Re: IL LAVORO
Inviato: 18/02/2017, 16:56
“In Marocco abbiamo aperto una yogurteria biologica e viviamo con poco. In Italia stress e fretta”
Società
Francesca Coppellotti, 37 anni, emiliana, e Maurizio Pinto, il suo compagno, da tre anni gestiscono la loro attività a Essaouira, cittadina di 70mila abitanti e importante meta turistica. In tanti criticavano la loro scelta. “'Vengono tutti qui, cosa andate a fare voi là?', ci dicevano. Poi arrivano qui in vacanza e si innamorano del Marocco"
di Raffaele Nappi | 18 febbraio 2017
commenti (6)
623
Più informazioni su: Marocco, Yogurt
“Vengono tutti qui, cosa andate a fare voi là?”. Quando hanno deciso di partire, la reazione è stata più o meno questa. Destinazione Essaouira, Marocco, dove Francesca Coppellotti, 37 anni, emiliana, e Maurizio Pinto, il suo compagno, da tre anni gestiscono una yogurteria biologica. “Qui la vita è come quella in Italia ai tempi dei miei nonni”, raccontano. Essaouira, 70mila abitanti, è una cittadina affacciata sull’Atlantico, meta preferita dai turisti. La decisione di trasferirsi arriva tre anni fa, quando Francesca incontra il suo attuale compagno: “La prima cosa che mi disse – ricorda – era che voleva andare via dall’Italia per mettere in piedi un progetto tutto suo”. È lì che nasce YooAfrique, laboratorio fondato sul natural food, con la creazione di diversi brand originali, snack vegetariani e alla frutta: tutto naturale e preparato sul momento. “Abbiamo fatto indagini di mercato – spiega Francesca – Essaouira è una città molto turistica: così ci siamo concentrati su questo settore. Il cibo è quello che cercano. Il commercio funziona bene”. E dopo il calo dovuto alla paura per gli attentati terroristici, la situazione sta tornando alla normalità.
La vita ad Essaouira è “semplice e tranquilla”. Ma il Marocco è vasto e vario: “Nelle grandi città si vive in maniera caotica e stressante, proprio come in Italia”, aggiunge Francesca. L’idea, qui, è quella di seguire invece uno stile di vita sano, partendo proprio da un’alimentazione equilibrata. “Non abbiamo una macchina, ci spostiamo a piedi o in taxi – racconta Francesca – Non abbiamo sveglia né orari tassativi. La tv la teniamo spenta da almeno 6 mesi. Acquistiamo solo beni di prima necessità. Se qualcosa si rompe lo portiamo ad aggiustare”. Altro tenore rispetto all’Italia. “Ogni volta che rientro la prima cosa che noto è lo stress – aggiunge – In Italia ci riempiamo le giornate da mattina a sera. Corriamo dietro alle cose invece di affrontarle con le giuste tempistiche. È proprio qui che ho imparato a gestire io il mio tempo”.
““Teniamo la tv spenta da almeno sei mesi. Acquistiamo solo beni di prima necessità. Se qualcosa si rompe lo portiamo ad aggiustare”
Il rapporto con l’Italia per Francesca è contraddittorio. L’intenzione iniziale era partire con l’idea di tornare dopo qualche anno, “ma quando rientro – aggiunge – mi rendo conto che la nostra società mi piace sempre meno”. Dalla rabbia contro le istituzioni alla meritocrazia, Francesca vede molti punti deboli nel nostro Paese. “Vedo molti che si lamentano e pochi che propongono soluzioni. Vedo gente volenterosa che fatica ad arrivare a fine mese. Vedo giovani che non hanno obiettivi e altri che non riescono a raggiungerli. La mia generazione è la prima dal dopoguerra a vivere in condizioni peggiori di quelle dei suoi genitori”. Eppure non è ancora messa da parte l’idea di tornare. “Mi mancano gli affetti e gli amici”. Ma di tutto il resto si può far a meno. “Qui ho capito che si può vivere con poco, ed è stata una bella scoperta”.
Il sole ad Essaouira splende 350 giorni l’anno. La giornata inizia alle 6,30: Francesca e Maurizio trascorrono il loro tempo al negozio, con una clientela che è diventata abituale. Il costo della vita in Marocco è basso, “se si vive alla marocchina”, spiega Francesca. Se si vuole vivere all’europea, le cose cambiano e la vita diventa piuttosto cara. Gli affitti ad Essaouira sono quelli di una piccola città di provincia italiana; i costi dei prodotti importati sono alti. “Un esempio? 1,70 euro per mezzo chilo di spaghetti”. Lati negativi della vita in Marocco? La situazione sanitaria: “Speriamo di non avere urgenze per non finire, un giorno, nell’unico ospedale della città”, aggiunge.
““Qui siamo l’unica yogurteria e uno dei pochissimi locali vegetariani. In Italia avremmo sgomitato con la concorrenza”
La vicinanza con l’oceano, però, ha ridato energie a entrambi, così come il contatto quotidiano con una cultura diversa, “stimolante per persone curiose come noi”. Aprire un locale non è stato difficile: il percorso burocratico è simile a quello italiano. La differenza è che “ad Essaouira siamo l’unica yogurteria e uno dei pochissimi locali vegetariani. In Italia avremmo sgomitato con la concorrenza”.
Obiettivi? Per il momento nessun progetto a lungo termine. “La cosa certa è che, sia in Marocco che in Italia, voglio una vita tranquilla, senza troppe pretese, a contatto con la natura”. Ad Essaouira si convive pacificamente con altri stili di vita, tradizioni, religioni. “Noi italiani, invece, siamo pieni di pregiudizi – conclude Francesca – Quando abbiamo deciso di partire si è fatta avanti una larga schiera di ‘maroccologi’, soprattutto quelli che, in Marocco, non c’erano mai stati”. Il Paese, insomma, era visto come pericoloso, arretrato, sporco, invivibile. “Poi vengono qui in vacanza e se ne innamorano”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... a/3389095/
Società
Francesca Coppellotti, 37 anni, emiliana, e Maurizio Pinto, il suo compagno, da tre anni gestiscono la loro attività a Essaouira, cittadina di 70mila abitanti e importante meta turistica. In tanti criticavano la loro scelta. “'Vengono tutti qui, cosa andate a fare voi là?', ci dicevano. Poi arrivano qui in vacanza e si innamorano del Marocco"
di Raffaele Nappi | 18 febbraio 2017
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Più informazioni su: Marocco, Yogurt
“Vengono tutti qui, cosa andate a fare voi là?”. Quando hanno deciso di partire, la reazione è stata più o meno questa. Destinazione Essaouira, Marocco, dove Francesca Coppellotti, 37 anni, emiliana, e Maurizio Pinto, il suo compagno, da tre anni gestiscono una yogurteria biologica. “Qui la vita è come quella in Italia ai tempi dei miei nonni”, raccontano. Essaouira, 70mila abitanti, è una cittadina affacciata sull’Atlantico, meta preferita dai turisti. La decisione di trasferirsi arriva tre anni fa, quando Francesca incontra il suo attuale compagno: “La prima cosa che mi disse – ricorda – era che voleva andare via dall’Italia per mettere in piedi un progetto tutto suo”. È lì che nasce YooAfrique, laboratorio fondato sul natural food, con la creazione di diversi brand originali, snack vegetariani e alla frutta: tutto naturale e preparato sul momento. “Abbiamo fatto indagini di mercato – spiega Francesca – Essaouira è una città molto turistica: così ci siamo concentrati su questo settore. Il cibo è quello che cercano. Il commercio funziona bene”. E dopo il calo dovuto alla paura per gli attentati terroristici, la situazione sta tornando alla normalità.
La vita ad Essaouira è “semplice e tranquilla”. Ma il Marocco è vasto e vario: “Nelle grandi città si vive in maniera caotica e stressante, proprio come in Italia”, aggiunge Francesca. L’idea, qui, è quella di seguire invece uno stile di vita sano, partendo proprio da un’alimentazione equilibrata. “Non abbiamo una macchina, ci spostiamo a piedi o in taxi – racconta Francesca – Non abbiamo sveglia né orari tassativi. La tv la teniamo spenta da almeno 6 mesi. Acquistiamo solo beni di prima necessità. Se qualcosa si rompe lo portiamo ad aggiustare”. Altro tenore rispetto all’Italia. “Ogni volta che rientro la prima cosa che noto è lo stress – aggiunge – In Italia ci riempiamo le giornate da mattina a sera. Corriamo dietro alle cose invece di affrontarle con le giuste tempistiche. È proprio qui che ho imparato a gestire io il mio tempo”.
““Teniamo la tv spenta da almeno sei mesi. Acquistiamo solo beni di prima necessità. Se qualcosa si rompe lo portiamo ad aggiustare”
Il rapporto con l’Italia per Francesca è contraddittorio. L’intenzione iniziale era partire con l’idea di tornare dopo qualche anno, “ma quando rientro – aggiunge – mi rendo conto che la nostra società mi piace sempre meno”. Dalla rabbia contro le istituzioni alla meritocrazia, Francesca vede molti punti deboli nel nostro Paese. “Vedo molti che si lamentano e pochi che propongono soluzioni. Vedo gente volenterosa che fatica ad arrivare a fine mese. Vedo giovani che non hanno obiettivi e altri che non riescono a raggiungerli. La mia generazione è la prima dal dopoguerra a vivere in condizioni peggiori di quelle dei suoi genitori”. Eppure non è ancora messa da parte l’idea di tornare. “Mi mancano gli affetti e gli amici”. Ma di tutto il resto si può far a meno. “Qui ho capito che si può vivere con poco, ed è stata una bella scoperta”.
Il sole ad Essaouira splende 350 giorni l’anno. La giornata inizia alle 6,30: Francesca e Maurizio trascorrono il loro tempo al negozio, con una clientela che è diventata abituale. Il costo della vita in Marocco è basso, “se si vive alla marocchina”, spiega Francesca. Se si vuole vivere all’europea, le cose cambiano e la vita diventa piuttosto cara. Gli affitti ad Essaouira sono quelli di una piccola città di provincia italiana; i costi dei prodotti importati sono alti. “Un esempio? 1,70 euro per mezzo chilo di spaghetti”. Lati negativi della vita in Marocco? La situazione sanitaria: “Speriamo di non avere urgenze per non finire, un giorno, nell’unico ospedale della città”, aggiunge.
““Qui siamo l’unica yogurteria e uno dei pochissimi locali vegetariani. In Italia avremmo sgomitato con la concorrenza”
La vicinanza con l’oceano, però, ha ridato energie a entrambi, così come il contatto quotidiano con una cultura diversa, “stimolante per persone curiose come noi”. Aprire un locale non è stato difficile: il percorso burocratico è simile a quello italiano. La differenza è che “ad Essaouira siamo l’unica yogurteria e uno dei pochissimi locali vegetariani. In Italia avremmo sgomitato con la concorrenza”.
Obiettivi? Per il momento nessun progetto a lungo termine. “La cosa certa è che, sia in Marocco che in Italia, voglio una vita tranquilla, senza troppe pretese, a contatto con la natura”. Ad Essaouira si convive pacificamente con altri stili di vita, tradizioni, religioni. “Noi italiani, invece, siamo pieni di pregiudizi – conclude Francesca – Quando abbiamo deciso di partire si è fatta avanti una larga schiera di ‘maroccologi’, soprattutto quelli che, in Marocco, non c’erano mai stati”. Il Paese, insomma, era visto come pericoloso, arretrato, sporco, invivibile. “Poi vengono qui in vacanza e se ne innamorano”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... a/3389095/