Il Paese allo sbando – 45
Diario di un disastro annunciato – 4 ottobre 2012 - 1
Piedigrotta story - 2
Mario Sechi a Piazzapulita, fa quattro conti e accertando che Pd e Pdl rispetto alle precedenti elezioni subendo un dimagramento a carattere eccezionale non sono in grado di governare e di conseguenza rispunta il Monty bis.
Tutti i partiti oggi ha grandissime possibilità di recupero solo che avessero l’intenzione e la capacità affrontare i problemi del Paese e non i loro personali.
Certo che dopo quasi vent’anni di questa robaccia bisogna cambiare registro, che certamente non può arrivare dalle vecchie volpi riciclate, come le ha chiamate questa sera Della Valle a Otto e mezzo che vogliono rifare la Dc attraverso l’alleanza Pd-U Dc – Fli –Pisanu.
Berlusconi pronto archiviare Pdl, partito cosi' non funziona piu'
21:58 04 OTT 2012
(AGI) - Roma, 4 ott. - In un partito gia' profondamente scosso da lotte intestine, scandali e perdita di consensi, arriva la conferma che presto bisognera' fare i bagagli e traslocare in un nuovo progetto. Al quale Silvio Berlusconi non ha nascosto ieri sera ai vertici del Pdl di lavorare da tempo. Una conferma che preoccupa alcuni - ex An in testa - ma entusiasma altri. Anche se le incognite sul futuro sono ancora tante e per capire la sorte dei molti esponenti pidiellini bisognera' attendere ancora un po'.
Si', perche' il Cavaliere allo stato maggiore del Pdl non ha offerto ulteriori spiegazioni, non e' sceso nel dettaglio, limitandosi a dire che cosi' com'e' adesso il Pdl non funziona piu'. Quindi, avrebbe spiegato l'ex premier, bisogna cambiare.
Scontato che il cambiamento a cui pensa Berlusconi e' si' rivolto verso il futuro ma con un occhio che guarda anche al passato, a quell'ormai famoso 1994, vale a dire la nascita di Forza Italia. Sara' un caso, ma nelle ultime ore il Cavaliere ha incontrato diversi protagonisti di quel momento storico, come Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino, Claudio Scajola e, secondo alcune fonti pidielline, Beppe Pisanu, da tempo in 'contatto' con i centristi.
E proprio Prestigiacomo oggi, in una nota, conferma che e' allo spirito del '94 che Berlusconi guarda con attenzione. Certo, ieri sera, dopo il lungo sfogatoio a cui ha assistito durante il vertice fiume a Palazzo Grazioli, il Cavaliere si e' anche premurato di rassicurare i suoi: nessuno sara' mandato via, avrebbe garantito, non ho intenzione di procedere con nessun repulisti. Non sara' presa l'accetta, non saranno fatti 'tagli lineari', avrebbe ancora spiegato, ma bisogna andare oltre il Pdl, archiviare questa esperienza, perche' solo cosi' il centrodestra potra' avere nuove chance.
Nessuno, pero', deve aspettarsi un annuncio imminente, un 'predellino' a breve, tutto sara' studiato nei minimi dettagli e a tempo debito, perche' - e' la convinzione di Berlusconi - ora e' ancora presto, troppe le questioni ancora in ballo che alimentano una indeterminatezza che sconsiglia annunci e lanci di nuovi progetti. Al momento il timing e' comunque entro dicembre.
C'e' da capire, innanzitutto, quale sara' la nuova legge elettorale e, di conseguenza, quale assetto dare al nuovo progetto e all'area che adesso fara' riferimento: lista civica, nazionale, 'scissione dolce' e poi federazione? Addii traumatici? Molte le opzioni in campo. Una cosa viene spiegato, pero' e' certa: quando scattera' 'lora x', allora tutto sara' preparato con cura, l'annuncio sara' fatto ma non sara' nulla di gia' visto, nulla che potrebbe suonare come la riproposizione di un qualcosa di vecchio stampo.
Si', perche' nel progetto berlusconiano non c'e' la creazione di un partito tradizionale, bensi' di un qualcosa di snello, aperto alla societa' civile e caratterizzato da volti nuovi. Da qui anche l'ipotesi che a guidarlo non sia Berlusconi in persona, bensi' una personalita' esterna, slegata dal mondo politico di oggi.
Insomma, riferisce chi ha partecipato ieri al vertice notturno, anche se le varie questioni - compreso il destino della Regione Lazio e del Campidoglio - restano ancora tutte aperte e ci si e' riaggiornati per metterle a punto, quello che e' certo e' che il cavaliere del Pdl a breve non ne vorra' piu' sentir parlare: basta, bisogna cambiare, prendere atto - e' il ragionamento - che cosi' non va piu', azzeriamo tutto e ripartiamo, e' l'input lanciato dall'ex premier. (AGI) .
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Il pentito Grado: Dell’Utri “cucchiaio” di tutte le famiglie di Cosa nostra
La testimonianza del collaboratore di giustizia al nuovo processo per concorso esterno: il senatore e Mangano sarebbero stati i tramiti per l'investimento di Cosa nostra nei cantieri di Silvio Berlusconi a Milano. "La 'ndrangheta minacciò il Cavaliere, intervenne il boss Teresi"
di Giuseppe Pipitone | 3 ottobre 2012
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“Marcello Dell’Utri? Era il cucchiaio per tutte le pentole, quindi vicino a tutte le famiglie di Cosa Nostra, soprattutto la mia”. Parola di Gaetano Grado, storico capomafia della famiglia di Santa Maria di Gesù, braccio destro di Stefano Bontadee oggi collaboratore di giustizia. L’ombra lunga del denaro di Cosa Nostra è tornata a fare capolino sui rapporti finanziari tra Milano e Palermo negli anni ’70. Un rapporto saldo quello che si sarebbe strutturato sull’asse Sicilia-Lombardia, che secondo il collaboratore di giustizia Grado, condurrebbe direttamente a cospicui investimenti fatti dagli uomini più vicini a Bontade nei cantieri che Silvio Berlusconi mise in piedi negli anni ‘70. Il 30 agosto scorso, Grado è infatti tornato a deporre davanti ai magistrati della Procura nazionale antimafia raccontando particolari inediti sui rapporti che le cosche palermitane avrebbero instaurato con Marcello Dell’ Utri grazie all’intercessione diVittorio Mangano, lo stalliere di Arcore legato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova, considerato dallo stesso senatore del Pdl come “un eroe” .
Le parole del padrino di Santa Maria di Gesù hanno suscitato l’interesse del sostituto procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio, che stamattina ha chiesto di acquisire il verbale di Grado agli atti del processo d’appello che vede imputato Dell’Utri per concorso esterno a Cosa Nostra.Dopo la sentenza di rinvio della Cassazione, adesso la procura palermitana è impegnata a dimostrare che il senatore del Pdl continuò ad avere rapporti con la mafia anche nel periodo tra il 1978 e il 1982, ovvero quando lasciò Silvio Berlusconi per andare a lavorare per conto dell’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. E proprio a quel periodo appartengono i racconti inediti di Grado. Che comincia la sua deposizione dai primi anni ’70, quando Mangano, non ancora stalliere, era soltanto il suo autista. “Tra il ‘72-‘73 ero senza patente – spiega il collaboratore di giustizia – e mi facevo accompagnare da Vittorio Mangano, che mi fu presentato da Giovanni lo Cascio, che era un uomo d’onore”.
Grado sarebbe stato testimone dell’offerta di lavoro ad Arcore che Dell’Utri fece a Mangano. “Una volta eravamo io, Mangano e Cinà (Gaetano Cinà, coimputato di Dell’Utri deceduto nel 2006) e Dell’Utri ci riferì che Berlusconi cercava uno stalliere. Io guardai Cinà e dissi che era ‘pane’”. Grado spiega che all’epoca aveva “interesse che Mangano lavorasse lì perché avevamo necessità di investire denaro a Milano” . Nel racconto del pentito quegli investimenti si sarebbero realizzati in fretta. “ Un giorno – spiega sempre Grado – Mangano disse che Teresi, mio fratello Nino (Nino Grado, assassinato dai corleonesi nel 1983 ndr) e Bontade investivano denaro proveniente dal traffico di stupefacente. Mangano mi disse che lui stesso aveva fatto diversi viaggi consegnando denaro personalmente a Dell’Utri”.
Quei viaggi lo stalliere dell’ex premier li faceva “in macchina, dove aveva un nascondiglio nel portabagagli. I soldi – spiega sempre Grado – erano portati a Dell’Utri che poi li investiva a Milano 1 e Milano 2”. Il collaboratore di giustizia spende qualche parola anche su Dell’Utri, che “ era amico di Mangano, Teresi e Bontade”, mentre lui non aveva “voluto mai frequentarlo perche faceva traffici che a me non interessavano”. Quindi racconta di una cena avvenuta tra il 1975 e il 1981 al ristorante Ai quattro Mori vicino ad Arcore. “Dell’Utri e Mangano si davano del tu – ricorda Grado – e giunti al caffè si misero a parlare di investimenti di proventi di droga attraverso consegne di denaro che Mangano portava a Milano”.
Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, Cosa Nostra si sarebbe spesa anche per proteggere Berlusconi, che tra il 1978 e il 1981 avrebbe ricevuto minacce dalla ‘ndrangheta. “Un giorno a casa di Bontade arrivò Mimmo Teresi e disse che erano arrivate telefonate minatorie a Berlusconi da parte dei calabresi. Teresi andò da Mazzaferro (capo di una cosca di ‘ndranghetisti molto attiva in Lombardia negli anni ottanta, ndr) e poi disse che era tutto a posto e Berlusconi non venne più minacciato”. Secondo Grado, il boss Teresi “si interessò per salvaguardare i rapporti e i loro investimenti”.
Solo che dopo la guerra di mafia gli investimenti fatti dai boss palermitani rischiavano di andare perduti. Totò Riina, a capo della fazione dei corleonesi, voleva impadronirsi del denaro investito a Milano dalle famiglie sconfitte. Mangano, secondo Grado, fu uno dei primi a passare dalla parte dei vincitori, ed è per questo che lo stesso Grado ha raccontato di essersi attivato per farlo assassinare da tale Bruno Rossi, un presunto killer della camorra oggi collaboratore di giustizia, che interrogato dai pm ha confermato la versione dell’ex braccio destro di Bontade. In seguito il progetto assassino sull’asse mafia – camorra non andò mai in porto.
Il pg Patronaggio, stamattina, ha chiesto di sentire sia Grado che Rossi durante il processo contro Dell’Utri, mettendo a disposizione delle parti i verbali dei due collaboratori di giustizia. Il presidente della corte Raimondo Lo Forti ha aggiornato il dibattimento al 17 ottobre, data in cui verrà ascoltato come teste il banchiere Giovanni Scilabra, che ha raccontato di aver ricevuto da parte di Dell’Utri e di Vito Ciancimino alcune richieste di prestito per Silvio Berlusconi negli anni ’80.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ni/371580/