Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 64
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 2
ITALIA DEI VALORI SCADUTI - L’ENNESIMO “CIUCCESSO” DI TONINO NELLO SCEGLIERE LA SUA CLASSE ‘DIGERENTE’ SCATENA GLI (EX) AMICI DEL “FATTO” - BEHA: “IL SUO AUTOBUS ORMAI È PASSATO” - FURIO COLOMBO: “LA CORRUZIONE È UN’EPIDEMIA CONTAGIOSA” - FLORES D’ARCAIS: “ANCHE DALLA “FACCENDA MARUCCIO” DI PIETRO NON IMPARERÀ NULLA. OGNI VOLTA CHE UN SUO PROTETTO VIENE PRESO CON LE MANI NELLA MARMELLATA CADE DAL PERO”…
Da "il Fatto quotidiano"
1 - OLIVIERO BEHA: IL SUO AUTOBUS ORMAI È PASSATO: L'EX GIUDICE E IL FANTASMA DELLA LEGALITÀ...
Il sistema politico è troppo guasto anche per Di Pietro e i suoi Valori, e probabilmente non c'è selezione del personale che tenga. Quindi il solito elenco, sempre più lombrosiano, degli eroi in negativo che l'hanno "tradito" con cognomi e facce programmatiche, credo serva a poco. Forse oggi i punti sono piuttosto due. Il primo è che il partito di Di Pietro è nato o vorrebbe esser nato esattamente contro figuri e disvalori che almeno in parte ha espresso, andandoseli come si dice a "capare", per convenienza elettoralistica o di approssimazione (ognuno sviluppi questo sostantivo come crede).
Quindi quando si ammutina un (ex) giudice, ossia i suoi adepti, il fantasma della legalità se ne va a puttane. Il secondo è che mentre la politica tradizionale è sempre quella gattopardesca che conosciamo, ferma, che aspetta che il mondo passi, un Di Pietro con il seguito sembra sempre più sul punto di scendere dall'autobus. Non me lo auguro e anzi lo temo, ma non sarà trascorsa la sua stagione, il suo autobus non sarà avviato alla rimessa, non ne avrà visti passare altri senza montarci su a tempo?
2 - FURIO COLOMBO: SONO PULITI, MA L'EPIDEMIA È CONTAGIOSA È COME SE CI FOSSERO DUE PARTITI...
Nessun dubbio che Antonio Di Pietro voleva raccontarci un'altra storia, una storia di gente pulita che si occupa con rigore, dedizione, integrità del lavoro politico. Sono successi incidenti, nel suo schieramento. Da prima sono sembrati incidenti brutti ma occasionali, poi si sono moltiplicati, da De Gregorio a Maruccio. Eppure io siedo, alla Camera, accanto al gruppo Idv e ho l'impressione (anzi so) di essere accanto ad alcuni fra i più seri e laboriosi protagonisti della vita parlamentare.
Tanto che a momenti mi convinco che ci sono due Idv, uno che conosco e apprezzo, l'altro di cui leggo con desolazione sui giornali. Fanno luce certe cose che Di Pietro, il pm, diceva ai processi di Milano: "Stiamo vivendo all'interno di un bene organizzato sistema di corruzione". Forse qualcosa è cambiato. È caduto, dopo il lungo periodo di egemonia berlusconiana, il muro della vergogna.
Si incassa in cambio del voto. E allora? La morale, temo, è che è in corso una precipitosa caduta di anticorpi e una epidemia diffusa di corruzione. Come tutte le malattie pericolose, è imprevedibile. Vedrete, ne parleremo ancora. E non è detto che toccherà di nuovo a Di Pietro. Ma adesso so di concludere in modo ovvio se dico: non trovate mai i Radicali in questa lista, come se avessero una salute politica più robusta. Sarà noioso, ma mi sembra giusto ricordarlo, mentre ci si guarda intorno per vedere se qualcosa si salva.
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 2
ITALIA DEI VALORI SCADUTI - L’ENNESIMO “CIUCCESSO” DI TONINO NELLO SCEGLIERE LA SUA CLASSE ‘DIGERENTE’ SCATENA GLI (EX) AMICI DEL “FATTO” - BEHA: “IL SUO AUTOBUS ORMAI È PASSATO” - FURIO COLOMBO: “LA CORRUZIONE È UN’EPIDEMIA CONTAGIOSA” - FLORES D’ARCAIS: “ANCHE DALLA “FACCENDA MARUCCIO” DI PIETRO NON IMPARERÀ NULLA. OGNI VOLTA CHE UN SUO PROTETTO VIENE PRESO CON LE MANI NELLA MARMELLATA CADE DAL PERO”…
Da "il Fatto quotidiano"
1 - OLIVIERO BEHA: IL SUO AUTOBUS ORMAI È PASSATO: L'EX GIUDICE E IL FANTASMA DELLA LEGALITÀ...
Il sistema politico è troppo guasto anche per Di Pietro e i suoi Valori, e probabilmente non c'è selezione del personale che tenga. Quindi il solito elenco, sempre più lombrosiano, degli eroi in negativo che l'hanno "tradito" con cognomi e facce programmatiche, credo serva a poco. Forse oggi i punti sono piuttosto due. Il primo è che il partito di Di Pietro è nato o vorrebbe esser nato esattamente contro figuri e disvalori che almeno in parte ha espresso, andandoseli come si dice a "capare", per convenienza elettoralistica o di approssimazione (ognuno sviluppi questo sostantivo come crede).
Quindi quando si ammutina un (ex) giudice, ossia i suoi adepti, il fantasma della legalità se ne va a puttane. Il secondo è che mentre la politica tradizionale è sempre quella gattopardesca che conosciamo, ferma, che aspetta che il mondo passi, un Di Pietro con il seguito sembra sempre più sul punto di scendere dall'autobus. Non me lo auguro e anzi lo temo, ma non sarà trascorsa la sua stagione, il suo autobus non sarà avviato alla rimessa, non ne avrà visti passare altri senza montarci su a tempo?
2 - FURIO COLOMBO: SONO PULITI, MA L'EPIDEMIA È CONTAGIOSA È COME SE CI FOSSERO DUE PARTITI...
Nessun dubbio che Antonio Di Pietro voleva raccontarci un'altra storia, una storia di gente pulita che si occupa con rigore, dedizione, integrità del lavoro politico. Sono successi incidenti, nel suo schieramento. Da prima sono sembrati incidenti brutti ma occasionali, poi si sono moltiplicati, da De Gregorio a Maruccio. Eppure io siedo, alla Camera, accanto al gruppo Idv e ho l'impressione (anzi so) di essere accanto ad alcuni fra i più seri e laboriosi protagonisti della vita parlamentare.
Tanto che a momenti mi convinco che ci sono due Idv, uno che conosco e apprezzo, l'altro di cui leggo con desolazione sui giornali. Fanno luce certe cose che Di Pietro, il pm, diceva ai processi di Milano: "Stiamo vivendo all'interno di un bene organizzato sistema di corruzione". Forse qualcosa è cambiato. È caduto, dopo il lungo periodo di egemonia berlusconiana, il muro della vergogna.
Si incassa in cambio del voto. E allora? La morale, temo, è che è in corso una precipitosa caduta di anticorpi e una epidemia diffusa di corruzione. Come tutte le malattie pericolose, è imprevedibile. Vedrete, ne parleremo ancora. E non è detto che toccherà di nuovo a Di Pietro. Ma adesso so di concludere in modo ovvio se dico: non trovate mai i Radicali in questa lista, come se avessero una salute politica più robusta. Sarà noioso, ma mi sembra giusto ricordarlo, mentre ci si guarda intorno per vedere se qualcosa si salva.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 65
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 3
TRAVAGLIO: È BELLO SAPERE CHE, IN ITALIA, C’È ANCORA QUALCUNO CHE S’INDIGNA: LA MAFIA - UN PICCIOTTO INTERCETTATO: “CAMMARATA E MICCICHÈ SONO ‘FANGHI’, PROPRIO GENTAGLIA: ‘SONO TUTTI COCAINOMANI’. ‘CAMMARATA AVANT’IERI AL CUBA (UN NIGHT CLUB, NDR)… UBRIACO CHE VOMITA SOPRA IL TAVOLO! GLI HO DETTO: ‘MINCHIA, IL PRIMO CITTADINO!’. MA LA GENTE NE HA LE TASCHE PIENE. POI SI SONO FATTI I FATTI LORO, PENSANO PER LORO SOLI… POSTI, SOLDI…’”
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"
Nel film di Marco Bellocchio "Bella Addormentata" c'è un senatore-psichiatra, interpretato con perfida ironia da Roberto Herlitzka, che visita gli altri parlamentari in preda a svariate forme depressive. Uno si sente inutile e lui prescrive un "Serenes", poi lo rincuora con un rassicurante: "Se sei un senatore della Repubblica, un motivo ci dovrà pur essere".
Un altro si chiama Beffardi (impersonato magistralmente da Toni Servillo) ed è in crisi di coscienza perchè non vuole saperne di votare la legge cosiddetta "salva-Eluana": lui gli raccomanda "un farmaco leggero, riequilibrante" per dargli il coraggio di digerire la porcata.
Il film non poteva uscire in un momento migliore, perché la scienza criminologica non basta a spiegare il suicidio di massa dei politici italiani: occorre la psichiatria.
Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perchè guadagna solo 8 mila euro al mese.
Quello che taglia le gomme al disabile perchè gli impedisce di parcheggiare in divieto. Quella che dà appalti alla società del figlio e poi dice di non essersene accorta. Quello che, per giunta nel partito di Di Pietro, bonifica 700 mila euro di "rimborsi" sui suoi conti personali e poi si difende dicendo di averli usati per finalità politiche (senz'accorgersi che, se fosse davvero così, sarebbe doppiamente fesso).
Una follia collettiva che fa apparire un'accozzaglia di dementi e/o di ladri anche quelli che magari non sono né una cosa né l'altra. Si spiega solo così l'immeritata fama conquistata, solo grazie al confronto con questa gabbia di matti, dai cosiddetti "tecnici": categoria che ospita, come tutte, una buona dose di decerebrati, di magliari e anche di mariuoli. Gente che ne ha combinate e ne combina di cotte e di crude, e che non oserebbe mettere il naso fuori di casa, se dall'altra parte non ci fossero i politici. Ieri, per dire, la seduta del Senato dedicata alla legge anticorruzione è saltata perchè i senatori, in tutt'altre faccende affaccendati, hanno rinviato a martedì.
Tanto, dopo tre anni, c'è tempo. Eppure non c'è bisogno di essere onesti per approvare l'anticorruzione (per giunta finta): basta essere furbi, dotati di un minimo istinto di sopravvivenza. Infatti i più indignati per la scarsa serietà dei politici sono proprio i mafiosi. Due boss della 'ndrangheta, intercettati nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore lombardo Zambelli (quello che comprava i voti dalle cosche a 50 euro l'uno), convengono sul fatto che "'sti politici 'e mmerda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell'altro".
Nel 2005 un mafioso siciliano, anche lui intercettato, raccontava a un collega ciò che gli aveva detto un altro picciotto: "Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi', proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani'. ‘Cammarata avant'ieri al Cuba (un night club, ndr)... ubriaco che vomita sopra il tavolo', dice! Gli ho detto: ‘Minchia, il primo cittadino!'. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente - dice - ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli... Posti, soldi...'". Una lezione su come distinguere il piano morale da quello penale. È bello sapere che, in Italia, c'è ancora qualcuno che s'indigna. La Cupola, al posto del Parlamento, la legge anticorruzione l'avrebbe già approvata da un pezzo.
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 3
TRAVAGLIO: È BELLO SAPERE CHE, IN ITALIA, C’È ANCORA QUALCUNO CHE S’INDIGNA: LA MAFIA - UN PICCIOTTO INTERCETTATO: “CAMMARATA E MICCICHÈ SONO ‘FANGHI’, PROPRIO GENTAGLIA: ‘SONO TUTTI COCAINOMANI’. ‘CAMMARATA AVANT’IERI AL CUBA (UN NIGHT CLUB, NDR)… UBRIACO CHE VOMITA SOPRA IL TAVOLO! GLI HO DETTO: ‘MINCHIA, IL PRIMO CITTADINO!’. MA LA GENTE NE HA LE TASCHE PIENE. POI SI SONO FATTI I FATTI LORO, PENSANO PER LORO SOLI… POSTI, SOLDI…’”
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"
Nel film di Marco Bellocchio "Bella Addormentata" c'è un senatore-psichiatra, interpretato con perfida ironia da Roberto Herlitzka, che visita gli altri parlamentari in preda a svariate forme depressive. Uno si sente inutile e lui prescrive un "Serenes", poi lo rincuora con un rassicurante: "Se sei un senatore della Repubblica, un motivo ci dovrà pur essere".
Un altro si chiama Beffardi (impersonato magistralmente da Toni Servillo) ed è in crisi di coscienza perchè non vuole saperne di votare la legge cosiddetta "salva-Eluana": lui gli raccomanda "un farmaco leggero, riequilibrante" per dargli il coraggio di digerire la porcata.
Il film non poteva uscire in un momento migliore, perché la scienza criminologica non basta a spiegare il suicidio di massa dei politici italiani: occorre la psichiatria.
Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perchè guadagna solo 8 mila euro al mese.
Quello che taglia le gomme al disabile perchè gli impedisce di parcheggiare in divieto. Quella che dà appalti alla società del figlio e poi dice di non essersene accorta. Quello che, per giunta nel partito di Di Pietro, bonifica 700 mila euro di "rimborsi" sui suoi conti personali e poi si difende dicendo di averli usati per finalità politiche (senz'accorgersi che, se fosse davvero così, sarebbe doppiamente fesso).
Una follia collettiva che fa apparire un'accozzaglia di dementi e/o di ladri anche quelli che magari non sono né una cosa né l'altra. Si spiega solo così l'immeritata fama conquistata, solo grazie al confronto con questa gabbia di matti, dai cosiddetti "tecnici": categoria che ospita, come tutte, una buona dose di decerebrati, di magliari e anche di mariuoli. Gente che ne ha combinate e ne combina di cotte e di crude, e che non oserebbe mettere il naso fuori di casa, se dall'altra parte non ci fossero i politici. Ieri, per dire, la seduta del Senato dedicata alla legge anticorruzione è saltata perchè i senatori, in tutt'altre faccende affaccendati, hanno rinviato a martedì.
Tanto, dopo tre anni, c'è tempo. Eppure non c'è bisogno di essere onesti per approvare l'anticorruzione (per giunta finta): basta essere furbi, dotati di un minimo istinto di sopravvivenza. Infatti i più indignati per la scarsa serietà dei politici sono proprio i mafiosi. Due boss della 'ndrangheta, intercettati nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore lombardo Zambelli (quello che comprava i voti dalle cosche a 50 euro l'uno), convengono sul fatto che "'sti politici 'e mmerda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell'altro".
Nel 2005 un mafioso siciliano, anche lui intercettato, raccontava a un collega ciò che gli aveva detto un altro picciotto: "Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi', proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani'. ‘Cammarata avant'ieri al Cuba (un night club, ndr)... ubriaco che vomita sopra il tavolo', dice! Gli ho detto: ‘Minchia, il primo cittadino!'. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente - dice - ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli... Posti, soldi...'". Una lezione su come distinguere il piano morale da quello penale. È bello sapere che, in Italia, c'è ancora qualcuno che s'indigna. La Cupola, al posto del Parlamento, la legge anticorruzione l'avrebbe già approvata da un pezzo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sembra che l'ex assessore lombardo Zambetti si difende dicendo di non avevar capito che le persone con cui ha trattato, per comprare voti, fossero della ndrangheta.
Mah... perché se non fossero stati della ndrangheta non sarebbe stato comunque gravissimo??
Siamo un paese curioso, per rispettare un divieto non basta dire: è proibito!
Ma deve essere: Severamente proibito!!!
Nel mio comune, per un periodo sono stato consigliere comunale, mi ricordo che mi è capitato spesso di andare dal segretario comunale a denunciare qualche violazione di norma o inadempienza e mi sentivo dire quasi sempre: Si la regola c'è ma non c'è scritto che è perentoria.
Siamo fatti così... riusciremo mai, noi italiani, ad affrancarci da questi vizi nazionali?
Mah... perché se non fossero stati della ndrangheta non sarebbe stato comunque gravissimo??
Siamo un paese curioso, per rispettare un divieto non basta dire: è proibito!
Ma deve essere: Severamente proibito!!!
Nel mio comune, per un periodo sono stato consigliere comunale, mi ricordo che mi è capitato spesso di andare dal segretario comunale a denunciare qualche violazione di norma o inadempienza e mi sentivo dire quasi sempre: Si la regola c'è ma non c'è scritto che è perentoria.
Siamo fatti così... riusciremo mai, noi italiani, ad affrancarci da questi vizi nazionali?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro camillobenso,
ho sempre apprezzato le tue fini analisi.
Io ragiono in modo + rozzo.
Secondo me siamo in presenza e da tempo, di un'attacco reazionario che dagli USA si è esteso in Europa, un'europa che troppo si era distinta dal capitalismo rapace americano avendo costruito nel dopoguerra un welfare ed una rete di diritti dei lavoratori che gli americani hanno sempre "mal digerito". L'ultima notizia ci dice che in america è nato un nuovo sindacato di lavoratori i precari dei fast food "Starbucks Union" subito represso con il licenziamento del suo fondatore.
Come fanno gli americani ad influenzare gli europei?
Semplice ... fanno leva sugli egoismi dei ricchi europei che vogliono a tutti i costi mantenere il loro potere economico, sia individuale, che di nazione. Mi riferisco a paesi ricchi come la Germania, l'Olanda, la Francia, l'Inghilterra.
Dell'egoismo economico dell'Inghilterra, che ha sempre osteggiato qualunque sforzo di solidarietà in europa, ne siamo ben consapevoli da sempre, anche con i governi laburisti.
Il "fiscal compact" altro non è che "assicurarsi" da parte dei paesi ricchi (Germania,Olanda, Francia e Inghilterra) che i paesi meno ricchi (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia), continueranno a foraggiare gli interessi sul capitale, tenuto in gran parte da loro.
Io sono sempre stato un europeista convinto seguace del grande Altiero Spinelli (altra figura italiana di buon politico dimenticata) ma quando questa europa si riduce alla difesa strenua dei paesi + egoisti e più ricchi allora questa europa non mi sta + bene.
Credo che, forse sarebbe meglio che paesi + poveri o meno ricchi si staccassero e si unissero con una loro moneta.
E' certo che uscendo dall'euro ci impoveriremmo nel breve ancora di +, ma come ha insegnato l'Argentina ci si può riprendere puntando su un diverso modello di sviluppo (possiamo usare anche il termine decrescita) che abbia l'obiettivo di creare lavoro con l'attrazione turistica, e con una politica energetica verso l'indipendenza dal gas ed idrocarburi potremmo riprenderci.
Ci vorrebbe anche una nuova politica industriale (è inutile produrre beni in concorrenza con la Cina ... battaglia persa) che puntasse sulle energie rinnovabili, sul riciclaggio, sulla manualità nella alta qualità, sul recupero dell'ambiente (inteso sia come risorse naturali e paesaggistiche ma anche recupero dell'esistente (mi riferisco ai borghi medievali ed ai centri storici di pregio) come attrazione turistica.
Per fare questo occorre un forte tasso di innovazione che solo i nostri giovani, ormai dispersi nel mondo, possono solo dare.
Ma ci vuole coraggio .... ma chi il coraggio non ha non se lo può dare!
Un saluto a tutti gli amici
ho sempre apprezzato le tue fini analisi.
Io ragiono in modo + rozzo.
Secondo me siamo in presenza e da tempo, di un'attacco reazionario che dagli USA si è esteso in Europa, un'europa che troppo si era distinta dal capitalismo rapace americano avendo costruito nel dopoguerra un welfare ed una rete di diritti dei lavoratori che gli americani hanno sempre "mal digerito". L'ultima notizia ci dice che in america è nato un nuovo sindacato di lavoratori i precari dei fast food "Starbucks Union" subito represso con il licenziamento del suo fondatore.
Come fanno gli americani ad influenzare gli europei?
Semplice ... fanno leva sugli egoismi dei ricchi europei che vogliono a tutti i costi mantenere il loro potere economico, sia individuale, che di nazione. Mi riferisco a paesi ricchi come la Germania, l'Olanda, la Francia, l'Inghilterra.
Dell'egoismo economico dell'Inghilterra, che ha sempre osteggiato qualunque sforzo di solidarietà in europa, ne siamo ben consapevoli da sempre, anche con i governi laburisti.
Il "fiscal compact" altro non è che "assicurarsi" da parte dei paesi ricchi (Germania,Olanda, Francia e Inghilterra) che i paesi meno ricchi (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia), continueranno a foraggiare gli interessi sul capitale, tenuto in gran parte da loro.
Io sono sempre stato un europeista convinto seguace del grande Altiero Spinelli (altra figura italiana di buon politico dimenticata) ma quando questa europa si riduce alla difesa strenua dei paesi + egoisti e più ricchi allora questa europa non mi sta + bene.
Credo che, forse sarebbe meglio che paesi + poveri o meno ricchi si staccassero e si unissero con una loro moneta.
E' certo che uscendo dall'euro ci impoveriremmo nel breve ancora di +, ma come ha insegnato l'Argentina ci si può riprendere puntando su un diverso modello di sviluppo (possiamo usare anche il termine decrescita) che abbia l'obiettivo di creare lavoro con l'attrazione turistica, e con una politica energetica verso l'indipendenza dal gas ed idrocarburi potremmo riprenderci.
Ci vorrebbe anche una nuova politica industriale (è inutile produrre beni in concorrenza con la Cina ... battaglia persa) che puntasse sulle energie rinnovabili, sul riciclaggio, sulla manualità nella alta qualità, sul recupero dell'ambiente (inteso sia come risorse naturali e paesaggistiche ma anche recupero dell'esistente (mi riferisco ai borghi medievali ed ai centri storici di pregio) come attrazione turistica.
Per fare questo occorre un forte tasso di innovazione che solo i nostri giovani, ormai dispersi nel mondo, possono solo dare.
Ma ci vuole coraggio .... ma chi il coraggio non ha non se lo può dare!
Un saluto a tutti gli amici
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 66
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 4
Il cesto delle mele
Spero che il paragone tra il cesto delle mele e lo stato dell’arte della politica italiana possa essere d’aiuto per comprendere cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa succederà in casa nostra.
In questo momento il cesto delle mele (L’Italia) contiene solo mele marce.
Non ci sono elezioni che tengano perché si possa pensare che cambi la situazione.
Anzi.
Oggi siamo quasi a metà ottobre, e occorre fare notare le parole di quel genio di Lettino nipote, pronunciate con tono trionfalistico nell’ultima settimana di agosto: <<Entro il 29 di agosto avremo la legge elettorale….>>. La legge elettorale non l’abbiamo ancora oggi perché sottoposta ad una serie di veti incrociati dell’ammucchiata ABC, che mutando giorno dopo giorno il quadro politico, soprattutto in base al numero degli scandali che ha fatto ammettere a qualche orbo che siamo in presenza di una nuova tangentopoli, non riesce a trovare la formula giusta per diventare il dominus della situazione.
Si badi bene che la difficoltà non riguarda la formula giusta adatta per un partito per una soluzione che gli faccia vincere le elezioni e di conseguenza governare, come richiede la Costituzione, ma bensì chi possa diventare il dominus della maggioranza relativa nell’ammucchiata che viene data per inevitabile nel dopo elezioni.
Truffando senza remora alcuna i cittadini elettori, sono in molti coloro che vogliono tornare all’antico, decidendo dopo le elezioni quali alleanze fare. Contrariamente a quanto pensa convintamente la stragrande maggioranza dei cittadini di destra e di sinistra che non vuole più vedere alienato il suo diritto di scegliere chi mandare in Parlamento, con quale alleanza, con quale programma, dopo mezzo secolo di democrazia zoppa a causa degli accordi di Yalta e della guerra fredda in corso.
Tutte le mele marce di oggi si stanno dando da fare sgomitando non poco per far parte del nuovo cestino (Terza Repubblica).
Le peggiori, naturalmente, sono quelle provenienti dalla prima Repubblica, quelle che hanno rovinato anche la seconda Repubblica dopo aver rovinato regolarmente anche la prima, e che intendono rovinare sul nascere anche la terza perché la malattia del potere le attanaglia così tanto che si sentirebbero perdute se ne venissero escluse.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
L’esperienza ce la siamo già fatta ed è stata negativa negli ultimi 20 anni chiudendo gli occhi, e il commettere nuovamente lo stesso errore sarebbe veramente diabolico da parte nostra, perché dimostreremmo senza ombra di dubbio di non avere il minimo senso di responsabilità nei confronti dei nostri figli e dei nostri nipoti, come va sollecitando Maucat.
Tracciargli un destino infame in cui anche noi tutti ne saremo in piccola parte dal punto di vista temporale, attori e spettatori è certamente un atto altamente irresponsabile da parte nostra.
Il cestino delle mele Italia messo sul tavolo nel 1945, era composto da tutte mele sane e nuove.
Nessuno, e ripeto nessuno, ha mai pensato che nel cestino dovessero essere presenti le mele marce del fascismo.
Tutto è filato liscio con la presenza della guida democristiana di Alcide De Gasperi che risentiva fortemente dell’educazione ricevuta nell’ambiente trentino, ma soprattutto di quella austriaca avendo fatto parte del Parlamento austriaco a suo tempo.
Cessata la sua presenza in politica il processo di decomposizione delle mele democristiane ha subito un’accelerazione impressionante, coinvolgendo di conseguenza anche gli altri partiti dell’arco costituzionale.
Un piccolo esempio ci viene da Ugo La Malfa, che all’inizio degli anni ’70, non ha nessuna remora ad uscire dalla coalizione rifiutandosi di appoggiare provvedimenti che avrebbero portato alla rovina lo Stato. Oltre la metà degli stessi anni ’70, Aldo Moro, l’unico politico italiano a saper leggere la politica futura oltre i dieci anni, fa un ultimo tentativo disperato di salvare il salvabile cercando di associare i comunisti di Berlinguer al governo. In piena guerra fredda questo atto non poteva essere compreso dal governo d‘Oltreatlantico, ne da tantomeno dai governi europei, …..ma soprattutto da quelle mele marce dei suoi colleghi/avversari di partito che stavano naturalmente a destra. Moro verrà fatto fuori con l’ausilio delle Brigate rosse senza poter essere salvato dallo Stato con lo strano episodio di Via Gradoli, ma rimane anche il fondato sospetto, che se le Br volevano veramente mettere in crisi lo Stato rivelando erga omnes fatti e misfatti della gestione democristiana, l’uomo da rapire era Andreotti e certamente non Moro.
La previsione di Moro era più che giusta, e le mele marce porteranno per la prima volta l’Italia sull’orlo dell’abisso nel 1992.
Cosa dovremmo quindi fare a questo punto? Mettere la testa sotto la sabbia facendo finta di non conoscere la storia d’Italia, e di far finta di non sapere quali sono gli effetti degenerativi se in un cesto si mescolano mele marce a mele nuove?
Cerchiamo di essere realisti e disincantati.
Tutti sappiamo cosa succede ad un cesto di mele nuove e sane. Il tempo, provvede che prima o poi marciscano. E' una legge naturale di questo pianeta a cui non ci si può sottrarre come la legge di gravità, o che i fiumi scorrano tutti dal punto più alto della fonte verso il punto più basso, la foce che lo riversa nella mare, e non in senso inverso
Di conseguenza occorre mettere in atto un sistema in cui quando le mele marce cominciano il loro processo naturale di invecchiamento, vengano sostituite con mele nuove, cercando di mantenere quindi, il cesto composto sempre da mele sane.
Accettare di far traslocare le mele marce nel nuovo cesto, penso che possano tutti rendersi conto che rappresenti un atto sconsiderato, per non usare un altro molto più appropriato ma molto più forte.
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 4
Il cesto delle mele
Spero che il paragone tra il cesto delle mele e lo stato dell’arte della politica italiana possa essere d’aiuto per comprendere cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa succederà in casa nostra.
In questo momento il cesto delle mele (L’Italia) contiene solo mele marce.
Non ci sono elezioni che tengano perché si possa pensare che cambi la situazione.
Anzi.
Oggi siamo quasi a metà ottobre, e occorre fare notare le parole di quel genio di Lettino nipote, pronunciate con tono trionfalistico nell’ultima settimana di agosto: <<Entro il 29 di agosto avremo la legge elettorale….>>. La legge elettorale non l’abbiamo ancora oggi perché sottoposta ad una serie di veti incrociati dell’ammucchiata ABC, che mutando giorno dopo giorno il quadro politico, soprattutto in base al numero degli scandali che ha fatto ammettere a qualche orbo che siamo in presenza di una nuova tangentopoli, non riesce a trovare la formula giusta per diventare il dominus della situazione.
Si badi bene che la difficoltà non riguarda la formula giusta adatta per un partito per una soluzione che gli faccia vincere le elezioni e di conseguenza governare, come richiede la Costituzione, ma bensì chi possa diventare il dominus della maggioranza relativa nell’ammucchiata che viene data per inevitabile nel dopo elezioni.
Truffando senza remora alcuna i cittadini elettori, sono in molti coloro che vogliono tornare all’antico, decidendo dopo le elezioni quali alleanze fare. Contrariamente a quanto pensa convintamente la stragrande maggioranza dei cittadini di destra e di sinistra che non vuole più vedere alienato il suo diritto di scegliere chi mandare in Parlamento, con quale alleanza, con quale programma, dopo mezzo secolo di democrazia zoppa a causa degli accordi di Yalta e della guerra fredda in corso.
Tutte le mele marce di oggi si stanno dando da fare sgomitando non poco per far parte del nuovo cestino (Terza Repubblica).
Le peggiori, naturalmente, sono quelle provenienti dalla prima Repubblica, quelle che hanno rovinato anche la seconda Repubblica dopo aver rovinato regolarmente anche la prima, e che intendono rovinare sul nascere anche la terza perché la malattia del potere le attanaglia così tanto che si sentirebbero perdute se ne venissero escluse.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
L’esperienza ce la siamo già fatta ed è stata negativa negli ultimi 20 anni chiudendo gli occhi, e il commettere nuovamente lo stesso errore sarebbe veramente diabolico da parte nostra, perché dimostreremmo senza ombra di dubbio di non avere il minimo senso di responsabilità nei confronti dei nostri figli e dei nostri nipoti, come va sollecitando Maucat.
Tracciargli un destino infame in cui anche noi tutti ne saremo in piccola parte dal punto di vista temporale, attori e spettatori è certamente un atto altamente irresponsabile da parte nostra.
Il cestino delle mele Italia messo sul tavolo nel 1945, era composto da tutte mele sane e nuove.
Nessuno, e ripeto nessuno, ha mai pensato che nel cestino dovessero essere presenti le mele marce del fascismo.
Tutto è filato liscio con la presenza della guida democristiana di Alcide De Gasperi che risentiva fortemente dell’educazione ricevuta nell’ambiente trentino, ma soprattutto di quella austriaca avendo fatto parte del Parlamento austriaco a suo tempo.
Cessata la sua presenza in politica il processo di decomposizione delle mele democristiane ha subito un’accelerazione impressionante, coinvolgendo di conseguenza anche gli altri partiti dell’arco costituzionale.
Un piccolo esempio ci viene da Ugo La Malfa, che all’inizio degli anni ’70, non ha nessuna remora ad uscire dalla coalizione rifiutandosi di appoggiare provvedimenti che avrebbero portato alla rovina lo Stato. Oltre la metà degli stessi anni ’70, Aldo Moro, l’unico politico italiano a saper leggere la politica futura oltre i dieci anni, fa un ultimo tentativo disperato di salvare il salvabile cercando di associare i comunisti di Berlinguer al governo. In piena guerra fredda questo atto non poteva essere compreso dal governo d‘Oltreatlantico, ne da tantomeno dai governi europei, …..ma soprattutto da quelle mele marce dei suoi colleghi/avversari di partito che stavano naturalmente a destra. Moro verrà fatto fuori con l’ausilio delle Brigate rosse senza poter essere salvato dallo Stato con lo strano episodio di Via Gradoli, ma rimane anche il fondato sospetto, che se le Br volevano veramente mettere in crisi lo Stato rivelando erga omnes fatti e misfatti della gestione democristiana, l’uomo da rapire era Andreotti e certamente non Moro.
La previsione di Moro era più che giusta, e le mele marce porteranno per la prima volta l’Italia sull’orlo dell’abisso nel 1992.
Cosa dovremmo quindi fare a questo punto? Mettere la testa sotto la sabbia facendo finta di non conoscere la storia d’Italia, e di far finta di non sapere quali sono gli effetti degenerativi se in un cesto si mescolano mele marce a mele nuove?
Cerchiamo di essere realisti e disincantati.
Tutti sappiamo cosa succede ad un cesto di mele nuove e sane. Il tempo, provvede che prima o poi marciscano. E' una legge naturale di questo pianeta a cui non ci si può sottrarre come la legge di gravità, o che i fiumi scorrano tutti dal punto più alto della fonte verso il punto più basso, la foce che lo riversa nella mare, e non in senso inverso
Di conseguenza occorre mettere in atto un sistema in cui quando le mele marce cominciano il loro processo naturale di invecchiamento, vengano sostituite con mele nuove, cercando di mantenere quindi, il cesto composto sempre da mele sane.
Accettare di far traslocare le mele marce nel nuovo cesto, penso che possano tutti rendersi conto che rappresenti un atto sconsiderato, per non usare un altro molto più appropriato ma molto più forte.
Re: Come se ne viene fuori ?
No Monti Day: il 27 ottobre c'è rischio scontri. Forse un servizio d'ordine
L'Huffington Post | Di Laura Eduati
Pubblicato: 13/10/2012 14:55 CEST Aggiornato: 13/10/2012 14:55 CEST
Gli organizzatori del No Monti Day temono che la manifestazione del 27 ottobre degeneri in scontri e tafferugli organizzati da gruppi estranei alla protesta di piazza. E per questo starebbero organizzando un servizio d'ordine per tenere lontani coloro che dovessero presentarsi a volto coperto. Il tentativo, insomma, è quello di non replicare la giornata del 15 ottobre 2011 quando l'enorme mobilitazione sfociò nella lunga guerriglia urbana di piazza San Giovanni.
«Sappiamo che qualcuno, non avendo le forze per organizzare niente di proprio, si comporta da parassita e approfitta delle masse in piazza per coprirsi e fare guerriglia», confessa un promotore che preferisce rimanere anonimo. La paura è che un eventuale pioggia di sampietrini e fumogeni possa oscurare ancora una volta, a livello mediatico, le ragioni di una mobilitazione che idealmente vorrebbe ricollegarsi alle altre mobilitazioni europee.
In effetti all'interno del frastagliato movimento la discussione sullo svolgimento del No Monti Day è sotterranea ma vivacissima. Per le aree più radicali, il corteo del 27 ottobre sarebbe un compromesso pacifico soprattutto nella scelta di rimanere lontano dai palazzi della politica: il percorso concordato infatti prevede di partire da piazza della Repubblica e arrivare a piazza San Giovanni. Nessun assedio al Parlamento come è accaduto recentemente a Madrid, dunque, e nessuna piazza Syntagma. In questo modo, è l'accusa, si cerca di stemperare «la giusta rabbia popolare» che invece diventa protagonista in Spagna e soprattutto in Grecia: ed è proprio la continua rivolta greca il riferimento di coloro che vorrebbero una reazione forte al governo Monti e alle politiche dell'austerity.
Al No Monti Day per il momento aderiscono parti della Fiom vicine a Giorgio Cremaschi (comitato No Debito), la Cgil insegnanti, il sindacato Cobas e molte rappresentanze sindacali di base, rete degli studenti universitari, Rifondazione Comunista, ma anche Gianfranco Mascia del Popolo Viola, scrittori e docenti universitari. Sempre nelle parole degli organizzatori, la speranza è quella di «coinvolgere la gente comune, non affiliata alla politica, persone giovani e meno giovani che non sono d'accordo con quello che sta succedendo in nome dello spread».
Nessun esponente di Sinistra ecologia e libertà ha invece manifestato la propria adesione, al contrario dell'anno scorso: la battaglia del 15 ottobre in questo senso ha segnato uno spartiacque all'interno della sinistra, che nella sua parte maggioritaria avrebbe voluto scendere in piazza pacificamente sul modello degli allora “indignados” spagnoli e degli Occupy americani. Ora risulta difficile capire in quale modo l'opposizione alle politiche europee e del governo Monti possa esprimersi senza cadere nella trappola della violenza o non-violenza.
L'Huffington Post | Di Laura Eduati
Pubblicato: 13/10/2012 14:55 CEST Aggiornato: 13/10/2012 14:55 CEST
Gli organizzatori del No Monti Day temono che la manifestazione del 27 ottobre degeneri in scontri e tafferugli organizzati da gruppi estranei alla protesta di piazza. E per questo starebbero organizzando un servizio d'ordine per tenere lontani coloro che dovessero presentarsi a volto coperto. Il tentativo, insomma, è quello di non replicare la giornata del 15 ottobre 2011 quando l'enorme mobilitazione sfociò nella lunga guerriglia urbana di piazza San Giovanni.
«Sappiamo che qualcuno, non avendo le forze per organizzare niente di proprio, si comporta da parassita e approfitta delle masse in piazza per coprirsi e fare guerriglia», confessa un promotore che preferisce rimanere anonimo. La paura è che un eventuale pioggia di sampietrini e fumogeni possa oscurare ancora una volta, a livello mediatico, le ragioni di una mobilitazione che idealmente vorrebbe ricollegarsi alle altre mobilitazioni europee.
In effetti all'interno del frastagliato movimento la discussione sullo svolgimento del No Monti Day è sotterranea ma vivacissima. Per le aree più radicali, il corteo del 27 ottobre sarebbe un compromesso pacifico soprattutto nella scelta di rimanere lontano dai palazzi della politica: il percorso concordato infatti prevede di partire da piazza della Repubblica e arrivare a piazza San Giovanni. Nessun assedio al Parlamento come è accaduto recentemente a Madrid, dunque, e nessuna piazza Syntagma. In questo modo, è l'accusa, si cerca di stemperare «la giusta rabbia popolare» che invece diventa protagonista in Spagna e soprattutto in Grecia: ed è proprio la continua rivolta greca il riferimento di coloro che vorrebbero una reazione forte al governo Monti e alle politiche dell'austerity.
Al No Monti Day per il momento aderiscono parti della Fiom vicine a Giorgio Cremaschi (comitato No Debito), la Cgil insegnanti, il sindacato Cobas e molte rappresentanze sindacali di base, rete degli studenti universitari, Rifondazione Comunista, ma anche Gianfranco Mascia del Popolo Viola, scrittori e docenti universitari. Sempre nelle parole degli organizzatori, la speranza è quella di «coinvolgere la gente comune, non affiliata alla politica, persone giovani e meno giovani che non sono d'accordo con quello che sta succedendo in nome dello spread».
Nessun esponente di Sinistra ecologia e libertà ha invece manifestato la propria adesione, al contrario dell'anno scorso: la battaglia del 15 ottobre in questo senso ha segnato uno spartiacque all'interno della sinistra, che nella sua parte maggioritaria avrebbe voluto scendere in piazza pacificamente sul modello degli allora “indignados” spagnoli e degli Occupy americani. Ora risulta difficile capire in quale modo l'opposizione alle politiche europee e del governo Monti possa esprimersi senza cadere nella trappola della violenza o non-violenza.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 67
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 5
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 5
Le termiti
Le Termiti sono i maggiori insetti dannosi per il legno delle zone tropicali e sub-tropicali
Da noi, dal 1953, siamo stati invasi da un particolare tipo di termiti, le termiti politiche. In questi sessant’anni si sono mangiati per due volte la casa Italia. Da qualsiasi parte ti giri, le termiti hanno divorato proprio tutto.
***
1- ORSI, FINALE DI PARTITA: TROVATE LE CARTE SEGRETE SULLA TANGENTE INDIANA ALLA LEGA -
2- “SE NON C’ERA MARONI COL CAVOLO CHE ERO QUA”. APPENA NOMINATO A CAPO DI FINMECCANICA, ORSI RINGRAZIA IL SUO SPONSOR LEGHISTA E GLI OFFRE CASA PER LE FERIE -
3- GRILLI-PASSERA VOGLIONO DISDETTARE L’INCONTRO DI MARTEDÌ CON ORSI (MONTI NO). TUTTI SPERANO CHE LUNEDÌ SIA LA MAGISTRATURA A TOGLIERE LE CASTAGNE DAL FUOCO -
4- L'ULTIMA INFORMATIVA DEI CARABINIERI SULLO SCANDALO INDIANO È FINITA DUE SERE FA SULL'ANSA, MA ‘’CORRIERE’’, ‘’REPUBBLICA’’ E ‘'STAMPA’’ HANNO CHIUSO NELLO SGABUZZINO DELLE SCOPE L'ISTRUTTIVO DOCUMENTO E I LORO FAMOSI GIORNALISTI INVESTIGATIVI -
5- POI DICONO CHE I TIGGÌ DELLA RAI SONO ADDOMESTICATI. ANCHE OGGI, SOLTANTO ‘’IL FATTO’’ E IL ‘’SECOLO’’ DI GENOVA (DOVE HA SEDE L'ANSALDO DA SVENDERE) PUBBLICANO CARTE E DOCUMENTI. BRAVI LORO, O NARCOTIZZATI GLI ALTRI? LA SECONDA CHE HAI DETTO -
Dagoreport
Ok, ci si vede martedì, oppure lo si lascia cuocere nel suo brodo, in attesa che magari ci pensi la magistratura? Al governo del Rigor Montis non sanno ancora bene che pesci prendere con Giuseppe Orsi, che sull'affare indiano degli elicotteri rischia di andare a bagno, tra un'intercettazione e un "memorandum segreto". Vittorio Grilli l'aveva convocato per martedì, con la scusa di discutere delle prospettive di Finmeccanica dopo la fusione Eads-Bae.
Ma nel frattempo l'accordo internazionale è saltato e allora che ci si vede a fare? Per ascoltare i piani (di dismissione) del capoccione catto-leghista di Piacenza, e magari per dargli la benedizione montiana? Grilli e l'Airone Passera pare che a questo punto siano scettici sull'utilità dell'incontro del 16. E tutti sperano che sia la magistratura a togliere le castagne dal fuoco.
Mentre ieri Orsi era a Milano in seduta con i suoi avvocati per decidere o meno il fatidico passo indietro, a Lugano è stata trovata una valigia di documenti segreti sulla commessa dei 12 elicotteri AgustaWestland in India e l'inchiesta sulla corruzione internazionale potrebbe essere a una svolta.
L'ultima informativa dei carabinieri sullo scandalo indiano è finita due sere fa sull'Ansa, ma Corriere, Repubblica e Stampa hanno chiuso nello sgabuzzino delle scope l'istruttivo documento e i loro famosi giornalisti investigativi. Poi dicono che i Tiggì della Rai sono addomesticati. Anche oggi, soltanto il Cetriolo Quotidiano e il Secolo di Genova (dove ha sede l'Ansaldo da svendere) pubblicano carte e documenti. Bravi loro, o narcotizzati gli altri? Con tutto il rispetto, "la seconda che hai detto".
2- TROVATE LE CARTE SEGRETE SULLA TANGENTE INDIANA IN CASA DELLE MAMMA DEL MEDIATORE GUIDO HASCHKE
Francesco Bonazzi per il Secolo XIX
Le carte segrete sulla fornitura di 12 elicotteri Agusta Westland per la polizia indiana, un affare da 556 milioni di euro sul quale sarebbero volate mazzette per 51 milioni, erano custodite a casa di un'anziana signora di Lugano. Gliele aveva portate il figlio sessantenne, mediatore Finmeccanica in giro per il mondo, convinto che non sarebbero mai state trovate.
Una mossa della quale si vanta egli stesso con il socio, mentre vanno in macchina al ristorante. Il problema è che quell'Audi A6 nera, con targa ticinese, era stata appena imbottita di microspie dai carabinieri. Che ascoltano in diretta quella e altre confessioni.
Così, quando a Berna arriva la rogatoria chiesta dalla procura di Napoli, i gendarmi svizzeri vanno a colpo sicuro anche a casa della signora. E in una valigia trovano i documenti che cercavano, compreso un imbarazzante «Highly Confidential Memorandum» in inglese, con la quantificazione della tangente da pagare al generale indiano che guidava la commissione di collaudo.
L'indagine sulla maxi-commessa vinta in India nel 2010, scatta a Napoli il 15 novembre dello scorso anno, quando l'ex manager di Finmeccanica Lorenzo Borgogni mette a verbale: «l'ascesa di Giuseppe Orsi da amministratore delegato di Agusta a capo di tutta Finmeccanica, è avvenuta grazie al pagamento di una tangente di 10 milioni alla Lega Nord e a Comunione e Liberazione».
I soldi sarebbero tornati indietro dai 51 milioni di provvigione pagati per l'affare indiano a tre mediatori internazionali: lo svizzero-americano Guido Ralph Haschke, l'italo-svizzero Carlo Gerosa e il britannico Christian Michel. Orsi, Finmeccanica e gli altri accusati da Borgogni smentiscono seccamente e hanno anche querelato per diffamazione l'ex braccio destro di Pier Francesco Guarguaglini.
L'inchiesta nel frattempo è finita per competenza territoriale a Busto Arsizio, dove il mese scorso sono stati iscritti sul registro degli indagati per corruzione internazionale Orsi, il suo successore in Agusta, Bruno Spagnolini, i dirigenti Attilio Garavaglia e Luciano Fava e i tre intermediari esteri, oltre a Finmeccanica come persona giuridica. Ad aprile, i nomi di Haschke e Michel escono sui giornali italiani e per gente abituata a muoversi nella discrezione più totale inizia un autentico supplizio.
Haschke è l'uomo che ha tenuto i contatti con il governo indiano e che dovrebbe anche oggi occuparsi di alcuni contratti accessori. Ma i suoi avvocati gli sconsigliano di mettere piede in India, perchè lì la legge vieta il pagamento di provvigioni e lo scandalo sta montando. I carabinieri del Noe, guidati dal capitano Pietro Raiola Pescarini, lo chiamano a Lugano e gli propongono di andare a Napoli a farsi interrogare.
Ma lui rifiuta e manda a dire ai pm Vincenzo Piscitelli e Henry Woodcock: «Sono cittadino svizzero, venite qui con apposita rogatoria». Nel frattempo, fa ancora qualche giro in Nord Italia, tra Piacenza, Milano e Recco. Ai primi di marzo, la sua Audi è già piena di cimici e i carabinieri ascoltano le sue conversazioni.
Una delle registrazioni più interessanti è quella captata il 3 marzo tra Haschke e Gerosa. Il primo dice: «Io, comunque, già da mesi, tutta la documentazione dove c'è il nome AgustaWestland l'ho fatta sparire dall'ufficio, contratti compresi, e ho dato tutto a mia mamma». Il socio gli risponde: «Dobbiamo riguardare anche i contratti che abbiamo in cassaforte...meglio tenerli in casa o in una cassetta di sicurezza».
Quindi completano l'assist agli inquirenti facendo il nome del loro socio indiano, Khaitan Gautam (indagato anche lui), del quale dicono: «E' la nostra linea del Piave...Gli ordini di riciclaggio li davamo noi, ma il riciclaggio lo faceva lui. E' veramente un'associazione a delinquere». Se lo dicono da soli, ma forse scherzavano. Sembra invece più che altro esasperato, il solito Haschke, quando si sfoga così: «Ma se me li fossi intascati tutti io, quei 51 milioni, non eravamo già più qui, no?» (2 maggio 2012, ore 21 e 52).
Il 23 aprile, arrivata la rogatoria italiana, la gendarmeria esegue una serie di perquisizioni e a casa della signora Haschke trova «una valigia con all'interno copiosa documentazione riguardante Agusta Westland International, la corrispondenza e i rapporti con l'India, tra cui un memorandum in lingua inglese». Il memo porta la data del 18 gennaio 2010, e secondo l'informativa dei carabinieri «rivela le pattuizioni degli associati per aggiudicarsi la gara d'appalto internazionale dei 12 elicotteri».
Vi si legge che «il colonnello Siddhu è stato l'uomo che ha ribaltato le sorti dei collaudi a favore dei francesi ed era ovviamente il loro uomo, ma ora è stato sostituito dal generale Saini, che guiderà il team». Il nuovo capo della commissione «ha preso contatti e ha offerto le sue prestazioni allo scopo di aiutare a eliminare la competizione su campi tecnici; e dopo un primo incontro del 16 ci ha fornito alcune informazioni».
Il documento «altamente confidenziale» (chissà perchè ci tengono a scrivercelo sopra), prosegue con la garanzia che «se si giunge a un accordo con Saini, le questioni tecniche di cui sopra diventeranno irrilevanti; inoltre, i collaudi saranno condotti in modo da favorire i suoi sponsor».
E quanto vuole il signor generale? «Chiede lo 0,5%, pari a circa 5 milioni di dollari, pagabile al rilascio della relazione tecnica finale. Egli è molto entusiasta di questo essendo il suo ultimo importante incarico prima della pensione. Ha chiesto una risposta per domani 19 gennaio. Gli abbiamo detto che deve essere un po' più paziente e che gli daremo una risposta alla chiusura dell'affare, mercoledì 20 gennaio».
Ma a parte la vittoria italiana, che potrebbe anche essere stata conquistata onestamente, sono stati poi versati questi 5 milioni di dollari? Qui, saggiamente, l'informativa dei carabinieri rimane nel vago: «Nello stesso giorno (del ritrovamento) si procedeva a un primo interrogatorio di Haschke da parte dell'Autorità elvetica, seguito da analogo interrogatorio del 23 maggio 2012, entrambi alla presenza dell'Autorità giudiziaria napoletana. Entrambi di estremo interesse per le indagini». Nel frattempo, con lo spostamento del fascicolo a Busto, si sono persi cinque mesi. Ma ora, dalla procura lombarda sono pronti a ripartire da quella valigia.
3- "SE NON C'ERA MARONI COL CAVOLO CHE ERO QUA" - APPENA NOMINATO A CAPO DELL'AZIENDA DI STATO RINGRAZIA IL SUO SPONSOR LEGHISTA E GLI OFFRE CASA PER LE FERIE
di Marco Lillo per Il Fatto
Quando Il Fatto Quotidiano aveva raccontato che tra Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica, e Roberto Maroni, leader della Lega, ci sono rapporti confidenziali, entrambi avevano reagito piccati. Una posizione comprensibile visto il contesto: l'ex direttore centrale di Finmeccanica Lorenzo Borgogni ha raccontato ai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli di avere appreso da una sua fonte che proprio Orsi, allora amministratore di Agusta Westland, avrebbe ordinato nel 2010 ai suoi consulenti di creare la provvista da 10 milioni di euro per pagare mazzette alla Lega Nord in occasione dell'affare della vendita degli elicotteri all'India.
Il procuratore capo di Busto Arsizio Eugenio Fusco, dove l'indagine è nel frattempo finita, dovrà verificare le accuse contro Orsi (Maroni non solo non è indagato ma ha presentato querele e non è mai nemmeno citato da Borgogni) che è indagato per corruzione e riciclaggio.
Oggi Il Fatto pubblica in esclusiva le intercettazioni di tre telefonate che - pur non scalfendo la presunzione di innocenza che si deve a Orsi - dimostrano i reali rapporti con Maroni. Orsi ringrazia Maroni nel giorno della nomina per tutto quello che ha fatto per lui il 3 aprile 2011, quando è diventato amministratore delegato di Finmeccanica, cominciando la sua scalata completata proprio il giorno della telefonata intercettata con la nomina a presidente.
È il primo dicembre del 2011 quando alle 8 di sera Maroni chiama Orsi per complimentarsi.
MARONI (M): Non so se è la fine del calvario o se comincia adesso ...
ORSI (O) Io credo che cominci adesso, caro Roberto ...
M: Però volevo farti i complimenti, ti ho seguito con sofferenza in questi giorni, perché è stata una cosa ... ignobile c'era da aspettarselo perché ... però mi sembra che sia andata nel modo migliore
O: Sì, sì ...è un po' pesante tutte e due assieme (presidente e amministratore Ndr)... però.... qualcuno ingombrante o non allineato, meglio così insomma
M: Ma poi sai è il riconoscimento indiscusso della tua professionalità e del fatto che tu sei l'uomo migliore che poteva reggere questo peso qui, no, al di là di tutte le polemiche che legano Lega ...
O: Certo ...
M: Che poi io e te sappiamo com'è andata, no, e sappiamo che...
O: io dico sempre comunque se non c'è Roberto Maroni a fare l'ultimo miglio, col cavolo che io qua c'ero, penso fanno tutti i bravi
M: Esatto ... esatto ... O: Però alla fine quella domenica (il 3 aprile 2011 Ndr), la telefonata l'hai fatta tu M:. E si infatti ... per cui sono molto soddisfatto ... . O: Adesso non so ... se sono soddisfatti non so se ringraziarti o volertene ...inc ... certamente te ne vuole ... dai ci vediamo presto, qui a Roma o dove ti capita...
M: Va bene (...)
O: dai ci vediamo presto e grazie comunque del tuo supporto ...
Il 21 dicembre Orsi richiama Maroni e parlano dell'appoggio ottenuto nel nuovo Governo Monti.
MARONI (M): "Come va .. Infatti. Io avevo parlato con Passera per altre cose e lui mi ha detto che era stato lui a insistere non solo per la tua riconferma ma anche per l'estensione a .. poi non so se è vero o no.
O: Sì, sì.
M: "Ma perché poi a cose fatte tutti si accreditano la vittoria poi la sconfitta sono orfani però insomma è meglio".
O: "Ascolta ancora l'altra sera a uno che .. amico no? gli ho detto: voi non mi rompete i coglioni. no? lo dico perché anche se mi sentono viene registrato. no?"
Maroni: (ndr. Ride).
Orsi: "Sarà che sono o non sono della Lega. ma se non c'era. se non c'era Maroni, io qua non c'ero. Oggi quindi comunque nel bene o nel male. ringraziatelo o maleditelo se non vi vado bene".
M: (ndr. ride)
O: Senti veramente alla fine è così. No?
M: E sì infatti, e tu sai .. e tu sai che noi l'abbiamo fatto non perchè tu sei della Lega, perchè non è vero e non ce ne frega un caXXo, ma perchè io e una parte della Lega siamo quelli che sosteniamo che le persone devono andare perchè meritano di andare, perchè hanno le capacità e non perchè hanno la tessera, no quindi.
Le vacanze di Natale però sono vicinissime e Maroni si lamenta scherzando con Orsi sul lavoro eccessivo per sua moglie, dipendente Alenia.
Maroni (M): mia moglie lavora .. .la fate lavorare anche durante le vacanze di Natale" Orsi
(O): è Caporaletti (presidente Alenia Ndr), chiamalo (ridono).
Poi Orsi offre all'ex ministro la sua casa di Corvara, sulle Dolomiti in Val Badia. Maroni non rifiuta ma poi tutto salta per i suoi impegni.
Orsi: No perché io ho una casa a Corvara che rimane vuota perché non c'andiamo quindi vabbè. Senti facciamo così, sentiamoci in quei giorni lì. Maroni: Sì, sì volentieri.
Orsi: Io, con miei figli, vado su due o tre giorni.
Maroni: Bene bene
Orsi: Poi per il resto rimane rimane vuota.
Maroni: Ti ringrazio.
Orsi: Se vuoi andare su due o tre giorni, è bellissimo .. è un albergo è un (...) quindi.
Maroni: ahahah Orsi: Io c'ho 15 giorni, dal 23 al al.. dal 23 al 6. Maroni: Ah fantastico. Orsi: In genere una settimana riusciamo a farla e invece no. Se poi vuoi andare su proprio il 26, 27 e 28 Maroni: Ah ... ti ringrazio davvero, va bene va bene". Poi Orsi richiama ma Maroni non può: "Ti ringrazio, io credo di non riuscire ad andare perché c'ho una cosa qui devo andare a Bergamo per la Lega".
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 5
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 5
Le termiti
Le Termiti sono i maggiori insetti dannosi per il legno delle zone tropicali e sub-tropicali
Da noi, dal 1953, siamo stati invasi da un particolare tipo di termiti, le termiti politiche. In questi sessant’anni si sono mangiati per due volte la casa Italia. Da qualsiasi parte ti giri, le termiti hanno divorato proprio tutto.
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1- ORSI, FINALE DI PARTITA: TROVATE LE CARTE SEGRETE SULLA TANGENTE INDIANA ALLA LEGA -
2- “SE NON C’ERA MARONI COL CAVOLO CHE ERO QUA”. APPENA NOMINATO A CAPO DI FINMECCANICA, ORSI RINGRAZIA IL SUO SPONSOR LEGHISTA E GLI OFFRE CASA PER LE FERIE -
3- GRILLI-PASSERA VOGLIONO DISDETTARE L’INCONTRO DI MARTEDÌ CON ORSI (MONTI NO). TUTTI SPERANO CHE LUNEDÌ SIA LA MAGISTRATURA A TOGLIERE LE CASTAGNE DAL FUOCO -
4- L'ULTIMA INFORMATIVA DEI CARABINIERI SULLO SCANDALO INDIANO È FINITA DUE SERE FA SULL'ANSA, MA ‘’CORRIERE’’, ‘’REPUBBLICA’’ E ‘'STAMPA’’ HANNO CHIUSO NELLO SGABUZZINO DELLE SCOPE L'ISTRUTTIVO DOCUMENTO E I LORO FAMOSI GIORNALISTI INVESTIGATIVI -
5- POI DICONO CHE I TIGGÌ DELLA RAI SONO ADDOMESTICATI. ANCHE OGGI, SOLTANTO ‘’IL FATTO’’ E IL ‘’SECOLO’’ DI GENOVA (DOVE HA SEDE L'ANSALDO DA SVENDERE) PUBBLICANO CARTE E DOCUMENTI. BRAVI LORO, O NARCOTIZZATI GLI ALTRI? LA SECONDA CHE HAI DETTO -
Dagoreport
Ok, ci si vede martedì, oppure lo si lascia cuocere nel suo brodo, in attesa che magari ci pensi la magistratura? Al governo del Rigor Montis non sanno ancora bene che pesci prendere con Giuseppe Orsi, che sull'affare indiano degli elicotteri rischia di andare a bagno, tra un'intercettazione e un "memorandum segreto". Vittorio Grilli l'aveva convocato per martedì, con la scusa di discutere delle prospettive di Finmeccanica dopo la fusione Eads-Bae.
Ma nel frattempo l'accordo internazionale è saltato e allora che ci si vede a fare? Per ascoltare i piani (di dismissione) del capoccione catto-leghista di Piacenza, e magari per dargli la benedizione montiana? Grilli e l'Airone Passera pare che a questo punto siano scettici sull'utilità dell'incontro del 16. E tutti sperano che sia la magistratura a togliere le castagne dal fuoco.
Mentre ieri Orsi era a Milano in seduta con i suoi avvocati per decidere o meno il fatidico passo indietro, a Lugano è stata trovata una valigia di documenti segreti sulla commessa dei 12 elicotteri AgustaWestland in India e l'inchiesta sulla corruzione internazionale potrebbe essere a una svolta.
L'ultima informativa dei carabinieri sullo scandalo indiano è finita due sere fa sull'Ansa, ma Corriere, Repubblica e Stampa hanno chiuso nello sgabuzzino delle scope l'istruttivo documento e i loro famosi giornalisti investigativi. Poi dicono che i Tiggì della Rai sono addomesticati. Anche oggi, soltanto il Cetriolo Quotidiano e il Secolo di Genova (dove ha sede l'Ansaldo da svendere) pubblicano carte e documenti. Bravi loro, o narcotizzati gli altri? Con tutto il rispetto, "la seconda che hai detto".
2- TROVATE LE CARTE SEGRETE SULLA TANGENTE INDIANA IN CASA DELLE MAMMA DEL MEDIATORE GUIDO HASCHKE
Francesco Bonazzi per il Secolo XIX
Le carte segrete sulla fornitura di 12 elicotteri Agusta Westland per la polizia indiana, un affare da 556 milioni di euro sul quale sarebbero volate mazzette per 51 milioni, erano custodite a casa di un'anziana signora di Lugano. Gliele aveva portate il figlio sessantenne, mediatore Finmeccanica in giro per il mondo, convinto che non sarebbero mai state trovate.
Una mossa della quale si vanta egli stesso con il socio, mentre vanno in macchina al ristorante. Il problema è che quell'Audi A6 nera, con targa ticinese, era stata appena imbottita di microspie dai carabinieri. Che ascoltano in diretta quella e altre confessioni.
Così, quando a Berna arriva la rogatoria chiesta dalla procura di Napoli, i gendarmi svizzeri vanno a colpo sicuro anche a casa della signora. E in una valigia trovano i documenti che cercavano, compreso un imbarazzante «Highly Confidential Memorandum» in inglese, con la quantificazione della tangente da pagare al generale indiano che guidava la commissione di collaudo.
L'indagine sulla maxi-commessa vinta in India nel 2010, scatta a Napoli il 15 novembre dello scorso anno, quando l'ex manager di Finmeccanica Lorenzo Borgogni mette a verbale: «l'ascesa di Giuseppe Orsi da amministratore delegato di Agusta a capo di tutta Finmeccanica, è avvenuta grazie al pagamento di una tangente di 10 milioni alla Lega Nord e a Comunione e Liberazione».
I soldi sarebbero tornati indietro dai 51 milioni di provvigione pagati per l'affare indiano a tre mediatori internazionali: lo svizzero-americano Guido Ralph Haschke, l'italo-svizzero Carlo Gerosa e il britannico Christian Michel. Orsi, Finmeccanica e gli altri accusati da Borgogni smentiscono seccamente e hanno anche querelato per diffamazione l'ex braccio destro di Pier Francesco Guarguaglini.
L'inchiesta nel frattempo è finita per competenza territoriale a Busto Arsizio, dove il mese scorso sono stati iscritti sul registro degli indagati per corruzione internazionale Orsi, il suo successore in Agusta, Bruno Spagnolini, i dirigenti Attilio Garavaglia e Luciano Fava e i tre intermediari esteri, oltre a Finmeccanica come persona giuridica. Ad aprile, i nomi di Haschke e Michel escono sui giornali italiani e per gente abituata a muoversi nella discrezione più totale inizia un autentico supplizio.
Haschke è l'uomo che ha tenuto i contatti con il governo indiano e che dovrebbe anche oggi occuparsi di alcuni contratti accessori. Ma i suoi avvocati gli sconsigliano di mettere piede in India, perchè lì la legge vieta il pagamento di provvigioni e lo scandalo sta montando. I carabinieri del Noe, guidati dal capitano Pietro Raiola Pescarini, lo chiamano a Lugano e gli propongono di andare a Napoli a farsi interrogare.
Ma lui rifiuta e manda a dire ai pm Vincenzo Piscitelli e Henry Woodcock: «Sono cittadino svizzero, venite qui con apposita rogatoria». Nel frattempo, fa ancora qualche giro in Nord Italia, tra Piacenza, Milano e Recco. Ai primi di marzo, la sua Audi è già piena di cimici e i carabinieri ascoltano le sue conversazioni.
Una delle registrazioni più interessanti è quella captata il 3 marzo tra Haschke e Gerosa. Il primo dice: «Io, comunque, già da mesi, tutta la documentazione dove c'è il nome AgustaWestland l'ho fatta sparire dall'ufficio, contratti compresi, e ho dato tutto a mia mamma». Il socio gli risponde: «Dobbiamo riguardare anche i contratti che abbiamo in cassaforte...meglio tenerli in casa o in una cassetta di sicurezza».
Quindi completano l'assist agli inquirenti facendo il nome del loro socio indiano, Khaitan Gautam (indagato anche lui), del quale dicono: «E' la nostra linea del Piave...Gli ordini di riciclaggio li davamo noi, ma il riciclaggio lo faceva lui. E' veramente un'associazione a delinquere». Se lo dicono da soli, ma forse scherzavano. Sembra invece più che altro esasperato, il solito Haschke, quando si sfoga così: «Ma se me li fossi intascati tutti io, quei 51 milioni, non eravamo già più qui, no?» (2 maggio 2012, ore 21 e 52).
Il 23 aprile, arrivata la rogatoria italiana, la gendarmeria esegue una serie di perquisizioni e a casa della signora Haschke trova «una valigia con all'interno copiosa documentazione riguardante Agusta Westland International, la corrispondenza e i rapporti con l'India, tra cui un memorandum in lingua inglese». Il memo porta la data del 18 gennaio 2010, e secondo l'informativa dei carabinieri «rivela le pattuizioni degli associati per aggiudicarsi la gara d'appalto internazionale dei 12 elicotteri».
Vi si legge che «il colonnello Siddhu è stato l'uomo che ha ribaltato le sorti dei collaudi a favore dei francesi ed era ovviamente il loro uomo, ma ora è stato sostituito dal generale Saini, che guiderà il team». Il nuovo capo della commissione «ha preso contatti e ha offerto le sue prestazioni allo scopo di aiutare a eliminare la competizione su campi tecnici; e dopo un primo incontro del 16 ci ha fornito alcune informazioni».
Il documento «altamente confidenziale» (chissà perchè ci tengono a scrivercelo sopra), prosegue con la garanzia che «se si giunge a un accordo con Saini, le questioni tecniche di cui sopra diventeranno irrilevanti; inoltre, i collaudi saranno condotti in modo da favorire i suoi sponsor».
E quanto vuole il signor generale? «Chiede lo 0,5%, pari a circa 5 milioni di dollari, pagabile al rilascio della relazione tecnica finale. Egli è molto entusiasta di questo essendo il suo ultimo importante incarico prima della pensione. Ha chiesto una risposta per domani 19 gennaio. Gli abbiamo detto che deve essere un po' più paziente e che gli daremo una risposta alla chiusura dell'affare, mercoledì 20 gennaio».
Ma a parte la vittoria italiana, che potrebbe anche essere stata conquistata onestamente, sono stati poi versati questi 5 milioni di dollari? Qui, saggiamente, l'informativa dei carabinieri rimane nel vago: «Nello stesso giorno (del ritrovamento) si procedeva a un primo interrogatorio di Haschke da parte dell'Autorità elvetica, seguito da analogo interrogatorio del 23 maggio 2012, entrambi alla presenza dell'Autorità giudiziaria napoletana. Entrambi di estremo interesse per le indagini». Nel frattempo, con lo spostamento del fascicolo a Busto, si sono persi cinque mesi. Ma ora, dalla procura lombarda sono pronti a ripartire da quella valigia.
3- "SE NON C'ERA MARONI COL CAVOLO CHE ERO QUA" - APPENA NOMINATO A CAPO DELL'AZIENDA DI STATO RINGRAZIA IL SUO SPONSOR LEGHISTA E GLI OFFRE CASA PER LE FERIE
di Marco Lillo per Il Fatto
Quando Il Fatto Quotidiano aveva raccontato che tra Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica, e Roberto Maroni, leader della Lega, ci sono rapporti confidenziali, entrambi avevano reagito piccati. Una posizione comprensibile visto il contesto: l'ex direttore centrale di Finmeccanica Lorenzo Borgogni ha raccontato ai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli di avere appreso da una sua fonte che proprio Orsi, allora amministratore di Agusta Westland, avrebbe ordinato nel 2010 ai suoi consulenti di creare la provvista da 10 milioni di euro per pagare mazzette alla Lega Nord in occasione dell'affare della vendita degli elicotteri all'India.
Il procuratore capo di Busto Arsizio Eugenio Fusco, dove l'indagine è nel frattempo finita, dovrà verificare le accuse contro Orsi (Maroni non solo non è indagato ma ha presentato querele e non è mai nemmeno citato da Borgogni) che è indagato per corruzione e riciclaggio.
Oggi Il Fatto pubblica in esclusiva le intercettazioni di tre telefonate che - pur non scalfendo la presunzione di innocenza che si deve a Orsi - dimostrano i reali rapporti con Maroni. Orsi ringrazia Maroni nel giorno della nomina per tutto quello che ha fatto per lui il 3 aprile 2011, quando è diventato amministratore delegato di Finmeccanica, cominciando la sua scalata completata proprio il giorno della telefonata intercettata con la nomina a presidente.
È il primo dicembre del 2011 quando alle 8 di sera Maroni chiama Orsi per complimentarsi.
MARONI (M): Non so se è la fine del calvario o se comincia adesso ...
ORSI (O) Io credo che cominci adesso, caro Roberto ...
M: Però volevo farti i complimenti, ti ho seguito con sofferenza in questi giorni, perché è stata una cosa ... ignobile c'era da aspettarselo perché ... però mi sembra che sia andata nel modo migliore
O: Sì, sì ...è un po' pesante tutte e due assieme (presidente e amministratore Ndr)... però.... qualcuno ingombrante o non allineato, meglio così insomma
M: Ma poi sai è il riconoscimento indiscusso della tua professionalità e del fatto che tu sei l'uomo migliore che poteva reggere questo peso qui, no, al di là di tutte le polemiche che legano Lega ...
O: Certo ...
M: Che poi io e te sappiamo com'è andata, no, e sappiamo che...
O: io dico sempre comunque se non c'è Roberto Maroni a fare l'ultimo miglio, col cavolo che io qua c'ero, penso fanno tutti i bravi
M: Esatto ... esatto ... O: Però alla fine quella domenica (il 3 aprile 2011 Ndr), la telefonata l'hai fatta tu M:. E si infatti ... per cui sono molto soddisfatto ... . O: Adesso non so ... se sono soddisfatti non so se ringraziarti o volertene ...inc ... certamente te ne vuole ... dai ci vediamo presto, qui a Roma o dove ti capita...
M: Va bene (...)
O: dai ci vediamo presto e grazie comunque del tuo supporto ...
Il 21 dicembre Orsi richiama Maroni e parlano dell'appoggio ottenuto nel nuovo Governo Monti.
MARONI (M): "Come va .. Infatti. Io avevo parlato con Passera per altre cose e lui mi ha detto che era stato lui a insistere non solo per la tua riconferma ma anche per l'estensione a .. poi non so se è vero o no.
O: Sì, sì.
M: "Ma perché poi a cose fatte tutti si accreditano la vittoria poi la sconfitta sono orfani però insomma è meglio".
O: "Ascolta ancora l'altra sera a uno che .. amico no? gli ho detto: voi non mi rompete i coglioni. no? lo dico perché anche se mi sentono viene registrato. no?"
Maroni: (ndr. Ride).
Orsi: "Sarà che sono o non sono della Lega. ma se non c'era. se non c'era Maroni, io qua non c'ero. Oggi quindi comunque nel bene o nel male. ringraziatelo o maleditelo se non vi vado bene".
M: (ndr. ride)
O: Senti veramente alla fine è così. No?
M: E sì infatti, e tu sai .. e tu sai che noi l'abbiamo fatto non perchè tu sei della Lega, perchè non è vero e non ce ne frega un caXXo, ma perchè io e una parte della Lega siamo quelli che sosteniamo che le persone devono andare perchè meritano di andare, perchè hanno le capacità e non perchè hanno la tessera, no quindi.
Le vacanze di Natale però sono vicinissime e Maroni si lamenta scherzando con Orsi sul lavoro eccessivo per sua moglie, dipendente Alenia.
Maroni (M): mia moglie lavora .. .la fate lavorare anche durante le vacanze di Natale" Orsi
(O): è Caporaletti (presidente Alenia Ndr), chiamalo (ridono).
Poi Orsi offre all'ex ministro la sua casa di Corvara, sulle Dolomiti in Val Badia. Maroni non rifiuta ma poi tutto salta per i suoi impegni.
Orsi: No perché io ho una casa a Corvara che rimane vuota perché non c'andiamo quindi vabbè. Senti facciamo così, sentiamoci in quei giorni lì. Maroni: Sì, sì volentieri.
Orsi: Io, con miei figli, vado su due o tre giorni.
Maroni: Bene bene
Orsi: Poi per il resto rimane rimane vuota.
Maroni: Ti ringrazio.
Orsi: Se vuoi andare su due o tre giorni, è bellissimo .. è un albergo è un (...) quindi.
Maroni: ahahah Orsi: Io c'ho 15 giorni, dal 23 al al.. dal 23 al 6. Maroni: Ah fantastico. Orsi: In genere una settimana riusciamo a farla e invece no. Se poi vuoi andare su proprio il 26, 27 e 28 Maroni: Ah ... ti ringrazio davvero, va bene va bene". Poi Orsi richiama ma Maroni non può: "Ti ringrazio, io credo di non riuscire ad andare perché c'ho una cosa qui devo andare a Bergamo per la Lega".
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 68
Diario di un disastro annunciato – 12 ottobre 2012 – 6
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Cupio dissolvi
CUPIO DISSOLVI - ASPETTANDO IL DILUVIO FINMECCANICA, MARONI METTE CON LE SPALLE AL MURO FORMIGONI: ELEZIONI IN APRILE E DIMISSIONI PER I CONSIGLIERI REGIONALI LOMBARDI RINVIATI A GIUDIZIO - IL CLESTE A PISAPIA: "CHI FA IL GIUDICE DEGLI ALTRI DOVREBBE AVERE LA COSCIENZA LIMPIDA". UN RIFERIMENTO PRECISO ALLA VICENDA DELLA VENDITA SEA E ALL'INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA SU UN PRESUNTO BANDO 'SU MISURA' PER F2I, IL FONDO DI VITO GAMBERALE…
Repubblica.it
Il Consiglio federale della Lega Nord, riunito nella sede milanese di via Bellerio, ha emesso il verdetto: "Un unico election-day in aprile", per le politiche e le regionali, dopo aver approvato la nuova legge elettorale regionale e il bilancio "entro Natale". Questa la decisione uscita dal Consiglio federale della Lega per la Regione Lombardia. Il Federale ha anche stabilito che tutti i consiglieri regionali lombardi rinviati a giudizio devono dimettersi dal loro mandato "immediatamente". Sono queste le uniche due richieste rivolte al presidente Formigoni dopo il caso dell'arresto dell'assessore Domenico Zambetti e dopo l'azzeramento della giunta.
La riunione del Carroccio è durata più di due ore, presente anche Umberto Bossi. E' stata approvata la relazione illustrata dal segretario federale Roberto Maroni sull'attuale situazione della Regione Lombardia. Il Consiglio, dopo un'ampia discussione, ha dato mandato a Maroni e al segretario lombardo, Matteo Salvini, di "gestire la questione sia per quanto riguarda il nuovo assetto regionale sia per la durata della legislatura". Nessuna dichiarazione al termine del vertice, ma soltanto una breve nota per la stampa.
Matteo Salvini, al termine della riunione di via Bellerio, ha parlato con Tgcom 24 spiegando che "la decisione di oggi verrà sottoposta a referendum il 20 e il 21 ottobre. Ci saranno 1.500 gazebo nelle piazze lombarde per chiedere ai cittadini se condividono la scelta di andare a votare in aprile e chi vorrebbero come governatore della Lombardia. I cittadini devono decidere se questo consiglio deve andare a casa o meno, non Formigoni".
"Votare domani mattina? Non si può - ha proseguito Salvini- Occorrono 90 giorni, per legge. Dopo 15 anni di Regione Lombardia, però, Formigoni può lasciare il testimone. Farebbe bene a rendersene conto anche lui perché sarebbe utile essere ricordato per le cose buone fatte e non per le schermaglie delle ultime settimane. È la vittoria del buonsenso della Lega e di Bobo Maroni".
Salvini ha anche negato qualsiasi contrasto proprio con Maroni. Quest'ultimo, da Mestre dove si trova per la scuola di formazione politica, commenta con poche parole: "La decisione di andare al voto in aprile è una decisione giusta e tempestiva. E' una posizione chiara e una scelta fatta all'unanimità".
Da parte sua, il presidente Roberto Formigoni, nel corso di una conferenza stampa dopo un incontro con il ministro dell'Interno Cancellieri: "Non accetterei l'appoggio esterno della Lega alla mia nuova giunta". Respinta anche l'ipotesi di una giunta a tempo, perché "le giunte - ha spiegato il governatore - nascono per completare una legislatura con un programma preciso".
Subito dopo il governatore ha replicato all'intervista di Giuliano Pisapia, che dalle pagine di Repubblica, chiede che Milano si ribelli, parlando di una caduta di stile del sindaco e aggiungendo che "chi fa il giudice degli altri dovrebbe avere la coscienza limpida". Un riferimento preciso alla vicenda della vendita Sea e all'inchiesta della magistratura su un presunto bando 'su misura' per F2i, il fondo di Vito Gamberale.
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Il Consiglio federale della Lega Nord, riunito nella sede milanese di via Bellerio, ha emesso il verdetto: "Un unico election-day in aprile", per le politiche e le regionali, dopo aver approvato la nuova legge elettorale regionale e il bilancio "entro Natale". Questa la decisione uscita dal Consiglio federale della Lega per la Regione Lombardia. Il Federale ha anche stabilito che tutti i consiglieri regionali lombardi rinviati a giudizio devono dimettersi dal loro mandato "immediatamente". Sono queste le uniche due richieste rivolte al presidente Formigoni dopo il caso dell'arresto dell'assessore Domenico Zambetti e dopo l'azzeramento della giunta.
La riunione del Carroccio è durata più di due ore, presente anche Umberto Bossi. E' stata approvata la relazione illustrata dal segretario federale Roberto Maroni sull'attuale situazione della Regione Lombardia. Il Consiglio, dopo un'ampia discussione, ha dato mandato a Maroni e al segretario lombardo, Matteo Salvini, di "gestire la questione sia per quanto riguarda il nuovo assetto regionale sia per la durata della legislatura". Nessuna dichiarazione al termine del vertice, ma soltanto una breve nota per la stampa.
Matteo Salvini, al termine della riunione di via Bellerio, ha parlato con Tgcom 24 spiegando che "la decisione di oggi verrà sottoposta a referendum il 20 e il 21 ottobre. Ci saranno 1.500 gazebo nelle piazze lombarde per chiedere ai cittadini se condividono la scelta di andare a votare in aprile e chi vorrebbero come governatore della Lombardia. I cittadini devono decidere se questo consiglio deve andare a casa o meno, non Formigoni".
"Votare domani mattina? Non si può - ha proseguito Salvini- Occorrono 90 giorni, per legge. Dopo 15 anni di Regione Lombardia, però, Formigoni può lasciare il testimone. Farebbe bene a rendersene conto anche lui perché sarebbe utile essere ricordato per le cose buone fatte e non per le schermaglie delle ultime settimane. È la vittoria del buonsenso della Lega e di Bobo Maroni".
Salvini ha anche negato qualsiasi contrasto proprio con Maroni. Quest'ultimo, da Mestre dove si trova per la scuola di formazione politica, commenta con poche parole: "La decisione di andare al voto in aprile è una decisione giusta e tempestiva. E' una posizione chiara e una scelta fatta all'unanimità".
Da parte sua, il presidente Roberto Formigoni, nel corso di una conferenza stampa dopo un incontro con il ministro dell'Interno Cancellieri: "Non accetterei l'appoggio esterno della Lega alla mia nuova giunta". Respinta anche l'ipotesi di una giunta a tempo, perché "le giunte - ha spiegato il governatore - nascono per completare una legislatura con un programma preciso".
Subito dopo il governatore ha replicato all'intervista di Giuliano Pisapia, che dalle pagine di Repubblica, chiede che Milano si ribelli, parlando di una caduta di stile del sindaco e aggiungendo che "chi fa il giudice degli altri dovrebbe avere la coscienza limpida". Un riferimento preciso alla vicenda della vendita Sea e all'inchiesta della magistratura su un presunto bando 'su misura' per F2i, il fondo di Vito Gamberale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Lombardia, la Lega mette Formigoni all’angolo: “Election day ad aprile”
Il Carroccio chiede anche le dimissioni immediate dei consiglieri rinviati a giudizio. La linea emersa dal Consiglio federale "sarà sottoposta a referendum il 20 e il 21 ottobre", dove in verrà chiesto ai cittadini, ha detto Salvini, "se condividono scelta di votare in aprile e chi vorrebbero come governatore della Lombardia". Il governatore: "Gli accordi erano diversi"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 13 ottobre 2012 Commenti (353)
”Un unico election-day ad aprile” per le politiche e le regionali, dopo aver approvato la legge elettorale regionale e quella di bilancio “entro Natale”. Questa la decisione uscita dal consiglio federale della Lega per la Regione Lombardia che ha chiesto le dimissioni immediate dal loro mandato di tutti i consiglieri regionali rinviati a giudizio. Che si tradurrebbe poi nelle sole dimissioni di Massimo Ponzoni. Una linea che, ha spiegato il segretario nazionale lombardo Matteo Salvini a TgCom24, “sarà sottoposta a referendum il 20 e il 21 ottobre”, dove in “1500 gazebo nelle piazze lombarde” verrà chiesto ai cittadini “se condividono scelta di votare in aprile e chi vorrebbero come governatore della Lombardia”.
Dopo un’ampia discussione, il consiglio ha inoltre dato mandato al segretario federale Roberto Maroni e a Salvini, di gestire la questione riguardante il Pirellone, sia per quanto riguarda il nuovo assetto, sia per quanto riguarda la durata dell’attuale legislatura. Per parte sua Salvini, intervenuto ieri a La Zanzara su Radio 24, ha ribadito l’urgenza delle dimissioni del governatore.
Ennesimo dietrofront, quindi, da parte del Carroccio, che al momento vede prevalere la linea di Salvini e Bossi, mentre giovedì 11 a Roma aveva per bocca di Maroni aveva dato il via al nuovo corso di Roberto Formigoni. E proprio stamattina il presidente della Lombardia ha detto di essere pregiudizialmente contrario ad una giunta “a tempo” creata per durare solo qualche mese e non fino alla fine della legislatura. “Certamente, le giunte nascono per eseguire un programma e questo vale per tutta la legislatura”. Il suo giudizio su un eventuale appoggio esterno della Lega è che sarebbe “sbagliato” e infatti non lo accetterebbe.”Non accetterei l’appoggio esterno della Lega alla mia giunta”, aveva detto poco prima il governatore Roberto Formigoni dicendosi pregiudizialmente contrario ad una giunta accademica, evidenziando che le giunte nascono per realizzare interamente i programmi. Sullo scandalo che ha investito il Pirellone, è intervenuto anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia secondo cui “dopo quest’ultimo fatto non si può più andare avanti così”. Piccata la replica di Formigoni che ha detto: “Il sindaco Pisapia non è consigliere regionale”.
Dopo l’arresto dell’ormai ex assessore Domenico Zambetti con l’accusa di aver comperato voti dalla ‘ndrangheta, infatti, Formigoni, aveva dichiarato di volere rimanere alla guida del Pirellone fino al 2015, limitandosi a dare un “forte segno di discontinuità” e dandosi 10 giorni di tempo per il rimpasto della giunta. Le indiscrezioni delle ultime ore parlano di 8 assessori, di cui 5 del Pdl e 3 della Lega, con l’eliminazione di tutti gli uomini considerati vicini a Bossi.
Salvini: “Referendum e niente regali alle ‘Minetti’” - ”Come Lega, responsabilmente, portiamo a compimento le ultime cose che interessano i cittadini: il bilancio regionale, una legge elettorale nuova che elimini il listino per far sì che le Minetti non possano essere paracadutate al Consiglio regionale e poi al voto, serenamente”, ha detto ancora Salvini specificando che la decisione del Consiglio federale sarà “sottoposta a referendum il 20 e il 21 ottobre: 1500 gazebo nelle piazze lombarde per chiedere ai cittadini se condividono scelta di votare in aprile e chi vorrebbero come governatore della Lombardia”. Sull’ipotesi del ritorno in giunta come Lega ha spiegato di “valutare nelle prossime ore”, specificando la necessità dell’incontro della mattinata, dove c’è stata “massima unanimità”. E su facebook il segretario lombardo ha scritto: “P.s. Se la Regione cade adesso, i vitalizi non li tocca nessuno; se lavoriamo fino a dicembre, possiamo invece cambiare la norma e non fare ‘regali’ alle Minetti”.
Base leghista – I militanti del Carroccio condividono la linea dura decisa dal Consiglio federale. La soddisfazione rispetto all’unico election day emerge dai commenti, a cominciare dalle pagine Facebook di Maroni e Salvini, inondate di messaggi di approvazione. “Grande Bobo! Avete fatto ciò che chiedeva il popolo lombardo”, scrive un militante del Carroccio, mentre c’è chi inneggia “alle armi del voto e della democrazia, al giudizio del Popolo e del Nord”. “Scelta opportuna, pragmatica e di responsabilità della Lega – scrive un fan di Bobo e Salvini – il nostro movimento si dimostra, se ne ce ne fosse stato bisogno, realista e responsabile”. E anche il forum non ufficiale dei giovani padani, di solito altamente critico con il movimento, loda la Lega che stacca la spina richiamando una frase cara al Senatur: Formigoni “fori dai ball”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... -a/381484/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ha sostenuto il sindaco di Bari, ieri sera a In onda, che Formigoni sta reggendo molto bene una tensione molto forte.
Sì,.....ma quanto può reggere questo replay craxiano ????
13 OTTOBRE 2012
Formigoni contestato a Lecco: il governatore spintonato
E' stata violenta la contestazione che si è tenuta venerdì a Lecco all'arrivo del governatore alla Sala Don Ticozzi dov'era atteso per un convegno. Qualche applauso non riesce a coprire i fischi e le urla e uno dei manifestanti, prima di essere allontanato, riesce a farsi strada tra le forze dell'ordine e a spintonare Formigoni
Immagini dal Tg3
http://video.repubblica.it/dossier/form ... ref=HREA-1
Sì,.....ma quanto può reggere questo replay craxiano ????
13 OTTOBRE 2012
Formigoni contestato a Lecco: il governatore spintonato
E' stata violenta la contestazione che si è tenuta venerdì a Lecco all'arrivo del governatore alla Sala Don Ticozzi dov'era atteso per un convegno. Qualche applauso non riesce a coprire i fischi e le urla e uno dei manifestanti, prima di essere allontanato, riesce a farsi strada tra le forze dell'ordine e a spintonare Formigoni
Immagini dal Tg3
http://video.repubblica.it/dossier/form ... ref=HREA-1
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