La Deca danza di Silviolo - 2
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LE CARTE - SUI PREZZI IL CAVALIERE RIBALTA LA LINEA. «MA LO FECERO PER DANNEGGIARMI».
Berlusconi ribalta la linea ma una foto
e una data non tornano
Tra gli atti un depliant nel quale l’ex premier abbraccia lo «sconosciuto» boss di Paramount
La foto con Silvio Berlusconi stampata sul depliant che il presidente di Paramount Bruce Gordon usava per presentarsi agli investitori
MILANO - Una spettacolare piroetta rovescia e butta a mare la linea difensiva tenuta da Silvio Berlusconi nell’intero processo sui diritti tv Mediaset. E anche tutti i milioni spesi in consulenze contabili, e tutta la legione di testi citati dalla difesa, per sostenere strenuamente che i prezzi d’acquisto dei film Paramount, comprati da Mediaset con la mediazione di Agrama, fossero di puro mercato e non «gonfiati» per frode fiscale; che Agrama fosse un agente indipendente e non il prestanome o il socio occulto dell’ex premier; che il manager Mediaset Lorenzano facesse l’interesse del Biscione. Di colpo ieri, 4 mesi dopo la condanna definitiva, ecco che la ricostruzione della Cassazione (e in origine della Procura) diventa esatta anche per Berlusconi: davvero i prezzi venivano «gonfiati» dall’interposizione di Agrama tra Paramount e Mediaset. Solo che - rivela - accadeva ai suoi danni e insaputa, perché per truffare Mediaset si erano accordati Agrama, Lorenzano e Bruce Gordon, allora presidente della distribuzione estera di Paramount. Questo nuovo altare difensivo, sul quale viene immolata la precedente linea, poggia sull’affidavit che a suo favore - racconta Berlusconi - è stato rilasciato 6 giorni fa, il 20 novembre, da una manager ex collaboratrice di Agrama, Dominique Appleby, «choccata» dall’aver appreso «solo nel giugno 2013», nelle more di tre audizioni davanti al Fisco americano, che Berlusconi in Italia era da anni ingiustamente processato per colpa del terzetto che l’aveva raggirato.
Una novità del 2004
Già il 13 luglio 2004, interrogato a Monaco, il coimputato Alfredo Cuomo (poi morto) collegava il boom di contratti di Agrama ai dubbi su un «accordo tra Lorenzano, Agrama e Gordon per spartirsi fondi occulti legati agli acquisti dei diritti tv». E già la condanna di Berlusconi in primo grado nel 2011 dava «pure ipotizzabile che Agrama avesse cointeressenze con Gordon: ma quel che è certo è che, anche quando Gordon fuoriuscì da Paramount, i rapporti Paramount/Agrama/Mediaset rimasero inalterati».
La foto con Bruce Gordon
Nuova è invece la teste che accredita la tesi, anche se due circostanze agli atti non paiono giovarle. Appleby - di cui Berlusconi ha scandito solennemente la dichiarazione - giura che in base «alle parole e alle azioni di mister Gordon e mister Agrama», di cui si descrive testimone diretta, nessuno dei due «aveva alcuna relazione o conoscenza con mister Berlusconi». Affermazione spericolata se tra gli atti del processo si guarda una foto in cui Gordon abbraccia Berlusconi nella residenza dell’ex premier: foto sul depliant «Bruce Gordon & friends» che il boss di Paramount si era fatto stampare per accreditarsi con potenziali investitori.
I 4 milioni in Svizzera nel 2006
Poiché la revisione di una condanna definitiva può essere chiesta solo per prove decisive ignote al momento del processo, è cruciale che Appleby dica di parlare ora perché «solo nel giugno 2013» ha appreso dell’inchiesta su Berlusconi. Ma questa premessa pare contraddetta dalla nota con cui il 28 febbraio 2007 il Tribunale Federale svizzero comunicò alla Procura di avere respinto il ricorso di Agrama e Dominique O’Reilly-Appleby contro la chiusura nella banca Ubs il 2 novembre 2006 del conto Ragtime/Gander , ottenuta proprio nell’inchiesta su Berlusconi dal pm Fabio De Pasquale perché i suoi consulenti Kpmg avevano scoperto che sul conto erano finiti 4,3 milioni: dollari provenienti da due società di Agrama a Hong Kong, Wiltshire Trading e Harmony Gold, sponde dei pagamenti Mediaset per i diritti tv Paramount acquistati con l’interposizione di Agrama. Peraltro il bancario Ubs Luca Dermitzel il 10 gennaio 2008 spiegò che quel conto, con i 4 milioni attorno ai diritti tv Mediaset, «apparteneva effettivamente a O’Reilly», restando Agrama solo come «garante».
26 novembre 2013
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Luigi
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