Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Inviato: 23/02/2014, 22:23
l’Unità 23.2.14
Il Cav avverte: «Sull’Italicum non si tratta»
Berlusconi contento delle Comunicazioni alla Guidi amica di famiglia, a cena ad Arcore lunedì. Ma teme patto Renzi-Ncd per far slittare la legge elettorale
di Federica Fantozzi
<<Aspettiamo. Ma non accetteremo una retromarcia». Con chi gli chiede lumi sullo stato dell’arte di legge elettorale e riforme, Silvio Berlusconi taglia corto. Ad Arcore per il fine settimana, interrotto da qualche telefonata ai club sparsi per la Penisola, il Cavaliere riordina le idee.
Il governo, in realtà, non gli piace né gli dispiace: Orlando alla Giustizia è un nome considerato «garantista», molto meglio di un pm.
Federica Guidi allo Sviluppo, oltre che un’amica di famiglia, è uno dei volti nuovi che l’ex premier aveva corteggiato (invano) alle ultime elezioni.
E liquida come «sciocchezze» quelle di chi, sottolineandone i buoni rapporti con Alfano e Lupi, insinua che si siano consolidati a sue spese.
Addirittura, lunedì scorso era con il padre Guidalberto a cena ad Arcore. La delega alle Comunicazioni, per il Cavaliere, non è in mani ostili: «Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione» è la battuta che riferisce l’HuffPost. E il merito sarebbe di Verdini.
Meno contento, Silvio è dell’approdo di Pier Carlo Padoan a via XX Settembre: «Dalla padella alla brace...» avrebbe commentato riferendosi all’avvicendamento con Saccomanni. Mase «la patrimoniale noi non la voteremo mai», Berlusconi sa anche che sarebbe un fortissimo argomento di campagna elettorale e un’altrettanto pesante tegola per Ncd. E quindi, quasi quasi se la augura.
Il vero nodo, che innervosisce lui e agita il partito, è la gimkana della legge elettorale. All’alba della lunga notte di trattative, il Ncd diffonde in tutti i modi la gioia per avere ottenuto da Renzi «ampie garanzie» sulla prosecuzione della legislatura. Significa che l’Italicum non potrà vedere la luce prima delle - ben più lunghe e complesse - modifiche costituzionali. Formigoni parla addirittura di un patto scritto, messo nero su bianco tra i due alleati di governo. Ovviamente senza le «tecnicalità », che potrebbero essere l’aggancio dell’Italicum all’abolizione del Senato (emendamento Lauricella) o un percorso a tappe della legge elettorale (approvata alla Camera, poi ferma a Palazzo Madama). Gasparri però stoppa: «L’emendamento Lauricella non esiste, la legge elettorale si può e si deve varare subito»
SOSPETTI. Uno scenario che inquieta Forza Italia. E per la prima volta, fa pensare a Berlusconi di aver peccato - proprio lui - di ingenuità nel gettarsi a capofitto nella «profonda sintonia» con il neo-premier. Non perché la corsia preferenziale dell’Italicum potrebbe rivelarsi meno rapida del previsto. Su questo fronte Verdini, ma anche Romani, Bernini, lo hanno avvisato che la rotta sarà accidentata e qualche pit stop è in conto. Il problema è alla radice: «Se Renzi non rispetta i patti, se pensa di annacquare l’Italicum per arrivare fino al 2018, allora salta tutto subito» si sfoga il Cavaliere. Che trova terreno fertile nel partito: i falchi alla Minzolini, Gelmini, Biancofiore insistono che presto il presidente del consiglio si affezionerà più a Palazzo Chigi che all’intesa sulle riforme. Allora, si arriverebbe dritti al 2018. Con Berlusconi ultra-80enne e i rivali del Ncd rafforzati dalla rendita governativa. È
un futuro che Berlusconi spera con tutte le forze di scongiurare. Ecco perché, al telefono con il club dell’Eur-Garbatella, giura: «Ho avuto garanzie, la legge elettorale si farà. E la riforma della giustizia è assolutamente urgente, come lavoro, fisco e burocrazia». Ribadisce che «democrazia è quando un premier viene eletto dai cittadini» mentre Renzi è legittimato «all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza, ma una maggioranza parlamentare con 144 deputati». Contrattacca: «Non so quando saranno le elezioni, ma teniamoci pronti in ogni momento. Noi puntiamo al 51%».
Il Cav avverte: «Sull’Italicum non si tratta»
Berlusconi contento delle Comunicazioni alla Guidi amica di famiglia, a cena ad Arcore lunedì. Ma teme patto Renzi-Ncd per far slittare la legge elettorale
di Federica Fantozzi
<<Aspettiamo. Ma non accetteremo una retromarcia». Con chi gli chiede lumi sullo stato dell’arte di legge elettorale e riforme, Silvio Berlusconi taglia corto. Ad Arcore per il fine settimana, interrotto da qualche telefonata ai club sparsi per la Penisola, il Cavaliere riordina le idee.
Il governo, in realtà, non gli piace né gli dispiace: Orlando alla Giustizia è un nome considerato «garantista», molto meglio di un pm.
Federica Guidi allo Sviluppo, oltre che un’amica di famiglia, è uno dei volti nuovi che l’ex premier aveva corteggiato (invano) alle ultime elezioni.
E liquida come «sciocchezze» quelle di chi, sottolineandone i buoni rapporti con Alfano e Lupi, insinua che si siano consolidati a sue spese.
Addirittura, lunedì scorso era con il padre Guidalberto a cena ad Arcore. La delega alle Comunicazioni, per il Cavaliere, non è in mani ostili: «Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione» è la battuta che riferisce l’HuffPost. E il merito sarebbe di Verdini.
Meno contento, Silvio è dell’approdo di Pier Carlo Padoan a via XX Settembre: «Dalla padella alla brace...» avrebbe commentato riferendosi all’avvicendamento con Saccomanni. Mase «la patrimoniale noi non la voteremo mai», Berlusconi sa anche che sarebbe un fortissimo argomento di campagna elettorale e un’altrettanto pesante tegola per Ncd. E quindi, quasi quasi se la augura.
Il vero nodo, che innervosisce lui e agita il partito, è la gimkana della legge elettorale. All’alba della lunga notte di trattative, il Ncd diffonde in tutti i modi la gioia per avere ottenuto da Renzi «ampie garanzie» sulla prosecuzione della legislatura. Significa che l’Italicum non potrà vedere la luce prima delle - ben più lunghe e complesse - modifiche costituzionali. Formigoni parla addirittura di un patto scritto, messo nero su bianco tra i due alleati di governo. Ovviamente senza le «tecnicalità », che potrebbero essere l’aggancio dell’Italicum all’abolizione del Senato (emendamento Lauricella) o un percorso a tappe della legge elettorale (approvata alla Camera, poi ferma a Palazzo Madama). Gasparri però stoppa: «L’emendamento Lauricella non esiste, la legge elettorale si può e si deve varare subito»
SOSPETTI. Uno scenario che inquieta Forza Italia. E per la prima volta, fa pensare a Berlusconi di aver peccato - proprio lui - di ingenuità nel gettarsi a capofitto nella «profonda sintonia» con il neo-premier. Non perché la corsia preferenziale dell’Italicum potrebbe rivelarsi meno rapida del previsto. Su questo fronte Verdini, ma anche Romani, Bernini, lo hanno avvisato che la rotta sarà accidentata e qualche pit stop è in conto. Il problema è alla radice: «Se Renzi non rispetta i patti, se pensa di annacquare l’Italicum per arrivare fino al 2018, allora salta tutto subito» si sfoga il Cavaliere. Che trova terreno fertile nel partito: i falchi alla Minzolini, Gelmini, Biancofiore insistono che presto il presidente del consiglio si affezionerà più a Palazzo Chigi che all’intesa sulle riforme. Allora, si arriverebbe dritti al 2018. Con Berlusconi ultra-80enne e i rivali del Ncd rafforzati dalla rendita governativa. È
un futuro che Berlusconi spera con tutte le forze di scongiurare. Ecco perché, al telefono con il club dell’Eur-Garbatella, giura: «Ho avuto garanzie, la legge elettorale si farà. E la riforma della giustizia è assolutamente urgente, come lavoro, fisco e burocrazia». Ribadisce che «democrazia è quando un premier viene eletto dai cittadini» mentre Renzi è legittimato «all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza, ma una maggioranza parlamentare con 144 deputati». Contrattacca: «Non so quando saranno le elezioni, ma teniamoci pronti in ogni momento. Noi puntiamo al 51%».