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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 29/11/2016, 20:40
da UncleTom
il manifesto 29.11.16
Legge Madia, la Consulta boccia anche il Sì
di Massimo Villone


La Corte costituzionale dichiara l’illegittimità di varie disposizioni della riforma Madia della Pubblica amministrazione per aver previsto l’acquisizione di un parere, e non una formale intesa nelle conferenze Stato-autonomie. È una botta. Ma a palazzo Chigi si volta la frittata, dicendo che con la riforma non sarebbe accaduto. Renzi si scaglia contro la burocrazia soffocante e oppressiva. Dalla pronuncia si trae uno spot per il Sì nel voto del 4 dicembre. Come sempre è pubblicità ingannevole.
Partiamo dal principio di leale cooperazione, che per consolidata giurisprudenza della Corte è la pietra angolare del rapporto tra i livelli istituzionali quando l’intreccio di competenze è inevitabile. Una disciplina generale – qual è la legge Madia – sulla dirigenza, sul lavoro nelle pubbliche amministrazioni, sulle società partecipate incide sull’organizzazione amministrativa della Regione, e su materie che comunque rimangono ad essa affidate. In tal caso «il legislatore statale deve predisporre adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni, a difesa delle loro competenze. L’obiettivo è contemperare le ragioni dell’esercizio unitario delle stesse con la garanzia delle funzioni costituzionalmente attribuite alle autonomie». Un mero parere non basta. Bisogna invece acquisire una intesa: in sostanza, una co-decisione.
Tutto questo rimane vero anche con la Renzi-Boschi. La regione rimane competente per la propria organizzazione amministrativa, come anche per le materie in cui si manifesta l’intreccio con le competenze dello Stato, come ad esempio la sanità, il trasporto e i servizi pubblici locali in genere. Trova conferma l’esigenza di un’intesa, in quanto strutturale e di sistema. Al tempo stesso le Conferenze, in cui le intese si realizzano, non sono smantellate dalla Renzi-Boschi. Se la riforma fosse stata già in vigore, la Corte con ogni probabilità avrebbe deciso allo stesso modo.
È ben vero che la Corte ha sottolineato (sentenza 278/2010) il rilievo della «perdurante assenza di una trasformazione delle istituzioni parlamentari e, più in generale, dei procedimenti legislativi». Potrebbe sembrare un assist per la riforma, con il senato «dei territori» come sede appropriata per la leale collaborazione e le intese. Ma non è così.
L’intesa è co-decisione: in sostanza, si tratta finché non si raggiunge un accordo tra tutti i partecipanti. Ma come potrebbe questo tradursi in un’assemblea? Basterebbe un voto a maggioranza, o sarebbe necessario un voto unanime di tutti i componenti? Un’ipotesi, quest’ultima, quasi miracolosa, considerando che ogni consigliere senatore rappresenta solo sé stesso e il territorio che lo ha eletto, e vota come gli pare senza alcun vincolo di mandato. Il nostro futuro senato non è il Bundesrat. Si può anche temere che qualche senatore faccia mercimonio del proprio voto per strappare all’esecutivo regionale vantaggi per il territorio o le clientele di riferimento. Immaginate poi il caso – inevitabile – di appartenenze politiche radicalmente contrapposte: ad esempio, qualche M5S in un senato a maggioranza Pd. Infine, quand’anche tutto funzionasse alla perfezione, sarebbe di ostacolo il bicameralismo non paritario. Può un procedimento legislativo in cui il voto del senato è superato da un prevalente e diverso voto della camera produrre una co-decisione tra stato e autonomie? Anche per le leggi espressione della clausola di supremazia, che possono entrare in ogni ambito di competenza regionale, la Renzi-Boschi ugualmente prevede che la volontà legislativa della camera conclusivamente si imponga.
In sintesi, la sentenza 251 della Consulta nulla aggiunge alla già lunga lista di cataclismi e devastazioni che il fronte renziano – unitamente ai suoi fans dell’economia e della finanza – legano alla vittoria del No: crisi immediata, ritorno dei governi tecnici, uscita dall’euro, spread alle stelle, bancarotta, crollo del Monte Paschi, e altro. Tutto nasce con la cinica scommessa plebiscitaria di Renzi nella chiave del suo potere personale. Meno male che il popolo italiano è vaccinato contro i ballisti di governo che tentano di avvelenarlo, magari con fritture di pesce andate a male. Per queste non serve una riforma, piuttosto una potente lavanda gastrica.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 29/11/2016, 20:50
da UncleTom
Meno male che il popolo italiano è vaccinato contro i ballisti di governo che tentano di avvelenarlo, magari con fritture di pesce andate a male. Per queste non serve una riforma, piuttosto una potente lavanda gastrica.

Spero tanto che Massimo Villone abbia ragione.

Meno male che il popolo italiano è vaccinato contro i ballisti di governo che tentano di avvelenarlo

perchè stamani ho avuto a che fare con renziani per il SI che non misembravano tanto vaccinati.

Fortemente ignoranti, sembravano prevalere le parole senza ne capo ne coda del Ducione incantatore.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 18:31
da UncleTom
GIORNI DIFFICILI


A - 4 DAL VOTO, QUANDO TUTTA STA CROLLANDO, I TRADIMENTI A SORPRESA NON MANCANO.



1 ora fa
Prodi rompe il silenzio:
"Voto Sì al referendum"

Luca Romano

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 19:05
da UncleTom
Caro Romano,
di tutti i "politici", meglio politicanti, della REPUBBLICA DEI BROCCHI, l'ultimo da cui mi sarei aspettato un tradimento è proprio da te.



Da Il Fatto Quotidiano:

Prodi: “Riforma poco profonda e poco chiara
Ma sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì”

Il fondatore dell’Ulivo annuncia: “Spero che si rafforzi la democrazia, specie se l’Italicum sarà modificato”
E dice di essere rimasto lontano dal dibattito perché “trasformato in una sfida pro o contro il governo”



Queste parole lasciale in bocca a quel pulcinella di Benigni. In fondo è solo un guitto.

Ma tu hai messo una pietra tombale su anni di Ulivo.

Non vale più la pena nemmeno a discuterne su cosa è stato.

Tu hai messo irrimediabilmente il sigillo della truffa su quel periodo di inutili speranze.



mi dispiace caro Romano, ma se fossimo vis a vis te lo direi lo stesso.

Non hai capito, o fatto finta di non capire un beato caXXo di quanto c'è in gioco in quelo passaggio polito.

A maggior ragione le tue parole vanno a confermare che no hai capito un caXXo.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 19:54
da erding
Da Il Fatto Quotidiano:

Prodi: “Riforma poco profonda e poco chiara
Ma sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì”
Il fondatore dell’Ulivo annuncia: “Spero che si rafforzi la democrazia, specie se l’Italicum sarà modificato”
E dice di essere rimasto lontano dal dibattito perché “trasformato in una sfida pro o contro il governo”



Dopo aver riconosciuto che la riforma è: “superficiale “ e senza “chiarezza necessaria”
Quale significato dare alla dichiarazione di Prodi a tre giorni dal voto: “sento il dovere di rendere pubblico il mio si”?

Giornalisti stimati e stimabili come Rampini che dice: “Voto Sì perché non mi convince la compagine del No”.

Cacciari: “la riforma fa schifo ma voto si”. Con lui più o meno molti altri.

Nessuno ritiene questa riforma come: degna, esaustiva, chiara... però... si vota si.

Francamente la logica di certi ragionamenti e scelte di campo sembrerebbero... incomprensibili.

Cosa è che sfugge? Quale la motivazione vera di tali comportamenti??

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 21:14
da UncleTom
erding ha scritto:Da Il Fatto Quotidiano:

Prodi: “Riforma poco profonda e poco chiara
Ma sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì”
Il fondatore dell’Ulivo annuncia: “Spero che si rafforzi la democrazia, specie se l’Italicum sarà modificato”
E dice di essere rimasto lontano dal dibattito perché “trasformato in una sfida pro o contro il governo”



Dopo aver riconosciuto che la riforma è: “superficiale “ e senza “chiarezza necessaria”
Quale significato dare alla dichiarazione di Prodi a tre giorni dal voto: “sento il dovere di rendere pubblico il mio si”?

Giornalisti stimati e stimabili come Rampini che dice: “Voto Sì perché non mi convince la compagine del No”.

Cacciari: “la riforma fa schifo ma voto si”. Con lui più o meno molti altri.

Nessuno ritiene questa riforma come: degna, esaustiva, chiara... però... si vota si.

Francamente la logica di certi ragionamenti e scelte di campo sembrerebbero... incomprensibili.

Cosa è che sfugge? Quale la motivazione vera di tali comportamenti??



Tra tre mesi fanno quindici anni della mia presenza sui Forum di Centrosinistra, a partire da quello mamma, di Ulivo.it.

Personalmente ho sempre sentito la mancanza della partecipazione sui suddetti Forum di professionisti del settore della Sociologia, della Psicologia e della Psichiatria, in quanto mi sarebbe piaciuto, non poco, rivolgermi a loro per chiarire i miei numerosi dubbi nelle specifiche materie sopramenzionate.

L’ideale sarebbe stato, la presenza di laureati nel settore, con anche una buona carriera alle spalle.


Forse ho osato sperare troppo.


D’altra parte io non ho una formazione specifica in questi tre settori tecnico-scientifico.

Mi muovo in questi tre settori con l’esperienza maturata solo all’Università della Vita, come tutti voi.

E quindi sono soggetto ad errori e a mancata comprensione tecnica dei problemi in esame.

Rispondere pertanto a questa domanda diventa complicato.



Cosa è che sfugge? Quale la motivazione vera di tali comportamenti??
erding


Ma forse, penso che, unendo i vari punti di vista potremmo venire a capo di giustificazioni perlomeno plausibili.

Sarebbe più che opportuno che in questo passaggio difficile del nostro viaggio su questo Pianeta, la partecipazione di lettori e scrittori di questo Forum, fosse sentita al punto di rompere gli argini, su quanto ha fatto notare “pancho” su come sta funzionando il Forum.

Mancanza di dibattito.



CONTINUA

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 22:55
da UncleTom
CONTINUA


Cosa è che sfugge? Quale la motivazione vera di tali comportamenti??
erding


La prima riflessione sui comportamenti, mi porta ad individuare due gruppi di devoti del SI.

Il primo è quello indicato da erding, composto da Cacciari, Rampini e Prodi.

L’altro è composto da Michele Santoro, Gad Lerner, Benigni.

Visto che di fronte allo sputtanamento oggi non si vergogna più nessuno, i due gruppi si avventurano prospettando delle motivazioni che in altri tempi non avrebbero mai osato.

Ma questi sono tempi in cui si può dire tutto e il contrario di tutto come bere un bicchiere di acqua fresca, tanto il risultato è sempre quello.

Benito, Pinocchio, Mussoloni-La Truffa, in questa specialità è un Nobel assoluto.

E dopo la mummia Cinese di Hardcore che ha fatto da apripista, Mussoloni Du Cetto Laqualunque, ha portato tutto ai limiti estremi.

Tanto che Trump, nei suoi confronti, appare un pivello alle prime armi.

Qualcuno sostiene che il trio Michele Santoro, Gad Lerner, Benigni, si muove sull’onda del vecchio detto:

“Tengo famiglia”

Io sono portato ad escluderlo, perché tutti e tre i soldini li hanno fatti.

Gad Lerner si occupa di viticultura, Benigni traffica nel cinema.

Da Wikipedia:
Benigni imprenditore
Con la moglie possiede la Melampo Cinematografica, casa di produzione cinematografica fondata nel 1991attraverso la quale passano anche i vari contratti con la RAI e che ha chiuso il bilancio 2013 con un utile di 2.741.828 euro (più del doppio del bilancio precedente). Alla voce ricavi troviamo anche i 6 milioni di euro riconducibili al cachet pagato dalla Rai a Benigni. Alla Cinecittà Studios ha venduto per 1.400.000 euro gli studi della Spitfire, ex Cinecittà Papigno dal nome del borgo umbro dove Benigni creò il lager de La vita è bella. La Tentacoli Edizioni Musicali detiene i diritti delle colonne sonore dei suoi film. Benigni possiede inoltre una società immobiliare, 21 case, 20 terreni, una villa a La Maddalena e la Sicura srl di Cesena che vende latte in polvere per neonati e che ha fatturato 1.500.000 euro.[51]

Santoro è stato uno dei presentatori più pagati.

Io penso che la mancanza del pubblico, e l’essere al centro dell’attenzione spinga i sunnominati, a perdere la faccia, come si diceva in altri tempi.

Ma queste motivazioni non mi sembra appartengano a Rampini, a Cacciari o a Prodi.

Oppure NO?????

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 23:11
da UncleTom
Caro Romano,
una risposta di questo genere non è adatta al professore che ho conosciuto e stimato in passato, ma solo al Mortadella.

"Sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì, anche se la riforma non ha la profondità necessaria”



Così sei finito per dare ragione ai tuoi detrattori, che hanno esibito la mortadella in Parlamento quando è caduto il tuo governo.

Che avessero ragione loro e torto noi che ti abbiamo difeso?????????

Questa volta l'hai fatta veramente grossa.

Ti sei sputtanato a vita.

Per di più senza entrare nel merito di quella che è la motivazione.


LA RICHIESTA DELLA JP MORGAN.

SEI COLLUSO ANCHE TU CON LA MASSONERIA FINANZIARIA DELL'OLTRE ATLANTICO?????????????????????????????????????



Referendum, Prodi: “Sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì, anche se la riforma non ha la profondità necessaria”

REFERENDUM COSTITUZIONALE

L'ex presidente del Coniglio e fondatore dell'Ulivo in una nota ha espresso il suo sostegno al progetto per il nuovo Senato spiegando di voler essere coerente con la sua storia personale: "La speranza è che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale". Ha poi ribadito il suo rammarico per "la rissa" che ha indebolito l'Italia e per un dibattito che ha "abbandonato il tema fondamentale, ossia una modesta riforma costituzionale, per trasformarsi in una sfida pro o contro il governo"
di F. Q. | 30 novembre 2016
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7 mila
Più informazioni su: Referendum, Romano Prodi
“Sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì“. A pochi giorni dal referendum costituzionale, Matteo Renzi ottiene a sorpresa l’appoggio dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Il fondatore dell’Ulivo, che in passato più volte non ha nascosto la sua divergenza di visioni rispetto al leader Pd, ha deciso con una nota di rendere pubblica la sua posizione: “Anche se le riforme proposte”, si legge, “non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie, tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze sull’esterno, sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì, nella speranza che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale”. A Prodi arriva il grazie del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che oggi ha fatto tappa ad Ancona: “Voterà sì pur non condividendo tutto – ha dichiarato Renzi – ma riconoscendo che c’è un’esigenza per il Paese”. Ma in quel Sì ci sono molte cose, molti destinatari, molti sassolini da togliere dalle scarpe. “La mia storia personale è stata tutta nel superamento delle vecchie decisioni che volevano sussistere nonostante i cambiamenti epocali in corso. Questo era l’Ulivo“. Prodi sottolinea che la sua “vicenda politica – ha sottolineato il fondatore dell’Ulivo – si è identificata nel tentativo di dare a questo Paese una democrazia finalmente efficiente e governante: questo è il modello maggioritario e tendenzialmente bipolare che le forze riformiste hanno con me condiviso e sostenuto. C’è chi ha voluto ignorare e persino negare quella storia, come se le cose cominciassero sempre da capo, con una leadership esclusiva, solitaria ed escludente. E c’è chi ha poi strumentalizzato quella storia rivendicando a sé il disegno che aveva contrastato“. Naturalmente niente è esplicito, ma in quei due identikit sembra facile riconoscere da una parte proprio il presidente del Consiglio e dall’altra leader come Massimo D’Alema.


Prodi al tempo stesso non ha nascosto la sua amarezza per la “rissa” che si è creata sul tema che “ha trasmesso in Italia ed all’estero un senso di debolezza che, qualsiasi sarà il risultato di questo referendum, si trasformerà in un periodo (speriamo non troppo lungo) di inutile e dannosa turbolenza“. A questo proposito ha quindi ribadito una delle accuse che più spesso vengono fatte al presidente del Consiglio: “Era chiaro che se si voleva chiedere una decisione sul contenuto della riforma costituzionale lo si sarebbe dovuto separare, come saggiamente da alcuni proposto fin dall’inizio dell’estate, dalla sorte del governo. Così non è stato e l’elettore italiano e l’osservatore straniero sono stati messi di fronte ad un confronto che ha per mesi esaltato le debolezze esistenti del nostro Paese e ne ha inutilmente inventate delle non esistenti. Un dibattito che ci ha indebolito all’estero per pure ragioni di politica interna. Tale confronto è diventato quindi una rissa sulla stabilità, inutilmente messa in gioco da un’improvvida sfida“.

L’ex presidente del Consiglio ha quindi spiegato le ragioni del suo Sì, specificando che è “naturalmente rispettoso nei confronti di chi farà una scelta diversa”: “Dato che nella vita, anche le decisioni più sofferte debbono essere possibilmente accompagnate da un minimo di ironia, mentre scrivo queste righe mi viene in mente mia madre che, quando da bambino cercavo di volere troppo, mi guardava e diceva: ‘Romano, ricordati che nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone'”. Prodi negli ultimi anni ha deciso di mantenere una posizione defilata rispetto alle dinamiche politiche interne. Se in un primo momento, ancora prima della vittoria di Renzi alle primarie, diversi retroscena avevano parlato di una sua simpatia per l’ex sindaco di Firenze, poi i rapporti tra i due sono diventati sempre più difficili fino a rasentare il gelo.

Oggi la decisione di annunciare il suo appoggio alle riforme del governo Renzi: “Profonde sono le ragioni che mi hanno fino ad ora consigliato di non rendere esplicito il mio voto sul referendum. Sono ormai molti anni che non prendo posizione su temi riguardanti in modo specifico la politica italiana e, ancora meno, l’ho fatto negli ultimi tempi. Questa scelta mi ha di conseguenza coerentemente tenuto lontano dal prendere posizione in un dibattito che ha, fin dall’inizio, abbandonato il tema fondamentale, ossia una modesta riforma costituzionale, per trasformarsi in una sfida pro o contro il governo“.

La notizia è stata accolta con entusiasmo dai renziani che affrontano l’ultima settimana di campagna elettorale con l’affanno di sondaggi non troppo favorevoli. “E’ una cosa che ci riempie di gioia”, ha commentato su Twitter il senatore Andrea Marcucci. “Le due più rilevanti esperienze di governo del centrosinistra insieme per cambiare l’Italia”. Polemico invece il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta che ha detto: “Un motivo in più per votare No”.

Il Sì, dice il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi, “prodiano” di governo, è “coerente con la sua storia personale e politica, un Sì dell’Ulivo”. Delusi tutti gli altri esponenti più in vista della sinistra che sostengono il No. Massimo D’Alema decide di non commentare: “Non ho motivo di polemizzare con lui. Dovete chiederlo a lui”. Pierluigi Bersani dice che non gli “sembra un Sì entusiasta”. “Io rispetto Prodi – ha proseguito l’ex segretario partecipando a un’iniziativa dell’Arci a Roma – ma io non voglio succhiare l’osso, non mi turo il naso e soprattutto non lascio il No alla destra”. Pippo Civati, deputato di Possibile, chiarisce che “noi non succhiamo l’osso né il bastone. Noi ragioniamo su come restituire lo scettro ai cittadini, questa riforma lo sottrae. Prodi non è entusiasta della riforma, che definisce modesta, che difetta in chiarezza e in profondità, e vota sì. Noi per le stesse ragioni votiamo no”. Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera, esprime “rispetto per il voto di Romano Prodi. Ma tanti elettori dell’Ulivo si schiereranno per il No, perché questa riforma sottrae potere ai cittadini e rompe con il principio sancito dalla carta fondativa del Pd secondo cui non si cambiano le Costituzioni a maggioranza”.

05:52

Il voto di Prodi non è una sorpresa per Luigi Di Maio (M5s): “Sarebbe stata una notizia se avesse votato No. Ne prendiamo atto. A me inquieta molto di più il sì di Schaeuble di ieri, che dimostra che, con questa riforma, ci venderemo mani e piedi alla Germania e agli interessi economici di quel Paese e, quindi, è un’altra ragione per votare “no””.

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 23:26
da UncleTom
DOPO QUESTA PRODATA DA AUTENTICO MORTADELLA, non sarà male ascoltare la Vox populi


FOCUS • un'ora fa
Lo sa che se salta dal ponte può farsi male ma si butta lo stesso.Un criterio incredibile.
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MiRiprendo LaLiberta • un'ora fa
Tutte le leggi passate alla camera e poi corrette al senato? Tutte le porcherie in termini ambientali che le regioni hanno fermato? Abbiamo veramente bisogno di una dittatura che viene rinnovata ogni 5 anni? Io credo la costituzione debba dare la possibilità di far cadere chi governa se fa cose sbagliate senza aspettare una guerra mondiale per cambiare governo.
Domenica bisogna andare a votare e votare NO, se si sta a casa è come votare si e accettare passivamente che qualcuno ci chiuda la bocca.
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niccolo' moscardi • un'ora fa
Che bella notizia, grazie professore! mi scalda il cuore sentire il si di Prodi ( Renzi figliol Prodigo )
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Qfwfq • un'ora fa
Per dare maggiore stabilità ai governi sarebbe bastato inserire il voto di sfiducia costruttivo, già presente in altri ordinamenti e che ha dimostrato la sua efficacia come in Germania.

Riguardo l'altro faIso mito, quello sulla lentezza del Parlamento, stando ai dati raccolti da Openpolis dall’inizio di questa legislatura Camera e Senato hanno approvato 252 leggi. Di queste, solo 50 hanno richiesto la navetta parlamentare: appena il 19,84%. Se consideriamo le leggi di iniziativa governativa il numero scende ulteriormente: il 15,27% ha necessitato di più letture. In totale il ping pong tra Camera e Senato (che la riforma non abolisce) si è verificato solamente per 1 legge su 5.
In questa legislatura, dal Jobs Act alla Buona scuola, le leggi sono tutte state scritte e approvate in tempi fulminei, però questa velocità non ha generato buone riforme.

Ma ammesso per assurdo che l'Italia in termini di produzione legislativa abbia un deficit di velocità e non di qualità, sarebbe bastata una conference committee simile a quella statunitense per ovviare al problema.

Questa riforma invece scippa in blocco le Regioni della propria autonomia attraverso la clausola di supremazia, aumenta i poteri del governo, indebolisce il Parlamento e nasce con lo scopo dichirato di cedere sempre più sovranità all'Ue (leggasi gli artt. 70 e 117). È lo stesso Renzi a dirlo nella relazione introduttiva n. 1429 dell’8 aprile 2014: goo.gl/JGSpVY

Nel merito, perché votare No: goo.gl/27VMHV
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Roby Qfwfq • un'ora fa
Grazie per il riassunto.

E' chiaro che l'intento sia quello. L'Italia è tra i paesi più deboli dell'Europa e strutturalmente più adatto per soccombere dopo aver ceduto la propria sovranità.

Chiaramente il passaggio è doloroso.

Quando la massa se ne renderà conto sarà troppo tardi.
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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 30/11/2016, 23:31
da UncleTom
MiRiprendo LaLiberta • un'ora fa
Bisogna andare a votare e votare NO.
Oggi come ieri non si può essere indifferenti:
http://www.ilfattoquotidiano.i...
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PaolettoV • 2 ore fa
Sempre grande Romano Prodi, il politico più autorevole del momento.
Solo bavetta da parte di D'Alema e Bersani e inutile, sgradevole e
abituale dileggio dalle altre forze di opposizione.
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MiRiprendo LaLiberta PaolettoV • un'ora fa
e ha detto che la riforma è fatta male
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MiRiprendo LaLiberta • 2 ore fa
Se anche Prodi dice che la riforma è fatta male la cosa ovvia è quella di votare NO.
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sfracellone • 2 ore fa
Parafrasando Vasco :
"C'è chi dice NO......
Io NON CI CREDO!!!!!!!
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Salvo • 2 ore fa
Ora capisco meglio perche' Prodi votera' SI' la riforma di Renzi, Lui viene dalla Goldman Sachs e JP. Morgan.
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stavrogin • 2 ore fa
ho sentito l'appello elettorale di Berlusconi. Mi ha colpito il fatto che continua ad usare le espressioni "il centrodestra" e "la sinistra", piuttosto che "l'estrema destra" e "il centro". Difatti le questioni che sorgono spontanee sono le seguenti:
1) dov'è la sinistra nel PD?
2) dov'è il centro nella destra?
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