Berlusconi è ancora armato e pericoloso
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
l’Unità 23.2.14
Il Cav avverte: «Sull’Italicum non si tratta»
Berlusconi contento delle Comunicazioni alla Guidi amica di famiglia, a cena ad Arcore lunedì. Ma teme patto Renzi-Ncd per far slittare la legge elettorale
di Federica Fantozzi
<<Aspettiamo. Ma non accetteremo una retromarcia». Con chi gli chiede lumi sullo stato dell’arte di legge elettorale e riforme, Silvio Berlusconi taglia corto. Ad Arcore per il fine settimana, interrotto da qualche telefonata ai club sparsi per la Penisola, il Cavaliere riordina le idee.
Il governo, in realtà, non gli piace né gli dispiace: Orlando alla Giustizia è un nome considerato «garantista», molto meglio di un pm.
Federica Guidi allo Sviluppo, oltre che un’amica di famiglia, è uno dei volti nuovi che l’ex premier aveva corteggiato (invano) alle ultime elezioni.
E liquida come «sciocchezze» quelle di chi, sottolineandone i buoni rapporti con Alfano e Lupi, insinua che si siano consolidati a sue spese.
Addirittura, lunedì scorso era con il padre Guidalberto a cena ad Arcore. La delega alle Comunicazioni, per il Cavaliere, non è in mani ostili: «Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione» è la battuta che riferisce l’HuffPost. E il merito sarebbe di Verdini.
Meno contento, Silvio è dell’approdo di Pier Carlo Padoan a via XX Settembre: «Dalla padella alla brace...» avrebbe commentato riferendosi all’avvicendamento con Saccomanni. Mase «la patrimoniale noi non la voteremo mai», Berlusconi sa anche che sarebbe un fortissimo argomento di campagna elettorale e un’altrettanto pesante tegola per Ncd. E quindi, quasi quasi se la augura.
Il vero nodo, che innervosisce lui e agita il partito, è la gimkana della legge elettorale. All’alba della lunga notte di trattative, il Ncd diffonde in tutti i modi la gioia per avere ottenuto da Renzi «ampie garanzie» sulla prosecuzione della legislatura. Significa che l’Italicum non potrà vedere la luce prima delle - ben più lunghe e complesse - modifiche costituzionali. Formigoni parla addirittura di un patto scritto, messo nero su bianco tra i due alleati di governo. Ovviamente senza le «tecnicalità », che potrebbero essere l’aggancio dell’Italicum all’abolizione del Senato (emendamento Lauricella) o un percorso a tappe della legge elettorale (approvata alla Camera, poi ferma a Palazzo Madama). Gasparri però stoppa: «L’emendamento Lauricella non esiste, la legge elettorale si può e si deve varare subito»
SOSPETTI. Uno scenario che inquieta Forza Italia. E per la prima volta, fa pensare a Berlusconi di aver peccato - proprio lui - di ingenuità nel gettarsi a capofitto nella «profonda sintonia» con il neo-premier. Non perché la corsia preferenziale dell’Italicum potrebbe rivelarsi meno rapida del previsto. Su questo fronte Verdini, ma anche Romani, Bernini, lo hanno avvisato che la rotta sarà accidentata e qualche pit stop è in conto. Il problema è alla radice: «Se Renzi non rispetta i patti, se pensa di annacquare l’Italicum per arrivare fino al 2018, allora salta tutto subito» si sfoga il Cavaliere. Che trova terreno fertile nel partito: i falchi alla Minzolini, Gelmini, Biancofiore insistono che presto il presidente del consiglio si affezionerà più a Palazzo Chigi che all’intesa sulle riforme. Allora, si arriverebbe dritti al 2018. Con Berlusconi ultra-80enne e i rivali del Ncd rafforzati dalla rendita governativa. È
un futuro che Berlusconi spera con tutte le forze di scongiurare. Ecco perché, al telefono con il club dell’Eur-Garbatella, giura: «Ho avuto garanzie, la legge elettorale si farà. E la riforma della giustizia è assolutamente urgente, come lavoro, fisco e burocrazia». Ribadisce che «democrazia è quando un premier viene eletto dai cittadini» mentre Renzi è legittimato «all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza, ma una maggioranza parlamentare con 144 deputati». Contrattacca: «Non so quando saranno le elezioni, ma teniamoci pronti in ogni momento. Noi puntiamo al 51%».
Il Cav avverte: «Sull’Italicum non si tratta»
Berlusconi contento delle Comunicazioni alla Guidi amica di famiglia, a cena ad Arcore lunedì. Ma teme patto Renzi-Ncd per far slittare la legge elettorale
di Federica Fantozzi
<<Aspettiamo. Ma non accetteremo una retromarcia». Con chi gli chiede lumi sullo stato dell’arte di legge elettorale e riforme, Silvio Berlusconi taglia corto. Ad Arcore per il fine settimana, interrotto da qualche telefonata ai club sparsi per la Penisola, il Cavaliere riordina le idee.
Il governo, in realtà, non gli piace né gli dispiace: Orlando alla Giustizia è un nome considerato «garantista», molto meglio di un pm.
Federica Guidi allo Sviluppo, oltre che un’amica di famiglia, è uno dei volti nuovi che l’ex premier aveva corteggiato (invano) alle ultime elezioni.
E liquida come «sciocchezze» quelle di chi, sottolineandone i buoni rapporti con Alfano e Lupi, insinua che si siano consolidati a sue spese.
Addirittura, lunedì scorso era con il padre Guidalberto a cena ad Arcore. La delega alle Comunicazioni, per il Cavaliere, non è in mani ostili: «Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione» è la battuta che riferisce l’HuffPost. E il merito sarebbe di Verdini.
Meno contento, Silvio è dell’approdo di Pier Carlo Padoan a via XX Settembre: «Dalla padella alla brace...» avrebbe commentato riferendosi all’avvicendamento con Saccomanni. Mase «la patrimoniale noi non la voteremo mai», Berlusconi sa anche che sarebbe un fortissimo argomento di campagna elettorale e un’altrettanto pesante tegola per Ncd. E quindi, quasi quasi se la augura.
Il vero nodo, che innervosisce lui e agita il partito, è la gimkana della legge elettorale. All’alba della lunga notte di trattative, il Ncd diffonde in tutti i modi la gioia per avere ottenuto da Renzi «ampie garanzie» sulla prosecuzione della legislatura. Significa che l’Italicum non potrà vedere la luce prima delle - ben più lunghe e complesse - modifiche costituzionali. Formigoni parla addirittura di un patto scritto, messo nero su bianco tra i due alleati di governo. Ovviamente senza le «tecnicalità », che potrebbero essere l’aggancio dell’Italicum all’abolizione del Senato (emendamento Lauricella) o un percorso a tappe della legge elettorale (approvata alla Camera, poi ferma a Palazzo Madama). Gasparri però stoppa: «L’emendamento Lauricella non esiste, la legge elettorale si può e si deve varare subito»
SOSPETTI. Uno scenario che inquieta Forza Italia. E per la prima volta, fa pensare a Berlusconi di aver peccato - proprio lui - di ingenuità nel gettarsi a capofitto nella «profonda sintonia» con il neo-premier. Non perché la corsia preferenziale dell’Italicum potrebbe rivelarsi meno rapida del previsto. Su questo fronte Verdini, ma anche Romani, Bernini, lo hanno avvisato che la rotta sarà accidentata e qualche pit stop è in conto. Il problema è alla radice: «Se Renzi non rispetta i patti, se pensa di annacquare l’Italicum per arrivare fino al 2018, allora salta tutto subito» si sfoga il Cavaliere. Che trova terreno fertile nel partito: i falchi alla Minzolini, Gelmini, Biancofiore insistono che presto il presidente del consiglio si affezionerà più a Palazzo Chigi che all’intesa sulle riforme. Allora, si arriverebbe dritti al 2018. Con Berlusconi ultra-80enne e i rivali del Ncd rafforzati dalla rendita governativa. È
un futuro che Berlusconi spera con tutte le forze di scongiurare. Ecco perché, al telefono con il club dell’Eur-Garbatella, giura: «Ho avuto garanzie, la legge elettorale si farà. E la riforma della giustizia è assolutamente urgente, come lavoro, fisco e burocrazia». Ribadisce che «democrazia è quando un premier viene eletto dai cittadini» mentre Renzi è legittimato «all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza, ma una maggioranza parlamentare con 144 deputati». Contrattacca: «Non so quando saranno le elezioni, ma teniamoci pronti in ogni momento. Noi puntiamo al 51%».
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
E' il trionfo del berlusconismo.
"La Grande Bellezza" al festival della retorica
Ieri sera ascolti record per il passaggio televisivo su Canale 5. Per 'il Giornale' il merito del successo della pellicola vincitrice dell'Oscar è di Berlusconi, produttore attraverso Medusa. Ma la verità è un'altra. Il film, costato 9 milioni di euro, è stato prodotto dalla romana Indigo Film, con varie 'collaborazioni' tra le quali la controllata del gruppo Mediaset
di Enrico Arosio e Vittorio Malagutti
All’indomani dell’Oscar a “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, in Italia è il festival della retorica. Un’alluvione di parole. Ma a spiccare, tra chi le spara più grosse, è la famiglia-azienda Berlusconi. A leggere l’editoriale di Alessandro Sallusti sul “Giornale” tutto il merito del film è suo, di Silvio. Ovvero del gruppo Mediaset, «la cui controllata Medusa – si legge nell'articolo - ha creduto nel progetto di Sorrentino, prodotto (insieme a piccoli partner) e distribuito la pellicola».
È davvero così? Prodotto insieme a piccoli partner? No, così non si può dire.
Il film trionfatore a Los Angeles è una coproduzione italo-francese, costata 9 milioni di euro. I produttori sono Nicola Giuliano e Francesca Cima della romana Indigo Film. In coproduzione con Babe Films, Pathé e France 2 Cinéma. La scheda ufficiale spiega che Medusa Film ha partecipato «in collaborazione» con i produttori. Mentre la Banca Popolare di Vicenza ha finanziato il progetto con una quota rilevante grazie all'incentivo dei favorevoli meccanismi fiscali del cosiddetto tax credit per le opere cinematografiche. Anche sulla locandina ufficiale del film si legge, in basso, accanto al copyright 2013 il nome di Indigo Film e quello dei partner francesi. Nessuna citazione per la società berlusconiana diretta da Giampaolo Letta e presieduta da Carlo Rossella.
Medusa, infatti, da principio non ha creduto troppo nel soggetto di Sorrentino e si è associata alla produzione solo in un secondo tempo, e per una quota di minoranza. La società del gruppo Mediaset si è presa il ruolo di distributore, questo sì, ma certo non ha comandato il gioco come si vuol far credere adesso, a giochi fatti, a statuette consegnate.
Suonano stonate, allora, le enfatiche dichiarazioni del presidente di Medusa, Rossella: «Si può dire che siamo nella Storia». Più sobrio, al confronto, il «Grazie a tutti» firmato Pier Silvio Berlusconi sulle pagine acquistate sui quotidiani per annunciare l’esclusiva di martedì sera de “La Grande Bellezza” su Canale 5, che ha portato a casa ascolti record (il 36% di share e quasi nove milioni di spettatori).
Esclusiva che infastidisce non poco, a dirla tutta, un’altra categoria, quella degli esercenti cinematografici. I quali si sono preparati a rilanciare il film nelle sale delle maggiori città, e hanno ottenuto dalla rete Mediaset una concorrenza per nulla gradita, e di una tempestività invadente.
Da ultimo, si registra il dispiacere di Sabrina Ferilli e Carlo Verdone. I due attori, tra i protagonisti più convincenti della pellicola, sarebbero rimasti esclusi dalla rosa degli invitati agli Academy Awards per lasciar spazio, così il pettegolezzo, proprio al duo medusiano Rossella-Letta.
Infine, una curiosità. Poche ore prima della serata Oscar, la Indiana Film di Milano, insieme alla Independent Ideas di Lapo Elkann, è riuscita a girare a Los Angeles un instant spot con Paolo Sorrentino al volante di una Fiat 500 blu; la vetturetta urbana è in fase di lancio proprio in questi mesi, negli Stati Uniti. Hanno puntato sulla vittoria; gli è andata bene.
05 marzo 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA
"La Grande Bellezza" al festival della retorica
Ieri sera ascolti record per il passaggio televisivo su Canale 5. Per 'il Giornale' il merito del successo della pellicola vincitrice dell'Oscar è di Berlusconi, produttore attraverso Medusa. Ma la verità è un'altra. Il film, costato 9 milioni di euro, è stato prodotto dalla romana Indigo Film, con varie 'collaborazioni' tra le quali la controllata del gruppo Mediaset
di Enrico Arosio e Vittorio Malagutti
All’indomani dell’Oscar a “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, in Italia è il festival della retorica. Un’alluvione di parole. Ma a spiccare, tra chi le spara più grosse, è la famiglia-azienda Berlusconi. A leggere l’editoriale di Alessandro Sallusti sul “Giornale” tutto il merito del film è suo, di Silvio. Ovvero del gruppo Mediaset, «la cui controllata Medusa – si legge nell'articolo - ha creduto nel progetto di Sorrentino, prodotto (insieme a piccoli partner) e distribuito la pellicola».
È davvero così? Prodotto insieme a piccoli partner? No, così non si può dire.
Il film trionfatore a Los Angeles è una coproduzione italo-francese, costata 9 milioni di euro. I produttori sono Nicola Giuliano e Francesca Cima della romana Indigo Film. In coproduzione con Babe Films, Pathé e France 2 Cinéma. La scheda ufficiale spiega che Medusa Film ha partecipato «in collaborazione» con i produttori. Mentre la Banca Popolare di Vicenza ha finanziato il progetto con una quota rilevante grazie all'incentivo dei favorevoli meccanismi fiscali del cosiddetto tax credit per le opere cinematografiche. Anche sulla locandina ufficiale del film si legge, in basso, accanto al copyright 2013 il nome di Indigo Film e quello dei partner francesi. Nessuna citazione per la società berlusconiana diretta da Giampaolo Letta e presieduta da Carlo Rossella.
Medusa, infatti, da principio non ha creduto troppo nel soggetto di Sorrentino e si è associata alla produzione solo in un secondo tempo, e per una quota di minoranza. La società del gruppo Mediaset si è presa il ruolo di distributore, questo sì, ma certo non ha comandato il gioco come si vuol far credere adesso, a giochi fatti, a statuette consegnate.
Suonano stonate, allora, le enfatiche dichiarazioni del presidente di Medusa, Rossella: «Si può dire che siamo nella Storia». Più sobrio, al confronto, il «Grazie a tutti» firmato Pier Silvio Berlusconi sulle pagine acquistate sui quotidiani per annunciare l’esclusiva di martedì sera de “La Grande Bellezza” su Canale 5, che ha portato a casa ascolti record (il 36% di share e quasi nove milioni di spettatori).
Esclusiva che infastidisce non poco, a dirla tutta, un’altra categoria, quella degli esercenti cinematografici. I quali si sono preparati a rilanciare il film nelle sale delle maggiori città, e hanno ottenuto dalla rete Mediaset una concorrenza per nulla gradita, e di una tempestività invadente.
Da ultimo, si registra il dispiacere di Sabrina Ferilli e Carlo Verdone. I due attori, tra i protagonisti più convincenti della pellicola, sarebbero rimasti esclusi dalla rosa degli invitati agli Academy Awards per lasciar spazio, così il pettegolezzo, proprio al duo medusiano Rossella-Letta.
Infine, una curiosità. Poche ore prima della serata Oscar, la Indiana Film di Milano, insieme alla Independent Ideas di Lapo Elkann, è riuscita a girare a Los Angeles un instant spot con Paolo Sorrentino al volante di una Fiat 500 blu; la vetturetta urbana è in fase di lancio proprio in questi mesi, negli Stati Uniti. Hanno puntato sulla vittoria; gli è andata bene.
05 marzo 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Grosso: «Ecco perché
Berlusconi è incandidabile»
16 marzo 2014
Martedì la Cassazione confermerà i due anni di interdizione e Berlusconi perderà l'agibilità politica. Ma il Cav insiste per scendere in campo per le europee.
INTERVISTA AL GIURISTA CARLO FEDERICO GROSSO
Professor Grosso, Berlusconi è incandidabile perché condannato con sentenza definitiva. Ma visto che insiste per scendere in campo alle europee non è che la legge Severino nasconda elementi sconosciuti ai più che possano dargli ragione?
«Quella legge non lascia aperto alcuno spazio per essere aggirata. Chi ha ricevuto una condanna per precisi reati non può essere candidato ad alcuna competizione elettorale».
Berlusconi si è appellato alla Corte europea però. Il suo ricorso potrebbe costituire elemento per sospendere il principio dell’incandidabilità?
«Per quanto ne so un ricorso alla Corte europea non ha effetti sospensivi di decisioni dell’autorità giudiziaria italiana divenute definitive».
Quindi professore?
«Fin quando la Corte europea non si pronuncerà le norme italiane continueranno ad avere assoluta e totale efficacia. Nel caso in cui dovesse accogliere domani le eccezioni sollevate dal presidente Berlusconi, bisognerà vedere se quella sentenza ....
LEGGI L'ARTICOLO E TUTTO IL GIORNALE A SOLO 1 €
E PAGHI CON IL CELLULARE
http://www.unita.it/politica/berlusconi ... i-1.557725
Berlusconi è incandidabile»
16 marzo 2014
Martedì la Cassazione confermerà i due anni di interdizione e Berlusconi perderà l'agibilità politica. Ma il Cav insiste per scendere in campo per le europee.
INTERVISTA AL GIURISTA CARLO FEDERICO GROSSO
Professor Grosso, Berlusconi è incandidabile perché condannato con sentenza definitiva. Ma visto che insiste per scendere in campo alle europee non è che la legge Severino nasconda elementi sconosciuti ai più che possano dargli ragione?
«Quella legge non lascia aperto alcuno spazio per essere aggirata. Chi ha ricevuto una condanna per precisi reati non può essere candidato ad alcuna competizione elettorale».
Berlusconi si è appellato alla Corte europea però. Il suo ricorso potrebbe costituire elemento per sospendere il principio dell’incandidabilità?
«Per quanto ne so un ricorso alla Corte europea non ha effetti sospensivi di decisioni dell’autorità giudiziaria italiana divenute definitive».
Quindi professore?
«Fin quando la Corte europea non si pronuncerà le norme italiane continueranno ad avere assoluta e totale efficacia. Nel caso in cui dovesse accogliere domani le eccezioni sollevate dal presidente Berlusconi, bisognerà vedere se quella sentenza ....
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
IL BATTITO ANIMALE DEL CAV – LA ‘BELLA PAZZIA’ DI BERLUSCONI: DALLA RIVOLUZIONE LIBERALE A QUELLA CANINA: MOZZICA, DUDÙ, MOZZICA!
01 APR 15:48
Di Michele: ‘Viene quasi quasi voglia di votarla, la bella pazzia del Cav che in nome dei moderati fa un atto dolcemente eversivo, dolcemente insensato, dolcemente scorretto – ‘Se la mossa vuole essere furba, furba non sarà; se invece è dettata da vera empatia, allora stavolta va detto: viva quel matto del Cav’…
Quasi quasi viene voglia di votarlo, il Cav. affratellato a Dudù nella lotta per salvare cani e gatti abbandonati. Ora: la rivoluzione liberale è andata come è andata, il partito è quello che è, i giudici sono quelli che sono, pure Verdini è andato in vacanza (che Denis in vacanza pareva cosa ancora più improbabile di Scajola alle europee), su e giù per gli antichi scaloni di palazzo Grazioli la solita pletora di fessi e questuanti. E poi Renzi: vabbe', Matteo sarà pure il miglior amico del Cav., ma è risaputo che il miglior amico dell'uomo in assoluto c'ha il muso peloso, quattro zampe e la coda. Diranno che il Cav. è pazzo, ormai il nostro Giorgio III di Arcore - e non lo è forse sempre, nei suoi momenti migliori, quando corre dietro a Erasmo piuttosto che dietro a De Gasperi?
Chissà se poi è una grande strategia, quella di rivolgersi al cuore dei dieci milioni di italiani che con un animale convivono - tanto il comunista col gatto e il liberale col merlo e il fascio col cane (lupo, magari), comunista e liberale e fascio restano. Ma almeno, la meravigliosa pazzia del Cav. si spinge dove gli altri non osano, azzarda dove gli altri rinculano, ci mette insieme buona dose di faccia tosta e dose non minore di insolita pietà. I cretini dell'ovvio - "lei è cretino, s'informi!", ah, santo Totò che amava le bestie! - metteranno già l'indice accusatore al lavoro (mozzica, Dudù, mozzica!): con tante cose più importanti da fare...
Fa bene a fregarsene, il Cav. A fottersene del buon senso ragionieristico e dell'assenza di quel pizzico di misericordia, che la Bce certo non contenta ma che il cuore placa. E' forse Dudù l'artefice di questa metànoia berlusconiana - il muso umido e solidale che accompagna notti pensose e solitarie, giorni penosi e tutti uguali, facce improbabili, stesse scene e stesse pene: l'avvocato, lo scassacazzi, l'indignato... Magari per sfinimento, il cuore può mutare. O perché una piccola creatura ti guarda come non sei più abituato a essere guardato - e fino alla sua altezza, allora, ti ritrovi ad abbassare lo sguardo.
Certo, il Cav., al solito, esagera e ci mette del suo - così l'assicurazione di aver trovato ispirazione in uno scritto di Madre Teresa "scoperto questa notte": per dire non solo della redenzione avvenuta nell'oscurità della sua magione, ma che se Unto del Signore non è più, sempre santamente ispirato resta. "Trovare una mamma e un papà ai 150 mila cani che sono nei canili italiani", ha detto ai suoi, moderati e da oggi dog (and cat) friendly.
Del resto, non una sortita improvvisata, quanto piuttosto una meditata valutazione, così che già nei mesi passati aveva osservato come "Dudù è più intelligente della metà dei miei", e non è solo accorto richiamo a Truman e al cane quale perfetto amico in politica, ma pure a Gianni Agnelli per il quale la compagnia dei cani era "insostituibile", e a voler mettere il naso tra le icone del campo avverso, del Garibaldi fondatore dell'Enpa. Sconterà di sicuro un po' di sorrisetti scemi, il Cav. - altro che quelli di Sarkozy e Merkel. Le accuse di furbizia si sprecheranno. Gli sconclusionati un po' canaglie che trovano sempre il loro ultimo rifugio nel vomitevole paragone tra bimbi affamati e bestie abbandonate (di solito, peraltro, non si occupano né degli uni né delle altre, piuttosto degli uni e delle altre se ne fregano: e proprio la citazione di Madre Teresa dovrebbe mettere in riga il loro furore ipocrita).
Ma a noi piace pensarlo così, il Cav.: un po' matto, appunto, che riceve i complimenti da Dudù per la scelta fatta (se è più intelligente di metà dei suoi, e la cosa non si discute, saprà come fare), e un po' commosso, una mossa dettata dall'emozione piuttosto che da una (scombinata) valutazione politica. E nelle ore delle molte notti che verranno, dopo Madre Teresa, avventurarsi tra Plutarco e Tolstoj, Elias Canetti e Leonardo da Vinci, la Ortese e Adorno. C'è da pensare che le foto più sorprendenti degli ultimi mesi, senza fare scriteriati paragoni, siano state quelle di Francesco col piccolo agnello sulle spalle e del Cav. col piccolo Dudù in braccio.
Così viene quasi quasi voglia di votarla, la bella pazzia del Cav. Che in nome dei moderati fa un atto dolcemente eversivo, dolcemente insensato, dolcemente scorretto - "facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà", scriveva Marguerite Yourcenar, che forse il Cav. ignora, o forse nel suo medico Zenone finito inquisito si è persino identificato. Magari, prima di Dudù, furono i poveri beagle liberati dalla loro prigionia, uno dei quali il Cav. ha potuto accarezzare. Se la mossa vuole essere furba, furba non sarà; se invece è dettata da vera empatia, da pietà per quelle creature nelle gabbie o vaganti impazzite sui bordi delle strade per il freddo e la fame, allora stavolta va detto: viva quel matto del Cav.
01 APR 15:48
Di Michele: ‘Viene quasi quasi voglia di votarla, la bella pazzia del Cav che in nome dei moderati fa un atto dolcemente eversivo, dolcemente insensato, dolcemente scorretto – ‘Se la mossa vuole essere furba, furba non sarà; se invece è dettata da vera empatia, allora stavolta va detto: viva quel matto del Cav’…
Quasi quasi viene voglia di votarlo, il Cav. affratellato a Dudù nella lotta per salvare cani e gatti abbandonati. Ora: la rivoluzione liberale è andata come è andata, il partito è quello che è, i giudici sono quelli che sono, pure Verdini è andato in vacanza (che Denis in vacanza pareva cosa ancora più improbabile di Scajola alle europee), su e giù per gli antichi scaloni di palazzo Grazioli la solita pletora di fessi e questuanti. E poi Renzi: vabbe', Matteo sarà pure il miglior amico del Cav., ma è risaputo che il miglior amico dell'uomo in assoluto c'ha il muso peloso, quattro zampe e la coda. Diranno che il Cav. è pazzo, ormai il nostro Giorgio III di Arcore - e non lo è forse sempre, nei suoi momenti migliori, quando corre dietro a Erasmo piuttosto che dietro a De Gasperi?
Chissà se poi è una grande strategia, quella di rivolgersi al cuore dei dieci milioni di italiani che con un animale convivono - tanto il comunista col gatto e il liberale col merlo e il fascio col cane (lupo, magari), comunista e liberale e fascio restano. Ma almeno, la meravigliosa pazzia del Cav. si spinge dove gli altri non osano, azzarda dove gli altri rinculano, ci mette insieme buona dose di faccia tosta e dose non minore di insolita pietà. I cretini dell'ovvio - "lei è cretino, s'informi!", ah, santo Totò che amava le bestie! - metteranno già l'indice accusatore al lavoro (mozzica, Dudù, mozzica!): con tante cose più importanti da fare...
Fa bene a fregarsene, il Cav. A fottersene del buon senso ragionieristico e dell'assenza di quel pizzico di misericordia, che la Bce certo non contenta ma che il cuore placa. E' forse Dudù l'artefice di questa metànoia berlusconiana - il muso umido e solidale che accompagna notti pensose e solitarie, giorni penosi e tutti uguali, facce improbabili, stesse scene e stesse pene: l'avvocato, lo scassacazzi, l'indignato... Magari per sfinimento, il cuore può mutare. O perché una piccola creatura ti guarda come non sei più abituato a essere guardato - e fino alla sua altezza, allora, ti ritrovi ad abbassare lo sguardo.
Certo, il Cav., al solito, esagera e ci mette del suo - così l'assicurazione di aver trovato ispirazione in uno scritto di Madre Teresa "scoperto questa notte": per dire non solo della redenzione avvenuta nell'oscurità della sua magione, ma che se Unto del Signore non è più, sempre santamente ispirato resta. "Trovare una mamma e un papà ai 150 mila cani che sono nei canili italiani", ha detto ai suoi, moderati e da oggi dog (and cat) friendly.
Del resto, non una sortita improvvisata, quanto piuttosto una meditata valutazione, così che già nei mesi passati aveva osservato come "Dudù è più intelligente della metà dei miei", e non è solo accorto richiamo a Truman e al cane quale perfetto amico in politica, ma pure a Gianni Agnelli per il quale la compagnia dei cani era "insostituibile", e a voler mettere il naso tra le icone del campo avverso, del Garibaldi fondatore dell'Enpa. Sconterà di sicuro un po' di sorrisetti scemi, il Cav. - altro che quelli di Sarkozy e Merkel. Le accuse di furbizia si sprecheranno. Gli sconclusionati un po' canaglie che trovano sempre il loro ultimo rifugio nel vomitevole paragone tra bimbi affamati e bestie abbandonate (di solito, peraltro, non si occupano né degli uni né delle altre, piuttosto degli uni e delle altre se ne fregano: e proprio la citazione di Madre Teresa dovrebbe mettere in riga il loro furore ipocrita).
Ma a noi piace pensarlo così, il Cav.: un po' matto, appunto, che riceve i complimenti da Dudù per la scelta fatta (se è più intelligente di metà dei suoi, e la cosa non si discute, saprà come fare), e un po' commosso, una mossa dettata dall'emozione piuttosto che da una (scombinata) valutazione politica. E nelle ore delle molte notti che verranno, dopo Madre Teresa, avventurarsi tra Plutarco e Tolstoj, Elias Canetti e Leonardo da Vinci, la Ortese e Adorno. C'è da pensare che le foto più sorprendenti degli ultimi mesi, senza fare scriteriati paragoni, siano state quelle di Francesco col piccolo agnello sulle spalle e del Cav. col piccolo Dudù in braccio.
Così viene quasi quasi voglia di votarla, la bella pazzia del Cav. Che in nome dei moderati fa un atto dolcemente eversivo, dolcemente insensato, dolcemente scorretto - "facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà", scriveva Marguerite Yourcenar, che forse il Cav. ignora, o forse nel suo medico Zenone finito inquisito si è persino identificato. Magari, prima di Dudù, furono i poveri beagle liberati dalla loro prigionia, uno dei quali il Cav. ha potuto accarezzare. Se la mossa vuole essere furba, furba non sarà; se invece è dettata da vera empatia, da pietà per quelle creature nelle gabbie o vaganti impazzite sui bordi delle strade per il freddo e la fame, allora stavolta va detto: viva quel matto del Cav.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Il Padrino - 1
Il ricatto di Berlusconi “Voglio tutela giudiziaria o faccio saltare tutto”
(GIANLUCA LUZI).
02/04/2014 di triskel182
Ma Forza Italia si spacca sull’abolizione del Senato Il ministro Boschi: la legge elettorale va votata prima.
ROMA-Forza Italia alza le barricate contro la riforma del Senato approvata lunedì dal governo e ora all’esame di Palazzo Madama.
A suonare la carica, invertendo la rotta tenuta dal partito fino all’altro ieri, sono i capigruppo Brunetta e Romani. Il primo accusa Renzi di «demagogia e populismo» aggiungendo: «Il premier è in confusione mentale». Accusa di avere stravolto il patto stretto a gennaio con Berlusconi (Fi all’opposizione del governo vota le riforma insieme alla maggioranza)per avere cambiato l’ordine dei lavori bloccando l’Italicum e dando la precedenza all’abolizione del bicameralismo «sotto ricatto della maggioranza».
Il partito di Berlusconi continua a sottolineare che in realtà i problemi sono in casa Pd, che con una pattuglia crescente di senatori contrari alla riforma del Senato mettono a rischio il governo. Per questo, è il corollario, Fi è indispensabile e le sue richieste devono essere ascoltate, a partire dal no ai senatori non più eletti e ai 21 nominati dal Colle. «Altrimenti avremmo 135 del Pd su 141».
Romani annuncia che se le modifiche sostenute da Fi non saranno accolte Renzi vivrà un vero «Vietnam al Senato». Mentre da Londra il premier Renzi continua a spingere sulla necessità di realizzare le riforme («se non le facciamo la politica è finita, servono al Paese e servono per cambiare l’Europa»), il ministro Maria Elena Boschi in commissione a Palazzo Madama tiene la barra dritta, afferma che il Senato non eletto «è imprescindibile» e torna a chiedere che il nuovo format venga votato in prima lettura entro le europee. Poi cerca di calmare le acque dicendo che per il governo andrebbe anche bene lasciare campo all’Italicum (già votato alla Camera) ma che saranno i capigruppo a decidere il calendario. Un modo di proteggere l’esecutivo dicendo che saranno i partiti di maggioranza a chiedere che la legge elettorale slitti. Ma anche nel Pd le acque sono agitate. Vannino Chiti presenta una sua proposta alternativa alla riforma del Senato che potrebbe allargare il fronte del no che già conta sui 25 che con Francesco Russo si sono dichiarati contrari al testo del governo. E Forza Italia, per voce del Mattinale, la nota politica del gruppo alla Camera, chiede un nuovo incontro Renzi-Berlusconi per rinsaldare il patto sulle riforme e per cambiare la proposta sul Senato che, spiegano i forzisti, non era stata discussa a gennaio.
Da La Repubblica del 02/04/2014.
Il ricatto di Berlusconi “Voglio tutela giudiziaria o faccio saltare tutto”
(GIANLUCA LUZI).
02/04/2014 di triskel182
Ma Forza Italia si spacca sull’abolizione del Senato Il ministro Boschi: la legge elettorale va votata prima.
ROMA-Forza Italia alza le barricate contro la riforma del Senato approvata lunedì dal governo e ora all’esame di Palazzo Madama.
A suonare la carica, invertendo la rotta tenuta dal partito fino all’altro ieri, sono i capigruppo Brunetta e Romani. Il primo accusa Renzi di «demagogia e populismo» aggiungendo: «Il premier è in confusione mentale». Accusa di avere stravolto il patto stretto a gennaio con Berlusconi (Fi all’opposizione del governo vota le riforma insieme alla maggioranza)per avere cambiato l’ordine dei lavori bloccando l’Italicum e dando la precedenza all’abolizione del bicameralismo «sotto ricatto della maggioranza».
Il partito di Berlusconi continua a sottolineare che in realtà i problemi sono in casa Pd, che con una pattuglia crescente di senatori contrari alla riforma del Senato mettono a rischio il governo. Per questo, è il corollario, Fi è indispensabile e le sue richieste devono essere ascoltate, a partire dal no ai senatori non più eletti e ai 21 nominati dal Colle. «Altrimenti avremmo 135 del Pd su 141».
Romani annuncia che se le modifiche sostenute da Fi non saranno accolte Renzi vivrà un vero «Vietnam al Senato». Mentre da Londra il premier Renzi continua a spingere sulla necessità di realizzare le riforme («se non le facciamo la politica è finita, servono al Paese e servono per cambiare l’Europa»), il ministro Maria Elena Boschi in commissione a Palazzo Madama tiene la barra dritta, afferma che il Senato non eletto «è imprescindibile» e torna a chiedere che il nuovo format venga votato in prima lettura entro le europee. Poi cerca di calmare le acque dicendo che per il governo andrebbe anche bene lasciare campo all’Italicum (già votato alla Camera) ma che saranno i capigruppo a decidere il calendario. Un modo di proteggere l’esecutivo dicendo che saranno i partiti di maggioranza a chiedere che la legge elettorale slitti. Ma anche nel Pd le acque sono agitate. Vannino Chiti presenta una sua proposta alternativa alla riforma del Senato che potrebbe allargare il fronte del no che già conta sui 25 che con Francesco Russo si sono dichiarati contrari al testo del governo. E Forza Italia, per voce del Mattinale, la nota politica del gruppo alla Camera, chiede un nuovo incontro Renzi-Berlusconi per rinsaldare il patto sulle riforme e per cambiare la proposta sul Senato che, spiegano i forzisti, non era stata discussa a gennaio.
Da La Repubblica del 02/04/2014.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Fi, ecco il logo con cui il Cav vuole espugnare Bruxelles
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Le mie prigioni
Il Conte di Montesilvio
04 APR 2014 18:08
CONSIGLI AL BANANA PER DIVENTARE UNA VITTIMA DI CIUCCESSO - SE VA AI SERVIZI SOCIALI, VIA CON UN MINI REALITY COSTRUITO INTORNO A LUI - SE VA AI DOMICILIARI, COMUNICARE ALL’ESTERNO CON I “PIZZINI”
Minoli: “Io inventerei un format da mandare online da Arcore. Farei una web serie intitolata ‘Le mie prigioni’, una mini-fiction giorno per giorno. Può costruire la storia del conte di Montecristo, isolato, lontano, apparentemente sconfitto - Liguori: “Se va ai domiciliari, intorno ad Arcore ci sarebbero pellegrinaggi e turisti”…
Salvatore Merlo per "il Foglio"
Dice Ennio Doris: "Questa storia della condanna, questa ingiustizia, è già una forza per lui. Perché tutti sanno da dove è cominciata.
Tutti hanno capito che Silvio è la vittima di un accanimento giudiziario senza precedenti".
Tra una settimana il Cavaliere sarà agli arresti domiciliari, o forse consegnato ai servizi sociali, e lui, Doris, il vecchio amico, il banchiere, il presidente di Mediolanum immagina che Berlusconi, "imprevedibile e geniale com'è", trasformerà la sventura "in un prodotto, in un'invenzione di marketing creativo. Ne sono sicuro. Berlusconi, come me, si è fatto da solo.(Veramente l'ha fatto la Mafia SpA - ndt)
E uno così non molla mai", aggiunge Doris, che tra l'altro ha appena pubblicato un'autobiografia intitolata "C'è anche domani", per raccontare la sua faticosa scalata lungo le pareti del successo e anche il suo incontro con il Cavaliere. Ma cosa potrebbe inventarsi il Prigioniero di Arcore, grande piazzista di sé stesso? Doris dice che ci vorrebbe una fantasia "sfrenata", come quella di Berlusconi, per immaginare e prevedere le sue mosse.
Ci vorrebbe la fantasia d'un grande regista, d'un sorgivo uomo di pubblicità o di televisione. Eccone uno: "Io inventerei un format da mandare online da Arcore", dice Giovanni Minoli, il padre di Mixer.
"Farei una web serie intitolata ‘Le mie prigioni', una mini-fiction giorno per giorno con Berlusconi protagonista: lui che gioca con Dudù, lui che si consegna a un codice e a un linguaggio inediti, insospettabili, persino initimisti, introspettivi.
Può costruire la storia del conte di Montecristo, isolato, lontano, apparentemente sconfitto ma invece pronto a tornare in campo e far vendetta degli sgarbi subiti". E come lo governerebbe il partito, Forza Italia?
"Quale partito?", risponde ironico Minoli. "Anche l'assenza è una forza", dice Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia e già "direttorissimo" del Tg1. "Ogni sua minima apparizione sarebbe di per sé un evento, circondato da fortissima curiosità e persino mistero.
Pensate - dice Minzolini - centinaia di telecamere, appostate in ogni angolo, tutto intorno al luogo in cui Berlusconi vive o lavora". E insomma la grande assenza del Cavaliere prigioniero, "vittima della giustizia", che incombe inafferrabile sull'Italia politica. "Se gli daranno i servizi sociali potrebbe farsi affidare al Foglio, o al Giornale", dice Paolo Liguori, direttore di lungo corso a Mediaset, che conosce sia l'universo ludico del Cavaliere sia il modo di costruire la realtà tipico dei giornali.
"I due quotidiani diventerebbero degli strani oggetti di culto, di studio persino". Ed ecco la scena: il Cavaliere che scrive sulle colonne del Foglio, ma forse non firma, "e allora - continua Liguori - tutta l'Italia starebbe lì, a leggere rigo per rigo, ad analizzare il giornale articolo per articolo, cercando tracce del Cavaliere, polvere di Silvio. Poi all'improvviso apparirebbe sul Foglio un articolo mai visto prima, incongruo, una cosa del tipo: ‘le più belle modelle del mondo'. E allora Gad Lerner e Zagrebelsky, starebbero tutti lì a leggere esultanti: ‘Eccolo! Eccolo l'articolo di Berlusconi'".
E se fossero invece arresti domiciliari e non servizi sociali? "Beh, allora Arcore diventerebbe Cascais", esclama Liguori. "E comincerebbero a sorgere tutt'intorno alla villa di Arcore degli agriturismi, dei bed&breakfast, delle cooperative di Forza Italia, un po' come l'opera pellegrinaggi. E ovviamente il grande Cavaliere troverebbe un modo magico per comunicare dall'interno delle sue domestiche prigioni. Magari con dei ‘pizzini'".
I pizzini del Cav., sembra già di vederli. E Liguori immagina: "Comincerebbero persino a circolare dei pizzini apocrifi, di origine dubbia. E ovviamente solo Francesca Pascale a quel punto sarebbe titolata a dire quali sono quelli veri e quelli invece da scartare. Per non parlare dei pizzini criptici, quelli composti magari da una parola sola, quelli da interpretare". E dunque tutti restano in attesa d'un azzardo creativo, d'una spinta taumaturgica del Cavaliere fantasioso e levantino.
Il Conte di Montesilvio
04 APR 2014 18:08
CONSIGLI AL BANANA PER DIVENTARE UNA VITTIMA DI CIUCCESSO - SE VA AI SERVIZI SOCIALI, VIA CON UN MINI REALITY COSTRUITO INTORNO A LUI - SE VA AI DOMICILIARI, COMUNICARE ALL’ESTERNO CON I “PIZZINI”
Minoli: “Io inventerei un format da mandare online da Arcore. Farei una web serie intitolata ‘Le mie prigioni’, una mini-fiction giorno per giorno. Può costruire la storia del conte di Montecristo, isolato, lontano, apparentemente sconfitto - Liguori: “Se va ai domiciliari, intorno ad Arcore ci sarebbero pellegrinaggi e turisti”…
Salvatore Merlo per "il Foglio"
Dice Ennio Doris: "Questa storia della condanna, questa ingiustizia, è già una forza per lui. Perché tutti sanno da dove è cominciata.
Tutti hanno capito che Silvio è la vittima di un accanimento giudiziario senza precedenti".
Tra una settimana il Cavaliere sarà agli arresti domiciliari, o forse consegnato ai servizi sociali, e lui, Doris, il vecchio amico, il banchiere, il presidente di Mediolanum immagina che Berlusconi, "imprevedibile e geniale com'è", trasformerà la sventura "in un prodotto, in un'invenzione di marketing creativo. Ne sono sicuro. Berlusconi, come me, si è fatto da solo.(Veramente l'ha fatto la Mafia SpA - ndt)
E uno così non molla mai", aggiunge Doris, che tra l'altro ha appena pubblicato un'autobiografia intitolata "C'è anche domani", per raccontare la sua faticosa scalata lungo le pareti del successo e anche il suo incontro con il Cavaliere. Ma cosa potrebbe inventarsi il Prigioniero di Arcore, grande piazzista di sé stesso? Doris dice che ci vorrebbe una fantasia "sfrenata", come quella di Berlusconi, per immaginare e prevedere le sue mosse.
Ci vorrebbe la fantasia d'un grande regista, d'un sorgivo uomo di pubblicità o di televisione. Eccone uno: "Io inventerei un format da mandare online da Arcore", dice Giovanni Minoli, il padre di Mixer.
"Farei una web serie intitolata ‘Le mie prigioni', una mini-fiction giorno per giorno con Berlusconi protagonista: lui che gioca con Dudù, lui che si consegna a un codice e a un linguaggio inediti, insospettabili, persino initimisti, introspettivi.
Può costruire la storia del conte di Montecristo, isolato, lontano, apparentemente sconfitto ma invece pronto a tornare in campo e far vendetta degli sgarbi subiti". E come lo governerebbe il partito, Forza Italia?
"Quale partito?", risponde ironico Minoli. "Anche l'assenza è una forza", dice Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia e già "direttorissimo" del Tg1. "Ogni sua minima apparizione sarebbe di per sé un evento, circondato da fortissima curiosità e persino mistero.
Pensate - dice Minzolini - centinaia di telecamere, appostate in ogni angolo, tutto intorno al luogo in cui Berlusconi vive o lavora". E insomma la grande assenza del Cavaliere prigioniero, "vittima della giustizia", che incombe inafferrabile sull'Italia politica. "Se gli daranno i servizi sociali potrebbe farsi affidare al Foglio, o al Giornale", dice Paolo Liguori, direttore di lungo corso a Mediaset, che conosce sia l'universo ludico del Cavaliere sia il modo di costruire la realtà tipico dei giornali.
"I due quotidiani diventerebbero degli strani oggetti di culto, di studio persino". Ed ecco la scena: il Cavaliere che scrive sulle colonne del Foglio, ma forse non firma, "e allora - continua Liguori - tutta l'Italia starebbe lì, a leggere rigo per rigo, ad analizzare il giornale articolo per articolo, cercando tracce del Cavaliere, polvere di Silvio. Poi all'improvviso apparirebbe sul Foglio un articolo mai visto prima, incongruo, una cosa del tipo: ‘le più belle modelle del mondo'. E allora Gad Lerner e Zagrebelsky, starebbero tutti lì a leggere esultanti: ‘Eccolo! Eccolo l'articolo di Berlusconi'".
E se fossero invece arresti domiciliari e non servizi sociali? "Beh, allora Arcore diventerebbe Cascais", esclama Liguori. "E comincerebbero a sorgere tutt'intorno alla villa di Arcore degli agriturismi, dei bed&breakfast, delle cooperative di Forza Italia, un po' come l'opera pellegrinaggi. E ovviamente il grande Cavaliere troverebbe un modo magico per comunicare dall'interno delle sue domestiche prigioni. Magari con dei ‘pizzini'".
I pizzini del Cav., sembra già di vederli. E Liguori immagina: "Comincerebbero persino a circolare dei pizzini apocrifi, di origine dubbia. E ovviamente solo Francesca Pascale a quel punto sarebbe titolata a dire quali sono quelli veri e quelli invece da scartare. Per non parlare dei pizzini criptici, quelli composti magari da una parola sola, quelli da interpretare". E dunque tutti restano in attesa d'un azzardo creativo, d'una spinta taumaturgica del Cavaliere fantasioso e levantino.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
E adesso che succede? Risorgerà ancora una volta?
http://www.youtube.com/watch?v=uiYICtn0r6k&hd=1
05 APR 2014 15:23
1. IL DE PROFUNDIS DI BONDI: “QUESTA STORIA È FINITA MALE. DIETRO BERLUSCONI NON C’ERA NIENTE. IN QUESTI ANNI NON ABBIAMO COSTRUITO NULLA DI UMANAMENTE E POLITICAMENTE SOLIDO O AUTENTICO, CAPACE DI RESISTERE AL DECLINO DI BERLUSCONI. CE LO MERITIAMO QUELLO CHE STA SUCCEDENDO. SIAMO IL VUOTO, SIAMO IL NULLA”
2. LO SPETTRO DEL TRADIMENTO E DELL’INGRATITUDINE PER BONDI OGGI HA I VOLTI DI ALFANO, LUPI, QUAGLIARIELLO “E DI TUTTI GLI ALTRI CHE SENZA BERLUSCONI NON SAREBBERO STATI NIENTE”, DICE, “SOLTANTO DELLE RAPE. ALMENO FINI E CASINI AVEVANO IL CORAGGIO DI AFFRONTARE IL DOTTORE NEL FULGORE DEI SUOI ANNI MIGLIORI, OGGI È FACILE… MA SI ILLUDONO, SPARIRANNO ANCHE LORO, SPARIREMO TUTTI”
3. “ED È TERRIBILE PERCHÉ QUESTI UOMINI LI HA TUTTI SCELTI E PROMOSSI BERLUSCONI. SONO IL SUO FALLIMENTO. OGGI ESISTE UN PARTITO NEL PARTITO, UNA MINORANZA PRONTA AD ACCETTARE CON UNA SCROLLATA DI SPALLE LA DECADENZA DELL’UOMO CUI DEVONO TUTTO. COSA SAREBBERO SENZA DI LUI? FORSE NEMMENO CONSIGLIERI COMUNALI’’
Salvatore Merlo per Il Foglio
"Questa storia è finita". Gli occhi di Sandro Bondi si aprono foschi, con un lampo di rimprovero attraverso la piccola scrivania in mogano che arreda il suo studio al Senato, una stanza senza fasto, dimessa, come l'umore dell'uomo che parla e sorprende chi lo ascolta. "Dietro Berlusconi non c'era niente", mormora Bondi, la schiena leggermente tonda del sedentario e un sorriso rassegnato, rivolto a Manuela Repetti, sua compagna.
Lei, raggomitolata in uno spicchio di divano, ogni tanto ammicca, benedice, lancia polvere di stelle, comunica con il suo Sandro attraverso un codice impalpabile, fatto di elettricità, musa e angelo custode ("da quando la conosco ho riscoperto la libertà, ho preso il primo aereo della mia vita").
Dice la musa: "Solo Berlusconi, riprendendo le redini, adesso può intestarsi un finale diverso per questa storia".
Ma Bondi, cupo: "In questi anni non abbiamo costruito nulla di umanamente e politicamente solido o autentico. Finisce male".
E da queste parole si sprigiona l'avversione per il presente e la nostalgia del passato, per le occasioni perdute, l'idea del declino, lo spettro del tradimento e dell'ingratitudine che per Bondi oggi ha i volti di Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello "e di tutti gli altri che senza Berlusconi non sarebbero stati niente", dice, "soltanto delle rape. Almeno Fini e Casini avevano il coraggio di affrontare il Dottore nel fulgore dei suoi anni migliori, oggi è facile... Ma si illudono, spariranno anche loro, spariremo tutti".
Ed è un'eruzione di sentimenti troppo a lungo compressi, a stento trattenuti e finalmente liberi di affiorare violenti, "vivere accanto a Berlusconi è difficile", ammette Bondi, "lui è ubriacante, incostante, decide in un caos inumano, all'ultimo momento, e ti mette in difficoltà. Ma per saper resistergli bisogna essere limpidi. E loro, i ministri, non sono limpidi, coltivano l'ambiguità come scienza nei rapporti umani. Ed è terribile perché li ha scelti lui questi uomini, li ha tutti scelti e promossi Berlusconi. Sono il suo fallimento. Credevo di far parte di una comunità coesa, credevo avessimo costruito qualcosa, e invece non è così".
E Bondi avverte questa decadenza, questa assenza di armonia, come una muffa, una lebbra che si è poggiata su ogni cosa. "Oggi esiste un partito nel partito, una minoranza che pretende di condizionarci, che nega nei fatti (ma non nelle parole) l'uso politico della giustizia ai danni di Berlusconi, sono pronti ad accettare con una scrollata di spalle la decadenza dell'uomo cui devono tutto. Cosa sarebbero senza di lui? Forse nemmeno consiglieri comunali. Sono una minoranza che vuole imporci questa schifosa Legge di stabilità, tutta tasse e che scontenta i nostri elettori".
La lunga, sconvolgente, avventura umana di Silvio Berlusconi è arrivata al punto. Ed è una realtà che gela Bondi con le parvenze dell'incubo. "Alfano aspetta che il Dottore venga eliminato, fatto fuori da altri, non ha nemmeno il coraggio di scrollarsi di dosso il padrinato con un gesto d'autonomia, proponendo una sua visione delle cose, della politica, del mondo. Il suo è un equilibrismo furbo, dice e non dice. Ma non crede in niente, non ha una sola idea, attende che la mela del potere gli caschi tra le mani. E con la Legge di stabilità rapinerà il Cavaliere dell'ultima cosa che rimane a Berlusconi, cioè il consenso. Al Cavaliere adesso restano soltanto i suoi voti. Ma gli toglieranno anche quelli se diremo di sì alla Legge di stabilità, ci alieneremo i nostri sostenitori. E poi, a quel punto, a Berlusconi potranno togliere anche il resto, facilmente: lo scranno di senatore, la dignità, la libertà. Ecco, se per il Dottore va bene, rispetterò il suo martirio. Ma io non ci sto. La Legge di stabilità non la voto, e se Berlusconi dovesse decadere andrò all'opposizione".
"Fanno bene a schiaffeggiarci"
E il tormento più oscuro, onnipresente e soffocato in quest'uomo la cui misura, la cui cifra ideale è sempre stata quella di sedere accanto al Cavaliere, è che "ce lo meritiamo quello che sta succedendo. Siamo il vuoto, siamo il nulla, non abbiamo saputo costruire niente di solido, capace di resistere al declino di Berlusconi".
La colpa è del Cavaliere, che un po' lo ha sempre pensato: dopo di me il diluvio. "E allora fanno bene Bindi, Cuperlo e Grasso a tirarci i ceffoni. Siamo soltanto una palla da prendere a calci. A sinistra c'è Matteo Renzi, noi cosa abbiamo prodotto? Un movimentismo doroteo che cerca il potere per il potere, che attacca subdolamente Berlusconi nel momento della debolezza. Il mio rammarico è d'aver contribuito ad allevare questa classe dirigente. Ma finisce in tragedia, Alfano e gli altri non hanno capito che senza Berlusconi siamo tutti liberi".
Un uomo sgomento, torturato. "Tra qualche tempo sarò fuori dal Parlamento, fuori da queste miserie, come un sopravvissuto, il randagio di una storia finita molto male". A questo punto Manuela Repetti sorride, e aggiunge: "Ma chissà".
http://www.youtube.com/watch?v=uiYICtn0r6k&hd=1
05 APR 2014 15:23
1. IL DE PROFUNDIS DI BONDI: “QUESTA STORIA È FINITA MALE. DIETRO BERLUSCONI NON C’ERA NIENTE. IN QUESTI ANNI NON ABBIAMO COSTRUITO NULLA DI UMANAMENTE E POLITICAMENTE SOLIDO O AUTENTICO, CAPACE DI RESISTERE AL DECLINO DI BERLUSCONI. CE LO MERITIAMO QUELLO CHE STA SUCCEDENDO. SIAMO IL VUOTO, SIAMO IL NULLA”
2. LO SPETTRO DEL TRADIMENTO E DELL’INGRATITUDINE PER BONDI OGGI HA I VOLTI DI ALFANO, LUPI, QUAGLIARIELLO “E DI TUTTI GLI ALTRI CHE SENZA BERLUSCONI NON SAREBBERO STATI NIENTE”, DICE, “SOLTANTO DELLE RAPE. ALMENO FINI E CASINI AVEVANO IL CORAGGIO DI AFFRONTARE IL DOTTORE NEL FULGORE DEI SUOI ANNI MIGLIORI, OGGI È FACILE… MA SI ILLUDONO, SPARIRANNO ANCHE LORO, SPARIREMO TUTTI”
3. “ED È TERRIBILE PERCHÉ QUESTI UOMINI LI HA TUTTI SCELTI E PROMOSSI BERLUSCONI. SONO IL SUO FALLIMENTO. OGGI ESISTE UN PARTITO NEL PARTITO, UNA MINORANZA PRONTA AD ACCETTARE CON UNA SCROLLATA DI SPALLE LA DECADENZA DELL’UOMO CUI DEVONO TUTTO. COSA SAREBBERO SENZA DI LUI? FORSE NEMMENO CONSIGLIERI COMUNALI’’
Salvatore Merlo per Il Foglio
"Questa storia è finita". Gli occhi di Sandro Bondi si aprono foschi, con un lampo di rimprovero attraverso la piccola scrivania in mogano che arreda il suo studio al Senato, una stanza senza fasto, dimessa, come l'umore dell'uomo che parla e sorprende chi lo ascolta. "Dietro Berlusconi non c'era niente", mormora Bondi, la schiena leggermente tonda del sedentario e un sorriso rassegnato, rivolto a Manuela Repetti, sua compagna.
Lei, raggomitolata in uno spicchio di divano, ogni tanto ammicca, benedice, lancia polvere di stelle, comunica con il suo Sandro attraverso un codice impalpabile, fatto di elettricità, musa e angelo custode ("da quando la conosco ho riscoperto la libertà, ho preso il primo aereo della mia vita").
Dice la musa: "Solo Berlusconi, riprendendo le redini, adesso può intestarsi un finale diverso per questa storia".
Ma Bondi, cupo: "In questi anni non abbiamo costruito nulla di umanamente e politicamente solido o autentico. Finisce male".
E da queste parole si sprigiona l'avversione per il presente e la nostalgia del passato, per le occasioni perdute, l'idea del declino, lo spettro del tradimento e dell'ingratitudine che per Bondi oggi ha i volti di Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello "e di tutti gli altri che senza Berlusconi non sarebbero stati niente", dice, "soltanto delle rape. Almeno Fini e Casini avevano il coraggio di affrontare il Dottore nel fulgore dei suoi anni migliori, oggi è facile... Ma si illudono, spariranno anche loro, spariremo tutti".
Ed è un'eruzione di sentimenti troppo a lungo compressi, a stento trattenuti e finalmente liberi di affiorare violenti, "vivere accanto a Berlusconi è difficile", ammette Bondi, "lui è ubriacante, incostante, decide in un caos inumano, all'ultimo momento, e ti mette in difficoltà. Ma per saper resistergli bisogna essere limpidi. E loro, i ministri, non sono limpidi, coltivano l'ambiguità come scienza nei rapporti umani. Ed è terribile perché li ha scelti lui questi uomini, li ha tutti scelti e promossi Berlusconi. Sono il suo fallimento. Credevo di far parte di una comunità coesa, credevo avessimo costruito qualcosa, e invece non è così".
E Bondi avverte questa decadenza, questa assenza di armonia, come una muffa, una lebbra che si è poggiata su ogni cosa. "Oggi esiste un partito nel partito, una minoranza che pretende di condizionarci, che nega nei fatti (ma non nelle parole) l'uso politico della giustizia ai danni di Berlusconi, sono pronti ad accettare con una scrollata di spalle la decadenza dell'uomo cui devono tutto. Cosa sarebbero senza di lui? Forse nemmeno consiglieri comunali. Sono una minoranza che vuole imporci questa schifosa Legge di stabilità, tutta tasse e che scontenta i nostri elettori".
La lunga, sconvolgente, avventura umana di Silvio Berlusconi è arrivata al punto. Ed è una realtà che gela Bondi con le parvenze dell'incubo. "Alfano aspetta che il Dottore venga eliminato, fatto fuori da altri, non ha nemmeno il coraggio di scrollarsi di dosso il padrinato con un gesto d'autonomia, proponendo una sua visione delle cose, della politica, del mondo. Il suo è un equilibrismo furbo, dice e non dice. Ma non crede in niente, non ha una sola idea, attende che la mela del potere gli caschi tra le mani. E con la Legge di stabilità rapinerà il Cavaliere dell'ultima cosa che rimane a Berlusconi, cioè il consenso. Al Cavaliere adesso restano soltanto i suoi voti. Ma gli toglieranno anche quelli se diremo di sì alla Legge di stabilità, ci alieneremo i nostri sostenitori. E poi, a quel punto, a Berlusconi potranno togliere anche il resto, facilmente: lo scranno di senatore, la dignità, la libertà. Ecco, se per il Dottore va bene, rispetterò il suo martirio. Ma io non ci sto. La Legge di stabilità non la voto, e se Berlusconi dovesse decadere andrò all'opposizione".
"Fanno bene a schiaffeggiarci"
E il tormento più oscuro, onnipresente e soffocato in quest'uomo la cui misura, la cui cifra ideale è sempre stata quella di sedere accanto al Cavaliere, è che "ce lo meritiamo quello che sta succedendo. Siamo il vuoto, siamo il nulla, non abbiamo saputo costruire niente di solido, capace di resistere al declino di Berlusconi".
La colpa è del Cavaliere, che un po' lo ha sempre pensato: dopo di me il diluvio. "E allora fanno bene Bindi, Cuperlo e Grasso a tirarci i ceffoni. Siamo soltanto una palla da prendere a calci. A sinistra c'è Matteo Renzi, noi cosa abbiamo prodotto? Un movimentismo doroteo che cerca il potere per il potere, che attacca subdolamente Berlusconi nel momento della debolezza. Il mio rammarico è d'aver contribuito ad allevare questa classe dirigente. Ma finisce in tragedia, Alfano e gli altri non hanno capito che senza Berlusconi siamo tutti liberi".
Un uomo sgomento, torturato. "Tra qualche tempo sarò fuori dal Parlamento, fuori da queste miserie, come un sopravvissuto, il randagio di una storia finita molto male". A questo punto Manuela Repetti sorride, e aggiunge: "Ma chissà".
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
L’INDISCREZIONE
«Abbraccio mortale con Renzi»: la crisi di Fi nel fuorionda Toti-Gelmini
Un video catturato da «Repubblica» rivela come a parere dei due dirigenti di partito Berlusconi sia preoccupato della decisione dei giudici del 10 aprile
di Redazione Online’
http://www.corriere.it/politica/14_apri ... 1eac.shtml
Il fuorionda
«Come sta il Cavaliere, sta bene? Sì? Meglio, così è parcheggiato». «Gli fa male dietro il ginocchio, non cammina». Comincia così il colloquio tra Mariastella Gelmini e Giovanni Toti di Forza Italia durante una conferenza stampa con i consiglieri comunali e di zona a Palazzo Marino a Milano. I due parlano fra loro, in fuorionda, del leader del partito Silvio Berlusconi ricoverato a Milano, in un video pubblica dal quotidiano «La Repubblica». «E’ con le stampelle ma siccome non ha tanta forza...» prosegue Toti. «Non si tira su», completa la frase la Gelmini. «Non sa cosa fare con Renzi perché ha capito che sto abbraccio mortale ci sta distruggendo ma non sa come sganciarsi . E’ angosciato dal 10», dice ancora Toti.
Che poi aggiunge «una della Stampa di Torino mi ha detto che non gli danno un caXXo, neanche gli assistenti sociali. Gli dicono: vada a casa, stia lì, e non rompa i coglioni». Un «consiglio perfetto», questo, secondo la Gelmini.
5 aprile 2014 | 11:23
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Abbraccio mortale con Renzi»: la crisi di Fi nel fuorionda Toti-Gelmini
Un video catturato da «Repubblica» rivela come a parere dei due dirigenti di partito Berlusconi sia preoccupato della decisione dei giudici del 10 aprile
di Redazione Online’
http://www.corriere.it/politica/14_apri ... 1eac.shtml
Il fuorionda
«Come sta il Cavaliere, sta bene? Sì? Meglio, così è parcheggiato». «Gli fa male dietro il ginocchio, non cammina». Comincia così il colloquio tra Mariastella Gelmini e Giovanni Toti di Forza Italia durante una conferenza stampa con i consiglieri comunali e di zona a Palazzo Marino a Milano. I due parlano fra loro, in fuorionda, del leader del partito Silvio Berlusconi ricoverato a Milano, in un video pubblica dal quotidiano «La Repubblica». «E’ con le stampelle ma siccome non ha tanta forza...» prosegue Toti. «Non si tira su», completa la frase la Gelmini. «Non sa cosa fare con Renzi perché ha capito che sto abbraccio mortale ci sta distruggendo ma non sa come sganciarsi . E’ angosciato dal 10», dice ancora Toti.
Che poi aggiunge «una della Stampa di Torino mi ha detto che non gli danno un caXXo, neanche gli assistenti sociali. Gli dicono: vada a casa, stia lì, e non rompa i coglioni». Un «consiglio perfetto», questo, secondo la Gelmini.
5 aprile 2014 | 11:23
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Vediamo un po' se Renzi avrà il coraggio di toccare il conflitto di interessi in particolare di Berlusconi, ma in generale sui costi delle frequenze, su l'utilizzo delle frequenze, sulla raccolta pubblicitaria, ecc. ecc. .... va bene toccare la burocrazia , ma anche il quarto potere ( i mezzi per ottenere il consenso).
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