Qual'è il quinto comandamento?camillobenso ha scritto: Di nuovo ntravvenendo al quinto comandamento dei napoletani, ma su questo preciso punto silenzio di tomba in tema con il loro essere defunti.
Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
cielo 70 ha scritto:Qual'è il quinto comandamento?camillobenso ha scritto: Di nuovo ntravvenendo al quinto comandamento dei napoletani, ma su questo preciso punto silenzio di tomba in tema con il loro essere defunti.
Qui ci sono tutti i dieci comandamenti.
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 496#p11496
oppure:
http://pulcinella291.forumfree.it/?t=62633317
Il quinto comandamento è:
NON DICERE STRUNZAT'
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 83
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 19
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 5
Che l’intelligenza politica del Piddì stia a zero, sotto la suola delle scarpe, è un fatto abbastanza arcinoto.
Sfoderando una delle regole auree contenute ne “Il manuale del politico professionista”, presente nel capitolo “Regole”, che cita che un politico deve mentire, mentire, mentire comunque sempre mentire, dopo l’accettazione dell’ammucchiata ABC del governo Monty, D’Alema, Bersani, Letta e gli altri compagnucci della parrocchietta, hanno raccontato urbi et orbi l’iper, super megapalla galattica che se fossero andati ad elezioni all’inizio del 2012, avrebbero vinto in carrozza (numericamente un fatto di per sé vero in quel momento), MA CHE PER GRANDE SPIRITO DI SACRIFICIO VERSO LA NAZIONE CI HANNO RINUNCIATO PREFERENDO MONTY E L’AMMUCCHIATA.
In verità, non avevano in quel momento gli uomini adatti per affrontare la gravissima situazione ( come d’altra parte non li hanno tuttora perché da allora non è cambiato assolutamente nulla, tutto è identico al novembre 2011), …in modo particolare non avevano sottomano un’economista che potesse garantire al Paese il superamento della fase di emergenza della crisi.
Per questo motivo si sono acconciati a raccontare la megapalla, sicuri ancora una volta di più di parlare ad un popolo di imbecilli conclamati ed irrecuperabili che si bevono tutto quello che raccontano, perché sono convinti che gli italiani non capiscono un beato c……, perché quelli furbi sono solo loro, visto che li hanno fatti fessi per quasi vent’anni consecutivamente.
Una persona di intelligenza minima,…di quelle da tre meno meno e via andare, preso atto che la situazione era gravissima, che era stato dato l’incarico a persona terza non facente parte dello staff politico di risolvere i problemi più gravi del Paese, e che aveva davanti a se quindici mesi e mezzo prima delle nuove elezioni, si sarebbe rimboccata le maniche e avrebbe cercato alla meglio di salvare il salvabile di una pessima, se non orrenda, gestione sia degli ultimi anni che dell’ultimo quasi ventennio.
Il problema principale che avevano davanti, visto che non avevano personale adatto alla sfida politica alla gravissima crisi, era quella del ricambio del personale politico da farsi senza traumi.
Ma siamo mattiiiiiiiiiiiiiiiii?????????????
La gerarchia degli oligarchi Piddì che ha studiato su:
- “Il manuale del perfetto Tafazzi”
- “Il manuale per governare armonicamente in POLTRONE & FORCHETTE”
parare il colpo e rimettere il partito in carreggiata per reggere la sfida mondiale e quella di un Paese raso al suolo, non rientrava certamente nei loro programmi.
Vincere le elezione e conquistare il potere nella prossima legislatura era ed è ancora oggi il loro obiettivo primario.
Per fare questo si sono rifatti al vecchio teorema democristiano della prima Repubblica: “Per galleggiare, dove sopravvivere è meglio che tirare le cuoia, la soluzione è quella di sommare i partiti della coalizione piuttosto che fare politica”.
Teorema fatto proprio dal duca conte marchese del Grillo già nel lontano 1998, quando per sopravvivere ha accettato l’aiuto di un partito di destra come l’Udeur, portato allora nel campo di Cs all’interno del cavallo di Troia dall’Ulisse dell’epoca Francesco Cossiga.
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 19
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 5
Che l’intelligenza politica del Piddì stia a zero, sotto la suola delle scarpe, è un fatto abbastanza arcinoto.
Sfoderando una delle regole auree contenute ne “Il manuale del politico professionista”, presente nel capitolo “Regole”, che cita che un politico deve mentire, mentire, mentire comunque sempre mentire, dopo l’accettazione dell’ammucchiata ABC del governo Monty, D’Alema, Bersani, Letta e gli altri compagnucci della parrocchietta, hanno raccontato urbi et orbi l’iper, super megapalla galattica che se fossero andati ad elezioni all’inizio del 2012, avrebbero vinto in carrozza (numericamente un fatto di per sé vero in quel momento), MA CHE PER GRANDE SPIRITO DI SACRIFICIO VERSO LA NAZIONE CI HANNO RINUNCIATO PREFERENDO MONTY E L’AMMUCCHIATA.
In verità, non avevano in quel momento gli uomini adatti per affrontare la gravissima situazione ( come d’altra parte non li hanno tuttora perché da allora non è cambiato assolutamente nulla, tutto è identico al novembre 2011), …in modo particolare non avevano sottomano un’economista che potesse garantire al Paese il superamento della fase di emergenza della crisi.
Per questo motivo si sono acconciati a raccontare la megapalla, sicuri ancora una volta di più di parlare ad un popolo di imbecilli conclamati ed irrecuperabili che si bevono tutto quello che raccontano, perché sono convinti che gli italiani non capiscono un beato c……, perché quelli furbi sono solo loro, visto che li hanno fatti fessi per quasi vent’anni consecutivamente.
Una persona di intelligenza minima,…di quelle da tre meno meno e via andare, preso atto che la situazione era gravissima, che era stato dato l’incarico a persona terza non facente parte dello staff politico di risolvere i problemi più gravi del Paese, e che aveva davanti a se quindici mesi e mezzo prima delle nuove elezioni, si sarebbe rimboccata le maniche e avrebbe cercato alla meglio di salvare il salvabile di una pessima, se non orrenda, gestione sia degli ultimi anni che dell’ultimo quasi ventennio.
Il problema principale che avevano davanti, visto che non avevano personale adatto alla sfida politica alla gravissima crisi, era quella del ricambio del personale politico da farsi senza traumi.
Ma siamo mattiiiiiiiiiiiiiiiii?????????????
La gerarchia degli oligarchi Piddì che ha studiato su:
- “Il manuale del perfetto Tafazzi”
- “Il manuale per governare armonicamente in POLTRONE & FORCHETTE”
parare il colpo e rimettere il partito in carreggiata per reggere la sfida mondiale e quella di un Paese raso al suolo, non rientrava certamente nei loro programmi.
Vincere le elezione e conquistare il potere nella prossima legislatura era ed è ancora oggi il loro obiettivo primario.
Per fare questo si sono rifatti al vecchio teorema democristiano della prima Repubblica: “Per galleggiare, dove sopravvivere è meglio che tirare le cuoia, la soluzione è quella di sommare i partiti della coalizione piuttosto che fare politica”.
Teorema fatto proprio dal duca conte marchese del Grillo già nel lontano 1998, quando per sopravvivere ha accettato l’aiuto di un partito di destra come l’Udeur, portato allora nel campo di Cs all’interno del cavallo di Troia dall’Ulisse dell’epoca Francesco Cossiga.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 84
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 20
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 6
La legge anticorruzione doveva essere la prima riforma in assoluto da approvare entro la metà del mese di dicembre del 2011.
Il motivo del perché è semplice. Monti allora si accingeva a riempire le casse dello Stato, a detta dei suoi che ripetono all’infinito che quando sono arrivati le hanno trovate vuote, e non avrebbe potuto farlo con un secchio dal fondo sfondato. In casi drammatici come quelli che stiamo vivendo la prima garanzia che occorre dare a chi partecipa a coprire i disastri fatti in precedenza dai politici, è quello di garantire che i sacrifici non vengono fatti inutilmente. Mentre a otto mesi dall’entrata in funzione del nuovo esecutivo di “””tecnici””””si registrano ancora i casi Fiorito e del resto delle 10 Regioni italiane con i governatori inquisiti. Dopo naturalmente i casi Lusi, Belsito e cerchio magico della Lega.
Sono anni che il Procuratore Generale e il Presidente delle Corte Conti, la magistratura amministrativa dello Stato, durante l’inizio dell’anno giudiziario a febbraio, nella relazione annuale denuncia la fuoriuscita dalle casse dello Stato che negli ultimi due anni, l’accertato ammonta a 60 miliardi di euro. Questo vuol dire che la magistratura amministrativa fa quello che può nel tempo a disposizione e con l’organico a disposizione, tenendo presente che i tagli sono arrivati già a suo tempo anche in questo settore. Pertanto, quell’ammanco per corruzione potrebbe benissimo anche essere in realtà il doppio.
Noi siamo secondo una stima pubblicata nel giugno scorso come il Paese più corrotto d’Europa. Da questo si può anche comprendere la difficoltà della Germania a cacciare soldi per aiutarci. Loro hanno ben presente che siamo il Paese più corrotto d’Europa e quindi sono riottosi a prestare soldi a chi li sperpera.
Nessuna banca darà mai un fido a chi da un’indagine si viene a sapere che i soldi li spreca come niente fosse. E’ quello che accade con noi. Il primo ragionamento che fanno è sempre lo stesso, date un taglio agli sprechi.
Per poter cambiare una mentalità che è diventata cultura, esiste solo una soluzione, alzare il tetto delle pene per tutti reati legati alla corruzione.
Con un rientro di almeno 80 miliardi, non ci sarebbe stato bisogno dello show messo in piedi negli ultimi giorni tagliando risorse agli handicappati e mettendo la tassa sui cani dei cechi.
La Severino dalla Gruber ha dichiarato che questa è la legge che aveva in mente, ma dopo i mugugni che si sono sollevati in tutto il Paese, Monty è stato costretto ad intervenire coprendo il suo ministro e addossando la responsabilità ai partiti.
A novembre 2011, alla data dell’incarico aveva il coltello dalla parte del manico mettendo a tacere i partiti che si rifiutavano e che si rifiutano di una legge anticorruzione minacciando immediate dimissioni. Con quei soldi nel corso dell’anno avrebbe avuto minori difficoltà a reperire i soldi anche per il pareggio di bilancio, invece di rendersi ridicolo nell’aver raschiato il fondo sui più deboli, …..come al solito perché il coraggio di combattere i forti non ce l’ha.
Dopo le varie bocciature del Ddl, adesso è il turno di Davigo.
Se non viene fatta immediatamente una correzione ora, quella legge rischia di diventare un’autentica ciofeca, rendendo inutile l’inizio della terza Repubblica, un risanamento del bilancio dello Stato e la ripartenza dell’economia.
Esprimendosi in quel modo, Monty accentua la sua debolezza con i forti. Mentre non ha un attimo di esitazione con i deboli.
Tutto questo concorre a favorire la balcanizzazione del Bel Paese, che mostra tutti i suoi limiti nella disponibilità a uscire dalla crisi.
Segue articolo nel prossimo post.
Diario di un disastro annunciato – 19 ottobre 2012 – 4
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 20
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 6
La legge anticorruzione doveva essere la prima riforma in assoluto da approvare entro la metà del mese di dicembre del 2011.
Il motivo del perché è semplice. Monti allora si accingeva a riempire le casse dello Stato, a detta dei suoi che ripetono all’infinito che quando sono arrivati le hanno trovate vuote, e non avrebbe potuto farlo con un secchio dal fondo sfondato. In casi drammatici come quelli che stiamo vivendo la prima garanzia che occorre dare a chi partecipa a coprire i disastri fatti in precedenza dai politici, è quello di garantire che i sacrifici non vengono fatti inutilmente. Mentre a otto mesi dall’entrata in funzione del nuovo esecutivo di “””tecnici””””si registrano ancora i casi Fiorito e del resto delle 10 Regioni italiane con i governatori inquisiti. Dopo naturalmente i casi Lusi, Belsito e cerchio magico della Lega.
Sono anni che il Procuratore Generale e il Presidente delle Corte Conti, la magistratura amministrativa dello Stato, durante l’inizio dell’anno giudiziario a febbraio, nella relazione annuale denuncia la fuoriuscita dalle casse dello Stato che negli ultimi due anni, l’accertato ammonta a 60 miliardi di euro. Questo vuol dire che la magistratura amministrativa fa quello che può nel tempo a disposizione e con l’organico a disposizione, tenendo presente che i tagli sono arrivati già a suo tempo anche in questo settore. Pertanto, quell’ammanco per corruzione potrebbe benissimo anche essere in realtà il doppio.
Noi siamo secondo una stima pubblicata nel giugno scorso come il Paese più corrotto d’Europa. Da questo si può anche comprendere la difficoltà della Germania a cacciare soldi per aiutarci. Loro hanno ben presente che siamo il Paese più corrotto d’Europa e quindi sono riottosi a prestare soldi a chi li sperpera.
Nessuna banca darà mai un fido a chi da un’indagine si viene a sapere che i soldi li spreca come niente fosse. E’ quello che accade con noi. Il primo ragionamento che fanno è sempre lo stesso, date un taglio agli sprechi.
Per poter cambiare una mentalità che è diventata cultura, esiste solo una soluzione, alzare il tetto delle pene per tutti reati legati alla corruzione.
Con un rientro di almeno 80 miliardi, non ci sarebbe stato bisogno dello show messo in piedi negli ultimi giorni tagliando risorse agli handicappati e mettendo la tassa sui cani dei cechi.
La Severino dalla Gruber ha dichiarato che questa è la legge che aveva in mente, ma dopo i mugugni che si sono sollevati in tutto il Paese, Monty è stato costretto ad intervenire coprendo il suo ministro e addossando la responsabilità ai partiti.
A novembre 2011, alla data dell’incarico aveva il coltello dalla parte del manico mettendo a tacere i partiti che si rifiutavano e che si rifiutano di una legge anticorruzione minacciando immediate dimissioni. Con quei soldi nel corso dell’anno avrebbe avuto minori difficoltà a reperire i soldi anche per il pareggio di bilancio, invece di rendersi ridicolo nell’aver raschiato il fondo sui più deboli, …..come al solito perché il coraggio di combattere i forti non ce l’ha.
Dopo le varie bocciature del Ddl, adesso è il turno di Davigo.
Se non viene fatta immediatamente una correzione ora, quella legge rischia di diventare un’autentica ciofeca, rendendo inutile l’inizio della terza Repubblica, un risanamento del bilancio dello Stato e la ripartenza dell’economia.
Esprimendosi in quel modo, Monty accentua la sua debolezza con i forti. Mentre non ha un attimo di esitazione con i deboli.
Tutto questo concorre a favorire la balcanizzazione del Bel Paese, che mostra tutti i suoi limiti nella disponibilità a uscire dalla crisi.
Segue articolo nel prossimo post.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Davigo stronca la legge anticorruzione
Prescrizione, "il sistema girerà a vuoto"
L'ex pm di Mani pulite: "Quello che manca è infinito". L'incandidabilità? "Facile da aggirare"
Polemiche su concussione e prescrizione. Csm all'attacco. L'Anm: "Deluso chi pensava a svolta"
Intervistato da Il Fatto Quotidiano, Piercamillo Davigo smonta il disegno di legge approvato ieri al Senato: "L'elenco di quello che manca è infinito". E ancora: "perché hanno dimezzato le pene per la concussione?" (leggi l'intervista di Beatrice Borromeo). Dopo due anni e mezzo di discussione, un cammino parlamentare non ancora concluso, una contrattazione estenuante tra i "tecnici" del governo Monti e i colonnelli del Pdl di Silvio Berlusconi, sul provvedimento piovono critiche pesantissime, soprattutto da chi è impegnato sul fronte della lotta al sistema delle tangenti. Il ministro Severino difende la sua creatura
(leggi l'articolo)
*****
Ddl anticorruzione, pioggia di stroncature. Csm all’attacco, l’Anm: “Deludente”
Il provvedimento approvato in Senato dopo estenuanti trattative con il Pdl "farà girare a vuoto il sistema", si legge in una bozza di parere del Csm. Ma il fronte delle critiche è ampio. La prescrizione resta troppo lunga, sulla concussione "è amnistia mascherata". Monti: "Volevamo fare di più"
di Mario Portanova
| 19 ottobre 2012Commenti (0)
Due anni e mezzo di discussione, un cammino parlamentare non ancora concluso, una contrattazione estenuante tra i “tecnici” del governo Monti e i colonnelli del Pdl di Silvio Berlusconi. Ora, sul disegno di legge anticorruzione approvato ieri in Senato (con uno dei voti di fiducia più “bassi” mai registrati da questo esecutivo) piovono critiche pesantissime, soprattutto da chi è impegnato sul fronte della lotta al sistema delle tangenti. “L’elenco di quello che manca è infinito”, dice a Il Fatto Quotidiano Piercamillo Davigo, consigliere di Cassazione e membro negli anni Novanta del pool milanese di Mani pulite. Davigo mette sul tavolo i nodi più contestati, dalla mancata “ripenalizzazione” del falso in bilancio alla riduzione di fatto delle pene per la concussione. E’ la cosiddetta norma “salva Ruby“, ma in realtà anche con la nuova formulazione il processo in corso a Milano contro Silvio Berlusconi vedrebbe come limite temporale massimo il lontano 2020. Dice la stessa cosa, in termini più drastici, Antonio Di Pietro: il ddl “favorisce i corrotti”, oltre a introdurre una “finta” incandidabilità dei condannati. Perché chi si è visto infliggere una pena inferiore a tre anni potrà ripresentarsi agli elettori, a meno che il reato contestato non sia di mafia o contro la pubblica amministrazione. E manca il reato di autoriciclaggio, cioè la ripulitura in proprio dei profitti illeciti, una delle richieste più pressanti dei magistrati antimafia: oggi, infatti, sono punibili solo i riciclatori di denari altrui.
E poi c’è il fronte della magistratura. “Chi credesse che questa legge segni una svolta epocale nella lotta alla corruzione resterebbe deluso”, attacca Rodolfo Sabelli, segretario dell’Associazione nazionale magistrati. “L’intervento non è stato cosi determinato come ci si aspettava, può essere considerato un primo passo”. Perché intanto la corruzione in Italia “è diventata sistemica e pervasiva, e penetra la pubblica amministrazione in modo diffuso. Questo – conclude il segretario dell’Anm- dovrebbe determinare una reazione forte”.
Intanto il Csm ha pronta una bozza di parere che è una netta stroncatura del provvedimento, anticipa Repubblica. Invece di reprimere più duramente una piaga che caccia l’Italia nelle peggiori posizioni delle classifiche internazionali sul tema, il disegno di legge “rischia di far lavorare a vuoto il sistema”. Il nodo è sempre quello, la prescrizione. L’effetto combinato di pene lievi e processi lunghi, secondo l’organo di autogoverno di giudici, continuerà a produrre il doppio danno di un numero basso di corrotti puniti e di spese alte per dibattimenti inutili. Il Corriere della Sera fa il punto sui processi in corso che rischiano di saltare per la nuova separazione tra concussione per costrizione (il raro caso in cui il pubblico ufficiale obblighi un cittadino a pagare una tangente) e concussione per induzione (il frequente caso in cui la tangente sia semplicemente richiesta). L’abbassamento delle pene per questa seconda ipotesi (da 4-12 anni a 3-8) anni) determina una riduzione dei tempi di prescrizione. Così, riporta il Corriere, solo a Milano diventerebbero a rischio 66 processi, un dato indicativo del pesante impatto che la nuova norma avrebbe a livello nazionale.
“Sulla concussione c’è un’amnistia mascherata“, arriva a dire Alberto Vannucci, docente di scienze politiche e direttore del Master su mafia e corruzione dell’Università di Pisa. “Il reato è stato scientificamente smantellato, perché la fattispecie più diffusa è sicuramente quella per induzione. Con la nuova legge rubare un’autoradio sarà più rischioso che chiedere una tangente. Per non parlare”, continua, “dei nuovi reati di corruzione tra privati e traffico d’influenze: in base alla pena si prescrivono in sei anni, che è giusto la durata media di un processo in Italia”. Sempre lì si torna, sulla prescrizione, “una patologia italiana che non è stata toccata”. Una delle questioni sollevate è che nel nostro ordinamento il tempo che cancella ogni responsabilità comincia a scorrere dalla data in cui il reato è stato commesso, e non da quella in cui è stato scoperto. E raramente i reati contro la pubblica amministrazione sono scoperti in flagrante, a meno che qualcuno non avverta i carabinieri prima della consegna della mazzetta.
Un’altra autorevole contestazione arriva dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che pur definendo il testo “un buon successo per il governo dei tecnici”, sottolinea che “forse bisognava reinserire il reato di falso in bilancio e magari fare un bel reato di falsa fatturazione”, ha affermato intervenendo all’inaugurazione del Corso di alta formazione per amministratori di beni confiscati dell’Università Cattolica di Milano. “Questa legge – ha continuato – è dovuta passare dalla quadratura del cerchio a cui il governo ha dovuto sottoporla per trovare un testo equilibrato che potesse essere approvato dalle diverse forze parlamentari”.
A proposito dell’approvazione da parte delle “diverse forze parlamentari”, ai massimi livelli politici nessuno accusa apertamente il Pdl, ma la cronaca di quest’ultimo anno dimostra la sua tenace resistenza a ogni inasprimento di pene e reati per i protagonisti di cricche e “sistemi” vari. Per quieto vivere, lo stesso presidente del consiglio Mario Monti si è limitato a dire che “il governo avrebbe voluto fare di più” e a parlare di generiche “resistenze dei partiti” finalmente superate, su un provvedimento per il quale “inizialmente non c’era grande entusiasmo”. Così a difendere un testo che probabilmente lei stessa avrebbe voluto diverso è rimasto soprattutto il ministro della Giustizia Paola Severino. ”Un buon disegno di legge che si possa poi completare nel tempo è un segno comunque importante”, ha affermato a Otto e mezzo su La7. Sul falso in bilancio, “uno dei reati spia della corruzione”, esistono comunque “disegni di legge anche in fase avanzata” . Anche sulla prescrizione “si potrà tornare con provvedimenti separati”. A patto, naturalmente, di superare le “resistenze dei partiti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ra/387166/
Prescrizione, "il sistema girerà a vuoto"
L'ex pm di Mani pulite: "Quello che manca è infinito". L'incandidabilità? "Facile da aggirare"
Polemiche su concussione e prescrizione. Csm all'attacco. L'Anm: "Deluso chi pensava a svolta"
Intervistato da Il Fatto Quotidiano, Piercamillo Davigo smonta il disegno di legge approvato ieri al Senato: "L'elenco di quello che manca è infinito". E ancora: "perché hanno dimezzato le pene per la concussione?" (leggi l'intervista di Beatrice Borromeo). Dopo due anni e mezzo di discussione, un cammino parlamentare non ancora concluso, una contrattazione estenuante tra i "tecnici" del governo Monti e i colonnelli del Pdl di Silvio Berlusconi, sul provvedimento piovono critiche pesantissime, soprattutto da chi è impegnato sul fronte della lotta al sistema delle tangenti. Il ministro Severino difende la sua creatura
(leggi l'articolo)
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Ddl anticorruzione, pioggia di stroncature. Csm all’attacco, l’Anm: “Deludente”
Il provvedimento approvato in Senato dopo estenuanti trattative con il Pdl "farà girare a vuoto il sistema", si legge in una bozza di parere del Csm. Ma il fronte delle critiche è ampio. La prescrizione resta troppo lunga, sulla concussione "è amnistia mascherata". Monti: "Volevamo fare di più"
di Mario Portanova
| 19 ottobre 2012Commenti (0)
Due anni e mezzo di discussione, un cammino parlamentare non ancora concluso, una contrattazione estenuante tra i “tecnici” del governo Monti e i colonnelli del Pdl di Silvio Berlusconi. Ora, sul disegno di legge anticorruzione approvato ieri in Senato (con uno dei voti di fiducia più “bassi” mai registrati da questo esecutivo) piovono critiche pesantissime, soprattutto da chi è impegnato sul fronte della lotta al sistema delle tangenti. “L’elenco di quello che manca è infinito”, dice a Il Fatto Quotidiano Piercamillo Davigo, consigliere di Cassazione e membro negli anni Novanta del pool milanese di Mani pulite. Davigo mette sul tavolo i nodi più contestati, dalla mancata “ripenalizzazione” del falso in bilancio alla riduzione di fatto delle pene per la concussione. E’ la cosiddetta norma “salva Ruby“, ma in realtà anche con la nuova formulazione il processo in corso a Milano contro Silvio Berlusconi vedrebbe come limite temporale massimo il lontano 2020. Dice la stessa cosa, in termini più drastici, Antonio Di Pietro: il ddl “favorisce i corrotti”, oltre a introdurre una “finta” incandidabilità dei condannati. Perché chi si è visto infliggere una pena inferiore a tre anni potrà ripresentarsi agli elettori, a meno che il reato contestato non sia di mafia o contro la pubblica amministrazione. E manca il reato di autoriciclaggio, cioè la ripulitura in proprio dei profitti illeciti, una delle richieste più pressanti dei magistrati antimafia: oggi, infatti, sono punibili solo i riciclatori di denari altrui.
E poi c’è il fronte della magistratura. “Chi credesse che questa legge segni una svolta epocale nella lotta alla corruzione resterebbe deluso”, attacca Rodolfo Sabelli, segretario dell’Associazione nazionale magistrati. “L’intervento non è stato cosi determinato come ci si aspettava, può essere considerato un primo passo”. Perché intanto la corruzione in Italia “è diventata sistemica e pervasiva, e penetra la pubblica amministrazione in modo diffuso. Questo – conclude il segretario dell’Anm- dovrebbe determinare una reazione forte”.
Intanto il Csm ha pronta una bozza di parere che è una netta stroncatura del provvedimento, anticipa Repubblica. Invece di reprimere più duramente una piaga che caccia l’Italia nelle peggiori posizioni delle classifiche internazionali sul tema, il disegno di legge “rischia di far lavorare a vuoto il sistema”. Il nodo è sempre quello, la prescrizione. L’effetto combinato di pene lievi e processi lunghi, secondo l’organo di autogoverno di giudici, continuerà a produrre il doppio danno di un numero basso di corrotti puniti e di spese alte per dibattimenti inutili. Il Corriere della Sera fa il punto sui processi in corso che rischiano di saltare per la nuova separazione tra concussione per costrizione (il raro caso in cui il pubblico ufficiale obblighi un cittadino a pagare una tangente) e concussione per induzione (il frequente caso in cui la tangente sia semplicemente richiesta). L’abbassamento delle pene per questa seconda ipotesi (da 4-12 anni a 3-8) anni) determina una riduzione dei tempi di prescrizione. Così, riporta il Corriere, solo a Milano diventerebbero a rischio 66 processi, un dato indicativo del pesante impatto che la nuova norma avrebbe a livello nazionale.
“Sulla concussione c’è un’amnistia mascherata“, arriva a dire Alberto Vannucci, docente di scienze politiche e direttore del Master su mafia e corruzione dell’Università di Pisa. “Il reato è stato scientificamente smantellato, perché la fattispecie più diffusa è sicuramente quella per induzione. Con la nuova legge rubare un’autoradio sarà più rischioso che chiedere una tangente. Per non parlare”, continua, “dei nuovi reati di corruzione tra privati e traffico d’influenze: in base alla pena si prescrivono in sei anni, che è giusto la durata media di un processo in Italia”. Sempre lì si torna, sulla prescrizione, “una patologia italiana che non è stata toccata”. Una delle questioni sollevate è che nel nostro ordinamento il tempo che cancella ogni responsabilità comincia a scorrere dalla data in cui il reato è stato commesso, e non da quella in cui è stato scoperto. E raramente i reati contro la pubblica amministrazione sono scoperti in flagrante, a meno che qualcuno non avverta i carabinieri prima della consegna della mazzetta.
Un’altra autorevole contestazione arriva dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che pur definendo il testo “un buon successo per il governo dei tecnici”, sottolinea che “forse bisognava reinserire il reato di falso in bilancio e magari fare un bel reato di falsa fatturazione”, ha affermato intervenendo all’inaugurazione del Corso di alta formazione per amministratori di beni confiscati dell’Università Cattolica di Milano. “Questa legge – ha continuato – è dovuta passare dalla quadratura del cerchio a cui il governo ha dovuto sottoporla per trovare un testo equilibrato che potesse essere approvato dalle diverse forze parlamentari”.
A proposito dell’approvazione da parte delle “diverse forze parlamentari”, ai massimi livelli politici nessuno accusa apertamente il Pdl, ma la cronaca di quest’ultimo anno dimostra la sua tenace resistenza a ogni inasprimento di pene e reati per i protagonisti di cricche e “sistemi” vari. Per quieto vivere, lo stesso presidente del consiglio Mario Monti si è limitato a dire che “il governo avrebbe voluto fare di più” e a parlare di generiche “resistenze dei partiti” finalmente superate, su un provvedimento per il quale “inizialmente non c’era grande entusiasmo”. Così a difendere un testo che probabilmente lei stessa avrebbe voluto diverso è rimasto soprattutto il ministro della Giustizia Paola Severino. ”Un buon disegno di legge che si possa poi completare nel tempo è un segno comunque importante”, ha affermato a Otto e mezzo su La7. Sul falso in bilancio, “uno dei reati spia della corruzione”, esistono comunque “disegni di legge anche in fase avanzata” . Anche sulla prescrizione “si potrà tornare con provvedimenti separati”. A patto, naturalmente, di superare le “resistenze dei partiti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... ra/387166/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Un topolino senz’anima – Livio Pepino
(Il Manifesto)
20/10/2012
La montagna ha partorito il topolino. Non senza qualche inganno.
Un secolo fa le indagini di Mani pulite sembravano avere «girato l’Italia come un calzino». Ma, nonostante le inchieste, gli arresti, i dibattimenti, le condanne, la mobilitazione della piazza e della stampa, i processi di allora non hanno lasciato tracce durature nel sistema.
A poco a poco, i fattori extragiudiziari che avevano favorito inchieste e processi si sono modificati e i promessi interventi istituzionali tesi a prevenire e disincentivare la corruzione sono come evaporati. Alla fine, il cuneo aperto con Mani pulite si è rinchiuso confermando la regola secondo cui la giustizia può colpire alcuni forti ma alla lunga, senza cambiamento politico, è impotente di fronte alla categoria dei forti complessivamente considerati. Accade così che, a pochi lustri dai processi per la Tangentopoli milanese, due loro protagonisti concludano amaramente che «Mani pulite è stata inutile, ma anche controproducente: inutile perché non mi pare che abbia causato un contenimento della corruzione; controproducente perché ha confermato il senso di impunità che già prima accompagnava questo tipo di reati» (Gherardo Colombo) e che «per l’attività di contrasto alla corruzione in Italia potrebbe rivelarsi addirittura profetico quanto Joseph Roth scriveva a proposito della protagonista di uno dei suoi racconti: “Nessuno aveva desiderato che restasse in vita e perciò era morta”» (Piercamillo Davigo). È in questo contesto che si colloca l’approvazione del disegno di legge sulla corruzione.
Per valutarlo è necessario confrontarlo con le esigenze emerse nei processi degli ultimi anni. Cosa hanno insegnato quei processi? In breve e limitandosi al settore penale: per arginare le diverse forme di corruzione è necessario, per quando riguarda l’aspetto penale, precisarne e ampliarne le ipotesi, rendere punibili alcune condotte ad esse prodromiche, potenziare gli strumenti di accertamento, prevedere tempi di prescrizione commisurati alle difficoltà di accertamento (per evitare la regola del proscioglimento per estinzione del reato che caratterizza gran parte dei relativi processi).
Sembra incredibile ma il disegno di legge approvato dal Senato non dà risposta soddisfacente a nessuna di queste esigenze, nonostante le aspettative che lo hanno accompagnato. Il ministro della giustizia definisce «grilli parlanti» i critici della sua creatura. Ma i fatti hanno la testa dura e dicono cose diverse. Manca, nel testo approvato dal Senato, ogni cenno al falso in bilancio, al cosiddetto “autoriciclaggio” e allo scambio elettorale in cui il corrispettivo del voto sia una utilità diversa dal denaro (per esempio un impiego…), che continueranno, dunque, a restare impuniti. Il più grave tra i reati dei pubblici ufficiali, la concussione (consistente nel procurarsi denaro o altre utilità abusando della propria funzione), viene depotenziato in maniera significativa: l’ipotesi più frequente, quella della cosiddetta concussione per induzione, viene configurata come reato autonomo con consistente riduzione di pena. I reati introdotti ex novo – il traffico di influenze e la corruzione tra privati – sono caratterizzati da pene ridotte o da un’ampia punibilità a querela, che ne renderanno residuale la concreta applicazione. Gli strumenti di accertamento a disposizione della magistratura sono limitati (nelle indagini per traffico di influenze, per esempio, non sono consentite le intercettazioni telefoniche) e talora addirittura diminuiti (come nella concussione per induzione in cui, essendo prevista la punibilità anche del concusso, saranno limitatissime le denunce e le collaborazioni). I meccanismi della prescrizione restano invariati e comporteranno talora – grazie, per esempio, alla diminuzione della pena per la concussione per induzione – tempi ancora più brevi (realizzando così un salvacondotto per alcuni imputati di processi in corso, tra i quali Filippo Penati e Clemente Mastella).
C’è quanto basta per concludere che i dati negativi prevalgono su quelli positivi e che siamo di fronte a una operazione tutta mediatica che, al di là delle apparenze, non renderà certamente più efficace il contrasto alla corruzione. Altro miracolo del governo dei tecnici!
Re: Come se ne viene fuori ?
IL PERSONAGGIO
Rise del terremoto all'Aquila, ora racconta
"Io, dissanguato dalle tangenti per il Palazzo"
Parla Francesco Piscicelli: "Balducci imponeva tutto, se parla lui viene giù tutta la seconda Repubblica e pure mezzo Vaticano. Guido Bertolaso? Un megalomane che si vendeva per 50mila euro. A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. E' un assedio"
di CORRADO ZUNINO
ROMA - Dall'ex rudere recuperato, i fari interrati che segnano il percorso fra gli ulivi, la piscina di fronte alla camera da letto, si vede l'Isola di Giannutri. A nord la Costa Concordia spanciata di fronte al porto del Giglio. Sul terrapieno in ghiaia, seicento metri sopra il mare, ci sono i resti dell'elicottero con cui Francesco Maria De Vito Piscicelli, il padrone del rudere riattato a resort, portava l'anziana madre a pranzo sulla spiaggia di Ansedonia. Gliel'hanno bruciato 1, alle otto di sera del primo ottobre. L'attentato dopo cinque minacce. L'hanno anche bloccato mentre con l'auto risaliva lo sterrato che porta al resort: "Perché continui a parlare, vuoi mettere in crisi il sistema che ti ha sfamato?", gli hanno sibilato scoprendo sotto il maglione le beretta parabellum. "Fermati o facciamo fuori te e famiglia".
LE INCHIESTE I fantasmi dell'Aquila 2 / Terremoto negato 3
Francesco Maria De Vito Piscicelli, 50 anni, due mesi di carcere, è l'imprenditore edile consegnato all'opinione pubblica dall' intercettazione telefonica in cui lo si ascolta ridere 4 del terremoto dell'Aquila con il cognato. Napoletano, alto borghese, vicino ad Alleanza nazionale, Piscicelli è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso.
AUDIO Le telefonate Piscicelli-Anemone 5
Ora è un collaboratore di giustizia. In otto interrogatori ha consegnato alla procura di Roma il racconto della corruzione italiana negli appalti di Stato dal 2000 al 2010. Giovedì scorso, ha accettato di parlare con "Repubblica".
DALL'ARCHIVIO Dalla risata sul terremoto all'elicottero per mammà 6 di F. MERLO
TERREMOTO L'AQUILA: TUTTI I VIDEO 7
"Il sistema Protezione civile, la deroga totale per ogni gara pubblica, nasce con il Giubileo del Duemila: l'incontro fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Allestiscono una macchina per costruire opere in un paese bloccato, ma nel corso delle stagioni le missioni diventano un sistema di arricchimento personale. Sfruttato a sinistra e a destra. L'ho visto con i miei occhi, l'ho vissuto dall'interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata poi trasferita a ministri, sottosegretari, parlamentari, magistrati, funzionari della Protezione, dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam".
È accusato di corruzione, Piscicelli, con i costruttori della Btp. L'appalto della Scuola dei marescialli a Firenze.
"Ho pagato per lavorare, se non lo facevo chiudevo l'azienda che avevo ereditato da mio padre. A Firenze ho fatto da intermediario tra il gruppo di Riccardo Fusi e l'ingegner Balducci. Quelli della Btp, provinciali, rozzi, non riuscivano ad arrivare al capo del mattone pubblico italiano. Con una telefonata organizzai l'incontro. Sono stato io a presentare Denis Verdini, coordinatore del Pdl, a Balducci. Fusi trattava Verdini come fosse il suo straccio e usava la banca di Verdini come il suo bancomat. A me fece avere un prestito da 700mila euro".
Quando ha versato tangenti in proprio, Piscicelli?
"Lavoro con Balducci dal 2004, ho partecipato a trecento bandi pubblici e ottenuto due lavori: la scuola di polizia di Nettuno e la caserma della finanza di Oristano. Per i Mondiali di nuoto di Roma, quelli del 2009, ho partecipato a tutte e cinque le gare. Ho speso 700mila euro in progetti e ho vinto le piscine di Valco San Paolo. Per le gare bandite dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e dalla Protezione civile non c'era notaio, nessun vincolo. Tutto nella discrezione del presidente Balducci: ottanta punti al progetto che voleva spingere. Bandi europei pilotati da Balducci, il Consiglio superiore ratificava silenzioso".
Lei chi pagò e quanto?
"Per le piscine di San Paolo, 14 milioni di base d'asta, ho versato tre tangenti. Me ne avevano chieste quattro. Il collettore di denaro per conto della squadra di Balducci, l'ingegner Enrico Bentivoglio, dopo la mia vittoria pretese 50mila euro. Ventimila euro li consegnai per la funzionaria Maria Pia Forleo. Poi subentrò Claudio Rinaldi, nuovo commissario ai Mondiali, e senza ritegno ne pretese 100mila. Glieli portai all'Hotel de Russie, in via del Babuino, dentro un sacchetto di una boutique romana. Il mio ragioniere è testimone. Rinaldi afferrò e disse: 'È un acconto, al collaudo mi devi dà dù piotte e mezzo'. Duecentocinquanta, quelli non li ha mai visti".
Valco San Paolo, bandita per 14 milioni, costata 34, dopo 39 mesi è chiusa con un pilone fratturato.
"Mi sono disinteressato del destino della piscina. Io ho visto solo nove milioni, otto e mezzo me li hanno presi i ragazzi di Balducci: una truffa. Il pilone è un assestamento, ma tutta l'opera è stata una corsa folle. Durante i lavori si è messo contro il presidente della Federnuoto Paolo Barelli, il senatore del Pdl. Avrebbe voluto due lavori per le aziende vicine, Balducci non gli diede nulla. Per ritorsione, bocciò il tetto in acciaio e lo impose in cemento armato. E ci obbligò a lavorare con le ditte specializzate che indicava, costavano il 30 per cento in più".
Angelo Balducci imponeva i suoi uomini?
"Imponeva tutto, era il dominus. Corrotto nell'animo, non avido, un affascinante gesuita innamorato del potere. Voleva accontentare tutti, soprattutto la classe politica. Nei cinque mesi di carcere Balducci ha ricevuto settanta parlamentari, una processione. Se parla lui viene giù la Seconda Repubblica e mezzo Vaticano".
Il rapporto tra Balducci e Anemone?
"Diego Anemone non esiste. È un ex falegname inventato dal capo. Quando scoprite un'impresa di Anemone in un appalto pubblico, vuol dire che sta lavorando Balducci. Faceva cassa così, mettendo Anemone ovunque. E gli affidava la gestione del denaro da destinare ai parlamentari".
Che significa, Piscicelli?
"A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. Un assedio, spegnevo il telefonino. Ascolti. Mi chiama Anemone: devo versare 150mila euro, siamo alla vigilia delle feste natalizie. Anemone ha l'ufficio in una traversa di via Nomentana, stanze di pessimo gusto. Spinge una porta scorrevole e alla vista si rivela un tavolo lungo due metri e mezzo. Sopra, un covone di banconote. Quasi tutti tagli da cinquecento. Milioni di euro, mai visto nulla di simile. Con i miei 150mila nella giacca mi sono sentito un morto di fame. Anemone ha comprato la casa al Colosseo dell'ex ministro Claudio Scajola con un po' del denaro prelevato da quel tavolo".
Continua a girarci intorno: tangenti e politici. Che cosa ha detto ai magistrati?
"Tutto quello che ho visto e posso certificare. Ho fatto il nome di otto politici di primo piano che hanno preso soldi e servizi dal sistema Balducci".
Fino a prova contraria il corruttore è lei.
"Otto dicembre 2007, l'Immacolata, le racconto. Sono con moglie e figlia al ristorante: una telefonata, è Mauro Della Giovampaola, funzionario della Protezione civile. 'Devi venire alla Ferratella, subito'. Gli uffici erano chiusi, aveva le chiavi. Categorico: 'Dimmi che ribasso hai fatto per l'Auditorium di Firenze'. Perché? 'Così vuole il capo'. Se Balducci comandava, si ubbidiva. Obbligai i soci fiorentini a rivelarmi la percentuale, comunicai il ribasso a Mauro. 'L'appalto dell'Auditorium deve andare al costruttore Cerasi', mi spiegò, 'lo vuole Veltroni'".
Piscicelli, lei partecipò al bando per l'Auditorium di Isernia.
"A Isernia avevo vinto. Trentun dicembre 2007, nel teatro di via della Ferratella si aprono le buste. Al telefono il funzionario Bentivoglio. Salgo al piano, mi dice: 'Hai fatto un progetto bellissimo, l'appalto è tuo'. Torno in teatro, l'atmosfera è già cambiata. Commissari che si chiamano da parte. Il presidente del concorso dichiara il vincitore: un'associazione di imprese guidata dalla molisana Rocco Lupo. Cerco Bentivoglio, è pallido. Riesce a dirmi: 'Bertolaso ha chiamato Balducci, Di Pietro ha imposto Lupo, mi dispiace'".
Chi è Guido Bertolaso, un capro espiatorio?
"E' un megalomane con il complesso di far del bene. Per le responsabilità che ha avuto, la fama che si è creato, non avrebbe mai dovuto vendersi per 50mila euro. Quella era la sua tariffa: 50mila euro, ogni volta".
A Carlo Malinconico ha pagato le vacanze all'Hotel Pellicano di Porto Ercole.
"Malinconico è un uomo di Balducci. Da sottosegretario della presidenza del Consiglio del governo Prodi ha controfirmato qualsiasi progetto il capo gli portasse. Nel 2006 l'ingegnere mi chiese di occuparmi di lui: 'Ci serve come il pane, dobbiamo curarlo in tutto e per tutto'. Malinconico voleva un rustico che stavo ristrutturando qui all'Argentario, la vecchia Villa Feltrinelli. Lo accompagnai due volte, non era pronta. Balducci mi chiese di dirottarlo al Pellicano: Malinconico e la sua compagna nel 2006 e nel 2007 ci hanno fatto sei vacanze. Milleottocento a notte. Ho pagato fino a quando il figlio del magistrato Toro non rivelò che la procura di Firenze stava indagando sulla cricca. Saldai 25.600 euro e chiusi il conto. Il sottosegretario lasciò l'Argentario il pomeriggio stesso".
Lei ha denunciato il magistrato della Corte dei Conti Antonello Colosimo.
"Dal 2004 al 2008 mi ha taglieggiato. Ha preteso tangenti, anche del 15%, su tutti i lavori pubblici che prendevo. E questo perché era stato lui a presentarmi Angelo Balducci. Per anni gli ho mantenuto auto, autista, l'ufficio in via Margutta: mi è costato 186mila euro. Quando ho smesso, mi ha scatenato contro la Finanza. Nel 1992 la politica chiedeva agli imprenditori denaro, ma dava benefici. Oggi la politica, e alcuni funzionari potenti, chiedono denaro per non farti male. È il pizzo. Solo io ho pagato tangenti per un milione, e adesso sono con il culo per terra".
(20 ottobre 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -44898892/
Rise del terremoto all'Aquila, ora racconta
"Io, dissanguato dalle tangenti per il Palazzo"
Parla Francesco Piscicelli: "Balducci imponeva tutto, se parla lui viene giù tutta la seconda Repubblica e pure mezzo Vaticano. Guido Bertolaso? Un megalomane che si vendeva per 50mila euro. A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. E' un assedio"
di CORRADO ZUNINO
ROMA - Dall'ex rudere recuperato, i fari interrati che segnano il percorso fra gli ulivi, la piscina di fronte alla camera da letto, si vede l'Isola di Giannutri. A nord la Costa Concordia spanciata di fronte al porto del Giglio. Sul terrapieno in ghiaia, seicento metri sopra il mare, ci sono i resti dell'elicottero con cui Francesco Maria De Vito Piscicelli, il padrone del rudere riattato a resort, portava l'anziana madre a pranzo sulla spiaggia di Ansedonia. Gliel'hanno bruciato 1, alle otto di sera del primo ottobre. L'attentato dopo cinque minacce. L'hanno anche bloccato mentre con l'auto risaliva lo sterrato che porta al resort: "Perché continui a parlare, vuoi mettere in crisi il sistema che ti ha sfamato?", gli hanno sibilato scoprendo sotto il maglione le beretta parabellum. "Fermati o facciamo fuori te e famiglia".
LE INCHIESTE I fantasmi dell'Aquila 2 / Terremoto negato 3
Francesco Maria De Vito Piscicelli, 50 anni, due mesi di carcere, è l'imprenditore edile consegnato all'opinione pubblica dall' intercettazione telefonica in cui lo si ascolta ridere 4 del terremoto dell'Aquila con il cognato. Napoletano, alto borghese, vicino ad Alleanza nazionale, Piscicelli è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso.
AUDIO Le telefonate Piscicelli-Anemone 5
Ora è un collaboratore di giustizia. In otto interrogatori ha consegnato alla procura di Roma il racconto della corruzione italiana negli appalti di Stato dal 2000 al 2010. Giovedì scorso, ha accettato di parlare con "Repubblica".
DALL'ARCHIVIO Dalla risata sul terremoto all'elicottero per mammà 6 di F. MERLO
TERREMOTO L'AQUILA: TUTTI I VIDEO 7
"Il sistema Protezione civile, la deroga totale per ogni gara pubblica, nasce con il Giubileo del Duemila: l'incontro fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Allestiscono una macchina per costruire opere in un paese bloccato, ma nel corso delle stagioni le missioni diventano un sistema di arricchimento personale. Sfruttato a sinistra e a destra. L'ho visto con i miei occhi, l'ho vissuto dall'interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata poi trasferita a ministri, sottosegretari, parlamentari, magistrati, funzionari della Protezione, dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam".
È accusato di corruzione, Piscicelli, con i costruttori della Btp. L'appalto della Scuola dei marescialli a Firenze.
"Ho pagato per lavorare, se non lo facevo chiudevo l'azienda che avevo ereditato da mio padre. A Firenze ho fatto da intermediario tra il gruppo di Riccardo Fusi e l'ingegner Balducci. Quelli della Btp, provinciali, rozzi, non riuscivano ad arrivare al capo del mattone pubblico italiano. Con una telefonata organizzai l'incontro. Sono stato io a presentare Denis Verdini, coordinatore del Pdl, a Balducci. Fusi trattava Verdini come fosse il suo straccio e usava la banca di Verdini come il suo bancomat. A me fece avere un prestito da 700mila euro".
Quando ha versato tangenti in proprio, Piscicelli?
"Lavoro con Balducci dal 2004, ho partecipato a trecento bandi pubblici e ottenuto due lavori: la scuola di polizia di Nettuno e la caserma della finanza di Oristano. Per i Mondiali di nuoto di Roma, quelli del 2009, ho partecipato a tutte e cinque le gare. Ho speso 700mila euro in progetti e ho vinto le piscine di Valco San Paolo. Per le gare bandite dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e dalla Protezione civile non c'era notaio, nessun vincolo. Tutto nella discrezione del presidente Balducci: ottanta punti al progetto che voleva spingere. Bandi europei pilotati da Balducci, il Consiglio superiore ratificava silenzioso".
Lei chi pagò e quanto?
"Per le piscine di San Paolo, 14 milioni di base d'asta, ho versato tre tangenti. Me ne avevano chieste quattro. Il collettore di denaro per conto della squadra di Balducci, l'ingegner Enrico Bentivoglio, dopo la mia vittoria pretese 50mila euro. Ventimila euro li consegnai per la funzionaria Maria Pia Forleo. Poi subentrò Claudio Rinaldi, nuovo commissario ai Mondiali, e senza ritegno ne pretese 100mila. Glieli portai all'Hotel de Russie, in via del Babuino, dentro un sacchetto di una boutique romana. Il mio ragioniere è testimone. Rinaldi afferrò e disse: 'È un acconto, al collaudo mi devi dà dù piotte e mezzo'. Duecentocinquanta, quelli non li ha mai visti".
Valco San Paolo, bandita per 14 milioni, costata 34, dopo 39 mesi è chiusa con un pilone fratturato.
"Mi sono disinteressato del destino della piscina. Io ho visto solo nove milioni, otto e mezzo me li hanno presi i ragazzi di Balducci: una truffa. Il pilone è un assestamento, ma tutta l'opera è stata una corsa folle. Durante i lavori si è messo contro il presidente della Federnuoto Paolo Barelli, il senatore del Pdl. Avrebbe voluto due lavori per le aziende vicine, Balducci non gli diede nulla. Per ritorsione, bocciò il tetto in acciaio e lo impose in cemento armato. E ci obbligò a lavorare con le ditte specializzate che indicava, costavano il 30 per cento in più".
Angelo Balducci imponeva i suoi uomini?
"Imponeva tutto, era il dominus. Corrotto nell'animo, non avido, un affascinante gesuita innamorato del potere. Voleva accontentare tutti, soprattutto la classe politica. Nei cinque mesi di carcere Balducci ha ricevuto settanta parlamentari, una processione. Se parla lui viene giù la Seconda Repubblica e mezzo Vaticano".
Il rapporto tra Balducci e Anemone?
"Diego Anemone non esiste. È un ex falegname inventato dal capo. Quando scoprite un'impresa di Anemone in un appalto pubblico, vuol dire che sta lavorando Balducci. Faceva cassa così, mettendo Anemone ovunque. E gli affidava la gestione del denaro da destinare ai parlamentari".
Che significa, Piscicelli?
"A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. Un assedio, spegnevo il telefonino. Ascolti. Mi chiama Anemone: devo versare 150mila euro, siamo alla vigilia delle feste natalizie. Anemone ha l'ufficio in una traversa di via Nomentana, stanze di pessimo gusto. Spinge una porta scorrevole e alla vista si rivela un tavolo lungo due metri e mezzo. Sopra, un covone di banconote. Quasi tutti tagli da cinquecento. Milioni di euro, mai visto nulla di simile. Con i miei 150mila nella giacca mi sono sentito un morto di fame. Anemone ha comprato la casa al Colosseo dell'ex ministro Claudio Scajola con un po' del denaro prelevato da quel tavolo".
Continua a girarci intorno: tangenti e politici. Che cosa ha detto ai magistrati?
"Tutto quello che ho visto e posso certificare. Ho fatto il nome di otto politici di primo piano che hanno preso soldi e servizi dal sistema Balducci".
Fino a prova contraria il corruttore è lei.
"Otto dicembre 2007, l'Immacolata, le racconto. Sono con moglie e figlia al ristorante: una telefonata, è Mauro Della Giovampaola, funzionario della Protezione civile. 'Devi venire alla Ferratella, subito'. Gli uffici erano chiusi, aveva le chiavi. Categorico: 'Dimmi che ribasso hai fatto per l'Auditorium di Firenze'. Perché? 'Così vuole il capo'. Se Balducci comandava, si ubbidiva. Obbligai i soci fiorentini a rivelarmi la percentuale, comunicai il ribasso a Mauro. 'L'appalto dell'Auditorium deve andare al costruttore Cerasi', mi spiegò, 'lo vuole Veltroni'".
Piscicelli, lei partecipò al bando per l'Auditorium di Isernia.
"A Isernia avevo vinto. Trentun dicembre 2007, nel teatro di via della Ferratella si aprono le buste. Al telefono il funzionario Bentivoglio. Salgo al piano, mi dice: 'Hai fatto un progetto bellissimo, l'appalto è tuo'. Torno in teatro, l'atmosfera è già cambiata. Commissari che si chiamano da parte. Il presidente del concorso dichiara il vincitore: un'associazione di imprese guidata dalla molisana Rocco Lupo. Cerco Bentivoglio, è pallido. Riesce a dirmi: 'Bertolaso ha chiamato Balducci, Di Pietro ha imposto Lupo, mi dispiace'".
Chi è Guido Bertolaso, un capro espiatorio?
"E' un megalomane con il complesso di far del bene. Per le responsabilità che ha avuto, la fama che si è creato, non avrebbe mai dovuto vendersi per 50mila euro. Quella era la sua tariffa: 50mila euro, ogni volta".
A Carlo Malinconico ha pagato le vacanze all'Hotel Pellicano di Porto Ercole.
"Malinconico è un uomo di Balducci. Da sottosegretario della presidenza del Consiglio del governo Prodi ha controfirmato qualsiasi progetto il capo gli portasse. Nel 2006 l'ingegnere mi chiese di occuparmi di lui: 'Ci serve come il pane, dobbiamo curarlo in tutto e per tutto'. Malinconico voleva un rustico che stavo ristrutturando qui all'Argentario, la vecchia Villa Feltrinelli. Lo accompagnai due volte, non era pronta. Balducci mi chiese di dirottarlo al Pellicano: Malinconico e la sua compagna nel 2006 e nel 2007 ci hanno fatto sei vacanze. Milleottocento a notte. Ho pagato fino a quando il figlio del magistrato Toro non rivelò che la procura di Firenze stava indagando sulla cricca. Saldai 25.600 euro e chiusi il conto. Il sottosegretario lasciò l'Argentario il pomeriggio stesso".
Lei ha denunciato il magistrato della Corte dei Conti Antonello Colosimo.
"Dal 2004 al 2008 mi ha taglieggiato. Ha preteso tangenti, anche del 15%, su tutti i lavori pubblici che prendevo. E questo perché era stato lui a presentarmi Angelo Balducci. Per anni gli ho mantenuto auto, autista, l'ufficio in via Margutta: mi è costato 186mila euro. Quando ho smesso, mi ha scatenato contro la Finanza. Nel 1992 la politica chiedeva agli imprenditori denaro, ma dava benefici. Oggi la politica, e alcuni funzionari potenti, chiedono denaro per non farti male. È il pizzo. Solo io ho pagato tangenti per un milione, e adesso sono con il culo per terra".
(20 ottobre 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -44898892/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 85
Diario di un disastro annunciato – 20 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 21
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 7
Rimanda, rimanda, rimanda, alla fine il momento di pagare il conto è arrivato. E come capita sovente nei corsi e ricorsi della storia dell’umanità, spesso il momento del rendiconto capita sempre nel momento sbagliato e peggiore, andando così inevitabilmente ad accelerare ed appesantire il processo di disfacimento di una società.
<<Meddiamogi insieme e boi si vedrà>> aveva sentenziato il Ciriacosauro della Margherita nel 2006 quando i piddini eredi dell’ex Piccì avevano bussato alla porta del convento degli ex democristi.
I Ds erano in caduta libera dimezzando quasi il consenso massimo raggiunto nel giugno del 1984 nelle europee, grazie anche all’onda emotiva per la morte di Enrico Berlinguer.
Europee 1984
voti---------------voti (%)--seggi
Partito Comunista Italiano (PCI)
11.714.428--------33,33-------27
Democrazia Cristiana (DC)
11.583.767--------32,96-------26
Fonte Wikipedia
Sorpasso, dunque,..per la prima volta nella storia repubblicana il Pci diventa anche per poco il primo partito d’Italia.
Elezioni politiche 2006 – Risultati del Senato - (Alla Camera si era presentato l’Ulivo).
Voti--------Voti %-- Seggi
Democratici di Sinistra
5.977.313----17,497--62
Fonte Wikipedia
I Ds da più di 10 anni erano guidati da quella classe dirigente dei giovani leoni che con un golpe avevano esautorato Achille Occhetto, autore di un notevole strappo con la continuità del passato chiudendo con il Pci per dar vita al Partito democratico della sinistra. (Che si differenziava con quello di oggi, che il termine sinistra era specificato)
Una classe dirigente dominata dalla Volpe del Tavoliere in contrasto con l’eterno rivale di sempre, l’amico/avversario Valter Veltroni.
Nei Ds già dal secondo golpe del 1998 nei confronti di Romano Prodi si è imposta la teoria D’Alema, affascinato dal teorema democristiano che ha consentito alla vecchia Balena bianca di sopravvivere per quasi mezzo secolo.
“Per la conquista e la gestione del potere non è assolutamente necessario fare politica, basta associare partiti per raggiungere il quorum. Gli elettori non sono il fine, ma il mezzo per raggiungere la stanza dei bottoni e dei bottini”.
Sei mesi dopo la fusione Ds – Margherita diventa evidente che si tratta soltanto di una fusione fredda. Non esiste l’uomo in grado di amalgamare due culture per ricavarne una nuova e possibilmente moderna.
Ma ai capobastone va bene anche così, perché sempre democristianamente, da questa debolezza del vertice del partito traggono la loro forza. Diverso è quando al vertice ci sta un personaggio autorevole, autoritario, o carismatico. I rapporti di forza sono diversi, sono preponderanti al vertice e ridotti nella fascia sottostante.
Il Ciriacosauro si accorge che il suo : <<Meddiamogi insieme e boi si vedrà>>, non ha funzionato e di conseguenza trasloca da monsignor Casini quando si stagga dal Caimano.
In eredità al Piddì lascia però la nuova demograzia grisdiana fatta di correnti.
Bersaniani [modifica]
E' la corrente vicina al Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.
Conta i fedelissimi di Bersani, come il Presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il coordinatore organizzativo del Pd Maurizio Migliavacca, il responsabile degli enti locali Davide Zoggia, il governatore della Toscana Enrico Rossi ed il sindaco di Bologna Virginio Merola[2][3].
Dalemiani [modifica]
I Dalemiani sono guidati dall'attuale Presidente del Copasir ed ex leader di Partito Democratico della Sinistra e Democratici di Sinistra Massimo D'Alema.
Sono la componente d'ispirazione socialdemocratica, comprendente però anche esponenti de I Popolari e d'estrazione liberale, come Paolo De Castro. La corrente comprende circa 100 parlamentari ed è favorevole all'ingresso del partito nel Partito del Socialismo Europeo ed ad un'alleanza con l'Unione di Centro. Esponenti di spicco sono Michele Ventura, Nicola La Torre,Luciano Violante e Gianni Cuperlo[2][3].
I Dalemiani si raccolgono nell'associazione Riformisti e Democratici e nella fondazioneItalianieuropei.
Giovani turchi [modifica]
Gruppo di giovani Bersaniani/Dalemiani formato da Stefano Fassina, Andrea Orlando e Matteo Orfini, rispettivamente responsabili di economia, giustizia e cultura del PD, e dall'europarlamentareRoberto Gualtieri.
Sono l'ala sinistra del partito e fedeli a Bersani; la loro proposta politica è antiblariana ed antiliberista[3]
Bindiani [modifica]
I Bindiani sono il gruppo di riferimento di Rosy Bindi, attuale Presidente dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
Si presenta come corrente di stampo cristiano sociale e socialdemocratico, erede della sinistrademocristiana e del Partito Popolare Italiano. I membri della corrente provengono dai gruppi degliUlivisti e de I Popolari, tra i quali Giovanni Bachelet, Marina Magistrelli e Roberto Zaccaria
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto come candidato segretario Rosy Bindi e la sua lista Con Rosy Bindi. Democratici, davvero; alle primarie del 2009 hanno sostenuto Bersani.
Lettiani [modifica]
I Lettiani sono corrente di riferimento dell'attuale vice-segretario Enrico Letta. Si presenta come un'associazione di matrice cattolicoliberale e centrista disponibile al dialogo con l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro. I membri del gruppo provengono da varie corrente come gliUlivisti, I Popolari, i Veltroniani, i Dalemiani.
Fedelissimo di Letta è il pugliese Francesco Boccia[2][3] ed associazione di riferimento è l'associazione TrecentoSessanta.
A Sinistra [modifica]
La corrente che si raccoglie attorno all'associazione A Sinistra nel PD rivendica la continuazione della tradizione del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano, promuovendo l'entrata del partito nel Partito del Socialismo Europeo e nell'Internazionale Socialista.
Nel gruppo vi sono l'ex ministro Livia Turco, Vincenzo Maria Vita e Paolo Nerozzi.
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto Walter Veltroni con la lista A Sinistra per Veltroni.
Democrazia e Socialismo [modifica]
Corrente guidata da Gavino Angius, ex membro del Partito Socialista, e nata con l'obiettivo di rendere il PD un partito di natura socialista e aderente al PSE e all'Internazionale Socialista.
Area Democratica [modifica]
Dario Franceschini.
All'indomani del congresso del 2009, tutti i sostenitori della seconda mozione che proponevano la riconferma a segretario di Dario Franceschini, forti del 34% dei voti presi in congresso, decidono di strutturarsi come corrente organizzata dandosi il nome di Area Democratica(AreaDem). In essa confluirono quindi le vecchie correnti veltronian-franceschiniane, cioè i Popolari/Quarta Fase, i Veltroniani, i Fassiniani, i Democratici Rinnovatori, i SemDem, gli Ecodem, i Liberal PD e i Teodem. In Area Democratica si è verificata una separazione promossa da Veltroni, Fioroni e Gentiloni che hanno costituito Movimento Democratico, corrente più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011, in cui la corrente franceschiniana è entrata ufficialmente in maggioranza[4].
Franceschiniani [modifica]
E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento all'attuale capogruppo alla CameraDario Franceschini.
È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare. Nasce per sostenere Franceschini alle primarie del 2009 contro Bersani. Dopo la vittoria di quest'ultimo hanno formato la minoranza insieme ai Veltroniani, per poi collaborare con la maggioranza bersaniana.
Suoi esponenti sono Antonello Giacomelli, Alberto Losacco e Pina Picierno[2][3], ma anche Piero Fassino, d'ispirazione prevalentemente socialdemocratica.
Fassiniani [modifica]
Corrente che fa riferimento al sindaco di Torino Piero Fassino.
E' composta da esponenti ex DS che hanno appoggiato Franceschini nel 2009. Tra i suoi membri la Vicepresidente dell'Assemblea nazionale Marina Sereni e l'ex ministro Cesare Damiano.
Semplicemente Democratici [modifica]
Nasce come lista a sostegno di Dario Franceschini alle primarie del 2009, promossa da importanti esponenti del Pd quali Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Sergio Cofferati, David Sassoli eFrancesca Barracciu. Questo gruppo pone particolare attenzione al rinnovamento del gruppo dirigente e alla questione morale interna.
Movimento Democratico [modifica]
Walter Veltroni
Dopo la direzione del 23 settembre 2010 da Area Democratica sono usciti Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito un'altra area di minoranza, chiamata Movimento Democratico, più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011[4].
Veltroniani [modifica]
Rappresenta il gruppo costituito intorno all'ex segretarioWalter Veltroni di ispirazione prevalentementesocialdemocratica e moderata.
Fioroniani [modifica]
E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento a Beppe Fioroni.
È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare.
Gentiloniani [modifica]
Definita un tempo come corrente dei Rutelliani rappresenta la parte cattolico-liberale e centrista del partito.
Si è sfaldata a seguito dell'uscita del proprio leader Francesco Rutelli e di gran parte dei propri membri che hanno scelto di aderire prevalentemente ad Alleanza per l'Italia. La parte più a sinistra, che è rimasta nel PD, è guidata da Paolo Gentiloni.
Ecologisti Democratici [modifica]
Gruppo ecologista formato da esponenti sia provenienti dai Democratici di Sinistra che da La Margherita. Leader di riferimento è Ermete Realacci.
Liberal Pd [modifica]
Corrente di orientamento socioliberale e riformista, costituita il 26 gennaio 2008 su iniziativa di Enzo Bianco, Valerio Zanone, Enrico Morando (ex-leader dei Liberal DS), Franco Bassanini e Pietro Ichino.
Teodem [modifica]
Sono una corrente di stampo democristiano e cristiano-sociale che rappresenta la destra del Pd sul fronte dei temi etico-sociali.
Del gruppo fanno parte attualmente un deputato, Luigi Bobba, e tre senatori (Benedetto Adragna,Luigi Lusi e Antonino Papania)
Il gruppo un tempo era molto più influente, dal momento che originariamente aveva più esponenti. Hanno lasciano la corrente ed il partito Emanuela Baio Dossi, Marco Calgaro e Donato Mosella, che hanno aderito ad Alleanza per l'Italia, e Dorina Bianchi, Enzo Carra, Renzo Lusetti e Paola Binetti, che hanno aderito all'Unione di Centro.
Cambia l'Italia [modifica]
Sono il gruppo eterogeneo e non organizzato che ha sostenuto la candidatura di Ignazio Marino alleprimarie del 2009 ottenendo il 13% dei voti.
Per la sua stessa avversione al correntismo il gruppo non forma una vera e propria corrente organizzata, però tutti coloro che sostenevano la candidatura Marino condividono un forte interesse comune per i temi legati alla laicità dello Stato e ai diritti civili, al rinnovamento generazionale, alla questione morale e al merito.
A sostegno di Marino si sono schierati ex veltroniani doc come Goffredo Bettini, Marta Vincenzi eFelice Casson, Ulivisti come Sandro Gozi, e i promotori del cosiddetto gruppo dei “piombini” comeIvan Scalfarotto e Paola Concia.
Ulivisti [modifica]
È l'area più vicina a Romano Prodi e alla sua idea di Partito Democratico. Gli Ulivisti enfatizzano molto l'apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito e al congresso non hanno appoggiato alcuna mozione. L'area si ispira al cristianesimo sociale e alla socialdemocrazia.
Rottamatori [modifica]
E' la componente del sindaco di Firenze Matteo Renzi, di stampo centrista e liberale.
Suoi principali uomini sono il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti ed il deputato regionale siciliano Davide Faraone. Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardoGiuseppe Civati presso la Stazione Leopolda di Firenze[5]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato anche Civati, anche se precedentemente si era distaccato dal gruppo[6]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[7]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[8].
Si sono dichiarati a sostegno del gruppo dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e dai deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
La componente è considerata la destra del partito[10] e vuole il rinnovamento della classe dirigenterottamando quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con lettera della BCE[11] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Insieme per il Pd [modifica]
Nata nel 2009 sul web da iscritti, militanti e coordinatori locali, oggi conta più di 22.000 iscritti e nuclei territoriali nelle 15 regioni. Non si può considerare una vera e propria corrente, ma unacommunity organizzata in modo innovativo, che si propone di sostenere il progetto originario del PD, comprendendo e andando oltre le culture di provenienza a favore di una cultura democratica che mobiliti intorno ad alcuni temi forti di cambiamento della società Italiana. I sostenitori condividono i temi quali la lotta al precariato, la meritocrazia, il riformismo, rinnovamento generazionale , criticismo verso i leader storici, apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito con meccanismi come le Primarie e sistemi partecipativi come i referendum interni. Sono contro il nucleare, a favore del testamento biologico e la regolamentazione giuridica dellecoppie di fatto.
Il 20 novembre 2010 per la prima volta i partecipanti si sono riuniti a Roma per la prima edizione diINSIEME DAY un convegno che ha sancito la nascita dell'area a livello pubblico. Il secondo Forum Nazionale, Voltiamo pagina. Insieme, tenutosi il 19 Giugno 2011 nella suggestiva Arena del Sol di Bologna, ha segnato la definita affermazione della community a livello nazionale. L'evento ha avuto un ampio risalto nei media nazionali ed il riconoscimento del Fondatore del PD, Romano Prodi, che ha inviato un video-messaggio di saluti. L'area è guidata da Giuseppe Rotondo e da Sandro Gozi.
Diario di un disastro annunciato – 20 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 21
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 7
Rimanda, rimanda, rimanda, alla fine il momento di pagare il conto è arrivato. E come capita sovente nei corsi e ricorsi della storia dell’umanità, spesso il momento del rendiconto capita sempre nel momento sbagliato e peggiore, andando così inevitabilmente ad accelerare ed appesantire il processo di disfacimento di una società.
<<Meddiamogi insieme e boi si vedrà>> aveva sentenziato il Ciriacosauro della Margherita nel 2006 quando i piddini eredi dell’ex Piccì avevano bussato alla porta del convento degli ex democristi.
I Ds erano in caduta libera dimezzando quasi il consenso massimo raggiunto nel giugno del 1984 nelle europee, grazie anche all’onda emotiva per la morte di Enrico Berlinguer.
Europee 1984
voti---------------voti (%)--seggi
Partito Comunista Italiano (PCI)
11.714.428--------33,33-------27
Democrazia Cristiana (DC)
11.583.767--------32,96-------26
Fonte Wikipedia
Sorpasso, dunque,..per la prima volta nella storia repubblicana il Pci diventa anche per poco il primo partito d’Italia.
Elezioni politiche 2006 – Risultati del Senato - (Alla Camera si era presentato l’Ulivo).
Voti--------Voti %-- Seggi
Democratici di Sinistra
5.977.313----17,497--62
Fonte Wikipedia
I Ds da più di 10 anni erano guidati da quella classe dirigente dei giovani leoni che con un golpe avevano esautorato Achille Occhetto, autore di un notevole strappo con la continuità del passato chiudendo con il Pci per dar vita al Partito democratico della sinistra. (Che si differenziava con quello di oggi, che il termine sinistra era specificato)
Una classe dirigente dominata dalla Volpe del Tavoliere in contrasto con l’eterno rivale di sempre, l’amico/avversario Valter Veltroni.
Nei Ds già dal secondo golpe del 1998 nei confronti di Romano Prodi si è imposta la teoria D’Alema, affascinato dal teorema democristiano che ha consentito alla vecchia Balena bianca di sopravvivere per quasi mezzo secolo.
“Per la conquista e la gestione del potere non è assolutamente necessario fare politica, basta associare partiti per raggiungere il quorum. Gli elettori non sono il fine, ma il mezzo per raggiungere la stanza dei bottoni e dei bottini”.
Sei mesi dopo la fusione Ds – Margherita diventa evidente che si tratta soltanto di una fusione fredda. Non esiste l’uomo in grado di amalgamare due culture per ricavarne una nuova e possibilmente moderna.
Ma ai capobastone va bene anche così, perché sempre democristianamente, da questa debolezza del vertice del partito traggono la loro forza. Diverso è quando al vertice ci sta un personaggio autorevole, autoritario, o carismatico. I rapporti di forza sono diversi, sono preponderanti al vertice e ridotti nella fascia sottostante.
Il Ciriacosauro si accorge che il suo : <<Meddiamogi insieme e boi si vedrà>>, non ha funzionato e di conseguenza trasloca da monsignor Casini quando si stagga dal Caimano.
In eredità al Piddì lascia però la nuova demograzia grisdiana fatta di correnti.
Bersaniani [modifica]
E' la corrente vicina al Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.
Conta i fedelissimi di Bersani, come il Presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il coordinatore organizzativo del Pd Maurizio Migliavacca, il responsabile degli enti locali Davide Zoggia, il governatore della Toscana Enrico Rossi ed il sindaco di Bologna Virginio Merola[2][3].
Dalemiani [modifica]
I Dalemiani sono guidati dall'attuale Presidente del Copasir ed ex leader di Partito Democratico della Sinistra e Democratici di Sinistra Massimo D'Alema.
Sono la componente d'ispirazione socialdemocratica, comprendente però anche esponenti de I Popolari e d'estrazione liberale, come Paolo De Castro. La corrente comprende circa 100 parlamentari ed è favorevole all'ingresso del partito nel Partito del Socialismo Europeo ed ad un'alleanza con l'Unione di Centro. Esponenti di spicco sono Michele Ventura, Nicola La Torre,Luciano Violante e Gianni Cuperlo[2][3].
I Dalemiani si raccolgono nell'associazione Riformisti e Democratici e nella fondazioneItalianieuropei.
Giovani turchi [modifica]
Gruppo di giovani Bersaniani/Dalemiani formato da Stefano Fassina, Andrea Orlando e Matteo Orfini, rispettivamente responsabili di economia, giustizia e cultura del PD, e dall'europarlamentareRoberto Gualtieri.
Sono l'ala sinistra del partito e fedeli a Bersani; la loro proposta politica è antiblariana ed antiliberista[3]
Bindiani [modifica]
I Bindiani sono il gruppo di riferimento di Rosy Bindi, attuale Presidente dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
Si presenta come corrente di stampo cristiano sociale e socialdemocratico, erede della sinistrademocristiana e del Partito Popolare Italiano. I membri della corrente provengono dai gruppi degliUlivisti e de I Popolari, tra i quali Giovanni Bachelet, Marina Magistrelli e Roberto Zaccaria
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto come candidato segretario Rosy Bindi e la sua lista Con Rosy Bindi. Democratici, davvero; alle primarie del 2009 hanno sostenuto Bersani.
Lettiani [modifica]
I Lettiani sono corrente di riferimento dell'attuale vice-segretario Enrico Letta. Si presenta come un'associazione di matrice cattolicoliberale e centrista disponibile al dialogo con l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro. I membri del gruppo provengono da varie corrente come gliUlivisti, I Popolari, i Veltroniani, i Dalemiani.
Fedelissimo di Letta è il pugliese Francesco Boccia[2][3] ed associazione di riferimento è l'associazione TrecentoSessanta.
A Sinistra [modifica]
La corrente che si raccoglie attorno all'associazione A Sinistra nel PD rivendica la continuazione della tradizione del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano, promuovendo l'entrata del partito nel Partito del Socialismo Europeo e nell'Internazionale Socialista.
Nel gruppo vi sono l'ex ministro Livia Turco, Vincenzo Maria Vita e Paolo Nerozzi.
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto Walter Veltroni con la lista A Sinistra per Veltroni.
Democrazia e Socialismo [modifica]
Corrente guidata da Gavino Angius, ex membro del Partito Socialista, e nata con l'obiettivo di rendere il PD un partito di natura socialista e aderente al PSE e all'Internazionale Socialista.
Area Democratica [modifica]
Dario Franceschini.
All'indomani del congresso del 2009, tutti i sostenitori della seconda mozione che proponevano la riconferma a segretario di Dario Franceschini, forti del 34% dei voti presi in congresso, decidono di strutturarsi come corrente organizzata dandosi il nome di Area Democratica(AreaDem). In essa confluirono quindi le vecchie correnti veltronian-franceschiniane, cioè i Popolari/Quarta Fase, i Veltroniani, i Fassiniani, i Democratici Rinnovatori, i SemDem, gli Ecodem, i Liberal PD e i Teodem. In Area Democratica si è verificata una separazione promossa da Veltroni, Fioroni e Gentiloni che hanno costituito Movimento Democratico, corrente più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011, in cui la corrente franceschiniana è entrata ufficialmente in maggioranza[4].
Franceschiniani [modifica]
E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento all'attuale capogruppo alla CameraDario Franceschini.
È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare. Nasce per sostenere Franceschini alle primarie del 2009 contro Bersani. Dopo la vittoria di quest'ultimo hanno formato la minoranza insieme ai Veltroniani, per poi collaborare con la maggioranza bersaniana.
Suoi esponenti sono Antonello Giacomelli, Alberto Losacco e Pina Picierno[2][3], ma anche Piero Fassino, d'ispirazione prevalentemente socialdemocratica.
Fassiniani [modifica]
Corrente che fa riferimento al sindaco di Torino Piero Fassino.
E' composta da esponenti ex DS che hanno appoggiato Franceschini nel 2009. Tra i suoi membri la Vicepresidente dell'Assemblea nazionale Marina Sereni e l'ex ministro Cesare Damiano.
Semplicemente Democratici [modifica]
Nasce come lista a sostegno di Dario Franceschini alle primarie del 2009, promossa da importanti esponenti del Pd quali Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Sergio Cofferati, David Sassoli eFrancesca Barracciu. Questo gruppo pone particolare attenzione al rinnovamento del gruppo dirigente e alla questione morale interna.
Movimento Democratico [modifica]
Walter Veltroni
Dopo la direzione del 23 settembre 2010 da Area Democratica sono usciti Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito un'altra area di minoranza, chiamata Movimento Democratico, più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011[4].
Veltroniani [modifica]
Rappresenta il gruppo costituito intorno all'ex segretarioWalter Veltroni di ispirazione prevalentementesocialdemocratica e moderata.
Fioroniani [modifica]
E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento a Beppe Fioroni.
È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare.
Gentiloniani [modifica]
Definita un tempo come corrente dei Rutelliani rappresenta la parte cattolico-liberale e centrista del partito.
Si è sfaldata a seguito dell'uscita del proprio leader Francesco Rutelli e di gran parte dei propri membri che hanno scelto di aderire prevalentemente ad Alleanza per l'Italia. La parte più a sinistra, che è rimasta nel PD, è guidata da Paolo Gentiloni.
Ecologisti Democratici [modifica]
Gruppo ecologista formato da esponenti sia provenienti dai Democratici di Sinistra che da La Margherita. Leader di riferimento è Ermete Realacci.
Liberal Pd [modifica]
Corrente di orientamento socioliberale e riformista, costituita il 26 gennaio 2008 su iniziativa di Enzo Bianco, Valerio Zanone, Enrico Morando (ex-leader dei Liberal DS), Franco Bassanini e Pietro Ichino.
Teodem [modifica]
Sono una corrente di stampo democristiano e cristiano-sociale che rappresenta la destra del Pd sul fronte dei temi etico-sociali.
Del gruppo fanno parte attualmente un deputato, Luigi Bobba, e tre senatori (Benedetto Adragna,Luigi Lusi e Antonino Papania)
Il gruppo un tempo era molto più influente, dal momento che originariamente aveva più esponenti. Hanno lasciano la corrente ed il partito Emanuela Baio Dossi, Marco Calgaro e Donato Mosella, che hanno aderito ad Alleanza per l'Italia, e Dorina Bianchi, Enzo Carra, Renzo Lusetti e Paola Binetti, che hanno aderito all'Unione di Centro.
Cambia l'Italia [modifica]
Sono il gruppo eterogeneo e non organizzato che ha sostenuto la candidatura di Ignazio Marino alleprimarie del 2009 ottenendo il 13% dei voti.
Per la sua stessa avversione al correntismo il gruppo non forma una vera e propria corrente organizzata, però tutti coloro che sostenevano la candidatura Marino condividono un forte interesse comune per i temi legati alla laicità dello Stato e ai diritti civili, al rinnovamento generazionale, alla questione morale e al merito.
A sostegno di Marino si sono schierati ex veltroniani doc come Goffredo Bettini, Marta Vincenzi eFelice Casson, Ulivisti come Sandro Gozi, e i promotori del cosiddetto gruppo dei “piombini” comeIvan Scalfarotto e Paola Concia.
Ulivisti [modifica]
È l'area più vicina a Romano Prodi e alla sua idea di Partito Democratico. Gli Ulivisti enfatizzano molto l'apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito e al congresso non hanno appoggiato alcuna mozione. L'area si ispira al cristianesimo sociale e alla socialdemocrazia.
Rottamatori [modifica]
E' la componente del sindaco di Firenze Matteo Renzi, di stampo centrista e liberale.
Suoi principali uomini sono il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti ed il deputato regionale siciliano Davide Faraone. Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardoGiuseppe Civati presso la Stazione Leopolda di Firenze[5]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato anche Civati, anche se precedentemente si era distaccato dal gruppo[6]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[7]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[8].
Si sono dichiarati a sostegno del gruppo dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e dai deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
La componente è considerata la destra del partito[10] e vuole il rinnovamento della classe dirigenterottamando quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con lettera della BCE[11] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Insieme per il Pd [modifica]
Nata nel 2009 sul web da iscritti, militanti e coordinatori locali, oggi conta più di 22.000 iscritti e nuclei territoriali nelle 15 regioni. Non si può considerare una vera e propria corrente, ma unacommunity organizzata in modo innovativo, che si propone di sostenere il progetto originario del PD, comprendendo e andando oltre le culture di provenienza a favore di una cultura democratica che mobiliti intorno ad alcuni temi forti di cambiamento della società Italiana. I sostenitori condividono i temi quali la lotta al precariato, la meritocrazia, il riformismo, rinnovamento generazionale , criticismo verso i leader storici, apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito con meccanismi come le Primarie e sistemi partecipativi come i referendum interni. Sono contro il nucleare, a favore del testamento biologico e la regolamentazione giuridica dellecoppie di fatto.
Il 20 novembre 2010 per la prima volta i partecipanti si sono riuniti a Roma per la prima edizione diINSIEME DAY un convegno che ha sancito la nascita dell'area a livello pubblico. Il secondo Forum Nazionale, Voltiamo pagina. Insieme, tenutosi il 19 Giugno 2011 nella suggestiva Arena del Sol di Bologna, ha segnato la definita affermazione della community a livello nazionale. L'evento ha avuto un ampio risalto nei media nazionali ed il riconoscimento del Fondatore del PD, Romano Prodi, che ha inviato un video-messaggio di saluti. L'area è guidata da Giuseppe Rotondo e da Sandro Gozi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 86
Diario di un disastro annunciato – 20 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 22
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 8
Quando il disperato di Hardcore lascia la guida del governo agli inizi del novembre 2011, la situazione è gravissima. Nei quattro anni precedenti, da quando si è manifestata la crisi nel 2008, il Piddì non ha mai organizzato nulla per sostituire come si deve la maggioranza che governava.
Ha poi fatto comodo ai partiti di ABC che la guida del governo venisse presa da personaggi provenienti dalla società civile, fuori dalla politica, perché intendevano di scaricare la responsabilità delle medicine amare alla vista degli italiani sul governo. Sempre con il chiodo fisso che gli italiani siano completamente fessi e non sappiano che questa è una Repubblica parlamentare dove entro 60 giorni dalla promulgazione dei Decreti legge del governo devono essere tradotti in legge dal Parlamento. Ergo, al responsabilità finale dipende sempre dai partiti presenti in Parlamento che in questo momento appoggiano il governo Monty.
Già in condizione di alternanza ordinaria, quando tutto funziona come un orologio svizzero, occorre organizzare la coalizione di governo almeno 4 anni prima delle elezioni, se le ha perse ed intende ritornare a governare. A maggior ragione, in presenza di una crisi economico finanziaria mondiale. Il lavoro per creare un’organico credibile che una volta al governo rispetti le promesse fatte, richiede molto tempo e un continuo smussar d’angoli. Questo Piddì non ha fatto nulla di tutto questo, convinto che basta associare monsignor Casini per poter governare. Guardando il lungo elenco delle correnti del Piddì, si capisce anche perché diventa complicato realizzare una coalizione di governo.
Dal punto di vista tecnico politico occorrebbe una guida che sappia unire e non dividere.
Già senza le primarie Bersani poteva ritenersi inadatto a questo compito. Indire le primarie è stato un errore gravissimo del segretario del Pd, ma fisiologicamente necessario per lui per ottenere un consenso popolare di sostegno da esibire davanti alle correnti democrat per godere di un minimo di indipendenza.
Bersani non ha calcolato cosa poteva produrre quella decisione. Solo in questi giorni i San Tommaso possono toccare con mano.
Quella che si è scatenata tra lui e il sindaco di Firenze è una vera e propria guerra senza esclusioni di colpi. Bisognava solo aver la pazienza di far passare solo qualche settimana per capire che le parole di Renzi erano solo temporanee: <<Io di Bersani mi fido>> mentre adesso non si fida più.
Inizia così l’articolo di Giorgio Meletti di oggi su IFQ.
DAL CAIMANO ALLE CAYMAN
BERSANI & CO. CONTRO I FINANZIERI DEL SINDACO, DIMENTICANO LE LORO BANCHE.
di Giorgio Meletti
Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi se le danno di santa ragione. Con cattiveria per farsi male. Sull’argomento più doloroso della storia recente della sinistra: i rapporti opachi e forse inconfessabili con il potere finanziario…………….
………La palla se l’è fatta alzare dall’Unità. Il giornale del Pd ieri ha dedicato a Renzi un titolo di apertura cattivissimo: “le primarie in paradiso (fiscale). Il riferimento è a Davide Serra il finanziere che ha organizzato mercoledì sera, a Milano, la cena in piedi tra i banchieri e Renzi, con tanto di raccolta di fondi (circa 150 mila euro di cui il sindaco promette a breve rendiconto dettagliato del suo sito).
Va giù ancora più duro Beppe Vacca dell’Istituto Gramsci.
L’intervista
“Se vince il rottamatore lo espelliamo in 2 mesi”
……Dopo le primarie si fa un congresso, con un esercizio della leadership reale,non la ricerca di consenso per le primarie, che è cosa di un momento.
Primarie, D’Alema ancora contro Renzi: “Sfascia, ma è la continuità col passato”
Secondo l'ex presidente del Consiglio quello del sindaco di Firenze non è un rinnovamento "convincente": "Al di là del dato generazionale non vedo elementi di novità sul piano politico e culturale rispetto alla stagione che abbiamo vissuto"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 19 ottobre 2012
Commenti (174
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/387162/
Primarie, Bersani attacca Renzi: “Chi ha base alle Cayman non dia consigli”
Il segretario polemizza sulla cena di finanziamento per il sindaco di Firenze organizzata dal titolare di una società controllata da una holding costituita nel paradiso fiscale. La replica: "La finanza non è buona o cattiva. La finanza esiste ed è centrale per chi vuole governare". Vendola: "Il rottamatore ha già esaurito il repertorio"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 ottobre 2012
Commenti (1060
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... li/387674/
Caso Cayman, Serra: “Io bandito? querelo Bersani”. Che smentisce: “Mai detto”
Con una lettera aperta all'Ansa, il sostenitore di Renzi e titolare della società di gestione di diritto inglese Algebris risponde alle accuse del segretario Pd che ieri aveva detto: "Non parlo con chi ha base alle Cayman". "Procederò con i miei legali per ristabilire la verità". Il portavoce del politico però nega: "Non si riferiva a lui". "Avremo letto male", la replica
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 ottobre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/388254/ http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/388254/
Renzi contrattacca: “Con chi investe alle Cayman si deve parlare” (video)
A Sassuolo il sindaco di Firenze di nuovo contro Bersani che aveva stigmatizzato la cena con gli industriali milanesi ("non ceno con chi investe nei paradisi fiscali"): "Lo dico a un candidato presidente del consiglio: stia attento a dirlo, perché è la volta buona che nessuno investirà più in Italia". Poi la tappa a Reggio dal "compagno" Delrio
di Martina Castigliani | Sassuolo (Mo)
| 20 ottobre 2012
Commenti (107)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... eo/388365/
La guerra poi trascende e passa i confini del lecito pur di vincere ad ogni costo.
Renzi vuol chiudere l'Unità, la difesa di Claudio Sardo
http://www.unita.it/italia/matteo-renzi ... e-1.457202
*
Un Cs all'altezza della situazione nella fase in cui ci troviamo si sarebbe dovuto presentare unito e con le risposte in tasca per uscire dalla crisi economica.
Le primarie stanno invece dividendo l’elettorato di Cs. Se Renzi ritiene che l’attuale classe dirigente debba essere rottamata avrebbe dovuto chiedere un congresso straordinario e dare battaglia in quella sede.
Se Bersani, pur giustificato dalla necessità di avere potere nei confronti delle correnti, ha sbagliato a promuovere le primarie che inevitabilmente dividono, altrettanto ha sbagliato Renzi a confondere la rottamazione che sono oggetto di un congresso, mescolandola con le primarie per candidarsi alla guida del Paese.
L’intelligenza politica di entrambi sta a zero, perché il momento chiede unità e non divisione. Se poi il mondo della finanza caccia 150 mila euro per la campagna di Renzi non lo fa di certo con lo spirito di un obolo alla congregazione di Madre Teresa di Calcutta, ma perché quei 150 mila euro vengono ritenuti un investimento a rischio che potrebbe avere però un buon ritorno se Renzi vince.
La giustificazione che esiste una finanza buona e una cattiva non regge, è da Asilo Mariuccia.
Nel Piddì attuale si giocano tutte partite personali che poco hanno a che vedere con gli interessi degli elettori e del Paese, altrimenti se non fosse così marcerebbero tutti uniti per passare il difficile guado.
La partita in corso è quella della gestione del potere con tanto di schei al seguito e quindi diventa una guerra lacerante a tutti i livelli, sia ad alto livello che a livello popolare, oltre che intermedio, in cui le tifoserie si dividono invece di unirsi nel momento in cui la destra è alle corde.
Diario di un disastro annunciato – 20 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 22
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 8
Quando il disperato di Hardcore lascia la guida del governo agli inizi del novembre 2011, la situazione è gravissima. Nei quattro anni precedenti, da quando si è manifestata la crisi nel 2008, il Piddì non ha mai organizzato nulla per sostituire come si deve la maggioranza che governava.
Ha poi fatto comodo ai partiti di ABC che la guida del governo venisse presa da personaggi provenienti dalla società civile, fuori dalla politica, perché intendevano di scaricare la responsabilità delle medicine amare alla vista degli italiani sul governo. Sempre con il chiodo fisso che gli italiani siano completamente fessi e non sappiano che questa è una Repubblica parlamentare dove entro 60 giorni dalla promulgazione dei Decreti legge del governo devono essere tradotti in legge dal Parlamento. Ergo, al responsabilità finale dipende sempre dai partiti presenti in Parlamento che in questo momento appoggiano il governo Monty.
Già in condizione di alternanza ordinaria, quando tutto funziona come un orologio svizzero, occorre organizzare la coalizione di governo almeno 4 anni prima delle elezioni, se le ha perse ed intende ritornare a governare. A maggior ragione, in presenza di una crisi economico finanziaria mondiale. Il lavoro per creare un’organico credibile che una volta al governo rispetti le promesse fatte, richiede molto tempo e un continuo smussar d’angoli. Questo Piddì non ha fatto nulla di tutto questo, convinto che basta associare monsignor Casini per poter governare. Guardando il lungo elenco delle correnti del Piddì, si capisce anche perché diventa complicato realizzare una coalizione di governo.
Dal punto di vista tecnico politico occorrebbe una guida che sappia unire e non dividere.
Già senza le primarie Bersani poteva ritenersi inadatto a questo compito. Indire le primarie è stato un errore gravissimo del segretario del Pd, ma fisiologicamente necessario per lui per ottenere un consenso popolare di sostegno da esibire davanti alle correnti democrat per godere di un minimo di indipendenza.
Bersani non ha calcolato cosa poteva produrre quella decisione. Solo in questi giorni i San Tommaso possono toccare con mano.
Quella che si è scatenata tra lui e il sindaco di Firenze è una vera e propria guerra senza esclusioni di colpi. Bisognava solo aver la pazienza di far passare solo qualche settimana per capire che le parole di Renzi erano solo temporanee: <<Io di Bersani mi fido>> mentre adesso non si fida più.
Inizia così l’articolo di Giorgio Meletti di oggi su IFQ.
DAL CAIMANO ALLE CAYMAN
BERSANI & CO. CONTRO I FINANZIERI DEL SINDACO, DIMENTICANO LE LORO BANCHE.
di Giorgio Meletti
Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi se le danno di santa ragione. Con cattiveria per farsi male. Sull’argomento più doloroso della storia recente della sinistra: i rapporti opachi e forse inconfessabili con il potere finanziario…………….
………La palla se l’è fatta alzare dall’Unità. Il giornale del Pd ieri ha dedicato a Renzi un titolo di apertura cattivissimo: “le primarie in paradiso (fiscale). Il riferimento è a Davide Serra il finanziere che ha organizzato mercoledì sera, a Milano, la cena in piedi tra i banchieri e Renzi, con tanto di raccolta di fondi (circa 150 mila euro di cui il sindaco promette a breve rendiconto dettagliato del suo sito).
Va giù ancora più duro Beppe Vacca dell’Istituto Gramsci.
L’intervista
“Se vince il rottamatore lo espelliamo in 2 mesi”
……Dopo le primarie si fa un congresso, con un esercizio della leadership reale,non la ricerca di consenso per le primarie, che è cosa di un momento.
Primarie, D’Alema ancora contro Renzi: “Sfascia, ma è la continuità col passato”
Secondo l'ex presidente del Consiglio quello del sindaco di Firenze non è un rinnovamento "convincente": "Al di là del dato generazionale non vedo elementi di novità sul piano politico e culturale rispetto alla stagione che abbiamo vissuto"
di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 19 ottobre 2012
Commenti (174
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/387162/
Primarie, Bersani attacca Renzi: “Chi ha base alle Cayman non dia consigli”
Il segretario polemizza sulla cena di finanziamento per il sindaco di Firenze organizzata dal titolare di una società controllata da una holding costituita nel paradiso fiscale. La replica: "La finanza non è buona o cattiva. La finanza esiste ed è centrale per chi vuole governare". Vendola: "Il rottamatore ha già esaurito il repertorio"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 ottobre 2012
Commenti (1060
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... li/387674/
Caso Cayman, Serra: “Io bandito? querelo Bersani”. Che smentisce: “Mai detto”
Con una lettera aperta all'Ansa, il sostenitore di Renzi e titolare della società di gestione di diritto inglese Algebris risponde alle accuse del segretario Pd che ieri aveva detto: "Non parlo con chi ha base alle Cayman". "Procederò con i miei legali per ristabilire la verità". Il portavoce del politico però nega: "Non si riferiva a lui". "Avremo letto male", la replica
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 ottobre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/388254/ http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... to/388254/
Renzi contrattacca: “Con chi investe alle Cayman si deve parlare” (video)
A Sassuolo il sindaco di Firenze di nuovo contro Bersani che aveva stigmatizzato la cena con gli industriali milanesi ("non ceno con chi investe nei paradisi fiscali"): "Lo dico a un candidato presidente del consiglio: stia attento a dirlo, perché è la volta buona che nessuno investirà più in Italia". Poi la tappa a Reggio dal "compagno" Delrio
di Martina Castigliani | Sassuolo (Mo)
| 20 ottobre 2012
Commenti (107)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... eo/388365/
La guerra poi trascende e passa i confini del lecito pur di vincere ad ogni costo.
Renzi vuol chiudere l'Unità, la difesa di Claudio Sardo
http://www.unita.it/italia/matteo-renzi ... e-1.457202
*
Un Cs all'altezza della situazione nella fase in cui ci troviamo si sarebbe dovuto presentare unito e con le risposte in tasca per uscire dalla crisi economica.
Le primarie stanno invece dividendo l’elettorato di Cs. Se Renzi ritiene che l’attuale classe dirigente debba essere rottamata avrebbe dovuto chiedere un congresso straordinario e dare battaglia in quella sede.
Se Bersani, pur giustificato dalla necessità di avere potere nei confronti delle correnti, ha sbagliato a promuovere le primarie che inevitabilmente dividono, altrettanto ha sbagliato Renzi a confondere la rottamazione che sono oggetto di un congresso, mescolandola con le primarie per candidarsi alla guida del Paese.
L’intelligenza politica di entrambi sta a zero, perché il momento chiede unità e non divisione. Se poi il mondo della finanza caccia 150 mila euro per la campagna di Renzi non lo fa di certo con lo spirito di un obolo alla congregazione di Madre Teresa di Calcutta, ma perché quei 150 mila euro vengono ritenuti un investimento a rischio che potrebbe avere però un buon ritorno se Renzi vince.
La giustificazione che esiste una finanza buona e una cattiva non regge, è da Asilo Mariuccia.
Nel Piddì attuale si giocano tutte partite personali che poco hanno a che vedere con gli interessi degli elettori e del Paese, altrimenti se non fosse così marcerebbero tutti uniti per passare il difficile guado.
La partita in corso è quella della gestione del potere con tanto di schei al seguito e quindi diventa una guerra lacerante a tutti i livelli, sia ad alto livello che a livello popolare, oltre che intermedio, in cui le tifoserie si dividono invece di unirsi nel momento in cui la destra è alle corde.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 86
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 23
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 9
A destra stanno ancora peggio. Il partito del disperato non esiste più e come succede in questi casi, o meglio, casini, si va al tutti contro tutti. E’ una riedizione aggiornata degli ultimi giorni di Salò. La super pasionaria di Novara, non rinuncia per niente al suo ruolo e le spara grosse conquistando le prime pagine dei giornali. Non esita a dire che devono essere rottamati tutti i vecchi colonnelli del banana. Da brava s fascista non vuole rendersi conto che il primo da rottamare è proprio il suo duce, causa prima dei successi e dei disastri della destra berlusconiana.
E allora Dagospia si diverte a descrivere il momento ed è impietoso con il regime berlusconiano.
SILVIO SEGRETO
- AL VOTO CON UN MOVIMENTO GUIDATO DA LUI COMPOSTO SOLO DA GIOVANI; DALL’ALTRA, UN PARTITO “BAD COMPANY” DOVE FICCARE TUTTI I VECCHI (CHE HANNO I VOTI). JOLLY: BRIATORE CHE FA DA CACCIATORE DI GIOVANI PER LA PRIMA LISTA - ATTACCO DI RENZITE PER LA SANTADECHÉ: ROTTAMATI ALFANO, LA RUSSA, FRATTINI, CICCHITTO, GASPARRI
- E TUTTI SI INCAZZANO…
1- IL PROGETTO DEL BANANA
DAGOREPORT - Il progetto del Banana per le elezioni? Un movimento guidato da lui composto solo da giovani, da una parte; dall'altra, un partito "bad company" dove ficcare tutti i vecchi (quelli che hanno i voti). Jolly: Briatore che fa da cacciatore di giovani per la prima lista.
2- SANTANCHÈ ALL'ATTACCO - LA NIKITA DEL CAV. SPARA A TUTTI I VECCHI COLONNELLI E LANCIA IL NUOVO PARTITO
Salvatore Merlo per "Il Foglio"
Alfano? Kaput. La Russa? Kaput. Frattini? Kaput. Cicchitto? Kaput. Gasparri? Kaput. Daniela Santanchè è una fredda sterminatrice di nomenclature, la Nikita di Silvio Berlusconi, tacchi alti, passo leggero, e una quarantaquattro magnum in pugno: "L'apparato è un cancro", spara. "Il Pdl va azzerato, chi ha un incarico adesso si deve dimettere a cominciare dal segretario Alfano fino all'ultimo dei coordinatori provinciali. Chi ha più di tre legislature alle spalle non va più candidato in Parlamento, deve sparire".
Claudio Scajola, per esempio? "Uno che non sa spiegare come e perché ha una casa al Colosseo ha evidentemente qualche problema, non giudiziario, ma intellettivo. Io non lo candiderei a prescindere".
FLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE
Così Santanchè descrive la rivoluzione culturale di Mao Tze Cav.: "Un movimento liquido, che rifiuta il finanziamento pubblico, composto soltanto da gente che ha un reddito autonomo dalla politica, perché fare politica non può essere una professione. In questo momento il Pdl è peggio della Dc. Dobbiamo rappresentare anche una discontinuità rispetto all'esperienza di Mario Monti. Chi sostiene Monti non può restare con noi". E se Alfano non volesse azzerare né sciogliere il Pdl, com'è possibile e persino legittimo? "Allora, se proprio ci tiene, che se lo tenga il Pdl. Ci stia lui. Gli faccio tanti auguri".
Lunedì scorso la pasionaria del berlusconismo lo ha detto in faccia ai coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini e Ignazio La Russa."E' finita", ha detto loro guardandoli negli occhi: "Dovreste fare un passo indietro". E che hanno risposto? "Verdini era d'accordo". Oggi Santanchè è persino più spietata e descrive in questi termini la sensazione che prova ogni qual volta varca la soglia di Via dell'Umiltà, la sede del partito guidato da Angelino Alfano: "E' come prendere un ascensore per Marte", dice. "Quelli del partito ancora non hanno capito che la festa è finita, fi-ni-t-a. Perdiamo un punto percentuale al giorno.
Si devono dimettere. Il loro partito va azzerato, torniamo al partito di plastica, a me la plastica piace moltissimo, abbiamo bisogno di una organizzazione leggera, di un partito liquido, all'americana, un centro commerciale più che un monomarca, ma con facce pulite: il 50 per cento delle liste del nuovo movimento dovranno essere composte da gente che non è mai stata in Parlamento". Anche il Cavaliere ha più di due legislature alle spalle, non si candida nemmeno lui in Parlamento? "Io parlo seriamente, è ovvio che Berlusconi è al di sopra di ogni discussione. Lui è il capo".
PER GLI ALTRI INVECE NON C'È SCAMPO?
Nessuna deroga, neanche per un fondatore di Forza Italia e galantuomo come Antonio Martino? "Martino è un economista e una persona di indubbia qualità. Ma intanto è necessario che i dirigenti si dimettano subito". Fabrizio Cicchitto non è d'accordo. "E chi se ne frega? Se ne devono andare, a cominciare dal nocchiero Alfano: quando la barca affonda è sempre colpa del capitano".
Ma se Alfano è capitano, Berlusconi è ammiraglio. "Berlusconi è l'unico che ha coraggio, gli altri hanno palle di velluto. Lui sarebbe disposto a fare un passo indietro per costruire un più grande rassemblement dei moderati, sono gli altri, i culi di piombo, che non mollano, affezionati a uno strapuntino di potere che sarà una tomba per tutti".
Ma il rasseblement dei moderati non si fa, Casini ha detto che non se ne parla proprio. "Non importa, a maggior ragione il Pdl va sciolto senza ulteriori indugi. Dobbiamo cancellare questo orribile partito, scaricare nello sfasciacarrozze i rottami e gli impresentabili che siedono in Parlamento e dobbiamo pure rottamare Monti e tutti quelli che vorrebbero riproporlo nella prossima legislatura".
CHI HA I VOTI E CHI NO
Franco Frattini e Mariastella Gelmini sono considerati montiani, vuole rottamare anche i due ex ministri? "Il Sole 24 Ore ha pubblicato un sondaggio inequivocabile: il 70 per cento del nostro elettorato boccia Monti e anche il 70 per cento dell'elettorato di Grillo, cioè i giovani, è contro il governo tecnico. E' evidente che sostenere Monti, e restare sotto l'ombrello fallimentare del Pdl, è un suicidio di massa". Molti uomini e donne del berlusconismo però non sono d'accordo.
"E allora che se ne vadano. Nel nuovo centrodestra non c'è posto per chi sostiene il governo tecnico". Perdereste dei voti privandovi di alcuni uomini che in questi anni sono stati protagonisti accanto al Cavaliere? "I voti li ha presi sempre e solo Berlusconi". Frattini non ha voti? "Nel Pdl venivano dati ruoli importanti a gente senza titoli per meritarseli. Questo ha creato problemi evidenti: tutti hanno pensato di potere fare i ministri. Berlusconi, come sempre, è stato troppo generoso. Anche sulla leadership: dopo Alfano non ci saranno altri beneficati".
3- TUTTI CONTRO LA SANTADECHE'
Corriere.it
Martedì Daniela Santanchè aveva tuonato che «il Pdl non esiste più», che è «un mondo finito», che «devono dimettersi Alfano e i coordinatori». Il suo intervento a «La zanzara» su Radio24 ha scatenato una tempesta in seno al centro destra, tempesta rafforzata da un altro intervento, mercoledì sera, al Tg4: «In questo momento abbiamo un mercato elettorale ma non abbiamo il prodotto», ha commentato l'onorevole. Bene la «generosità» dimostrata da Silvio Berlusconi con il suo passo indietro ma, è stata la bordata dell'ex sottosegretario, «sono invece rammaricata che il nostro gruppo dirigente, da Alfano in giù, non abbia seguito questo esempio».
LE REAZIONI - Giovedì mattina Giuliano Cazzola ha replicato alla «pasionaria» in modo altrettanto diretto: «Daniela Santanchè propone di cacciare i parlamentari del Pdl che appoggiano il governo di Mario Monti, sarei onorato di stare ai primi posti nella sua lista di proscrizione. Anzi credo proprio di averne diritto».
Un altro deputato del Pdl, Sergio Pizzolante, si appella direttamente a Berlusconi: «Spero, anzi ne sono certo, che prenderà le distanze da chi attacca storie e persone che lo hanno sostenuto con determinazione e amore», censurando il fatto che «la Santanchè attacca il gruppo dirigente che ha scommesso su Alfano che rappresenta, come dimostrano anche gli ultimi sondaggi, l'ultima possibilità di rinnovamento del Pdl e del centrodestra».
Sulla stessa lunghezza d'onda Jole Santelli: «Non mi meraviglia che Daniela Santanchè attacchi il Pdl ed il suo segretario Alfano. In fondo non è mai stata d'accordo con la costruzione del nuovo partito, tanto da essersi candidata nel 2008 contro Berlusconi».
Diario di un disastro annunciato – 21 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar - 23
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 9
A destra stanno ancora peggio. Il partito del disperato non esiste più e come succede in questi casi, o meglio, casini, si va al tutti contro tutti. E’ una riedizione aggiornata degli ultimi giorni di Salò. La super pasionaria di Novara, non rinuncia per niente al suo ruolo e le spara grosse conquistando le prime pagine dei giornali. Non esita a dire che devono essere rottamati tutti i vecchi colonnelli del banana. Da brava s fascista non vuole rendersi conto che il primo da rottamare è proprio il suo duce, causa prima dei successi e dei disastri della destra berlusconiana.
E allora Dagospia si diverte a descrivere il momento ed è impietoso con il regime berlusconiano.
SILVIO SEGRETO
- AL VOTO CON UN MOVIMENTO GUIDATO DA LUI COMPOSTO SOLO DA GIOVANI; DALL’ALTRA, UN PARTITO “BAD COMPANY” DOVE FICCARE TUTTI I VECCHI (CHE HANNO I VOTI). JOLLY: BRIATORE CHE FA DA CACCIATORE DI GIOVANI PER LA PRIMA LISTA - ATTACCO DI RENZITE PER LA SANTADECHÉ: ROTTAMATI ALFANO, LA RUSSA, FRATTINI, CICCHITTO, GASPARRI
- E TUTTI SI INCAZZANO…
1- IL PROGETTO DEL BANANA
DAGOREPORT - Il progetto del Banana per le elezioni? Un movimento guidato da lui composto solo da giovani, da una parte; dall'altra, un partito "bad company" dove ficcare tutti i vecchi (quelli che hanno i voti). Jolly: Briatore che fa da cacciatore di giovani per la prima lista.
2- SANTANCHÈ ALL'ATTACCO - LA NIKITA DEL CAV. SPARA A TUTTI I VECCHI COLONNELLI E LANCIA IL NUOVO PARTITO
Salvatore Merlo per "Il Foglio"
Alfano? Kaput. La Russa? Kaput. Frattini? Kaput. Cicchitto? Kaput. Gasparri? Kaput. Daniela Santanchè è una fredda sterminatrice di nomenclature, la Nikita di Silvio Berlusconi, tacchi alti, passo leggero, e una quarantaquattro magnum in pugno: "L'apparato è un cancro", spara. "Il Pdl va azzerato, chi ha un incarico adesso si deve dimettere a cominciare dal segretario Alfano fino all'ultimo dei coordinatori provinciali. Chi ha più di tre legislature alle spalle non va più candidato in Parlamento, deve sparire".
Claudio Scajola, per esempio? "Uno che non sa spiegare come e perché ha una casa al Colosseo ha evidentemente qualche problema, non giudiziario, ma intellettivo. Io non lo candiderei a prescindere".
FLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE
Così Santanchè descrive la rivoluzione culturale di Mao Tze Cav.: "Un movimento liquido, che rifiuta il finanziamento pubblico, composto soltanto da gente che ha un reddito autonomo dalla politica, perché fare politica non può essere una professione. In questo momento il Pdl è peggio della Dc. Dobbiamo rappresentare anche una discontinuità rispetto all'esperienza di Mario Monti. Chi sostiene Monti non può restare con noi". E se Alfano non volesse azzerare né sciogliere il Pdl, com'è possibile e persino legittimo? "Allora, se proprio ci tiene, che se lo tenga il Pdl. Ci stia lui. Gli faccio tanti auguri".
Lunedì scorso la pasionaria del berlusconismo lo ha detto in faccia ai coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini e Ignazio La Russa."E' finita", ha detto loro guardandoli negli occhi: "Dovreste fare un passo indietro". E che hanno risposto? "Verdini era d'accordo". Oggi Santanchè è persino più spietata e descrive in questi termini la sensazione che prova ogni qual volta varca la soglia di Via dell'Umiltà, la sede del partito guidato da Angelino Alfano: "E' come prendere un ascensore per Marte", dice. "Quelli del partito ancora non hanno capito che la festa è finita, fi-ni-t-a. Perdiamo un punto percentuale al giorno.
Si devono dimettere. Il loro partito va azzerato, torniamo al partito di plastica, a me la plastica piace moltissimo, abbiamo bisogno di una organizzazione leggera, di un partito liquido, all'americana, un centro commerciale più che un monomarca, ma con facce pulite: il 50 per cento delle liste del nuovo movimento dovranno essere composte da gente che non è mai stata in Parlamento". Anche il Cavaliere ha più di due legislature alle spalle, non si candida nemmeno lui in Parlamento? "Io parlo seriamente, è ovvio che Berlusconi è al di sopra di ogni discussione. Lui è il capo".
PER GLI ALTRI INVECE NON C'È SCAMPO?
Nessuna deroga, neanche per un fondatore di Forza Italia e galantuomo come Antonio Martino? "Martino è un economista e una persona di indubbia qualità. Ma intanto è necessario che i dirigenti si dimettano subito". Fabrizio Cicchitto non è d'accordo. "E chi se ne frega? Se ne devono andare, a cominciare dal nocchiero Alfano: quando la barca affonda è sempre colpa del capitano".
Ma se Alfano è capitano, Berlusconi è ammiraglio. "Berlusconi è l'unico che ha coraggio, gli altri hanno palle di velluto. Lui sarebbe disposto a fare un passo indietro per costruire un più grande rassemblement dei moderati, sono gli altri, i culi di piombo, che non mollano, affezionati a uno strapuntino di potere che sarà una tomba per tutti".
Ma il rasseblement dei moderati non si fa, Casini ha detto che non se ne parla proprio. "Non importa, a maggior ragione il Pdl va sciolto senza ulteriori indugi. Dobbiamo cancellare questo orribile partito, scaricare nello sfasciacarrozze i rottami e gli impresentabili che siedono in Parlamento e dobbiamo pure rottamare Monti e tutti quelli che vorrebbero riproporlo nella prossima legislatura".
CHI HA I VOTI E CHI NO
Franco Frattini e Mariastella Gelmini sono considerati montiani, vuole rottamare anche i due ex ministri? "Il Sole 24 Ore ha pubblicato un sondaggio inequivocabile: il 70 per cento del nostro elettorato boccia Monti e anche il 70 per cento dell'elettorato di Grillo, cioè i giovani, è contro il governo tecnico. E' evidente che sostenere Monti, e restare sotto l'ombrello fallimentare del Pdl, è un suicidio di massa". Molti uomini e donne del berlusconismo però non sono d'accordo.
"E allora che se ne vadano. Nel nuovo centrodestra non c'è posto per chi sostiene il governo tecnico". Perdereste dei voti privandovi di alcuni uomini che in questi anni sono stati protagonisti accanto al Cavaliere? "I voti li ha presi sempre e solo Berlusconi". Frattini non ha voti? "Nel Pdl venivano dati ruoli importanti a gente senza titoli per meritarseli. Questo ha creato problemi evidenti: tutti hanno pensato di potere fare i ministri. Berlusconi, come sempre, è stato troppo generoso. Anche sulla leadership: dopo Alfano non ci saranno altri beneficati".
3- TUTTI CONTRO LA SANTADECHE'
Corriere.it
Martedì Daniela Santanchè aveva tuonato che «il Pdl non esiste più», che è «un mondo finito», che «devono dimettersi Alfano e i coordinatori». Il suo intervento a «La zanzara» su Radio24 ha scatenato una tempesta in seno al centro destra, tempesta rafforzata da un altro intervento, mercoledì sera, al Tg4: «In questo momento abbiamo un mercato elettorale ma non abbiamo il prodotto», ha commentato l'onorevole. Bene la «generosità» dimostrata da Silvio Berlusconi con il suo passo indietro ma, è stata la bordata dell'ex sottosegretario, «sono invece rammaricata che il nostro gruppo dirigente, da Alfano in giù, non abbia seguito questo esempio».
LE REAZIONI - Giovedì mattina Giuliano Cazzola ha replicato alla «pasionaria» in modo altrettanto diretto: «Daniela Santanchè propone di cacciare i parlamentari del Pdl che appoggiano il governo di Mario Monti, sarei onorato di stare ai primi posti nella sua lista di proscrizione. Anzi credo proprio di averne diritto».
Un altro deputato del Pdl, Sergio Pizzolante, si appella direttamente a Berlusconi: «Spero, anzi ne sono certo, che prenderà le distanze da chi attacca storie e persone che lo hanno sostenuto con determinazione e amore», censurando il fatto che «la Santanchè attacca il gruppo dirigente che ha scommesso su Alfano che rappresenta, come dimostrano anche gli ultimi sondaggi, l'ultima possibilità di rinnovamento del Pdl e del centrodestra».
Sulla stessa lunghezza d'onda Jole Santelli: «Non mi meraviglia che Daniela Santanchè attacchi il Pdl ed il suo segretario Alfano. In fondo non è mai stata d'accordo con la costruzione del nuovo partito, tanto da essersi candidata nel 2008 contro Berlusconi».
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