Diario della caduta di un regime.

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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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I VECCHI MILANESI ERANO UN PO' PROSAICI, MA SULLA SOSTANZA DELLA PRIMA RIGA CI AVEVANO AZZECCATO

Cent co, cent crap;

VEDI SIGNIFICATO:
http://www.scienafregia.it/proverbi/?ID=40

E AVEVANO TIRATO FUORI UN PROVERBIO FUORI DAL TEMPO E SEMPRE INOSSIDABILMENTE VALIDO E ATTUALE.
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....CENT CO, CENT CRAP....


A DIMOSTRAZIONE:


SIAMO IN UNA DELLE MILIONESIME FASI DELLA RIPETIZIONE INFINITA DELLA STORIA DELLA TORRE DI BABELE.




13 NOV 2016 11:45
C'È UN TAFAZZI A DESTRA

- VINCE TRUMP, I 'NO' AL REFERENDUM AVANZANO? LEGA E FORZA ITALIA ESPLODONO IN UNA LOTTA DI POTERE: SALVINI VUOLE FARE IL LEADER CON TOTI CHE SI ACCUCCIA, PARISI PRENDE LE DISTANZE DAI TRUMPISTI DELL'ULTIMA ORA RIUNITI A FIRENZE: ''NOI NON SIAMO QUELLA ROBA LÌ''

- E A PADOVA CADE IL SINDACO LEGHISTA SOTTO I COLPI DEI BERLUSCONES



1. LE DUE DESTRE - SALVINI IN PIAZZA: "IO IL LEADER" BERLUSCONI: NO AI POPULISMI ESPLODE FI, CONVOCATO TOTI
Goffredo De Marchis per ''la Repubblica''



L' euforia per i sondaggi favorevoli al No non fa bene al centrodestra. Che in un sabato di novembre, a tre settimane dal referendum, consuma la sua spaccatura pubblica. Tocca a Silvio Berlusconi, ancora una volta, cercare di ricucire.

Oggi o domani sarà ad Arcore Giovanni Toti, il governatore della Liguria che mette in discussione la sopravvivenza di Forza Italia, si allea con Matteo Salvini e contesta il ruolo del Cavaliere nella scelta del futuro candidato premier. Ma non basta. Perché se la Lega scende in piazza, sull' onda del successo di Trump, per declinare le sue parole d' ordine e candida il suo leader alla guida dello schieramento, a Padova va in scena la fine della giunta Bitonci, retta da un' alleanza Carroccio-Forza Italia dimostrando tutta la fragilità della struttura azzurra.


Da quando Berlusconi ha dovuto allontanarsi dalla sua creatura per i problemi di salute, ai forzisti manca una linea. Basti pensare che il neocoordinatore nazionale di Forza Italia è Niccolò Ghedini, l' avvocato padovano al quale la situazione impazzita della sua città è sfuggita proprio sotto gli occhi.

Tra Padova e Firenze si materializza perciò la divisione delle due destre, speculare a quella delle due sinistre. Il No al referendum è condiviso, ma è lo scenario del dopo 4 dicembre che sembra non stare in piedi. Al Corriere della Sera, Berlusconi conferma il suo voto contrario alla riforma, si mantiene a distanza di sicurezza dal nuovo presidente degli Stati uniti e immagina una nuova legge elettorale proporzionale. Somiglia molto a una certificazione della nascita di due destre separate che si contano nelle urne per verificare quale abbia più voti.

È una linea moderata, la sua, da ex premier, che non si incrocia con le parole d' ordine del segretario leghista pronunciate alla manifestazione di Firenze.
Manifestazione dove sono in prima fila pezzi di Forza Italia, dallo stesso Toti a Daniela Santanchè. «Un Salvini pride - commenta Maurizio Gasparri -. Non c' è niente di male. Hanno fatto bene i nostri ad andare e non è un' investitura del leader leghista, anche perchè Toti punta alla stessa poltrona».

Ma da Piazza Santa Croce Salvini pone condizioni da leader pigliatutto: «Il proporzionale serve a inciuciare meglio. Non mi piace», dice lo stesso giorno in cui Berlusconi lo propone come via d' uscita alla crisi di sistema. E a proposito degli assenti, avverte: «Chi non c' è fa la sua scelta». Insomma, per una volta la parola scissione va pronunciata a destra anzichè a sinistra.


A Padova infatti il Cavaliere benedice la manifestazione di Stefano Parisi. «Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un' alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra - scrive in un messaggio destinato alla convention dell' ex candidato a Milano -. Basiamoci sui nostri valori: la tradizione liberale, cattolica e riformatrice». Parisi accoglie le parole di Berlusconi così: «Lo ringrazio perchè ha detto che non siamo quella roba lì che c' è a Firenze. Noi siamo liberali e popolari».

All' ex premier non piace ciò che sta nascendo alla sua destra, ma teme un dopo referendum ingestibile. Per questo ha subito chiamato ad Arcore Toti, che tiene i collegamenti con la Lega Nord. Bisogna ricucire lo strappo, almeno fino alla data del voto. Quello che è accaduto a Padova, la crisi della giunta forzista-leghista è un pessimo segnale per il futuro. «Il Salvini pride è solo una fiammata. Non lo è invece la cacciata di Bitonci a Padova. Se Forza Italia si organizza - dice Gasparri - può andare al confronto con la Lega alla pari. Ma se perde i pezzi, è un problema».


Con Ghedini e Paolo Romani, il vicepresidente del Senato tenta di tenere tutto insieme almeno per le prossime tre settimane. «Certo, Ghedini poteva buttare un' occhio a quello che succedeva a casa sua...», osserva. Ma non è il momento di alimentare polemiche. Si capisce per esempio che un pezzo di Forza Italia avrebbe rinviato l' indicazione sulla legge elettorale. Perché il proporzionale autorizza davvero uno scenario con due destre e distrugge un' asse sul quale i colonnelli hanno vissuto per venti anni.


L' altro elemento di esplosione in Forza Italia resta Parisi e il suo ruolo. «Io ho fatto 13 mila chilomentri dal primo settembre per la campagna referendaria. Parisi, per la politica, non li ha mai fatti nemmeno in una vita intera», sottolinea Gasparri.
È un punto su cui dentro il mondo azzurro bisognerà fare chiarezza al più presto. Come al solito, toccherà a Berlusconi provare a evitare la spaccatura finale.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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....CENT CO, CENT CRAP....


2. CENTRODESTRA UNITO MA SPACCATO IN UNA LOTTA DI POTERE
Alessandro Sallusti per il Giornale


C' è un centrodestra compatto, direi granitico, sul «No» al referendum e a Renzi, e ci sono due centrodestra divisi sul futuro.

Uno è guidato da Salvini - che ieri da Firenze ha lanciato ufficialmente la sua candidatura a premier - ed è sostenuto da Giovanni Toti e Giorgia Meloni. L' altro fa riferimento a Stefano Parisi, che per conto di Silvio Berlusconi sta cercando di allargare la base più moderata e liberale di Forza Italia. C' è poi un terzo centrodestra che volutamente non appare. Se fossero elettori li chiameremmo «gli indecisi», parlamentari e dirigenti che al momento si barcamenano tra le due fazioni in attesa di capire meglio dove tirerà il vento.


Il destracentro di Salvini e il centrodestra di Parisi si guardano in cagnesco e non disdegnano reciproci colpi bassi, uno dei quali l' altra notte ha fatto cadere il sindaco leghista di Padova. Ed è inevitabile che lo scontro andrà in crescendo sull' onda dell' effetto Trump e in vista del dopo-referendum, un tempo che potrebbe portare aria di elezioni anticipate.

Le due posizioni appaiono inconciliabili ma non tanto per divergenze sui contenuti, che sulle questioni cruciali sono simili se non addirittura uguali. Il problema è quello di sempre. Chi comanda?


Qual è la squadra, quale la strategia e quali le parole d' ordine? E ancora: Giovanni Toti si sta candidando a fare il vice di Salvini o spera di convincere Salvini a fare il suo di vice? E come può Stefano Parisi pensare di vincere un' elezione senza la Lega e magari senza un pezzo di Forza Italia?

Sono domande che non hanno risposte logiche, probabilmente improponibili. È un modo vecchio di leggere la politica e quindi di immaginare il suo evolversi. Nessuna delle ipotesi di cui sopra è percorribile a meno che qualcuno non pensi di suicidarsi.
Dunque stiamo parlando del nulla. Fumo, propaganda, parole in libertà, alcune ad effetto ma senza futuro.

Più utile e interessante leggere in chiaro e tra le righe la lunga intervista rilasciata ieri da Silvio Berlusconi al Corriere della Sera: analogie con Trump ma io non sono la destra; dopo il referendum ci vorrà una legge elettorale proporzionale; Salvini? Non si cresce esasperando i toni. In sintesi: se vincerà il «No» al referendum, se si tengono i nervi saldi e non ci si limita a imitare Trump come i bambini con i calciatori, se si cambieranno le regole in un certo modo, allora può cambiare la partita, i giocatori e il modo di metterli in campo. Interessante. E fattibile
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA LOTTA PER LA POLTRONA


Referendum, l'ultima mancia di Renzi: "50 euro in più ai pensionati"
Il premier in affanno sul referendum fa ancora promesse per attrarre consensi. Sul suo futuro: "Non vivacchierò"


Luca Romano - Lun, 14/11/2016 - 09:15
commenta
Un'altra mancia elettorale in vista del referendum del 4 dicembre. Matteo Renzi prosegue con le sue promesse e di fatto ora torna ad "accarezzare" i pensionati con la promessa di un aumento delle pensioni minime a partire dal 2017: "Tutti quelli che stanno sotto i mille euro, nel 2017 avranno un aumento dai 30 ai 50 euro.


Non sono gli 80 euro ma sono comunque 50". Insomma ecco servita l'ennesima promessa in vista del voto di dicembre su cui Renzi gioca la faccia e soprattutto la poltrona.

E proprio sul referendum ha affermato: "Il voto del 4 dicembre è un voto anti sistema? Ma al referendum chi è anti sistema? Noi che siamo un gruppo di persone che, nel bene o nel male, cerca di cambiarlo il sistema o chi per 30 anni ha fatto ’maramao? Coloro che se ne sono allegramente disisnteressati e ora tornano sulla breccia perchè vogliono tornare al potere?", ha affermato il premier a Radio Monte Carlo, ripetendo che se prevalgono i Sì al referendum costituzionale ci saranno "meno posti e meno poltrone per la politica, un’Italia più semplice. Invece, se vince il No tutto rimane com’è e cioè con la Camera e il Senato che fanno le stesse cose. Se rimane tutto com’è restano l’instabilità, gli inciuci e gli accordicchi con le maggioranze diverse di Camera e Senato". Poi ha aggiunto: "Io di restare a vivacchiare e galleggiare non sono adatto. Cosa significa? lo vedremo il 5 dicembre. A quelli a cui sto sulle scatole dico che quello del 4 dicembre non è un voto sulla mia simpatia ma sul Paese. Vi rendete conto che c’è chi vota no per farmi un dispetto? Riflettete". Poi ha toccato il tema delle tasse: "Eravamo gli ultimi in classifica e ora stiamo andando avanti. Sono il primo a dire basta. Ma da quando sono presidente del Consiglio le tasse hanno cominciato a scendere. Anche se dico troppo poco, troppo poco. Un pezzettino alla volta, ce la facciamo". In realtà l'Italia come competitività fiscale è fanalino di coda al 34esimo posto. Peggio di noi è solo la Francia. Infine ha parlato dell'Europa e del nodo della manovra: "Gli amici europei devono sapere che l’Italia smette di fare il salvadanaio: o l’Europa cambia linea, a partire dall’immigrazione, o noi smettiamo di pagare e mettiamo il veto sul bilancio".

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 31304.html
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La nuova fase che stiamo registrando anche a livello mondiale, gli Usa di Trump, ha inizio ventidue anni fa nel Bel Paese, quando apparve sul palcoscenico politico il Gran Maestro di suonatore di piffero, di Hardcore.

Da allora in molti si sono adeguati.

Raccontare balle spacciandole per sacrosanta verità è diventata la chiave vincente per ottenere il pass per la stanza dei bottoni(e dei bottini)

Il pifferaio di Hardcore non aveva problemi a mettere in pratica questo sistema.

Lo aveva fatto per tutta la vita, da imprenditore.

Non che i politici della Prima Repubblica non raccontassero balle.

Lo facevano con più discrezione ed intelligenza.

Non consideravano gli italioti tutti merli boccaloni con scarsa intelligenza.

Il pifferaio di Harcore, era riuscito ad incantare anche gli operai del Lingotto, che per anni avevano votato per la sinistra.

Berlusconi era riuscito a fargli credere che sarebbero diventati tutti ricchi come lui.

Bastava votare con determinazione e continuità Forza Italia.

E il Lingotto come d’incanto, da rosso è diventato azzurro.

Ma il tycoon brianzolo, di adozione, non conosceva Abramo Lincoln e i suoi aforismi.

Potete ingannare tutti per qualche tempo
e alcuni per tutto il tempo,
ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo.


continua
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:La nuova fase che stiamo registrando anche a livello mondiale, gli Usa di Trump, ha inizio ventidue anni fa nel Bel Paese, quando apparve sul palcoscenico politico il Gran Maestro di suonatore di piffero, di Hardcore.

Da allora in molti si sono adeguati.

Raccontare balle spacciandole per sacrosanta verità è diventata la chiave vincente per ottenere il pass per la stanza dei bottoni(e dei bottini)

Il pifferaio di Hardcore non aveva problemi a mettere in pratica questo sistema.

Lo aveva fatto per tutta la vita, da imprenditore.

Non che i politici della Prima Repubblica non raccontassero balle.

Lo facevano con più discrezione ed intelligenza.

Non consideravano gli italioti tutti merli boccaloni con scarsa intelligenza.

Il pifferaio di Harcore, era riuscito ad incantare anche gli operai del Lingotto, che per anni avevano votato per la sinistra.

Berlusconi era riuscito a fargli credere che sarebbero diventati tutti ricchi come lui.

Bastava votare con determinazione e continuità Forza Italia.

E il Lingotto come d’incanto, da rosso è diventato azzurro.

Ma il tycoon brianzolo, di adozione, non conosceva Abramo Lincoln e i suoi aforismi.

Potete ingannare tutti per qualche tempo
e alcuni per tutto il tempo,
ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo.


continua

continua

Così nel tempo non ha retto.

Adesso è arrivato alla fine del viale del Tramonto e si è infilato in un sarcofago.

A sostituirlo è arrivato un giovane bullo, peracottaro, di Rignano, che in fatto di balle supera il Gran Maestro pifferaio di Hardcore.

Le disgrazie del ventennio berlusconiano, anziché essere sanate sono decisamente peggiorate, mettendo in ginocchio il Paese, senza più speranza alcuna.

E mentre nei settant’anni precedenti noi importavamo tutte le americanate peggiori, adesso sono loro che hanno importato il peggio dell’Italia.

Hanno copiato il tycoon di Hardcore, inventandosi The Donald.

Ha ragione Francesco.

Siamo alla bancarotta dell’umanità.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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DOVRA' PUR VENIRE UNA RESA DEI CONTI ANCHE DA NOI COME E' AVVENUTO NEGLI USA.

NON E' POSSIBILE PROCEDERE SEMPRE CON MAFIOSI E PIDUISTI DI QUESTA SPECIE.

SOLO LA SETTIMANA SCORSA VERDINI AVEVA CHIAMATO RENZI, DICENDOGLI CHE IL PD ERA FINITO E CHE DAVANTI A LORO SI SPALANCAVANO PRATERIE.

BELLE PRATERIE.

L'ITALIA E' MESSA ANCORA PEGGIO DEGLI USA.






DDP3, D’Anna (Ala): “Verdini? Sarà condannato a 2 anni, poi tanto ci sarà la prescrizione. Saviano? Scopiazzone”

VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... e/3190860/
di Gisella Ruccia | 14 novembre 2016
COMMENTI (24)

“Processo P3? Vi dirò come andrà: condanneranno in primo grado Verdini a 2 o 3 anni, poi i signori magistrati gli daranno la prescrizione”. E’ la ‘predizione’ del senatore di Ala, Vincenzo D’Anna, ospite di Ecg Regione (Radio Cusano Campus). Il parlamentare si esprime sulle richieste di condanna avanzate dalla procura di Roma nella fase conclusiva del processo sulla P3, il presunto comitato d’affari segreto che aveva l’obiettivo, a partire dal 2009, di influenzare e condizionare gli organi costituzionali: “Premesso che anche i vecchi padri costituenti non erano tutte persone che non avevano avuto problemi con la giustizia, per fatti politici, credo che Verdini sia attenzionato per il cognome che ha, non per quello che ha fatto. Non si capisce dove starebbero gli abusi contestati a Verdini. Verrà tutto prescritto, così Verdini resterà immacolato dal punto di vista giuridico, ma macchiato dal punto di vista politico. Lo dico perché lui sbaglia ad avere questo basso profilo, una linea di condotta che io gli contesto”. Commento corrosivo sull’ultimo libro di Roberto Saviano, “La paranza dei bambini”: “Non lo leggerò assolutamente. Se me lo regalano a Natale, posso usarlo come zeppa per un tavolo con un piede malfermo che ho. Saviano è uno scopiazzone, ma è fortunato: è come il Re Mida, trasforma in oro le ovvietà”

di Gisella Ruccia | 14 novembre 2016
lucfig
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da lucfig »

Hanno bisogno dei voti del SUD

Chissà se le allodole ci cadranno ancora, è facile prendere per "fame" la popolazione.

da www.repubblica.it
Decreto fiscale, fiducia dalla Camera. Renzi: "Decontribuzione totale per chi assume al Sud"
L'annuncio del premier in visita in Sicilia: sul piatto 530 milioni per il Mezzogiorno che si sommano ai 200 milioni della legge di Bilancio. I dati del'Inps sulle assunzioni: rallentano ancora quelle stabili, ma secondo Boeri ora è più difficile perdere il lavoro: "Aumentano i licenziamenti disciplinari, ma perché scendono le dimissioni"

16 novembre 2016
MILANO - Il governo incassa la fiducia dalla Camera sul decreto fiscale, mentre il premier Renzi annuncia interventi del governo per il lavoro nel Mezzogiorno durante una sua visita in Sicilia: "Le aziende che scelgono di investire al Sud hanno per il 2017 la decontribuzione totale come il primo anno del Jobs Act", annuncia il premier a Caltanissetta gli amministratori locali siciliani. "Gli incentivi del Jobs Act, solo per il Mezzogiorno - spiega Renzi - saranno confermati integralmente. Chi lo fa a Firenze o Verona no, perché lì siamo già tornati a livelli del 2008: chi sceglie di investire a Caltanissetta, sì". Per dare vita a questa norma, "tra poco Del Conte dell'Anpal firmerà un atto molto importante da 730 milioni di euro, che sono quelli della decontribuzione per il 2017".

La cifra menzionata da Renzi è in realtà composita. Nella legge di Bilancio si prevedono infatti 200 milioni per le assunzioni di giovani, nell'ambito di programmi di apprendistato o alternanza scuola/lavoro. La novità riguarda piuttosto altri 530 milioni contenuti in un nuovo provvedimento che attinge dai fondi europei del Pon Spao, il Programma Operativo Nazionale riguardante i Sistemi di politiche attive per l'occupazione. Con questi fondi si reintroduce la decontribuzione originale risalente al 2015 (fino a 8.060 euro), per gli assunti del 2017 che siano giovani tra i 15 e 24 anni, oppure oltre i 24 anni ma disoccupati nei sei mesi precedenti. La misura riguarda le regioni del Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Assunzioni in rallentamento. Gli annunci del premier arrivano insieme ai dati dell'Inps sull'andamento dei contratti di lavoro, che confermano i recenti trend di rallentamento delle assunzioni in un clima pur sempre positivo. Nei primi nove mesi del 2016, nel settore privato, si registra un saldo tra assunzioni e cessazioni, di contratti positivo per 522.000 unità, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+666.000) ma superiore a quello registrato nei primi nove mesi del 2014 (+378.000). "Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) a settembre 2016 risulta positivo e pari a +480.000, compresi i rapporti stagionali", dettaglia l'Inps.

Complessivamente le assunzioni, sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-settembre 2016 sono risultate 4.314.000, con una riduzione di 359.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-7,7%). Le assunzioni a tempo indeterminato sono calate di 443.000 unità, in diminuzione del 32,3% rispetto ai primi nove mesi del 2015. Il saldo dei nuovi posti stabili (assunti meno licenziati), da inizio anno a settembre è comunque positivo di oltre 47mila unità. Le cessazioni sono invece diminuite del 5,4% nel complesso, con una riduzione più consistente per i contratti a tempo indeterminato (-7,2%) che per quelli a tempo determinato (-2,9%). Guardando alle tipologie, si rilevano 448.544 licenziamenti nei contratti a tempo indeterminato (in aumento del 4% rispetto allo stesso periodo del 2015 ma in diminuzione rispetto al 2014).

Proprio sui licenziamenti, il presidente dell'Inps Tito Boeri ha spiegato in una conferenza stampa che "nel 2016 la probabilità mensile di essere licenziati, quando si ha un contratto a tempo indeterminato, è diminuita": è passata da circa lo 0,4% del 2014 a circa lo 0,35% del 2016. Tale probabilità, a livello annuale, passerebbe quindi dal 7% al 6% circa. Queste cifre vengono calcolate mettendo a numeratore i licenziamenti medi mensili tra chi ha un contratto a tempo indeterminato, mentre al denominatore c'è il numero totale di dipendenti a tempo indeterminato. L'indicazione è in linea con quanto tracciato dai Consulenti del Lavoro. Boeri ha precisato che l'introduzione, nel marzo scorso, delle dimissioni online introdotte per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco. Sono cambiati così i numeri dei licenziamenti disciplinari: questi, anche se "pesano per una piccola parte sul totale dei licenziamenti, per circa il 10%", sono comunque aumentati. E tale aumento, secondo Boeri, può essere dovuto alla "quasi speculare" diminuzione delle dimissioni volontarie. Questo fenonemo, ha spiegato il presidente Inps, è particolarmente marcato tra i lavoratori stranieri, soprattutto per quelli cinesi: la procedura on line, introdotta a marzo scorso, può risultare da una parte più complicata da effettuare e dall'altro più costosa per il datore di lavoro; così diminuiscono le dimissioni e salgono i licenziamenti soprattutto dei lavoratori stranieri (e con particolare intensità etnie ad alta imprenditorialità come i cinesi). Resta il fatto che i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo (appunto quelli disciplinari), dalle tabelle, risultano in netta crescita ancora una volta: nei primi nove mesi del 2016 sono stati 53.636 quando nel 2014 erano stati 40.586. Il dato è superiore anche a quello del 2015 quando i licenziamenti per giusta causa erano stati 41.783.

Fiducia al governo sul decreto fiscale. Quanto invece al provvedimento fiscale, che contiene tra le altre cose le norme su Equitalia e voluntary disclosure, la Camera ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto legge fiscale collegato alla manovra. I voti favorevoli sono stati 359, i contrari 166. Nel pomeriggio è prevista la votazione finale. Poi il decreto passerà all'esame del Senato. Il provvedimento contiene un articolato pacchetto di semplificazioni per semplici contribuenti, professionisti e imprese, prevede più tempo per mettersi in regola con ruoli e ingiunzioni e pone fine agli studi di settore, sostituiti dagli indici di affidabilità.

Queste sono solamente alcune delle modifiche introdotte dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera al decreto che, tra l'altro, sopprime Equitalia attraverso l'istituzione di Agenzia delle entrate-Riscossione, offre lo strumento della 'rottamazione' delle cartelle e ripropone la 'voluntary disclosure'. Anche in questo caso sono state apportate correzioni che consentiranno di rimediare a eventuali 'omissioni' commesse in occasione della prima versione dell'operazione di rientro dei capitali, sia per i contanti, sia per le attività estere a nazionali.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CHI HA VISSUTO LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA RICONOSCE TUTTI I SINTOMI NELLA CADUTA DELLA SECONDA REPUBBLICA.
SI CHIUDE QUESTA SECONDA FASE E QUELLA NUOVA RIMANE UN’INCOGNITA.



Referendum, De Luca ai sindaci: ‘Fate votare Sì
Da Renzi fiumi di soldi. Non piace? Me ne fotto’

Resoconto del Fatto Quotidiano di una riunione a porte chiuse del governatore della Campania davanti a 300 amministratori locali: ‘Dobbiamo essere compatti, il premier ci ha dato milioni. Cosa vogliamo di più?’

Referendum Costituzionale
Hotel Ramada, Napoli, martedì 15 novembre. De Luca ha riunito 30 amministratori a lui vicini e provenienti da tutta la Campania. Il suo è un monologo di 25 minuti irresistibile e allucinante. Il propellente che lo scatena è questo: “Non ci sono giornalisti e possiamo parlare tra di noi”. In teoria, di fronte ci sono sindaci, assessori, consiglieri, tutti esponenti che, sempre in teoria, dovrebbero tutelare le loro comunità anziché fare campagna elettorale per il Sì. L’incipit è apocalittico: “Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi fondamentali”
di Fabrizio d’Esposito
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

L’ANALISI DI MARCELLO FOA E’ CONDIVISIBILE PER TUTTI GLI ELETTORI SCHIERATI PER IL NO

Gli analisti della Banca d'Italia entrano a gamba tesa sul voto del 4 dicembre.


È l'ennesima ingerenza di campo per spingere gli italiani a votare Sì al referendum sulle riforme costituzionali. Nel Rapporto sulla Stabilità finanziaria, l'Istituto di via Nazionale ha infatti agitato lo spettro degli indicatori di mercato che avrebbero registrato "un aumento della volatilità attesa sulle azioni italiane nella prima settimana di dicembre, in corrispondenza con il referendum". Non solo. Palazzo Koch ha sottolineato anche l'incremento dell'attività sui derivati sul debito sovrano italiano.

È il solito ricatto della finanza. Imporre la propria volontà minacciando turbolenze sui mercati e impennate sullo spread. E così anche la Banca d'Italia, nell'ultima edizione del Rapporto sulla Stabilità, va a dipingere scenari a tinte fosche per caricare il voto del 4 dicembre di conseguenze improbabili.


IL SOLE INVECE SI PIEGA, AGLI INDIRIZZI DEL SI, CERCANDO DI CREARE PANICO, SECONDO I DETTAMI DI WALL STREAT E NON SOLO, E I LORO TERMINALI ED ESECUTORI DI PALAZZO CHIGI E PALAZZO KOCH.

MA I DESTINATARI DEL RICATTO VOTANO GIA’ SI.
NON PUO’ INTIMORIRE LA CLASSE MEDIA RIDOTTA GIA’ ABBONDANTEMENTE SUL LASTRICO. O LE CLASSI POVERE CHE STENTANO A SOPRAVVIVERE.

SEMBRA DI VEDERE LA STESSA SCELTA PERDENTE ATTUATA CON LA CLINTON.

MANCANO 15 GIORNI AL VOTO E DATO CHE PER LOR SIGNORI SI PROFILA UNA NUOVA SCONFITTA ANCHE NEL VECCHIO CONTINENTE GIOCANO IL TUTTO PER TUTTO COME IL LORO BURATTINO, BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA.

COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE ANCORA COME RICATTO????

L’ARRIVO DI CAVALLETTE E LOCUSTE CON IL CAPPOTTO DALL’EGITTO???????


Da Il Sole 24 ore



Un forte picco della volatilità del mercato azionario italiano è atteso all'inizio di dicembre in corrispondenza con il referendum costituzionale. Lo scrive la Banca d'Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria. La volatilità è misurata sui prezzi delle opzioni sull'indice azionario; da un grafico pubblicato nel rapporto si vede un picco della volatilità implicita che a dicembre balza oltre il 4 per cento.
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