quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

camillobenso ha scritto:Il top dei top della sfiga per gli italiani sarebbe l’accoppiata del duca conte Dalemoni al Colle, e il nuovo berlusconcino gigliato a Palazzo Chigi.
chissà cosa/chi ci aspetta ... prima di dire "sfiga" ci penserei bene.
ancora ancora 'sti due il senso delle istituzioni ce l'hanno e anche una certa provenienza .
shiloh
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da shiloh »

Buongiorno,
oggi mi è arrivata la solita newsletter del PD :

Ciao xxxxxxx,
la scorsa settimana la direzione nazionale del PD ha approvato gli 8 punti presentati da Pier Luigi Bersani per un governo di cambiamento.
Proposte di fronte alle quali ciascuno si assumerà la responsabilità di dire un sì o un no davanti al Paese. Sono progetti sui quali è bene che vi sia un pubblico dibattito, alla luce del sole ed è utile il contributo e la partecipazione di tutti.
Abbiamo già presentato le proposte per la lotta alla corruzione e il falso in bilancio, l'economia verde e lo sviluppo sostenibile, e le misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro. Altre ne seguiranno.
Vi chiediamo di leggere le proposte, discuterle, commentarle, diffonderle, sostenerle.
Nello speciale del sito www.partitodemocratico.it/8punti troverete anche uno spazio per i commenti ad ogni proposta ed un questionario, per contribuire a migliorarle con i vostri suggerimenti.
grazie per tutto quello che potrai fare,

la redazione,
www.partitodemocratico.it/8punti
Ho risposto così:
caro PD,
visto che dichiari che “altre proposte seguiranno”…
Ti ripeto brevemente la piccola esperienza nel mio ambiente di lavoro:

operai metalmeccanici che nel 2008 e anni successivi hanno votato in massa il csx,
dopo le due macellerie sociali su diritti del lavoro e pensioni votate dal PD senza promessa alcuna di porvi rimedio in questa legislatura,
hanno votato M5s.

e questo è un fatto, seppur limitato al mio piccolo microcosmo, e NON un opinione.
Quando poi, su scala nazionale, si perdono 3 milioni di voti “operai” questo fatto diventa una certezza.
la prima dote di un buon politico dovrebbe essere quella di tutelare gli interessi della SUA base elettorale.
la mummia cinese lo sa fare molto bene...noi no.
questi operai per votare IBC aspettavano solo che Bersani dicesse sulle pensioni una parola chiara come ha fatto Hollande...

Hollande eh...mica Che Guevara.

ma la parola NON è arrivata.

conseguenza:

3 milioni di voti operai persi.

E in questi 8 punti non leggo nulla, ma proprio nulla per recuperare quei voti…
Perciò,azzerate le due macellerie sociali Fornero e riscrivetele in modo equo e democratico.
Grazie.
mariok

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da mariok »

A GRILLO DOVREMMO DIRE CHE COSA VOGLIAMO FARE NOI»

Renzi riunisce i «suoi» parlamentari: basta con i tatticismi, così destinati all'insuccesso

Il sindaco di Firenze: «Non vogliamo parlare di presidenze, vogliamo parlare agli italiani dei problemi che hanno»

ROMA - Parola di Matteo Renzi prima, durante e dopo la riunione con i «suoi» parlamentari: «Noi non cerchiamo rese dei conti interne, ma non ci si chieda nemmeno di condividere un'impostazione destinata all'insuccesso». Per farla breve, il sindaco di Firenze è già in campagna elettorale, perché non crede che questa legislatura sia destinata a durare molto. «Se la sbrogliassero loro», dice un parlamentare renziano per semplificare il quadro. Il sindaco non si esprime così, ma nell'incontro dice: «Non cogestiamo questa linea e non vogliamo partecipare a logiche di potere interne». Insomma, ripete il primo cittadino rottamatore, «niente tatticismi», perché «non vogliamo parlare di presidenze, vogliamo parlare alla gente, vogliamo parlare agli italiani dei problemi che hanno».

Per la verità Renzi vorrebbe parlare pure dei tanti giovani parlamentari, suoi ma anche bersaniani, che il Pd ha portato alla Camera e al Senato. «E invece - confessa amareggiato a un amico - si finisce per discutere solo dei grillini perché il Pd si concentra esclusivamente su Bersani, Franceschini, Finocchiaro, e non si dà spazio ai nostri tanti nuovi parlamentari, non li si valorizza e questo è un peccato». Non piacciono a Renzi (ma pure a tanti deputati e senatori che si rifanno alle sue posizioni) né i compagni di partito che ora inneggiano alle manette per Berlusconi, né quelli che inseguono Beppe Grillo e i suoi seguaci.

«Il problema - dice il sindaco di Firenze - non è quello di mandare il Cavaliere in galera, ma di mandarlo in pensione». Quanto alla rincorsa al Movimento 5 Stelle, anche su questo fronte il primo cittadino di Firenze è netto nello spiegare le sue idee: «Stiamo chiedendo a Grillo: "cosa vuoi fare?" E invece dovremmo dirgli noi quello che vogliamo fare». Per Renzi è assurdo «continuare a inseguirlo mentre lui ci sputa in faccia, senza nemmeno metterlo in difficoltà rilanciando sul finanziamento pubblico ai partiti e sui costi della politica». Perché, ricorda il sindaco rottamatore, il rinnovamento non può essere una rappresentazione ma deve essere reale. L'idea che il grillino sia «offerto à la carte » fa sorridere il sindaco di Firenze. Il quale non si spinge a dire, come alcuni parlamentari renziani, «lasciamo che Bersani vada a sbattere contro un muro», ma appare evidente in ogni suo gesto e in ogni sua parola che questo è quello che pensa. Il primo cittadino del capoluogo toscano non sembra apprezzare nemmeno le trattative sotto banco che qualcuno nel Pd (non Bersani, ovviamente) sta facendo con Scelta Civica e con il Pdl. Renzi, infatti, ritiene superato il governo Monti: per lui non può esserci un «sequel».

E per questo elenca i punti deboli di quell'esperienza. Sarà su questo terreno che darà battaglia. In Parlamento, se non si andrà alle elezioni. Nella campagna elettorale per le primarie e in quella per le elezioni vere e proprie se la situazione precipiterà. Il patto di stabilità dei Comuni, innanzitutto. È un problema che va affrontato una volta per tutte. Renzi ne ha parlato anche prima della riunione con il presidente dell'Anci Graziano Delrio, e ne discute durante l'incontro a cui è presente pure il sindaco di Reggio Emilia. Quindi la semplificazione della burocrazia amministrativa. L'ultima questione (non certo per importanza, perché anzi da questo punto di vista è la prima) riguarda il lavoro: «Elsa Fornero sbagliava perché insisteva sulla libertà di licenziare, invece noi dobbiamo puntare sulla libertà di assumere». Su lavoro si incentrerà la sua campagna elettorale contro Grillo, quando sarà.

Sono discorsi, quelli di Renzi, che convincono soprattutto i giovani parlamentari, i quali non si stancano mai di ripetere: «Siamo qui perché vogliamo fare qualcosa di utile, non perché intendiamo occuparci delle beghe di partito». Il sindaco ascolta e parla quel che basta. Quel che serve a capire che lui vuole passare per le «primarie». Anche «a maggio, se il voto sarà a giugno». Non vuole farsi cooptare dai maggiorenti del partito, che già sono tutti in processione da lui: chi si limita a una telefonata, chi chiede un colloquio a tu per tu. Servono le primarie per legittimare il nuovo leader e per far ripartire il centrosinistra. Dicono che Mario Monti sia d'accordo con questa impostazione e che tra Bersani e Renzi abbia scelto il secondo.

Ma non è a questo che punta il sindaco rottamatore. Lui è più ambizioso e vorrebbe «cambiare la politica». Intanto non potendo rivoltare il Pd «come un calzino» ha cambiato il modo di riunirsi dei suoi parlamentari: all'uscita della riunione ogni partecipante ha dovuto sborsare dieci euro per pagare la sala.

Maria Teresa Meli
15 marzo 2013 | 7:42

http://www.corriere.it/politica/13_marz ... 7a93.shtml
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La Compagnia della buona morte, …ovvero: “Per chi suona la campana”.


Squinzi vede nero per il prossimo semestre, sarà orribile. Ma non sarà orribile solo per lui, ci saranno parecchi tricolori incazzati neri. La Compagnia della buona morte ha galleggiato in questi ultimi sei anni senza mai fare politica come era d’obbligo nei rispettivi partiti d’origine fino a metà degli anni ’70 per la Dc, fino al dopo Berlinguer per il Pci.

La Cdbm, nella foga forchettona, si è completamente dimenticata che dietro di lei ci stava una nazione chiamata Italia con gente in carne ed ossa, perché hanno ripetuto alla lettera l’opera della Dc degli ultimi 20 anni della prima Repubblica, quella che si era completamente convertita alla religione di POLTRONE & FORCHETTE.

La loro sfortuna, come per i bucanieri della mummia cinese in decomposizione, oltre che per Pierfurby, è stata la crisi mondiale creata dai derivati.

Il gran banchetto non ha retto più.

Adesso la campana suona per la Compagnia della buona morte.

Il nuovo proprietario della cosa morta in questi giorni si sta agitando. Secondo lui è arrivata l’ora della rivincita. Ha riunito i suoi e ha pontificato: “Basta con i tatticismi, così siamo destinati all’insuccesso”.

Molto probabilmente il destino di Bersani è già segnato ed è per questo che il Renzino si agita.

La cosa defunta però è destinata a spaccarsi. Quelli come Bobo, che sono tanti se ne andranno, anche se almeno un 10 %, come da tradizione salirà sul carro del vincitore, come ha già fatto osservare lo stesso Bobo.

Quindi, grossomodo la cosa si dividerà in due, 50 e 50 %.

Con un 12-13 %, partiranno le grandi manovre per rifare la Dc che non si chiamerà più Dc per ovvie ragioni.

Nel frattempo una parte della Compagnia della buona morte guarda a destra destra per i suoi interessi di retrobottega.



La linea Maginot della giostra.

15/03/2013 di triskel182


D’Alema, Veltroni, Letta, Fioroni, Bindi, Franceschini: sono questi, nel Pd, i «teorici del compromesso», quelli cioè che vogliono un accordo con qualcuno alla loro destra, magari pezzi di Pdl o la Lega di Maroni.
(sì, lo so, dei primi due credevamo di esserci liberati, invece continuano a parlare e a contare – pare – attraverso i loro uomini nel palazzo, rispettivamente Verini e Latorre).
Sono quelli, per capirci, che guardano come fumo negli occhi il possibile ritorno alle urne, puntano a eleggere il presidente della Camera con i propri voti e quello del Senato chiedendo appunto una manina amica, probabilmente quella della Lega (e si parla di Finocchiaro, sì la signora all’ottava legislatura che ce l’aveva su con le bidelle).
Credo che anche il meno avvertito degli osservatori capisca che dietro questa ferrea volontà di sistemare le cose secondo i vecchi sistemi – chiamateli inciucisti, per semplicità, e non siamo lontani dal vero – dietro l’alibi della responsabilità ci sia il terrore del baratro: questi sanno – sì, lo sanno – di essere davvero all’ultimo giro di giostra e che un Partito democratico svecchiato tanto nelle idee quanto nelle persone la prossima volta sarebbe molto in imbarazzo nel ricandidarli o nel ricandidare i loro compagni di merende.
Ecco, questa è la variabile vera della nascente legislatura, di cui un mese fa – chiacchierando alla macchinetta del caffè – mi aveva avvertito un collega più addentro di me nelle cose piddine come Marco Esposito: il desiderio da parte di molti ‘anziani’ dell’establishment di tenere in piedi questa Camera e questo Senato a ogni costo il più a lungo possibile perché nel prossimo parlamento saranno spazzati via.
Personalmente oggi – e spero non a lungo – considero questa linea Maginot di politicamente morituri l’espressione più distillata dei miei avversari politici. Perché opporsi al cambiamento, trincerarsi nei corridoi, chiudere gli occhi di fronte a quello che sta accadendo nel Paese per cristallizzare il Palazzo in nome delle proprie poltrone è il modo migliore per cascare in uno stravolgimento ancora più caotico, doloroso e rischioso per tutti.

Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli.
Ultima modifica di camillobenso il 15/03/2013, 14:51, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

(sì, lo so, dei primi due credevamo di esserci liberati, invece continuano a parlare e a contare – pare – attraverso i loro uomini nel palazzo, rispettivamente Verini e Latorre).

Ma veramente c'era qualcuno che credeva che la Cdbm, si fosse sbarazzata degli eterni rivali???????

Se così fosse è come credere che i bambini li porta la cicogna.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Corriere 15.3.13

Lapo Pistelli: «Matteo stia attento a non bruciarsi»

intervista di Monica Guerzoni


ROMA — «Se Matteo mi chiedesse un consiglio...».
Cosa gli direbbe, onorevole Lapo Pistelli?
«Di stare attento ai tempi. Questo Paese divora le leadership e trasforma troppo rapidamente le risorse in panchine permanenti. Vogliamo parlare di Alfano o Di Pietro?». Per il responsabile Esteri del Pd, il sindaco di Firenze rischia di bruciarsi: «Basta guardarsi indietro. Tre mesi fa Monti era il salvatore dell'Europa, adesso sembra già dimenticato e questo rivela lo sbandamento in cui siamo».
Riunire la propria area mentre Bersani cerca il dialogo con i grillini è un ulteriore ostacolo per il segretario?
«Il mio dubbio è che alla fine, dopo aver agitato tutta questa maionese impazzita, ci sia qualcuno capace di governarla».
Renzi non lo sarebbe?
«La rapidità è una dote, ma a stargli dietro viene il mal di testa. Mi piacerebbe discutere tante cose con lui, anche il ruolo dei partiti e del Pd».
Non ha ragione sulla rinuncia al finanziamento?
«Non si può applaudire Napolitano che invoca partiti a dimensione europea per rilanciare l'Unione, cercare di costruire piattaforme e alleanze con altre forze oltre l'Italia, guardare ammirati il funzionamento del Labour o dell'Spd e poi tornare qui e rinunciare alle risorse».
Ma la politica divora i soldi dei cittadini...
«Dobbiamo stare attenti, altrimenti resteranno solo partiti posseduti da miliardari, liste personali, piattaforme web. Questo non ha niente a che fare con l'Europa. E anche in America si critica pesantemente il condizionamento della politica da parte dei fondi privati».
Bersani ce la può fare?
«Lo spero. La palla è al 90% nelle mani di Napolitano. Se il segretario riceve un mandato pieno forma un governo, va in Parlamento e può fare cose buone. Se non riceve la fiducia, gestisce un esecutivo di minoranza che ci porterà al voto».
E se invece ricevesse un semplice incarico esplorativo?
«Saremmo punto e a capo».
Amadeus

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Amadeus »

Lapo Pistelli?
mmmh ...de illustribus!!!

Alfano leadership divorata ? muahahaha mi spancio.... Alfano non è mai stato ( e probabilmente mai sarà ) leader de gnente.
Dipietro si è impiccato da solo ( e in diretta sulle Iene) nel bonsai del lascito di una ricca signora .
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 15.3.13

il retroscena
Montecitorio, la mossa di D’Alema

di Francesco Bei




È ENTRATO in campo Massimo D’Alema. La notizia non è ufficiale, ma molti ne parlano sottovoce.


È ARRIVATO l’uomo della trattativa impossibile, quella che dovrebbe mettere insieme le tre forze politiche «responsabili » per arrivare a un accordo senza il M5S.


Anzitutto sulle presidenze di Camera e Senato, ma a seguire anche su un governo «istituzionale».

E tra un mese, ovviamente, sul Quirinale.


Mentre Pierluigi Bersani ancora tesse la tela di un dialogo sempre più difficile con i cinquestelle e tiene aperta la porta a Mario Monti per la presidenza del Senato, D’Alema si muove ormai su un’altra scacchiera.


Quella, appunto, di una trattativa che salti del tutto i grillini e punti soltanto su Pdl e Scelta civica.


Una prospettiva che trova concorde Giorgio Napolitano, da sempre scettico sul tentativo in solitaria di Bersani.


Il presidente del Copasir avrebbe lanciato segnali precisi, suggerendo la candidatura alla presidenza della Camera di due montiani di area centrosinistra: Lorenzo Dellai e Renato Balduzzi.


Un “consiglio” che è arrivato ai diretti interessati passando sopra la testa di Monti, il quale infatti ha denunciato con i suoi le «pressioni improprie» di queste ore verso alcuni esponenti di Scelta Civica perché accettino l’offerta.


L’irritazione del premier non è dovuta soltanto al fatto di essere stato scavalcato dalla diplomazia parallela dalemiana.

Il problema vero è che Monti, nonostante Napolitano abbia bisogno di lui a palazzo Chigi finché il rebus istituzionale non sia sciolto, vedrebbe bene se stesso sullo scranno più alto di palazzo Madama.



Lo schema di gioco di D’Alema, che riguarda soprattutto il governo futuro di larghe intese, prevede invece che al Senato venga eletta Anna Finocchiaro con una larga maggioranza di Pd-Pdl-Lega e Scelta Civica.


Dopo l’eventuale fallimento di Bersani, sarebbe proprio Finocchiaro — a quel punto presidente di palazzo Madama — ad essere chiamata da Napolitano al Quirinale per ricevere l’incarico di formare un «governo istituzionale».


Al suo posto verrebbe eletto al Senato un presidente del Pdl, magari ancora Renato Schifani. A chiudere il cerchio dell’accordo, la casella più importante, quella del Quirinale. Che, nello schema D’Alema, andrebbe ovviamente al Pd e non è difficile immaginare quale candidato potrebbe andarci.


Anche Berlusconi, chiuso ieri per tutto il giorno con i fedelissimi nella suite del San Raffaele, è stato messo al corrente dell’offerta.


Tanto che Denis Verdini con una telefonata a Roma ha dato ordine di bloccare la manifestazione del Pdl che si sarebbe dovuta tenere oggi.


«C’è aria di accordo», si è limitato a dire a chi gli chiedeva lumi.


Ma il Cavaliere non accetta la tattica del carciofo, non vuole sfogliare un petalo alla volta, pretende da subito un patto esplicito che riguardi anche il Quirinale e il governo.


«Altrimenti — ha spiegato ancora ieri — per noi è meglio andare al voto a giugno.


Renzi si è sgonfiato e, anche se il Pd dovesse candidare lui, saremmo noi stavolta a vincere il premio di maggioranza ».


Berlusconi nell’intesa vorrebbe anche farci entrare una qualche forma di salvacondotto giudiziario, non soltanto il riconoscimento politico di un ruolo da kingmaker.


Quanto meno la garanzia di un voto contrario del Pd se mai dovesse davvero arrivare una richiesta di arresto.


Sul Quirinale poi, ed è qui forse l’incaglio maggiore, Berlusconi non ha dato (ancora) via libera a una candidatura di area democratica.


Né D’Alema ma nemmeno Giuliano Amato. «Stavolta tocca a noi».


Intanto sulla trattativa-ombra un primo passo avanti è stato fatto ieri.


Dopo un colloquio segreto tra Finocchiaro e Calderoli, e una triangolazione con Bobo Maroni a Milano, è arrivato il via libera del Carroccio.


Tanto che Calderoli, che dovrebbe diventare vicepresidente vicario del Senato, è uscito allo scoperto mettendo per primo il cappello sulla possibile intesa con un’intervista alla Padania.


Bersani ovviamente è consapevole di quanto sia sottile il ghiaccio sul quale sta pattinando e ha avuto sentore di cosa si muove sotto la superficie.


Benché i suoi assicurino che la sintonia con D’Alema sia totale, è evidente che i due schemi di gioco sono molto diversi.

Sembra infatti che il segretario Pd, conscio del pericolo, abbia chiesto una sponda a Mario Monti.


E un altro sicuro alleato è Dario Franceschini, che vedrebbe sfumare le sue ambizioni sulla presidenza della Camera se andasse in porto l’ipotesi D’Alema di metterci un Dellai o un Balduzzi.


Così, tra queste manovre, si apre la diciassettesima legislatura. E le speranze di sbloccare lo stallo e i veti incrociati sono davvero al lumicino.


Beppe Fioroni racconta di essere andato a trovare un affranto Bersani per tirarlo un po’ su di morale: «Vedrai Pierluigi che adesso, dopo aver finito il lavoro con il Conclave, lo Spirito santo avrà un po’ di tempo per concentrarsi su di noi».
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La Comunidad de la Buena Muerte



Camere, niente intesa. E nel triangolo Bersani-Renzi-D’Alema il Pd implode

L'ipotesi di un'intesa col Movimento 5 stelle sulle presidenze delle camere propedeutica al nulla osta nei riguardi di un governo "è arrivata al capolinea". Ma, insieme al tentativo del segretario, a sgretolarsi contro il diniego dei parlamentari grillini è lo stesso Partito democratico, le cui componenti interne vanno marcando i distinguo e smarcandosi dal loro ex candidato premier

di Cosimo Rossi |
15 marzo 2013Commenti (636)

Su una cosa nel Pd le voci sono concordi: l’ipotesi esplorata da Pierluigi Bersani di un’intesa col Movimento 5 stelle sulle presidenze delle camere propedeutica al nulla osta nei riguardi di un governo da lui presieduto “è arrivata al capolinea“. Ma, insieme al tentativo del segretario, a sgretolarsi contro il diniego dei parlamentari grillini è lo stesso Partito democratico, le cui componenti interne vanno marcando i distinguo e smarcandosi dal segretario. Lo dimostra il florilegio di candidature per Montecitorio in vista della riunione notturna che deve stabilire la linea di condotta per le votazioni di sabato: accanto al nome di Dario Franceschini, infatti, dall’area renziana salgono le quotazioni dell’ex sindaco di Trento e neodeputato Lorenzo Dellai, mentre i “giovani turchi” (Orfini, Fassina, Orlando) rinnovano la richiesta di una “discontinuità rispetto alea candidature alle presidenze dei capigruppo uscenti” e potrebbero essere in partita con Andrea Orlando.

Dai prossimi scrutini usciranno i nomi dei nuovi vertici delle Camere, i cui assetti dovrebbero a loro volta fornire indicazioni anche in direzione della possibile formazione di un governo. Dopo le prime tornate di schede bianche è lo stesso segretario del Pd a spiegare in Transatlantico che ormai non spera più in una risposta da parte grillina. “Adesso aspetto la risposta di Monti, di Scelta civica”, cambia rotta Bersani, spiegando che “il problema è quello di fare un governo” e anche “di governare, perché ci sono cose da fare subito”.

Ma è proprio nell’ottica del governo che il sentiero di Bersani si sta facendo sempre più stretto e scosceso. Il segretario era infatti uscito dall’ultima direzione del Pd con un mandato unanime legato al tentativo di un’apertura nei riguardi del Movimento 5 stelle a partire dalle presidenze delle Camere. “Siamo alle battute finali di questo percorso”, osservano gli stessi parlamentari di provenienza emiliana fedelissimi del segretario, che adesso temono perciò “una disarticolazione interna a seconda dei scenari che possono aprirsi”.

La presidenza di Montecitorio è un passo cruciale. Perciò la discussione serale dei gruppi “è tutta rivolta all’interno”, come spiega il giovane turco Matteo Orfini. Sconfitto nel tentativo di intesa con i 5 stelle, nel caso in cui Franceschini venisse eletto alla presidenza di Montecitorio il segretario potrebbe contare almeno sulla tenuta del fronte interno. L’ex capogruppo, infatti, è il maggior alleato interno di Bersani. Che a questo punto potrebbe anche puntare su nuove elezioni in tempi strettissimi – Franceschini parla addirittura di giugno – dove ritentare la propria candidatura.

I renziani, però, sono i primi a escludere questa ipotesi. In quanto, come ricorda Angelo Rughetti, “occorre comunque aspettare l’elezione del nuovo capo dello Stato che non inizierà prima della fine di aprile”. Il fatto che il sindaco di Firenze, che finora aveva sempre cercato di tenersi smarcato dal regime correntizio interno al partito, abbia riunito la propria pattuglia di 52 parlamentari alla vigilia dell’insediamento delle camere è emblematico del fatto che “ormai Renzi è in campo a 360 gradi” nella sfida per la leadership. In quest’ottica il sindaco di Firenze preferisce lasciar passare acqua sotto i ponti magari con la formazione di un governo. “Perché occorre al Paese, ai tre milioni di disoccupati e le migliaia di imprese che chiudono ogni mese”, spiega Rughetti. Osservando in proposito che “la fiducia è un passaggio forzato imposto dalla costituzione, ma che non va intesa come verifica della sussistenza di un accordo politico tra i partiti” com’è stato finora.

“Se Napolitano non ravvisa una base parlamentare per Bersani potrebbe dare un altro incarico esplorativo”, nota in transatlantico il dalemiano Paolo Fontanelli. Ipotesi che potrebbe aprire le porte alla prospettiva di un governo istituzionale. In quest’ottica potrebbe essere Anna Finocchiaro, magari dalla presidenza del Senato, a ottenere l’incarico dal capo dello Stato. E per questo già si fanno i conti su una maggioranza grazie al voto di fiducia tecnico della Lega; che insieme a Monti, sudtirolesi, esteri e senatori a vita potrebbe fornire una maggioranza risicata. Un ‘dalemone’, che infatti si dice venga proprio dal sacco dell’ex premier. Ma in questo caso sarebbe la presidenza di Montecitorio a dover essere ceduta ai centristi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... de/532086/
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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Vox populi


Ben Hur 1 minuto fa
grillo mi ricorda il pd che in tv e nelle piazze attaccava berlusconi e poi in parlamento faceva il suo gioco. non vorrei scoprire un giornoi che grillo ha fatto inciuci con berlusconi che è l'unico a guadagnarci se non si forma un governo e si và alle elezioni ora

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ConteZero76 0 minuto fa in risposta a Ben Hur
Ben svegliato... ti stai accorgendo che le posizioni di Grillo sono controproducenti... alla buon ora.

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luca 1 minuto fa
In cuor mio spero che Renzi ( anche se non mi sta molto simpatico ) riesca insieme ai 40enni del PD a prendere le redini del partito e dialogare con i coetanei del M5S ( credo che la fascia di quell'età sia un giusto compromesso tra entusiasmo e riflessione ) , sono sicuro che un'intesa sarebbe inevitabile !

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gengis60 2 minuto fa
Basta con i vecchi giochetti, una cosa a te e una cosa a me,Pdl pd devono implodere e scomparire. Cialtroni parassiti è la vostra fine è arrivata.

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snapo2011 0 minuto fa in risposta a gengis60
e quella dell´intero paese....sono soddisfazioni!!

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Arianna D. 0 minuto fa in risposta a gengis60
Se depurassero il blog da commenti come il suo al limite del demenziale, razzista e fuori da ogni forma di intelligenza, restereste in 3 a scrivere.

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