Un paese DOPPIAMENTE NARCOTIZZATO.
Non solo come evidenzia Saviano, in Italia i tricolori non vanno in piazza, ma la parte più scandalosa è che li votano ancora e li stanno sostenendo con le intenzioni di voto che si riscontrano nei sondaggi settimanali.
Grillo ha sbagliato approccio rivoluzionario.
Bastava che fondasse il Movimento "Non ti voto più fino a quando.....".
Fino a quando:
1) Non fate una nuova legge elettorale che serva solo la casta ma i cittadini italiani.
2) Non riducono fortemente il finanziamento pubblico ai partiti. (cancellarlo è un errore, la politica la farebbero solo i ricchi)
3) Non vengono cancellate le Province
4) Non viene sospeso l'acquisto dei caccia (e pesca) F35, almeno per 5 anni.
5) Non vengono ridotti gli stipendi e le pensioni d'oro.
6) Non viene cancellato il finanziamento annuale agli enti inutili.
(14 miliardi/anno)
7) Non viene cancellato il finanziamento annuale alle aziende compartecipate
(30 miliardi/anno - Fonte Corte dei Conti)
8) Non viene cancellato il finanziamento annuale a fondo perduto alle aziende decotte
(30 miliardi/anno - Fonte Squinzi, Mario Cobianchi > "Mani bucate")
9) Non vengono pagate tutte le aziende creditrici dello Stato)
Ecc. ecc.
Le cose da chiedere alla casta sono molte. Solo una di queste farebbe saltare il banco.
I partiti temono una ed una sola cosa. LA PERDITA DI CONSENSO.
Non poter entrare nella stanza dei bottoni e dei bottini.
In questi anni hanno fatto montagne di soprusi, perché, per una ragione o per l'altra gli italiani gli danno il voto.
Se viene a mancare questa sicurezza sono finiti.
Gli italiani non sanno che potere hanno in mano.
Provocazione
Perché l'Italia non va in piazza di Roberto Saviano. In tutto il mondo milioni di persone protestano per i propri diritti e contro la corruzione: da Rio de Janeiro a Istanbul, dal Cairo a Sofia.
Ma nel nostro Paese, nonostante le ragioni non manchino, non succede nulla
(15 luglio 2013)
Volti, scritte, colori. Bocche aperte per le urla o chiuse, serrate, per evitare i gas. Braccia in alto in segno di pace, braccia in basso, sulla nuca, per difendersi dai calci e dalle manganellate. Dita che puntano il cielo, dita che puntano gli scudi dei poliziotti. Occhi, scuri, azzurri, verdi. Nerissimi. Teste rasate, totalmente, parzialmente, orecchini, tatuaggi, cravatte. Giacche, magliette, torsi nudi. Seni nudi o corpi totalmente coperti. Gonne e pantaloni. Lacrimogeni, getti d'acqua. Bolle sulla pelle, escoriazioni. Lacrime. Risate. Danze e rabbia. Corpi immobili o fermati in movimento.
E poi un viso che spunta ovunque, dall'America all'India. La maschera di Guy Fawkes indossata in V per Vendetta, il simbolo sorridente della rivolta al potere, sorpreso nel suo aspetto più dispotico e descritto nell'urgenza vitale di sovvertirlo. Milioni di persone stanno ribellandosi tornando a occupare strade e piazze. Dall'India al Cile, dall'Egitto al Brasile, alla Bulgaria. Milioni di persone manifestano mettendo in gioco la loro stessa vita. Milioni di persone chiedono, vogliono, pretendono una vita diversa.
Le piazze di Rio, di Istanbul, di Sofia, sono piazze in rivolta. Una rivolta non conclusa in un preciso programma di riscatto, assai meno decodificabile delle istanze degli Anni Settanta. E' questa la reale novità sancita definitivamente con Occupy Wall Street. Per tutti gli anni '80 e '90 era sembrato che ogni focolaio di rivolta, manifestazione, occupazione, dovesse utilizzare sintassi e grammatiche degli anni '60 e '70. Una musealizzazione di quegli anni e di quei concetti. Una sorta di riproposizione con partiture ed esecuzioni diverse degli spartiti scritti in quegli anni.
La singolarità di queste piazze è che non hanno un unico vettore, nella maggior parte dei casi non hanno leader e non hanno partiti di riferimento. Qualcuno continua a vederci le istanze della classe operaia pronta all'assalto al cielo. Altri vedono solo giovani, giovani che cercano spazi. Gezi park per la Turchia e i mondiali per il Brasile sono fatti contingenti e aggreganti: queste piazze in rivolta non sono la talpa che scava ed emerge quando le contraddizioni maturano per costruire la fine del capitale. Queste piazze costruiscono qualcosa di diverso rispetto alle rivolte degli anni Settanta perché aggregano diversi mondi, diversi modi di sentire, diverse generazioni e, soprattutto, intendono codificare e forgiare diritti.
Roberto SavianoRoberto Saviano Le manifestazioni in India contro le violenze sulle donne; quelle degli studenti in Cile che dal 2006 chiedono un'educazione gratuita, pubblica, laica e accessibile a tutti e una Costituzione nuova, senza l'ombra di Pinochet; quelle in Bulgaria contro la corruzione, che ha preso di mira il governo neo-eletto, contestando la nomina di una figura vicina ad ambienti criminali al vertice dei servizi segreti, tutte, hanno un denominatore comune: costruire diritti e combattere la corruzione. Non possono esserci diritti se c'è corruzione. Ogni diritto conquistato con il sangue o con il consenso, scritto nelle carte costituenti o nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo è immediatamente annullato e reso solo formale dalla corruzione. Un diritto può esser lì, chiaro, apparentemente pronto, utile ai governi per definirsi democrazie, ma è svuotato e castrato dalla corruzione.
Queste piazze, infuocatesi per motivi e in contesti diversi, coltivano la stessa certezza. Un capitalismo criminale e una democrazia corrotta sono la distruzione di ogni diritto di fatto. Di ogni possibile realizzazione della felicità. Nelle foto che ci arrivano dal Brasile, dal Cile, dalla Turchia, dalla Bulgaria, dall'Egitto e dall'India è difficile trovare bandiere dello stesso colore. Spesso non ci sono affatto bandiere, ma striscioni colorati, striscioni sui cui è scritto quel che manca alla società perché sia rispettato chi ne fa parte, chi paga le tasse e non si sente compreso, rappresentato e ascoltato dalla politica. La politica è disprezzata in queste rivolte a ogni meridiano, perché divenuta scorciatoia per migliorare le vite di chi ha saputo farsi eleggere o magazzino che stipa interessi aziendali. Non ci sono bandiere non perché si è dinanzi a orde di ignavi che corrono anonimi dietro a stracci amorfi. No. Non ci sono bandiere perché queste proteste hanno letteralmente cambiato la logica dello scendere in piazza.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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