, ma non siamo fuori da questa congiuntura. Quindi il governo dovrà prendere ancora molti provvedimenti: è un’avventatezza parlare del dopo.
Ma dopo ci sono le urne!
Infatti questo dibattito è un errore in sé: se tutti i Paesi civili dell’orbe terracqueo, compresi quelli sono messi peggio di noi, fanno regolari elezioni, dove qualcuno vince e qualcun altro perde, non si vede perché dare dell’Italia un’immagine per cui i partiti fanno tutti schifo e le elezioni vanno abolite. Chi agita questa richiesta come una bandierina della stabilità, non si accorge di fare implicitamente un’affermazione grave: questa sì che è l’antipolitica, altro che Grillo. E siamo noi che raccontiamo all’estero che i nostri partiti non sono presentabili, che chi vince non importa tanto si fa quello che decide l’establishment: un giudizio che ci ritorna di rimbalzo. Terribile procedere in questo modo.
Perché?
La Merkel, e gli altri governi stranieri, è chiaro che preferiscono Monti: finalmente si confrontano con qualcuno che ne capisce, anzi ne capisce più di loro. Tutto il mondo, a partire da Obama, si compiace di avere interlocutori italiani del calibro di Monti e Draghi. Due personalità di primissimo ordine: un giudizio che evidentemente non avevano dei predecessori. Ed è normale che si augurino che queste persone restino. Fossi nei loro panni, direi la stessa cosa.
Il problema è interno: se non siamo noi a tutelare il sistema democratico chi lo deve fare?
All’interno ci sono intanto i centristi, intenzionati a tornare alla Prima Repubblica, quando il voto era quasi irrilevante perché di fatto il governo si combinava poi in Parlamento. Può darsi che se lo auguri anche la destra, nella convinzione di risultare perdente. Lo dice l’establishment perché non si fida del centrosinistra e cerca in questo modo di provocarne un atto di responsabilità. Temono, credo, la solita vittoria del centrosinistra, che scelga per i ruoli importanti personalità che negli ultimi vent’anni hanno già fatto i ministri – non sempre con risultati degni di memoria – temono una coalizione divisa, che magari non sia in grado di mantenere i punti dell’agenda Monti.
C’è anche la questione legge elettorale…
Certo e mi auguro che il sistema elettorale sia tale da garantire la vittoria di una coalizione certa. Monti, anche per il futuro, è affidabile per la sua natura eccezionale. Così sarà anche per eventuali nuovi ruoli, come il capo dello Stato. O se ci sarà un’altra impasse, tornare a guidare il governo. Ma noi assolutamente dobbiamo rientrare nella fisiologia democratica: chi decide sono gli elettori. Dopo il voto, chi vince governa, chi perde sta all’opposizione.
E per ciò che riguarda la sovranità?
Io sono favorevole a una richiesta rapida di aiuto all’Europa. Anche se comporta appunto una cessione di sovranità in materia economica, ovviamente all’Europa degli eletti o a un mix di eletti e Banca centrale, non alla tecnocrazia. Già vent’anni fa abbiamo scelto di essere europei. Se facciamo questa scelta sarà la nostra fortuna. Tanto più se questo succede non già quando il paese è in difficoltà estrema, come è accaduto per la Grecia, con una pistola alla tempia.
Il problema è che questo potrebbe accadere accanto a una cessione di sovranità politica.
Il percorso giusto è: non parlare di Monti bis, perché il Paese deve avere fiducia nelle sue istituzioni politiche. È sovrano il popolo. Poi: adesso, non quando arrivassimo al punto di non ritorno, dobbiamo adottare tutte le pratiche per trasferire in materia economica il massimo di sovranità a un’entità europea eletta. Mi auguro che la crisi sia stata un tale choc per cui la sovranità economica si trasferisca dai singoli Paese alle istituzioni europee. Dopodiché vinceremo o perderemo le elezioni su scala europea.
da Il Fatto Quotidiano del 9 settembre 2012
Re: Come se ne viene fuori ?
Airaudo: “Primarie Pd? Una sfilata di moda”
di Irene Buscemi | 8 settembre 2012
Giorgio Airaudo numero due della Fiom, ospite alla festa del Fatto alla Versiliana, chiede che la sinistra italiana torni a parlare di lavoro, tema sempre più adombrato dalle “beghe interne al Pd”, prima fra tutte lo scontro tra il rottamatore Matteo Renzi e il segretario Pierluigi Bersani. “Le primarie sono una sfilata di moda. Io vorrei sapere qual è la loro ricetta per uscire dalla crisi, le loro opinioni sulla riforma delle pensioni e l’art. 18 che sta causando i primi licenziamenti soggettivi”, dice il sindacalista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ro/346527/
Sull’ipotesi di un Monti-bis che si profila sulla scena politica, l’esponente della Fiom, è perentorio: “Si presenti alle elezioni e faccia decidere agli italiani. E i partiti se lo sostengono escano allo scoperto, noi chiediamo delle alternative a questa politica capace di smantellare il nostro sistema industriale”. Sulle dimissioni di Airaudo dalla segreteria, il numero due della Fiom spiega: “L’ho fatto per trasparenza, perché si è votato un documento alternativo a quello di Landini. C’è chi pensa che cercare di siglare accordi sull’occupazione sia una linea troppo moderata”.
di Irene Buscemi | 8 settembre 2012
Giorgio Airaudo numero due della Fiom, ospite alla festa del Fatto alla Versiliana, chiede che la sinistra italiana torni a parlare di lavoro, tema sempre più adombrato dalle “beghe interne al Pd”, prima fra tutte lo scontro tra il rottamatore Matteo Renzi e il segretario Pierluigi Bersani. “Le primarie sono una sfilata di moda. Io vorrei sapere qual è la loro ricetta per uscire dalla crisi, le loro opinioni sulla riforma delle pensioni e l’art. 18 che sta causando i primi licenziamenti soggettivi”, dice il sindacalista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ro/346527/
Sull’ipotesi di un Monti-bis che si profila sulla scena politica, l’esponente della Fiom, è perentorio: “Si presenti alle elezioni e faccia decidere agli italiani. E i partiti se lo sostengono escano allo scoperto, noi chiediamo delle alternative a questa politica capace di smantellare il nostro sistema industriale”. Sulle dimissioni di Airaudo dalla segreteria, il numero due della Fiom spiega: “L’ho fatto per trasparenza, perché si è votato un documento alternativo a quello di Landini. C’è chi pensa che cercare di siglare accordi sull’occupazione sia una linea troppo moderata”.
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