Monti avvisa: «Se il Paese non è pronto,
il governo potrebbe anche non restare»
«Ma finora l'Italia si è mostrata più pronta del previsto». Poi cita Andreotti: «Mi interessa lavorare, non tirare a campare»
MILANO - «Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data». Il premier Mario Monti usa queste parole parlando della riforma del lavoro, rimarcando però che il Paese si è mostrato più pronto del previsto. Poi cita Giulio Andreotti, non per nome ma per quella frase ormai icona per ogni politico, quella sul tirare a campare o tirare le cuoia. Crisi? «Rifiuterei il concetto: a noi è stato chiesto di fare un'azione nell'interesse generale. Un illustrissimo uomo politico diceva: "meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Per noi nessuna delle due espressioni vale perché l'obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro».
LA DATA DEL 2013 - Non serve agitare lo spettro di una crisi sulla riforma del mercato del lavoro, perché «rifiuterei il concetto stesso di crisi» e perché c'è un altro elemento che il Professore, da Seul, mette sotto agli occhi della politica: «Se il Paese, attraverso le sue forze sociali e politiche, non si sente pronto a quello che secondo noi è un buon lavoro, non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data». Si voterà nel 2013 e Monti non nasconde ai giornalisti che Paesi sede di fondi sovrani e istituzioni private che investono anche nel nostro Paese hanno «il palpabile desiderio di capire se, come e quanto intensificare i loro investimenti in Italia», timorosi del ritorno di «vecchi vizi» come l'invadenza della politica nell'economia. È vero che «alla fine di questo test quando la politica tradizionale tornerà non sarà quella tradizionale» ma, se non bastasse, Monti avverte che «finora il Paese si è mostrato più pronto di quello che immaginassi e se qualche segno di scarso gradimento c'è stato è andato verso altri protagonisti del percorso politico. Ma non verso il governo».
KAZAKISTAN - In precedenza Monti aveva parlato dal Kazakistan, dopo aver avuto un colloquio con il premier kazako all'aeroporto di Astana. Lì con un gioco di parole, spiegava che si era trattato di «uno scalo tecnico di importanza politica». A bordo dell'Airbus di Stato che proseguiva la sua rotta verso Seoul, Monti prendeva atto con soddisfazione dei report che le banche consulenti del Paese ospite, come gli aveva riferito l'omologo Masimov, stilano sui progressi del risanamento in Italia. Ma non solo. Il premier rispondeva anche ai cronisti che gli chiedevano se fosse sereno nonostante le polemiche in Italia sul delicato fronte della riforma del mercato del lavoro: «Sento il peso di decisioni non facili» dettate dal fatto che la situazione «dell'Italia era piuttosto grave» ma abbiamo «cercato di essere equi nel distribuire i sacrifici» per risanare l'Italia.
RISPETTO PER LE PARTI -«La situazione dell'Italia come si trovava nel momento in cui ci è stata affidata questa responsabilità - aveva aggiunto - era, lo sappiamo tutti, piuttosto grave e abbiamo cercato in questi mesi di essere equi nel distribuire i sacrifici o i contributi delle diverse parti economiche e sociali al risanamento dell'Italia». «Poi - sottolineava- quando si tratta di lavoro, di sindacati, di forze sociali, di elemento umano è chiaro che il rispetto per tutti i soggetti coinvolti nella consultazione è grande».
IL PARLAMENTO - «Ci rendiamo conto delle difficoltà di ciascuno, e ci rendiamo conto che alla fine deve essere il Parlamento a decidere. Ed è responsabilità del governo quella di presentargli una proposta che riteniamo equa e abbastanza incisiva». Allo stesso tempo è dovere dell'Esecutivo «prospettare al Parlamento le ragioni per le quali, pur essendo le Camere sovrane, cercheremo di avere un risultato finale in tempi non troppo lunghi e che sia il più vicino possibile a quanto abbiamo presentato» concludeva Monti .
NON SARÀ FATTO A POLPETTE - Sulla stessa lunghezza d'onda del premier il ministro del Welfare Elsa Fornero. «Questa è una riforma seria ed equilibrata. Spero che i partiti capiscano: modifiche se ne possono fare, ma il governo non accetterà che questo disegno di legge venga snaturato o sia ridotto in polpette». In un colloquio con Repubblica, il ministro lancia un appello alle Camere: «Questo provvedimento potrà anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l'impianto e i principi basilari. In caso contrario dovrà assumersi le sue responsabilità e il governo farà le sue valutazioni». Quanto alla formulazione «salvo intese». «Non vuol dire - spiega - che la discussione è ancora aperta e che per un'altra settimana riparte la giostra. Il provvedimento è quello».
Redazione Online26 marzo 2012 (modifica il 27 marzo 2012)©
http://www.corriere.it/politica/12_marz ... ab45.shtml.
Dal blog di Grillo
Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data". Ecco, Rigor Montis, ci comunichi la data, ci faccia una sorpresa, la metta dentro l'Uovo di Pasqua, perché una cosa è certa, il Paese non è pronto per la sua macelleria sociale. Lei ha citato Andreotti "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Non si può dire che finora lei abbia tirato a campare, anzi. Si può affermare invece che abbia interpretato più che largamente il suo ruolo di tecnico mettendo in discussione l'articolo 18 senza nessuna autorità politica o popolare per farlo. Senza il consenso degli italiani, che sono più consapevoli e informati di quanto lei forse creda, il suo governo tirerà presto le cuoia. La Bocconi la chiama!
http://www.beppegrillo.it/2012/03/monti ... l#comments
Ciao
Paolo11