UncleTom ha scritto:Nuntereggae più
» MARCO TRAVAGLIO
Basta, pietà, ci arrendiamo.
Dinanzi all’ulti mo
monito di giornata di
Giorgio Napolitano (“Nei paesi
civili alle elezioni si va alla scadenza
naturale”), che rischia di
farci tornare simpatico persino
Renzi, siamo colti da un misto di
impotenza e spossatezza. Qui ci
vorrebbe Rino Gaetano con una
riedizione di Nuntereggaepiù, o
Enzo Jannacci con una rivisitazione
di Quelli che.... Noi alziamo
le mani. Anche perché, appena
sentiamo evocare un “p a ese
civile”da Re Giorgio, subito ci
assale il pensiero multiplo di
tutto quello che accadrebbe, e
soprattutto non accadrebbe, se
l’Italia fosse un paese civile.
Nei paesi civili la data delle elezioni
la decide il presidente
della Repubblica che forse Napolitano
non se n’è accorto, ma
non si chiama Napolitano: si
chiama Mattarella.
Nei paesi civili un presidente
della Repubblica che giura per
mesi di rifiutare la rielezione
non si farebbe rieleggere in un
quarto d’ora.
Nei paesi civili i governi li
scelgono gli elettori, dando la
maggioranza a un partito o a una
coalizione in base al loro programma,
e non il capo dello Stato
estraendo nomi a caso dal suo
cilindro per ribaltare il risultato
del voto mettendo insieme partiti
e pezzi di partiti avversari
che voltano gabbana, come fece
Napolitano nel 2011 con Monti,
nel 2013 con Letta, nel 2014 con
Renzi e come ha rifatto Mattarella
con Gentiloni nel 2016.
Nei paesi civili il presidente
della Repubblica giura di difendere
la Costituzione e poi non
lavora per demolirla, né impone
al Parlamento né tantomeno al
governo di riscriverla a suo gusto.
Nei paesi civili il presidente
della Repubblica non avalla una
legge elettorale come l’I t al icum,
palesemente incostituzionale
e monca (cioè valevole solo
per la Camera), ma la respinge
alle Camere prima che cada sotto
la tardiva mannaia della Consulta.
Nei paesi civili il presidente
della Repubblica non telefona a
un vecchio politico indagato per
aver mentito ai giudici sulla
trattativa Stato-mafia, non si attiva
per spostare l’indagine dalla
sua sede naturale o per punire
i magistrati che la conducono e,
scoperte le sue telefonate, non
chiede alla Corte costituzionale
di farle distruggere per nasconderle
ai cittadini.
Nei paesi civili il presidente
della Repubblica non interferisce
continuamente nelle campagne
elettorali, raccomandando
agli elettori per chi votare e
per chi no.
Nei paesi civili sarebbe impensabile
quanto rivela P a n o r ama,
citando intercettazioni
de ll’inchiesta a Bergamo sul
banchiere Giovanni Bazoli.
SEGUE A PAGINA 20
CONTINUA
» MARCO TRAVAGLIO
E
cioè che Napolitano telefonò
(per giunta da un’utenza
del Quirinale, due mesi dopo le
sue dimissioni da presidente)
all’anziano patron di Banca Intesa,
indagato per associazione
per delinquere, per impicciarsi
nella battaglia finanziaria per il
controllo di Rcs-Corriere della
Sera, mettendolo in guardia
dall’appoggiare “un nome folle,
ovvero di quel signore che si occupa
o meglio è il factotum di
La7”, cioè Urbano Cairo.
Nei paesi civili un ex presidente
della Repubblica si guarda
bene dal denunciare il presunto
“abuso del ricorso alle elezioni
anticipate”, visto che
l’ultimo capo dello Stato a sciogliere
anzitempo le Camere fu
proprio lui nel 2008, alla caduta
del governo Prodi-2 dopo due
anni di logoramento a cui aveva
contribuito – come racconta
l’allora ministro dell’E conomia
Tommaso Padoa Schioppa
nel suo diario – anche l’uomo
del Colle, già allora innamorato
delle larghe intese con Berlusconi.
Nei paesi civili – ma questo
esula dalle responsabilità dirette
del deposto Re Giorgio –
un manager pubblico come
Mauro Moretti non viene promosso
da Fs a Finmeccanica
dopo aver definito la strage di
Viareggio (32 morti) “uno spiacevolissimo
episodio” ed essere
stato rinviato a giudizio per
disastro ferroviario, omicidio
colposo plurimo e altri reati. E
non resta al suo posto dopo che
il Tribunale di Lucca l’ha condannato
a 7 anni per quei gravissimi
delitti e i suoi avvocati
(pagati da chi?) hanno insultato
i giudici e le vittime, definendo
“scandaloso” il processo e “p opulista”
la sentenza.
Nei paesi civili il ministro dei
Trasporti non interferisce nel
processo al capo di Finmeccanica,
definendo “s p r o p o r z i onate”
le richieste di pena della
Procura di Lucca per l’i m p u t ato
Moretti, come fece nel settembre
scorso Graziano Delrio
a Otto e mezzo, e il governo non
esenta colossi pubblici come Eni
e Finmeccanica dalle clausole
di onorabilità per salvarne i
dirigenti imputati per reati gravissimi.
Nei paesi civili la prescrizione
si interrompe al momento
del rinvio a giudizio e non continua
a decorrere fino alla sentenza
di Cassazione, mandando
liberi e impuniti fior di criminali,
come invece accade solo
in Italia (e come purtroppo
presto accadrà, almeno in parte,
per il processo sulla strage di
Viareggio, ed è già accaduto per
le stragi impunite di Moby
Prince, Eternit e San Giuliano
di Puglia). Questo scandalo avrebbe
dovuto occupare almeno
uno degl’innumerevoli moniti
di Napolitano per ottenere
dal Parlamento una riforma urgente
e doverosa. Invece è praticamente
l’unico tema dello
scibile umano mai sfiorato
d al l ’incessante incontinenza
verbale di Re Giorgio, forse
perché l’Ancien Regime di cui è
il santo patrono si regge sulla
prescrizione.
Quindi, ex Sire, si dia pace: se
l’Italia fosse un paese civile lei
non avrebbe potuto dire né fare
quasi nulla di ciò che ha fatto e
ha detto. Se proprio non sa come
impegnare il tempo libero,
dia retta all’ultimo monito di Osho:
“Ma perché ‘n te trovi ‘n bel
cantiere stradale come tutti
l’anziani normali?”.
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