Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
VISTI DA LONTANO………DA MOLTO LONTANO - 1
Sono fuori da un pò di tempo da quelle che sono le comuni logiche del Piddì da almeno un anno e mezzo, da quando ho cominciato a scrivere sul vecchio forum che saremmo finiti in mezzo ad una guerra civile, o qualcosa di molto simile. Da quando, molto molto tempo prima che Mao Tze Grill definì zombie quelli del Piddì, ho chiamato quel partito “Il Partito dei defunti”. In pratica i morti viventi, gli zombies di Mao Tze, che tanto ha fatto infuriare, ma con molta furbizia temporale, in agosto Peppone Bersande.
Per essere sincero fino in fondo non mai amato il Piddì come fusione fredda voluta dai Ds perché stavano affondando miseramente nel 2006, raggiungendo il minimo storico del 17 % e dei margheritini che si rendevano perfettamente conto di aver raggiunto il loro punto massimo di espansione con il 10,727 %, all’inizio di aprile (8-9) in occasione delle elezioni nazionali che portarono Prodi alla guida del Paese.
La supercazzola di Ciariakos (l’uomo dell’antica Grecia- Definizione dell’avvocato nazionale, buonanima), “Meddiamogi insieme e boi veddiamo ghe suggede” e le motivazioni dei tromboni diessini guidati dalla Volpe del Tavoliere votati interamente al democristianesimo in cui, per incompetenza o per puro fancazzismo non avevano nessuna voglia di fare politica, ma diventava tutto più semplice applicare la regola aurea della vecchia Balena bianca, dove per tirare a campare bene senza troppi affanni bastava aggiungere partiti al banchetto, non mi ha mai né convinto, né entusiasmato più di tanto,…anzi, per niente.
L’inno ufficiale della fusione fredda era quello usato da Johnni Dorelli nella fortunatissima commedia musicale di Garinei e Giovannini nel lontano 1974, “Aggiungi un posto a tavola”:
Aggiungi un posto a tavola
che c'è un amico in più
se sposti un po' la seggiola
stai comodo anche tu,
gli amici a questo servono
a stare in compagnia,
sorridi al nuovo ospite
non farlo andare via
dividi il companatico
raddoppia l'allegria.
http://www.youtube.com/watch?v=-72AeFfb714
Sono sempre stato legato all’Ulivo sia perché dal punto di vista della comunicazione è stato uno dei nomi più azzeccati della partitocrazia italiana, per quello che l’ulivo rappresenta, sia perché dopo 32 anni si avverava la richiesta di Giorgio Amendola fatta nel lontano 1964 all’allora direzione del Pci, in cui dopo quasi vent’anni di Repubblica intendeva sbloccare la sinistra italiana dai giochi internazionali e farla partecipare ai giochi dell’alternanza alla guida del Paese come avviene in una qualsiasi democrazia compiuta. La proposta era di rifondare l‘intera sinistra italiana riunendola in un solo grande partito in grado di competere con la Dc. Ovviamente comportava il distacco da Mosca. Le resistenze degli uomini legati a Mosca e non solo non consentirono la svolta democratica.
Lo farà più tardi Enrico Berlinguer (uno con le palle) a sprezzo del pericolo, perché Mosca già prima aveva ordinato : “Uccidete Berlinguer”.
Piero Melograni
Mosca ordinò: uccidete Berlinguer
"Il Sole 24 ore"
19 giugno 2005, p. 41
Finalmente, a trentadue anni di distanza dal giorno in cui bulgari e sovietici tentarono di uccidere Enrico Berlinguer esce un libro sull'argomento. L'intera storia del Pci dovrà essere riconsiderata alla luce di queste rivelazioni.
Il 3 ottobre 1973 Berlinguer era a Sofia per incontrare Zhivkov, capo dei comunisti bulgari. I colloqui furono assai tesi tanto che Berlinguer decise di interromperli e tornare in Italia. Lungo la strada da Sofia all'aeroporto si avviò un corteo di automobili. La prima con i poliziotti bulgari. La seconda, oltre all'autista e a un interprete, ospitava Berlinguer e due alti dirigenti bulgari: Tellalov e Velchev. Nella terza auto due esponenti del Pci, Gastone Gensini, e Angelo Oliva. Su un cavalcavia, la prima auto, con i poliziotti, accelerò e scomparve. Vari automezzi si muovevano nell'opposta corsia in direzione di Sofia. Tra questi un camion militare dei servizi speciali carico di pietre. Non appena l'auto di Berlinguer gli arrivò a tiro, il camion sterzò a sinistra e accelerò per colpirla con forza. L'auto sarebbe precipitata dal cavalcavia se non fosse stata fermata da un palo della luce. L'interprete morì sul colpo. Berlinguer ebbe un trauma cranico, varie ferite e perse una scarpa. Tellalov fu sbalzato fuori e si trovò a terra ferito. Velchev ebbe una gamba fratturata, lesioni alla pupilla e perse alcuni denti.
Gensini e Oliva, soccorso Berlinguer, fermarono un taxi per condurlo all'ospedale. I medici consigliarono al ferito di restare in osservazione alcune settimane, ma lui, che aveva superato lo choc e temeva i bulgari, decise di ripartire. Telefonò alla famiglia, minacciò di emanare un comunicato stampa e, attraverso l'ambasciata d'Italia, ottenne da Roma un aereo ambulanza. Per mantenere il segreto l'aereo atterrò all'aeroporto di Ciampino. Il presidente del Consiglio era allora Rumor e il ministro degli Esteri Aldo Moro. Rumor, Moro, l'ambasciatore italiano e i servizi segreti capirono tutto, ma proteggevano il Pci e restarono muti. Né «l'Unità» né altri giornali pubblicarono una sola riga. Berlinguer disse poi a Emanuele Macaluso, alto dirigente del Pci, di sospettare un attentato, ma gli chiese di tacere. Macaluso tacque diciotto anni. Nel 1991, dopo la morte di Berlinguer, ne parlò con Fasanella e Incerti, i due giornalisti di «Panorama» che hanno ora scritto questo libro. Molte persone vicine a Berlinguer - fra le quali Tatò, Giuseppe Fiori, Antonio Rubbi, Natta e Galluzzi - sostennero che Macaluso aveva detto il falso. Bufalini, membro della segreteria, giudicò strampalata l'ipotesi dell'attentato dato che Berlinguer viaggiava con due eminenti bulgari. Inconcepibile che si volessero eliminare anche loro. Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, attestò che il fratello non gli aveva mai parlato di attentato. «Panorama» si trovò in imbarazzo. Ma «l'Unità» del 28 ottobre 1991 pubblicò un'intervista con Letizia Berlinguer, vedova di Enrico, la quale confermò le confidenze di Macaluso: Enrico aveva comunicato i suoi sospetti anche a lei.
Oggi non possiamo più dubitare si volesse uccidere Berlinguer. I due bulgari nell'auto speronata erano nemici di Zhivkov, così che Zhivkov, uccidendo anche loro, prendeva due piccioni con una fava. In quei giorni il numero due del Pci era Cossutta, amicissimo di bulgari e sovietici. Se Berlinguer fosse morto ne diventava l'erede. Due anni dopo Berlinguer provvide a estrometterlo dalla segreteria.
Gli autori del libro sono stati bravissimi nel raccogliere informazioni e prove. Dimitri Georgiev, che aveva fotografato l'auto speronata, ha ritrovato le foto sequestrategli dalla polizia segreta. Fasanella e Incerti, tuttavia, cercano le motivazioni dell'attentato soprattutto nel crescente distacco tra Berlinguer e l'Urss. Un fatto incontrovertibile, ma insufficiente a spiegare l'attentato, che ebbe luogo il 3 ottobre '73, proprio nei giorni in cui Berlinguer rendeva pubblica la linea del "compromesso storico" con la Dc scrivendo tre articoli su «Rinascita». Il primo era uscito il 28 settembre. L'ultimo apparve il 12 ottobre, dopo l'attentato, ma poteva essere stato scritto prima.
Sia gli americani sia i sovietici non volevano che il Pci partecipasse al governo per non mettere in discussione la spartizione dell'Europa in sfere di influenze, sulla quale poggiava la pace mondiale. Gli occidentali non sostennero mai le rivoluzioni spontaneamente scoppiate nell'impero sovietico. E i sovietici, in cambio, non avrebbero mai appoggiato una insurrezione comunista in Italia. Le prove sono tante. L'ultima si trova nel diario di Andreotti pubblicato in questi giorni da Rizzoli. All'ammiraglio Garofalo che paventava un'insurrezione, Andreotti rispose tranquillo: «I comunisti non si muoveranno che nel caso di una guerra». La guerra non ci fu mai e i comunisti non insorsero mai.
Mosca vietava al Pci di entrare in un governo anche attraverso la via elettorale, per la semplice ragione che i cattolici polacchi o i dissidenti ungheresi, avrebbero preteso a quel punto libere elezioni, mettendo a rischio l'impero di Mosca e la pace generale. Come scrisse già nel 1975 lo storico britannico A.J.P. Taylor nella sua Storia della Seconda guerra mondiale: «Stalin era più che mai deciso a impedire qualsiasi successo comunista al di fuori della sua sfera di influenza, e fu Stalin, più che gli americani, a conservare l'Europa occidentale per la democrazia capitalista».
Fasanella e Incerti danno giustamente credito a Oleg Gordievskij, il funzionario dei servizi segreti sovietici che, con Christopher Andrew, pubblicò anni or sono La storia segreta del Kgb. Ci stupisce però che abbiano eliminato la frase più significativa di Gordievskij: «La proposta (del compromesso storico) fu resa accettabile dal fatto che il Pci avrebbe appoggiato il governo Dc, ma non sarebbe entrato a farne parte». La frase è stata così parafrasata: «Il punto di equilibrio fu che Mosca non avrebbe provocato una scissione finché il Pci, nonostante tutto, avesse continuato a mantenere un dialogo aperto con l'Urss». È vero che in altre pagine Fasanella e Incerti accennano al fatto che la Russia non gradiva il Pci al governo, ma si tratta di accenni che possono sfuggire.
Giovanni Fasanella e Corrado Incerti, «Sofia 1973: Berlinguer deve morire», Fazi editore, Roma 2005, pagg. 108, € 11,00.
http://www.oocities.org/melograni/testi_berlinguer.htm
Sono fuori da un pò di tempo da quelle che sono le comuni logiche del Piddì da almeno un anno e mezzo, da quando ho cominciato a scrivere sul vecchio forum che saremmo finiti in mezzo ad una guerra civile, o qualcosa di molto simile. Da quando, molto molto tempo prima che Mao Tze Grill definì zombie quelli del Piddì, ho chiamato quel partito “Il Partito dei defunti”. In pratica i morti viventi, gli zombies di Mao Tze, che tanto ha fatto infuriare, ma con molta furbizia temporale, in agosto Peppone Bersande.
Per essere sincero fino in fondo non mai amato il Piddì come fusione fredda voluta dai Ds perché stavano affondando miseramente nel 2006, raggiungendo il minimo storico del 17 % e dei margheritini che si rendevano perfettamente conto di aver raggiunto il loro punto massimo di espansione con il 10,727 %, all’inizio di aprile (8-9) in occasione delle elezioni nazionali che portarono Prodi alla guida del Paese.
La supercazzola di Ciariakos (l’uomo dell’antica Grecia- Definizione dell’avvocato nazionale, buonanima), “Meddiamogi insieme e boi veddiamo ghe suggede” e le motivazioni dei tromboni diessini guidati dalla Volpe del Tavoliere votati interamente al democristianesimo in cui, per incompetenza o per puro fancazzismo non avevano nessuna voglia di fare politica, ma diventava tutto più semplice applicare la regola aurea della vecchia Balena bianca, dove per tirare a campare bene senza troppi affanni bastava aggiungere partiti al banchetto, non mi ha mai né convinto, né entusiasmato più di tanto,…anzi, per niente.
L’inno ufficiale della fusione fredda era quello usato da Johnni Dorelli nella fortunatissima commedia musicale di Garinei e Giovannini nel lontano 1974, “Aggiungi un posto a tavola”:
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http://www.youtube.com/watch?v=-72AeFfb714
Sono sempre stato legato all’Ulivo sia perché dal punto di vista della comunicazione è stato uno dei nomi più azzeccati della partitocrazia italiana, per quello che l’ulivo rappresenta, sia perché dopo 32 anni si avverava la richiesta di Giorgio Amendola fatta nel lontano 1964 all’allora direzione del Pci, in cui dopo quasi vent’anni di Repubblica intendeva sbloccare la sinistra italiana dai giochi internazionali e farla partecipare ai giochi dell’alternanza alla guida del Paese come avviene in una qualsiasi democrazia compiuta. La proposta era di rifondare l‘intera sinistra italiana riunendola in un solo grande partito in grado di competere con la Dc. Ovviamente comportava il distacco da Mosca. Le resistenze degli uomini legati a Mosca e non solo non consentirono la svolta democratica.
Lo farà più tardi Enrico Berlinguer (uno con le palle) a sprezzo del pericolo, perché Mosca già prima aveva ordinato : “Uccidete Berlinguer”.
Piero Melograni
Mosca ordinò: uccidete Berlinguer
"Il Sole 24 ore"
19 giugno 2005, p. 41
Finalmente, a trentadue anni di distanza dal giorno in cui bulgari e sovietici tentarono di uccidere Enrico Berlinguer esce un libro sull'argomento. L'intera storia del Pci dovrà essere riconsiderata alla luce di queste rivelazioni.
Il 3 ottobre 1973 Berlinguer era a Sofia per incontrare Zhivkov, capo dei comunisti bulgari. I colloqui furono assai tesi tanto che Berlinguer decise di interromperli e tornare in Italia. Lungo la strada da Sofia all'aeroporto si avviò un corteo di automobili. La prima con i poliziotti bulgari. La seconda, oltre all'autista e a un interprete, ospitava Berlinguer e due alti dirigenti bulgari: Tellalov e Velchev. Nella terza auto due esponenti del Pci, Gastone Gensini, e Angelo Oliva. Su un cavalcavia, la prima auto, con i poliziotti, accelerò e scomparve. Vari automezzi si muovevano nell'opposta corsia in direzione di Sofia. Tra questi un camion militare dei servizi speciali carico di pietre. Non appena l'auto di Berlinguer gli arrivò a tiro, il camion sterzò a sinistra e accelerò per colpirla con forza. L'auto sarebbe precipitata dal cavalcavia se non fosse stata fermata da un palo della luce. L'interprete morì sul colpo. Berlinguer ebbe un trauma cranico, varie ferite e perse una scarpa. Tellalov fu sbalzato fuori e si trovò a terra ferito. Velchev ebbe una gamba fratturata, lesioni alla pupilla e perse alcuni denti.
Gensini e Oliva, soccorso Berlinguer, fermarono un taxi per condurlo all'ospedale. I medici consigliarono al ferito di restare in osservazione alcune settimane, ma lui, che aveva superato lo choc e temeva i bulgari, decise di ripartire. Telefonò alla famiglia, minacciò di emanare un comunicato stampa e, attraverso l'ambasciata d'Italia, ottenne da Roma un aereo ambulanza. Per mantenere il segreto l'aereo atterrò all'aeroporto di Ciampino. Il presidente del Consiglio era allora Rumor e il ministro degli Esteri Aldo Moro. Rumor, Moro, l'ambasciatore italiano e i servizi segreti capirono tutto, ma proteggevano il Pci e restarono muti. Né «l'Unità» né altri giornali pubblicarono una sola riga. Berlinguer disse poi a Emanuele Macaluso, alto dirigente del Pci, di sospettare un attentato, ma gli chiese di tacere. Macaluso tacque diciotto anni. Nel 1991, dopo la morte di Berlinguer, ne parlò con Fasanella e Incerti, i due giornalisti di «Panorama» che hanno ora scritto questo libro. Molte persone vicine a Berlinguer - fra le quali Tatò, Giuseppe Fiori, Antonio Rubbi, Natta e Galluzzi - sostennero che Macaluso aveva detto il falso. Bufalini, membro della segreteria, giudicò strampalata l'ipotesi dell'attentato dato che Berlinguer viaggiava con due eminenti bulgari. Inconcepibile che si volessero eliminare anche loro. Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, attestò che il fratello non gli aveva mai parlato di attentato. «Panorama» si trovò in imbarazzo. Ma «l'Unità» del 28 ottobre 1991 pubblicò un'intervista con Letizia Berlinguer, vedova di Enrico, la quale confermò le confidenze di Macaluso: Enrico aveva comunicato i suoi sospetti anche a lei.
Oggi non possiamo più dubitare si volesse uccidere Berlinguer. I due bulgari nell'auto speronata erano nemici di Zhivkov, così che Zhivkov, uccidendo anche loro, prendeva due piccioni con una fava. In quei giorni il numero due del Pci era Cossutta, amicissimo di bulgari e sovietici. Se Berlinguer fosse morto ne diventava l'erede. Due anni dopo Berlinguer provvide a estrometterlo dalla segreteria.
Gli autori del libro sono stati bravissimi nel raccogliere informazioni e prove. Dimitri Georgiev, che aveva fotografato l'auto speronata, ha ritrovato le foto sequestrategli dalla polizia segreta. Fasanella e Incerti, tuttavia, cercano le motivazioni dell'attentato soprattutto nel crescente distacco tra Berlinguer e l'Urss. Un fatto incontrovertibile, ma insufficiente a spiegare l'attentato, che ebbe luogo il 3 ottobre '73, proprio nei giorni in cui Berlinguer rendeva pubblica la linea del "compromesso storico" con la Dc scrivendo tre articoli su «Rinascita». Il primo era uscito il 28 settembre. L'ultimo apparve il 12 ottobre, dopo l'attentato, ma poteva essere stato scritto prima.
Sia gli americani sia i sovietici non volevano che il Pci partecipasse al governo per non mettere in discussione la spartizione dell'Europa in sfere di influenze, sulla quale poggiava la pace mondiale. Gli occidentali non sostennero mai le rivoluzioni spontaneamente scoppiate nell'impero sovietico. E i sovietici, in cambio, non avrebbero mai appoggiato una insurrezione comunista in Italia. Le prove sono tante. L'ultima si trova nel diario di Andreotti pubblicato in questi giorni da Rizzoli. All'ammiraglio Garofalo che paventava un'insurrezione, Andreotti rispose tranquillo: «I comunisti non si muoveranno che nel caso di una guerra». La guerra non ci fu mai e i comunisti non insorsero mai.
Mosca vietava al Pci di entrare in un governo anche attraverso la via elettorale, per la semplice ragione che i cattolici polacchi o i dissidenti ungheresi, avrebbero preteso a quel punto libere elezioni, mettendo a rischio l'impero di Mosca e la pace generale. Come scrisse già nel 1975 lo storico britannico A.J.P. Taylor nella sua Storia della Seconda guerra mondiale: «Stalin era più che mai deciso a impedire qualsiasi successo comunista al di fuori della sua sfera di influenza, e fu Stalin, più che gli americani, a conservare l'Europa occidentale per la democrazia capitalista».
Fasanella e Incerti danno giustamente credito a Oleg Gordievskij, il funzionario dei servizi segreti sovietici che, con Christopher Andrew, pubblicò anni or sono La storia segreta del Kgb. Ci stupisce però che abbiano eliminato la frase più significativa di Gordievskij: «La proposta (del compromesso storico) fu resa accettabile dal fatto che il Pci avrebbe appoggiato il governo Dc, ma non sarebbe entrato a farne parte». La frase è stata così parafrasata: «Il punto di equilibrio fu che Mosca non avrebbe provocato una scissione finché il Pci, nonostante tutto, avesse continuato a mantenere un dialogo aperto con l'Urss». È vero che in altre pagine Fasanella e Incerti accennano al fatto che la Russia non gradiva il Pci al governo, ma si tratta di accenni che possono sfuggire.
Giovanni Fasanella e Corrado Incerti, «Sofia 1973: Berlinguer deve morire», Fazi editore, Roma 2005, pagg. 108, € 11,00.
http://www.oocities.org/melograni/testi_berlinguer.htm
Re: Come se ne viene fuori ?
Al di là di tante chiacchiere sulla finanza, sono questi gli atti che contano.
A Bruxelles Pd, Spd e Parti Socialiste offrono l’ennesima stampella alle banche
Il progetto di riforma europea della normativa sui mercati finanziari sotto il cappello della Mifid II potrebbe non essere sufficiente a garantire i risparmiatori dai rischi associati ai prodotti più complessi. E rischia di trasformarsi nell'ennesima occasione persa per le famiglie
di Mauro Meggiolaro e Matteo Cavallito | 22 ottobre 2012
L’appuntamento è per la prossima settimana quando il Parlamento Europeo esprimerà il voto definitivo in plenaria sulla bozza della nuova direttiva Mifid, che regola i mercati finanziari comunitari sotto il profilo dell’uniformità delle regole, della competitività e della tutela degli investitori. Anche nell’ultima versione della normativa, però, le speranze di riforma del collocamento di prodotti finanziari alla clientela, ammette Sven Giegold, eurodeputato tedesco dei Verdi, sono praticamente ridotte a zero.
Il contestato sistema delle provvigioni, che allo stato attuale continuerebbe a produrre un palese conflitto di interesse in capo ai promotori finanziari, resterà sostanzialmente in vigore con tutte le ovvie conseguenze del caso. Come a dire, tra le altre cose, che la proposta di separazione legale tra le attività di rischio tipiche delle banche d’investimento e quelle rivolte alla clientela “normale”, potrà anche condurre all’atteso Dodd-Frank europeo. Ma il progetto di riforma potrebbe non essere sufficiente a garantire i risparmiatori dai rischi associati ai prodotti finanziari più complessi.
Avete presente le inestricabili polizze unit linked o index linked? Ricordate i Tango bond, le obbligazioni Lehman e i devastanti titoli di debito di Bank of Ireland (quelli del concambio-fantasma che ne azzerò il valore)? Sono i classici prodotti-truffa, titoli tossici che possono mandare in rovina una banca o, più spesso, un gruppo di risparmiatori mal consigliati. Le banche ne fanno incetta, vuoi perché sono chiamate a collocarli, vuoi perché, in origine, avevano creduto alla loro validità.
In entrambi i casi però l’obiettivo è uno solo: vendere tutto ai risparmiatori con la prospettiva di un rendimento accettabile o, perché no, addirittura attraente. I promotori finanziari servono essenzialmente a questo: a consigliare e collocare in modo interessato. Nel sistema attualmente in vigore questi ultimi possono ricevere incentivi, ovvero provvigioni, basati sulle vendite. Tradotto: sono incentivati a piazzare soprattutto i prodotti della loro banca di riferimento ovvero quelli sui quali ottengono maggiori provvigioni (spesso le due cose coincidono).
E’ così che le banche favoriscono il collocamento dei prodotti di cui vogliono disfarsi al più presto, è così che il rischio viene trasferito sul risparmiatore, è così, insomma, che i promotori si ritrovano a tutelare gli interessi di tutti tranne che della clientela. Nel progetto a lungo discusso presso la Commissione Ue si trattava in definitiva di porre fine a questo sistema. E invece, all’improvviso, è saltato tutto. L’idea di fondo consisteva nel restituire ai clienti le provvigioni delle banche, il che, in estrema sintesi, significava abolirle.
L’unica possibilità prevista sarebbe consistita quindi nell’applicazione di un sistema legato al risultato che avrebbe avvicinato la figura dei promotori a quella dei cosiddetti consulenti indipendenti (che percepiscono una parcella solo dalla clientela e non dalle banche): in pratica, io ti vendo i prodotti che vanno meglio per te e tu mi dai una parte del guadagno che sei riuscito ad ottenere. Sembrava tutto pronto, poi, alla fine di settembre, il colpo di scena.
Poco prima che la Commissione approvasse il testo, una richiesta dei socialdemocratici ha provocato una modifica radicale: sì alle provvigioni purché siano dichiarate pubblicamente. Il conflitto di interessi, dunque, resta immutato. “Abbiamo perso un’occasione importantissima”, ha dichiarato Sven Giegold, parlamentare europeo tedesco dei Verdi. “Per i diritti dei risparmiatori è una vera a propria catastrofe. Il conflitto di interesse di banche e promotori nel collocamento di prodotti finanziari genera danni economici per 98 miliardi di euro all’anno alle famiglie tedesche”.
L’imboscata dei socialdemocratici è stata orchestrata al meglio, senza nessuna voce fuori dal coro. I socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi e gli europarlamentari del PD hanno offerto ancora una volta una stampella alle banche, a scapito dei risparmiatori. In definitiva, dunque, tutto resta come prima. Anche in quel contesto italiano che sconta tuttora una complicata e non sempre chiara sovrapposizione di figure professionali tra consulenti, promotori e private bankers.
“È un vero scandalo che a livello nazionale sia ancora bloccata una normativa chiara che permetterebbe lo sviluppo di una professione con contenuti etici a protezione dei patrimoni”, commenta Cesare Armellini, amministratore delegato Consultique, società di consulenza indipendente di Verona. E il problema, spiega, è sempre lì, nel perenne conflitto d’interesse. “Più alto è il livello di rischio trasferito – aggiunge – , maggiori sono le provvigioni che vengono incassate da chi ha creato e da chi ha collocato il prodotto”.
Per questo “i derivati strutturati venduti ad aziende, pubbliche amministrazioni e privati, hanno un contenuto commissionale superiore a quello di un fondo azionario, che a sua volta è più alto rispetto a quello di un fondo obbligazionario, che a sua volta è superiore a quello di un fondo monetario e così via”. La strada verso una vera riforma nel collocamento di prodotti finanziari è ancora lunga. Soprattutto se i socialisti europei continueranno ad abbaiare a casa propria contro chi ha causato la crisi, votando però docilmente a favore delle banche a Bruxelles, al riparo da occhi indiscreti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... id/385986/
A Bruxelles Pd, Spd e Parti Socialiste offrono l’ennesima stampella alle banche
Il progetto di riforma europea della normativa sui mercati finanziari sotto il cappello della Mifid II potrebbe non essere sufficiente a garantire i risparmiatori dai rischi associati ai prodotti più complessi. E rischia di trasformarsi nell'ennesima occasione persa per le famiglie
di Mauro Meggiolaro e Matteo Cavallito | 22 ottobre 2012
L’appuntamento è per la prossima settimana quando il Parlamento Europeo esprimerà il voto definitivo in plenaria sulla bozza della nuova direttiva Mifid, che regola i mercati finanziari comunitari sotto il profilo dell’uniformità delle regole, della competitività e della tutela degli investitori. Anche nell’ultima versione della normativa, però, le speranze di riforma del collocamento di prodotti finanziari alla clientela, ammette Sven Giegold, eurodeputato tedesco dei Verdi, sono praticamente ridotte a zero.
Il contestato sistema delle provvigioni, che allo stato attuale continuerebbe a produrre un palese conflitto di interesse in capo ai promotori finanziari, resterà sostanzialmente in vigore con tutte le ovvie conseguenze del caso. Come a dire, tra le altre cose, che la proposta di separazione legale tra le attività di rischio tipiche delle banche d’investimento e quelle rivolte alla clientela “normale”, potrà anche condurre all’atteso Dodd-Frank europeo. Ma il progetto di riforma potrebbe non essere sufficiente a garantire i risparmiatori dai rischi associati ai prodotti finanziari più complessi.
Avete presente le inestricabili polizze unit linked o index linked? Ricordate i Tango bond, le obbligazioni Lehman e i devastanti titoli di debito di Bank of Ireland (quelli del concambio-fantasma che ne azzerò il valore)? Sono i classici prodotti-truffa, titoli tossici che possono mandare in rovina una banca o, più spesso, un gruppo di risparmiatori mal consigliati. Le banche ne fanno incetta, vuoi perché sono chiamate a collocarli, vuoi perché, in origine, avevano creduto alla loro validità.
In entrambi i casi però l’obiettivo è uno solo: vendere tutto ai risparmiatori con la prospettiva di un rendimento accettabile o, perché no, addirittura attraente. I promotori finanziari servono essenzialmente a questo: a consigliare e collocare in modo interessato. Nel sistema attualmente in vigore questi ultimi possono ricevere incentivi, ovvero provvigioni, basati sulle vendite. Tradotto: sono incentivati a piazzare soprattutto i prodotti della loro banca di riferimento ovvero quelli sui quali ottengono maggiori provvigioni (spesso le due cose coincidono).
E’ così che le banche favoriscono il collocamento dei prodotti di cui vogliono disfarsi al più presto, è così che il rischio viene trasferito sul risparmiatore, è così, insomma, che i promotori si ritrovano a tutelare gli interessi di tutti tranne che della clientela. Nel progetto a lungo discusso presso la Commissione Ue si trattava in definitiva di porre fine a questo sistema. E invece, all’improvviso, è saltato tutto. L’idea di fondo consisteva nel restituire ai clienti le provvigioni delle banche, il che, in estrema sintesi, significava abolirle.
L’unica possibilità prevista sarebbe consistita quindi nell’applicazione di un sistema legato al risultato che avrebbe avvicinato la figura dei promotori a quella dei cosiddetti consulenti indipendenti (che percepiscono una parcella solo dalla clientela e non dalle banche): in pratica, io ti vendo i prodotti che vanno meglio per te e tu mi dai una parte del guadagno che sei riuscito ad ottenere. Sembrava tutto pronto, poi, alla fine di settembre, il colpo di scena.
Poco prima che la Commissione approvasse il testo, una richiesta dei socialdemocratici ha provocato una modifica radicale: sì alle provvigioni purché siano dichiarate pubblicamente. Il conflitto di interessi, dunque, resta immutato. “Abbiamo perso un’occasione importantissima”, ha dichiarato Sven Giegold, parlamentare europeo tedesco dei Verdi. “Per i diritti dei risparmiatori è una vera a propria catastrofe. Il conflitto di interesse di banche e promotori nel collocamento di prodotti finanziari genera danni economici per 98 miliardi di euro all’anno alle famiglie tedesche”.
L’imboscata dei socialdemocratici è stata orchestrata al meglio, senza nessuna voce fuori dal coro. I socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi e gli europarlamentari del PD hanno offerto ancora una volta una stampella alle banche, a scapito dei risparmiatori. In definitiva, dunque, tutto resta come prima. Anche in quel contesto italiano che sconta tuttora una complicata e non sempre chiara sovrapposizione di figure professionali tra consulenti, promotori e private bankers.
“È un vero scandalo che a livello nazionale sia ancora bloccata una normativa chiara che permetterebbe lo sviluppo di una professione con contenuti etici a protezione dei patrimoni”, commenta Cesare Armellini, amministratore delegato Consultique, società di consulenza indipendente di Verona. E il problema, spiega, è sempre lì, nel perenne conflitto d’interesse. “Più alto è il livello di rischio trasferito – aggiunge – , maggiori sono le provvigioni che vengono incassate da chi ha creato e da chi ha collocato il prodotto”.
Per questo “i derivati strutturati venduti ad aziende, pubbliche amministrazioni e privati, hanno un contenuto commissionale superiore a quello di un fondo azionario, che a sua volta è più alto rispetto a quello di un fondo obbligazionario, che a sua volta è superiore a quello di un fondo monetario e così via”. La strada verso una vera riforma nel collocamento di prodotti finanziari è ancora lunga. Soprattutto se i socialisti europei continueranno ad abbaiare a casa propria contro chi ha causato la crisi, votando però docilmente a favore delle banche a Bruxelles, al riparo da occhi indiscreti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10 ... id/385986/
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
VISTI DA LONTANO………DA MOLTO LONTANO - 2
Il Pd ad eccezione di Prodi ( 2006-2008) non presenta politici di prima fascia. E’ stato costretto nei sui 5 anni di vita a reggersi su politici di terza fascia, convinti di essere di prima. Un partito deve avere un’anima, un’identità e degli obiettivi precisi.
I tromboni del Piddì non sono mai stati in grado di dargli un’anima, un’identità e degli obiettivi. Per anni e anni sono riusciti a campare agitando la muleta con l’effige dell’uomo nero di Hardcore al momento del voto. “Votateci se no arriva l’uomo nero”.
Li abbiamo tenuti in vita turandoci il naso come faceva Montanelli con la vecchia Balena bianca.
Questa situazione, però, non poteva durare in eterno.
La crisi del Piddì diventa evidente quando cade il governo del caimano nel novembre del 2011, dove invece di andare ad elezioni ABC si mettono insieme per disperazione per dare vita all’ammucchiata che sostiene il governo Monty.
Numericamente il Pd ha i numeri per guidare una coalizione di Cs e vincere le elezioni, ma diventa evidente che non ha gli uomini all’altezza della situazione per poter governare.
La menzogna è la regola prima dei politici, ed il Piddì si giustificherà adducendo la scusa che il “SUO ALTO SENSO DI SACRIFICIO NEI CONFRONTI DEL PAESE LO HA INDOTTO A RINUNCIARE A VINCERE LE ELEZIONI.
Comprendere che la sua classe dirigente è fallita, per la santa santorum dei merli merlorum del Piddì dovrà passare ancora del tempo. Infatti questa classe dirigente fallita conta sulla merlaggine del suo elettorato per continuare a sopravvivere in una situazione che fa acqua da tutte le parti.
Grazie alle società di sondaggisti che sono alquanto numerose, il Piddì campa attraverso la truffa dei dati trasmessi settimanalmente in forma percentuale senza essere accompagnati dai valori assoluti che oscillano in questi ultimi giorni tra il 25 e il 30 %.
Ovviamente i signori della truffa ne approfittano mettendo in buona evidenza che il Piddì sta in buona salute perché veleggia al 30 %. Lo ha fatto anche tre giorni fa Beppe Vacca dell’Istituto Gramsci nell’intervista rilasciata a IFQ.
Si guardano però bene dal comunicare che quel 30 % è riferito alla metà degli aventi diritto al voto.
Calano gli altri partiti soprattutto quello del caimano, in caduta libera, che secondo la pasionaria Santadeché in questo momento perde un punto percentuale al giorno, ma aumentano gli astenuti e gli incerti che non sanno chi votare arrivati oggi al 50 %.
Ovvio quindi che in percentuale aumenta il Pd anche se sta fermo in valore assoluto.
Che vinca Bersani le primarie o che le vinca Renzi non cambia assolutamente nulla perché sono facce della stessa medaglia. E’ come dire se vuoi morire impiccato o fucilato. Se mi devi fare morire non cambia assolutamente nulla, perché in questi casi si è portati a dire che si preferisce vivere.
A quasi un anno di distanza dalla caduta del governo del caimano i problemi all’interno del partito di maggioranza relativa del finto Cs non sono mutati, sono rimasti gli stessi di una anno fa, con l’aggravante che è stata innescata negli ultimi giorni un’inutile guerra di potere che se prosegue in quei termini provocherà l’anticipata autodistruzione del Pd.
Un classico delle società intenzionate ad autodistruggersi.
Rispondendo a mario che pone questa osservazione:
Pur condividendo moltissime delle analisi che ci regala camillobenso, devo dire che sul fenomeno Renzi facciamo un po' tutti fatica a non cadere in facili semplificazioni, più o meno ad arte imposte dal sistema politico-mediatico.
Il Renzi giovane rampante ed ambizioso, che sgomita per sostituirsi ai vecchi nell'occupazione del potere, è senz'altro immagine suggestiva, in parte forse anche reale, ma certamente insufficiente a spiegare il fenomeno.
Che Renzi intenda sostituire i vecchi dinosauri è un dato di fatto, attribuibile al solo sindaco di Firenze e non al sistema politico mediatico, che è una naturale conseguenza dell’input imposto da Renzi, e non il contrario.
L’invenzione del gruppo dei “rottamatori” è solo renziana, a cui in un primo momento si era associato anche Pippo Civati.
Tutto quello che è successo dopo l’annuncio delle intenzioni del sindaco di Firenze sono una conseguenza, sia dal punto di vista mediatico che politico.
E’ un po’ difficile attribuirla ad un immagine suggestiva. E’ un dato di fatto di una corrente del Piddì nata nel 2010.
E’ sui dati che dobbiamo lavorare, più che le suggestioni.
Da Wikipedia (Le correnti del Pd)
Rottamatori [modifica]
E' la componente del sindaco di Firenze Matteo Renzi, di stampo centrista e liberale.
Suoi principali uomini sono il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti ed il deputato regionale siciliano Davide Faraone. Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardo Giuseppe Civati presso la Stazione Leopolda di Firenze[5]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato anche Civati, anche se precedentemente si era distaccato dal gruppo[6]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[7]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[8].
Si sono dichiarati a sostegno del gruppo dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e dai deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
La componente è considerata la destra del partito[10] e vuole il rinnovamento della classe dirigente rottamando quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con la lettera della BCE[11] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Questo è un profilo molto asciutto di Wikipedia, dove sostanzialmente registriamo la nascita di questo gruppo a Firenze il 4 novembre 2010 con la precisa determinazione di rinnovare la classe dirigente, usando il termine “rottamazione”.
Per capirne ancora di più sarebbe opportuno conoscere l’attuale punto di vista di Pippo Civati, in merito al perché non è più al fianco di Renzi.
Il Pd ad eccezione di Prodi ( 2006-2008) non presenta politici di prima fascia. E’ stato costretto nei sui 5 anni di vita a reggersi su politici di terza fascia, convinti di essere di prima. Un partito deve avere un’anima, un’identità e degli obiettivi precisi.
I tromboni del Piddì non sono mai stati in grado di dargli un’anima, un’identità e degli obiettivi. Per anni e anni sono riusciti a campare agitando la muleta con l’effige dell’uomo nero di Hardcore al momento del voto. “Votateci se no arriva l’uomo nero”.
Li abbiamo tenuti in vita turandoci il naso come faceva Montanelli con la vecchia Balena bianca.
Questa situazione, però, non poteva durare in eterno.
La crisi del Piddì diventa evidente quando cade il governo del caimano nel novembre del 2011, dove invece di andare ad elezioni ABC si mettono insieme per disperazione per dare vita all’ammucchiata che sostiene il governo Monty.
Numericamente il Pd ha i numeri per guidare una coalizione di Cs e vincere le elezioni, ma diventa evidente che non ha gli uomini all’altezza della situazione per poter governare.
La menzogna è la regola prima dei politici, ed il Piddì si giustificherà adducendo la scusa che il “SUO ALTO SENSO DI SACRIFICIO NEI CONFRONTI DEL PAESE LO HA INDOTTO A RINUNCIARE A VINCERE LE ELEZIONI.
Comprendere che la sua classe dirigente è fallita, per la santa santorum dei merli merlorum del Piddì dovrà passare ancora del tempo. Infatti questa classe dirigente fallita conta sulla merlaggine del suo elettorato per continuare a sopravvivere in una situazione che fa acqua da tutte le parti.
Grazie alle società di sondaggisti che sono alquanto numerose, il Piddì campa attraverso la truffa dei dati trasmessi settimanalmente in forma percentuale senza essere accompagnati dai valori assoluti che oscillano in questi ultimi giorni tra il 25 e il 30 %.
Ovviamente i signori della truffa ne approfittano mettendo in buona evidenza che il Piddì sta in buona salute perché veleggia al 30 %. Lo ha fatto anche tre giorni fa Beppe Vacca dell’Istituto Gramsci nell’intervista rilasciata a IFQ.
Si guardano però bene dal comunicare che quel 30 % è riferito alla metà degli aventi diritto al voto.
Calano gli altri partiti soprattutto quello del caimano, in caduta libera, che secondo la pasionaria Santadeché in questo momento perde un punto percentuale al giorno, ma aumentano gli astenuti e gli incerti che non sanno chi votare arrivati oggi al 50 %.
Ovvio quindi che in percentuale aumenta il Pd anche se sta fermo in valore assoluto.
Che vinca Bersani le primarie o che le vinca Renzi non cambia assolutamente nulla perché sono facce della stessa medaglia. E’ come dire se vuoi morire impiccato o fucilato. Se mi devi fare morire non cambia assolutamente nulla, perché in questi casi si è portati a dire che si preferisce vivere.
A quasi un anno di distanza dalla caduta del governo del caimano i problemi all’interno del partito di maggioranza relativa del finto Cs non sono mutati, sono rimasti gli stessi di una anno fa, con l’aggravante che è stata innescata negli ultimi giorni un’inutile guerra di potere che se prosegue in quei termini provocherà l’anticipata autodistruzione del Pd.
Un classico delle società intenzionate ad autodistruggersi.
Rispondendo a mario che pone questa osservazione:
Pur condividendo moltissime delle analisi che ci regala camillobenso, devo dire che sul fenomeno Renzi facciamo un po' tutti fatica a non cadere in facili semplificazioni, più o meno ad arte imposte dal sistema politico-mediatico.
Il Renzi giovane rampante ed ambizioso, che sgomita per sostituirsi ai vecchi nell'occupazione del potere, è senz'altro immagine suggestiva, in parte forse anche reale, ma certamente insufficiente a spiegare il fenomeno.
Che Renzi intenda sostituire i vecchi dinosauri è un dato di fatto, attribuibile al solo sindaco di Firenze e non al sistema politico mediatico, che è una naturale conseguenza dell’input imposto da Renzi, e non il contrario.
L’invenzione del gruppo dei “rottamatori” è solo renziana, a cui in un primo momento si era associato anche Pippo Civati.
Tutto quello che è successo dopo l’annuncio delle intenzioni del sindaco di Firenze sono una conseguenza, sia dal punto di vista mediatico che politico.
E’ un po’ difficile attribuirla ad un immagine suggestiva. E’ un dato di fatto di una corrente del Piddì nata nel 2010.
E’ sui dati che dobbiamo lavorare, più che le suggestioni.
Da Wikipedia (Le correnti del Pd)
Rottamatori [modifica]
E' la componente del sindaco di Firenze Matteo Renzi, di stampo centrista e liberale.
Suoi principali uomini sono il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti ed il deputato regionale siciliano Davide Faraone. Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardo Giuseppe Civati presso la Stazione Leopolda di Firenze[5]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato anche Civati, anche se precedentemente si era distaccato dal gruppo[6]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[7]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[8].
Si sono dichiarati a sostegno del gruppo dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e dai deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
La componente è considerata la destra del partito[10] e vuole il rinnovamento della classe dirigente rottamando quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con la lettera della BCE[11] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Questo è un profilo molto asciutto di Wikipedia, dove sostanzialmente registriamo la nascita di questo gruppo a Firenze il 4 novembre 2010 con la precisa determinazione di rinnovare la classe dirigente, usando il termine “rottamazione”.
Per capirne ancora di più sarebbe opportuno conoscere l’attuale punto di vista di Pippo Civati, in merito al perché non è più al fianco di Renzi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
VISTI DA LONTANO………DA MOLTO LONTANO - 3
La Dottoressa Collevecchio da questa interpretazione:
I rottamatori del Pd e l’uccisione del padre
di Barbara Collevecchio
| 24 luglio 2012Commenti (26)
A destra non ci riescono, c’è un padre troppo ingombrante ma almeno è riconoscibile. Berlusconi ha il pregio di esserci con tutta la sua prepotenza e riconoscibilità. Il pregio della sua presenza ingombrante è la chiarezza: io padrone, voi gregari. Almeno così i giovani o rottamatori di destra sanno con chi prendersela.
A sinistra non c’è una persona ma un’entità. Voi mi direte: anche a sinistra ci sono nomi e cognomi ma è molto più facile combattere contro un padre unico rispetto a dover scalare una montagna di intrighi, interessi e pacchetti di voti di un’ entità magmatica , quasi indefinibile. Uccidere il padre è una metafora, un modo per spiegare quanto sia importante evolvere nella vita e non rimanere impastati nella dipendenza genitoriale. Lo stesso complesso di Edipo, formulato da Freud (che certo come padre era più sullo stile Berlusconiano: chi non la pensa come me è un eretico), fu rielaborato da chi venne dopo. Un’ interessante rielaborazione la fece Ricoeur. “Questa nuova interpretazione non riguarda più il dramma dell’incesto e del parricidio, dramma che è avvenuto quando la tragedia inizia, ma la tragedia della verità. […] Sulla base di un primo dramma, il dramma dell’incesto e del parricidio, Sofocle ha creato un secondo dramma, la tragedia dell’autocoscienza, del riconoscimento di sé stessi”.
Cosa significa? Superare il padre e i dettami di chi è venuto prima di noi, superare evolutivamente gli schemi “intoccabili” del passato è una sfida alla verità. La verità è sempre circostanziale e mai assoluta e proprio per questo un partito fatto da uomini e donne non può restare simile a se stesso o perdere di vista i valori fondamentali senza che i giovani intraprendano la loro battaglia per la verità e l’evoluzione. Cosa succede quando i padri padroni non vogliono dare spazio ai figli? L’orgoglio rende ignoranti e ciechi di fronte alla verità, anni di potere rendono quasi impossibile cedere spazio ad altri. In questa società si è perso completamente il concetto di educazione, di allievo e maestro.
Un maestro di vita, un padre, insegna ai figli e lascia il posto al momento giusto. In una società dove la vecchiaia non è più vista come saggezza, nessuno vuole lasciare il suo posto: è peccato mortale e angoscia di morte, lasciare il proprio posto attivo nella società. Allora la sfida di tutti i rottamatori, di destra come di sinistra o di centro se ve ne sono, è quella di andare avanti in questa battaglia. Non è più accettabile una sfida su pacchetti di voti o opportunismi. Civati e compagnia bella devono compiere uno sforzo eroico e mitologico: guardare il mostro in faccia e sconfiggerlo. Calasso parlando di Edipo scrisse: “la più grave (colpa di Edipo) è quella che nessuno gli rimprovera: non aver toccato il mostro. […]La parola permette una vittoria troppo pulita, che non lascia spoglie. Ma proprio nelle spoglie si cela la potenza. La parola può vincere là dove finisce ogni altra arma. Ma rimane nuda, e solitaria, dopo la sua vittoria”.
Questi rottamatori sono impastati e hanno le mani sporche di dinamiche lesive per la politica di questo paese. Questo va urlato con forza, il padre va ucciso adesso o si vada altrove. Abbiamo avuto anni infelici di moderazione e democrazia cristiana, abbiamo avuto anni in cui la parola moderato è diventata sinonimo di mediocrità e malaffare, come ha ricordato Ameduni in un bellissimo post pochi giorni fa. Siamo in tempi troppo cupi e difficili per procrastinare l’inizio di un cammino sincero e forte verso il cambiamento radicale di schemi volgari e meschini che ci hanno inficiati alla base e portato troppo via dalla cosa pubblica parole come partecipazione e passione. Se non ora , quando?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... re/303298/
La Dottoressa Collevecchio da questa interpretazione:
I rottamatori del Pd e l’uccisione del padre
di Barbara Collevecchio
| 24 luglio 2012Commenti (26)
A destra non ci riescono, c’è un padre troppo ingombrante ma almeno è riconoscibile. Berlusconi ha il pregio di esserci con tutta la sua prepotenza e riconoscibilità. Il pregio della sua presenza ingombrante è la chiarezza: io padrone, voi gregari. Almeno così i giovani o rottamatori di destra sanno con chi prendersela.
A sinistra non c’è una persona ma un’entità. Voi mi direte: anche a sinistra ci sono nomi e cognomi ma è molto più facile combattere contro un padre unico rispetto a dover scalare una montagna di intrighi, interessi e pacchetti di voti di un’ entità magmatica , quasi indefinibile. Uccidere il padre è una metafora, un modo per spiegare quanto sia importante evolvere nella vita e non rimanere impastati nella dipendenza genitoriale. Lo stesso complesso di Edipo, formulato da Freud (che certo come padre era più sullo stile Berlusconiano: chi non la pensa come me è un eretico), fu rielaborato da chi venne dopo. Un’ interessante rielaborazione la fece Ricoeur. “Questa nuova interpretazione non riguarda più il dramma dell’incesto e del parricidio, dramma che è avvenuto quando la tragedia inizia, ma la tragedia della verità. […] Sulla base di un primo dramma, il dramma dell’incesto e del parricidio, Sofocle ha creato un secondo dramma, la tragedia dell’autocoscienza, del riconoscimento di sé stessi”.
Cosa significa? Superare il padre e i dettami di chi è venuto prima di noi, superare evolutivamente gli schemi “intoccabili” del passato è una sfida alla verità. La verità è sempre circostanziale e mai assoluta e proprio per questo un partito fatto da uomini e donne non può restare simile a se stesso o perdere di vista i valori fondamentali senza che i giovani intraprendano la loro battaglia per la verità e l’evoluzione. Cosa succede quando i padri padroni non vogliono dare spazio ai figli? L’orgoglio rende ignoranti e ciechi di fronte alla verità, anni di potere rendono quasi impossibile cedere spazio ad altri. In questa società si è perso completamente il concetto di educazione, di allievo e maestro.
Un maestro di vita, un padre, insegna ai figli e lascia il posto al momento giusto. In una società dove la vecchiaia non è più vista come saggezza, nessuno vuole lasciare il suo posto: è peccato mortale e angoscia di morte, lasciare il proprio posto attivo nella società. Allora la sfida di tutti i rottamatori, di destra come di sinistra o di centro se ve ne sono, è quella di andare avanti in questa battaglia. Non è più accettabile una sfida su pacchetti di voti o opportunismi. Civati e compagnia bella devono compiere uno sforzo eroico e mitologico: guardare il mostro in faccia e sconfiggerlo. Calasso parlando di Edipo scrisse: “la più grave (colpa di Edipo) è quella che nessuno gli rimprovera: non aver toccato il mostro. […]La parola permette una vittoria troppo pulita, che non lascia spoglie. Ma proprio nelle spoglie si cela la potenza. La parola può vincere là dove finisce ogni altra arma. Ma rimane nuda, e solitaria, dopo la sua vittoria”.
Questi rottamatori sono impastati e hanno le mani sporche di dinamiche lesive per la politica di questo paese. Questo va urlato con forza, il padre va ucciso adesso o si vada altrove. Abbiamo avuto anni infelici di moderazione e democrazia cristiana, abbiamo avuto anni in cui la parola moderato è diventata sinonimo di mediocrità e malaffare, come ha ricordato Ameduni in un bellissimo post pochi giorni fa. Siamo in tempi troppo cupi e difficili per procrastinare l’inizio di un cammino sincero e forte verso il cambiamento radicale di schemi volgari e meschini che ci hanno inficiati alla base e portato troppo via dalla cosa pubblica parole come partecipazione e passione. Se non ora , quando?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... re/303298/
Re: Come se ne viene fuori ?
1) Perché non mi piace il “Tu vai via da quella poltrona perché mi ci devo sedere io”,….in generale.
3) Perché diffido già delle persone che hanno esperienza e si vogliono sedere sulla sedia del ponte di comando, ma diffido ancora di più di coloro che non avendo alcuna esperienza vogliono solo comandare senza avere esperienza alcuna. Su questo punto la prova del nove ha sempre funzionato alla perfezione, bastava solo avere pazienza, una grande pazienza, fino ad essere addirittura deleteria per tutto come nel caso del banana, perché come sempre dall’inizio c’è sempre stato chi fosse favorevole a :
5) Non farei mai guidare a Monza una Ferrari da formula uno ad un bambino di 5 anni. Come non affiderei mai l’intervento a cuore aperto ad uno studente di medicina al primo anno pur con un Ql molto elevato
10) Penso che in politica ci si debba approcciare come indicava il fondatore del cristianesimo nel “Discorso della montagna: “Il vostro parlare sia SI SI o NO NO”.
vedo che l'insonnia non colpisce solo al sud ....
premesso che la mia attuale attrazione nei confronti di Renzi è condizione reversibile ( sto studiando il fenomeno )
alla risposta n 1 hai postato tu la premessa, a sinistra non c'è altro modo che tramutarsi in killer seriali di tanti padri.
la 3 e la 5 possono essere accorpate e per quanto condivisibili purtroppo non abbiamo Einaudi , Gramsci , de Gasperi a disposizione e che fino a 12 mesi fa al comando della baracca ci stava gente del calibro di Brambilla, Carfagna, Meloni, Sacconi, Calderoli, Gelmini che a livello di esperienza stavano a zero e come QI lasciamo perdere.
accanto a questi nomi Renzi diventa Einstein.
il livello si è talmente abbassato che un candidato mediamente preparato è un genio e , contemporaneamente , l'elettorato è spinto a desiderare un politico ( premier) sempre più idealizzato, immacolato, infallibile, miracoloso,preparato, una figura dai contorni più mitologici che reali alla quale poi si fa fatica a perdonare qualsiasi sbavatura.
Ieri sera Ambrosoli ha detto ...più o meno... "io ho un progetto e non mi metto con nessun partito, lo porterò avanti se condiviso da tutti " come a dire il PD non mi da garanzie di "pulizia" , il fatto Penati è stato trattato come un incidente di percorso e invece gli strascichi sono pesantissimi ... i degasperi, einaudi gramsci stanno in disparte perchè i partiti je fanno schifo e non vogliono fare una mala fine: chi tocca i fili muore, c'è ancora gente a cui la parola "reputazione" fa effetto.
il corto circuito è qui.
continueremo ad assoldare "Mezze cartucce" e a far avanzare chi ha più faccia tosta ( o anche più tette , a sto punto perchè no? ) o capacità di adattarsi ( non è il più forte o il migliore a vincere , è quello che più si adatta) e sfruttare il momento.
detto questo a me Ambrosoli mi ha fatto pure incazzare , perchè alla fine tutte queste grandi menti che si lamentano dello schifo sono incapaci di diventare concretamente una alternativa e anche loro aspettano Godot.
la vita consiste nello sporcarsi le mani e facendo gli schizzinosi questi geni stanno lasciando nello sporco le fasce deboli , le stesse che a parole vorrebbero tanto tutelare criticando a destra e a manca.
sulla 10 .... credo che la politica sia l'arte della mediazione, SI SI NO NO sa tanto di estremismo che non porta molto lontano. se alludi al metodo "casini" che è sempre d'accordo con tutti, vatti a guardare le sue percentuali, il pastone non piace più a nessuno.
vado a farmi una moka.
...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Amadeus ha scritto:1) Perché non mi piace il “Tu vai via da quella poltrona perché mi ci devo sedere io”,….in generale.
3) Perché diffido già delle persone che hanno esperienza e si vogliono sedere sulla sedia del ponte di comando, ma diffido ancora di più di coloro che non avendo alcuna esperienza vogliono solo comandare senza avere esperienza alcuna. Su questo punto la prova del nove ha sempre funzionato alla perfezione, bastava solo avere pazienza, una grande pazienza, fino ad essere addirittura deleteria per tutto come nel caso del banana, perché come sempre dall’inizio c’è sempre stato chi fosse favorevole a :
5) Non farei mai guidare a Monza una Ferrari da formula uno ad un bambino di 5 anni. Come non affiderei mai l’intervento a cuore aperto ad uno studente di medicina al primo anno pur con un Ql molto elevato
10) Penso che in politica ci si debba approcciare come indicava il fondatore del cristianesimo nel “Discorso della montagna: “Il vostro parlare sia SI SI o NO NO”.
vedo che l'insonnia non colpisce solo al sud ....
premesso che la mia attuale attrazione nei confronti di Renzi è condizione reversibile ( sto studiando il fenomeno )
alla risposta n 1 hai postato tu la premessa, a sinistra non c'è altro modo che tramutarsi in killer seriali di tanti padri.
la 3 e la 5 possono essere accorpate e per quanto condivisibili purtroppo non abbiamo Einaudi , Gramsci , de Gasperi a disposizione e che fino a 12 mesi fa al comando della baracca ci stava gente del calibro di Brambilla, Carfagna, Meloni, Sacconi, Calderoli, Gelmini che a livello di esperienza stavano a zero e come QI lasciamo perdere.
accanto a questi nomi Renzi diventa Einstein.
il livello si è talmente abbassato che un candidato mediamente preparato è un genio e , contemporaneamente , l'elettorato è spinto a desiderare un politico ( premier) sempre più idealizzato, immacolato, infallibile, miracoloso,preparato, una figura dai contorni più mitologici che reali alla quale poi si fa fatica a perdonare qualsiasi sbavatura.
Ieri sera Ambrosoli ha detto ...più o meno... "io ho un progetto e non mi metto con nessun partito, lo porterò avanti se condiviso da tutti " come a dire il PD non mi da garanzie di "pulizia" , il fatto Penati è stato trattato come un incidente di percorso e invece gli strascichi sono pesantissimi ... i degasperi, einaudi gramsci stanno in disparte perchè i partiti je fanno schifo e non vogliono fare una mala fine: chi tocca i fili muore, c'è ancora gente a cui la parola "reputazione" fa effetto.
il corto circuito è qui.
continueremo ad assoldare "Mezze cartucce" e a far avanzare chi ha più faccia tosta ( o anche più tette , a sto punto perchè no? ) o capacità di adattarsi ( non è il più forte o il migliore a vincere , è quello che più si adatta) e sfruttare il momento.
detto questo a me Ambrosoli mi ha fatto pure incazzare , perchè alla fine tutte queste grandi menti che si lamentano dello schifo sono incapaci di diventare concretamente una alternativa e anche loro aspettano Godot.
la vita consiste nello sporcarsi le mani e facendo gli schizzinosi questi geni stanno lasciando nello sporco le fasce deboli , le stesse che a parole vorrebbero tanto tutelare criticando a destra e a manca.
sulla 10 .... credo che la politica sia l'arte della mediazione, SI SI NO NO sa tanto di estremismo che non porta molto lontano. se alludi al metodo "casini" che è sempre d'accordo con tutti, vatti a guardare le sue percentuali, il pastone non piace più a nessuno.
vado a farmi una moka.
...
Risposte ad Amà
alla risposta n 1 hai postato tu la premessa, a sinistra non c'è altro modo che tramutarsi in killer seriali di tanti padri.
Non è certo il disporre dell’iPod evoluto, del televisore al plasma gigante in ogni camera, il viaggiare da Milano a Roma in 2h e 45minuti con Italo (che poi si ferma 2 ore in galleria), che possiamo ritenerci una società evoluta.
Tomo tomo, cacchio cacchio, siamo ancora gli stessi di “Wilma dammi la clava”. Sono cambiati gli strumenti tecnologici, ed è un fatto innegabile, ma non il resto.
Se penso al patrimonio culturale perso del mondo del lavoro di questa zona, per mancata trasmissione della conoscenza c’è da inorridire, un patrimonio culturale di grande valore letteralmente buttato al vento.
Non è quindi da meno il mondo della politica dove i peggiori istinti animali trovano lo sbocco naturale per affiorare da ogni singolo individuo per dar vita alla lotta politica nella vasca degli squali.
***
sulla 10 .... credo che la politica sia l'arte della mediazione, SI SI NO NO sa tanto di estremismo che non porta molto lontano.
La politica è certamente l’arte della mediazione, come lo è la vita di tutti i giorni.
Si media tra moglie e marito.
Si media con i figli
Si media con la suocera
Si media con i fratelli e le sorelle
Si media con il vicino di casa
Si media con chi ti affitta l’ombrellone
Si media con il capufficio
E così via………..
Separerei invece il SI SI, NO NO.
Il punto della situazione arriva ieri da Tommy, l’amico ferramenta che ha il polso della situazione su aziende e privati, che inevitabilmente trasforma il suo negozio in una piccola agorà diventata lo sfogatoio del malessere quotidiano. “La gente non ne può più”.
NB. Tommy è da sempre di sinistra, e ieri la “disperazione” di essere immerso in tante disperazioni quotidiane lo porta a dichiarare: << non si sa più per chi votare, la sinistra mi ha deluso,…..le abbiamo provate tutte,….proviamo anche Renzi>>
E’ il segno della disperazione finale dal dopo Berlinguer, che conferma che non è vero il detto: “Morto un Papa se ne fa un altro”. C’è Papa e Papa.
Quindi, per uscire da questa maledetta situazione, esiste solo una strada, quella in cui occorre recuperare credibilità. E in questi casi la credibilità la si recupera solo e soltanto giocando a carte scoperte, dove il SI SI e il NO NO, diventa la terapia alla malattia profonda del GNI GNI e GNO GNO, del forse, del vedremo, del ma anche, ma soprattutto della cancellazione della regola aurea della politica, la menzogna e la doppia faccia.
Non c’è altra strada quando le società crollano. Non è certamente la prima volta nella storia dell’umanità. Lo è per la prima nella società italiana dopo il rimbalzo dell’evitato crollo della prima Repubblica.
La crisi politica è veramente più profonda di quella di allora perché grazie anche al figlio di Lucifero di Hardcore si sono intaccati altri settori della società
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 90
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 26
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 12
Che tempo che fa
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Invece in Via Dell’umiltà, grandina.
Grandina sul cappocion del Berluscon,
senza l’asfalton…..
Grandina sul capoccion del segretario,
precario e un poco drome dario
Grandina su Verdini e La Russa,
e su la rossa Brambilla
Grandina sulla Santadechè, e
sulla tomba di Don Verzè.
Grandina su Cicchito e gas parri,
sull’avvocato Ghedini e il collega
Paniz e pesciz.
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 1
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 26
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 12
Che tempo che fa
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Invece in Via Dell’umiltà, grandina.
Grandina sul cappocion del Berluscon,
senza l’asfalton…..
Grandina sul capoccion del segretario,
precario e un poco drome dario
Grandina su Verdini e La Russa,
e su la rossa Brambilla
Grandina sulla Santadechè, e
sulla tomba di Don Verzè.
Grandina su Cicchito e gas parri,
sull’avvocato Ghedini e il collega
Paniz e pesciz.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 91
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 27
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 13
La grandine su Via Dell’Umiltà
Caso Finmeccanica, arrestato dirigente
Indagato per corruzione l'ex ministro Scajola
Indagato anche il portavoce dell'ex ministro. Il gip: «Preoccupante ricorso da parte di Finmeccanica alla corruzione»
L'ex ministro Claudio Scajola indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. I pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento ad un suo presunto tentativo di mediazione nell'affare.
http://www.corriere.it/cronache/12_otto ... c6ac.shtml
****
Morti dell’Aquila, uccisi dalla burocrazia. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Peter Gomez
C’è un’intercettazione che riassume bene quello che è accaduto a L’Aquila una settimana prima del sisma del 2009. Su ordine di Guido Bertoloso, ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, si riuniscono gli esperti componenti dellaCommissione Grandi Rischi con il chiaro scopo di tranquillizzare la popolazione ed evitare il panico. E’ per ragioni squisitamente politiche che viene organizzata questa operazione mediatica o meglio una grande sceneggiata, così come l’ha definita un testimone durante il processo. Ma ora quegli stessi tecnici, al contrario di quello che scrive la maggior parte della stampa, non sono staticondannati per non aver saputo prevedere il terremoto, ma per aver svolto con negligenza il proprio compito. Gli imputati – secondo l’accusa – erano tecnici, ma non hanno svolto il proprio dovere. Esattamente come in queste ore stanno facendo alcuni giornalisti che non possono ignorare i fatti, rischiano così di svolgere con negligenza il proprio compito. A ‘Presa di posizione’, l’analisi
di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it (riprese e montaggio Paolo Dimalio, Samuele Orini e Lorenzo Galeazzi, elaborazione grafica Pierpaolo Balani)
23 ottobre 2012
****
L’ex Faccetta nera…contestato pure dai suoi supporter….
La Russa fischiato e insultato dai sindacati di Polizia
Ignazio La Russa, ex ministro della Difesa, è stato insultato e contestato dai sindacati di Polizia che manifestavano davanti a Montecitorio contro la riforma previdenziale e il blocco del turn over. Il politico del Pdl voleva incontrare i rappresentanti di pubblica sicurezza ma è stato costretto ad andarsende dopo pochi secondi dalla violenta reazione dei dimostranti. “Non sono così stupido da non sapere qual e’ il loro umore – ha detto La Russa lasciando la piazza – e come sarei stato accolto. Quello che mi importa – ha provato a sminuire – e che se non fossi andato a salutarli mi sarei sentito un vile e questa per me è la cosa più importante”. Intanto i manifestanti hanno continuato ad urlare “buffoni”, sventolando bandiere dei sindacati del comparto, come Siup, Sap, Consap, Sappe, Ugl Vigili del Fuoco e Corpo Forestale di Manolo Lanaro
23 ottobre 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/ ... ia/208404/
******
Non si capisce perché dopo quasi un anno non continuino a farglielo presente : Hanno rovinato un intero raccontando minchiate in quantità industriale.
Scanzi contro Meloni: “Non siete credibili, avete rovinato questo Paese”
Polemica feroce tra Andrea Scanzi e Giorgia Meloni nel corso del talk show politico“Quinta Colonna”, su Rete4. Il “casus belli” è stato uno dei tanti servizi curati dalla trasmissione sul “demone” Beppe Grillo, immortalato mentre ha un dialogo con l’inviato dell’emittente. Il comico, dopo aver appreso che si trattava di un giornalista di “Quinta Colonna” si rifiuta di rilasciare l’intervista, ma poi cede e risponde alle domande, non senza condire le sue parole con alcune stoccate a Mediaset e allo stesso inviato, definito “precario” sfruttato dall’azienda per fare il lavoro sporco. E conclude le sue dichiarazioni, affermando di essere certo che verranno tagliate e censurate. Al termine del servizio, Giorgia Meloni coglie la palla al balzo e si concede una filippica sulprecariato e sugli errori di Grillo. “E’ brutto vedere una persona come Grillo, che si presenta per essere votato dal popolo italiano, che dice a un ragazzo: ‘Non sei un giornalista, ma un povero precario’” – tuona il deputato Pdl. “L’Italia è piena di precari e bisogna avere più rispetto per la gente che fa dignitosamente il suo lavoro”. A dispetto degli applausi scroscianti, Scanzi non ci sta e accusa la Meloni di fare cabaret. “La Meloni dice queste cose venendo dal centrodestra, non è credibile che nel 2012 vogliate rifarvi una verginità” – replica il giornalista. L’ex Ministro del governo Berlusconi sovrappone la sua voce, insistendo con pathos sul dramma dei giornalisti precari. “Lei non è credibile, era accanto a Berlusconi quando raccontava le barzellette e mi ricordo la faccia che lei faceva” – risponde Scanzi -”Non posso accettare lezioni di democrazia da una come la Meloni che appartiene al centrodestra peggiore del mondo e che ha rovinato questo Paese”. La bagarre prosegue per due minuti, fino a quando Del Debbio mette nuova carne al fuoco contro il comico genovese e puntualizza, rivolgendosi a Scanzi: “L’intervista al Grillo è stata mandata tutta, qui c’è Del Debbio, non c’è Berlusconi. Sarei meglio economicamente, tra l’altro”. Lapidaria ed ironica la replica del giornalista de Il Fatto Quotidiano: “Non stai malissimo, Del Debbio, su. Non fare il martire“
23 ottobre 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/ ... se/208356/
****
Ogni tanto le favole si avverano. Dopo 18 anni,…………………..ripeto 18 anni, Guido Crosetto si comporta come il bambino della fiaba de “I vestiti nuovi dell’imperatore”.
Wikipedia
Il racconto appartiene al bagaglio culturale condiviso di tutto l'Occidente e i riferimenti a questa fiaba nella nostra cultura sono onnipresenti, sebbene, come per altre fiabe e favole, relativamente poche persone conoscano esattamente la storia o ne sappiano indicare l'autore.[senza fonte]
http://it.wikipedia.org/wiki/I_vestiti_ ... imperatore
Trama [modifica]
La fiaba parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento. Alcuni imbroglioni giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.
I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere giudicati male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto. L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito. Quando questo gli viene consegnato, però, l'imperatore si rende conto di non essere neppure lui in grado di vedere alcunché; come i suoi cortigiani prima di lui, anch'egli decide di fingere e di mostrarsi estasiato per il lavoro dei tessitori.
Col nuovo vestito sfila per le vie della città di fronte a una folla di cittadini che applaudono e lodano a gran voce l'eleganza del sovrano. L'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida: "ma non ha niente addosso!"; da questa frase deriverà la famosa frase fatta
« Il re è nudo! »
Una fiaba che anticipa di quasi 2000 anni il racconto reale del capo dei bucanieri di Hardcore e della sua fasulla corte.
Se Crosetto ha osato tanto, significa che Mussoloni è finito.
Pdl, Crosetto contro Berlusconi: “La colpa dell’insuccesso del centrodestra è sua”
“Ci metto un secondo a fare il nome del responsabile vero dell’insuccesso del centrodestra“. Non ha peli sulla lingua Guido Crosetto, che durante la trasmissione“In Onda”, su La7, attacca in modo veemente il Cavaliere. “Sono stufo di un centrodestra dove tutti sono colpevoli tranne Berlusconi” – accusa il deputato del Pdl – “Alfano non l’ho scelto io, i dirigenti contestati da Daniela Santanchè non li ho scelti io, la scelta di non avere uno strumento democratico per gestire e scegliere la classe dirigente del centrodestra non l’ho vietata io”. Crosetto rifila anche una stoccata aTremonti e aggiunge: “Non possiamo dire che il centrodestra puzza fino a un certo punto e sopra c’è il paradiso. C’è qualcuno che ha creato questa situazione e non sono certo io, che sono sempre stato solitario a prendermi i calci in faccia“. E conclude: “Il centrodestra deve ripartire da zero. Ma tutti del centrodestra devono fare un passo indietro. Tutti“
23 ottobre 2012
****
La contromossa di Alfano:
«Ecco la mia squadra...»
di Giuseppe Vittori - Il segretario Pdl si sgancia da Berlusconi e fa asse con Schifani. Nella squadra:Frattini, Fitto, Lupi, Mauro e Meloni.
http://www.unita.it/italia/la-contromos ... a-1.457693
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 2
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 27
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 13
La grandine su Via Dell’Umiltà
Caso Finmeccanica, arrestato dirigente
Indagato per corruzione l'ex ministro Scajola
Indagato anche il portavoce dell'ex ministro. Il gip: «Preoccupante ricorso da parte di Finmeccanica alla corruzione»
L'ex ministro Claudio Scajola indagato nel filone dell'inchiesta della procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile. I pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento ad un suo presunto tentativo di mediazione nell'affare.
http://www.corriere.it/cronache/12_otto ... c6ac.shtml
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Morti dell’Aquila, uccisi dalla burocrazia. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Peter Gomez
C’è un’intercettazione che riassume bene quello che è accaduto a L’Aquila una settimana prima del sisma del 2009. Su ordine di Guido Bertoloso, ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, si riuniscono gli esperti componenti dellaCommissione Grandi Rischi con il chiaro scopo di tranquillizzare la popolazione ed evitare il panico. E’ per ragioni squisitamente politiche che viene organizzata questa operazione mediatica o meglio una grande sceneggiata, così come l’ha definita un testimone durante il processo. Ma ora quegli stessi tecnici, al contrario di quello che scrive la maggior parte della stampa, non sono staticondannati per non aver saputo prevedere il terremoto, ma per aver svolto con negligenza il proprio compito. Gli imputati – secondo l’accusa – erano tecnici, ma non hanno svolto il proprio dovere. Esattamente come in queste ore stanno facendo alcuni giornalisti che non possono ignorare i fatti, rischiano così di svolgere con negligenza il proprio compito. A ‘Presa di posizione’, l’analisi
di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it (riprese e montaggio Paolo Dimalio, Samuele Orini e Lorenzo Galeazzi, elaborazione grafica Pierpaolo Balani)
23 ottobre 2012
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L’ex Faccetta nera…contestato pure dai suoi supporter….
La Russa fischiato e insultato dai sindacati di Polizia
Ignazio La Russa, ex ministro della Difesa, è stato insultato e contestato dai sindacati di Polizia che manifestavano davanti a Montecitorio contro la riforma previdenziale e il blocco del turn over. Il politico del Pdl voleva incontrare i rappresentanti di pubblica sicurezza ma è stato costretto ad andarsende dopo pochi secondi dalla violenta reazione dei dimostranti. “Non sono così stupido da non sapere qual e’ il loro umore – ha detto La Russa lasciando la piazza – e come sarei stato accolto. Quello che mi importa – ha provato a sminuire – e che se non fossi andato a salutarli mi sarei sentito un vile e questa per me è la cosa più importante”. Intanto i manifestanti hanno continuato ad urlare “buffoni”, sventolando bandiere dei sindacati del comparto, come Siup, Sap, Consap, Sappe, Ugl Vigili del Fuoco e Corpo Forestale di Manolo Lanaro
23 ottobre 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/ ... ia/208404/
******
Non si capisce perché dopo quasi un anno non continuino a farglielo presente : Hanno rovinato un intero raccontando minchiate in quantità industriale.
Scanzi contro Meloni: “Non siete credibili, avete rovinato questo Paese”
Polemica feroce tra Andrea Scanzi e Giorgia Meloni nel corso del talk show politico“Quinta Colonna”, su Rete4. Il “casus belli” è stato uno dei tanti servizi curati dalla trasmissione sul “demone” Beppe Grillo, immortalato mentre ha un dialogo con l’inviato dell’emittente. Il comico, dopo aver appreso che si trattava di un giornalista di “Quinta Colonna” si rifiuta di rilasciare l’intervista, ma poi cede e risponde alle domande, non senza condire le sue parole con alcune stoccate a Mediaset e allo stesso inviato, definito “precario” sfruttato dall’azienda per fare il lavoro sporco. E conclude le sue dichiarazioni, affermando di essere certo che verranno tagliate e censurate. Al termine del servizio, Giorgia Meloni coglie la palla al balzo e si concede una filippica sulprecariato e sugli errori di Grillo. “E’ brutto vedere una persona come Grillo, che si presenta per essere votato dal popolo italiano, che dice a un ragazzo: ‘Non sei un giornalista, ma un povero precario’” – tuona il deputato Pdl. “L’Italia è piena di precari e bisogna avere più rispetto per la gente che fa dignitosamente il suo lavoro”. A dispetto degli applausi scroscianti, Scanzi non ci sta e accusa la Meloni di fare cabaret. “La Meloni dice queste cose venendo dal centrodestra, non è credibile che nel 2012 vogliate rifarvi una verginità” – replica il giornalista. L’ex Ministro del governo Berlusconi sovrappone la sua voce, insistendo con pathos sul dramma dei giornalisti precari. “Lei non è credibile, era accanto a Berlusconi quando raccontava le barzellette e mi ricordo la faccia che lei faceva” – risponde Scanzi -”Non posso accettare lezioni di democrazia da una come la Meloni che appartiene al centrodestra peggiore del mondo e che ha rovinato questo Paese”. La bagarre prosegue per due minuti, fino a quando Del Debbio mette nuova carne al fuoco contro il comico genovese e puntualizza, rivolgendosi a Scanzi: “L’intervista al Grillo è stata mandata tutta, qui c’è Del Debbio, non c’è Berlusconi. Sarei meglio economicamente, tra l’altro”. Lapidaria ed ironica la replica del giornalista de Il Fatto Quotidiano: “Non stai malissimo, Del Debbio, su. Non fare il martire“
23 ottobre 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/ ... se/208356/
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Ogni tanto le favole si avverano. Dopo 18 anni,…………………..ripeto 18 anni, Guido Crosetto si comporta come il bambino della fiaba de “I vestiti nuovi dell’imperatore”.
Wikipedia
Il racconto appartiene al bagaglio culturale condiviso di tutto l'Occidente e i riferimenti a questa fiaba nella nostra cultura sono onnipresenti, sebbene, come per altre fiabe e favole, relativamente poche persone conoscano esattamente la storia o ne sappiano indicare l'autore.[senza fonte]
http://it.wikipedia.org/wiki/I_vestiti_ ... imperatore
Trama [modifica]
La fiaba parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento. Alcuni imbroglioni giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.
I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere giudicati male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto. L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito. Quando questo gli viene consegnato, però, l'imperatore si rende conto di non essere neppure lui in grado di vedere alcunché; come i suoi cortigiani prima di lui, anch'egli decide di fingere e di mostrarsi estasiato per il lavoro dei tessitori.
Col nuovo vestito sfila per le vie della città di fronte a una folla di cittadini che applaudono e lodano a gran voce l'eleganza del sovrano. L'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida: "ma non ha niente addosso!"; da questa frase deriverà la famosa frase fatta
« Il re è nudo! »
Una fiaba che anticipa di quasi 2000 anni il racconto reale del capo dei bucanieri di Hardcore e della sua fasulla corte.
Se Crosetto ha osato tanto, significa che Mussoloni è finito.
Pdl, Crosetto contro Berlusconi: “La colpa dell’insuccesso del centrodestra è sua”
“Ci metto un secondo a fare il nome del responsabile vero dell’insuccesso del centrodestra“. Non ha peli sulla lingua Guido Crosetto, che durante la trasmissione“In Onda”, su La7, attacca in modo veemente il Cavaliere. “Sono stufo di un centrodestra dove tutti sono colpevoli tranne Berlusconi” – accusa il deputato del Pdl – “Alfano non l’ho scelto io, i dirigenti contestati da Daniela Santanchè non li ho scelti io, la scelta di non avere uno strumento democratico per gestire e scegliere la classe dirigente del centrodestra non l’ho vietata io”. Crosetto rifila anche una stoccata aTremonti e aggiunge: “Non possiamo dire che il centrodestra puzza fino a un certo punto e sopra c’è il paradiso. C’è qualcuno che ha creato questa situazione e non sono certo io, che sono sempre stato solitario a prendermi i calci in faccia“. E conclude: “Il centrodestra deve ripartire da zero. Ma tutti del centrodestra devono fare un passo indietro. Tutti“
23 ottobre 2012
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La contromossa di Alfano:
«Ecco la mia squadra...»
di Giuseppe Vittori - Il segretario Pdl si sgancia da Berlusconi e fa asse con Schifani. Nella squadra:Frattini, Fitto, Lupi, Mauro e Meloni.
http://www.unita.it/italia/la-contromos ... a-1.457693
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Il Paese allo sbando – 92
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 28
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 14
Dolor de tripa nel centrodestra
Tomo tomo, cacchio cacchio, pure Luchino ( che a questo punto potremmo chiamare "Buchino" perché la da sempre buca (Partiam,...partiam,...partiam, dal secondo Atto de "La Forza del Destino"),... se n’è ito.
Eppure su di lui ci avevano contato per anni Silviosky e Casinosky.
Adesso i suoi che convergevano al centro per un sicuro “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più…”, sono in fuga per altri lidi in cerca dell’"Usato sicuro”.
Bisognerà verificarla e prenderla con le dovute pinze (o molle), ma comunque ruga (secca in italiano, o disturba) questa notizia:
“Perché il signor Gianni Punzo (tanto per intenderci quello che pagò il famoso sondaggio a Pagnoncelli per fargli dire che Montezemolo valeva il 20% del corpo elettorale”
Che i sondaggi non fossero chiari è un sospetto, non solo personale, che viene da lontano, per la disparità clamorosa dei dati in campo, soprattutto quelli di donna Masia per mitraglietta Mentana, ma non solo, anche altri che sembrano legati alla “Voce del Padrone” multiplo.
Comunque quel 20 % di Buchino a sorpresa dell’estate me lo ricordo, perché mandava in brodo di giuggiole monsignor Casini.
PRIMA
Montezemolo è pronto a lanciare “Italia Futura”. I tempi sono maturi!
11 maggio 2012 | Autore Staff
DOPO
SI SALVI CHI PUÒ
- MOLLATI DA LUCHINO CIUFF CIUFF, GLI SMONTEZEMOLATI IN FUGA DA “ITALIA FUTURA” SI RIVENDONO AL MIGLIOR OFFERENTE PUR DI ARRIVARE A MONTECITORIO
- PER FARLO, DEVONO SPERARE CHE NESSUNO S’ACCORGA CHE IL “PARTITO DEI CARINI” È MORTO PRIMA DI NASCERE
- PERCHÉ IL SOCIO NTV DI MONTEZUMA, GIANNI PUNZO, HA SFANCULATO IL SUO DIRETTORE GENERALE CALENDA E NE PARLA MALISSIMO NEI SALOTTI NAPOLETANI? AH, SAPERLO..
Luchino molla tutti! (Altro che la sora Camilla-ndt)
18 ottobre 2012 | Autore Staff
Non si capisce perché i media danno ancora spazio alle dichiarazioni politiche e private della Fondazione Italia Futura, dopo che il suo fondatore ha dichiarato urbi et orbi che lui non si candida né ha mai detto che si sarebbe candidato e che non intende assolutamente essere percepito come un soggetto politico.
Che Italia Futura “non si presenterà con il suo nome alle elezioni per non creare l’ennesimo partitino. Cercherà invece di partecipare insieme a movimenti ed associazioni alla creazioni di un “listone civico” che avrà un altro nome”. Abbiamo cercato di capirne di più ed in realtà questo è il compromesso che è stato raggiunto al proprio interno fra Luca Luca e i furbetti del quartierino montezemolino capitanati dall’ineffabile Senatore Rossi: facciamo più finta che possiamo fino alla presentazione delle liste e vediamo se qualcuno abbocca e ci imbarca in un seggio sicuro.
Ma soprattutto con la legge elettorale che si profila all’orizzonte, il cui testo è già stato adottato dalla Commissione affari costituzionali del Senato e fra non molto potrebbe anche essere approvato, i posti sono ancora di meno perché solo un terzo dei deputati eletti saranno nominati attraverso un listino bloccato.
Pochi, davvero pochi per strappare impegni di posti sicuri. E quindi sta scattando il panico, chi vuole andare a destra, chi vuole andare a sinistra, chi vuole andare con Renzi, chi vuole andare con Casini: già tutti uniti contavano pochissimo perché non avevano voti, divisi come sono conteranno ancora meno.
Ma mentre i soliti vecchi volponi della politica gli comunicano che con il bluff non vanno più da nessuna parte loro cercano un giorno sì e l’altro pure di fare ”’ammuina” con un solo obiettivo: tentare di dichiarare, non si sa bene fino a quando, la loro esistenza in vita.
Solo che fra poco neanche Giannino gli risponderà più al telefono (a proposito, visto che sono i paladini della trasparenza, chi sono i finanziatori di Italia Futura? Perché non pubblicano sul loro sito nomi e cognomi di chi sostiene la fondazione? O la trasparenza vale solo per gli altri?).
Perché il signor Gianni Punzo (tanto per intenderci quello che pagò il famoso sondaggio a Pagnoncelli per fargli dire che Montezemolo valeva il 20% del corpo elettorale…) ha messo alla porta il suo direttore generale Calenda e ne parla malissimo nei salotti napoletani?
APPUNTO DI GIANNINO.....IL SUO MOVIMENTO POTREBBE CHIAMARLO:
"INDOVINA CHI VIENE A CENA"
Diario di un disastro annunciato – 23 ottobre 2012 – 3
Perché il patatrak è inevitabile - Verso la Repubblica di Weimar – 28
La balcanizzazione del Bel Paese è cominciata - 14
Dolor de tripa nel centrodestra
Tomo tomo, cacchio cacchio, pure Luchino ( che a questo punto potremmo chiamare "Buchino" perché la da sempre buca (Partiam,...partiam,...partiam, dal secondo Atto de "La Forza del Destino"),... se n’è ito.
Eppure su di lui ci avevano contato per anni Silviosky e Casinosky.
Adesso i suoi che convergevano al centro per un sicuro “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più…”, sono in fuga per altri lidi in cerca dell’"Usato sicuro”.
Bisognerà verificarla e prenderla con le dovute pinze (o molle), ma comunque ruga (secca in italiano, o disturba) questa notizia:
“Perché il signor Gianni Punzo (tanto per intenderci quello che pagò il famoso sondaggio a Pagnoncelli per fargli dire che Montezemolo valeva il 20% del corpo elettorale”
Che i sondaggi non fossero chiari è un sospetto, non solo personale, che viene da lontano, per la disparità clamorosa dei dati in campo, soprattutto quelli di donna Masia per mitraglietta Mentana, ma non solo, anche altri che sembrano legati alla “Voce del Padrone” multiplo.
Comunque quel 20 % di Buchino a sorpresa dell’estate me lo ricordo, perché mandava in brodo di giuggiole monsignor Casini.
PRIMA
Montezemolo è pronto a lanciare “Italia Futura”. I tempi sono maturi!
11 maggio 2012 | Autore Staff
DOPO
SI SALVI CHI PUÒ
- MOLLATI DA LUCHINO CIUFF CIUFF, GLI SMONTEZEMOLATI IN FUGA DA “ITALIA FUTURA” SI RIVENDONO AL MIGLIOR OFFERENTE PUR DI ARRIVARE A MONTECITORIO
- PER FARLO, DEVONO SPERARE CHE NESSUNO S’ACCORGA CHE IL “PARTITO DEI CARINI” È MORTO PRIMA DI NASCERE
- PERCHÉ IL SOCIO NTV DI MONTEZUMA, GIANNI PUNZO, HA SFANCULATO IL SUO DIRETTORE GENERALE CALENDA E NE PARLA MALISSIMO NEI SALOTTI NAPOLETANI? AH, SAPERLO..
Luchino molla tutti! (Altro che la sora Camilla-ndt)
18 ottobre 2012 | Autore Staff
Non si capisce perché i media danno ancora spazio alle dichiarazioni politiche e private della Fondazione Italia Futura, dopo che il suo fondatore ha dichiarato urbi et orbi che lui non si candida né ha mai detto che si sarebbe candidato e che non intende assolutamente essere percepito come un soggetto politico.
Che Italia Futura “non si presenterà con il suo nome alle elezioni per non creare l’ennesimo partitino. Cercherà invece di partecipare insieme a movimenti ed associazioni alla creazioni di un “listone civico” che avrà un altro nome”. Abbiamo cercato di capirne di più ed in realtà questo è il compromesso che è stato raggiunto al proprio interno fra Luca Luca e i furbetti del quartierino montezemolino capitanati dall’ineffabile Senatore Rossi: facciamo più finta che possiamo fino alla presentazione delle liste e vediamo se qualcuno abbocca e ci imbarca in un seggio sicuro.
Ma soprattutto con la legge elettorale che si profila all’orizzonte, il cui testo è già stato adottato dalla Commissione affari costituzionali del Senato e fra non molto potrebbe anche essere approvato, i posti sono ancora di meno perché solo un terzo dei deputati eletti saranno nominati attraverso un listino bloccato.
Pochi, davvero pochi per strappare impegni di posti sicuri. E quindi sta scattando il panico, chi vuole andare a destra, chi vuole andare a sinistra, chi vuole andare con Renzi, chi vuole andare con Casini: già tutti uniti contavano pochissimo perché non avevano voti, divisi come sono conteranno ancora meno.
Ma mentre i soliti vecchi volponi della politica gli comunicano che con il bluff non vanno più da nessuna parte loro cercano un giorno sì e l’altro pure di fare ”’ammuina” con un solo obiettivo: tentare di dichiarare, non si sa bene fino a quando, la loro esistenza in vita.
Solo che fra poco neanche Giannino gli risponderà più al telefono (a proposito, visto che sono i paladini della trasparenza, chi sono i finanziatori di Italia Futura? Perché non pubblicano sul loro sito nomi e cognomi di chi sostiene la fondazione? O la trasparenza vale solo per gli altri?).
Perché il signor Gianni Punzo (tanto per intenderci quello che pagò il famoso sondaggio a Pagnoncelli per fargli dire che Montezemolo valeva il 20% del corpo elettorale…) ha messo alla porta il suo direttore generale Calenda e ne parla malissimo nei salotti napoletani?
APPUNTO DI GIANNINO.....IL SUO MOVIMENTO POTREBBE CHIAMARLO:
"INDOVINA CHI VIENE A CENA"
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sul centrodestra bucaniere continua a grandinare
"Una spiccata attività di delinquere" Pubblicate motivazioni della condanna di Sallusti
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Il direttore de Il Giornale replica: "Chi ha scritto sentenza contro di me è persona infame. Non si puo' giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio". Intanto il ddl sulla diffamazione approda in aula
Milano, 23 ottobre 2012 - La "campagna intimiditoria" e "diffamatoria", oltre a una "spiccata capacità di delinquere" sono le motivazioni che hanno indotto la Corte Suprema a condannare Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere. Sono state pubbblicate oggi le motivazioni della sentenza del 26 settembre scorso. Nei confronti di Alessandro Sallusti la Cassazione motiva la condanna al carcere per la sua ''spiccata capacita' a delinquere'', dimostrata da tanti precedenti e dalla ''gravita'' della ''campagna intimidatoria'' e ''diffamatoria'' condotta nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo quando nel 2007 dirigeva Libero.
Nella sentenza 41249, la Suprema Corte spiega perche', lo scorso 26 settembre, ha confermato la condanna a 14 mesi per diffamazione e omesso controllo a carico di Sallusti per due articoli - uno firmato 'Dreyfus' - pubblicati il 17 febbraio 2007. ''Gli atti processuali - scrive la Cassazione - danno un quadro di forti tinte negative sulle modalita' della plurima condotta trasgressiva'' di Sallusti ai danni non solo di Cocilovo ma anche dei genitori adottivi e di una minorenne ''sbattuti in prima pagina''.
Immediata la risposta del giornalista. "Chi ha scritto sentenza contro di me e' persona infame". Sono le parole che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, affida a Twitter subito dopo la diffusione delle motivazioni della sentenza della Cassazione 26 settembre, lo ha condannato a 14 mesi di carcere. Piu' lunghe le dichiarazioni che il giornalista ha poi affidato al sito del quotidiano, che riporta in apertura della 'home page' la frase: "Sono degli infami". "Non si puo' giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovra' risponderne anche a mio figlio", afferma Sallusti.
"Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura", conclude riguardo al presidente della quinta sezione della corte di cassazione, Aldo Grassi. "Non si da' del delinquente a un giornalista che non ha mai avuto condanna penale - continua - non c'e' nessuna reiterazione del reato, c'e' solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non e' neanche diffamatorio perche' non si cita nessuno e si parla per assurdo".
Intanto il disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa licenziato dalla commissione Giustizia del Senato, sulla scia del caso Sallusti, e' stato calendarizzato per domani in aula. E' quanto ha deciso la capigruppo, stabilendo che in mattinata iniziera' la discussione mentre alle ore 12 e' fissato il termine per gli emendamenti. "Di conseguenza - spiega il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri - le votazioni dovrebbero avere inizio nel pomeriggio. Il voto finale sul testo avverra' entro la settimana".
Attestati di solidarietà arrivano dal mondo della politica. "Una sentenza indegna per uno Stato civile - l'ha definita il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -. Un paese che manda in galera i giornalisti per le opinioni da loro espresse sui giornali dimostra tutta l'immaturita' del suo sistema democratico".
In difesa di Sallusti, anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Noi di Idv abbiamo una miriade di procedimenti in corso contro Sallusti e Il Giornale. Ma credo che ci siano altre maniere per sanzionare una diffamazione, sono tra i primi a dire che non bisogna mandare in carcere i giornalisti".
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2 ... usti.shtml
"Una spiccata attività di delinquere" Pubblicate motivazioni della condanna di Sallusti
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Il direttore de Il Giornale replica: "Chi ha scritto sentenza contro di me è persona infame. Non si puo' giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio". Intanto il ddl sulla diffamazione approda in aula
Milano, 23 ottobre 2012 - La "campagna intimiditoria" e "diffamatoria", oltre a una "spiccata capacità di delinquere" sono le motivazioni che hanno indotto la Corte Suprema a condannare Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere. Sono state pubbblicate oggi le motivazioni della sentenza del 26 settembre scorso. Nei confronti di Alessandro Sallusti la Cassazione motiva la condanna al carcere per la sua ''spiccata capacita' a delinquere'', dimostrata da tanti precedenti e dalla ''gravita'' della ''campagna intimidatoria'' e ''diffamatoria'' condotta nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo quando nel 2007 dirigeva Libero.
Nella sentenza 41249, la Suprema Corte spiega perche', lo scorso 26 settembre, ha confermato la condanna a 14 mesi per diffamazione e omesso controllo a carico di Sallusti per due articoli - uno firmato 'Dreyfus' - pubblicati il 17 febbraio 2007. ''Gli atti processuali - scrive la Cassazione - danno un quadro di forti tinte negative sulle modalita' della plurima condotta trasgressiva'' di Sallusti ai danni non solo di Cocilovo ma anche dei genitori adottivi e di una minorenne ''sbattuti in prima pagina''.
Immediata la risposta del giornalista. "Chi ha scritto sentenza contro di me e' persona infame". Sono le parole che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, affida a Twitter subito dopo la diffusione delle motivazioni della sentenza della Cassazione 26 settembre, lo ha condannato a 14 mesi di carcere. Piu' lunghe le dichiarazioni che il giornalista ha poi affidato al sito del quotidiano, che riporta in apertura della 'home page' la frase: "Sono degli infami". "Non si puo' giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovra' risponderne anche a mio figlio", afferma Sallusti.
"Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura", conclude riguardo al presidente della quinta sezione della corte di cassazione, Aldo Grassi. "Non si da' del delinquente a un giornalista che non ha mai avuto condanna penale - continua - non c'e' nessuna reiterazione del reato, c'e' solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non e' neanche diffamatorio perche' non si cita nessuno e si parla per assurdo".
Intanto il disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa licenziato dalla commissione Giustizia del Senato, sulla scia del caso Sallusti, e' stato calendarizzato per domani in aula. E' quanto ha deciso la capigruppo, stabilendo che in mattinata iniziera' la discussione mentre alle ore 12 e' fissato il termine per gli emendamenti. "Di conseguenza - spiega il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri - le votazioni dovrebbero avere inizio nel pomeriggio. Il voto finale sul testo avverra' entro la settimana".
Attestati di solidarietà arrivano dal mondo della politica. "Una sentenza indegna per uno Stato civile - l'ha definita il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -. Un paese che manda in galera i giornalisti per le opinioni da loro espresse sui giornali dimostra tutta l'immaturita' del suo sistema democratico".
In difesa di Sallusti, anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Noi di Idv abbiamo una miriade di procedimenti in corso contro Sallusti e Il Giornale. Ma credo che ci siano altre maniere per sanzionare una diffamazione, sono tra i primi a dire che non bisogna mandare in carcere i giornalisti".
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2 ... usti.shtml
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